CIRCOLO EOLIANO PENSIONATI « G.Gisabella » LIPARI

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CIRCOLO EOLIANO PENSIONATI « G.Gisabella » LIPARI. Lipari, il Cristianesimo e il culto di San Bartolomeo. Pagine di storia eoliana. di Michele Giacomantonio. 2013. Le domande a cui rispondere. - PowerPoint PPT Presentation

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Diapositiva 1

CIRCOLO EOLIANO PENSIONATI G.Gisabella

LIPARIPagine di storia eoliana

Lipari, il Cristianesimo e il culto di San Bartolomeo di Michele Giacomantonio

2013

Al di l delle scarse e scarne notizie sulle incursioni piratesche e sui fenomeni vulcanici le Eolie soprattutto dal III al IX secolo d.C. si impongono allattenzione del mondo colto e devoto per le vicende del Cristianesimo legate soprattutto al culto di San Bartolomeo che fece per alcuni secoli di Lipari una delle pi frequentate mete dei pellegrinaggi del Mediterraneo occidentale e forse una delle cause dellaggressione dell838 da parte dellarmata mussulmana capeggiata da Fadhl-ibn-Jqub.Per questo le domande che ci porremo sono : come si stabil e si afferm nelle Eolie il culto di San Bartolomeo? quando arriv il Cristianesimo a Lipari permettendo di parlare di una Chiesa Liparese? Qualera il significato e la presenza del cristianesimo nelle Eolie al tempo del sacco dell838 d.C.?

Le domande a cui rispondereUno dei dodici apostoli di Cristo conosciuto anche ( nel vangelo di Giovanni) con il nome di Natanaele, nativo di Cana, che mor verso la met del I secolo probabilmente in Siria. Il vero nome dell'apostolo Natanaele. Il nome Bartolomeo deriva probabilmente dall'aramaico bar, figlio e talmai, agricoltore o, secondo unaltra versione, tholmai colui che smuove le acque. Bartolomeo giunse a Cristo tramite l'apostolo Filippo. Dopo la resurrezione di Cristo, Bartolomeo fu predicatore itinerante (in Armenia, India e Mesopotamia). Divenne famoso per la sua facolt di guarire i malati e gli ossessi e fu condannato ad essere scorticato vivo e poi crocefisso. Chi era San BartolomeoDue immagini del martirio di San Bartolomeo

Le terre di missione di San Bartolomeo

La testimonianza pi antica che parla dellarrivo e della presenza a Lipari del corpo di S. Bartolomeo quella di Gregorio di Tours, vescovo e storico, che scrive tra il 572 e il 590: La storia del martirio di Bartolomeo narra che egli pat in India [ secondo altre versioni: in Asia]. Dopo lo spazio di molti anni dal suo martirio, essendo sopraggiunta una nuova persecuzione contro i Cristiani, e vedendo i pagani che tutto il popolo accorreva al suo sepolcro e a lui rivolgeva preghiere e offriva incensi, presi da odio , sottrassero il suo corpo e, e ponendolo in un sarcofago di piombo, tenuto a galla dalle acque che lo sostenevano, da quel luogo fu traslato ad unisola che si chiama Lipari, e ne fu data notizia ai Cristiani perch lo raccogliessero: e raccoltolo e sepoltolo, su di questo edificarono una grande chiesa. In questa chiesa ora invocato e manifesta di giovare a molte genti con le sue virt e le sue grazie.Il corpo di S. Bartolomeo a Lipari: la testimonianza di Gregorio di Tours

Due immagini di San Gregorio de Tours

Teodoro il Lettore, storico bizantino, scrive intorno al 530 che le reliquie di San Bartolomeo erano state inviate dallimperatore dOriente Anastasio, forse nel 507, a Dara nella Mesopotamia settentrionale. In un tempo in cui vigeva il commercio delle reliquie difficile dire chi possedeva il corpo originario o, magari, solo una parte di esso. Se Lipari o Dara, o Doliche o la FrigiaMa importante che gi nel VI secolo praticamente negli stessi anni in cui cadeva Dara (573 d.C.) - con riferimenti a molti anni prima , veniva collegata Lipari al culto ed al corpo di San Bartolomeo. E su per gi sono gli stessi anni a cui si fanno risalire le testimonianze delle altre rivendicazioniLipari non la sola a rivendicare il corpo del santo maQuindi gi nel VI secolo si comincia a sviluppare nel mondo cristiano una tradizione che afferma : 1. che il corpo fu gettato in mare e tenuto a galla dalle acque che lo sostenevano; 2. che il corpo fu traslato allisola di Lipari; 3. che fu data notizia ai cristiani perch lo accogliessero; 4. che il corpo fu accolto e sepolto e su di esso fu edificata una grande chiesa.Una tradizione anticaUnaltra testimonianza del legame fra S. Bartolomeo e Lipari ce la d S. Teodoro Studita (759-826). Anche questa testimonianza riprende la tradizione miracolosa dellarca che galleggia dal Medio Oriente sino alle Eolie arricchendola con la coreografia di una scorta di martiri ed aggiungendo altri particolari alla tradizione: 1 Lipari c un vescovo che si chiama Agatone e che ritenuto santissimo; 2. larca giunta in prossimit della riva si riesce a trainare a terra solo con laiuto di due vitelle caste. La testimonianza di S.Teodoro Studita (759-826)

S. Teodoro Studita monaco bizantino, compositore di liturgie, combatt contro gli iconosclastiE come se lisola dal nome appropriato abbia gridato con voci misteriose verso di lui che vi era pervenuto: Vieni a me linfelice, tesoro tre volte beato dello Spirito tutto santo, vieni a me la disprezzata, perla di immenso valore, vieni a me la postulante, o tu che da altri foste gettato via con suprema ingiustizia; stabilisci in me e molte dimore in me si costruiranno , sii mio patrono e sar molto abitata; rendi celebre il tuo nome in me e da ogni parte si parler di me; mentre altri hanno respinto te portatore di luce, io che vivo nel buio mi protendo verso la tua luce; mentre gli altri si sono fatte beffe di te, nutrimento di parole viventi, io invece come una piccola cagna bramo di ricevere le briciole delle tue reliquie.

S.Teodoro immagina che Lipari , il cui nome suona come reliquia inviti il Santo 12Infine, dice ancora S.Teodoro, quando finalmente larca del Santo fu a riva si verific un miracolo:Poich allora Vulcano, com chiamato, essendo adiacente allisola, incombeva rovinoso sugli abitanti del circondario, fu allontanato durante le tenebre e in qualche modo fu bloccato a distanza, a sette stadi in direzione del mare, tanto che fino ad oggi manifesta a quelli che guardano tale promontorio la collocazione del fuoco obbligato ad allontanarsi.

