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Il comportamento dei sistemi economici nel lungo periodo Capitolo 23, cenni al capitolo 25 …. e un focus sull’Italia 1

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Il comportamento dei sistemi economici nel lungo periodo

Capitolo 23, cenni al capitolo 25

…. e un focus sull’Italia

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Sommario

I dati della macroeconomia

Definizione del PIL e componenti

PIL reale e PIL nominale

Crescita e produttività

PIL e benessere economico

Focus: la situazione in Italia

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I dati della Macroeconomia (1/4)

Istat (Istituto italiano di statistica) http://www.istat.it.

Ministero dell’Economia e delle Finanze (http://www.tesoro.it)

Banca d’Italia (http://www.bancaditalia.it)

Unione Europea (http://europa.eu.int)

EUROSTAT (http://europa.eu.int/comm/eurostat)

OECD (http://www.oecd.org)

Fondo Monetario Internazionale (http://www.imf.org)

Banca Mondiale (http://worldbank.org)

Nazioni Unite (http://unstats.un.org/unsd)

Banca Centrale Europea (http://www.ecb.int/stats/html/index.en.html)

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I dati della Macroeconomia (2/4) L’Istat (Istituto italiano di statistica) è la fonte ufficiale per

l’Italia per la maggior parte delle statistiche economiche. Cura il rilevamento dei dati relativi ai censimenti della popolazione, alla contabilità nazionale, ai bilanci delle famiglie, agli indici dei prezzi, alle forze di lavoro, alla produzione industriale, ecc.

Il sito del Ministero dell’Economia e delle Finanze contiene numerose informazioni tra cui La Decisione di Finanza Pubblica (DFP) (http://www.tesoro.it/doc-finanza-pubblica/): rappresenta lo strumento di programmazione (triennale) che definisce il quadro macroeconomico di medio periodo e la manovra di finanza pubblica necessaria al conseguimento degli obiettivi fissati dal Governo.

Nel sito della Banca d’Italia si trova la Relazione annuale e il Bollettino economico

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I dati della Macroeconomia (3/4) Il portale statistico dell’OECD (o OCSE - Organizzazione per la cooperazione e

lo sviluppo economico) dà accesso a un’ampia selezione di dati e statistiche relative ai paesi membri e non membri.

L’OECD pubblica autorevoli rapporti (OECD Economic Outlook) e rassegne periodiche (Economic Surveys) sulla situazione macroeconomica dei paesi membri

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Australia (1971) Austria (1961) Belgio (1961) Canada (1961) Cile (2010) Corea del Sud (1996)

Danimarca (1961) Estonia (2010) Finlandia (1969) Francia (1961) Giappone (1964) Grecia (1961)

Irlanda (1961) Islanda (1961) Israele (2010) Italia (1961) Lussemburgo (1961) Messico (1994)

Norvegia (1961) Nuova Zelanda (1973) Paesi Bassi (1961) Polonia (1996) Portogallo (1961) Regno Unito (1961) Repubblica Ceca (1995)

Slovacchia (2000) Slovenia (2010) Spagna (1961) Stati Uniti (1961) Svezia (1961) Svizzera (1961) Turchia (1961) Ungheria (1996) Repubblica Federale Tedesca (1955)

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I dati della Macroeconomia (4/4)

Il Fondo monetario internazionale è un’organizzazione di 185 paesi membri che promuove la cooperazione monetaria internazionale, la stabilità dei tassi di cambio e forme di assistenza tecnica e finanziaria ai paesi che si confrontano con una crisi della bilancia dei pagamenti. Il sito del FMI è un ottimo contenitore di risorse sull’economia monetaria e finanziaria.

Eurostat è il sito dell’istituto statistico dell’Unione Europea, che fornisce dati e statistiche relative ai paesi membri della UE.

La Banca Centrale Europea pubblica periodicamente delle statistiche a supporto delle politiche monetarie della banca stessa e del sistema delle banche centrali europee.

