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Informazione del Circolo Creo - Azienda Ospedaliera di Pordenone Via Montereale, 24 - Dicembre 2015 - Autorizzazione del Reg. Trib. di PN n. 283 del 2.3.88 Redazione: Circolo Creo Pordenone - Dir. Responsabile: Alberto Rossi - Comitato di Redazione: Umberto Moras, L. Martin, N. Catellani, Giovanni Galofaro, Mario Bortoluzzi, Loredana Mucignat, Mara Cordazzo. Sped. Abb. Post. Gr. IV - Pubbl. inf. 70% - Realizzazione: Studio 7 srl Fiume Veneto (Pn) - Stampa: Tipografia Sartor Srl Pordenone Carissimi amici, la vita di ogni giorno ci pone di fronte a fatti e situazioni molto preoccupanti e difficili. Una crisi che anco- ra non molla, il terrorismo che fa paura a tutti e ora anche il pericolo ecologico che mette a repentaglio l’esistenza di tutto il pianeta. Sicuramente questo non è un bel inizio per proporre tutte le nostre attività effettuate nel 2015, per fortuna che il nostro programma è stato brillantemente realizzato e tantissimi soci e simpatizzanti hanno potuto partecipare e realizzare le indo- vinate uscite. Tutte le nostre manifestazioni hanno rag- giunto sempre il top e questo ci gratifica e ci da la spinta per continuare. Devo veramente ringraziare il Consiglio Direttivo che con lo spirito dell’impegno, con l’entusiasmo e collaborazione riesce a portare a compimento i programmi con ottimi risultati. Cari amici nell’interno di questo giornalino troverete foto ed articoli dei nostri bravi corrispondenti che faranno rivivere si- curamente dei bei ricordi. Pensando di fare cosa gradita il Consiglio ha pensato di rega- lare a tutti soci un CALENDARIO con penna, tutto questo insieme al bollino 2016 lo troverete con il Giornalino CREO. Concludo augurando con tutto il cuore a tutti i soci e sim- patizzanti, alle loro famiglie, agli Operatori del Comparto della Sanità un lieto Natale e un sereno anno nuovo. Umberto Moras IL CREO... C’È ! ! ! www.creopordenone.it e-mail: [email protected] MUSICA E CANTO NELLA CHIESETTA DELL’OSPEDALE CIVILE DI PORDENONE Anche quest’anno, il Coro “Santa Ma- ria degli Angeli” diretto dal Maestro Carlo Busetto, accompagnato all’orga- no dalla dott.ssa Giuseppina Calianno, si è esibito nella notte di Natale, nella chiesetta dell’Ospedale Civile di Pordenone. Il Coro è stato accompagnato da un “ensemble” costituito da amici e da al- lievi della scuola di musica “Salvador Gandino”. Il Vescovo Mons. Giuseppe Pellegrini che ha celebrato la S.Messa, accom- pagnato dal Cappellano dell’Ospedale Don Bernardino Del Col e da Don Terziano, ha avuto parole di elogio ver- so i cantori e soprattutto nei confronti dei giovani musicisti. N.C.

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Informazione del Circolo Creo - Azienda Ospedaliera di Pordenone Via Montereale, 24 - Dicembre 2015 - Autorizzazione del Reg. Trib. di PN n. 283 del 2.3.88Redazione: Circolo Creo Pordenone - Dir. Responsabile: Alberto Rossi - Comitato di Redazione: Umberto Moras, L. Martin, N. Catellani, Giovanni Galofaro, Mario Bortoluzzi, Loredana Mucignat, Mara Cordazzo. Sped. Abb. Post. Gr. IV - Pubbl. inf. 70% - Realizzazione: Studio 7 srl Fiume Veneto (Pn) - Stampa: Tipografia Sartor Srl Pordenone

Carissimi amici, la vita di ogni giorno ci pone di fronte a fatti e situazioni molto preoccupanti e difficili. Una crisi che anco-ra non molla, il terrorismo che fa paura a tutti e ora anche il pericolo ecologico che mette a repentaglio l’esistenza di tutto il pianeta.Sicuramente questo non è un bel inizio per proporre tutte le nostre attività effettuate nel 2015, per fortuna che il nostro programma è stato brillantemente realizzato e tantissimi soci e simpatizzanti hanno potuto partecipare e realizzare le indo-vinate uscite. Tutte le nostre manifestazioni hanno rag-giunto sempre il top e questo ci gratifica e ci da la spinta per continuare.Devo veramente ringraziare il Consiglio Direttivo che con lo spirito dell’impegno, con

l’entusiasmo e collaborazione riesce a portare a compimento i programmi con ottimi risultati.Cari amici nell’interno di questo giornalino troverete foto ed articoli dei nostri bravi corrispondenti che faranno rivivere si-curamente dei bei ricordi.Pensando di fare cosa gradita il Consiglio ha pensato di rega-lare a tutti soci un CALENDARIO con penna, tutto questo insieme al bollino 2016 lo troverete con il Giornalino CREO.Concludo augurando con tutto il cuore a tutti i soci e sim-

patizzanti, alle loro famiglie, agli Operatori del Comparto della Sanità un lieto Natale e un sereno anno nuovo.

Umberto Moras

IL CREO... C’È ! ! !

www.creopordenone.it • e-mail: [email protected]

MUSICA E CANTO NELLA CHIESETTA DELL’OSPEDALE CIVILE DI PORDENONE

Anche quest’anno, il Coro “Santa Ma-ria degli Angeli” diretto dal Maestro Carlo Busetto, accompagnato all’orga-no dalla dott.ssa Giuseppina Calianno, si è esibito nella nottedi Natale, nella chiesetta dell’Ospedale Civile di Pordenone.Il Coro è stato accompagnato da un “ensemble” costituito da amici e da al-lievi della scuola di musica “Salvador Gandino”.Il Vescovo Mons. Giuseppe Pellegrini che ha celebrato la S.Messa, accom-pagnato dal Cappellano dell’Ospedale Don Bernardino Del Col e da Don Terziano, ha avuto parole di elogio ver-so i cantori e soprattutto nei confronti dei giovani musicisti.

N.C.

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Come ogni anno, alla fine di ottobre, i tre moschettieri Umberto, Pietro e Gigi co-raggiosamente supportati dal “conta schei” Gigi Scalera, scendono in pista per l’an-cora insostituibile momento di incontro dei pensionati ospedalieri e della sanità nel suo complesso: il pranzo dei pensionati.Cibo buono, buona compagnia, bella gen-te, barzellette sempre pronte e nuove, pre-mi, baci ed abbracci questo il clima della giornata.Tante ciacole: come statu? E i to nevadi? Dove setu andà sto anno, gatu fat un via geto? E giù a raccontarsi e condividere tutti i momenti passati sia belli che tristi Dopodichò si passa alle considerazioni più sociologiche ovvero perplessità, dubbi, de-lusioni ma anche speranze per il “nostro ospedale” e per la situazione sanitaria por-denonese.Eravamo in tanti con tanti amici e simpa-tizzanti. Abbiamo rivisto con entusiasmo Bruna e LiDi, Finardi, Franco, poi Ma-rianna (la colonna portante della cardio-logia del Dr. Zanuttini), Luigina, la nostra amica del Guardaroba, ma mi fermo qui

per non correre il rischio di dimenticare qualcuno. Ci corre l’obbligo di sottolinea-re però che i protagonisti ovvero i pensio-nati della sanità presenti sono in continua diminuzione – certamente per Volontà Superiore data l’età – ma forse anche pèr il clima che serpeggia nei corridoi dell’a-zienda e che fa scappare lontano da tutti non appena si può, da non sottovalutare poi, il desiderio di non essere riconosciuti

come “pensionati” e/o “quiescenti”. È una considerazione amara, ma crediamo reale.Allora grazie e ancora grazie ai nostri mo-schettieri e ai loro aiutanti, per le fatiche che anno dopo anno fanno, per tenere vivo lo spirito “sociale” del Circolo Ricrea-tivo e per alimentare un clima positivo tra dipendenti ed ex.

Loredana Mucignat

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SOTTO L’ALBERO, IL NUOVO OSPEDALE DI PORDENONEIn un futuro ormai prossimo, finalmente potremo vedere realizzarsi un sogno atteso da tanto tempo.