Un primo miracolo nelle Eolie del SantoLa testimonianza del monaco nato in Sicilia ma vissuto in Grecia considerato uno dei pi grandi poeti innografici e liturgici della Chiesa Ortodossa - ripete la versione di S. Teodoro Studita e mette in bocca al vescovo Agatone un inno allApostolo

Una terza narrazione quella di San Giuseppe lInnografo (816-886)

Benvenuto, o porto di salvezza per coloro che lottarono nel mare delle calamit, benvenuto o divino fiume del Paraclito, che sei inondato dalle sorgenti della verit e sfoci in mare tra onde di piet () Colei che da povera diventata ricca; infatti oggi ho ricevuto in dono un tesoro grandissimo. Io non apparir manchevole di nulla, in confronto alla famosa Roma, che ha come suoi abitanti i beati Pietro e Paolo; ho infatti Bartolomeo come abitante. Voi tutte mie isole, rallegratevi con me oggi, voi tutte citt, gioite con me per sempre. Presso di voi giacciono i corpi di molti santi, a me ne baster uno al posto di tutti.Il canto del vescovo AgatoneAltri elementi forti anchessi di unantica tradizione dicono che il Santo sarebbe giunto il 13 febbraio del 264 d.C., nella piccola spiaggia di Portinenti, e che la sua bara sarebbe rimasta l fino ai nostri giorni. Il primo documento a noi noto, che riporta gli estremi del giorno e del mese, per del 1617 e si tratta di un atto notarile di mons. Alfonso Vidal (1599-1617) del 9 giugno di quellanno. La pi antica fonte letteraria che espressamente menziona la baia di Portinenti il Disegno storico di Pietro Campis che del 1694.Altri elementi della tradizione: la data e il luogo di arrivo delle spoglie

La scena dellarrivo a Portinente in un dipinto su ceramicaChe quel vescovo Agatone che accolse le spoglie di S.Bartolomeo nel 264, sia una figura storica vi sono molti dubbi. Anzi qualcuno e, Luigi Bernab Brea fra questi, lo esclude.Eppure il can. Carlo Rodriquez nel suo saggio Breve cenno storico sulla Chiesa Liparese del 1841 parla di manoscritti greci conservati nel Monastero di Grotta Ferrata che confermerebbero la data dellarrivo dellApostolo e la presenza del vescovo Agatone che sarebbe morto a 90 anni nel 313. Dopo Agatone, sempre secondo il Rodriquez, non si conoscono altri vescovi fino al vescovo Augusto nel 501.

Agatone I , figura storica o mito?Una riproduzione del dipinto della Cattedrale

Ma quando giunge il cristianesimo a Lipari?E credenza scriveva il Can. Carlo Rodriquez nel 1841 che la fede cristiana si fosse stabilita in Lipari sin dal tempo degli Apostoli; e Paolo (lApostolo) venuto in Reggio, si reputa per mera tradizione passato da Messina , e per la vicinanza di quella provincia a questisola qui esservi condotto, predicare il Vangelo ed innalzare alla cima del sacerdozio per la prima volta Liparese Chiesastico. Ma niun documento esiste per rafforzare opinione siffatta.

La Chiesa di Lipari fu fondata da San Paolo?Osserva Iacolino che il fatto che nellautunno del 60 S.Paolo aveva compiuto quel celebre quanto avventuroso viaggio da Cesarea sino a Roma toccando Malta, Siracusa e Reggio Calabria diede motivo, in et rinascimentale, ai cittadini di Siracusa, di Reggio, di Messina e di Lipari di ritenere che i loro padri antichi avessero dallApostolo attinto i primi rudimenti della fede e che lui stesso nei loro rispettivi paesi avesse costituito le prime accolte di neofiti e insediato i primi vescovi. Anche se Lipari era un punto abituale di transito o di sosta nellintreccio dei traffici che - ad agevolare ma allo stesso tempo a contrastare la penetrazione della nuova fede cera, assai diffusa fra la gente di cultura ellenista, una sorta di religione sincretica.Iacolino: Un mito rinascimentaleQuesta religione assommava i culti di Iside, di Demetra, di Serapide e in particolare a Lipari di Dionisio; culti misterici che ben rispondevano ai bisogni spirituali del popolo minuto e dei ceti aristocratici, ed erano per molti aspetti assai vicino alle credenze cristiane. Nel loro insieme si potevano definire religioni della salvezza giacch davano conforto alle angustie quotidiane e, attraverso liniziazione, le pratiche devote e losservanza di prescrizioni etiche e rituali, assicuravano la beatitudine delloltretomba.Quindi si pu pensare che anche a Lipari gi fin dei primi decenni della nuova era si sentiva parlare della nuova religione cristiana, magari in modo confuso e mischiato con elementi di queste religioni della salvezza.

Le religioni della salvezza

Dionisio dio del vino e della vite e poi dio del teatro e degli spettacoli

E del tutto inconsistente, dal punto di vista storico, un primo vescovo, SantAgatone, che risalirebbe al III secolo, al tempo cio della persecuzione di Valeriano. La sua figura probabilmente immaginaria. Il nome sarebbe stato preso da quello del vescovo, assai pi tardo, ricordato da San Gregorio Magno, lunico dei primi vescovi di Lipari il cui nome fosse ricordato da fonti letterarie. SantAgatone compare infatti solo in fonti tarde e criticamente inattendibili e cio nel complesso di leggende composte fra il VII ed il IX secolo, che fiorirono intorno ai santi martiri di Lentini Alfio, Cirino e Filadelfio. Il primo vescovo di cui si abbia notizia certa Augusto che partecipa a due concili tenuti a Roma al tempo del Papa Simmaco.. Cio inizio del VI secolo.

La posizione di Bernab Brea su SantAgatone Eppure Bernab Brea non pu trascurare lopinione di uno studioso autorevole come Mons. L. Duchesne ( 1843- 1922) archeologo e storico della Chiesa me quindi aggiunge: Il Duchesne osserva peraltro che il vescovado di Lipari deve essere assai pi antico di questa prima data in cui documentato. Ritiene infatti poco verosimile che nei tempi tristi e torbidi del V secolo si siano fondati vescovati in queste regioni dItalia e ritiene, come quasi dimostrato, che ogni vescovato constatato prima della guerra gotica, vuol dire prima del 525, deve risalire almeno al IV secolo pi o meno inoltrato.La posizione di DuchesneMa allora a quando risale lavvento del Cristianesimo a Lipari e la costituzione di una Chiesa Liparense?

Ed proprio vero che il S. Agatone dato come primo vescovo di Lipari sia una figura leggendaria confusa con lAgatone di cui parla S. Gregorio Magno alla fine del VI secolo?