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PIL: definizioni

Esistono quattro modi equivalenti di definire e misurare il Pil di una economia:

1. Il PIL è il valore di mercato di tutti i beni e servizi finali prodotti in un paese in un dato periodo di tempo generalmente l’anno o il trimestre (metodo del prodotto)

2. Il PIL è la somma del valore aggiunto in una economia in un dato periodo di tempo (metodo del valore aggiunto)

3. Il PIL è la somma dei redditi dell’economia in un dato periodo di tempo (metodo del reddito)

4. Il PIL è la somma della spesa aggregata dell’economia in un dato periodo di tempo (metodo della spesa)

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PIL: 1. Metodo del prodotto (1/5)

Il valore di mercato

di tutti

i beni e i servizi

finali

prodotti

in un paese

in un dato periodo di tempo

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PIL: 1. Metodo del prodotto (2/5) (valore di mercato)

Diversi beni e servizi hanno un valore diverso. I valori dei beni sono espressi attraverso i prezzi di mercato.

Il PIL è il risultato della somma del prodotto fra il prezzo dei beni e servizi (P), e la quantità di essi scambiata (Q).

Il vantaggio di utilizzare il valore di mercato è che esso permette di sommare beni e servizi eterogenei.

Q P Valore di mercato

Auto 7 10000 70000

Scarpe 100 40 4000

PIL 74000

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valore di mercato: i beni e servizi vengono considerati secondo il loro valore di mercato misurato dai prezzi di mercato.

Non vengono considerati nel PIL alcuni beni e servizi che non vengono scambiati sul mercato, ad esempio i lavori domestici delle casalinghe o l’insegnamento impartito dai

genitori ai figli.

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PIL: 1. Metodo del prodotto (3/5) (di tutti i beni e servizi finali)

• di tutti (problema per identificare il valore di mercati di alcuni beni, quali attività illecite, beni prodotti per l’autoconsumo,…)

• i beni e servizi: vengono computati sia beni tangibili sia servizi non tangibili (pulizie domestiche, taglio capelli, …)

• finali: ottenuti nella fase terminale del processo produttivo

Sono esclusi i Beni e servizi intermedi che sono i beni utilizzati

nella produzione di altri beni e servizi e che rappresentano, quindi, una fase transitoria del processo produttivo.

Invece, sono considerati nel calcolo del PIL quando non sono utilizzati immediatamente nella produzione ma rimangono in magazzino come le scorte (investimenti in scorte).

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PIL: 1. Metodo del prodotto (4/5) (prodotti in un paese in un dato periodo)

• prodotti : beni e servizi prodotti attualmente e non

le transazioni che riguardano i beni prodotti nel passato perché contabilizzati nel PIL dei corrispondenti anni

• in un paese: il PIL misura il valore della produzione

nell’ambito dei confini geografici di un paese indipendentemente dalla nazionalità del produttore (PIL ‡ PNL=beni prodotti da un individuo RESIDENTE in Italia)

• in un dato periodo di tempo: Periodo di

tempo considerato, in genere, anno o trimestre.

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PIL: 1. Metodo del prodotto (5/5) Quali transazioni entrano nel computo del PIL?

Beni usati? No, perché è un trasferimento di ricchezza

già esistente.

Le scorte di magazzino? Sì, perché rappresentano

produzione di nuova ricchezza (anche se verranno

vendute in futuro).

Beni intermedi? No. Viene calcolato il valore dei beni

finali (quindi il pane ma non la farina venduta per

produrlo).

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PIL : 2. metodo del Valore Aggiunto

Ogni bene è prodotto attraverso una serie di fasi intermedie.

Un altro modo per contabilizzare il PIL è sommare il valore aggiunto di ciascuna fase della produzione.

Il valore aggiunto è pari al valore del prodotto finale

meno il valore dei beni intermedi utilizzati per

produrlo (consumi intermedi).

