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Il dirigente e lo sport. Un problema di etica sportiva?
Dr. Luca Gasbarro
Università degli Studi di TeramoCorso per Dirigenti di I Livello
F.I.G.C. – L.N.D.Pescara, 25 novembre 2013
Rissa dopo la partita di calcio giovanile: «Tutta colpa dei genitori»
Cosenza, incredibile rissa dopo il gol
Etica
Per etica (dal greco ethos: “condotta”, “carattere”, “comportamento”, “costume”) s’intende l’insieme di
quei principi che costituiscono il “dover essere”dell’agire, ossia quel fondamento normativo o assiologico che, se seguito, fa dell’atto umano
un’azione giusta.
Prima di andare alla “ricerca” “dell’insieme di quei principi” che fanno di un’azione,
un’azione giusta, siamo sicuri di avere almeno una risposta alle seguenti domande:
GIOCO E SPORT SONO LA STESSA COSA?
COSA È GIOCO?
COSA È SPORT?
Cosa è gioco:
è un’attività umana, nella quale possono coesistere, contemporaneamente o no, questi
elementi:
- Agon (competizione)
- Alea (fortuna, caso)
- Mimicry (travestimento)
- Ilinx (ricerca della vertigine)R. Callois, I giochi e gli uomini. La maschera e la vertigine, Bompiani, Milano
2007
Definire lo sport
Prendiamo in considerazione una situazione comune
Due amici iniziano a correre in un parco. Si potrebbe continuare all’infinito, cercando di superarsi l’un
l’altro fino al punto che si crolla sfiniti a terra.
Quello che si è vissuto può essere considerato sport?
NO
INDIVIDUARE LO SCOPO DI UN GIOCO
Esempio: fare più goal dell’altra squadra, fare piùcanestri dell’avversario; arrivare per primi ad un
traguardo
Due amici decidono di correre fino ad un albero e chi arriva perprimo risulta vincitore. Si inizia a correre, uno sgambetta
l’altro, uno dei due cade, l’altro arriva per primo e si dichiara vincitore.
Quello che si è vissuto può essere considerato sport?
NO
DECIDERE LE REGOLE DEL GIOCO
Due amici decidono prima fin dove devono arrivare per vincere e come arrivarci (senza sgambettarsi, senza ostruirsi l’uno
l’altro ecc.). Iniziano a correre, uno sgambetta l’altro, corre fino al
traguardo per primo affermando che ha vinto perché non si riconosceva più nelle regole stabilite in precedenza.
Quello che si è vissuto può essere considerato sport?
NO
DECIDERE LE SANZIONI CHE POSSONO COLPIRE
CHI TRASGREDISCE LE REGOLE
Due amici si incontrano, decidono quale è l’obiettivo del gioco, stabiliscono le regole, fissano le sanzioni e si mettono a
correre. Uno sgambetta l’altro e arriva primo al traguardo affermando che mentre correva, aveva deciso che le regole da
seguire erano diverse e che lo sgambetto era consentito.
Quello che si è vissuto può essere considerato sport?
NO
Perché innanzitutto si deve riconoscere una persona terza, tra i concorrenti, che funge da arbitro e che fa rispettare le regole in maniera uniforme e sanziona
le eventuali trasgressioni decretando il vincitore.
RICONOSCERE UN ARBITRO CHE
FA RISPETTARE LE REGOLE IN
MANIERA UNIFORME, SANZIONA
LE EVENTUALI TRASGRESSIONI,
DECRETA IL VINCITORE
Due amici decidono lo scopo del gioco, le regole, le sanzioni e delegano un terzo (l’arbitro) a far rispettare
le regole ed a sanzionarli nel caso di trasgressione.
In questo caso, si cede il diritto a regolamentare in proprio e in maniera autonoma l’attività ad un terzo che si riconosce come l’autorità preposta al rispetto
delle regole e all’emanazione delle sanzioni.
In questa maniera si è tutelati nei confronti dell’altro perché se l’altro trasgredisce le regole, l’arbitro lo
squalifica e lui non può dire che ha scelto altre regole, poiché non ha più diritto di farlo in quanto lo ha ceduto, contemporaneamente, insieme all’altro
concorrente, all’arbitro.
Altrimenti non ha più senso la competizione, la gara.
Quello che si è vissuto può essere considerato sport?
SI
Verifichiamo questa affermazione con una definizione di sport
Giuseppe Sorgi afferma: “Lo sport è una attivitàtra esseri umani in cui il fine principale è il
primeggiare mediante l’utilizzo delle potenzialità fisiche e razionali […]. La
competizione è regolamentata da norme stabilite a priori dai partecipanti con un
arbitro che ha l’autorità di farle rispettare garantendone l’uniformità d’applicazione”.
(G. Sorgi, Ripensare lo sport. Per una filosofia del fenomeno sportivo, Guaraldi Editore, Rimini 2010)
Aspetti positivi di questa definizione:
• Capire quale attività può essere considerata uno sport e quale resta semplicemente un gioco.