A questo punto si impongono due domande crucialiPer sapere che la Chiesa esiste a Lipari ben prima del 501 abbiamo testimonianze epigrafiche cristiane in lingua greca. E della seconda met del V secolo una scritta marmorea per la morte di una giovane ventenne chiamata Proba dove si parla dellesistenza della Santa e Cattolica Chiesa dei Lipari. Unaltra epigrafe riguarda un fedele morto nel 470. La lapide oggi al Museo di Lipari e proviene dallarea di Sopra la Terra o Maddalena. Una terza epigrafe quella di Asella che risale al 394 che rivela moduli culturali e di costume cos squisitamente cristiani da far pensare che quando essa fu scritta il cristianesimo fosse presente a Lipari da almeno un secolo.Le testimonianze epigrafiche Come si pu vedere la documentazione archeologica ci ha portato alla fine del IV secolo se non addirittura alla fine del III. Ed a questo punto che ci chiediamo se sia del tutto inconsistente la figura di Agatone I. Proprio il Duchense, nel passo citato da Bernab Brea, continua : Potremmo giungere sino alla met del sec. III se fosse prudente fidarsi della leggenda bizantina di Leontini. E proprio su questa leggenda dobbiamo puntare la nostra attenzione.Ma veramente inconsistente storicamente la figura di Agatone I ?Questa leggenda di Lentini si chiama Passio de Sanctis Martyribus Alphio, Philadelphio, Cirino Leontinis in Siciliae parla del supplizio di tre martiri fra il 254 e il 259 al tempo delle persecuzioni dellimperatore Valeriano, scritta dal monaco siculo-greco Basilio nel 964. A parte il fatto che narra di fatti accaduti ben sette secoli prima, presenta numerosi problemi critici che danno scarsa attendibilit a ci che vi narrato e descritto: pletorica la massa dei personaggi, troppi i misteriosi interventi dallalto e le guarigione miracolose, frequenti le fantasiose apparizioni di santi amplificate sino allinverosimile. La leggenda di Lentini: la criticaUn ampio estratto di questa leggenda si pu trovare in G.Iacolino, Le isole Eolie nel risveglio delle memorie sopte (Il primo millennio cristiano) pagg 72-85. Qui ci limitiamo alle linee essenziali. La leggenda parla di tre fratelli ( Alfio,Filadelfio e Cirino) nativi di un fantomatico paese dei Masconi che al tempo dellimperatore Licino e del suo consigliere Valeriano, dopo essersi convertiti al Cristianesimo, vengono denunciati, arrestati e torturati. Spediti a Roma e consegnati a Valeriano sono rimandati in Sicilia a Taormina per essere giudicati dal prefetto Tertillo che solitamente dimorava a Lentini. Qui una nobildonna cristiana Tecla riesce a convincere Alessandro, braccio destro di Tertillo, a rilasciare i giovani. Ma lo stesso Alessandro, a questo punto cade in sospetto al tiranno e deve fuggire. Ed in questa fuga che Alessandro incontra Agatone , vescovo di Lipari, anchesso in fuga dalla sua isoletta. La leggenda di Lentini : il contenuto

Nelle due immagini piccole in alto un trittico dei tre santi Alfio, Filadelfio e Cirino e un quadro che li raffigura in carcere. Sotto a sinistra una veduta di Lentini e a destra il santuario dei tre martiri a Trecastagni

A questo proposito Basilio narra : Cera nellisola dei Liparitani un Vescovo che si chiamava Agatone, uomo pio, timorato di Dio e abbastanza erudito nelle Sacre Scritture. Ora siccome con violenza grandissima e con enorme ferocia lempio Diomede perseguitava col i cristiani e ne uccideva molti, costui cerc anche del Vescovo Agatone per dargli la morte. Per Iddio il quale conosce ogni cosa prima che avvenga, dispose anche questo fatto straordinario : il beato Agatone, vedendo quel che avveniva in questisola e nelle altre isole vicine dove i ministri del demonio uccisero tutti i Cristiani, consultatosi con i principali cittadini, abbandon il suo paese e con tre serventi simbarc su un vascello e navig verso la Sicilia. La leggenda di Lentini: la fuga di Agatone da LipariAgatone sbarca ai piedi del monte Treo e trova riparo in una spelonca sulle pendici del monte. Qui incontra Alessandro che si era dato alla macchia, lo istruisce nella cose della fede e lo battezza imponendogli il nuovo nome di Neofito. Pi tardi gli conferisce il presbiterato e lo propone vescovo di Lentini. Intanto i tre giovani erano stati ripresi ed avevano subito il martirio. Gettati in un pozzo i loro corpi sono recuperati da Tecla. Il tiranno Tertillo muore trucidato personalmente dai tre fratelli discesi dal cielo.

La leggenda di Lentini: Agatone mette le basi della Chiesa di Lentini

La chiesa madre di Lentini dedicata a SantAlfio a destra. A sinistra unaltra statua dei tre santi

Cos la Chiesa ritrova la sua libert e a Lentini la popolazione si converte per opera di Agatone e procede nel suo cammino di fede sotto la guida sapiente del giovane vescovo Neofito.Dopo alcuni giorni i primi cittadini di Lipari e altri del Clero, avendo per divina rivelazione saputo che il beato Agatone era in Mesopoli di Lentini, presi da grande nostalgia, vennero alla casa di Tecla, e a lui dicono che la persecuzione contro i Cristiani cessata e che essi ormai vivono tranquilli. E cos Agatone torna a Lipari.La leggenda di Lentini: Agatone torna a LipariAl di l della prolissit e delle iperboliche digressioni , secondo Iacolino, il monaco Basilio avrebbe rispettato la verit di fondo. Della persecuzione da cui Agatone fuggito esistono riscontri storici, cos come della successiva pacificazione ai tempi dellimperatore Gallieno. Se quella di Basilio fantasia perch allora non far risalire la genesi della Chiesa Leontinese a quella di Siracusa che, rispetto alla periferica Chiesa di Lipari, vantava pi nobili memorie e pi solide tradizioni? Perch scegliersi un promotore fuggiasco per paura della persecuzione?Perch il ruolo che a Lentini esercit il vescovo di Lipari doveva avere radici storiche da non potere sottacersi.

