Il disagio giovanile e i comportamenti ad esso collegati: come contrastarli? by M.C.Midena

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Convegno Il Bullismo nel 2015: Cosa Fare (Strategia tra Istituzioni e Genitori) IL DISAGIO GIOVANILE E I COMPORTAMENTI AD ESSO COLLEGATI: COME CONTRASTARLI? COORDINAMENTO PER LE INIZIATIVE DI CONTRASTO AL DISAGIO GIOVANILE E DEI COMPORTAMENTI AD ESSO COLLEGATI Dr.ssa Maria Carla Midena: Direttore Servizi Sociali e Funzione Territoriale AULSS 10 Il Bullismo nel 2015: Cosa Fare (Strategia tra Istituzioni e Genitori) 1

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1Convegno

Il Bullismo nel 2015: Cosa Fare

(Strategia tra Istituzioni e Genitori)

IL DISAGIO GIOVANILE E I COMPORTAMENTI AD ESSO

COLLEGATI: COME CONTRASTARLI?

COORDINAMENTO PER LE INIZIATIVE DI CONTRASTO AL DISAGIO GIOVANILE E DEI COMPORTAMENTI AD ESSO

COLLEGATIDr.ssa Maria Carla Midena: Direttore Servizi Sociali e Funzione Territoriale

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i ragazzi non sono più propensi a rischiare degli adulti, “semplicemente” non sono consapevoli di ciò a cui vanno incontro.

se opportunamente informati gli adolescenti si rivelano, in determinate situazioni, più riflessivi e scrupolosi degli adulti, risultano più cauti nel prendere una decisione, riuscendo a valutare quanto un comportamento possa essere nocivo o meno.

si può affermare che gli adolescenti non corrono rischi solo per il gusto di provare nuove esperienze, ma ciò che incide, è anche quanto siano informati sulle conseguenze negative di un determinato comportamento.

Una prevenzione efficace riduce i rischi a cui vanno incontro.

Il mondo e pericoloso non a causa di chi fa del male, ma a causa di chi guarda e lascia

fare…

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4UNA PREVENZIONE EFFICACE RICHIEDE AZIONI COORDINATE

I fattori di rischio presentano interdipendenza e trasversalità in ambiti diversi (individuale, familiare, scolastico, dei pari e della comunità: di appartenenza).

Sono efficaci Interventi che coinvolgono in modo coordinato la scuola, la famiglia, la comunità: e i mezzi di informazione attraverso lo sforzo congiunto del sistema scolastico, del governo locale, dei servizi sanitari e sociali.

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5COSTRUIRE UNA STRATEGIA DI INTERVENTO PER CONTRASTARE IL DISAGIO GIOVANILE

potenziare i luoghi e le occasioni di incontro tra le diverse agenzie educative presenti nel territorio.

sviluppare una politica dei rapporti sociali, che superi il rischio della frammentazione dell’obiettivo di intervento e che sia orientata all’ascolto reciproco e al confronto

Famiglia, scuola, parrocchia, associazionismo, istituzioni del tempo libero e della società: civile, enti e istituzioni devono insieme costruire una rete di relazioni convergenti e complementari

Sono necessari riferimenti credibili e interlocutori capaci, percorsi di ricerca e, risposte coerenti

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ELEMENTI CRITICI

La famiglia si trova impegnata in situazioni relazionali nuove e difficili, derivanti da una convivenza generazionale prolungata. Ne consegue la tendenza a delegare all’istituzione scolastica una significativa parte della educazione ai valori della convivenza civile

difficoltà incontrate dalle agenzie tradizionali (famiglia, scuola, associazioni, chiesa, comunità: civile, istituzioni) a mettersi in relazione per essere capaci di esprimere una comune strategia di intervento sul disagio giovanile

difficoltà delle nuove generazioni di trovare conoscenze e competenze che li aiutino a capire i sempre più rapidi processi di cambiamento della società e ad assumersi compiti e responsabilità: nella costruzione di una convivenza umana solidale.

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7LE DIFFICOLTA’ DELLA SCUOLA

i genitori sono spesso impegnati nel lavoro, e finiscono col delegare alla scuola il compito di fornire “filtri” necessari a contrastare la sottocultura diffusa dai media

La scuola si sente sempre più caricata di problematiche che sembrerebbero non riguardarla direttamente.

Docenti/Formatori all’interno della classe si sentono spesso come “in trincea” e talvolta non riescono ad espletare i propri compiti formativi portandosi dentro un senso di “fallimento” associato a vissuti rabbia

e ad accusarla da parte delle famiglie di essere causa dei comportamenti critici degli alunni con conseguente proiezione della rabbia sull'istituzione scolastica. Problemi, dei quali in realtà il più delle volte è lei stessa vittima.Dr.ssa Maria Carla Midena: Direttore Servizi Sociali e Funzione Territoriale

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LE DIFFICOLTA’ DELLA SCUOLA

I ragazzi entrano nella scuola portando con loro tutto ciò che li riguarda personalmente, quindi anche la sofferenza individuale e il disagio relazionale.