• Stabilire l’importanza delle regole, la loro codificazione e il loro rispetto.
• Valorizzare la figura dell’arbitro.
Quali sono le azioni per cui ci si riconosce (si accetta – si partecipa) in questa
definizione di sport?
“Firmare” il patto iniziale mediante il quale si cede il diritto a regolamentarsi autonomamente la
gara
Tesseramento
L’atto del tesserarsi per una societàsportiva implica il riconoscimento quale autorità : della Federazione, dell’arbitro,
del giudice sportivo ecc. ecc.
Regolamento del gioco del calcio Regola 5
“Ogni gara si disputa sotto il controllo di un arbitro, al quale è conferita tutta l’autorità
necessaria per far osservare le Regole del Gioco nell’ambito della gara che è
chiamato a dirigere”.
È possibile disputare una partita di calcio senza l’arbitro?
L’arbitro sbaglia, può cadere in errore, ma affinché sussista una competizione sportiva regolare è essenziale che lui
ci sia.
L’attività sportiva è una competizione inquadrata in un sistema di regole
dove emerge l’esigenza dell’esistenza di quel soggetto (arbitro) riconosciuto da tutti i
partecipanti alla gara, che mediante il suo agire fa rispettare le regole, e, soprattutto,
offre legittimità al risultato finale della competizione.
Che senso ha la contestazione dell’arbitro?
Come sono le decisioni dell’arbitro?
“Le decisioni dell’arbitro su fatti relativi al gioco, incluso se un rete è stata segnata o
no ed il risultato della gara, sono inappellabili ”
(Regola 5 Regolamento Gioco del calcio)
Quando ci si trova a “contestare ” l’arbitro di turno non si “rifiuta ” la sua “presenza ”, ma casomai si
può mettere in dubbio la sua bravura, la sua buona o cattiva capacità di “leggere ” e
“dirigere ” la partita.
Non c’è un arbitro infallibile, c’è forse un arbitro che sbaglia meno degli altri.
Non di più.
Che differenza passa tra una partita di pallone tra amici al parco e una partita di calcio giocata dalla Terza Categoria fino
alla Serie A ?
È la stessa cosa?
L’autorevolezza dell’arbitro, o al contrario, il suo essere autoritario , passa per la consapevolezza di aver autorizzato
originariamente, con una scelta precisa (tesseramento ), lo stesso arbitro a
dirigere la nostra partita.Più siamo coscienti di questa scelta, più
l’arbitro nel suo agire potrà godere di autorità e, quindi, risultare autorevolenelle sue decisioni e non autoritario .
Ma lo sport si esaurisce in questa definizione?
Oppure può essere considerato anche portatore di valori che aiutano a crescere e a far crescere le persone che lo praticano o che
lo organizzano in vari ruoli?
Un agire sportivo consapevole, libero e volontario non si ferma ad azioni finalizzate alla creazione di cose materiali e quantificabili
come le semplici prestazioni, ma si concretizza anche:
• confrontandosi con gli altri • dialogando con i compagni • ascoltando gli allenatori• studiando nuove tecniche• riflettendo su ciò che è migliorabile• ponendosi dei limiti
Accanto quindi al raggiungimento di un risultato la finalità dell’attività sportiva deve comprendere la crescita interiore dell’atleta come personalità
In termini non strettamente “sportivi”:
• Conoscere il proprio corpo
• Conoscere le proprie attitudini e particolarità caratteriali
• Relazionarsi con gli altri
• Socializzare
• Condividere esperienze (positive e negative) insieme agli altri
• Altro….
DEFINIZIONE DI SPORT
Lo sport è una attività […] il cui fine principale
comprende sia il tentativo di raggiungere un
risultato mediante una prestazione sportiva
per mezzo del rispetto di specifiche regole di
comportamento, sia il miglioramento/la
crescita come persona di chi prende parte
alla competizione sportiva in qualsiasi ruolo.
L. Gasbarro, La dimensione “sociale” del lavoro sportivo in G. Sorgi, Ripensare lo sport. Per una
filosofia del fenomeno sportivo, Guaraldi Editore, Rimini 2010.
Riprendiamo la definizione iniziale di etica
Per etica (dal greco ethos: “condotta”, “carattere”, “comportamento”, “costume”) s’intende l’insieme di
quei principi che costituiscono il “dover essere”dell’agire, ossia quel fondamento normativo o assiologico che, se seguito, fa dell’atto umano
un’azione giusta.
Quale è l’idea di uomo da prendere in considerazione quando
riflettiamo sullo sport?
DUE SONO LE PRINCIPALI ALTERNATIVE
UOMO – ATLETA – DIRIGENTE MACCHINA
Corpo
Il corpo è considerato come un oggetto, uno
strumento, una macchina, su cui è possibile
intervenire “meccanicamente” per apportare modifiche e miglioramenti al fine di
avere prestazioni sportive migliori.
