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47 MERCOLEDÌ 14 LUGLIO 2010 La cultura SANDRO VERONESI Un anno senza Fernanda omaggio al mito della Pivano Lo sport GIANNI MURA Tour de France nelle mani di Schleck e Contador Tecnologia Sfida Apple sui mini software per cellulari Interattività L’iniziativa Il concerto della vita mandate a XL le vostre foto OGGI SU REPUBBLICA.IT TEST: SCOPRI IL TURISMO CHE FA PER TE Vacanze Viaggi per single mille offerte ed è vero boom Cultura Libri d’amare le letture di viaggio di Paolo Rumiz Repubblica Tv Speciale Limes La battaglia per Gerusalemme MERCOLEDÌ IL GIARDINO ROMANO DI FREUD FILIPPO CECCARELLI «A rrivato a Roma dopo le due, mi sono cambiato al- le tre, dopo il bagno, e sono diventato romano». Così scriveva dalla Città Eterna, luogo di desideri e di inibizioni, il professor Sigmund Freud nell’anno 1901. Tu- rista irrequieto e mirabolante, rimase di sasso dinanzi al Pantheon, fu abbacinato dalla luce della Cappella Sistina, vi- sitò diverse volte il Mosè di Michelangelo, né così attento ai simboli volle rinunciare allo sfizio di infilare la mano nella Bocca della Verità. Alla fine del suo soggiorno nell’Urbe, com- plice anche la bontà di vitto e alloggio, scrisse: «Roma era cer- tamente la cosa migliore per me. Mi piace più che mai, ho de- ciso che il luogo dove trascorrerò la mia vecchiaia non sarà un cottage, ma Roma». Così non fu, eppure l’altro giorno — me- glio tardi che mai — la Commissione Toponomastica di Ro- ma ha finalmente individuato l’area che verrà intitolata al fondatore della psicanalisi. Si tratta di un giardino dalle parti dei Parioli, tra via Panama, via Lima e viale di villa Grazioli. Freud amava il verde, ma ancora di più qui lo impressionaro- no le rovine immani che, come balene affioranti sulla super- ficie del mare, gli ricordavano la natura arcana dell’inconscio e delle sue inesauribili e generose stratificazioni. © RIPRODUZIONE RISERVATA Dalle ricette allo sport, dalla politica alla scienza: i gruppi virtuali colonizzano il web. E cambiano anche la nostra vita reale. Ecco perché ANAIS GINORI S i scambiano opinioni politiche e ri- cette di cucina, scrivono insieme voci enciclopediche, si tengono ag- giornati sulle scoperte scientifiche o sull’ultimo gossip di una star, di- scutono di politica e sport. Sono i netizen, cittadini che abitano nelle nuove e infinite comunità virtuali. Ma dovremmo dire «sia- mo», perché ormai nessuno, o quasi, può di- re di non aver mai frequentato una commu- nity. Per protestare contro la legge-bavaglio, com’è accaduto nelle ultime settimane, op- pure per commentare l’ultima puntata del Grande Fratello. Per approfondire con altri appassionati le nuove teorie filosofiche, per trovare un passaggio in automobile nel pros- simo viaggio. Sono come i vecchi circoli, le famiglie allargate, le tribù di una volta. Ma forse sono una nuova forma di struttura so- ciale, mai sperimentata prima. SEGUE NELLE PAGINE SUCCESSIVE MAURIZIO FERRARIS «L a società non esiste, esisto- no solo i singoli uomini e donne e le loro famiglie», dixit Margaret Thatcher. Correva l’anno 1987, ed era abbastanza scontato che a una simile estre- mizzazione del liberalismo, che si spingeva si- no a negare il suo presupposto apparentemen- te naturale, la società, i filosofi reagissero con il richiamo all’alternativa organica della società, la comunità. Avevano incominciato, già alla fi- ne degli anni Settanta, nel mondo anglosasso- ne, pensatori vicini al cattolicesimo come Ma- cIntyre e Taylor. Poi, a partire dall’inizio degli anni Ottanta, il tema della comunità si ritrova in Francia, con Nancy e Blanchot, e in Italia, con Agamben ed Esposito. Nella sua versione euro- pea il dibattito risulta più attento ai limiti poli- tici dell’organicismo, visto che la comunità, nella prima parte del Novecento, era stata teo- rizzata per lo più a destra. SEGUE NELLE PAGINE SUCCESSIVE community Di che sei?

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MERCOLEDÌ 14 LUGLIO 2010 La cultura

SANDRO VERONESI

Un annosenza Fernandaomaggio al mitodella Pivano

Lo sport

GIANNI MURA

Tour de Francenelle manidi Schlecke Contador

Tecnologia

Sfida Applesui mini softwareper cellulari

Interattività

L’iniziativa

Il concerto della vitamandate a XLle vostre foto

OGGI SUREPUBBLICA.IT

TEST: SCOPRI IL TURISMO CHE FA PER TE

Vacanze

Viaggi per singlemille offerteed è vero boom

Cultura

Libri d’amarele letture di viaggiodi Paolo Rumiz

Repubblica Tv

Speciale LimesLa battagliaper Gerusalemme

MERCOLEDÌ

IL GIARDINO ROMANO DI FREUD

FILIPPO CECCARELLI

«Arrivato a Roma dopo le due, mi sono cambiato al-le tre, dopo il bagno, e sono diventato romano».Così scriveva dalla Città Eterna, luogo di desideri e

di inibizioni, il professor Sigmund Freud nell’anno 1901. Tu-rista irrequieto e mirabolante, rimase di sasso dinanzi alPantheon, fu abbacinato dalla luce della Cappella Sistina, vi-sitò diverse volte il Mosè di Michelangelo, né così attento aisimboli volle rinunciare allo sfizio di infilare la mano nellaBocca della Verità. Alla fine del suo soggiorno nell’Urbe, com-plice anche la bontà di vitto e alloggio, scrisse: «Roma era cer-tamente la cosa migliore per me. Mi piace più che mai, ho de-ciso che il luogo dove trascorrerò la mia vecchiaia non sarà uncottage, ma Roma». Così non fu, eppure l’altro giorno — me-glio tardi che mai — la Commissione Toponomastica di Ro-ma ha finalmente individuato l’area che verrà intitolata alfondatore della psicanalisi. Si tratta di un giardino dalle partidei Parioli, tra via Panama, via Lima e viale di villa Grazioli.Freud amava il verde, ma ancora di più qui lo impressionaro-no le rovine immani che, come balene affioranti sulla super-ficie del mare, gli ricordavano la natura arcana dell’inconscioe delle sue inesauribili e generose stratificazioni.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Dalle ricette allo sport, dalla politica alla scienza: i gruppi virtuali colonizzano il web. E cambiano anche la nostra vita reale. Ecco perché

ANAIS GINORI

Si scambiano opinioni politiche e ri-cette di cucina, scrivono insiemevoci enciclopediche, si tengono ag-giornati sulle scoperte scientificheo sull’ultimo gossip di una star, di-

scutono di politica e sport. Sono i netizen,cittadini che abitano nelle nuove e infinitecomunità virtuali. Ma dovremmo dire «sia-mo», perché ormai nessuno, o quasi, può di-re di non aver mai frequentato una commu-nity. Per protestare contro la legge-bavaglio,com’è accaduto nelle ultime settimane, op-pure per commentare l’ultima puntata delGrande Fratello. Per approfondire con altriappassionati le nuove teorie filosofiche, pertrovare un passaggio in automobile nel pros-simo viaggio. Sono come i vecchi circoli, lefamiglie allargate, le tribù di una volta. Maforse sono una nuova forma di struttura so-ciale, mai sperimentata prima.

SEGUE NELLE PAGINE SUCCESSIVE

MAURIZIO FERRARIS

«La società non esiste, esisto-no solo i singoli uomini edonne e le loro famiglie»,dixit Margaret Thatcher.Correva l’anno 1987, ed era

abbastanza scontato che a una simile estre-mizzazione del liberalismo, che si spingeva si-no a negare il suo presupposto apparentemen-te naturale, la società, i filosofi reagissero con ilrichiamo all’alternativa organica della società,la comunità. Avevano incominciato, già alla fi-ne degli anni Settanta, nel mondo anglosasso-ne, pensatori vicini al cattolicesimo come Ma-cIntyre e Taylor. Poi, a partire dall’inizio deglianni Ottanta, il tema della comunità si ritrovain Francia, con Nancy e Blanchot, e in Italia, conAgamben ed Esposito. Nella sua versione euro-pea il dibattito risulta più attento ai limiti poli-tici dell’organicismo, visto che la comunità,nella prima parte del Novecento, era stata teo-rizzata per lo più a destra.

SEGUE NELLE PAGINE SUCCESSIVE

communityDi che

sei?

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La politica, le ricette di cucina, le voci enciclopediche,

i commenti su un programma della tv: in Rete

nascono e crescono comunità attorno a passioni,

idee, progetti o per semplici scambi di informazioni

Creando un altro modello di appartenenza sociale

(segue dalla copertina)

ANAIS GINORI

Trovare un minimo co-mune denominatoreè difficile. Gli italianisono tra i più assiduiutilizzatori europei di

reti sociali: il 24% dedica allecommunities più di 2 ore allasettimana, rispetto al 19% degliinglesi, al 17% dei francesi e al15% dei tedeschi. Il nostro pae-se, in ritardo sulla diffusione diInternet, ha invece fatto esplo-dere i social network. Sui 24 mi-lioni di utenti italiani del web,circa 16 milioni hanno un profi-lo su Facebook.

«Per la società digitale, Face-book è quello che era l’elenco te-lefonico nella società analogica»racconta l’esperto GiuseppeGranieri, autore di La società di-gitale e de L’umanità accresciu-ta. «Lì dentro c’è il paese, alme-no quello connesso, con tutti isuoi interessi, le vocazioni, i te-mi, le passioni. Per ognuna diqueste vocazioni c’è un gruppo,

una pagina — continua Granie-ri — . Spesso sono aggregazionilegate alla cronaca e all’emozio-ne, pensiamo per esempio allamorte di Taricone, ma il più del-le volte sono comunità stabiliche lavorano su progetti o chefiltrano il mondo in base a deter-minati interessi».

Ogni community ha le sue re-gole, a volte un proprio codice

linguistico. Un’identità liquida,aggiornata continuamente. NelMobile Experience Lab al Mit diBoston, del quale è direttore, Fe-derico Casalegno studia da tem-po le comunità virtuali. «Siamopassati da gruppi di discussionesu temi precisi tra persone di-stanti fisicamente a comunitàonline tra amici, persone che si

conoscono già. Il web è diventa-to uno straordinario catalizzato-re di incontri tra persone». Casa-legno fa l’esempio di un progettocondotto dall’ateneo americanoper la provincia di Brescia dedi-cato alla prevenzione della guidain stato di ebbrezza tra i giovani.Alcuni ragazzi che andavano indiscoteca hanno indossato unbraccialetto elettronico in gradodi misurare il tasso alcolico nelsangue. Se il livello permesso ve-niva superato, un sensore si col-legava al social network di riferi-mento per trovare un altro amicodisposto a guidare l’automobile.«E’ la differenza tra un approccioverticale tradizionale, come levolanti della polizia che fannoposti di blocco sulle strade, equello orizzontale, nel quale s’in-staura un senso di fiducia e ap-partenenza tra i giovani».

Fiducia e appartenenza sonole parole chiave. Secondo il do-cente del Mit, dalle communi-ties viene anche un modo di ri-pensare la politica. Non a caso,Barack Obama ha costruito lasua campagna elettorale su que-

sti gruppi online. «E’ l’idea di unrapporto diretto con chi gover-na, rispetto alla tradizionale po-litica inavvicinabile, con il senti-mento che attraverso la rete sipuò veramente essere attivi nel-la società». I netizen non sono al-tro che i cittadini nella nuovaagorà del ventunesimo secolo.

«Un censimento è impossibi-le», osserva Giuseppe Granieri.

«Ci sono mille comunità perogni interesse umano, anchequelli apparentemente menocollegati alla tecnologia, comel’uncinetto o il burraco». Alcunisiti funzionano da aggregatoriintorno a un tema, come il sitoaNobii, punto di riferimentoper gli amanti dei libri, oppure“Zero Violenza Donna”, per chi

segue le tematiche femminili.Secondo l’European Interacti-ve Advertising Association(Eiaa), il numero di donne che siconnette almeno una vota allasettimana ai social network èleggermente superiore a quellodegli uomini: 89,3 milioni ri-spetto a 88,7 milioni.

Uno spazio che è diventatoun’occasione di marketing. «Lecomunità virtuali — spiega Ema-nuela Prandelli, professore asso-ciato management all’universitàBocconi — hanno sostituito ilvecchio passaparola, capace diincrementare o meno le venditedi prodotti e servizi». Secondo l’i-stituto Forrester, l’80% dei con-sumatori si fida dei consigli degliamici online, una percentualetre volte superiore alla fiducia ri-posta nelle inserzioni pubblici-tarie su mezzi tradizionali. Sem-pre più aziende cercano di svi-luppare le “brand communi-ties”, comunità costituite intor-no alla promozione di un mar-chio. Starbucks vanta online 7,5milioni di utenti e la casa di linge-rie Victoria’s Secrets ne ha già 2

Le nuove famigliedel

Gli italiani sonotra i più assiduifrequentatoridi questi gruppionline

“Si chiamanonetizen: cittadinial tempo diinternet. L’ideaè di essere attivi”

“Interagiamo senzacorpo ma facciamocose che entranoa pieno titolonella nostra vita”

R2CULTURA■ 48

MERCOLEDÌ 14 LUGLIO 2010

la RepubblicaL’INCHIESTA

web

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In primo piano

WIKIPEDIA

E’ una delle più grandicommunity al mondoMilioni di utenti per crearel’enciclopedia perfetta

LEGO

Offre la possibilitàai membri della propriacomunità digitale didisegnare nuovi prodotti

FACEBOOK

16 milioni di italianihanno un profilosul più popolaredei social network

(segue dalla copertina)

Insomma, l’ideale sarebbe trovare una comu-nità decostruita, lontana dagli appelli a san-gue e terra, capace di offrire appartenenzasenza comportare esclusione, e di essere cal-

da ma non soffocante. Valla a trovare, una comunità del genere. E invece,

con Internet, ecco che appare, inaspettata, una co-munità inorganica o disorganica che si fonda sullacondivisione di scritture. Non era la prima volta (infondo, esistono delle religioni del libro, con le relativecomunità di appartenenza), ed era a ben vedere la ri-velazione dell’essenza della società, che consiste nel-la condivisione di registrazioni e di documenti. Così,quelle che si sono formate su Internet, più che comu-nità virtuali (gli uomini sono veri, e così pure gli stru-menti con cui comunicano), si dovrebbero chiamare“comunità documentali”. Ovviamente, queste co-munità presentano infinite sfumature. Essere iscrittia una mailing list è già essere parte di una comunità?Probabilmente no, e allora si tratta di capire qual è lasoglia inferiore dell’appartenenza, e le sue forme, peresempio l’intensità dei contatti, la loro estensione, ilfatto che avvengano in forma sincrona (come nellechat) o asincrona (come nelle mail).

Però è intuitivamente ovvio che la comunità docu-mentale non è un sostituto della prossimità fisica. Daquesto punto di vista la sua sfera elettiva è proprio ilsapere, dove davvero Internet ha cambiato comple-tamente il panorama, riprendendo l’eredità delle ac-cademie settecentesche, dove essere “soci corrispon-denti” significava appartenere a pieno titolo a unacomunità di ricerca (è un tema su cui si è discusso afine giugno nel convegno “University & Cyberspace”organizzato a Torino dal NEXA Center for Internet &Society, http://www. communia2010. org/pro-gram). Ma sembra invece chiaro che un “amico dimatita” è un amico un po’ tenue. Così pure, la co-munità documentale è certo una risorsa per la poli-tica, sia perché la moltitudine dei social network e deiblog e dei forum è una alternativa al monopolio tele-visivo, sia perché, con la sua capacità di registrazio-ne e diffusione, rende difficile il gioco delle smenti-te, del “sono stato frainteso”. Ma non si tratta, co-munque, di un radicale strumento di trasformazio-ne, visto che abbiamo a che fare con un mezzo di ag-gregazione e di costruzione dell’opinione, non di de-liberazione e progettazione politica.

Da questo punto di vista, non è affatto detto che lecomunità documentali riescano a superare l’atomi-smo sociale, visto che i blog sono monadi senza portee senza finestre. E una Thatcher del nostro tempo po-trebbe forse sentenziare: la società non esiste, esisto-no solo uomini, donne, e i loro blog. Ci può consolarela consapevolezza dei problemi delle comunità “au-tentiche”, che appaiono spesso tutt’altro che deside-rabili, e il cui emblema si può forse trovare nella resi-denza semicoatta per la disintossicazione che sichiama appunto “comunità”. Diciamo che la comu-nità organica è un sogno che si preferisce vedere dalontano, per esempio in programmi come i cosid-detti “reality” (ma che più correttamente si dovreb-bero chiamare “ideality”) in cui si parla di case, fat-torie e isole dove delle comunità organiche si con-frontano tra gioie e dolori, e tematizzano in confes-sionale le difficoltà del vivere insieme.

milioni. Lego ha dato agli utentila possibilità di disegnare nuoviprodotti, