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SCUOLAALLENATORIPREPARAZIONE ATLETICA
l disassetto del bacino, è un problema frequente nel
gioco del calcio, poiché ricopre a livello epidemiologi-
co un ruolo importante sulla causa di molti infortuni.
Il gioco del calcio, per le sue caratteristiche specifi-
che di tecnica e d’adattamento muscolare nei sog-
getti morfofunzionali, portano nell’atleta diverse
tensioni tra comparti sinergici come quelli che agi-
scono sul bacino.
Questa differenza tra forze muscolari ad esempio è la conse-
guenza dovuta all’esecuzione di gesti tecnici semplici, come il
calciare la palla; analizzando la cinetica di questo movimento, vi
è a livello dell’articolazione coxo-femorale un notevole stress
portato dal gesto, con i muscoli flessori di suddetta articolazione
che lavorano in continuo accorciamento, facendo così contrarre i
fasci muscolari interessati che portano ad un conseguente disas-
setto del bacino.
Accorciamento ancor più accentuato nelle esercitazioni di forza,
come nei balzi, nelle sedute in sala muscolazione con l’uso della
leg press, dello squatt sia libero che al multi power, ed anche ne-
gli esercizi per il rinforzo della muscolatura addominale eseguiti
in modo errato.
Questo disequilibrio, porta sovente all’anteroversione del bacino,
mentre l’aspetto di retroversione è causato più da fattori predi-
sponesti come il dorso piatto. Il preparatore e l’allenatore devono
essere in grado di alleviare queste problematiche, proponendo at-
tività che compensino gli squilibri muscolari portati dalla discipli-
na, in quanto se non sono curati possono portare a svariati pro-
blemi come lombalgie, sindromi retto adduttorie, danni muscola-
ri ai flessori ed estensori della coscia, ecc….
La valutazione posturale di un calciatore è essenziale per capire
quali problemi può avere durante la stagione, la valutazione de-
ve essere supportata dall’esame del medico, dell’osteopata e del
fisioterapista, solo così possiamo avere un quadro completo ed
obiettivo del soggetto che dobbiamo allenare.
ACCENNI DI ANATOMIA DEL BACINO
Il bacino è formato da più ossa, esattamente da; osso sacro, coc-
cige e le due ossa iliache. In esso ci possono distinguere due pa-
reti, una posteriore dove si trova il coccige e l’osso sacro, due pa-
reti laterali e una anteriore, costituite dalle ossa iliache.
L’articolazione tra la prima vertebra con la quinta lombare, forma
un promontorio, dove viene a trovarsi un restringimento circola-
re; questo punto divide il bacino in due parti: una parte superiore
detta il grande bacino e una inferire detta piccolo bacino.
L’osso iliaco è formato dalla fusione dell’ileo, dell’ischio e del pu-
be, dove in corrispondenza dell’acetabolo vengono a saldarsi, l’a-
cetabolo è la cavità che ospita la testa del femore.
La superficie esterna presenta dall’alto in basso la fossa iliaca
esterna, dove andranno ad inserirsi i muscoli glutei.
Seguendo la direzione dall’alto in basso troviamo; l’acetabolo, la
tuberosità ischiatica, il foro otturato.
La parte interna è delimitata in basso da una linea obliqua, dalla tu-
berosità iliaca, dalla faccetta articolare del pube con quello opposto.
L’osso iliaco ha i margini caratterizzati da delle prominenze dette
creste iliache, dalle spine iliache e dalle tuberosità.
Fig.1 - Bacino visto lateralmente e frontalmente (da IL CORPO UMANOdi A. Carassiti – 1997 Libriitalia)
IIL DISASSETTO DEL BACINO E LESUE COMPLICANZEdi Roberto Niccolai*
*Tesi di fine studio del Corso per Preparatori Atletici 2003/2004
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SCUOLAALLENATORIPREPARAZIONE ATLETICA
ARTICOLAZIONE COXO-FEMORALE
È una enartrosi, cioè permette tutti i movimenti (Risaliti M. dis-
pense corso preparatori atletici Coverciano 2004), in quanto le
superfici dell’articolazione presentano forma sferica.
Questa caratteristica è limitata dalla presenza dei legamenti e dei
tendini che hanno azione su questa articolazione, l’acetabolo ha
nel suo contorno, un cercine fibro – cartilagineo, il cercine aceta-
bolare, che ne aumenta l’ampiezza.
I due capi dell’articolazione sono avvolti da una capsula fibrosa,
possiedono 3 legamenti che scendono anteriormente e posterior-
mente sul femore, e sono:
- legamento ileo – femorale;
- legamento pubo – capsulare;
- legamento ischio – femorale,
All’interno dell’articolazione, troviamo il legamento rotondo, che
congiunge la fossetta della testa del femore con il fondo della ca-
vità acetabolare.
AZIONE DEI MUSCOLI CHE AGISCONO SUL BACINO
(Da kendall F. P. “I muscoli funzioni e test” Verduci editore 1997)
Il bacino ha la sua struttura che fa perno sui femori, vi è una com-
binazione di forze che vede non soltanto l’azione dei muscoli an-
tagonisti in azione di opposizione anteroposteriore, ma vi sono
trazioni anche in senso diagonale, che fanno inclinare il bacino in
avanti o in dietro e lateralmente.
Quindi possiamo dividere in due gruppi i muscoli che agiscono
sull’inclinazione del bacino, questi sono i muscoli dell’antagoni-
smo anteroposteriore e dell’antagonismo laterale.
I muscoli dell’antagonismo anteroposteriore sono:
1. Estensore della colonna, quadrato dei lombi, ed altri muscoli
dorsali che hanno sulla parte posteriore del bacino la loro in-
serzione ed eseguono una trazione dall’alto posteriormente.
