IL DISASSETTO DEL BACINO E LE SUE COMPLICANZE · AZIONE DEI MUSCOLI CHE AGISCONO SUL BACINO (Da...

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17 SCUOLA ALLENATORI PREPARAZIONE ATLETICA l disassetto del bacino, è un problema frequente nel gioco del calcio, poiché ricopre a livello epidemiologi- co un ruolo importante sulla causa di molti infortuni. Il gioco del calcio, per le sue caratteristiche specifi- che di tecnica e d’adattamento muscolare nei sog- getti morfofunzionali, portano nell’atleta diverse tensioni tra comparti sinergici come quelli che agi- scono sul bacino. Questa differenza tra forze muscolari ad esempio è la conse- guenza dovuta all’esecuzione di gesti tecnici semplici, come il calciare la palla; analizzando la cinetica di questo movimento, vi è a livello dell’articolazione coxo-femorale un notevole stress portato dal gesto, con i muscoli flessori di suddetta articolazione che lavorano in continuo accorciamento, facendo così contrarre i fasci muscolari interessati che portano ad un conseguente disas- setto del bacino. Accorciamento ancor più accentuato nelle esercitazioni di forza, come nei balzi, nelle sedute in sala muscolazione con l’uso della leg press, dello squatt sia libero che al multi power, ed anche ne- gli esercizi per il rinforzo della muscolatura addominale eseguiti in modo errato. Questo disequilibrio, porta sovente all’anteroversione del bacino, mentre l’aspetto di retroversione è causato più da fattori predi- sponesti come il dorso piatto. Il preparatore e l’allenatore devono essere in grado di alleviare queste problematiche, proponendo at- tività che compensino gli squilibri muscolari portati dalla discipli- na, in quanto se non sono curati possono portare a svariati pro- blemi come lombalgie, sindromi retto adduttorie, danni muscola- ri ai flessori ed estensori della coscia, ecc…. La valutazione posturale di un calciatore è essenziale per capire quali problemi può avere durante la stagione, la valutazione de- ve essere supportata dall’esame del medico, dell’osteopata e del fisioterapista, solo così possiamo avere un quadro completo ed obiettivo del soggetto che dobbiamo allenare. ACCENNI DI ANATOMIA DEL BACINO Il bacino è formato da più ossa, esattamente da; osso sacro, coc- cige e le due ossa iliache. In esso ci possono distinguere due pa- reti, una posteriore dove si trova il coccige e l’osso sacro, due pa- reti laterali e una anteriore, costituite dalle ossa iliache. L’articolazione tra la prima vertebra con la quinta lombare, forma un promontorio, dove viene a trovarsi un restringimento circola- re; questo punto divide il bacino in due parti: una parte superiore detta il grande bacino e una inferire detta piccolo bacino. L’osso iliaco è formato dalla fusione dell’ileo, dell’ischio e del pu- be, dove in corrispondenza dell’acetabolo vengono a saldarsi, l’a- cetabolo è la cavità che ospita la testa del femore. La superficie esterna presenta dall’alto in basso la fossa iliaca esterna, dove andranno ad inserirsi i muscoli glutei. Seguendo la direzione dall’alto in basso troviamo; l’acetabolo, la tuberosità ischiatica, il foro otturato. La parte interna è delimitata in basso da una linea obliqua, dalla tu- berosità iliaca, dalla faccetta articolare del pube con quello opposto. L’osso iliaco ha i margini caratterizzati da delle prominenze dette creste iliache, dalle spine iliache e dalle tuberosità. Fig.1 - Bacino visto lateralmente e frontalmente (da IL CORPO UMANO di A. Carassiti – 1997 Libriitalia) I IL DISASSETTO DEL BACINO E LE SUE COMPLICANZE di Roberto Niccolai* *Tesi di fine studio del Corso per Preparatori Atletici 2003/2004

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SCUOLAALLENATORIPREPARAZIONE ATLETICA

l disassetto del bacino, è un problema frequente nel

gioco del calcio, poiché ricopre a livello epidemiologi-

co un ruolo importante sulla causa di molti infortuni.

Il gioco del calcio, per le sue caratteristiche specifi-

che di tecnica e d’adattamento muscolare nei sog-

getti morfofunzionali, portano nell’atleta diverse

tensioni tra comparti sinergici come quelli che agi-

scono sul bacino.

Questa differenza tra forze muscolari ad esempio è la conse-

guenza dovuta all’esecuzione di gesti tecnici semplici, come il

calciare la palla; analizzando la cinetica di questo movimento, vi

è a livello dell’articolazione coxo-femorale un notevole stress

portato dal gesto, con i muscoli flessori di suddetta articolazione

che lavorano in continuo accorciamento, facendo così contrarre i

fasci muscolari interessati che portano ad un conseguente disas-

setto del bacino.

Accorciamento ancor più accentuato nelle esercitazioni di forza,

come nei balzi, nelle sedute in sala muscolazione con l’uso della

leg press, dello squatt sia libero che al multi power, ed anche ne-

gli esercizi per il rinforzo della muscolatura addominale eseguiti

in modo errato.

Questo disequilibrio, porta sovente all’anteroversione del bacino,

mentre l’aspetto di retroversione è causato più da fattori predi-

sponesti come il dorso piatto. Il preparatore e l’allenatore devono

essere in grado di alleviare queste problematiche, proponendo at-

tività che compensino gli squilibri muscolari portati dalla discipli-

na, in quanto se non sono curati possono portare a svariati pro-

blemi come lombalgie, sindromi retto adduttorie, danni muscola-

ri ai flessori ed estensori della coscia, ecc….

La valutazione posturale di un calciatore è essenziale per capire

quali problemi può avere durante la stagione, la valutazione de-

ve essere supportata dall’esame del medico, dell’osteopata e del

fisioterapista, solo così possiamo avere un quadro completo ed

obiettivo del soggetto che dobbiamo allenare.

ACCENNI DI ANATOMIA DEL BACINO

Il bacino è formato da più ossa, esattamente da; osso sacro, coc-

cige e le due ossa iliache. In esso ci possono distinguere due pa-

reti, una posteriore dove si trova il coccige e l’osso sacro, due pa-

reti laterali e una anteriore, costituite dalle ossa iliache.