La scuola, talvolta, si trova nella condizione di far sperimentare fenomeni di frustrazione a ragazzi cresciuti in un sistema educativo familiare (e non solo) in cui queste scelte educative non sono state mai attuate ma non sono neppure condivise con altri partner sociali educativi

Alla difficile mission culturale della scuola appartiene anche la destrutturazione dei messaggi discriminatori; uno stile educativo specifico che eviti i comportamenti, anche inconsapevolmente discriminatori;

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9LE NECESSITA’ DELLA SCUOLA

Formare gli insegnanti a: ascoltare i segnali di bisogni, paure e difficoltà

dei ragazzi; affrontare i conflitti e le forme di aggressività:; riconoscere e gestire le dinamiche di gruppo; usare il sapere come mediatore per la costruzione del benessere dei

ragazzi; costruire ambienti di apprendimento in cui possa verificarsi una

esperienza globale di apprendimento; individuare quali siano i propri modelli educativi durante l’esercizio

del ruolo docente (ruolo paterno/direttivo/autoritario/materno/laissez-faire/seduttivo/ giudicante ecc.) e analizzare le conseguenze di ciò: nella relazione con i ragazzi;

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ALLEANZA FRA ISTITUZIONI E FAMIGLIA

realizzare un'alleanza per un obiettivo educativo condiviso fra tutti per controbilanciare la pervasività: di tanti messaggi sbagliati, ma che si diffondono perché veicolati da tecnologie dotate di maggiore forza comunicativa e in grado di imporre visioni del mondo e stili di comportamento fasulli

perseguire il raggiungimento dell’obiettivo fondamentale: garantire, il pieno sviluppo di ogni persona, rimuovendo gli eventuali ostacoli e promuovendone il “successo” all’interno di un processo formativo che non si esaurisce nel corso dell’età evolutiva, ma che si estende per tutto l’arco della vita.Dr.ssa Maria Carla Midena: Direttore Servizi Sociali e Funzione Territoriale

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11STRATEGIE D’INTERVENTO NELL’AMBIENTE EDUCATIVO

Le strategie di intervento sono su più livelli crescenti:

Informare ed educare: L’informazione degli insegnanti, l'informazione dei genitori, l'educazione tra pari e l'informazione degli alunni

Aumentare la resilienza emotiva e ridurre la vulnerabilita ai problemi di comportamento attraverso lo sviluppo di abilità personali, autostima, strategie di imitazione, capacità di problem solving e self-help, che aumentano le capacità di gestire periodi di transizione e stress emotivi (es. attraverso un training per lo sviluppo di certe capacità rivolto agli studenti).

La cura e riabilitazione svolte attraverso psicoterapia e terapia di gruppo, con uno spazio di ascolto anche per i genitori spesso privi delle armi per intervenire in modo efficace

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12GRUPPO DI LAVORO INTER - ISTITUZIONALE

Si riunisce regolarmente e secondo un calendario predefinito:

Progettare i percorsi formativi

Scegliere i formatori e/o gli esperti

“Costruire” strumenti e modelli condivisi

Organizzare gli eventi e le attività: di formazione

Accogliere e affrontare le “emergenze” segnalate dalle scuole individuando procedure e strumenti specifici di intervento, esperti e/o i soggetti da coinvolgere, a seconda della tipologia del caso

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13SUPPORTO AULSS PER PERSONALE SCOLASTICO

Programmi per la formazione dei gatekeeper. Gli insegnanti possono svolgere un ruolo importante nell’individuare persone a rischio e nell’inviare gli studenti a rischio ai servizi sanitari. La formazione di insegnanti e dei consulenti in merito al riconoscimento dei fattori di rischio e dei segnali di allarme , alle modalità: di intervento da adottare e alle modalità: per inviare ai servizi competenti in caso di situazione di crisi è stata riconosciuta come una strategia efficace di prevenzione

Informazioni fondamentali sul comportamento bullista

Strategie di intervento che descrivono come identificare e gestire studenti a rischio di bullismo

Strategie di post-intervento

Linee guida per il dibattito in classe

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SUPPORTO SPECIFICO DELL’AULSS

Individuare buone prassi con riferimento alle azioni e alle strategie esistenti nell’ambito della prevenzione del bullismo;

Riconoscere i segnali d’allarme di stress psicologico

Fornire un sistema di presa in carico efficace sia all’interno delle scuole (è disponibile un team di consulenti scolastici) sia al di fuori delle scuole (cooperazione con i servizi di salute mentale e della famiglia).

Fornire sostegno psicologico agli studenti e ai membri del personale scolastico.

counselling psicologico con l’obiettivo prioritario della accoglienza e della riduzione del disagio attraverso la riattivazione delle risorse personali per promuovere cambiamenti adattivi in situazioni in cui i normali interventi scolastici non risultano efficaci.

In questo modo gli studenti a rischio possono ricevere l’aiuto immediato di cui hanno bisogno. Dr.ssa Maria Carla Midena: Direttore Servizi Sociali e Funzione Territoriale

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Piano di Zona, documento di programmazione condiviso con le amministrazioni comunali del Veneto orientale

progetto Cic (Centro Informazione e Consulenza) che prevede all’interno degli istituti comprensivi (elementari e medie) e secondari la presenza di uno spazio dedicato alla consulenza dove far emergere situazioni di difficoltà, fruibile da studenti, genitori e insegnanti.

In casi particolari quando la scuola, pur avendo messo in campo le proprie risorse, ritiene che vi sia presenza o rischio di disturbi mentali o depressione a carico del bullo o della vittima, potrà chiedere sostegno alle Aziende Sanitaria che, con i propri servizi (consultori familiari, neuropsichiatria infantile, salute mentale e dipartimento dipendenze/SERT) potrà prendere in carico la specifica situazione e collaborare con le istituzioni scolastiche per la soluzione del caso.

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SUPPORTO SPECIFICO DELL’AULSS

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