2. Addominali anteriori, in particolare il retto dell’addome con la
sua inserzione sulla sinfisi pubica e l’ obliquo esterno che si in-
serisce sulla cresta iliaca anteriore.
3. Grande gluteo e i muscoli femorali, con le loro inserzione sull’
ileo posteriore, sacro e ischio, in sinergia esercitano una forza
verso il basso in direzione posteriore.
4. Flessori dell’anca, incluso il retto femorale, il tensore della fa-
scia lata, ed il sartorio con le loro inserzioni sulle spine antero
– superiori ed inferiori dell’ileo, e l’ ileopsoas inserito sulla co-
lonna lombare e sulla superficie interna dell’ ileo, esercitano
una forza verso il basso in direzione anteriore.
I muscoli della zona lombare cooperano con i flessori dell’anca, in
particolare con lo psoas, esercitando una trazione che porta l’in-
clinazione del bacino verso il basso e in avanti (anteroversione).
A questa azione gli si oppone la trazione combinata dai muscoli
addominali anteriori che tirano verso l’alto in direzione anteriore
e gli Hamstrings con i glutei che tirano in basso posteriormente,
equilibrando così l’inclinazione del bacino.
I muscoli responsabili dell’antagonismo laterale sono:
1. Abduttori della gamba che originano dalla superficie laterale
del bacino e tirano il bacino stesso verso il basso quando ci
troviamo in posizione eretta.
2. Muscoli laterali del tronco inseriti sulla cresta laterale dell’ileo
ed hanno trazione verso l’alto lateralmente il bacino.
(Fig. 3 e 4)
POSIZIONE NEUTRA DEL BACINO E
ANALISI DEI PROBABILI SQUILIBRI
(da Kendall F.P. “ I muscoli funzioni e test”Verduci editore – 1997)
La posizione del bacino in stato di equilibrio delle forze muscola-
ri che agiscono su di esso si ha quando le spine antero superiori
si trovano allineate sullo stesso piano trasversale e le sinfisi pu-
biche sono allineate sul piano verticale.
ossoiliaco
m. ileo-psoas
leg. pube-femorale
leg. ischio-femorale
leg. ileo-femorale
m. quadratodel femore
m. rettodel femore
cavità acetabolaredell’osso iliaco
testa delfemore
Fig. 2 - Articolazione coxo femorale vista posteriormente (da I grandi te-mi della medicina – Fabbri editore 1979)
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Per una verifica dell’ equilibrio del bacino, vi sono due parametri
da tenere in considerazione;
1. Equidistanza fra spine iliache antero – posteriori, ombelico,
spine iliache postero superiori.
2. Losanga del Michaelis : simmetria della losanga descritta dai
punti del processo spinoso L5, le due spine iliache postero su-
periori, inizio della plica interglutea (M. Risaliti; Dispense corso
Preparatori Atletici – Coverciano 2004)
L’anteroversione del bacino si ha quando le spine antero superio-
ri, si trovano anteriormente alla linea verticale che attraversa la
sinfisi pubica.
La retroversione del bacino si ha invece quando le spine antero
superiori, si trovano posteriormente alla linea verticale che attra-
versa la sinfisi pubica.
I due squilibri si hanno con associate caratteristiche muscolari,
che si ripercuotono sulla postura del soggetto in posizione eretta,
in quanto in stato di anteroversione o retroversione si ha un ri-
lassamento e quindi una iperestensione della colonna vertebrale
m.glutei e m. femorali m. ileo psoas e m. retto femorale
e flessione dell’articolazione coxo – femorale, mentre in retrover-
sione vi è una flessione della colonna ed estensione della coxo –
femorale.
Gli squilibri laterali sono dovuti ad una posizione del bacino che
non è perfettamente orizzontale, ma vi è un disallineamento tra
la spina antero superiore di un lato più alta o più bassa rispetto
alla posizione di quella controlaterale.
Anche questa situazione porta ripercussioni a livello posturale
creando anche situazioni dolorose, con una flessione laterale del-
la colonna e a seconda della parte flessa con adduzione o abdu-
zione dell’anca.
EFFETTI DEL CARICO SUL BACINO
Per carico erroneamente si intende per i più casi una resistenza par-
ticolare da vincere che va oltre gli stimoli che da il nostro corpo, co-
me alzare un bilancere, sollevare un sacco ecc… mentre ci dimen-
tichiamo o non riflettiamo sui carichi che il nostro corpo deve sop-
Fig. 3 - Forze muscolari che agiscono sul bacino in antagonismo antero-posteriore.
Fig. 4 - Forze muscolari che agiscono sul bacino in antagonismo laterale(da il corpo umano di A. Carassiti – 1997 modificato).
m. lombari m. addominali
m.laterali del tronco
m. abduttori della gamba
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IL SOLLEVAMENTO DEI CARICHI
La colonna vertebrale con le ossa del bacino formano un insieme
di curve atte a sopportare un determinato carico, principalmente
in antagonismo anteroposteriore.
Quando non vengono rispettate le norme che regolano la tolle-
ranza del rachide al carico proposto da un’esercitazione, è fre-
quente andare incontro ad inconvenienti come i dolori lombari.
Nel calcio è diffusa l’attività di muscolazione o di stimolo per la
forza con il bilancere come nell’esercizio dello Squatt, sappiamo
inoltre come esponiamo l’atleta al rischio di infortunio se non
esegue correttamente il movimento giusto.
La prima attenzione da volgere all’esercitazione proposta è quel-
Fig. 6 - Movimento di anteroversione del bacino per compensare la resi-stenza ad un carico alla pressa orizzontale.
Fig. 5 - Azione del carico sulla colonna vertebrale e forze che si oppon-gono ad esso.
portare e superare nei semplici gesti della vita quotidiana, come al-
zarsi da una sedia, sedersi, camminare, salire dei gradini ecc….
Per essere più chiari dobbiamo prima pensare alla colonna verte-
brale, alle sue curve, alla tipologia delle vertebre e quindi come
viene vinta da parte di questi elementi le sollecitazioni di carico
naturale.
Il carico chiaramente in posizione eretta esercita una compressio-
ne con direzione dall’alto verso il basso, ma con due caratteristi-
che diverse che influiscono sulla vertebra, cioè una forza di com-
pressione verticale sulla vertebra inferiore e una forza orizzonta-
le con rischio di slittamento della vertebra soprastante su quella
inferiore e tutto caratterizzato dalla posizione del bacino.
Infatti un aspetto a cui dobbiamo prestare molta della nostra
attenzione è l’osservare l’angolo di basculamento fisiologico
del bacino, in quanto nei soggetti con disassetto della pelvi vi
è una notevole variazione di forze rispetto ad un soggetto in
equilibrio posturale.
Se osserviamo le esercitazioni specifiche per il calcio, in particola-
re quelle per lo sviluppo della forza, possiamo notare che oltre ad
avere sovraccarichi alti come il 100% o il 200% del peso corpo-
reo, oppure agli esercizi per gli addominali, vi è una variazione di
basculamento del bacino durante l’esercitazione che è rilevante.
Quindi in un soggetto sano si controlla l’esecuzione dell’esercizio,
lo si consiglia sulla velocità del movimento, lo consigliamo sul
range di movimento giusto e così via.
Nel soggetto con disassetto del bacino che non può sopportare
gli stessi stimoli del caso precedente, dobbiamo far modificare il
gesto in maniera tale che non subisca traumi dovuti ad un’ intol-
leranza dell’esercizio.
Quindi dobbiamo intanto esaminare attentamente l’esercizio,
modificarlo per il nostro atleta iniziando dalla fase di partenza
che deve essere facilitata rispetto all’originale,controllare scrupo-
losamente l’esecuzione, farlo lavorare in un range di sicurezza e
se non sono sufficienti le garanzie portate dalla modifica che ap-
portiamo all’esercitazione la cambiamo totalmente.
Quindi in ogni momento dobbiamo fare attenzione alle forze che
si scaricano sul bacino sia di gravità, sia da sovraccarico e dal ba-
sculamento della pelvi, quest’ultima di grande importanza nei ge-
sti dove vi è una flessione dell’articolazione dell’anca, in quanto
vanno a variare le forze che regolano l’equilibrio del bacino.
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Azione del carico Forze di opposizione al carico
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la di esaminare se le condizioni dei nostri atleti sono adatte allo
stimolo che riceveranno nell’esercizio, dobbiamo scegliere mate-
riali che siano in grado di diminuire ancora il rischio di danneg-
giare i calciatori; ad esempio dovremmo preferire bilanceri olim-
pionici rispetto a quelli tradizionali, in quanto i primi hanno mag-
giore flessione durante il range di movimento e quindi aiutano ad
assorbire le compressioni portate dal bilancere ai danni del rachi-
de e delle articolazioni del nostro atleta, in più con il sistema di
rotazione dei dischi sull’asse, permette la rotazione naturale del
bilancere che segue il movimento naturale del corpo.
Dobbiamo far lavorare il nostro atleta nell’angolo propiocettivo,
facendolo partire da una situazione che a livello di struttura co-
me le articolazioni e i tendini non venga a innescarsi una situa-
zioni di pericolo per il nostro calciatore, ad esempio è bene evita-
re il sollevare i pesi da terra, in quanto oltre ad essere rischioso
per la tecnica che richiede è aspecifico per la nostra disciplina.
Il range di movimento deve essere proposto in maniera tale che
si raggiungano due obiettivi:
- Escursione articolare senza compromissione della stabilità di
questa e dei sistemi di stabilizzazione come tendini e legamenti.
- Deve rientrare nell’angolo di lavoro che impiegherà il giocatore
durante la gara.
In particolare durante queste esercitazioni, il bacino diventa pro-
tagonista e caratterizza il comportamento del rachide durante il
movimento, in quanto la zona pelvica è la zona in cui si scarica-
no le compressioni che dall’alto arrivano in basso, gravando poi
successivamente sugli arti inferiori.
Questo significa che se non vi è una corretta e forte stabilizzazio-
ne del bacino il disassetto che avremo sarà ancor più accentuato,
a livello dell’articolazione coxo – femorale si può avere un ante-
roversione tale da creare situazioni di iperestensione del rachide
e accentuazione della curva lordotica con ripercussioni dolorose a
livello lombare.
Un’ulteriore attenta osservazione deve essere rivolta all’appoggio
podalico nelle esercitazioni a catena cinetica chiusa, in quanto un
contatto non corretto del piede innesca compensi a aggiustamen-
ti del nostro corpo che influiscono negativamente sulla cinetica del
movimento che stiamo eseguendo, in particolare vi è un disasset-
to che parte dal basso e va verso l’alto, partendo dagli arti infe-
riori, arriva al bacino e infine al rachide sino alla zona cervicale.
Utile quindi è proporre ad atleti che hanno una scarsa conoscenza
di questi esercizi o hanno una tecnica d’esecuzione sbagliata, far
eseguire il movimento con carichi bassissimi, correzione al mo-
mento opportuno, finchè il meccanismo di feed – back non si è in-
staurato fortemente nell’atleta e sarà così in grado di effettuare
l’esercizio autocorreggendosi nelle varie eventualità d’errore.
ESERCIZI PER GLI ADDOMINALI E
LA LORO INFLUENZA SUL BACINO
I muscoli addominali hanno un ruolo importante sull’assetto del
bacino, a seconda del loro grado di trofismo, determinano una
forza di trazione che inclina la pelvi rispetto all’asse verticale, ma
anche sull’asse orizzontale.
Quindi stimoleremo i muscoli dell’addome a seconda delle carat-
teristiche posturali del singolo calciatore, o meglio dobbiamo fa-
re lavori mirati e personalizzati, per chi ha un disassetto marcato
del bacino.
I rischi di manifestazioni dolorose a carico della zona lombare so-
no più alti per chi ha una marcata anteroversione del bacino, in
quanto nell’esecuzione dell’esercizio può avere una marcata ac-
centuazione della curva in lordosi per compensare una debolezza
dei muscoli addominali.
Gli esercizi per l’addome a gambe tese, sono - secondo Pivetta S.
e M. - quelli che hanno un carico maggiore ed anche eccessivo
per certi casi, in quanto i retti addominali non riescono a contrar-
Fig. 7
Esercizi di muscolazione a catena cinetica chiusa
Esercizi di muscolazione a catena cinetica aperta
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si e quindi ad attirare il pube verso le coste, inoltre hanno una
contrazione eccentrica data dallo stiramento di suddetti muscoli.
Tutto questo determina l’allontanamento del pube dalle coste,
con conseguente anteroversione del bacino (Pivetta S. e M. “tec-
nica della ginnastica medica” 1998 – edi ermes).
Molte volte vengono proposti esercizi a gambe tese ed elevate
che aumentano ancor di più il carico e l’accentuazione dell’an-
teroversione del bacino, inoltre aumentano i rischi di manifesta-
zioni dolorose nella zona lombare, tutto questo ancor più ag-
gravato dall’età cronologica del soggetto, che in fase di svilup-
po quindi calciatori giovani o giovanissimi, tutto questo va a
completo loro danno in quanto oltre al rilassamento dei retti ad-
dominali vi è un rilassamento degli psoas – iliaco che accentua-
no ancor di più la curva del rachide in iperlordosi durante l’e-
sercizio.
Quindi dobbiamo proporre l’esercizi di addominali a gambe tese
solamente per atleti che hanno completato il loro sviluppo mu-
scolare e che siano capaci di mantenere la zona lombare aderen-
te al suolo, se il gap non è troppo marcato, possiamo ovviare al
problema inserendo uno spessore sotto la zona postero – inferio-
re del bacino per evitare la sua anteroversione e conseguente
iperlordosi.
I flessori dell’anca hanno quindi ruolo fondamentale nel tenere
nell’esercizio di addominali a gambe tese gli arti inferiori in po-
sizione sollevata, ma con forti ripercussioni sull’anteroversione
del bacino.
Tutte queste defezioni possono essere ben sopportate da sogget-
ti che hanno gli addominali forti, ma vi possono essere casi in cui
siamo tratti in inganno da atleti che non riescono a tener ben te-
se le gambe o per lungo tempo, dando motivo di questo ad una
scarsa forza dei retti addominali, mentre può essere una debolez-
za dei flessori dell’anca dovuta magari a stati di affaticamento.
La nostra attenzione in queste esercitazioni deve essere quindi ri-
volta sulla zona del bacino in quanto il suo comportamento e
quello della zona lombare ci danno indicazioni sui muscoli trofici
e quelli non :
- Atleta che in posizione supina solleva le gambe tenendole tese,
ed inarca la colonna, perdendo contatto con il suolo e accen-
tuando la curva in lordosi della zona lombare della colonna ha:
muscoli addominali deboli, muscoli flessori dell’anca forti.
- Atleta che in posizione supina mantiene il contatto con la zona
lombare a terra, ma solleva poco o per breve tempo le gambe
tese rispetto al suolo ha: muscoli addominali forti, muscoli fles-
sori dell’anca deboli.
Gli esercizi con partenza da posizione supina, richiedono molta
attenzione da parte del preparatore e dell’allenatore, anche nei
calciatori sani e con muscolatura forte questi esercizi di addomi-
nali devono essere eseguiti con un piccolo aiuto rappresentato
da uno spessore posto rispetto al bacino sulla zona postero infe-
riore di esso, per evitare rischi inutili al nostro atleta.
Da preferire per la maggior sicurezza sotto l’aspetto traumatico ed
efficaci per lo stimolo che danno ai muscoli addominali, sono gli
esercizi da posizione supina ma con piedi a terra e gambe piegate.
Questo perché con questa posizione riusciamo ad isolare l’azione
del quadricipite sul bacino, cioè quella trazione che porta all’an-
teroversione della pelvi.
Da questo esercizio a seconda della parte distale che solleviamo,
andiamo a stimolare due comparti diversi dei muscoli addomina-
li; con il sollevare le gambe e i piedi da terra, ma mantenendo le
gambe piegate si stimolano i fasci che hanno origine dal bacino
in particolare dalla sinfisi pubica.
Mentre mantenendo i piedi a terra e le gambe flesse, si solleva-
no le spalle dal suolo fino a staccare da questo anche le scapo-
le, cioè flettendo la colonna senza staccare la zona lombare dal
suolo, questo movimento stimola i muscoli addominali con in-
serzione sulle coste.
Anche in queste due proposte di lavoro può verificarsi che sog-
getti con flessori dell’articolazione coxo – femorale, stacchino la
zona lombare in modo leggero dal suolo, anche qui è utile in que-
sta zona portare uno spessore per non accentuare la compressio-
ne di tali vertebre portata dall’anteroversione del bacino.
Da valutare con attenzione sono gli esercizi per gli addominali
obliqui e dei muscoli laterali del tronco, in quanto possono ac-
centuare condizioni dolorose nei soggetti con disassetto orizzon-
tale del bacino.
Questi esercizi per la maggior parte dei casi sono eseguiti con il
calciatore che è disteso su un fianco, si chiede al giocatore di
fletter il busto sollevando la spalla e il lato del tronco che tocca
a terra, chiaramente si solleverà fino al sollevamento del gran
dorsale dal suolo.
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23
Osservando questo movimento di flessione laterale possiamo os-
servare vari comportamenti dettati dal movimento di compensa-
zione del bacino:
- Flessione laterale del tronco e sollevamento completo di questo
da terra: muscoli addominali laterali e abduttori dell’anca forti,
il bacino segue il movimento naturale.
- Flessione laterale del tronco e sollevamento parziale di questo
da terra: muscoli addominali laterali forti e abduttori dell’anca
deboli, il bacino tende ad avvicinare la cresta iliaca dell’arto ri-
volto in alto e non a terra, verso la spalla omolaterale.
- Flessione laterale del tronco e mancato sollevamento di questo
da terra: muscoli addominali laterali deboli, muscoli abduttori
dell’anca forti, il bacino tende a fare un movimento di allonta-
namento della cresta iliaca dell’arto rivolto in alto rispetto alla
spalla omolaterale.
Fig. 9 - (Da “ Tecnica della ginnastica medica” di Sergio e Marco Pivet-ta - ediz. - ermes 1998)La figura illustra l’esercizio per addominali con partenza piedi a terra egambe piegate, si può notare come il bacino stia fissato meglio al suolo,ma soprattutto come non hanno più influenza i muscoli del quadricipitesull’anteroversione e conseguente iperestensione della colonna verte-brale. Si può notare inoltre come i muscoli addominali, in particolare ilretto sono chiamati ad eseguire un lavoro eccentrico concentrico, conmiglioramento dello stimolo trofico su questi comparti muscolari.
Fig. 12 - (Da “ I Muscoli funzioni e test “ di P. F. Kendall – Verduci edi-tore 1997)La figura ci mostra un soggetto che esegue una flessione laterale deltronco in maniera scorretta, non riesce a staccare il tronco dal suolo, imuscoli abduttori dell’anca sono forti ma i muscoli addominali sono de-boli, il bacino compensa l’azione mancata di quest’ultimi portandosi inposizione di disassetto orizzontale.
Fig. 11 - (Da “ I Muscoli funzioni e test ” di P. F. Kendall – Verduci edi-tore 1997)La figura ci mostra un soggetto che esegue una flessione laterale deltronco in maniera scorretta, non riesce a staccare totalmente la parte dalsuolo e compensa con il disassetto orizzontale del bacino la debolezzadei muscoli abduttori del bacino stesso.
Fig. 10 - (Da “ I Muscoli funzioni e test” di P. F. Kendall – Verduci edi-tore 1997)La figura ci mostra un soggetto che esegue una flessione laterale deltronco in maniera corretta, con stacco completo della parte dal suolo.
Fig. 8 - (Da “ Tecnica della ginnastica medica” di Sergio e Marco Pivet-ta – ediz. – ermes1998 ) La figura illustra i muscoli che influiscono sul bacino grazie alle trazioniche portano durante l’esercizio di addominali a gambe tese e sollevate.La figura in alto mostra la posizione di partenza da supino, in basso leforze portate sul bacino con conseguente anteroversione, distacco dalsuolo della zona lombare e accentuazione della lordosi.
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livello nervoso ed in particolare sul nervo sciatico.
Il dolore in questo caso attraversa i glutei ed arriva alla coscia,
proseguendo fino al piede, infatti si può riconoscere questo tipo
d’infortunio dal test che consiste nel chiedere al nostro atleta di
eseguire una estensione e di seguito una flessione plantare del
piede dell’arto interessato contro resistenza della nostra mano.
Dobbiamo comunque saper riconoscere e distinguere tra una ve-
ra sciatalgia ad una contrattura o uno stiramento del muscolo pi-
riforme, in quanto con la postura che assumiamo e l’attività spor-
tiva svolta quest’ultimo problema irrita il nervo sciatico.
Il piriforme ha origine nella zona del sacro, si inserisce sul grande
trocantere e più che sull’antagonismo orizzontale è implicato nel-
la retroversione del bacino.
Lo stato doloroso può rimanere circoscritto nella zona lombare,
questo è dovuto ad un movimento anomalo della colonna verte-
brale, con possibili danni strutturali, come lacerazioni a livello dei
legamenti o delle capsule articolari , causando stati di dolorosi e
contratture muscolari riflesse.
In alcuni soggetti il disassetto del bacino è causa di mal di schie-
na cronico, dovuto ad una diversa posizione delle vertebre, che
risentendo dello squilibrio delle forze muscolari vanno a provo-
care disturbi dolorosi, che aumentano nei periodi di stress e di
affaticamento.
Il disassetto del bacino porta a far lavorare in direzioni non natu-
rali alcuni muscoli, come gli adduttori, che originano dalla sinfisi
pubica, producendo dolori che si ripercuotono in questa zona.
Questa è la sindrome retto adduttoria, o meglio conosciuta come
pubalgia, la quale colpisce a livello tendineo nell’inserzione dei
muscoli adduttori nella zona pubica; la principale causa di questo
stato doloroso è lo squilibrio di forze portato dagli adduttori che
sono trofici, a discapito dei muscoli retto addominali che non lo
sono, infatti nei soggetti con spiccata anteroversione del bacino
vi è un’incidenza maggiore di questo disturbo.