L’articolazione tra la prima vertebra con la quinta lombare, forma

un promontorio, dove viene a trovarsi un restringimento circola-

re; questo punto divide il bacino in due parti: una parte superiore

detta il grande bacino e una inferire detta piccolo bacino.

L’osso iliaco è formato dalla fusione dell’ileo, dell’ischio e del pu-

be, dove in corrispondenza dell’acetabolo vengono a saldarsi, l’a-

cetabolo è la cavità che ospita la testa del femore.

La superficie esterna presenta dall’alto in basso la fossa iliaca

esterna, dove andranno ad inserirsi i muscoli glutei.

Seguendo la direzione dall’alto in basso troviamo; l’acetabolo, la

tuberosità ischiatica, il foro otturato.

La parte interna è delimitata in basso da una linea obliqua, dalla tu-

berosità iliaca, dalla faccetta articolare del pube con quello opposto.

L’osso iliaco ha i margini caratterizzati da delle prominenze dette

creste iliache, dalle spine iliache e dalle tuberosità.

Fig.1 - Bacino visto lateralmente e frontalmente (da IL CORPO UMANOdi A. Carassiti – 1997 Libriitalia)

IIL DISASSETTO DEL BACINO E LESUE COMPLICANZEdi Roberto Niccolai*

*Tesi di fine studio del Corso per Preparatori Atletici 2003/2004

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ARTICOLAZIONE COXO-FEMORALE

È una enartrosi, cioè permette tutti i movimenti (Risaliti M. dis-

pense corso preparatori atletici Coverciano 2004), in quanto le

superfici dell’articolazione presentano forma sferica.

Questa caratteristica è limitata dalla presenza dei legamenti e dei

tendini che hanno azione su questa articolazione, l’acetabolo ha

nel suo contorno, un cercine fibro – cartilagineo, il cercine aceta-

bolare, che ne aumenta l’ampiezza.

I due capi dell’articolazione sono avvolti da una capsula fibrosa,

possiedono 3 legamenti che scendono anteriormente e posterior-

mente sul femore, e sono:

- legamento ileo – femorale;

- legamento pubo – capsulare;

- legamento ischio – femorale,

All’interno dell’articolazione, troviamo il legamento rotondo, che

congiunge la fossetta della testa del femore con il fondo della ca-

vità acetabolare.

AZIONE DEI MUSCOLI CHE AGISCONO SUL BACINO

(Da kendall F. P. “I muscoli funzioni e test” Verduci editore 1997)

Il bacino ha la sua struttura che fa perno sui femori, vi è una com-

binazione di forze che vede non soltanto l’azione dei muscoli an-

tagonisti in azione di opposizione anteroposteriore, ma vi sono

trazioni anche in senso diagonale, che fanno inclinare il bacino in

avanti o in dietro e lateralmente.

Quindi possiamo dividere in due gruppi i muscoli che agiscono

sull’inclinazione del bacino, questi sono i muscoli dell’antagoni-

smo anteroposteriore e dell’antagonismo laterale.

I muscoli dell’antagonismo anteroposteriore sono:

1. Estensore della colonna, quadrato dei lombi, ed altri muscoli

dorsali che hanno sulla parte posteriore del bacino la loro in-

serzione ed eseguono una trazione dall’alto posteriormente.

2. Addominali anteriori, in particolare il retto dell’addome con la

sua inserzione sulla sinfisi pubica e l’ obliquo esterno che si in-

serisce sulla cresta iliaca anteriore.

3. Grande gluteo e i muscoli femorali, con le loro inserzione sull’

ileo posteriore, sacro e ischio, in sinergia esercitano una forza

verso il basso in direzione posteriore.

4. Flessori dell’anca, incluso il retto femorale, il tensore della fa-

scia lata, ed il sartorio con le loro inserzioni sulle spine antero

– superiori ed inferiori dell’ileo, e l’ ileopsoas inserito sulla co-

lonna lombare e sulla superficie interna dell’ ileo, esercitano

una forza verso il basso in direzione anteriore.

I muscoli della zona lombare cooperano con i flessori dell’anca, in

particolare con lo psoas, esercitando una trazione che porta l’in-

clinazione del bacino verso il basso e in avanti (anteroversione).

A questa azione gli si oppone la trazione combinata dai muscoli

addominali anteriori che tirano verso l’alto in direzione anteriore

e gli Hamstrings con i glutei che tirano in basso posteriormente,

equilibrando così l’inclinazione del bacino.

I muscoli responsabili dell’antagonismo laterale sono:

1. Abduttori della gamba che originano dalla superficie laterale

del bacino e tirano il bacino stesso verso il basso quando ci

troviamo in posizione eretta.

2. Muscoli laterali del tronco inseriti sulla cresta laterale dell’ileo

ed hanno trazione verso l’alto lateralmente il bacino.

(Fig. 3 e 4)

POSIZIONE NEUTRA DEL BACINO E

ANALISI DEI PROBABILI SQUILIBRI

(da Kendall F.P. “ I muscoli funzioni e test”Verduci editore – 1997)

La posizione del bacino in stato di equilibrio delle forze muscola-

ri che agiscono su di esso si ha quando le spine antero superiori

si trovano allineate sullo stesso piano trasversale e le sinfisi pu-

biche sono allineate sul piano verticale.

ossoiliaco

m. ileo-psoas

leg. pube-femorale

leg. ischio-femorale

leg. ileo-femorale

m. quadratodel femore

m. rettodel femore

cavità acetabolaredell’osso iliaco

testa delfemore

Fig. 2 - Articolazione coxo femorale vista posteriormente (da I grandi te-mi della medicina – Fabbri editore 1979)

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Per una verifica dell’ equilibrio del bacino, vi sono due parametri

da tenere in considerazione;

1. Equidistanza fra spine iliache antero – posteriori, ombelico,

spine iliache postero superiori.

2. Losanga del Michaelis : simmetria della losanga descritta dai

punti del processo spinoso L5, le due spine iliache postero su-

periori, inizio della plica interglutea (M. Risaliti; Dispense corso

Preparatori Atletici – Coverciano 2004)

L’anteroversione del bacino si ha quando le spine antero superio-

ri, si trovano anteriormente alla linea verticale che attraversa la

sinfisi pubica.