Secondo Iacolino Basilio avrebbe rispettato la verit di fondoQuesta tesi suffragata dello storico benedettino Domenico Gaspare Lancia di Brolo, vissuto nel XIX secolo. Egli ritiene che lautore di questi atti non abbia fatto altro se non stendere, nei medesimi luoghi dove avvennero i fatti narrati, le tradizioni che, poche scritte e molte orali, correvano su questi santi nella stessa Lentini, per, allargandole e infiorandole con discorsi e dettagli che, sebbene esagerati, non dovevano essere privi di fondamento: perci ritengo questi atti, con tutti i loro difetti, essere tanto pi preziosi per la nostra storia quanto ogni altra memoria di quellepoca perita.Una tesi suffragata dallo storico Gaspare Lancia di Brolo

Comunque ammesso che San Bartolomeo sia giunto a Lipari quando vescovo era Agatone e ammesso che Agatone I potrebbe anche essere una figura storica che govern la Chiesa di Lipari dal 251 al 313 ci sarebbe da chiedersi come mai rimasta nella memoria una data cos precisa : non solo lanno ma anche il mese e il giorno. Per quanto riguarda lanno, se riconosciamo il collegamento con Agatone I qualsiasi anno diventa plausibile se compreso fra il 251 ed il 313. Se poi consideriamo che in tempi assai vicini al 260 in alcuni territori delloriente ferveva un clima di livore antiromano ed anticristiano mentre in occidente limperatore Gallieno (260-268) istaurava unera di pacificazione religiosa, la data del 264 potrebbe essere probabile.La plausibilit dellanno 264Quanto al mese e al giorno Iacolino avanza una tesi. NellItalia romana era diffusissimo il culto dei padri che venivano onorati nelle feste parentalia. Le parentalia si celebravano dal 13 al 21 febbraio mentre a partire dal secolo IV, in onore del Genius del popolo romano (genius loci) si tenevano giochi per due giornate consecutive, l11 e 12 febbraio. Si potrebbe ritenere che a Lipari fosse praticata almeno una delle sue celebrazioni, forse quella del Genius loci ( l11 e 12 febbraio) e che, conclusasi tale festivit pagana, i fedeli dellisola facessero commemorazione del loro Genius loci impersonato dallApostolo San Bartolomeo. In seguito si motiv ladozione di codesto giorno collegandolo allarrivo del sacro corpo a Lipari.

Perch il 13 di febbraio?S. Bartolomeo nel Giudizio Universale

Pi facile immaginare come avvenne il viaggio descritto dalla leggenda in un periodo in cui si era sviluppata nella cristianit unansia per il recupero delle memorie della loro religione e per cose, in genere, cui si diceva erano state trasmesse le virt carismatiche e taumaturgiche dei rispettivi santi. Si pu supporre osserva Iacolino - che non lontano dallarcipelago, nel basso Tirreno, nel III secolo che potrebbe essere anche il 264, ad una nave liparea, con equipaggio cristiano, venne fatto daccostare una nave forestiera. Era questo un accadimento consueto. Con sorpresa i marinai nostri appresero della disponibilit di un carico di corpi santi . Forse resti di oscura provenienza, ma si giurava dallaltra parte, essere stati recuperati o trafugati sui lidi dOriente.Come arrivarono le spoglie del Santoal di l della leggendaFra i corpi trasportati, affermavano i venditori, vi era anche il corpo di San Bartolomeo.Espressa l opzione per il corpo dellApostolo, limbarcazione liparea deve aver scortato limbarcazione forestiera sino alla propria isola e qui, nella rada di Pertinente, in tutta riservatezza, deve essere avvenuto lo sbarco e la consegna del prezioso carico. Dopo di che gli stranieri andarono per la loro strada forse verso altri lidi per consegnare altre reliquie. Lacquisto della reliquia

Il Vascelluzzo in argento contiene una reliquia del SantoQuesta ipotesi di una opportunit che si era posta di ottenere la reliquia reale o supposta - di un Santo cos prestigioso, apostolo e martire, collegato ad un sentimento di forte attenzione in una comunit cristiana ancora molto ristretta e caratterizzata da una identit che voleva distinguersi dal paganesimo greco e romano ancora dominante, forse convince di pi di altre supposizioni che vogliono il culto di san Bartolomeo in qualche modo connesso o derivato da culti pagani preesistenti come quelli di Efesto, Dionisio e di Apollo. Alla base della scelta del Patrono

La reliquia del dito nel braccio in argento in pellegrinaggio a Ustica

Quanti potevano essere i cristiani nella Lipari del III secolo? Sulla consistenza della popolazione di Lipari sappiamo solo che nel I secolo a. C. le Eolie contavano approssimativamente 1.200 abitanti e due secoli dopo il numero doveva essere di poco cresciuto. Di questi circa un migliaio risiedevano nella citt alta e, in minima parte, in pianura. Gli altri, contadini e pastori, erano sparsi qua e l per le isole minori. E credibile che a met del III secolo il nucleo dei cristiani di Lipari risultasse composto da non pi di cento o duecento aderenti.Comunque per quanto esiguo fosse il numero dei cristiani, un capo spirituale della famiglia dei credenti non poteva mancare, ed erano gli stessi fedeli che autonomamente lo eleggevano. Era, inoltre , la stessa insularit del luogo che richiedeva la presenza costante di un moderatore deputato allesercizio del culto che chiamarono presbyteros, che vuol dire anziano, o episcopos che significa sovrintendente o presidente.La consistenza della Chiesa liparese nel III secoloA Lipari, come altrove, i credenti si ritrovavano insieme ai fratelli di fede nelle domeniche che era il giorno del Signore cio il primo giorno della settimana dopo il sabato quando Ges si era mostrato risorto, nei giorni festivi e nelle veglie notturne o vigilie che li precedevano ( giacch sulla scorta della tradizione ebraica la festivit cominciava al tramonto della vigilia), in un locale chiuso e appartato per leggere le scritture, per cantare i salmi, per celebrare la cena eucaristica, per ascoltare il magistero del vescovo e per programmare gli interventi caritativi che la stessa assemblea segnalava.Il vescovo stava a capo della mensa assiso su di uno scanno sostenuto da pedana, con schienale e braccioli. Era questo seggio che si chiamava cathdra. Il luogo dove si teneva ladunanza si chiamava semplicemente ecclesia, termine con cui si indicava ladunanza dei fedeli e il luogo in cui si teneva.Lecclesia dei primi cristianiLa chiesa come edificio non aveva la funzionalit n le forme architettoniche, n le dimensioni di quelle che vediamo oggi. In origine, il luogo del raduno comunitario, altro non era che una vasta sala, o cenaculum, al piano terreno o al primo piano di una casa patrizia di campagna, oppure unedicola funeraria o uno dei tanti ipogei cimiteriali di periferia e, ove ne esistevano, le catacombe, che erano pur esse cimiteri privati.Tutto fuori mano amavano fare i primi cristiani, oltre lestremo limiti dellabitato. E ci al semplice scopo di non suscitare le reazioni dei pagani. Alla luce di queste considerazioni si pu pensare che lambiente della prima ecclesia dei Liparei fosse una villa aristocratica che sorgeva sullelevato dosso della Maddalena. L accanto dovette essere innalzato ben presto un edificio funerario o, forsanche, venne scavato un ipogeo o delimitato uno spazio cimiteriale dove potessero trovare decorosa sepoltura i membri della comunit.A Lipari i primi cristiani si riunivano alla Maddalena?