VA=Produzione - Consumi intermedi

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PIL: 3. Il metodo del reddito

Il PIL è dato dalla sommatoria di tutti i redditi generati nell’economia in un anno, esso include:

• i redditi da lavoro (sono i salari pagati ai lavoratori dipendenti)

• i redditi da capitale o profitto (sono quelli che rimangono alle imprese dopo avere pagato i lavoratori)

• le imposte indirette (sono quelle pagate al governo sotto forma di imposte sulle vendite)

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PIL = 4. Metodo della spesa La somma della spesa aggregata dell’economia in un dato periodo di tempo

Le componenti della spesa aggregata: • Consumo (C)

• Investimenti (I)

• Spesa pubblica (G)

• Esportazioni nette (NX)

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Le componenti della spesa aggregata

Consumo (C )

Definizione: acquisto di beni di consumo, sia di produzione nazionale che estera, da parte delle famiglie.

Comprende:

Beni durevoli: automobili, case, elettrodomestici, ….. Beni non durevoli: cibo, vestiti, … Servizi lavori fatti per gli individui

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Le componenti della spesa aggregata Consumo (C )

Il consumo delle famiglie dipende dal reddito disponibile (Yd) che è il reddito (Y) dopo avere pagato le imposte (T).

La funzione di consumo indica quanta parte del reddito disponibile viene destinata al consumo.

E’ possibile assumere che la forma funzionale della relazione tra il consumo e il reddito disponibile sia lineare:

C = Co + c(Yd) con Co > 0 0 < c < 1 Dove:

C è il consumo

Co è la componente autonoma dei consumi (cioè indipendente dal reddito)

Yd=Y-T è il reddito disponibile

c è la propensione marginale al consumo, ossia indica di quanto varia il consumo in seguito ad una variazione unitaria di reddito disponibile.

E’ compresa fra 0 e 1, in quanto gli individui tendono ad aumentare i propri consumi all’aumentare del reddito, ma non nella stessa misura in cui il reddito aumenta.

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Le componenti della spesa aggregata Consumo (C )

Si suppone che aumento del reddito disponibile (Yd=Y-T)

porti a un aumento dei consumi:

(Y – T ) C

C

Y – T

c La propensione marginale al

consumo rappresenta

graficamente l’inclinazione della

funzione di consumo

C=Co + c(Y-T)

Co

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0

C=Co + c(Y-T) evidenzia la relazione positiva tra consumo e reddito

disponibile, ossia al crescere di quest’ultimo i consumi aumentano e

viceversa (funzione consumo di matrice keynesiana).

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Le componenti della spesa aggregata

Investimenti (I )

Definizione: Beni acquisiti per uso futuro

Investimenti fissi delle imprese: Impianti e

attrezzature

Investimenti residenziali: Immobili industriali o

abitativi

Investimenti in scorte: Magazzino

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Le componenti della spesa aggregata

Investimenti (I )

Gli investimenti delle imprese dipendono dal costo di prendere a prestito i capitali necessari.

Il costo di prendere a prestito è dato dal tasso di interesse.

Bisogna notare che il tasso di interesse può essere nominale o reale:

• il tasso di interesse nominale, si indica con i , include l’inflazione (π);

• il tasso di interesse reale si indica con r ed è corretto per l’inflazione (r =i-π).

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Le componenti della spesa aggregata

Investimenti (I )

Generalmente per acquistare beni di investimento le imprese prendono denaro in prestito.

Maggiore è il tasso di interesse su tali prestiti, minori sono i profitti che le imprese si aspettano di realizzare , perciò minori sono i capitali destinati per investimenti (cioè per l’acquisto di nuovi macchinari e fabbricati).

Viceversa, in presenza di tassi di interessi più bassi le imprese saranno maggiormente disposte ad investire.

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Le componenti della spesa aggregata

Investimenti (I )

La funzione di investimento mette in relazione la quantità di investimenti con il tasso di interesse reale: I = Ī –b r b>0

r rappresenta il tasso di interesse reale;

b misura la sensibilità degli investimenti al tasso di interesse;

Ī indica la spesa autonoma in investimenti, ossia quella che non dipende dal tasso di interesse.