La retroversione del bacino si ha invece quando le spine antero

superiori, si trovano posteriormente alla linea verticale che attra-

versa la sinfisi pubica.

I due squilibri si hanno con associate caratteristiche muscolari,

che si ripercuotono sulla postura del soggetto in posizione eretta,

in quanto in stato di anteroversione o retroversione si ha un ri-

lassamento e quindi una iperestensione della colonna vertebrale

m.glutei e m. femorali m. ileo psoas e m. retto femorale

e flessione dell’articolazione coxo – femorale, mentre in retrover-

sione vi è una flessione della colonna ed estensione della coxo –

femorale.

Gli squilibri laterali sono dovuti ad una posizione del bacino che

non è perfettamente orizzontale, ma vi è un disallineamento tra

la spina antero superiore di un lato più alta o più bassa rispetto

alla posizione di quella controlaterale.

Anche questa situazione porta ripercussioni a livello posturale

creando anche situazioni dolorose, con una flessione laterale del-

la colonna e a seconda della parte flessa con adduzione o abdu-

zione dell’anca.

EFFETTI DEL CARICO SUL BACINO

Per carico erroneamente si intende per i più casi una resistenza par-

ticolare da vincere che va oltre gli stimoli che da il nostro corpo, co-

me alzare un bilancere, sollevare un sacco ecc… mentre ci dimen-

tichiamo o non riflettiamo sui carichi che il nostro corpo deve sop-

Fig. 3 - Forze muscolari che agiscono sul bacino in antagonismo antero-posteriore.

Fig. 4 - Forze muscolari che agiscono sul bacino in antagonismo laterale(da il corpo umano di A. Carassiti – 1997 modificato).

m. lombari m. addominali

m.laterali del tronco

m. abduttori della gamba

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IL SOLLEVAMENTO DEI CARICHI

La colonna vertebrale con le ossa del bacino formano un insieme

di curve atte a sopportare un determinato carico, principalmente

in antagonismo anteroposteriore.

Quando non vengono rispettate le norme che regolano la tolle-

ranza del rachide al carico proposto da un’esercitazione, è fre-

quente andare incontro ad inconvenienti come i dolori lombari.

Nel calcio è diffusa l’attività di muscolazione o di stimolo per la

forza con il bilancere come nell’esercizio dello Squatt, sappiamo

inoltre come esponiamo l’atleta al rischio di infortunio se non

esegue correttamente il movimento giusto.

La prima attenzione da volgere all’esercitazione proposta è quel-

Fig. 6 - Movimento di anteroversione del bacino per compensare la resi-stenza ad un carico alla pressa orizzontale.

Fig. 5 - Azione del carico sulla colonna vertebrale e forze che si oppon-gono ad esso.

portare e superare nei semplici gesti della vita quotidiana, come al-

zarsi da una sedia, sedersi, camminare, salire dei gradini ecc….

Per essere più chiari dobbiamo prima pensare alla colonna verte-

brale, alle sue curve, alla tipologia delle vertebre e quindi come

viene vinta da parte di questi elementi le sollecitazioni di carico

naturale.

Il carico chiaramente in posizione eretta esercita una compressio-

ne con direzione dall’alto verso il basso, ma con due caratteristi-

che diverse che influiscono sulla vertebra, cioè una forza di com-

pressione verticale sulla vertebra inferiore e una forza orizzonta-

le con rischio di slittamento della vertebra soprastante su quella

inferiore e tutto caratterizzato dalla posizione del bacino.

Infatti un aspetto a cui dobbiamo prestare molta della nostra

attenzione è l’osservare l’angolo di basculamento fisiologico

del bacino, in quanto nei soggetti con disassetto della pelvi vi

è una notevole variazione di forze rispetto ad un soggetto in

equilibrio posturale.

Se osserviamo le esercitazioni specifiche per il calcio, in particola-

re quelle per lo sviluppo della forza, possiamo notare che oltre ad

avere sovraccarichi alti come il 100% o il 200% del peso corpo-

reo, oppure agli esercizi per gli addominali, vi è una variazione di

basculamento del bacino durante l’esercitazione che è rilevante.

Quindi in un soggetto sano si controlla l’esecuzione dell’esercizio,

lo si consiglia sulla velocità del movimento, lo consigliamo sul

range di movimento giusto e così via.

Nel soggetto con disassetto del bacino che non può sopportare

gli stessi stimoli del caso precedente, dobbiamo far modificare il

gesto in maniera tale che non subisca traumi dovuti ad un’ intol-

leranza dell’esercizio.

Quindi dobbiamo intanto esaminare attentamente l’esercizio,

modificarlo per il nostro atleta iniziando dalla fase di partenza

che deve essere facilitata rispetto all’originale,controllare scrupo-

losamente l’esecuzione, farlo lavorare in un range di sicurezza e

se non sono sufficienti le garanzie portate dalla modifica che ap-

portiamo all’esercitazione la cambiamo totalmente.

Quindi in ogni momento dobbiamo fare attenzione alle forze che

si scaricano sul bacino sia di gravità, sia da sovraccarico e dal ba-

sculamento della pelvi, quest’ultima di grande importanza nei ge-

sti dove vi è una flessione dell’articolazione dell’anca, in quanto

vanno a variare le forze che regolano l’equilibrio del bacino.

SCUOLAALLENATORIPREPARAZIONE ATLETICA

Azione del carico Forze di opposizione al carico

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la di esaminare se le condizioni dei nostri atleti sono adatte allo

stimolo che riceveranno nell’esercizio, dobbiamo scegliere mate-

riali che siano in grado di diminuire ancora il rischio di danneg-

giare i calciatori; ad esempio dovremmo preferire bilanceri olim-

pionici rispetto a quelli tradizionali, in quanto i primi hanno mag-

giore flessione durante il range di movimento e quindi aiutano ad

assorbire le compressioni portate dal bilancere ai danni del rachi-

de e delle articolazioni del nostro atleta, in più con il sistema di

rotazione dei dischi sull’asse, permette la rotazione naturale del

bilancere che segue il movimento naturale del corpo.