Stati dolorosi si trovano legati anche ad una retroversione del ba-
cino e conseguente dorso piatto, con dolori che si ripercuotono
sulla zona dorso toracica o sulla zona lombare. Questa differenza
dipende dallo stato di mobilità del tronco del calciatore, comun-
que se non avverte particolari fastidi con un minimo di attenzio-
ne e alcune modifiche all’esercitazioni proposte non vi sono par-
ticolari problemi, mentre con stato doloroso o di fastidio dobbia-
CONDIZIONI DOLOROSE DOVUTE AL
DISASSETTO DEL BACINO
Il disassetto del bacino deve essere valutato sotto l’aspetto eziopa-
togenico degli infortuni nel gioco del calcio da più punti di vista.
Dobbiamo analizzare lo squilibrio e il suo conseguente grado di
pericolosità per il calciatore, in quanto la sintomatologia e la pro-
posta di lavoro cambiano a seconda se è un disassetto lieve o
marcato, se è sull’asse anteroposteriore o orizzontale.
I sintomi dolorosi dovuti al disassetto della pelvi e il conseguen-
te squilibrio muscolare, si accentuano se il calciatore effettua
esercitazioni che aggravano il quadro posturale, oppure se lo fac-
ciamo lavorare in modo sbagliato in un periodo di affaticamento
generale.
Il calciatore normofunzionale, strutturato e adattato agli stimoli
del gioco del calcio assume un atteggiamento posturale partico-
lare, con tendenza ad assumere una posizione di anteroversione
del bacino, dovuto al grande impegno dei muscoli flessori del-
l’anca, dei glutei e quadricipite, muscoli usati in continuo accor-
ciamento per calciare, scattare, saltare ecc…mentre i muscoli an-
tagonisti a questi, come bicipite femorale, addominali e altri, non
sono nei più casi abbastanza trofici per contrastare l’azione di an-
teroversione del bacino.
I sintomi dolorosi colpiscono la zona dell’articolazione sacro - ilia-
ca, delle vertebre lombari tra L3 – S1 e le sindromi retto addutto-
rie o meglio conosciute come pubalgia.
Nei dolori della zona sacro – iliaca, viene eseguito un test ad at-
leta in posizione supina, vengono posti i pollici sulle due spine
iliache antero - superiori, un pollice su quella di destra e l’altro su
quella di sinistra, le mani contornano le due creste iliache por-
tando una forza in direzione mediale.
Se il calciatore lamenta dolore a livello delle spine vi è un coin-
volgimento dell’articolazione sacro – iliaca, che anch’essa deve
essere palpata per un ulteriore accertamento che tale area è im-
plicata nello stato doloroso.
Gli stati dolorosi della zona lombare possono essere dovuti a va-
riate cause, che associati ad un’anteroversione del bacino causa-
ta da un movimento anomalo del tratto vertebrale in particolare
tra L3 fino a S1, possono portare anche a fenomeni di uscita del
corpo calloso o meglio di ernia discale.
Si possono comunque creare infiammazioni che si ripercuotono a
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dalla stessa posizione di partenza, quello che ci farà capire il ri-
sultato del test sarà il comportamento dell’arto analizzato.
Il nostro soggetto si distende in posizione supina all’estremità del
lettino con la coscia che poggia sul piano e la gamba che rimane
nel vuoto, gli chiediamo di prendere l’arto controlaterale a quello
che osserviamo e di portarlo con l’aiuto delle mani verso il petto.
Con il bacino in assetto vediamo che la zona del tratto lombare
della colonna vertebrale, rimane aderente al lettino e la gamba si
flette a l’altezza del ginocchio di circa 80° (P. F. Kendall).
Con spiccata brevità dei flessori dell’anca a due articolazioni, an-
ca e ginocchio, si nota che il soggetto solleva l’arto dal piano e la
gamba con la coscia forma all’altezza del ginocchio un angolo di
circa 15° (P. F. Kendall).
Se la brevità è da imputarsi solo a livello della gamba e quindi
dell’articolazione del ginocchio, vediamo che il nostro atleta ri-
mane con la coscia aderente al piano e la gamba che forma al-
l’altezza del ginocchio un angolo di 15° circa (P. F. Kendall).
L’ultimo caso in condizione di brevità dei flessori dell’anca è con
la coscia sollevata dal lettino e la gamba con un angolo a livello
del ginocchio di 80° circa o poco più (P. F. Kendall) cioè la brevità
è all’altezza dell’articolazione coxo – femorale.
Da questo tipo di test possiamo vedere anche soggetti con lun-
ghezza eccessiva dei flessori dell’anca, la variante alla posizione
di partenza è il posizionare il soggetto con la zona lombare sul
lettino e l’articolazione coxo – femorale sul bordo del lettino, co-
scia e gamba nello spazio.
Nel paziente con eccessiva lunghezza dei flessori dell’anca si no-
ta dal fatto che l’arto esaminato (l’altro è sempre portato al pet-
to e tenuto con le mani), scende nel vuoto al di sotto della linea
del piano del lettino e la colonna nel tratto lombare rimane ade-
rente al piano.
Visto questi test per la valutazione dell’assetto del bacino, pas-
siamo ad esaminare le proposte di lavoro a seconda del livello di
squilibrio.
Con atleti sani, il nostro scopo è quello di non innescare in loro
fenomeni dolorosi dovuti ad un disassetto del bacino durante
un’esercitazione, dobbiamo invitarli e consigliarli sulle posture da
tenere nelle situazioni a rischio, proponendo degli esercizi che rin-
forzino la muscolatura antagonista a quella super stimolata nel
gioco del calcio e distendere di conseguenza quest’ultima.
mo proporre un ‘attività che vada ad alleviare i sintomi e ad ri-
equilibrare le forze muscolari sul bacino.
Devono essere in particolare potenziati gli ileo-psoas e allungati
i bicipiti femorali, che in questi casi di retroversione del bacino
sono in stato di accorciamento.