L’equazione indica che quanto minore è r, tanto maggiore è I;

se b è grande, un aumento relativamente modesto di r provoca una riduzione notevole di I.

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r

I

La funzione degli investimenti

esprime una relazione negativa tra

tasso di intesse reale e investimenti

totali

I = I(r)

La funzione degli investimenti

0

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Le componenti della spesa aggregata

La spesa pubblica (G )

Definizione: Acquisti, sia di produzione nazionale

che estera, di beni e servizi (incluso servizi

lavorativi) da parte del settore pubblico (Stato,

Regioni, Comuni, ecc.)

Esempi: Infrastrutture, dipendenti pubblici, spesa

militare, polizia.

La voce principale di spesa pubblica italiana è costituita

dalla sanità, seguono la previdenza e le retribuzioni ai

dipendenti pubblici.

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Le componenti della spesa aggregata

Le esportazioni nette (NX )

Definizione: Valore totale delle esportazioni (EX)

meno valore totale delle importazioni (IM )

NX = EX – IM

NX Bilancia commerciale

(NX>0 avanzo; NX<0 disavanzo)

EX Le esportazioni sono i beni e servizi prodotti in un

paese e venduti all’estero (domanda di beni nazionali da

parte dei non residenti)

IM Le importazioni sono i beni e servizi che un paese

compra dall’estero (domanda di beni esteri proveniente

dai residenti)

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Identità di contabilità nazionale Il PIL misurato secondo i quattro metodi (metodo del

prodotto, del valore aggiunto, della spesa e del reddito) deve coincidere.

In altre parole, a meno di problemi di completezza o errori nella trascrizione dei dati, i metodi forniscono un’identica misura del livello dell’attività economica.

Proprio per questo, deve essere vero che in ogni specifico periodo di tempo:

prodotto totale=valore aggiunto totale=reddito totale=spesa totale dove prodotto, valore aggiunto, reddito e spesa sono misurati in

termini monetari.

L’equazione è detta identità fondamentale di contabilità nazionale

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PIL reale e nominale (1/7)

Il PIL è una misura efficace del benessere?

Esempio PIL = (quantità di mele x prezzo delle mela) + (quantità di

arance x prezzo delle arancia).

Il PIL può aumentare sia perché aumentano le quantità sia perché aumentano i prezzi!!!

Il benessere viene correttamente misurato dal PIL in termini reali

e non nominali!!!

Infatti, supponiamo che i prezzi di mele e arance raddoppino. Di

quanto aumenta il PIL nominale? Di quanto aumenta il PIL

reale?

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PIL reale e nominale (2/7)

Il PIL misura il valore dei beni e servizi prodotti in un certo anno (aumenta lo stock di ricchezza).

Il PIL nominale misura questo valore a prezzi correnti

Il PIL reale misura questo valore a prezzi costanti utilizzando, cioè, come numerario di riferimento i prezzi di un anno base

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Il PIL reale tiene conto dell’inflazione (3/7)

Le variazioni del PIL nominale sono dovute a: variazione delle quantità di beni e servizi

variazione dei prezzi

Se tutti i prezzi raddoppiassero e non variasse la quantità, il PIL raddoppierebbe MA ciò non implicherebbe un aumento del benessere!!!

Una misura più efficace del benessere deve tener conto della produzione di beni e servizi, senza essere influenzata dalle variazioni dei prezzi. A tale scopo si ricorre al PIL reale.

Come si ottiene? => Neutralizzando la variazione dei prezzi

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Il PIL reale tiene conto dell’inflazione (4/7)

Il calcolo del PIL viene effettuato utilizzando i prezzi di un anno di riferimento. In questo modo i PIL in diversi anni è confrontabile.