L’orologio della sanità non si ferma mai. Ogni anno, nuovi scenari si alternano a quelli passati, come una ruota che non smette mai di girare. Il 2015 è ormai finito, ma questo è stato l’anno di un cambiamento importante: il nostro ospedale non ha più l’autonomia di un tempo, ma è parte di una nuova azienda che comprende sia le attività sanitarie che quelle socio-assistenziali. Tutto questo è un bene, o è l’anticamera di un arretramento? Ai posteri l’ardua sentenza. Tuttavia ai timori di un futuro in-certo, si accompagnano alcuni elementi oggettivi che ci indu-cono a qualche prudente ottimismo.In primis va ricordata la realizzazione del nuovo Ospedale. Ogni anno, nel nostro giornale, abbiamo seguito passo dopo passo l’evolversi di questa intricata vicenda. A momenti di fi-duciosa speranza, si sono alternati momenti di pessimistica sfi-ducia, tuttavia, in questo momento possiamo dire che il nuovo ospedale si farà. Affermare un fatto così importante non è per nulla scontato. Ci sono stati, specie negli ultimi due anni, al-cuni passaggi fondamentali che ci consentono ora di guardare al futuro con una certa serenità. Innanzitutto sappiamo qual è il sito su cui sorgerà il nuovo edificio. La scelta del luogo, come ricordiamo, è stata oggetto di dibattiti infiniti, ma alla fine l’hanno spuntata coloro che sostenevano l’opportunità di realizzare l’ospedale nell’attuale sito. Come in tutte le scelte, ci sono i pro e i contro, ma secondo noi, e lo abbiamo sempre sostenuto, più che il dove è importante il come vogliamo rea-lizzare il nuovo ospedale, quale missione affidargli, che ruolo riconoscergli. Ospedale di città o ospedale di provincia? Ospe-

dale con funzioni di alta complessità, o presidio con modeste, se non residuali specializzazioni?L’aspettativa e, in qualche modo, anche la fiducia, ci portano a sperare nell’opzione più favorevole e siamo certi che così sarà. Ma perché un disegno così importante si possa realizzare, ser-ve anche una maggiore partecipazione dei cittadini. Sembra quasi un’affermazione retorica, in verità però abbiamo assistito in questi anni a una sorta di indifferenza generale circa le sorti del nostro ospedale, come se un contenitore così importante di accoglienza e solidarietà, ma anche di cultura e di esperienza sanitaria, fosse estraneo alla città, nonostante esso appartenga alla nostra quotidianità e costituisca un riferimento insostitui-bile per la nostra sicurezza e per la nostra salute.L’altro punto importante è che la fase della progettazione è ormai giunta ad un punto molto avanzato. Gli uffici tecnici in-caricati del progetto hanno completato anche la fase definitiva dello stesso e dunque, il 2016 sarà l’anno in cui si predispor-ranno gli atti per la progettazione esecutiva e l’appalto delle opere. Le previsioni più ottimistiche parlano di almeno 4/5 anni per la realizzazione delle opere murarie. Ma al di là dei tempi, ai pordenonesi sta a cuore che in un futuro prossimo, un nuovo edificio possa accogliere le persone bisognose di cura in ambienti accoglienti e umani.Godiamoci intanto il Natale e aspettiamo fiduciosi di trovare un giorno sotto l’albero un dono davvero importante per tutti noi. Buon Natale al nuovo ospedale di Pordenone!

La Redazione

I primi soci simpatizzanti del Circolo CREO, Antonio, Antonietta, Lina e Anselmo

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Questo 2015 sta per concludersi e io potrei iniziare questa ri-flessione sulla palestra Creo raccontando vi che quest’anno ho provato un ragionevole timore che la nostra avventura potesse ve-ramente concludersi. In fondo una certa malinconia, un giorno di giugno, l’avevo provata.Quando avevo visto il Paglione G trasformarsi in un mucchio di macerie, un brivido mi era corso lungo la schiena e avevo tirato la conclusione che, forse, non ce l’avremmo fatta. Del resto ave-vo già registrato un video ricordo, per fissare i bei momenti, ma a nulla era valso girare e rigirare nelle varie locations adiacenti all’Ospedale.Picche, mi avevano dato tutti picche, e all’interno le possibilità sembravano mute e sorde ai miei appelli. Per la prima volta mi sentivo senza assi nella manica.Cosa ne sarebbe stato della nostra bella iniziativa? E di voi, di noi, del nostro sano ritrovarsi per farci del bene, per stare bene? Che fine avrebbero fatto quei momenti preziosi?Era veramente l’epilogo del Creo Palestra, facevamo veramente già parte del passato?

Allora avevo guardato negli occhi il grup-po, fiducioso, speranzoso e convinto, soprattutto convinto. E convinta avevo dovuto tornare ad essere anch’io, colpa di quello sguardo che non permetteva defail-lance. E allora che mi era venuto un lam-po, l’ex Convitto delle suore, lì potevamo chiedere! Così ero andata e riandata, più volte, insieme a Umberto, e anche alla Dottoressa Santarossa, venuti apposta a darmi sostegno. Suor Clara mi aveva con-fessato che aveva sperato che cambiassi idea, ma poi mi aveva “riconfessato” che era felice che non l’avessi cambiata, e alla fine aveva ceduto volentieri. E così ci sia-mo trasferiti in quel posto meraviglioso che è l’Istituto delle Suore Elisabettine.Inaspettato e magico, curato e luminoso, con quel verde, immerso in un’armonia che credo abbia molto a che fare con la spiritualità che inevitabilmente tramanda, confer-mata dal fatto che chiunque ci mette piede mi dice di sentirsi da Dio (e non è un gioco di parole!). E così la gioia di aver ritrovato una “nuova casa” ha caricato a mille l’entusiasmo.Sempre in virtù di quello sguardo fiducioso e convinto, (di cui

parlavo prima), mi è venuta voglia di rilanciare alla grande, di cambiare tutto, di girare letteralmente pagina, di riniziare da zero.E così, posto nuovo, corsi nuovi, insegnanti nuovi!L’incontro con Paola, Debora e Denis ha segnato uno spartiacque senza precedenti nella storia del Creo Palestra.E la continuità dello Yoga di Sanjay si è riconfermata una vera ga-ranzia. Se potevo sognare il meglio non potevo certo immaginare che si sarebbe avverato così in fretta!I quattro insegnanti trascinano con entusiasmo ed energia il grup-po che sembra incantato come da un pifferaio magico. E i risultati sono sorprendenti grazie ad una tecnica precisa e minuziosa dove nulla è lasciato al caso. Bravi, veramente bravi, una vera forza!E bravi i nostri partecipanti, che sono il nostro grande orgoglio, dimostrando di sapersi mettere in gioco, di accettare la fatica, di crederci impegnandosi tanto, fino in fondo, ad ogni lezione. Non nego che a guardarli mi brillano gli occhi perchè sono convinta che otterranno grandi risultati, che già si iniziano a vedere.Alla fine abbiamo coronato il tutto con attrezzi e tappetini nuovi e con il primo Natale condiviso insieme alle nostre care suore. Ma

nuovi conigli usciranno presto dal cappel-lo! È infatti agli albori un progetto pensato per avviare dei corsi appositamente studiati per permettere ai turnisti (infermieri e tec-nici) di praticare l’attività sportiva preferi-ta in entrata e in uscita dal turno di lavoro. Un’idea moderna e innovativa, che abbina il lavoro al benessere, grazie alla continui-tà, all’interno dell’azienda, senza sprechi di tempo. Adesso possiamo proprio dirlo, il Creo Palestra sembrava “defunto”, “eppur si muove”! E si muove benissimo, a quanto pare sta in ottima salute! Ed è proprio que-sto il mio augurio di fine Anno, per questo 2016, che è alle porte. L’augurio di stare bene, grazie al movimento.L’augurio di stare meglio, di sentirvi sem-pre meglio, di ottenere il meglio. Di mi-

gliorare la percezione, stando bene con voi stessi, con gli altri, con noi.Stando bene tutti insieme, che è la vera cosa che conta, nella vita.È un augurio grande e sincero, di benessere, di salute e di prospe-rità. Con affetto, buon 2016!

Mara Cordazzo

CREO PALESTRA - “EPPUR SI MUOVE”CASTAGNATA8 Novembre 2015

Quest’anno la castagnata e la S. Messa per tutti i defunti e specialmente tanti dei nostri amici ospedalieri, anche gio-vani, che ci hanno lasciato, si è svolta nella Parrocchia dei Cappuccini e nel vicino Oratorio perchè in concomitanza, la Parrocchia del Sacro Cuore (dove di solito si svolgeva),

aveva la Festa del Ringra-ziamento. Comunque tutto si è svolto bene con castagne, bagigi, vino, bibite e tanti amici che si sono ritrovati a ricordare i tempi tra-scorsi in Ospedale.Ringraziamo Don Ber-nardino, veterano dei nostri incontri, dove purtroppo ha elencato i 17 ospedalieri morti

quest’anno, ogni anno il cerchio della nostra categoria si va sempre più restringendo. Un Grazie anche ai bravi cucuci-nieri di castagne e a tutti gli organizzatori.

U.M.

La compassione

Quante volte tu, o Gesù, percorrendo le strade della Palestinati sei lasciatoafferrare dalla compassione:davanti alle folle affamate,alla gente che ti seguivadesiderosa di una parola autentica, ai lebbrosi cacciatidalla famiglia e dalla città,ai malati di ogni genereche stendevano la mano ai passanti e da te invocavano la guarigione.

Quante volte hai sentito pietàper ciechi che brancolavano nel buio, per i paraliticiinchiodati alloro lettuccio,per gli indemoniatiprigionieri di forze oscure,per i sordomuti condannati all’isolamento,per i peccatorisegnati a dito e tenuti lontano.

La compassione, tu lo sai,non è un sentimento comodo e neppure superficiale.Mobilita il cuore,desta l’intelligenza,mette al lavoro le mani,spinge a condividereciò che è troppo pesanteper le spalle di una sola creatura.