Dobbiamo far lavorare il nostro atleta nell’angolo propiocettivo,

facendolo partire da una situazione che a livello di struttura co-

me le articolazioni e i tendini non venga a innescarsi una situa-

zioni di pericolo per il nostro calciatore, ad esempio è bene evita-

re il sollevare i pesi da terra, in quanto oltre ad essere rischioso

per la tecnica che richiede è aspecifico per la nostra disciplina.

Il range di movimento deve essere proposto in maniera tale che

si raggiungano due obiettivi:

- Escursione articolare senza compromissione della stabilità di

questa e dei sistemi di stabilizzazione come tendini e legamenti.

- Deve rientrare nell’angolo di lavoro che impiegherà il giocatore

durante la gara.

In particolare durante queste esercitazioni, il bacino diventa pro-

tagonista e caratterizza il comportamento del rachide durante il

movimento, in quanto la zona pelvica è la zona in cui si scarica-

no le compressioni che dall’alto arrivano in basso, gravando poi

successivamente sugli arti inferiori.

Questo significa che se non vi è una corretta e forte stabilizzazio-

ne del bacino il disassetto che avremo sarà ancor più accentuato,

a livello dell’articolazione coxo – femorale si può avere un ante-

roversione tale da creare situazioni di iperestensione del rachide

e accentuazione della curva lordotica con ripercussioni dolorose a

livello lombare.

Un’ulteriore attenta osservazione deve essere rivolta all’appoggio

podalico nelle esercitazioni a catena cinetica chiusa, in quanto un

contatto non corretto del piede innesca compensi a aggiustamen-

ti del nostro corpo che influiscono negativamente sulla cinetica del

movimento che stiamo eseguendo, in particolare vi è un disasset-

to che parte dal basso e va verso l’alto, partendo dagli arti infe-

riori, arriva al bacino e infine al rachide sino alla zona cervicale.

Utile quindi è proporre ad atleti che hanno una scarsa conoscenza

di questi esercizi o hanno una tecnica d’esecuzione sbagliata, far

eseguire il movimento con carichi bassissimi, correzione al mo-

mento opportuno, finchè il meccanismo di feed – back non si è in-

staurato fortemente nell’atleta e sarà così in grado di effettuare

l’esercizio autocorreggendosi nelle varie eventualità d’errore.

ESERCIZI PER GLI ADDOMINALI E

LA LORO INFLUENZA SUL BACINO

I muscoli addominali hanno un ruolo importante sull’assetto del

bacino, a seconda del loro grado di trofismo, determinano una

forza di trazione che inclina la pelvi rispetto all’asse verticale, ma

anche sull’asse orizzontale.

Quindi stimoleremo i muscoli dell’addome a seconda delle carat-

teristiche posturali del singolo calciatore, o meglio dobbiamo fa-

re lavori mirati e personalizzati, per chi ha un disassetto marcato

del bacino.

I rischi di manifestazioni dolorose a carico della zona lombare so-

no più alti per chi ha una marcata anteroversione del bacino, in

quanto nell’esecuzione dell’esercizio può avere una marcata ac-

centuazione della curva in lordosi per compensare una debolezza

dei muscoli addominali.

Gli esercizi per l’addome a gambe tese, sono - secondo Pivetta S.

e M. - quelli che hanno un carico maggiore ed anche eccessivo

per certi casi, in quanto i retti addominali non riescono a contrar-

Fig. 7

Esercizi di muscolazione a catena cinetica chiusa

Esercizi di muscolazione a catena cinetica aperta

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si e quindi ad attirare il pube verso le coste, inoltre hanno una

contrazione eccentrica data dallo stiramento di suddetti muscoli.

Tutto questo determina l’allontanamento del pube dalle coste,

con conseguente anteroversione del bacino (Pivetta S. e M. “tec-

nica della ginnastica medica” 1998 – edi ermes).

Molte volte vengono proposti esercizi a gambe tese ed elevate

che aumentano ancor di più il carico e l’accentuazione dell’an-

teroversione del bacino, inoltre aumentano i rischi di manifesta-

zioni dolorose nella zona lombare, tutto questo ancor più ag-

gravato dall’età cronologica del soggetto, che in fase di svilup-

po quindi calciatori giovani o giovanissimi, tutto questo va a

completo loro danno in quanto oltre al rilassamento dei retti ad-

dominali vi è un rilassamento degli psoas – iliaco che accentua-

no ancor di più la curva del rachide in iperlordosi durante l’e-

sercizio.

Quindi dobbiamo proporre l’esercizi di addominali a gambe tese

solamente per atleti che hanno completato il loro sviluppo mu-

scolare e che siano capaci di mantenere la zona lombare aderen-

te al suolo, se il gap non è troppo marcato, possiamo ovviare al

problema inserendo uno spessore sotto la zona postero – inferio-

re del bacino per evitare la sua anteroversione e conseguente

iperlordosi.

I flessori dell’anca hanno quindi ruolo fondamentale nel tenere

nell’esercizio di addominali a gambe tese gli arti inferiori in po-

sizione sollevata, ma con forti ripercussioni sull’anteroversione

del bacino.

Tutte queste defezioni possono essere ben sopportate da sogget-

ti che hanno gli addominali forti, ma vi possono essere casi in cui

siamo tratti in inganno da atleti che non riescono a tener ben te-

se le gambe o per lungo tempo, dando motivo di questo ad una

scarsa forza dei retti addominali, mentre può essere una debolez-

za dei flessori dell’anca dovuta magari a stati di affaticamento.

La nostra attenzione in queste esercitazioni deve essere quindi ri-

volta sulla zona del bacino in quanto il suo comportamento e

quello della zona lombare ci danno indicazioni sui muscoli trofici

e quelli non :

- Atleta che in posizione supina solleva le gambe tenendole tese,

ed inarca la colonna, perdendo contatto con il suolo e accen-

tuando la curva in lordosi della zona lombare della colonna ha:

muscoli addominali deboli, muscoli flessori dell’anca forti.

- Atleta che in posizione supina mantiene il contatto con la zona

lombare a terra, ma solleva poco o per breve tempo le gambe

tese rispetto al suolo ha: muscoli addominali forti, muscoli fles-

sori dell’anca deboli.