Usando la seguente notazione:

Quantità del bene x nel 2004 = Qx04

Quantità del bene y nel 2004 = Qy04

Prezzo del bene x nel 2004 = Px04

Prezzo del bene y nel 2004 = Py04

Mentre denotiamo con Q_05 i valori per il 2005

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Il PIL reale tiene conto dell’inflazione (5/7)

Calcoliamo il PIL nominale e il PIL reale nel 2004 e nel 2005 prendendo il 2004 come anno base:

Anno 2004:

PIL nominale = PIL reale

PIL = (Qx04 x Px04) + (Qy04 x Py04)

Anno 2005:

PIL nominale = (Qx05 x Px05) + (Qy05 x Py05)

PIL reale = (Qx05 x Px04) + (Qy05 x Py04)

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Esempio calcolo PIL (6/7)

Prezzi correnti: 2004

Q P Valore di mercato

Auto 7 10000 70000

Scarpe 100 40 4000

PIL 74000

Prezzi correnti: 2005

Q P Valore di mercato

Auto 8 10050 80400

Scarpe 110 42 4620

PIL 85020

Prezzi costante (anno base 2004): 2005

Q P Valore di mercato

Auto 8 10000 80000

Scarpe 110 40 4400

PIL 84400

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Il Pil nominale è passato da 74000 del 2004 a 85020 nel 2005: tale aumento tiene conto anche dell’aumento dei prezzi

Il Pil reale è passato

da 74000 del 2004 a

84400 nel 2005: tale

incremento è dovuto

esclusivamente ad

aumenti della

quantità di beni

prodotti, dato che i

prezzi sono stati

mantenuti costanti

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PIL reale e PIL nominale (7/7)

Il PIL reale è quindi depurato dagli effetti delle

variazioni di prezzo (o inflazione).

E’ una grandezza più significativa rispetto al PIL

nominale, perché esso misura la produzione in termini di effettivo potere d’acquisto della collettività e valuta, quindi, il benessere economico di un paese

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Per poter confrontare il PIL di diversi Paesi...

Esistono grosse differenze del costo della vita nei vari paesi: il prezzo di un’abitazione di uguali caratteristiche non è lo stesso fra i diversi paesi; il prezzo per un taglio di capelli in India è molto differente da quelli registrati in Italia.

Quando si vuole tenere conto dei prezzi interni di ciascun paese il PIL pro capite viene espresso in termini di parità dei poteri d’acquisto, o semplicemente PIL alla PPP (“purchasing power parity”).

I calcoli basati sulla PPP sono misure che cercano di trasformare una valuta in un’altra a un tasso che preservi il potere d’acquisto medio e, quindi, tenga conto anche dell’inflazione presente in ogni paese.

La parità dei poteri d’acquisto, in altri termini, è un indicatore che elimina le differenze fra Paesi nel livello generale dei prezzi permettendo confronti in volume del Prodotto interno lordo.

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Tasso di crescita (o di variazione) del PIL

Quando si sente parlare di aumenti del PIL dell’ 1,5% fra il 2003 e il 2004, oppure si registra fra il primo e secondo trimestre del 2010 una contrazione dello 0,6%, si fa riferimento ai tassi di variazione o tassi di crescita (in positivo o negativo) del prodotto interno lordo.

L’utilizzo dei tassi di crescita è efficace perché permette di confrontare, in maniera immediata, l’attività economica di un paese in momenti di tempo diversi.

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Tasso di crescita del PIL

In termini analitici si ha:

Tasso di variazione % =[(Yt – Yt-1)/ Yt-1]*100

Tasso di crescita nominale: si utilizza il Pil nominale e riflette sia la dinamica della produzione sia quella dei prezzi.

Tasso di crescita reale: si utilizza il PIL reale e riflette solo variazioni nella produzione realizzata.

La differenza tra i due tassi di crescita si spiega con la variazione nei prezzi intervenuta tra i periodi considerati.