Don Bernardino

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Avevo letto delle piste di fondo in Val Venosta (Bolzano) su Sci Fon-do e così nell’estate 2014 io, Mario, Flavia e Mariangela ci siamo recati a Burgusio, vicino a Malles Venosta, dove abbiamo visitato i tre stelle più grandi, idonei ad ospitare il nostro gruppo di 50-60 persone. Rientrati a Pordenone e chiesti i preventivi, abbiamo scelto l’Hotel Maraias all’ottimo prezzo per la mezza pensione di € 48,00 al giorno (inarrivabili comunque i 36 Euro “estorti” i primi anni da Flavio al Germania a Dobbiaco). Aperte le adesioni ad ottobre, ne sono arrivate 55 da fondisti, discesisti, sci alpinisti, escursionisti, potendo la Val Venosta soddisfare ogni esigenza. Qualcuno dice che il clima non è cambiato. Sarà, ma anche l’anno scorso gennaio senza neve. In Val Venosta però le piste di fondo sono in alto, sopra i 1.500 mt. e così siamo riusciti sempre a sciare su piste diverse, mentre dalle nostre parti ci si dava allo ski roll. Il primo giorno, in Vallelunga, il tempo era coperto, neve leggera, si intravvedeva il massiccio della Palla Bianca, che domina la valle. La pista di 15 chilometri parte dai masi di Melago a 1.912 metri, arriva alla malga e ridiscende a lungo nel bosco. La risalita poi, data anche l’altitudine, non è uno scherzo. Il giorno dopo siamo a Slingia, a 1.726 mt. Con un bel gelo, dal paesino tirolese abbiamo risalito la parte alta della valle con sosta alla malga. Tutta discesa poi sino alla partenza, dove, in perfetto stile CREO, a pranzo abbiamo abbondantemente recuperato le calorie e i liquidi persi. Sulla via del ritorno, non potevamo farci mancare la visita guidata a Glorenza, uno dei borghi più belli d’Italia, cinta da mura medievali. Il giorno dopo abbiamo sconfinato in Svizzera, in Val Monastero. Messi gli sci a Valchava siamo arrivati a Tscheerv, paese del mitico campione di fondo Dario Cologna. In pausa pran-zo, degusto degli squisiti pinzoccheri, che, a causa dello svantaggioso

cambio col franco, pago con una radler ben 24 euro (forse, Mario, è meglio rinviare il ritorno a Saint Moritz!). Al ritorno visitiamo con un’ottima guida e un bel gelo il monastero di Mustair, patrimonio dell’Unesco, con pitture carolingie dell’800. Al rientro in albergo una doccia bollente ripristina la temperatura corporea. Diversi fru-iscono del centro benessere, sempre presenti nei tre stelle dell’Alto Adige. Alle 19 si va a cena, dove, dopo un eccellente buffet di verdu-re, gli affabili ed efficienti camerieri ci servono ottimi piatti. Il giorno dopo, consumata la consueta abbondante colazione, ci dirigiamo in Val Martello, dove, costretti dalla carenza di neve a rinunciare alla partenza all’inizio della pista, sciamo nella parte alta, sede di compe-tizioni internazionali di biathlon. Qui un simpatico maestro inizia agli sci stretti lo statuario Umberto. La quinta sciata si fa a Solda, sotto il Massiccio dell’Ortles (3.905 mt), che ci accoglie con un bel – 15 C. Per fortuna, dopo un po’ compare il sole, che, con l’attività fisica, allontana il freddo. L’ultima sciata è al lago Resia, quello col campanile che emerge dall’acqua (d’inverno dal ghiaccio), partendo da Nauders in Austria. Un bel percorso escursionistico che ci porta sul lago, dove, grazie al vento non proprio caldo, si pratica il kitesurf su ghiaccio (sci con parapendio). Questa è stata la settimana bianca di noi fondisti. Gli escursionisti e i discesisti riferivano a cena di sug-gestivi percorsi e piste. Sabato, ultimo giorno, è dedicato al viaggio, data la distanza (circa 4.30 da casa). Salutiamo l’Alta Venosta con la consueta dolce malinconia di chi deve lasciare la natura incontami-nata, le sciate, l’ottima compagnia. Siamo certi però che torneremo in questo comprensorio ameno e tranquillo, anche perché quassù, oltre i 1.500 metri, la neve non manca.

Alberto Fontana

SETTIMANA BIANCA IN VAL VENOSTA

Un altro anno è passato ed il 2016 già ci aspetta con un program-ma di nuove escursioni. Ma è pur sempre bello soffermarci, per un momento, a ripensare alle tante belle gite già fatte ed appena concluse. È bello ricordare che la montagna è sempre un’espe-rienza che ci arricchisce e che ci aiuta a conoscere meglio il nostro territorio. Anche quest’anno il filo rosso che ha unito il program-ma CREO è stato il ricordo della prima guerra mondiale. Con alcune gite infatti, il Monte Chiesa e il Monte Grappa ad esem-pio, abbiamo visitato i luoghi della guerra ed abbiamo percorso le innumerevoli trincee e camminamenti che segnano le nostre montagne. Per me è stato molto interessante vedere questi luoghi con l’accompagnamento delle guide, peraltro giovani, simpati-che e soprattutto preparatissime sul loro argomento. Ci hanno raccontato come era la vita dei dei soldati e come si svolgevano le battaglie. Così ogni buca ed ogni reticolato acquistavano un

significato ben preciso che altrimenti l’occhio distratto non avreb-be forse mai riconosciuto. Ma a parte questo profilo storico, pur importante, devo dire che le nostre gite sono sempre belle e che il Gruppo CREO Escursionismo Alpino partecipa numeroso e pie-no di entusiasmo. Inoltre il brindisi di fine gita con il ricco buffet contribuisce, e non poco, a farci sentire uniti e lieti. Per questo mi sento di ringraziare Alberto e Mario per il loro prezioso lavoro di organizzazione, e naturalmente tutti i capigita che hanno collabo-rato per realizzare il programma di escursionismo alpino.Arrivederci quindi a presto e buon 2016 a tutti.

Mariangela Ruviero

CREO Montagna 2015Poteva il CREO mancare di organizzare la visita all’EXPO?Certo che no, infatti, a settembre eccoci pronti per l’avventura! Con la regia di Umberto e Clara, come sempre è stato organizzato un bel pullman di persone, che con spirito curioso e positivo viaggiano insieme. L’aspettativa per Expo Milano 2015 è quella di fare un giro del mondo avvincente e colmo di sorprese. Ogni Padiglione è un itinerario nelle tradizioni, nella cultura, nei profumi e nei colori di un popolo. All’interno dell’esposizione, i Paesi hanno progettato attrazioni, spettacoli, architettura, design, sapori, natura e scienza che si fondono in un unico spazio: un’esperienza elettrizzante che lascia a bocca aperta. Expo Milano 2015 è l’Esposizione Universale che l’Italia ha ospitato dal primo maggio al 31 ottobre 2015, il più grande evento mai re-alizzato sull’alimentazione e la nutrizione. Per sei mesi Milano è di-ventata una vetrina mondiale in cui i Paesi hanno mostrato il meglio delle proprie tecnologie per rispondere concretamente a un’esigenza vitale: riuscire a garantire cibo sano, sicuro e sufficiente per tutti i popoli, nel rispetto del Pianeta e dei suoi equilibri. Perciò ciascuno può cogliere l’occasione per curiosare, sperimentare, vedere, capi-re, assaggiare, confrontare, stupirsi…. la prima volta che si arriva a Expo è normale provare una sensazione di stordimento: il posto è davvero enorme, i padiglioni e le cose da vedere sono potenzial-mente tantissime, visitarle tutte in uno – due giorni è impossibile. E quindi ci si chiede: da dove cominciare?

Noi abbiamo scelto di girare liberamente disperdendoci tra la folla, gli stand e i punti di ristoro; dandoci appuntamento alla sera, per ammirare lo spettacolo dell’Albero della Vita, quasi un lasciapassare per terminare la giornata e andare in albergo per riposare.Partiamo quindi dal Padiglione Zero che presenta un racconto che parte dalla memo-ria dell’Umanità, attraverso i suoi simboli e le sue mitologie, visita le varie fasi dell’evo-luzione, il rapporto con la Natura e con il mondo animale e vegetale, fino all’inven-zione degli strumenti della lavorazione e della conservazione; per giungere alle forti contraddizioni dell’alimentazione contem-poranea. Un cammino emozionale che è universale, ma è anche storia individuale. Visitarlo, è stato cogliere il significato pro-fondo: conoscere, condividere, emozionarsi.Dopo questo inizio, abbiamo visitato vari padiglioni, regolandoci in base alla curiosi-

tà, ma anche alle file per cercare di sfruttare il tempo nel modo più efficace. L’Albero della Vita, alto 37 metri è una grande struttura intrecciata in legno e acciaio, si erge al centro di Lake Arena, spec-chio d’acqua su cui si affacciano ampie gradinate, il maggiore spazio open air dell’area. L’opera, è situata al termine del Cardo, uno dei due assi principali di Expo, una delle principali vie d’accesso al sito. L’Albero è di fronte a Palazzo Italia, luogo di rappresentanza dello Stato e del governo italiano. È una grandiosa costruzione a metà tra monumento, scultura, installazione, edificio, opera d’arte che oltre al Rinascimento rimanda a simbologie più complesse e comuni a numerose culture. Ad animarlo sono una serie di effetti speciali rea-lizzati con le più avanzate tecnologie di spettacolo. Ammirare la performance con il buio della sera, quando finalmente si pregusta il riposo, dopo una giornata intensissima, dove il tempo è volato, permette di tornare un po’ bambini. Sogni e fantasia si fondono nei colori e nella musica, nei fuochi d’artificio e nelle varia-zioni di intensità delle fontane danzanti, nelle teste degli spettatori che compongono una distesa di puntini curiosi con il naso all’insù.Finisce la prima giornata, poi finisce la seconda: ciao Expo!Bellissima avventura, bellissima opportunità per chi ha avuto la fortuna di esserci, un’altra esperienza positiva e stimolante che il CREO con la sua rodata organizzazione ci ha permesso di vivere.