Gli esercizi con partenza da posizione supina, richiedono molta

attenzione da parte del preparatore e dell’allenatore, anche nei

calciatori sani e con muscolatura forte questi esercizi di addomi-

nali devono essere eseguiti con un piccolo aiuto rappresentato

da uno spessore posto rispetto al bacino sulla zona postero infe-

riore di esso, per evitare rischi inutili al nostro atleta.

Da preferire per la maggior sicurezza sotto l’aspetto traumatico ed

efficaci per lo stimolo che danno ai muscoli addominali, sono gli

esercizi da posizione supina ma con piedi a terra e gambe piegate.

Questo perché con questa posizione riusciamo ad isolare l’azione

del quadricipite sul bacino, cioè quella trazione che porta all’an-

teroversione della pelvi.

Da questo esercizio a seconda della parte distale che solleviamo,

andiamo a stimolare due comparti diversi dei muscoli addomina-

li; con il sollevare le gambe e i piedi da terra, ma mantenendo le

gambe piegate si stimolano i fasci che hanno origine dal bacino

in particolare dalla sinfisi pubica.

Mentre mantenendo i piedi a terra e le gambe flesse, si solleva-

no le spalle dal suolo fino a staccare da questo anche le scapo-

le, cioè flettendo la colonna senza staccare la zona lombare dal

suolo, questo movimento stimola i muscoli addominali con in-

serzione sulle coste.

Anche in queste due proposte di lavoro può verificarsi che sog-

getti con flessori dell’articolazione coxo – femorale, stacchino la

zona lombare in modo leggero dal suolo, anche qui è utile in que-

sta zona portare uno spessore per non accentuare la compressio-

ne di tali vertebre portata dall’anteroversione del bacino.

Da valutare con attenzione sono gli esercizi per gli addominali

obliqui e dei muscoli laterali del tronco, in quanto possono ac-

centuare condizioni dolorose nei soggetti con disassetto orizzon-

tale del bacino.

Questi esercizi per la maggior parte dei casi sono eseguiti con il

calciatore che è disteso su un fianco, si chiede al giocatore di

fletter il busto sollevando la spalla e il lato del tronco che tocca

a terra, chiaramente si solleverà fino al sollevamento del gran

dorsale dal suolo.

SCUOLAALLENATORIPREPARAZIONE ATLETICA

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Osservando questo movimento di flessione laterale possiamo os-

servare vari comportamenti dettati dal movimento di compensa-

zione del bacino:

- Flessione laterale del tronco e sollevamento completo di questo

da terra: muscoli addominali laterali e abduttori dell’anca forti,

il bacino segue il movimento naturale.

- Flessione laterale del tronco e sollevamento parziale di questo

da terra: muscoli addominali laterali forti e abduttori dell’anca

deboli, il bacino tende ad avvicinare la cresta iliaca dell’arto ri-

volto in alto e non a terra, verso la spalla omolaterale.

- Flessione laterale del tronco e mancato sollevamento di questo

da terra: muscoli addominali laterali deboli, muscoli abduttori

dell’anca forti, il bacino tende a fare un movimento di allonta-

namento della cresta iliaca dell’arto rivolto in alto rispetto alla

spalla omolaterale.

Fig. 9 - (Da “ Tecnica della ginnastica medica” di Sergio e Marco Pivet-ta - ediz. - ermes 1998)La figura illustra l’esercizio per addominali con partenza piedi a terra egambe piegate, si può notare come il bacino stia fissato meglio al suolo,ma soprattutto come non hanno più influenza i muscoli del quadricipitesull’anteroversione e conseguente iperestensione della colonna verte-brale. Si può notare inoltre come i muscoli addominali, in particolare ilretto sono chiamati ad eseguire un lavoro eccentrico concentrico, conmiglioramento dello stimolo trofico su questi comparti muscolari.

Fig. 12 - (Da “ I Muscoli funzioni e test “ di P. F. Kendall – Verduci edi-tore 1997)La figura ci mostra un soggetto che esegue una flessione laterale deltronco in maniera scorretta, non riesce a staccare il tronco dal suolo, imuscoli abduttori dell’anca sono forti ma i muscoli addominali sono de-boli, il bacino compensa l’azione mancata di quest’ultimi portandosi inposizione di disassetto orizzontale.

Fig. 11 - (Da “ I Muscoli funzioni e test ” di P. F. Kendall – Verduci edi-tore 1997)La figura ci mostra un soggetto che esegue una flessione laterale deltronco in maniera scorretta, non riesce a staccare totalmente la parte dalsuolo e compensa con il disassetto orizzontale del bacino la debolezzadei muscoli abduttori del bacino stesso.

Fig. 10 - (Da “ I Muscoli funzioni e test” di P. F. Kendall – Verduci edi-tore 1997)La figura ci mostra un soggetto che esegue una flessione laterale deltronco in maniera corretta, con stacco completo della parte dal suolo.

Fig. 8 - (Da “ Tecnica della ginnastica medica” di Sergio e Marco Pivet-ta – ediz. – ermes1998 ) La figura illustra i muscoli che influiscono sul bacino grazie alle trazioniche portano durante l’esercizio di addominali a gambe tese e sollevate.La figura in alto mostra la posizione di partenza da supino, in basso leforze portate sul bacino con conseguente anteroversione, distacco dalsuolo della zona lombare e accentuazione della lordosi.

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livello nervoso ed in particolare sul nervo sciatico.

Il dolore in questo caso attraversa i glutei ed arriva alla coscia,

proseguendo fino al piede, infatti si può riconoscere questo tipo

d’infortunio dal test che consiste nel chiedere al nostro atleta di

eseguire una estensione e di seguito una flessione plantare del

piede dell’arto interessato contro resistenza della nostra mano.

Dobbiamo comunque saper riconoscere e distinguere tra una ve-

ra sciatalgia ad una contrattura o uno stiramento del muscolo pi-

riforme, in quanto con la postura che assumiamo e l’attività spor-

tiva svolta quest’ultimo problema irrita il nervo sciatico.

Il piriforme ha origine nella zona del sacro, si inserisce sul grande

trocantere e più che sull’antagonismo orizzontale è implicato nel-

la retroversione del bacino.