Uno degli ipogei che ancora sussiste nellabbandonoQuello di convivere con i morti nella prospettiva della resurrezione dei corpi e del giudizio di Dio, era una caratteristica dei cristiani di allora che definivano koimetrion ( cimiteri) cio dormitori quelli che i pagani chiamavano necropoli. Ad avvalorare la tesi che la prima ecclesia fosse alla Maddalena si potrebbe citare la tradizione locale che vuole che la cassa di San Bartolomeo sia approdata a Portinente e che le spoglie siano state tumulate l dove oggi sorge la chiesetta di S. Bartolomeo extra moenia. Proprio nel luogo dove oggi sorge questa chiesetta, e nella piazzetta antistante dovette sorgere nel IV secolo dopo leditto di Costantino ( a.313), la prima sede episcopale e la prima Cattedrale di Lipari. Un edificio modesto che col passare dei decenni, con laccrescimento dei fedeli e per la diffusione della fama dei poteri taumaturgici della reliquia, sub trasformazioni e ingrandimenti fino a divenire quel templum magnum nel VI secolo di cui parla Gregorio di Tours.I luoghi dei primi cristiani

Pi tardi, negli anni a cavallo tra il IV e V secolo, quando il Cristianesimo era ormai penetrato nella storia e nel costume degli isolani, probabile ( anche se non ci sono riscontri storici), che la Cattedrale sia stata trasferita nella citt alta ed abbia preso il posto di dove un tempo vi era il tempio di Efesto. Si sarebbe trattato di una basilica ad aula unica, con volta ogivale. Nellaltra chiesa di San Bartolomeo si continu a custodire il corpo del Santo e quelli dei vescovi liparitani.La Cattedrale trasferita al Castello

La Cattedrale al Castello

Ancora un secolo e per la recrudescenza dei fenomeni vulcanici, in una Italia in cui imperversavano i barbari, larcipelago delle Lipari venne sempre pi percepito, soprattutto dal mondo cristiano, come vestibolo dellinferno e colonia di Satana, donde i demoni uscivano per operare mali dogni sorta. E lo stesso S. Gregorio Magno (590-604) che nei suoi Dialoghi parla di un episodio riguardante la dannazione di Teodorico re degli Ostrogoti (493-526) che aveva compiuto atti gravi verso i cattolici , si era macchiato di gravi delitti come luccisione del filosofo Severino Boezio e del patrizio Simmaco ed in un carcere di Ravenna aveva fatto rinchiudere il papa Giovanni I che vi mor di stenti.Le Eolie anticamera dellInferno

A sinistra, il Castello di Verona e il mausoleo dedicato a Teodorico. A destra, un mosaico con la corte dellimperatore

Il mio domestico Giuliano mi fece questa narrazione al tempo del re Teodorico. Il padre di mio suocero si era recato in Sicilia a riscuotere certe somme, e stava ritornando in Italia. La sua nave approd in unisola che si chiama Lipari. E proprio col ci viveva un eremita di grande virtAppena luomo del Signore li vide, tra le altre cose di cui parl, rivolse loro questa domanda: Sapete voi che il re Teodorico morto? Subito quegli gli risposero: Non sia mai! Noi tutti lo abbiamo lasciato in buona salute e niente di tutto questo ci pervenuto sinora. E il servo di Dio soggiunse: Eppure morto; proprio ieri, allora nona, trascinato tra papa Giovanni e il patrizio Simmaco, seminudo e scalzo e con le mani legate dietro, fu gettato in questo vicino calderone di Vulcano.Il racconto di Gregorio Magno

Il dipinto della Cattedrale raffigurante Teodorico precipitato nel Vulcano mentre il monaco San Calogero mostra la punizione divina del re ai poveri che ha in curaChe cosaltro dobbiamo dedurre se non che, in qualsiasi luogo del mondo, nelle isole di questa terra si sono aperte le bocche dei tormenti col fuoco che si riversa? Queste bocche come raccontano coloro che le hanno viste squarciandosi di continuo le fenditure, si allargano affinch, dato che si approssima la fine del mondo, quanto pi certo che col dovranno raccogliersi i destinati al fuoco eterno, tanto pi appaia evidente che quei medesimi luoghi dei tormenti si vanno dilatando. Il che lonnipotente Dio ha voluto rendere manifesto a correzione di coloro che vivono in questo mondo affinch le menti degli infedeli() vedano i luoghi dei tormenti, luoghi cui essi stessi si rifiutano di credere sebbene ne abbiano sentito parlareIl commento del Papa

Anticamera dellinferno? Forse oggi Gregorio Magno avrebbe qualche dubbio. Oppure no

Queste credenze erano alimentate da eremiti che nelle nostre isole venivano di tempo in tempo a soggiornarvi. Uomini virtuosi, fuggiti dal mondo che reputavano invivibile o scacciati dalla loro terra dorigine, che qui trovavano il ristoro dellanima immergendosi nel raccoglimento e sperimentando virt e carismi nellaspro confronto con i demoni. Intanto le isole continuavano ad essere luogo di confino e tanto pi cresceva la fama di anticamere dellinferno tanto pi appariva grave la pena inflitta a chi qui veniva inviato in esilio.Le isole luogo di confino e dieremitiLe Eolie diventano fra il V e il X secolo, uno dei punti di raccolta di monaci itineranti, ecclesiastici rifugiati, eremiti contemplativi.Della gran parte di questi anacoreti non si conserva il nome ma solo lappellativo generico di Calogero, voce greca che vuol dire buon vecchio o vecchio benefico. E questo appellativo non tard a diventare nome comune. La leggenda pi accreditata racconta che Lipari e Sciacca ne ebbero uno in comune ( tra il 521 e il 561). Questo Calogero si fece taumaturgo e oper molti miracoli, riscoperse le terme di ponente che da lui presero il nome. I Liparesi conservarono per lui unammirata memoria e gli attribuirono persino lestinzione del cratere della Forgia Vecchia a Pirrera, verificatasi verso il IX-X secolo e quindi almeno tre secoli dopo la sua scomparsa.