Elena Busato

Ortigara Latemar

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Come è ormai consuetudine ci troviamo al mattino in via Montereale e da Porde-none iniziamo il viaggio verso Trieste. Le condizioni meteo non promettono nulla di buono, ma fidiamo nella fortuna che molto spesso ci ha assistito. Il tempo del trasferimento trascorre rapidamente, an-che perché il Sig Battel ci intrattiene for-nendoci alcune notizie sui luoghi che an-dremo a visitare.La prima tappa viene fatta a S.Giovanni di Duino presso le bocche del Timavo. È un fiume che nasce in Slovenia e scorre sotterraneo per oltre 40 Km per riemer-gere nei pressi del paese in una zona im-mersa nel verde. Il sig Battel ci informa che quest’area è stata un luogo di culto fin dall’antichità. I romani vi costruiro-no un tempio sul quale poi venne eretta una chiesa paleocristiana della quale oggi rimane solo parte del pavimento musivo (che non è stato possibile vedere) inglo-bato nella chiesa di S.Giovanni in Tuba costruita successivamente.Ci avviamo quindi per Duino e dopo una rapida occhiata all’esterno del ca-stello omonimo raggiungiamo l’imbocco del sentiero Rilke. Il percorso si dimostra splendido per i panorami che si aprono tra le rocce a picco sul mare, rocce calcaree modellate dalle intemperie. La vegetazio-ne è tipica della macchia mediterranea caratterizzata qui anche da cespugli di sommaco selvatico, che in autunno spic-cano per la loro colorazione sanguigna. Per raggiungere il pullman attraversiamo

GITA A TRIESTE 23 Maggio 2015

gale, cena parigina. Luogo simbolo della geografia politica parigina la vicina piazza della Bastiglia, è la meta nel dopocena di una breve passeggiata. La distruzione del-la Bastiglia, cupa prigione simbolo dell’as-solutismo regio, segnò l’origine della Rivoluzione francese. Nella piazza molti bar eleganti e luminosi con vista sull’im-ponente colonna centrale, e sul prospetto dell’Opera National de Paris Bastille. Una visita ideale di Parigi non può non cominciare dal “Punto Zero” nel sagrato antistante l’ingresso della Basilica di Notre Dame, nell’ile de la Cité. Questa cattedra-le gotica è il centro simbolico della città. I tre portali della cattedrale sono sormon-tati da una Galleria, con 28 statue dei re d’Israele e del regno di Giuda, e dal gran-de Rosone della Vergine e sono affiancati da due imponenti torri campanarie. Nei doccioni della galleria più alta, a guardia del tempio sono apollaiati piccoli demo-ni minacciosi, i gargouilles, forse simboli delle ossessioni umane. Fu il vescovo di Parigi Maurice de Sully a ideare nel 1160 la costruzione della cattedrale, mentre il suo re partiva per la Crociata. L’isoletta della Senna su cui sorge la Cattedrale, è la “Lutetia Parisorum”, conquistata dai Ro-mani nel 52 AC. Nell’ile de la Citè, all’in-terno del Palazzo di Giustizia, vecchia re-sidenza reale, alcuni fortunati del nostro gruppo, dopo un “petit probleme” con i custodi, hanno potuto ammirare un au-tentico gioiello dell’architettura gotica, la

Sainte-Chapelle, con alte vetrate policro-me: un capolavoro di leggerezza architet-tonica. Altri hanno preferito consumare il pranzo tra le viuzze affollate dell’adiacente Quartiere latino. Un breve percorso at-torno alla Conciergerie ci riporta sulle rive della Senna. La Senna è, per così dire, la strada navigabile di Parigi; maestoso e len-to, il fiume, scorre per 12 chilometri diri-gendosi verso Le Havre. Lunedì 20 aprile nel pomeriggio si svolge la nostra piace-vole gita sul Bateaux mouche. Il battello scivola lento nel cuore di Parigi, sotto i ponti, tra la riva droite e gauche. Sulle rive la gente passeggia o prende il sole, i bam-bini giocano, i pescatori meditano o fu-mano, gli innamorati, si scambiano pro-messe eterne. Le opere architettoniche, i monumenti, le piazze scorrono lungo le rive; dalla prospettiva fluviale appare ma-gnifica la torre Eiffel, maestosa signora di ferro con la sua guglia vertiginosa. Altra meraviglia, quasi fluviale, di Parigi è co-stituita dall’avenue des Champs Elyseès, viale largo e maestoso, alberato, che uni-sce Place de la Concorde a Place Charles de Gaulle dove si trova l’Arco di Trionfo voluto da Napoleone per celebrare le sue vittorie. Una via alla moda con marciapie-di molto ampi, ristoranti, teatri, caffè, il famoso Lido, negozi di lusso, l’emporio di Cartier. Punto di intersezione di 12 strade la piazza Charles de Gaulle con l’Arco di Trionfo costituisce il simbolo della grandeur francese: è qui ci dice Italo, che

Non possiamo non ricordare per prima cosa i tragici avvenimenti del 13 novem-bre 2015 che hanno insanguinato le stra-de di questa città. Tante vite di persone innocenti sono state falciate dai vaneg-giamenti di una ideologia terroristica che ha dichiarato guerra ai valori della nostra civiltà: libertà individuale, diritti umani, razionalità e tolleranza. Stupendo viaggio nella Ville Lumiere, or-ganizzato dal CREO, con il favore di cam-pi anticiclonici che hanno mantenuto bel tempo e caldo quasi estivo. Tutti in cerca dei piaceri (leciti!) che può offrire questa metropoli dalla monumentale bellezza, in cui, giardini, ponti, piazze, monumenti, saturi di passato hanno una storia da rac-contare. Nel nostro taccuino: le cattedrali di pietra e le cattedrali dipinte, le anse pla-cide della Senna e la torre di ferro svettan-te sulla capitale francese. La nostra guida non poteva non chiamarsi Italo (nato in Francia da famiglia tascana!); persona col-ta, divertente, finemente ironica. La no-stra prima tappa scopre l’ennesima novità della città: la Fondazione Louis Vuitton all’interno del jardin d’acclimatation del Bois de Boulogne: il futuristico edificio, nuvola di vetro o veliero che sia, ha strut-tura evanescente: vetro trasparente, accia-io, acqua che scorre a piccole onde. È sede di 11 gallerie d’arte moderna. La foresta che l’accoglie (Bois de Boulogne) era a suo tempo luogo di caccia dei re Capetingi. Attraversiamo in pullman il distretto della Defense, il quartiere d’affari avveniristico più grande d’Europa: una selva di gratta-cieli, edifici imponenti, in netto contra-sto con le architetture storiche del centro parigino. Al centro l’Arco della Défense un cubo con lati di 110 metri, rivestito di marmo di Carrara e vetro. Seconda breve fermata al Trocadero. La città, dice Italo, è stata colpita al cuore dal terrori-smo islamico con la strage della redazione del Clarlie Hebdo e non è raro vedere la polizia per le strade con i mitra spianati. Non ha nascosto la situazione di criticità di alcuni quartieri della banlieu parigina, come il quartiere di Saint Denis, in cui dominano precarietà sociale ed insicurez-za legati a disoccupazione e segregazione sociale. Dopo una breve tappa all’hotel des Invalides, ci dirigiamo all’Hotel Ibis, dove consumiamo la nostra prima, fru-

VIAGGIO CREO A PARIGI19-22 Aprile 2015

il Villaggio del Pescatore dove in una cava nei pressi sono stati rinvenuti i resti di un dinosauro. Saliti sul pullman proseguia-mo per Trieste.Ci incamminiamo fiancheggiando il Ca-nal Grande ed arriviamo al tempio serbo ortodosso della SS Trinità e di S. Spiridio-ne, caratterizzato da un’alta cupola, dall’e-sterno ricoperto da mosaici e da nove statue Siamo tutti coinvolti e partecipi ad ammirare anche l’interno, riccamente de-corato secondo i canoni bizantini, ornato da tre altari, da pitture ad olio e da una grande lampada d’argento. Ci godiamo un momento di sosta gu-

stando un buon caffè al famoso Caffè de-gli Specchi e gironzolando nei dintorni. Percorriamo poi alcune strade limitrofe per osservare le facciate liberty dei palazzi che vi si affacciano. Intanto è arrivata l’ora del pranzo e ci avviamo verso un’ “osmi-za”, locale caratteristico del Carso trie-stino, a gustare i piatti tipici della zona. Come sempre la fama di Clara nello sce-gliere i luoghi di ristoro viene ancora una volta confermata, per cui ne usciamo tutti soddisfatti e ben satolli.Rientrati a Trieste proseguiamo con la vi-sita al museo Revoltella, donato alla cit-tà dal colto proprietario appassionato di

arte. Il palazzo che conserva gran parte dell’arredo originario, è ricco di sculture e dipinti anche recenti. Sorprendente è la soluzione, che potremmo definire come un antenato dell’attuale videocitofono, adottata dall’allora proprietario per con-trollare, non visto, l’ingresso dell’abitazio-ne e la zona circostante.Usciti dal museo il sig. Battel ci porta ad ammirare alcuni monumenti nei dintor-ni, tra i quali ricordiamo il monumento a Massimiliano d’Asburgo e quello a Italo Svevo. Proseguiamo con la visita ad alcu-ni luoghi caratteristici che concludono la gita. Raggiungiamo il pullman e rientria-mo a Pordenone soddisfatti e contenti di aver ancora una volta, grazie anche all’ope-ra di Clara e Berto, trascorso una giornata con una simpatica compagnia, ricca di arte storia e, perchè no, di buona cucina.