Lo stato doloroso può rimanere circoscritto nella zona lombare,

questo è dovuto ad un movimento anomalo della colonna verte-

brale, con possibili danni strutturali, come lacerazioni a livello dei

legamenti o delle capsule articolari , causando stati di dolorosi e

contratture muscolari riflesse.

In alcuni soggetti il disassetto del bacino è causa di mal di schie-

na cronico, dovuto ad una diversa posizione delle vertebre, che

risentendo dello squilibrio delle forze muscolari vanno a provo-

care disturbi dolorosi, che aumentano nei periodi di stress e di

affaticamento.

Il disassetto del bacino porta a far lavorare in direzioni non natu-

rali alcuni muscoli, come gli adduttori, che originano dalla sinfisi

pubica, producendo dolori che si ripercuotono in questa zona.

Questa è la sindrome retto adduttoria, o meglio conosciuta come

pubalgia, la quale colpisce a livello tendineo nell’inserzione dei

muscoli adduttori nella zona pubica; la principale causa di questo

stato doloroso è lo squilibrio di forze portato dagli adduttori che

sono trofici, a discapito dei muscoli retto addominali che non lo

sono, infatti nei soggetti con spiccata anteroversione del bacino

vi è un’incidenza maggiore di questo disturbo.

Stati dolorosi si trovano legati anche ad una retroversione del ba-

cino e conseguente dorso piatto, con dolori che si ripercuotono

sulla zona dorso toracica o sulla zona lombare. Questa differenza

dipende dallo stato di mobilità del tronco del calciatore, comun-

que se non avverte particolari fastidi con un minimo di attenzio-

ne e alcune modifiche all’esercitazioni proposte non vi sono par-

ticolari problemi, mentre con stato doloroso o di fastidio dobbia-

CONDIZIONI DOLOROSE DOVUTE AL

DISASSETTO DEL BACINO

Il disassetto del bacino deve essere valutato sotto l’aspetto eziopa-

togenico degli infortuni nel gioco del calcio da più punti di vista.

Dobbiamo analizzare lo squilibrio e il suo conseguente grado di

pericolosità per il calciatore, in quanto la sintomatologia e la pro-

posta di lavoro cambiano a seconda se è un disassetto lieve o

marcato, se è sull’asse anteroposteriore o orizzontale.

I sintomi dolorosi dovuti al disassetto della pelvi e il conseguen-

te squilibrio muscolare, si accentuano se il calciatore effettua

esercitazioni che aggravano il quadro posturale, oppure se lo fac-

ciamo lavorare in modo sbagliato in un periodo di affaticamento

generale.

Il calciatore normofunzionale, strutturato e adattato agli stimoli

del gioco del calcio assume un atteggiamento posturale partico-

lare, con tendenza ad assumere una posizione di anteroversione

del bacino, dovuto al grande impegno dei muscoli flessori del-

l’anca, dei glutei e quadricipite, muscoli usati in continuo accor-

ciamento per calciare, scattare, saltare ecc…mentre i muscoli an-

tagonisti a questi, come bicipite femorale, addominali e altri, non

sono nei più casi abbastanza trofici per contrastare l’azione di an-

teroversione del bacino.

I sintomi dolorosi colpiscono la zona dell’articolazione sacro - ilia-

ca, delle vertebre lombari tra L3 – S1 e le sindromi retto addutto-

rie o meglio conosciute come pubalgia.

Nei dolori della zona sacro – iliaca, viene eseguito un test ad at-

leta in posizione supina, vengono posti i pollici sulle due spine

iliache antero - superiori, un pollice su quella di destra e l’altro su

quella di sinistra, le mani contornano le due creste iliache por-

tando una forza in direzione mediale.

Se il calciatore lamenta dolore a livello delle spine vi è un coin-

volgimento dell’articolazione sacro – iliaca, che anch’essa deve

essere palpata per un ulteriore accertamento che tale area è im-

plicata nello stato doloroso.

Gli stati dolorosi della zona lombare possono essere dovuti a va-

riate cause, che associati ad un’anteroversione del bacino causa-

ta da un movimento anomalo del tratto vertebrale in particolare

tra L3 fino a S1, possono portare anche a fenomeni di uscita del

corpo calloso o meglio di ernia discale.

Si possono comunque creare infiammazioni che si ripercuotono a

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dalla stessa posizione di partenza, quello che ci farà capire il ri-

sultato del test sarà il comportamento dell’arto analizzato.

Il nostro soggetto si distende in posizione supina all’estremità del

lettino con la coscia che poggia sul piano e la gamba che rimane

nel vuoto, gli chiediamo di prendere l’arto controlaterale a quello

che osserviamo e di portarlo con l’aiuto delle mani verso il petto.

Con il bacino in assetto vediamo che la zona del tratto lombare

della colonna vertebrale, rimane aderente al lettino e la gamba si

flette a l’altezza del ginocchio di circa 80° (P. F. Kendall).

Con spiccata brevità dei flessori dell’anca a due articolazioni, an-

ca e ginocchio, si nota che il soggetto solleva l’arto dal piano e la

gamba con la coscia forma all’altezza del ginocchio un angolo di

circa 15° (P. F. Kendall).

Se la brevità è da imputarsi solo a livello della gamba e quindi

dell’articolazione del ginocchio, vediamo che il nostro atleta ri-

mane con la coscia aderente al piano e la gamba che forma al-

l’altezza del ginocchio un angolo di 15° circa (P. F. Kendall).

L’ultimo caso in condizione di brevità dei flessori dell’anca è con

la coscia sollevata dal lettino e la gamba con un angolo a livello

del ginocchio di 80° circa o poco più (P. F. Kendall) cioè la brevità

è all’altezza dell’articolazione coxo – femorale.

Da questo tipo di test possiamo vedere anche soggetti con lun-

ghezza eccessiva dei flessori dell’anca, la variante alla posizione

di partenza è il posizionare il soggetto con la zona lombare sul

lettino e l’articolazione coxo – femorale sul bordo del lettino, co-

scia e gamba nello spazio.