La memoria di San Calogero

Pala del 700 conservata nella chiesa di San Giuseppe che raffigura la Trinit in alto, la Madonna al centro e sotto i tre santi protettori delle EolieS.Bartolomeo,S. Calogero e SantAgatoneA San Calogero sono collegate le terme liparesi

Sempre ad uno di questi monaci , in quegli anni ( VI secolo) a Salina e precisamente alle falde del Monte dei Porri, si deve lavvio di una tradizione e di un culto dedicato alla Vergine Maria. Questo monaco aveva costruito un piccolo oratorio e dipinto allinterno limmagine della Madonna. Questo culto verr ripreso nel 700 e poi nel 1622 qualificandosi come devozione a Maria SS. Del Terzito.Alle origini della devozione della Madonna del Terzito a Salina

Lidea che le Eolie fossero lanticamera dellinferno continu nei secoli come dimostrano due documenti. Il primo, cui abbiamo gi fatto cenno, riguarda un viaggio nellestate del 729 ed ha per protagonista Willibald di Wessex quando era solo un giovane monaco di ritorno da un pellegrinaggio a Gerusalemme. Il secondo riguarda un viaggio del monaco Gregorio nellottobre del 787 che passa per le Eolie mentre ritornava dal Concilio Niceno II. Due visitatori vengono alle Eolie per cercarvi la bocca dellInfernoWillibald lisola Vulcana dove c linferno di Teodorico. Abbiamo gi visto che Willibald sale sul cratere per vedere come fatto linferno. Un cratere che probabilmente non quello di Vulcano ma del Monte PelatoDopo avere osservato codesti vapori prodotti dallardore di questo orrendo e tremendo fuoco e codesti straordinari spettacoli di fumo igneo e nauseabondo, levate subito le ancore, navigarono verso la chiesa di San Bartolomeo che trovasi sulla costa del mare. E vennero a quei monti che si chiamano Didimi: e l, stando in preghiera, rimanevano per unintera notte. E di l ripreso il viaggio.C solo da osservare che la chiesa di San Bartolomeo quella extra moenia che probabilmente inglobava anche San Giuseppe.

La visita di San Villibaldo

Questa la chiesa di Marina corta disegnata dallabate Maurando che era al seguito del Barbarossa nel 1544. Probabilmente il templo magno dedicato a S.Bartolomeo di cui parla Gregorio di Tours.

Laltra testimonianza invece non interessata ai fenomeni naturali ma a trarre, da questi, insegnamenti morali.Se qualcuno non vi presti fede suggerisce il monaco in relazione al pentimento consideri lisola di Lipari che tanto va soggetta al fuoco, in guisa da far bollire il mare, e ad ingoiare le navi che ivi si trovano, mentre ne scorre liquefatta la picea lava, e si producono tremendi tuoni da quellisoletta. E allora tutta Lipari scossa e trema; larena del mare si alza tutta infuocata fin dal profondo e sollevasi ad infinite altezze, e viene trasportata da qualunque vento per sorte spiri, e va qua e l a cadere. Alcuni dicono ancor questo, che quando si ha notizia che qualche empio o iniquo trapass di vita, allora que luoghi soffrono eruzioni di fuoco e tuoni, quasi che ivi sian condannate a punizione quelle anime..

Quando un iniquo trapass di vita...Questa nomea delle Eolie come porta dellInferno ha un seguito. Infatti passa qualche secolo e nel 998 labate di Cluny SantOdilone fissa il 2 novembre come giornata del suffragio dei defunti da celebrarsi in tutti i monasteri della sua congregazione. In seguito lusanza attecch in diverse diocesi dEuropa fino a che , a cominciare dal secolo XVI, la Chiesa ha stabilito la commemorazione di tutti i defunti come pratica universale. Ora questa pratica in qualche modo legata allisola di Vulcano come narra San Pier Damiano (1007-1072), benedettino, abate, dottore e cardinale di Santa Romana Chiesa, nella sua Vita Sancti Odilonis abbatis cluniacensis et confessoris, ordinis Sancti Benedicti.

Il culto dei defunti e lisola di VulcanoNarra S.Pier Damiano che un religioso oriundo della citt di Rodez, ritornando da Gerusalemme costretto, per i venti, ad approdare a Vulcano qui incontra un eremita che gli chiede se conosca labate Odilone e il suo monastero. Avutane assicurazione leremita fa questo racconto: Ci sono qua vicino dei luoghi dai quali fuoriescono enormi cumuli di fiamme vorticose, e in questi luoghi le anime dei malvagi sono sottoposte a diversi tormenti a seconda della qualit dei loro peccati. Ad accrescere le loro sofferenze ci sono deputati un gran numero di demonii i quali ogni giorno rinnovano le pene, e continuamente sottopongono le anime a reiterate torture. Questi diavoli io li ho spesse volte sentiti urlare con alti lamenti e piangere con voce dolente per la ragione che, con le orazioni e le elemosine di certuni che concordemente tramano contro di essi, di frequente dalle loro mani vengono strappate le anime dei condannati. A Vulcano si odono i tormenti delle anime dei malvagi.Tra laltro, questi demoni fanno assai dure rimostranze nei confronti della comunit cluniacense e del suo abate, giacch a causa di questi vengono privati delle prede che di diritto gli appartengono. Pertanto, nel nome terribile di Dio io ti scongiuro di riferire fedelmente ai venerabili confratelli le cose che ti ho detto, e di ricordargli anche da parte mia che devono sempre pi perseverare nelle elemosine e nelle orazioni, e principalmente con lintenzione di liberare dalle mani dei demonii tutti coloro che da essi vengono tormentati, cosicch dalle quotidiane perdite ne venga pianto al nemico del genere umano e si moltiplichi lesultanza del cielo.San Pier Damiani assicura che fu proprio questo racconto a convincere labate Odilone ad emanare il decreto per i suoi monasteri istituendo la commemorazione dei defunti il 2 novembre.Il decreto dellabate Odilone da il via alla commemorazione dei defunti il 2 novembre

SantOdiloneabate di ClunyLabazia di Cluny nella storia

Che Lipari e le Eolie fossero conosciute come l'entrata dell'inferno e del purgatorio con i diavoli che parlavano alle persone, forse interessava ed impressionava i cristiani ma non toccava minimamente gli arabi che in quegli anni come abbiamo visto - invadevano ed occupavano la Sicilia. Diverse volte assalirono e depredarono Lipari ma il sacco dell838 fu il pi tragico e tocc la fantasia di molti scrittori del tempo. Fu un attacco devastante ed un eccidio generalizzato. Da questo si salvarono un certo numero di famiglie del contado che per generazioni e generazioni continuarono a sopravvivere e tre o quattro monaci che quei barbari avevano stimati degni di commiserazione o di disprezzo (dal manoscritto Lugdunense).

Il sacco di Lipari dell838In particolare i saraceni si accanirono sulla Chiesa di San Bartolomeo dove c'era il corpo di San Bartolo - e molti extra voto visto che Lipari era divenuta, proprio grazie al Santo, meta di numerosi pellegrinaggi.Sulla devastazione della chiesa, la dispersione delle ossa, il loro recupero e la traslazione da Lipari a Benevento che ne segu, abbiamo diverse fonti contemporanee o di poco posteriori, una delle quali, peraltro, di gran lunga preminente afferma Bernab Brea - dal punto di vista storico su tutte le altre. E il cosiddetto manoscritto Lugdunense steso da un anonimo chierico, riportato in Acta Santorum del 1741, che si rif al racconto di Bartolomeo, vescovo di Narbona che era presente nell'839 alla riposizione delle spoglie del Santo a Benevento.