PROPOSTE DI LAVORO PER EVITARE GLI STATI DOLOROSIDEL DISASSETTO E LA LORO PERIODIZZAZIONE
Il disassetto del bacino è causa di svariati stati dolorosi, essendo
fenomeno di squilibrio muscolare
nel calcio, è prerogativa importante rivolgere alla zona della pel-
vi particolare attenzione durante l’esercitazioni proposte.
È opportuno all’inizio dell’anno poter fare un’analisi posturale co-
adiuvati dai nostri collaboratori, come il medico, il fisioterapista,
lo osteopata, il massaggiatore e se abbiamo la possibilità dal po-
sturologo.
Quando ci ritroviamo in realtà dove possiamo avere al massimo
l’aiuto del massaggiatore possiamo ricorrere ad un esame di po-
stura con il filo a piombo, chiaramente dobbiamo essere a cono-
scenza dei punti che deve attraversare il filo sul nostro corpo po-
sto di lato.
Per vedere attentamente il bacino è utile effettuare oltre all’esa-
me posturale, la valutazione del bacino con il nostro calciatore
disteso in posizione supina su di un lettino, si chiede al nostro at-
leta di portare il palmo delle mani sotto la nuca e i gomiti di la-
sciarli cadere orizzontali al piano del lettino.
Si deve osservare attentamente il comportamento della colonna
vertebrale nella zona lombare, questa se risponde ad uno stimo-
lo di un bacino in assetto e quindi in equilibrio di forze, rimarrà
solamente con un piccolo spazio sollevato dal piano.
Nei soggetti con spiccata anteroversione del bacino, si noterà
un marcato spazio tra la zona delle vertebre lombari e il piano,
mentre nei soggetto con retroversione del bacino e conseguen-
te dorso piatto, non si noterà alcun spazio tra la colonna verte-
brale e il lettino.
Se ci accorgiamo di un’anteroversione del bacino, dobbiamo ca-
pire se è dovuta ad un accorciamento dei flessori dell’anca ad una
articolazione (anca), oppure a due articolazioni (anca – ginoc-
chio), in quanto sono interessati l’ileo psoas e il retto femorale.
Il test per osservare queste differenze di tensioni muscolari parte
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Quindi potenziare i muscoli addominali e i muscoli femorali, dis-
tendere con cura i muscoli flessori dell’anca, quadricipite, glutei e
lombari, in posizione eretta flessione del tratto lombare con ap-
piattimento della curva in lordosi di tale zona.
Con calciatori che hanno una spiccata anteroversione del bacino,
ma senza particolari sintomi dolorosi, dobbiamo modificare l’e-
sercitazione al fine di aiutare a sopportare meglio lo stimolo pro-
posto.
Dobbiamo intensificare l’attività sopra citata, inoltre dobbiamo
far partire il nostro giocatore da una posizione facilitata, quindi
con un range articolare ben sopportabile dal soggetto e farlo la-
vorare nel tratto di movimento che non altera lo stato di tollera-
bilità dello stimolo proposto.
La velocità deve essere controllata, come il carico se si usano so-
vraccarichi, dobbiamo far memorizzare al nostro atleta il movi-
mento e il gesto da compiere, cercando d’improntare nel suo in-
conscio l’esatta esecuzione dell’esercizio.
La periodizzazione del lavoro di stabilizzazione del bacino, poten-
ziamento muscoli poco trofici e allungamento dei muscoli accor-
ciati, deve essere inserita in particolar modo prima e dopo le se-
dute di stimolo per la forza e la velocità.
Questo perché sono esercitazioni che richiedono un grande impe-
gno muscolare sia degli arti inferiori, ma anche dei muscoli della
colonna vertebrale, il bacino è il baricentro dove gravano le forze
prodotte dai muscoli per vincere le varie resistenze.
Quindi dobbiamo proporre un lavoro, preventivo, di potenzia-
mento e di scarico, da inserire nelle nostre sedute e nei microcicli
con applicazione all’intera stagione calcistica rivolgendo partico-
lare attenzione al periodo di preparazione, sia per i carichi che so-
no maggiori, sia per gettare quanto prima le basi per un buon la-
voro futuro.
PROPOSTE DI LAVORO IN CONDIZIONI DI STATO DOLOROSO
Nei soggetti con marcato squilibrio del bacino e soventi manife-
stazioni di dolore acuto della zona lombare, dobbiamo agire in
modo del tutto diverso; il programma di recupero nella stabiliz-
zazione del bacino e lombare prevede tempi di recupero che va-
riano a seconda dello stato doloroso.
Questo quadro è aggravato dal fatto che nel decorso del sintomo
avverso, il calciatore continua a eseguire l’allenamento, cercando
di ovviare al fastidio con posture di compensazione, creando e ag-
gravando le alterazioni strutturali di compenso.
Dobbiamo invitare il giocatore a interrompere l’attività nel suo
normale svolgimento, deve però iniziare un programma che vada
a riequilibrare le forze che creano lo stato doloroso. Inizia così un
programma di riatletizzazione dopo l’eventuale periodo fisiotera-
pico, con rinforzo della muscolatura non sufficientemente trofica
e allungamento di quella contratta.
I muscoli addominali sono molto importanti per la stabilizzazione
del rachide, in quanto sono antagonisti – sinergici con azione sul
rachide lombare, ed in particolare hanno una funzione particola-
re, quella di alleggerire la pressione sui dischi vertebrali, in parti-
colare su L5 e S1.
I muscoli glutei, ischio - crurali, sono importanti come si è detto per
la stabilizzazione del bacino e di conseguenza anche del rachide, in
quanto un disassetto del primo è conseguenza inevitabile il disas-
setto della colonna vertebrale, in quanto il bacino è la struttura che
biomeccanicamente rappresenta la base dell’asse rachideo.