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Tasso di crescita del Pil reale in Italia dal 1960 al 2011

-7%

-5%

-3%

-1%

1%

3%

5%

7%

9%

1960 1965 1970 1975 1980 1985 1990 1995 2000 2005 2010

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Tassi di crescita del Pil reale

Tassi medi annui di variazione in percentuale

Italy France Spain Japan United States

1961-1973 5.0 5.6 6.4 9.3 4.4

1974-1992 2.7 2.5 2.5 3.9 2.8

1993-2000 2.0 2.5 3.7 1.0 3.7

2001-2006 1.0 1.7 3.3 1.7 2.7

2007-2011 -0.5 0.5 0.2 -0.4 0.5

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Perche i Paesi hanno diversi tassi di crescita economica?

Il livello del PIL e la crescita economica di un paese sono strettamente correlati alla capacità produttiva del sistema economico.

In altre parole, il tenore di vita di una economia dipende dalla sua capacità di produrre beni e servizi. Più i paesi sono produttivi, più sperimentano elevati tassi di sviluppo e ricchezza economica.

Produttività e crescita sono

quindi strettamente legate!

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Produttività

Per produttività si intende la quantità di beni e servizi che un lavoratore può produrre in un’unità di tempo.

Le determinanti della produttività:

• capitale fisico: disponibilità di attrezzature e di strutture che vengono utilizzate per produrre beni e servizi;

• capitale umano: conoscenze e abilità che il lavoratore acquisisce attraverso l’istruzione e l’esperienza professionale;

• risorse naturali: i fattori della produzione di beni e servizi che vengono forniti dalla natura (terra, fiumi, giacimenti minerari);

• conoscenze tecnologiche: l’insieme di conoscenze di cui la società dispone sulle modalità di produzione di beni e servizi.

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Produttività I governi dei paesi possono intervenire per aumentare la

produttività del proprio sistema economico cercando di agire sulle determinanti della produttività.

In particolare, attraverso: • l’accumulazione del capitale: stimolando gli investimenti e la propensione al

risparmio;

• l’accumulazione del capitale estero: stimolando gli investimenti esteri;

• l’istruzione: provvedendo ad un buon sistema scolastico;

• i diritti di proprietà: proteggendo la possibilità da parte degli individui di esercitare la potestà sulle risorse che loro appartengono;

• la stabilità politica: garantendo un sistema giudiziario efficiente;

• il libero scambio: favorendo la libera commercializzazione dei beni e dei servizi;

• la ricerca e lo sviluppo: promuovendo la ricerca tesa a favorire il progresso in campo tecnologico.

• …………………. 41

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PIL e Benessere economico : alcune critiche

Robert Kennedy pronunciava, presso l'Università del Kansas, un discorso nel quale evidenziava l'inadeguatezza del PIL come indicatore del benessere delle nazioni economicamente sviluppate:

Il PIL non considera la salute dei nostri figli, la qualità della loro istruzione, la gioia dei loro giochi. Non considera rilevanti la bellezza della nostra poesia o la forza dei nostri matrimoni, l’intelligenza del dibattito politico o l’integrità dei pubblici funzionari. Non misura né il nostro coraggio, né la nostra saggezza, né la nostra devozione al nostro paese. Misura tutto, fuorché ciò che rende la vita degna di essere vissuta: può dirci tutto dell’America, meno la ragione per la quale siamo orgogliosi di essere americani (Robert Kennedy, 1968)

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PIL e Benessere economico

Queste affermazioni di Robert Kennedy sono ancora vere.

Allora perché ci interessa tanto il PIL?

• Il PIL non misura la salute dei nostri figli, ma i paesi con reddito più elevato possono permettersi di offrire una migliore assistenza sanitaria.

• Il PIL non misura l’istruzione dei nostri figli, ma i paesi con reddito più elevato possono permettersi un sistema scolastico più efficiente.

• Il PIL non misura la bellezza della nostra poesia, ma le nazioni più ricche possono permettersi di insegnare ai propri cittadini a leggere e apprezzare la poesia.

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PIL e Benessere economico

• Il PIL non misura il coraggio, la saggezza, la fede,

l’intelligenza e l’integrità di un popolo, ma tutte queste lodevoli qualità possono essere incoraggiate piu facilmente se gli individui non devono concentrarsi esclusivamente alla sopravvivenza.