I saraceni si accanirono sulla chiesa di San Bartolomeo In questisola dice il manoscritto (), lApostolo di Dio era circondato dalla venerazione dovutagli nella splendida basilica, di mirabile struttura, costruita in suo onore e nel corso di moltissimi anni aveva manifestato la sua presenza con i molti benefici (). Improvvisamente, essendo stata la Sicilia devastata e sconvolta dai Saraceni, anche lisola [di Lipari], a seguito di unincursione nemica, fu quasi completamente spopolata. Mentre il vescovo del luogo ed il clero, con la popolazione e i monaci, subivano una sorte miseranda o portati via in cattivit o passati al fil di spada, [i Saraceni] irrompono anche nel monastero dove riposava il venerabile corpo dellApostolo, aggrediscono i monaci, distruggono ogni cosa e, sotto la zelante istigazione del diavolo, disperdono in mare anche le stesse venerande ossa dellApostolo, frammiste ad altre ossa, affinch mai le sue reliquie potessero essere ritrovate e riconosciute. I saraceni disperdono in mare le ossa dellApostoloMa per la clementissima provvidenza di Dio onnipotente furono risparmiati ivi tre o quattro vecchi monaci, che i barbari avevano considerato degni di commiserazione o di disprezzo a causa della loro et. E ad essi, desolati e piangenti, il beato Apostolo si degn di presentarsi in apparizione e rincuorandoli con dolce consolazione, li invit a ricercare solleciti le sue ossa rigettate sulla riva e ad adoperarsi a raccoglierle.()Andate nel segreto silenzio della notte lungo la riva del mare, e dove vedrete un raggio brillare come la luce di una stella, raccoglietele con confidenza e nascondetele diligentemente, perch possano essere di giovamento ai fedeli. Andarono dunque, e raccoltele sullindizio del promesso splendore, di nuovo le collocarono con ogni gioia e diligenza sotto il segreto di un altare.

I monaci raccolgono le ossa che brillano alla luce delle stelleIntanto arriva a Lipari una nave di beneventani che trovano lisola spopolata e corrono alla chiesa del Santo. La grande fama della virt dellApostolo aveva fatto s che essi desiderassero, se fossero riusciti a trovarlo, trasferire alla propria citt il patrocinio di tanto glorioso pegno, cosa che gi da lungo tempo avevano sperato e avevano tentato con molte preghiere ed anche con doni. E avendo trovato quei vecchi afflitti e dopo averli consolati con cristiana piet, chiedono decisamente ad essi di mostrare loro il dono desiderato. Ma poich quelli si scusavano e non volevano che questo luogo [cio lisola di Lipari] fosse privato di un cos grande patrocinio, i beneventani li aggrediscono in modo pi brusco, minacciandoli con le spade snudate di una morte immediata se non mostravano loro con somma celerit ci che essi chiedevano. Arriva intanto una nave di beneventani che con le buone o le cattive vogliono il corpo del SantoVinti da questo argomento di estrema necessit, esibirono il divino tesoro, pregando ardentemente che, dovunque esso fosse trasferito, fosse concesso anche a loro di seguirlo e di restare con esso. Il che essi immediatamente e molto volentieri accettando e avendolo confermato con giuramento, svuotano il loculo del venerando pegno, e temendo le insidie del nemico, velocissimamente discendono [alla nave]. E in verit non appena, saliti sulla nave, avevano cominciato a solcare il mare con favorevole soffiare del vento, si trovarono ad essere inseguiti dalle navi dei nemici che continuavano ad avvicinarsi pericolosissimamenteUn argomento di estrema necessitIl racconto del manoscritto Lugdonense continua raccontando i miracoli che accompagnano la nave dei beneventani che sfuggono ai saraceni. Prima il soffio del vento favorevole per i fuggitivi che portano in salvo le reliquie del santo e sfavorevole per gli arabi anche se vanno nella medesima direzione. Poi, mentre dormono durante una sosta, lApostolo che sveglia il capitano per avvisarlo del sopraggiungere dei pirati e consentire loro cos di accelerare la partenza e raggiungere felicemente il porto di Benevento dove vengono accolti dal Pontefice e dalla cittadinanza.LApostolo favorisce la fuga verso BeneventoEra in quei giorni, in quelle parti, esule, per liniqua ostilit di alcuni, - conclude il manoscritto - un uomo di grande fede e di venerabile vita, vescovo narbonese, che, per invito del presule della predetta citt, dedic al Signore la nuova basilica dellApostolo, vi ripose le beate reliquie e secondo le consuetudini vi celebr messe solenni. Ed anche, per benedizione di Cristo, invi parti dei pi pegni a molte localit delle Gallie, e specialmente alla citt di Lugdunum [Lione], dove gi la memoria del venerando Apostolo era venerata riverentemente nella venerabile cripta dei martiri. E da lui noi, minimi fra tutti i fedeli, abbiamo appreso, per sicura relazione, tutte queste cose, delle quali per grazia del Signore, abbiamo curato di tramandare la memoria, ad edificazione dei lettori.

A Benevento viene dedicata una basilica allApostoloBenevento. Qui sotto il Duomo a fianco del quale nell839 fu costruito un sacello per porre il corpo di S. Bartolomeo. A destra lattuale chiesa del Santo a Benevento