Del Cont M. Pia e Vittorio

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per le 11 in tempo per una passeggiata nei dintorni. Passiamo davanti al Beaubourg o centro Georges Pompidou, opera del nostro Renzo Piano e di Rogers. Nel quar-tiere delle Halle, ci dirigiamo alla Chiesa di Saint Eustache: una basilica cinque-centesca in stile gotico: una delle più belle chiese di Parigi. Sotto le navate di granito c’è il silenzio, l’altezza e la luce che illu-strano la straordinaria forza del sentimen-to del sacro che ha creato queste meravi-gliose cattedrali. Attraverso il passaggio Vero-Dodat raggiungiamo Palais Royal e attraverso rue de Rivoli giungiamo al Louvre. Il Louvre, fortezza edificata dal re Capetingio Filippo II, fu trasformato, nel tempo, nella residenza reale e dopo la ri-voluzione francese in museo. È qui che ci attendono le emozioni estetiche più for-ti. Capolavori di tutti i tempi e civiltà: la Nike di Tramotracia che si accinge ad un volo alato; la Venere di Milo divina bellez-za senza tempo. “La Vergine delle rocce” di Leonardo, della rara categoria dei ca-polavori assoluti. La Gioconda è assediata ed intimidita da una folla straripante e fo-tografata da mille telefonini: Monna Lisa, constatiamo, se la ride. Una considerazio-ne è d’obbligo: la delicata poesia di queste

de la Galette; la casa di Dalida, cantante italo-francese degli anni ’80. La cena è allietata dalla esibizione coinvolgente, di uno chansonnier al piano bar. Ritorniamo al nostro Hotel facendo un lar-go giro della città; una occasione per vedere la torre Eiffel illuminata da luci scintillanti, come fuochi d’artificio nella notte. Merco-ledì 22 aprile: dopo colazione, nel cuore dell’antico quartiere del Marais, si apre una piazza dall’atmosfera particolare: Place de Vosges. È l’antica place Royal: un quadri-latero perfetto, simmetrico ideato nel 1604 da Enrico IV, circondato da 36 palazzi in pietra bianca e mattoni rossi. Nell’ampio quadrilatero tra le folte chiome dei plata-ni, le fontane, la statua del re a cavallo, i portici con i tipici caffè, i ristoranti, una atmosfera antica che si è conservata intatta nel tempo. Ci aspetta il Museo d’Orsay, realizzato dall’architetto Gae Aulenti che ha restaurato una stazione ferroviaria di-smessa trasformandola in un contenitore di

opere è fagocitata dal turismo di massa: ma il Louvre constatiamo è luogo som-mo dell’arte, di storia e del pensiero del vecchio continente, simbolo della nostra civiltà e della nostra cultura da tutelare e proteggere dalla furia iconoclasta e dai fa-natismi dei nuovi barbari. Nel 1983 Mit-terand propose il rinnovamento dell’edi-ficio museale, con la costruzione di una grande Piramide di vetro ed acciaio, opera dell’architetto Ming Pei che illumina un grande atrio sotterraneo, nuovo ingresso della struttura. I giardini di Parigi costitu-iscono una pausa rilassante, nel cuore del-la città: il gruppo CREO trova refrigerio, dopo gli estenuanti giri in pullman, nel Giardino del Luxembourg: passeggiamo tra viali ombrosi, fontane, prati ed aiuole molto curate; al centro in una grande fon-tana navigano piccole barche a vela teleco-mandate da bambini impegnati e felici. È il giardino voluto assieme al palazzo omo-nimo da Maria dei Medici sposa del re di Francia Enrico IV nel 1612. Sulla sinistra del giardino “La fontana dei Medici”, una lunga vasca piena di pesci circondata da alti alberi. Dopo un lungo giro in pul-lmann sul Lungosenna visitiamo i 28 et-tari dello storico Orto Botanico Jardin de

opere d’arte, degno del contenuto. La Gal-leria centrale affollatissima come le stazioni nelle ore di punta, è ampia e luminosa. La pietra calcarea chiara, sfrutta al meglio la luce proveniente dalla volta per illumina-re le sale espositive. Architettura, scultura, pittura si fondono. Immensa la collezione degli impressionisti. Ammiriamo i dipin-ti di Gauguin del periodo polinesiano; i numerosi autoritratti di Van Gogh, spec-chi della sua anima agitata. Consumiamo il nostro pranzo, all’interno del museo guardati timorosamente dai caprioli che si abbeverano al ruscello, nel bosco di una grande tela di Courbet posta di fronte al bar. Nel pomeriggio ci ritagliamo qualche ora da spendere in libertà. Alcuni preferi-scono visitare il tempio parigino della mu-sica e della danza, voluto da Napoleone III, l’Opera Garnier: un insieme di stili e di materiali pregiati: scalinate e ampi saloni, sontuosi lampadari e specchi, mosaici e af-freschi tra cui il dipinto del soffitto, creato da Chagall. Altri invece trovano ristoro alla calura pomeridiana alle Gallerie La Fayet-te storici grandi magazzini che accontenta-no sia gli appassionati di shopping che gli amanti dell’architettura e della buona tavo-la: il punto più bello: la terrazza panorami-ca con vista sulla città e sul vicino teatro. Ritorniamo soddisfatti all’aeroporto Char-les De Gaulle. Alla fine della gita, grati per l’organizzazione del viaggio, tributiamo un convinto applauso a Madame Clarà, raffi-nata ed efficiente come al solito. Ci salutia-mo nel parcheggio vicino all’ospedale dove è in corso la demolizione di alcune palazzi-ne per la costruzione della nuova struttura che verrà. Au revoir Paris. Prima o poi.

Giovanni Galofaro

ogni anno il 14 luglio si svolge la parata militare, alla presenza del Presidente della Repubblica e qui si conclude l’ultima tap-pa del Tour de France. Da qui si ammira la Parigi dei grandi Viali e di amplissime piazze, costruita con razionalità cartesia-na, durante il secondo Impero di Napo-leone III, dal suo prefetto Haussmann. Le stradine medioevali lasciarono il posto ai grandi boulevards. La gente CREO è arri-vata in questa piazza Domenica 19 aprile. Nella mezz’ora di sosta a disposizione, ab-biamo gustato la vera deliziosa grandeur francese: 250 grammi e 65 centimetri di baguette, con formaggio e foglie di insa-lata. All’altro estremo dell’avenue Campi Elisi è situata l’enorme e splendida place de la Concorde, costruita dall’architetto di Luigi XV, Gabriel. Questa piazza nono-stante l’attuale pacifico nome, fu luogo di drammatici avvenimenti della storia fran-cese. Divenuta Piazza della Rivoluzione nel 1789 vi furono giustiziati con la ghi-gliottina Luigi XVI e Maria Antonietta, ma anche, per una vendetta della storia, il rivoluzionario Robespierre, a distanza di qualche anno nel 1794. Lunedì 20 è destinato alla visita del Louvre. L’appuntamento programmato è

plante. L’idea di questa meraviglia venne a Jean Héroard, medico di Luigi XIII, nel 1626 per gli studenti di medicina dell’e-poca che nell’orto potevano studiare le piante medicinali. Il parco immenso, cu-rato da un esercito di giardinieri, in questa stagione è spettacolare per le fioriture di magnolie ed Iris. Per la cena sociale del 21 aprile è stato opportunamente scelto il Quartiere di Montmartre. Gli esteti pigri del CREO, a spasso per Parigi co-modamente, per lungo tempo seduti in pullman, si cimentano finalmente nell’im-presa di scalare i 200 gradini della collina di Montmartre, il punto più elevato della città. La Basilica del Sacro Cuore si erge imponente con le sue quattro cupole di bianca pietra calcarea che sovrastano le navate a croce greca. In attesa della cena, abbiamo modo di visitare nel saliscendi delle viuzze, l’atmosfera “vecchia Parigi” di questo quartiere: viuzze ripide, piazzet-te, scalinate. Vediamo dal vivo il Moulin

Pe’ Natale Quest’ anno, caro amico, pe’ Nataleso’ annato a cercà fino ner fonnoquello ch’ è successo a questo Monno,così da fa ‘na spece de Bilancio Generale. Cianno dato giorni de terrore,’n’ aria opaca e sempre più ’nquinata,dei fiji ch’ ormai lavorano a giornataguardanno a quer futuro che ce dicheno mijore. Ma ’ntanto cianno torto li sordi e le parole,quer poco de calore sott’ ar tettoe pure li Presepi dalle scuole … … pe’ nun parlà dei sogni dei bambini.Ma nun ce ponno toje er core dentr’ ar pettoe se nun artro mò semo più vicini! Tanti Auguri ! ! !