Nel paziente con eccessiva lunghezza dei flessori dell’anca si no-

ta dal fatto che l’arto esaminato (l’altro è sempre portato al pet-

to e tenuto con le mani), scende nel vuoto al di sotto della linea

del piano del lettino e la colonna nel tratto lombare rimane ade-

rente al piano.

Visto questi test per la valutazione dell’assetto del bacino, pas-

siamo ad esaminare le proposte di lavoro a seconda del livello di

squilibrio.

Con atleti sani, il nostro scopo è quello di non innescare in loro

fenomeni dolorosi dovuti ad un disassetto del bacino durante

un’esercitazione, dobbiamo invitarli e consigliarli sulle posture da

tenere nelle situazioni a rischio, proponendo degli esercizi che rin-

forzino la muscolatura antagonista a quella super stimolata nel

gioco del calcio e distendere di conseguenza quest’ultima.

mo proporre un ‘attività che vada ad alleviare i sintomi e ad ri-

equilibrare le forze muscolari sul bacino.

Devono essere in particolare potenziati gli ileo-psoas e allungati

i bicipiti femorali, che in questi casi di retroversione del bacino

sono in stato di accorciamento.

PROPOSTE DI LAVORO PER EVITARE GLI STATI DOLOROSIDEL DISASSETTO E LA LORO PERIODIZZAZIONE

Il disassetto del bacino è causa di svariati stati dolorosi, essendo

fenomeno di squilibrio muscolare

nel calcio, è prerogativa importante rivolgere alla zona della pel-

vi particolare attenzione durante l’esercitazioni proposte.

È opportuno all’inizio dell’anno poter fare un’analisi posturale co-

adiuvati dai nostri collaboratori, come il medico, il fisioterapista,

lo osteopata, il massaggiatore e se abbiamo la possibilità dal po-

sturologo.

Quando ci ritroviamo in realtà dove possiamo avere al massimo

l’aiuto del massaggiatore possiamo ricorrere ad un esame di po-

stura con il filo a piombo, chiaramente dobbiamo essere a cono-

scenza dei punti che deve attraversare il filo sul nostro corpo po-

sto di lato.

Per vedere attentamente il bacino è utile effettuare oltre all’esa-

me posturale, la valutazione del bacino con il nostro calciatore

disteso in posizione supina su di un lettino, si chiede al nostro at-

leta di portare il palmo delle mani sotto la nuca e i gomiti di la-

sciarli cadere orizzontali al piano del lettino.

Si deve osservare attentamente il comportamento della colonna

vertebrale nella zona lombare, questa se risponde ad uno stimo-

lo di un bacino in assetto e quindi in equilibrio di forze, rimarrà

solamente con un piccolo spazio sollevato dal piano.

Nei soggetti con spiccata anteroversione del bacino, si noterà

un marcato spazio tra la zona delle vertebre lombari e il piano,

mentre nei soggetto con retroversione del bacino e conseguen-

te dorso piatto, non si noterà alcun spazio tra la colonna verte-

brale e il lettino.

Se ci accorgiamo di un’anteroversione del bacino, dobbiamo ca-

pire se è dovuta ad un accorciamento dei flessori dell’anca ad una

articolazione (anca), oppure a due articolazioni (anca – ginoc-

chio), in quanto sono interessati l’ileo psoas e il retto femorale.

Il test per osservare queste differenze di tensioni muscolari parte

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Quindi potenziare i muscoli addominali e i muscoli femorali, dis-

tendere con cura i muscoli flessori dell’anca, quadricipite, glutei e

lombari, in posizione eretta flessione del tratto lombare con ap-

piattimento della curva in lordosi di tale zona.

Con calciatori che hanno una spiccata anteroversione del bacino,

ma senza particolari sintomi dolorosi, dobbiamo modificare l’e-

sercitazione al fine di aiutare a sopportare meglio lo stimolo pro-

posto.

Dobbiamo intensificare l’attività sopra citata, inoltre dobbiamo

far partire il nostro giocatore da una posizione facilitata, quindi

con un range articolare ben sopportabile dal soggetto e farlo la-

vorare nel tratto di movimento che non altera lo stato di tollera-

bilità dello stimolo proposto.

La velocità deve essere controllata, come il carico se si usano so-

vraccarichi, dobbiamo far memorizzare al nostro atleta il movi-

mento e il gesto da compiere, cercando d’improntare nel suo in-

conscio l’esatta esecuzione dell’esercizio.

La periodizzazione del lavoro di stabilizzazione del bacino, poten-

ziamento muscoli poco trofici e allungamento dei muscoli accor-

ciati, deve essere inserita in particolar modo prima e dopo le se-

dute di stimolo per la forza e la velocità.

Questo perché sono esercitazioni che richiedono un grande impe-

gno muscolare sia degli arti inferiori, ma anche dei muscoli della

colonna vertebrale, il bacino è il baricentro dove gravano le forze

prodotte dai muscoli per vincere le varie resistenze.

Quindi dobbiamo proporre un lavoro, preventivo, di potenzia-

mento e di scarico, da inserire nelle nostre sedute e nei microcicli

con applicazione all’intera stagione calcistica rivolgendo partico-

lare attenzione al periodo di preparazione, sia per i carichi che so-

no maggiori, sia per gettare quanto prima le basi per un buon la-

voro futuro.

PROPOSTE DI LAVORO IN CONDIZIONI DI STATO DOLOROSO

Nei soggetti con marcato squilibrio del bacino e soventi manife-

stazioni di dolore acuto della zona lombare, dobbiamo agire in

modo del tutto diverso; il programma di recupero nella stabiliz-

zazione del bacino e lombare prevede tempi di recupero che va-

riano a seconda dello stato doloroso.

Questo quadro è aggravato dal fatto che nel decorso del sintomo

avverso, il calciatore continua a eseguire l’allenamento, cercando

di ovviare al fastidio con posture di compensazione, creando e ag-

gravando le alterazioni strutturali di compenso.

Dobbiamo invitare il giocatore a interrompere l’attività nel suo

normale svolgimento, deve però iniziare un programma che vada

a riequilibrare le forze che creano lo stato doloroso. Inizia così un

programma di riatletizzazione dopo l’eventuale periodo fisiotera-

pico, con rinforzo della muscolatura non sufficientemente trofica

e allungamento di quella contratta.

I muscoli addominali sono molto importanti per la stabilizzazione

del rachide, in quanto sono antagonisti – sinergici con azione sul

rachide lombare, ed in particolare hanno una funzione particola-

re, quella di alleggerire la pressione sui dischi vertebrali, in parti-

colare su L5 e S1.

I muscoli glutei, ischio - crurali, sono importanti come si è detto per

la stabilizzazione del bacino e di conseguenza anche del rachide, in

quanto un disassetto del primo è conseguenza inevitabile il disas-

setto della colonna vertebrale, in quanto il bacino è la struttura che

biomeccanicamente rappresenta la base dell’asse rachideo.

Quindi riassumendo si può dire che nel momento in cui la catena

muscolare funzionalmente collegata del bacino non si trova più in

stato di equilibrio, ne forma un’altra che però può essere di origi-

ne patologica.

In questi casi dobbiamo rieducare posturalmante il nostro calcia-

tore, dividendo a tappe il nostro lavoro :

1. Presa di coscienza del rachide controllo di questa in tutte le si-

tuazioni

2. In presenza di marcato allungamento di alcuni muscoli e ac-

corciamento di altri, vengono inserite tecniche per riarmoniz-

zare la muscolatura della regione lombo – pelvica. È buona

norma iniziare con il solo allungamento dei muscoli accorciati

, inserendo anche esercizi di respirazione per distendere i mu-

scoli implicati per favorire l’atto di inspirazione ed espirazione.

3. Si effettua un circuito dove vengono implicati tutti i muscoli in

esercizi posturali di allungamento, molto importante è lavorare

sui muscoli antigravitari, di seguito inseriamo esercizi di propio-

cettività, in quanto questa attività deve andare a stimolare le

contrazioni muscolari di aggiustamento e di equilibrio del rachi-

de lombare che ha come obiettivo la rapidità e l’economicità del-

lo sforzo nella contrazione muscolare nel punto da proteggere.

SCUOLAALLENATORIPREPARAZIONE ATLETICA

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Per i calciatori con problemi di dolore acuto, è consigliabile inse-

rire nella programmazione del lavoro, l’attività in acqua, in quan-

to è utile per il potenziamento addominale e lombare.

I vantaggi di tale attività sono nella forza antigravitaria per la leg-

ge di Archimede prodotta dal corpo in acqua, in quanto riduce il ca-

rico ed inoltre la minima resistenza che produca l’acqua stessa con-

sente il potenziamento muscolare mantenendo la sua elasticità.

Esempi di esercizi sono la marcia e altre andature, il galleggia-

mento in varie posizioni, passaggi sotto oggetti galleggianti, rac-

colta di questi sul fondo della vasca, esercizi di propriocettiva con

tavolette basculanti ecc…..

Nell’acqua la resistenza è graduale, i quanto il movimento di un

arto aumenta di intensità quando questo si avvicina alla posizio-

ne orizzontale, aumentando la forza di contrasto dell’acqua su di

esso in maniera crescente ma uniforme.

Si possono aggiungere in un secondo tempo esercizi di corsa, con

o senza l’uso di galleggianti, che aumentano la resistenza in ac-

qua, inoltre possiamo aggiungere esercizi di stretching, questi

meglio se eseguiti con la T° dell’acqua intorno ai 25°, in quanto

consente una migliore circolazione esterna e il ritorno venoso.

Per una corretta attività e non incorrere in situazioni di recupero

del calciatore con doloro lombosacrali, dovuti dal disassetto del

bacino è bene pervenire con attività mirata a riequilibrare le ten-

sioni muscolari che agiscono sul bacino.

CONCLUSIONI

Il disassetto del bacino è uno squilibrio di forze che si ripercuoto-

no sulla postura del soggetto con un nuovo assetto di compensa-

zione della postura stessa, che porta a stati dolorosi della colon-

na vertebrale.

L’esame posturale, legato all’individuazione delle forze che assettano

il bacino, sono il presupposto per stilare una corretta programmazio-

ne dell’attività calcistica, variare quindi i contenuti delle esercitazioni

proposte per i soggetti a rischio, è il mezzo più efficace per non far

correre ai nostri preziosi atleti il rischio di spiacevoli infortuni.

Dobbiamo quindi saper prevenire, saper alleviare e saper recu-

perare un eventuale situazione dolorosa, riconoscendo grazie al-

l’aiuto del medico e del fisioterapista che tipo di deficit è presen-

te nel calciatore.

Il bacino rappresenta il baricentro dell’uomo, in semplice posizio-

ne statica ed eretta vengono a scaricarsi su di esso diverse forze

e trazioni, che si moltiplicano quando siamo in situazioni dinami-

che o di variazioni d’angolo dell’articolazione coxo – femorale,

sacro – coccigea o tutte e due insieme.

Il preparatore ha il compito di alleviare queste situazioni di stress

sul corpo del calciatore, proponendo attività di stabilizzazione del

bacino, di potenziamento dei muscoli non trofici, di allungamento

dei muscoli in stato di accorciamento, scaricando la zona pelvica e

il tratto lombare dalle forze che lo hanno impegnato nei vari gesti.

Nella mia personale esperienza ho notato che i calciatori che ese-

guivano normalmente attività di prevenzione ai disturbi portati

dall’anteroversione del bacino hanno avuto un decorso tranquillo

della stagione, mentre chi si allenava meno, specie nelle catego-

rie dilettanti, o arrivava in ritardo per problemi di lavoro, tende-

vano a saltare questa fase di allenamento che unito ad uno stato

di stanchezza ha prodotto diversi casi di dolore al tratto lombare

della colonna vertebrale.

Importante con l’aiuto dello staff medico è riconoscere che tipo

d’infortunio o l’origine dolorosa che sta colpendo l’atleta, in

quanto una diagnosi sbagliata porta a tempi e modi di recupero

errati che allungano l’assenza del calciatore dalle competizioni.

Quindi il “disassetto del bacino” è una caratteristica nel calciato-

re che deve portare il preparatore e l’allenatore ad un’attenta

analisi dell’atleta, al fine di ottimizzare e personalizzare l’attività

calcistica per avere il giocatore a nostra disposizione nel pieno

delle sue capacità.

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