Il dibattito sul cartesianesimo in Francia tra Sei e Settecento

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Un brevissimo contributo ad una parte della filosofia che spesso, nei licei, per ovvi motivi di tempo, viene trascurata: la “Scolastica cartesiana” di padre Mersenne, gli "atomi spirituali" di Gassendi ed infine la “dottrina della visione delle cose in Dio” e la metafisica occasionalistica di Nicolas De Malebranche.

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IL DIBATTITO SUL CARTESIANESIMO IN FRANCIA TRA SEI E SETTECENTO 1. La “Scolastica cartesiana” di padre Mersenne. Dopo la morte di Cartesio, si apre un dibattito sul suo pensiero, che impegna filosofi, scienziati, matematici e teologi. La filosofia cartesiana aveva preoccupato gli ambienti religiosi, sia cattolici, fedeli all’aristotelismo ed alla Scolastica, sia protestanti. Ma il pensiero di Cartesio si diffonde in Europa e particolarmente in Francia e nei Paesi Bassi: in contrapposizione, almeno in parte, alla Scolastica di derivazione tomista, nacque una “Scolastica cartesiana”, che tenta di conciliare scienza e fede. Si accentua, nella “Scolastica cartesiana”, la distinzione tra Io e Mondo, Res Cogitans e Res Extensa, Anima (Pensiero) e Corpo. Molti apprezzano lo sforzo cartesiano di dimostrare l’esistenza di Dio e di porre Dio come garante di verità. Malgrado alcune condanne ecclesiastiche, il pensiero di Cartesio si diffonde in tutta l’Europa grazie all’opera di un religioso, padre Mersenne, che apprezzerà le “idee chiare e distinte” e la geometria analitica, mentre Newton e Leibniz contesteranno la fisica cartesiana che definisce il mondo come “estensione”. Padre Marin Mersenne cercherà di modernizzare la Chiesa. 2. Gli “atomi spirituali” di Gassendi. Contro l’innatismo platonico-cartesiano si leva la voce di un amico di padre Mersenne, Gassendi. Modello della realtà non sono le idee innate, come l’idea di Dio, ma l’atomismo di Democrito e di Epicuro e l’empirismo. Il mondo è costituito da atomi e la struttura meccanicistica dell’universo fa sì che l’universo sia matematicamente misurabile e conoscibile. Gassendi cerca di conciliare tale materialismo, che afferma come un’ipotesi molto probabile e non come una certezza matematica, con il cristianesimo: gli atomi, a differenza di quanto affermava Epicuro, sarebbero stati creati da Dio e potrebbero essere da Dio distrutti o indirizzati a fini ultimi. 3.La “dottrina della visione delle cose in Dio” e la metafisica occasionalistica di Nicolas De Malebranche. L’opera principale di Malebranche, sacerdote parigino, studioso di Agostino come di Cartesio, è La ricerca della verità (1674/75). Visse tra la fine del ‘600 ed il primo ‘700. La prova dell’esistenza di Dio è ricavata da Anselmo d’Aosta e da Cartesio: se pensiamo Dio, egli deve esistere (argomento ontologico), anche se l’uomo non può coglierlo perfettamente. Dobbiamo quindi avere fede nella bontà divina, che non inganna, perché la verità è solo in Dio, Ente che dà forza ad ogni cosa. Noi possiamo vedere le cose in Dio perché “tutto è in Dio”.: Malebranche anticipa la “Teodicea leibniziana” (“Teodicea” significa dimostrazione della bontà divina, che per Leibniz si esprime nel fatto che “il nostro è il migliore dei mondi possibili”, in quanto lo ha creato Dio, matematica perfetto, in base ai criteri del bene e del meglio). Dio, identificato da Malebranche con la Bontà, ci ama e non può essere causa del male; lo stesso peccato umano non esiste; Malebranche riprende qui la dottrina agostiniana sull’inesistenza del male, e condivide anche il concetto, sempre agostiniano, di “conoscenza per illuminazione”. L’anima è unita a Dio e quindi vede le cose in Dio. Malebranche nega il rapporto causa-effetto per affermare l’occasione. Tutto ciò che accade non è l’effetto di una causa, ma solo l’occasione che si verifica esclusivamente per volontà divina. E’ Dio che consente il nesso tra causa ed effetto, tra l’incontro di due palle da biliardo ed il conseguente movimento, perché è Dio che ha creato l’occasione che fa incontrare le due palle da biliardo. Anche se riprende la prova ontologica dell’esistenza di Dio da Cartesio, Malebranche ha spostato il baricentro della speculazione dalla metodologia scientifica ad un sistema decisamente geocentrico, sorretto da forti basi metafisiche. Il pensiero di Malebranche ha indiscutibilmente favorito la costruzione dei grandi sistemi di metafisica razionalistica di Spinoza e Leibniz.