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Quando abbiamo appreso che il CREO organizzava un fine settimana nell’alto LazioTuscania ci siamo detti che sarebbe stato bello rivedere dopo molti anni quei posti di cui serbavamo ancora il ricordo.Cosi ci siamo iscritti e il 2 ottobre con il gruppo che si era formato siamo partiti.Prima tappa “Villa Lante” a Bagnaia che ci ha accolto nonostante le previsioni meteo di pioggia con un pallido sole. Il palazzo manteneva intatto tutto il suo fascino; poi Viterbo, città dei papi dove abbiamo pas-seggiato nel quartiere medioevale e nelle sue piazze. Una città ci è sembrato, fuori dal tempo dove la vita scorre senza frettaSeconda giornata: Tuscania, Tarquinia, Caprarola; è stata una bella giornata di sole con il cielo limpido. Il mattinata visi-ta alle basiliche di San Pietro e S.M. Mag-giore, bellissime con le loro luci ed ombre. Poi passeggiata tra le tombe Etrusche di Tarquinia ad ammirare i loro affreschi. E per finire la visita a palazzo Farnese, splen-dida dimora rinascimentale che ci ha salu-tato al tramonto.La giornata si è conclusa con un ottima cena in un ristorante tipico dove certo l’appetito e l’allegria non ci sono mancati.

Terza giornata: visita alla Villa delle meraviglie a Bomarzo per vedere le monu-mentali statue immerse nello splendido parco. Il cielo plumbeo ha reso ancora più affascinante e misteriosa la no-stra passeggiata in questo luogo detto anche il parco dei mostri; ma poi tutto si rischiara e ci ac-coglie con il sole e una bellissima luce il meraviglioso borgo di “Civita di Bagnoregio” con il suo lun-go ponte. Ci siamo persi nella atmosfera del borgo tra le sue stradine per acquisti e poi stanchi tutti ad un ristorante della zona. Mangiata superlativa!!! Siamo stati accompagnati nel nostro tour da Luca, guida preparata sopratutto innamorata del suo territorio.

Un grazie particolare è poi dovuto agli organizzatori per la loro disponibilità e l’impegno profuso nell’organizzazione del viaggio e la scelta dei siti storici e perchè no, anchè alimentari.A tutti un sincero augurio di Buone Feste.

Clementina Pupin

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“SERATA MUSICALE ONOR DEL CARNEVALE”, quella tenutasi il 7 feb-braio presso il Centro polifunzionale di Villanova. Purtroppo, come ci spiega con gli occhi lucidi e la voce roca il Presidente del Creo ed organizzatore della serata Um-berto Moras, sono ormai lontani gli anni ’70-’90 quando per queste occasioni veni-vano affitati locali capaci di ospitare 250-300 persone. “Feste indimenticabili” così

le ricorda oggi il sig. Umberto. E come non dargli ragione. Oggi l’organizzazione di simili eventi deve far i conti con la crisi economica che sta vivendo il nostro paese e con le diverse abitudini delle nuove ge-nerazioni che sono sempre meno atratte da questo tipo di manifestazioni.Nonostante ciò il CREO anche quest’an-no ha accettato la scommessa e a conti fatti l’organizzazione pùo essere più che soddi-

sfatta del risultato ottenuto. È Infatti un altro Umberto Moras quello chw alla fine della serata ha salutato e ringraziato i par-tecipanti, più sereno e rilassato e fiero del proprio lavoro e quello dei suoi collabo-ratori. Tra frittelle e crostoli, immancabili per un carnevale che si rispetti, il pubbli-co e sceso in pista sulle note dei “I Fuori Vena” la rock bend chiamata per l’occasio-ne a far da colonna sonora.“Bend” fatta in casa visto che il gruppo è formato da ben 4 dipendenti dell’AAS5.Sarà proprio per questo sentirsi un pò “in famiglia” sarà perché a carnevale “tutto vale” che dopo i primi momenti di titu-banza sono stati i “meno giovani”a rom-pere il ghiaccio e a trascinare tutti in pista per rendere onore al CARNEVALE 2015.Alla fine tutti contenti, anche coloro che avrebbero fatto due giri di valzer si sono adeguati e scatenati ballando canzoni di artisti quali Tina Turner, Donna Summer e molti altri.Magia della musica? Voglia di divertirsi nonostante tutto? Chissa! Ad Umberto Moras ed al CREO va il nostro più since-ro grazie sperando di ritrovarci ancora con questo spirito il prossimo Carnevale.

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Quante volte ho ammiratoi gesti delicati dell’amore rivolti ad un malato:il fazzoletto umido che deterge la fronte,le poche gocce d’acqua che rinfrescano le labbra, il bicchier d’acquache mitiga l’arsura profonda, la mano che stringela mano dell’infermo per fargli sentirela propria vicinanza, vicinanza fisica,prossimità del cuore...

Quante volte ho colto le piccole delicatezze che rendono meno penosala vita dell’anziano:i gesti che anticipano i suoi desideri,i gesti che gli evitano fatiche dispendiose, i gesti che gli offrono ciò che attende....

Signore Gesù, è a teche sono direttequeste attenzioni:perché sei tu che sei malato, tu che sei anziano,tu che sei bisognoso..

Don Bernardino

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CHIOGGIA“O Venezzia che sei la più bellae tu Chioggia le fai da corona

per dote avrai le porte di Romae per anello le onde del mar”.

Così in una ballata dell’800 si cantava il rapporto tra questi gloriosi ed antichi in-sediamenti della laguna veneta. Chioggia condivide con Venezia la storia e ne ricalca la struttura urbana, con i suoi canali che

attraversano la citta i numerosi ponti e le tantissime calli. Anche per questo vie-ne chiamata la piccola Venezia. Il vecchio abitato si sviluppa lungo il Canal Vena pa-rallelamente al Corso del Popolo, l’arteria principale del centro storico, dove sorgono gli edifici più importanti con oltre mille anni di storia. Proprio da qui ha inizio la nostra giorna-ta: passata l’antica Porta di S.Maria, breve pausa caffe all’inizio del corso, si inzia il tour con gli oratori dei Santi Pietro e Pa-olo e San Martino; bello lo slargo su cui si affaccia il poderoso campanile e la ma-estosa Cattedrale progettata nel 1623 da Baldassare Longhena. La visita continua lungo la Chioggia più umile, ma più vera e pittoresca lungo quel canale Vena sul quale, a pettine, si affacciano oltre 40 calli. Passati oltre la porta-scultura a Prisca, ar-riaviamo al mercato del pesce animato da pescatori e clienti, ricco di pesci, mollu-schi, crostacei disposti con cura e sapienza da sembrare delle tele o tavole imbandi-te. Avanti verso la Torre di Sant’Andrea, con l’interessante orologio e lo splendido

panorama sulla laguna sud: completiamo il corso sino alla piazzetta Vigo dove arri-vano e partono i vaporini per Venezia. La mattinata si conclude con la visita a San Domenico con opere importanti del Car-paccio, Tintoretto, Bassano, un Crocifisso, intenso nella sua espressione e misterioso per la sua provenienza, ed un sacrestano colorito e geloso della sua chiesa. Di corsa verso l’attracco dei pescherecci per il giro in laguna. Attraversiamo il lun-

go ponte che collega Chioggia all’isola di Sottomarina, la bella e atrezzata zona bal-neare dei Chioggia. Ci attendono due imbarcazioni che pratica-no con professionalità l’attività di pescatu-

rismo. La sorpresa sin dall’inizio. ci accoglie un gradevole e stuzzicante aperitivo e poi, divisi in due gruppi, via verso Pellestrina passando per il forte di San Felice ed i can-tieri del Mose. Lungo il tragitto abbiamo modo di ricordare la vocazione marinara e contadina di Chioggia, pesce e verdure, pescatori ed ortolani sono la ricchezza di quest’isola che nel lontano 1379 subì l’inva-sione e la distruzione per opera dei genove-si. Il litorale di Pellestrina si mostra in tutta la sua appartata e originale vita: i murazzi, opere pensate agli inizi del ’700 da padre Coronelli, lunghe oltre 10 km che difendo-no la laguna dalle alte maree e mareggiate, la spiaggia libera, le umili borgate con le loro chiese, i nomi delle famiglie:Vianello, Busetto, Scarpa e Zennaro, comunque ai margini della laguna pulsa il cuore di San-Marco e Venezia. Di nuovo in barca e via in mezzo alla laguna accostati ad un cason si completa la festa: il pranzo rigorosamente con prodotto ittici del posto, un profluvio di cozze, vongole, spiedini, spaghetti, di al-legria e simpatia, bello il tempo, incantevo-le il paesaggio e l’atmosfera. Nel tardo pomeriggio contenti e sereni, come marineri che han fatto buona pesca, approdiamo alla corriera. Passiamo per Sottomarina con le sue spiagge, attraver-siamo il ponte translagunare e, alla bella luce del tramonto, salutiamo in lontanza

Chioggia tra le barene, le velme, ghebbi e canali della laguna come in un malinconi-co quadro del Guardi che abbiamo ammi-rato nel cuore di Venezia.