• Il PIL non è una misura diretta di ciò che contribuisce alla qualità della vita, ma misura la possibilità di ottenere i mezzi per vivere una vita degna di essere vissuta. (Mankiw, Principi di economia)

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Non esiste una misura migliore!!!

Da tempo gli economisti cercano un’alternativa al PIL. Le proposte sono state molte.

L’unica alternativa che ha avuto successo è l’Indice di Sviluppo Umano che prende in considerazione la speranza di vita, l’educazione e il Pil e che viene calcolato annualmente dalle Nazioni Unite.

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Indice di sviluppo umano e reddito procapite: i primi dieci paesi

Indice di sviluppo umano ISU Reddito

procapite

Norvegia 1 7

Australia 2 18

Olanda 3 12

Stati Uniti 4 10

Nuova Zelanda

5 35

Canada 6 16

Irlanda 7 26

Liechtenstein 8 2

Germania 9 17

Svezia 10 14

Reddito procapite

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Reddito procapite

ISU

Qatar 1 37

Liechtenstein 2 8

Emirati Arabi Uniti

3 30

Singapore 4 26

Lussemburgo 5 25

Kuwait 6 63

Norvegia 7 1

Brunei 8 33

Hong Kong 9 13

Stati Uniti 10 4

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Non esiste una misura migliore

Nel gennaio 2008, il presidente francese Nicolas Sarkozy incaricò una commissione, composta da una trentina di economisti di rilevanza mondiale e presieduta dai premi Nobel Joe Stiglitz e Amartya Sen, di studiare e proporre alternative al Pil. Il rapporto conclusivo è stato presentato nel settembre 2009.

Non contiene una nuova misura, ma dodici raccomandazioni piuttosto generali.

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Altre utili definizioni La produzione dei cittadini italiani è misurata dal Prodotto nazionale lordo (PNL) che si ottiene dal PIL:

– sommando i redditi da lavoro e da capitale (interesse, dividendi, profitti) degli italiani all’estero

– sottraendo i redditi da lavoro e capitale degli stranieri in Italia

Prodotto interno lordo (PIL): prodotto in Italia.

Reddito totale ottenuto dai fattori di produzione localizzati in Italia anche se esteri

Prodotto nazionale lordo (PNL): prodotto da cittadini italiani.

Reddito totale ottenuto dai fattori di produzione nazionali localizzati anche all’estero

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PNL, PNN, reddito nazionale

Prodotto nazionale netto =

PNL – ammortamenti

Reddito nazionale =

PNN – imposte indirette

Reddito personale = RN +/– trasferimenti a/da imprese e P. A. (non tasse)

Reddito personale disponibile = RP – tasse P.A.

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Focus: La situazione in Italia

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Il conto economico delle risorse e degli impieghi

Y + IM = C + I + G + EX

Il conto economico delle risorse e degli impieghi fornisce un quadro sintetico delle fonti (risorse) e delle utilizzazioni (impieghi) dei beni all’interno di un paese in un dato periodo di tempo.

FONTI: la disponibilità dei beni può essere acquisita da un paese mediante la produzione interna (Y) o le importazioni (IM).

IMPIEGHI: l’utilizzazione riguarda C, I, G, EX

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Conto economico delle risorse e degli impieghi - Valori a prezzi correnti (Milioni di euro) Fonte: ISTAT

2006 % 2007 % 2008 % 2009 % 2010 %

Consumi finali

delle famiglie (C) 875.757 59 905.115 58 925.991 59 911.097 60 934.293 60 Consumi collettivi

(G) 303.881 20 309.253 20 321.422 20 331.215 22 334.080 21

Consumi totali

(C+G) 1.179.638 79

1.214.36

8 78 1.247.413 79 1.242.313 81 1.268.373 82 Investimenti fissi

lordi (I) 325.565 22 343.720 22 340.837 22 292.543 19 317.368 20 Esportazioni di

beni e servizi (X) 412.377 28 448.408 29 448.227 28 360.881 24 414.794 27 Importazioni di

beni e servizi (Q) 424.548 28 452.297 29 461.333 29 368.946 24 444.507 29 Esportazioni

nette (NX) -12.172 -1 -3.889 0 -13.106 -1 -8.066 -1 -29.713 -2 Prodotto interno

lordo ai prezzi di

mercato 1.493.031 100

1.554.19

9 100 1.575.144 100 1.526.790 100 1.556.029 100

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Le componenti della spesa aggregata in % del Pil anno 2010

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

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La situazione in Italia

Dato che le variabili più importanti sono i Consumi e gli Investimenti, facciamo un focus su

queste due componenti del PIL

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CONSUMI DELLE FAMIGLIE

Il consumo delle famiglie è la parte preponderante degli impieghi.

La dinamica dei consumi può essere illustrata mostrando l’andamento del consumo privato pro capite italiano rispetto a quello degli Stati Uniti (in termini di parità di potere d’acquisto) dal 1960 al 2012.

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CONSUMI PRO-CAPITE ITALIA

50,78796

55,78796

60,78796

65,78796

70,78796

75,78796

1960 1962 1964 1966 1968 1970 1972 1974 1976 1978 1980 1982 1984 1986 1988 1990 1992 1994 1996 1998 2000 2002 2004 2006 2008 2010 2012

L’Italia riduce la

distanza rispetto agli

USA fino alla metà

degli anni’80 (dal

51% al 71%).

Negli ultimi due

decenni la distanza

è tornata ai livelli de

gli inizi degli anni ‘70

(circa il 57% del

consumo pro capite)

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La propensione media al consumo (C/PIL) è costante nei diversi anni e si aggira intorno al 60% negli ultimi quarant’anni.

MA un dato più significativo per quanto riguarda la propensione al consumo delle famiglie, è fornito dal rapporto tra il consumo e il reddito disponibile (C/Yd) delle famiglie, in quanto il Pil è riferito all’intera economia.

Qual è stato l’andamento dei consumi rispetto al reddito disponibile?

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Il reddito disponibile delle famiglie

(Rapporto annuale Istat)

Negli ultimi due decenni la spesa per consumi delle famiglie è cresciuta a ritmi più sostenuti del loro reddito disponibile.

Tale situazione non è dovuta ad una crescita sostenuta dei consumi, MA ad una crescita modesta del reddito.

Tutto ciò si è riflesso in una diminuzione della propensione media al risparmio (vedi fig. ).

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GLI INVESTIMENTI

La spesa per investimenti rappresenta il mezzo attraverso cui un paese conserva e accresce il suo potenziale produttivo.

In Italia essi mediamente sono pari al 20% del Pil.

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GLI INVESTIMENTI

Da notare è che in media il 75% degli investimenti complessivi (o lordi) sono ammortamenti, mentre solo il restante 25% rappresenta il nuovo investimento netto, che costituisce un incremento del capitale e di conseguenza della capacità produttiva dell’economia.

La maggior parte della spesa per investimenti serve quindi per impedire allo stock di capitale di diminuire!!!!

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GLI INVESTIMENTI

Gli investimenti rappresentano un quinto del Pil , però sono UNA VARIABILE CRUCIALE PER L’ATTIVITA’ ECONOMICA 1) Dal lato dell’offerta: veicolo attraverso cui le innovazioni tecnologiche vengono trasferite al processo produttivo influenzando la produttività del lavoro. 2) Dal lato della domanda: un loro aumento genera un processo moltiplicativo della domanda e del reddito. 3) Sono la parte più volatile della domanda aggregata: consumi e investimenti variano nella stessa direzione (entrambi dipendono dal reddito), ma gli investimenti oscillano molto più del consumo, POICHÉ sono legati alle aspettative sulle vendite future. La variazione nel tempo dell’investimento è un segnale di crescente o decrescente fiducia delle imprese sul futuro dell’economia.

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Ciò che è accaduto in Italia….

-15

-10

-5

0

5

10

15

20

25

Investimenti

Consumi