Scopo dello sport
Vincere a tutti i costi. L’unico motivo che si ha
per gareggiare è la vittoria. A qualunque
costo e a qualsiasi prezzo.
Sentimento/stato d’animopredominante
Lo stato d’animo predominante non può
che essere lapaura di perdere che
inevitabilmente si traduce in ansia
della prestazione. Si ha paura di gareggiare
perché si ha il terrore di perdere.
L’avversario
L’avversario è un nemico.
È un ostacolo che si frappone fra me e la
vittoria.
Non devo solo “batterlo”ma anche “ab-
batterlo”. In questo modo riuscirò a vincere
più facilmente.
Come ci si comporta
Le modalità di comportamento sono facili da individuare.
È lecito utilizzare qualsiasi mezzo purché si vinca
(doping-violenza-barare).
Non conta il “come” si ottiene il risultato ma il
risultato stesso.
Realtà sportiva
Ecco quindi che la comunità sportiva di
riferimento si presenta come una semplice somma di singoli
individui che si muovono secondo una
logica utilitaristica. Ciascuno persegue il
proprio particolaristico interesse.
Quale può essere l’alternativa a questo modello?
UOMO – ATLETA – DIRIGENTE PERSONA
CorpoIl corpo è un “luogo”dove si integrano la
parte fisica e l’interiorità. È il luogo di relazione con se stesso (conoscere le proprie
caratteristiche, le proprie peculiarità, i
propri limiti) e con gli altri.
Scopo dello sport
“Giocare bene”. Si gioca “bene” non solo
quando si riesce ad eccellere mediante le
proprie qualità, ma anche quando si tenta di far emergere con il proprio impegno le
proprie peculiarità, il proprio talento di uomo
e di sportivo.
Sentimento/stato d’animo predominante
C’è la voglia di giocare: gusto dell’allenarsi;
predisposizione positiva al sacrificio purché si
giochi bene e ci si diverta; rispetto per
l’altro.
L’avversario
L’altro è colui con il quale con-vivo la mia
esperienza sportiva.
Per confrontarsi l’altro serve a me quanto io a
lui.
Grazie al confronto ho la possibilità di migliorarmi.
Come ci si comporta
Gareggio e agiscorispettando me e il mio avversario perché solo in questo modo gioco
bene, mi alleno bene e cresco e come atleta e
come uomo.
Comunità sportiva
La comunità sportiva ècomunità di persone responsabili (atleti,
allenatori, tifosi, dirigenti, giornalisti
ecc.) unite da un contesto di senso
condiviso che ne esalta lo sviluppo.
Riprendiamo la definizione iniziale di etica
Per etica (dal greco ethos: “condotta”, “carattere”, “comportamento”, “costume”) s’intende l’insieme di
quei principi che costituiscono il “dover essere”dell’agire, ossia quel fondamento normativo o assiologico che, se seguito, fa dell’atto umano
un’azione giusta.
A quale idea di essere umano dobbiamo guardare per rintracciare l’insieme di quei
principi che, se seguiti, fanno dell’atto umano sportivo un’azione giusta, cioè valida da un
punto di vista etico?
Atleta-dirigente-macchina?
oppure
Atleta-dirigente-persona?
Se, e solo se, si riesce a mettere in pratica, cioèa vivere nella propria personale quotidianità,
l’attività sportiva nei termini dell’atleta-dirigente-persona, si può affermare di agire
“sportivamente” in maniera “giusta”, cioè, in maniera pienamente “etica”.
GRAZIE
Fonti bibliografiche:
- M. Bertman, Filosofia dello sport: norme e azione competitiva, (a cura di G. Sorgi), Guaraldi Editore, Rimini 2008.- R. Callois, I giochi e gli uomini. La maschera e la vertigine, Bompiani, Milano 2007.- G. Franchi, Appunti di etica sociale dello sport, Aracne, Roma 2007.- L. Gasbarro, La dimensione “sociale” del lavoro sportivo in G. Sorgi, Ripensare lo sport. Per una filosofia del fenomeno sportivo, Guaraldi Editore, Rimini 2010.- L.Gasbarro, Formalismo giuridico e regole sportive, in G. Sorgi, Ripensare lo
sport. Per una filosofia del fenomeno sportivo, Guaraldi Editore, Rimini 2010. - G. Sorgi (a cura di), Lo sport dopo le ideologie. Il calcio ultima ideologia?
Atti del convegno di Atri, Guaraldi Editore, Rimini 2009.- G. Sorgi, Ripensare lo sport. Per una filosofia del fenomeno sportivo, Guaraldi Editore, Rimini 2010.- G. Sorgi, Le scienze dello sport: il laboratorio atriano, Edizioni Nuova cultura, Roma 2012.- Z. Mangusta, Platone e la legge del pallone, Rizzoli Editore, Milano 2006.