Angelo Battel

Nel linguaggio dei fiori, il narciso indica autostima e allo stesso modo incapacità di amare. Il poeta e drammaturgo Ovidio, in mitologia narra il mito del giovane Narciso frutto dell’amore tra una ninfa e il dio flu-viale Cefiso. Narciso bellissimo ragazzo con carattere ambiguo, un giorno andando a cac-cia di cervi per il bosco, incontra Eco la ninfa dei boschi che vedendolo s’innamora a pri-ma vista, però Narciso non volle saperne di lei, pur di non vederla, corre per il bosco in direzione di uno specchio d’acqua. Stanco, s’inginocchiò sulla sponda nel gesto di rac-cogliere con le mani un po’ d’acqua per berla e lavarsi il viso. Guardando l’acqua, vide ri-flesso il proprio volto, rimase a contemplarlo e s’innamorò della sua immagine. Cerca più volte di baciare la sua immagine senza riu-scirci e nell’impossibilità di realizzare il suo desiderio d’amore verso se stesso, si trafisse con la spada e morì. Si narra che dove cadde il suo sangue, nacque un fiore che porterà il suo nome. Il narciso è un fiore di origine europea piuttosto comune. Fiorisce da feb-

braio ad aprile, il fiore è dorato, essendo il primo a fiorire, accende i cuori delle persone perché segna l’arrivo della primavera. Il suo profumo è paragonato al profumo del mie-le. Il narciso può essere coltivato su qualsiasi terreno nonostante prediliga i terreni torbo-si. Coltivato in vaso si fa apprezzare sia in appartamento che in giardino. Va annaffiato costantemente e poco durante la fioritura, la concimazione va fatta con fertilizzanti con-tenenti fosforo e potassio in poca quantità. In campagna il narciso cresce spontaneo e i bulbi si moltiplicano spontaneamente. No-nostante sia spontaneo, e considerato una specie a rischio per cause note come i pesti-cidi e per essere mangiato dagli animali al pascolo, e si racconta che potrebbe essere la causa di morte degli stessi per aver ingerito i bulbi. In Italia appartenenti alla famiglia delle AMARYLLIDACEAE ci sono cinque specie di narcisi, tra queste esiste il narciso autunnale che si differenzia dagli altri per-chè cresce in terreni aridi. Gli antichi Egizi e Greci ammiravano molto il narciso, ma allo

stesso modo lo temevano per la sua tossici-tà. Infatti il bulbo contiene NARCISSINA un alcaloide che agisce sul sistema nervoso e può essere letale ingerito anche in dosi mini-me. In industria il narciso viene trasformato per ricavare delle essenze, il fiore essiccato viene utilizzato come sedativo e antispasmo-dico. Alcune specie di narciso vengono uti-lizzate per ricavare la Galantamina, utilizzata come farmaco per disturbi della memoria. Per concludere, sempre dal mito greco del giovane Narciso che sa amare solo se stesso tenendo al difuori il resto del mondo, nasce il termine narcisista. Si collocano con questo termine tutti quelli che possiedono un’idea molto alta di se stessi sentendosi perfetti, perfezionisti ed esperti in tutto, oltretutto incapaci di vedere e aprirsi all’altro. Questo spiega il perché amano circondarsi di sog-getti che non fanno altro che confermare la loro bellezza…, se ciò non accade si sentono offesi e frustrati.

G.M.

IL NARCISO

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FINALMENTE MERANO! FORTAIADA E GARA DI PESCAEra da tempo che si parlava di Merano come tappa possibile per una visita natali-zia ma le scelte di questi ultimi anni sono andate verso proposte diverse, vedi Treni-no del Bernina, Bolzano ecc.Quest’anno siamo riusciti nel nostro in-tento e abbiamo organizzato una giornata dedicata interamente a Merano durante il periodo dei Mercatini di Natale, preno-tando delle guide turistiche per arricchire la conoscenza della città.Merano ci ha accolto in una mattinata particolarmente fredda, nonostante la cit-tà sia riparata dalle alte montagne che ne condizionano il clima rendendo possibile la presenza di piante mediterranee e tro-picali.Abbiamo iniziato il tour della città con una breve camminata nei posti dove abi-tualmente passeggiava la Principessa Sissi,

La festa più amata dai soci, familiari ed amici, sicuramente è la fortaiada e gara di pesca sociale al Lago delle Orzaie di Vigo-novo il 25 aprile. Una giornata splendida ha invogliato tantissime persone a parte-cipare. Per primi i pescatori che subito si sono messi all’opera preparando con cura le canne e dando lezioni ai pierini(bambini) sull’arte di come pescare, poi perlustrando il lago per trovare il posto migliore dove pesca-re. Alle ore 10 partiva la gara, giù tutte le canne in acqua e naturalmente la gioia più grande era dei Pierini quando pren-devano la trota. Nel frattempo il grande

in seguito Imperatrice d’Austria. Ci è stato raccontato che già nel 1800 Merano era una delle più conosciute e frequentate sta-zioni climatiche di tutta Europa e, appro-

fittando del clima dolce e mite, i nobili del tempo si ritrovavano in questa bella loca-lità trentina per lunghe e salutari vacanze. A quel tempo le strutture ricettive di ospi-talità erano pronte ad accogliere le facolto-se famiglie, offrendo svaghi e divertimenti. Quando poi, nei favolosi anni ’30, furono scoperte le benefiche proprietà delle acque termali leggermente radioattive, il boom fu inevitabile. La voce si sparse così ve-locemente da spingere gli albergatori alla costruzione di altre e superiori strutture ricettive, atte ad ospitare la massa di salu-tisti che ogni anno affollava e ancora oggi affolla questa meravigliosa oasi climatica naturale del benessere.Di questa città abbiamo potuto ammirare l’eleganza che si coglie ovunque: nelle fac-

capannone andava riempiendosi per la pa-stasciutta che i nostri bravi cuochi stavano cucinando nella cucina da campo CREO. Pensate che sono state distribuite circa 250 porzioni di pasta. Quindi ci sono state le premiazioni della gara di pesca, prima le dame poi i Pierini e infine i professionisti. L’attesa era grande per sapere chi aveva il peso più alto delle 8 trote consentite. Non sono mancati i giochi per i bambini diret-ti magistralmente dall’insostituibile Piero. Anche i giocatori di briscola hanno fatto la loro gara. Si è svolta anche la lotteria dove la suspence teneva tutti in tensione duran-te l’estrazione dei numeri. Intanto i nostri

ciate dei palazzi signorili, nell’archittetura dei suoi alberghi neoclassici e liberty, nel suo duomo dedicato a S. Nicolò, una delle prime costruzioni in stile gotico del Tiro-lo, e nel viale centrale, dove ricchi negozi addobbati con festoni natalizi si alternano sotto lunghi portici medievali.Arrivata l’ora di pranzo alcuni coraggiosi si sono inoltrati all’aria aperta tra i tanti ban-chi mangerecci del Mercatino, altri come me in una calda e vecchia stube in legno mangiando un piatto di würstel, crauti e patate e sorseggiando una buona birra.Per non farci mancare niente abbiamo visitato anche la pasticceria Konig... una meraviglia! E gustato un ottimo strudel con una tazza di cioccolata con panna, di-cendo che per le calorie ci avremmo pen-sato domani.Nel pomeriggio ci siamo divertiti a perder-ci tra la folla e a ritrovarci tra le casette del Mercatino di Natale, inserito nella splen-dida cornice della passeggiata lungo il fiu-me Passirio, dove erano esposti prodotti dell’artigianato locale quali candele, cera-miche, addobbi natalizi, statue in legno e presepi. In altre specialità gastronomiche tipiche dell’Alto Adige quali dolci (stru-del, pan pepato, biscotti) e bevande (vin brulè). In altre ancora indumenti (maglie in lana, guanti, pantofole in feltro), giocat-toli ed oggetti da regalo.La giornata è passata in un attimo e quan-do, tra le prime luci della sera, le cime del-le montagne si sono tinte di colore rosa e la città si è tutta illuminata nell’allegra e festosa atmosfera del Natale... che dire, è stato fantastico!

Clara Mariuz

bravi cuochi preparavano le buone fortaie per tutti i gusti. Non si possono dimenti-care i tanti amici arrivati da Portogruaro che la nostra ex ospedaliera Anna Gorgo-glione porta da parecchi anni a fare festa con noi.Data la splendida giornata si è potuta tra-scorrere insieme a tanti amici una giornata da incorniciare.Un ringraziamento particolare vada ai no-stri bravissimi cuochi e collaboratori del Gruppo Pesca i quali sono già prenotati per il 25 aprile 2016.

U.M.

CREO PESCAPescatori, anche in pochi ma sempre avanti

Il gruppo pesca continua la sua attivi-tà con il proposito di poter fare sempre meglio, ma purtroppo anche dopo tante sollecitazioni anche su questo giornalino, nuovi pescatori non si fanno avanti. Sem-bra impossibile che con tanti appassionati di una volta non ci sia più passione per questo bellissimo sport, comunque noi speriamo ancora. Le gare si svolgono regolarmente ma se il numero di pescatori fosse maggiore si po-trebbe gareggiare anche in gare regionali perchè delle brave canne ci sono ancora. Dopo il primo posto nelle gare provinciali dell’anno scorso, anche quest’anno ci sia-mo distinti arrivando secondi. Si è rinnovato il Consiglio ed è stato con-fermato Presidente Giuseppe Moras.È stato cambiato per sua volontà Gianni Pilot, al quale vanno i nostri ringrazia-menti per il lavoro svolto, grazie Gianni. Al suo posto è subentrato all’unanimità Domenico Gasparotto al quale auguria-

mo buon lavoro. Si è svolta come ogni anno la cena sociale di fine programma annuale con la partecipazione di tutti na-

turalmente con lo scambio degli auguri di buone feste e di un buon lavoro a tutti per il 2016.