Vi sono altre tradizioni della traslazione che non divergono dalla prima che in particolari del tutto secondari e talvolta aggiungono anche qualche elemento nuovo, ma sono meno diffuse, meno precise, e accentuano fortemente lelemento miracolistico.Cos la versione del monaco Martino di Benevento precisa che lattacco saraceno avvenne nellaprile dell838, che uno dei monaci a custodia del sepolcro si chiamava Teodoro, che il corpo dellApostolo era tumulato nella basilica sulla rocca, in palese contrasto con la testimonianza di Willibald di un secolo prima che aveva visitato il corpo nella basilica sul mare. La versione contenuta nel Legendorum Vallicellense che si conclude con la data in cui il corpo fu accolto in Benevento e riposto nell'altare nell'anno dell'Incarnazione del Signore 839, il 25 del mese di ottobre.Altre versioni sulla traslazioneCon larrivo a Benevento non si conclude il lungo pellegrinare del corpo del Santo e continuano ad aumentare il numero delle citt che rivendicano il possesso almeno di una parte di esso.Ricordiamo innanzitutto la lunga contesa storica fra Benevento e Roma. Il problema se il corpo dellApostolo sia rimasto a Benevento dopo l839 o invece sia stato trasferito a Roma, sullisola Tiberina nellanno 1000 come riferisce Pompeo Sarnelli che scrisse nel 1691. A Trasferirlo sarebbe stato limperatore Ottone III per adempiere ad una penitenza che gli era stata ingiunta. Secondo il Sarnelli, i Beneventani, con pietosa astuzia gli mostrarono, invece del corpo dellApostolo, quello di S.Paolino di Nola () Ottone sel prese, e part con tal fraude ingannato. La contesa fra Roma e BeneventoIl secondo episodio relativo alla incursione dei pisani nel 1035 nellisola di Lipari riferita da Paolo Tronci. Durante questa incursione i pisani, dalla Chiesa dedicata allApostolo San Bartolomeo, avrebbero prelevato le reliquie della testa e di una mano che l si conservavano. Queste reliquie con la dovuta venerazione vennero trasportate a Pisa e conservate nella Chiesa Maggiore.Il Tronci conosce bene la storia di Benevento e di Roma ma osserva che non si deve reputare cosa ripugnante, che quando il Corpo del medesimo Santo, fu traslato da Lipari, ne fosse ivi restata parte, per buona fortuna de Pisani. La spedizione dei Pisani nel 1035Infine un terzo episodio riguarda il dito pollice del Santo che insieme ad un pezzo della sua pelle sono le uniche reliquie rimaste a Lipari. Ma mentre per la reliquia della pelle sappiamo come questa pervenuta e cio che fu donata al Vescovo Mons. Angelo Paino, dal Patriarca e dal Capitolo di Venezia nel 1926, pi incerta la provenienza del dito. Potrebbe essere rimasta qui dopo i due prelevamenti ad opera dei beneventani nell838 e dei pisani nel 1035. A questo proposito si pu notare che dalla mano prelevata dai pisani manca proprio il dito pollice.Una storia a proposito di questo pollice affiora qualche decennio dopo il sacco del 1544. La riporta Pietro Campis nella sua Historia ed afferma di ricavarla da un manoscritto, andato perduto, di don Benedetto Gualtieri, arcidiacono di Lipari.

Le reliquie rimaste a Lipari: il dito pollice e un pezzo di pelleDurante la ruina del Barbarossa fu rubata e portata a Costantinopoli una cassettina che conteneva delle reliquie fra cui il pollice di S. Bartolomeo. L uno spagnolo che aveva riguadagnato la sua libert acquist quelle reliquie per cinquecento monete doro e le port con se a Napoli dove venne colpito da una grave malattia e ricoverato allOspedale di San Giacomo. Sentendosi prossimo alla morte consegn la cassettina con le reliquie al cappellano perch le facesse recapitare ai liparesi dietro compenso di cinquecento monete doro che sarebbero andate in beneficio allOspedale. Per caso si trovava a passare da Napoli don Martino dAcugna (1585-1593) che era stato da poco consacrato vescovo di Lipari Il vescovo vers la somma e port le reliquie a Lipari dove, nel 1585 le restitu alla Cattedrale.

Una storia sul dito pollice tramandata dal Campis

Oggi la reliquia del dito pollice inserita in una teca dargento che viene esposta sullaltare del Santo nelle quattro ricorrenze annuali delle festivit a lui dedicateLa reliquia della pelle arriv a Lipari la mattina del 22 agosto del 1926 su una torpediniera della Regia Marina che diede fondo nella baia di Portinente. Essa venne riposta nel Vascelluzzo dargento quando fu realizzato nel 1930 e benedetta il 23 agosto di quellanno in Cattedrale da Mons. Bernardino Re.

FINES. Agatone vescovo dal 251 al 313. Il can. Carlo Rodriquez in Breve cenno storico sulla Chiesa Liparese del 1848 estratto dal Giornale letterazio nn 225 e 226 scrive che da manoscritti greci conservati nel Monastero di Grottaferrata e tradotti in latino dal can. Agatino di Castiglione e tenuti nella Chiesa di Lentini si afferma che nel 254 Agatone governava la Chiesa di Lipari. Lo stesso Rodriquez afferma che non si hanno altre notizie di vescovi che governarono questa diocesi sino ad Augusto con un vuoto quindi di 217 anni.

Vescovi di Lipari

Costantino che partecipa al I Concilio Romano. Questo vescovo ed i successivi quattro fino ad Augusto che per lui si chiamerebbe Agostino sono citati da Alfredo Adornato in Due millenni di storia eoliana, Messina, 2000.Aldoino che nel 364 partecipa al Sinodo di Sicilia.Nicolao che nel 384 partecipa al Concilio di Capua Enrico che nel 439 partecipa al concilio Regense .Ilario partecipa al Concilio Romano 483 Augusto (Agostino?) che partecipa a due concili tenuti a Roma ( il III e il VI , secondo altri il II e il III ) uno nellottobre 501 e uno nel novembre 502.Agatone II 589 deposto nel 592 da papa Gregorio Magno perch apr varco a vizi tutti(Rodriquez).

Paolino di Tauriana dal 592 assume il governo della Diocesi di Lipari per ordine di papa Gregorio senza abbandonare la diocesi di Tauriana. Paolino muore nel 599. Marcello che parteciperebbe ai Comcili romani III e IV. E quanto afferma Adornato ma il Rodriquez afferma che nel 596 Lipari ebbe un altro vescovo di cui si ignorano il nome e le gesta.Pellegrino da Lentini intervenne in un Concilio Lateranense.

Altro Vescovo nativo di Lentini di cui si sconosce il nome citato da P. Diego di Lipari Minore osservante in un manoscritto che probabilmente si trasferisce a Salina dove incontra Willibald. Comunque sempre a Salina tre giorni dopo il Natale del 700 consacra a Valdichiesa il tempio alla Madonna del Terzito (come afferma il Pirri nella sua Sicilia Sacra, libro 3, nota 8. Il Rodriquez afferma che dopo questo vescovo non ce ne furono altri a causa dellinvasione saracena. Ma linvasione saracena sarebbe avvenuta almeno intorno all838. Ed infatti sulla base dello storico austriaco E. Kislinger si pu sostenere che dei vescovi che si ritenevano potessero essere designati vescovi in partibus infidelium , in realt fossero vescovi reali.

Dopo il 732 anche la diocesi di Lipari passa sotto il controllo di Costantinopoli.Basilio 787 secondo sinodo di Nicea.Leone fine VIII secolo e inizio IX comunque prima dell815Samuele che dal novembre 879 al marzo 880 partecipa al sinodo di Costantinopoli tenuto da Fazio.E sicuramente Samuele fu lultimo vescovo di Lipari di questa prima fase di vita della diocesi. Dovranno passare almeno altri 230 anni perch si parli di un nuovo vescovo di Lipari. Infatti se anche fosse vero che Lipari non rimase disabitata per il sacco dell838 e che nell881-882 essa nera saldamente in mano ai bizantini che avevano ripreso possesso della Sicilia con Maniace, certamente lo divenne nell888 quando i bizantini subirono una grave sconfitta a Milazzo o nel 902 quando abbandonarono Rometta.