Quindi riassumendo si può dire che nel momento in cui la catena
muscolare funzionalmente collegata del bacino non si trova più in
stato di equilibrio, ne forma un’altra che però può essere di origi-
ne patologica.
In questi casi dobbiamo rieducare posturalmante il nostro calcia-
tore, dividendo a tappe il nostro lavoro :
1. Presa di coscienza del rachide controllo di questa in tutte le si-
tuazioni
2. In presenza di marcato allungamento di alcuni muscoli e ac-
corciamento di altri, vengono inserite tecniche per riarmoniz-
zare la muscolatura della regione lombo – pelvica. È buona
norma iniziare con il solo allungamento dei muscoli accorciati
, inserendo anche esercizi di respirazione per distendere i mu-
scoli implicati per favorire l’atto di inspirazione ed espirazione.
3. Si effettua un circuito dove vengono implicati tutti i muscoli in
esercizi posturali di allungamento, molto importante è lavorare
sui muscoli antigravitari, di seguito inseriamo esercizi di propio-
cettività, in quanto questa attività deve andare a stimolare le
contrazioni muscolari di aggiustamento e di equilibrio del rachi-
de lombare che ha come obiettivo la rapidità e l’economicità del-
lo sforzo nella contrazione muscolare nel punto da proteggere.
SCUOLAALLENATORIPREPARAZIONE ATLETICA
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Per i calciatori con problemi di dolore acuto, è consigliabile inse-
rire nella programmazione del lavoro, l’attività in acqua, in quan-
to è utile per il potenziamento addominale e lombare.
I vantaggi di tale attività sono nella forza antigravitaria per la leg-
ge di Archimede prodotta dal corpo in acqua, in quanto riduce il ca-
rico ed inoltre la minima resistenza che produca l’acqua stessa con-
sente il potenziamento muscolare mantenendo la sua elasticità.
Esempi di esercizi sono la marcia e altre andature, il galleggia-
mento in varie posizioni, passaggi sotto oggetti galleggianti, rac-
colta di questi sul fondo della vasca, esercizi di propriocettiva con
tavolette basculanti ecc…..
Nell’acqua la resistenza è graduale, i quanto il movimento di un
arto aumenta di intensità quando questo si avvicina alla posizio-
ne orizzontale, aumentando la forza di contrasto dell’acqua su di
esso in maniera crescente ma uniforme.
Si possono aggiungere in un secondo tempo esercizi di corsa, con
o senza l’uso di galleggianti, che aumentano la resistenza in ac-
qua, inoltre possiamo aggiungere esercizi di stretching, questi
meglio se eseguiti con la T° dell’acqua intorno ai 25°, in quanto
consente una migliore circolazione esterna e il ritorno venoso.
Per una corretta attività e non incorrere in situazioni di recupero
del calciatore con doloro lombosacrali, dovuti dal disassetto del
bacino è bene pervenire con attività mirata a riequilibrare le ten-
sioni muscolari che agiscono sul bacino.
CONCLUSIONI
Il disassetto del bacino è uno squilibrio di forze che si ripercuoto-
no sulla postura del soggetto con un nuovo assetto di compensa-
zione della postura stessa, che porta a stati dolorosi della colon-
na vertebrale.
L’esame posturale, legato all’individuazione delle forze che assettano
il bacino, sono il presupposto per stilare una corretta programmazio-
ne dell’attività calcistica, variare quindi i contenuti delle esercitazioni
proposte per i soggetti a rischio, è il mezzo più efficace per non far
correre ai nostri preziosi atleti il rischio di spiacevoli infortuni.
Dobbiamo quindi saper prevenire, saper alleviare e saper recu-
perare un eventuale situazione dolorosa, riconoscendo grazie al-
l’aiuto del medico e del fisioterapista che tipo di deficit è presen-
te nel calciatore.
Il bacino rappresenta il baricentro dell’uomo, in semplice posizio-
ne statica ed eretta vengono a scaricarsi su di esso diverse forze
e trazioni, che si moltiplicano quando siamo in situazioni dinami-
che o di variazioni d’angolo dell’articolazione coxo – femorale,
sacro – coccigea o tutte e due insieme.
Il preparatore ha il compito di alleviare queste situazioni di stress
sul corpo del calciatore, proponendo attività di stabilizzazione del
bacino, di potenziamento dei muscoli non trofici, di allungamento
dei muscoli in stato di accorciamento, scaricando la zona pelvica e
il tratto lombare dalle forze che lo hanno impegnato nei vari gesti.
Nella mia personale esperienza ho notato che i calciatori che ese-
guivano normalmente attività di prevenzione ai disturbi portati
dall’anteroversione del bacino hanno avuto un decorso tranquillo
della stagione, mentre chi si allenava meno, specie nelle catego-
rie dilettanti, o arrivava in ritardo per problemi di lavoro, tende-
vano a saltare questa fase di allenamento che unito ad uno stato
di stanchezza ha prodotto diversi casi di dolore al tratto lombare
della colonna vertebrale.
Importante con l’aiuto dello staff medico è riconoscere che tipo
d’infortunio o l’origine dolorosa che sta colpendo l’atleta, in
quanto una diagnosi sbagliata porta a tempi e modi di recupero
errati che allungano l’assenza del calciatore dalle competizioni.
Quindi il “disassetto del bacino” è una caratteristica nel calciato-
re che deve portare il preparatore e l’allenatore ad un’attenta
analisi dell’atleta, al fine di ottimizzare e personalizzare l’attività
calcistica per avere il giocatore a nostra disposizione nel pieno
delle sue capacità.
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