Sempre un grazie PEDUS

Alla Ditta di ristorazione del nostro ospedale

e alla Signora Teresa (responsabile) vada la nostra riconoscenza

dimostrata nelle varie manifestazionidel Circolo CREO durante l’anno.

Con l’auspicio che questo possa continuare anche in futuro il Consiglio Direttivo ringrazia.

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In una estate cal-dissima del 2015 si pensava di an-dare nelle colline del Lago d’Iseo dove si produce il famoso vino Franciacorta cre-dendo di trovare un po di refri-

gerio, invece anche lì giornata di fuoco. Prima di giungere alla nostra meta ci siamo fermati lungo il lago per visitare il paese di Marasino da dove partono le imbarcazioni per le escursioni all’isola che si trova in mezzo al lago e tanti di ne hanno approfittato per andarci. Rpreso il viaggio siamo arrivati al nostro risto-rante, dove si può anche alloggiare, in un luogo con un panorama da sogno, attorniato da grandi vigneti e colline, un posto veramente accogliente e riposante. Entrando nella sala da pranzo ha colpi-to tutti il fatto che i tavoli ben preparati fossero grandi e rotondi dove i commen-sali si trovano meglio a chiaccherare. Si è iniziato subito con gli antipasti e tanti assaggi di vini di tante qualità che anche i non bevitori trovavano il vino che piaceva. Terminato il pranzo il som-melier ci ha portato a visitare la grande cantina dove si trovavano tantissime scatole di vino pronte per la vendita e le

macchine moderne per preparare il tut-to. Ci spiegò che il vino Franciacorta è di varie qualità e che oguna deve avere il proprio procedimento, e viene ottenuta mediante la rifermentazione in bottiglie con uve Chardonnay e Pinot Nero im-piegate da sole o anche in assemblaggio con Pinot Bianco. Pur presentando ca-ratteristiche tipiche dello spumante, in eticetta è vietato definirlo usando questo termine. Siamo ridiscesi da questo posto incantato per visitare la cittadina di Iseo posta sulla riva del lagodove tantissimi bagnanti si godevano la bella giornata.Abbiamo intrapreso il viaggio di ritorno rivedendo quello splendido panorama.

U.M.

Una corretta alimentazione è fondamentale per una buona qualità di vita e per invecchiare bene e, quando si parla di dieta, è importante ricordare che questo termine è sinonimo di alimentazione sana ed equilibrata. Cosa fare allora? Dobbiamo imparare a scegliere alimenti digeribili, tenendo conto dei metodi di cottura che devono essere semplici ed il più

possibile senza aggiunta di grassi quali burro, margarine, pancet-ta, salsiccia, panna ecc., dobbiamo cercare il giusto mix fra gusto e salute, prestando attenzione alla stagionalità dei prodotti, (con-sumandoli nella loro stagione), cercando il più possibile prodotti freschi e con una filiera controllata, per chi lo desidera, anche biologica purchè sempre conforme alle normative di legge. In questo modo, assumendo poi ogni alimento nella giusta quantità, forniremo al nostro corpo tutti i nutrimenti di cui ha bisogno e diventerà quindi più facile trovare uno STILE DI VITA sano, piacevole e facile da seguire, che ci permetterà di stare bene e di mantenere (o ritrovare) il giusto peso.La cura nella scelta del cibo, va unita ad un’adeguata ATTIVITÀ FISICA; (basterebbe mezz’ora di camminata ogni giorno) impor-tante strumento di prevenzione verso le malattie in genere.Detto questo, FARE COLAZIONE ALLA MATTINA serve per partire con più sprint, basta scegliere i prodotti giusti, senza con-tare che una buona colazione aiuta a regolare meglio l’appetito durante tutto il giorno, permettendoci di non arrivare al pranzo affamati, “tuffandoci” su troppi e sbagliati alimenti: molto calorici e pesanti da digerire. Il nostro corpo è come una macchina alla quale, per non restare a secco dopo le ore di digiuno notturno, va assicurato un pieno di carburante; siamo noi adulti comunque a dover dare il buon esempio, insegnando ai ragazzi a fare altrettanto; una ricerca ci

dice che un ragazzo su tre, esce di casa senza mangiare o trangu-giando di corsa “una merendina”.Per una colazione “dolce” può andare bene una tazza di latte par-zialmente scremato oppure una coppetta di yogurt magro (meglio se naturale, o se non piace, alla frutta) con aggiunta di cereali tipo cornflakes o misti + una porzione di frutta; oppure un panino (meglio se integrale o ai cereali) o 3-4 fette biscottate con 3-4 cucchiaini di marmellata o di miele, oppure ogni tanto, una fet-tina di torta di semplice preparazione casalinga, confezionata con poco olio anziché burro, yogurt e poco zucchero, evitando creme o ripieni, eventualmente poca marmellata o frutta. Se non piace il latte si potrà consumare un tè o un caffè anche d’orzo poco zuccherati.La brioche al bar è uno sfizio da regalarsi ogni tanto, perché (come molti biscotti) contiene non pochi grassi e soprattutto saturi (ar-gomento già trattato). Sempre più frequenti sono coloro che preferiscono la “colazione salata”, alternativa possibile con il consumo ad esempio di yo-gurt tipo greco, un toast di pane integrale (o un panino) con una fettina di prosciutto cotto e una fettina sottile di formaggio tipo scamorza, o se piace ancor meglio, con un cucchiaio di ricotta. Anche l’uovo alla coque o magari cucinato in padella antiaderente con poco olio, anche in versione strapazzata, è un alimento che può entrare a pieno diritto e senza timori nella colazione.“Uova, prosciutto e formaggi” sono tuttavia alimenti che di nor-ma vengono consumati come secondo o a pranzo o a cena, per-tanto se li introduciamo alla mattina, occorre tenerne conto nel consumo totale nell’arco della settimana: il saldo finale deve re-stare equilibrato. Se ad esempio mangiamo nelle nostre colazioni le tre-quattro uova permesse dalle linee guida nutrizionali, poi non le porte-remo in tavola in altre occasioni e le sostituiremo magari con i

legumi (di cui se ne consiglia il consumo per almeno due volte alla settimana), delle cui proprietà ne abbiamo già parlato).Quindi: SI COLAZIONE, ricordando che per un buon apporto proteico è im-portante inserire un alimento del grup-po “latte e yogurt” preferendo le versioni parzialmente scremate e/o scremate. OK “dolce o salata”, a patto che sia varia e bi-lanciata, magari alternata, variando così il menù e ricordando che se daremo la pre-ferenza alle opzioni a più basso contenuto di grassi, zuccheri e calorie, ne gioverà la nostra salute. Auguro a tutti voi Buone Feste!

Nella Catellani

Un grazie sincero alla Signora Nella

che anche in quiescenza ha voluto collaborare

con il CREO

L’angolo della Dietista

FATE COLAZIONE!Una giornata in Franciacorta

L’amiciziaLo splendore dell’amicizianon è la mano tesa nè il sorriso gentilenè la gioia della compagnia:è l’ispirazione spiritualequando scopriamo che qualcuno crede in noied è dispostoa fidarsi di noi.Crescere insieme senza perdere la propria identità,donarsi possederein forma allargata,fondersi in un tutto unicoe tuttavia continuare ad esistere ciascunoper proprio conto:questo è il segreto dell’amicizia.L’amicizia è come l’amorerichiede parecchi sforzi,attenzione e costanza:esige soprattuttodi saper offrireciò che si hadi più prezioso nella vita:il tempo.L’amicizia non biasimanel momento della difficoltà,non dice con fredda ragionevolezzase tu avessi fatto così e così,apre semplicemente la tracciae dice: non voglio sapere,non giudico, qui c’è un cuore dove puoi riposare.Se l’amico vi confida il suo pensieronon nascondetegli il vostro.Quando lui tace, il vostro cuorenon smette di ascoltarlo,perchè nell’amicizia ogni pensierodesiderio, speranzanasce in silenzioe si concretizza nella gioia.

Don Bernardino

pag. 20

Programma CREO 2016 GENNAIO 16 Aquileia - Visita guidata 24 Aquileia - Visita guidata 23-30 Settimana Bianca a Ortisei FEBBRAIO 22-29 Settimana Bianca a Oslo ( Norvegia) MARZO data da definire Crostolata data da definire Gara di Bocce al Bocciodromo di Tiezzo APRILE data da definire Mantova 25 Fortaiada e gara di pesca Sociale GIUGNO data da definire Visita a Chioggia e Sottomarina LUGLIO 2-5 Visita a San Pietroburgo SETTEMBRE data da definire Gita di 3-4 giorni OTTOBRE data da definire Gite a Venezia con Battel

Occhio alle bacheche!!! Per notizie sempre aggiornate!!! Oppure telefonare al CREO (0434.554060) con segreteria telefonica

Vedere anche sul sito www.creopordenone.altervista.org oppure con e-mail [email protected]

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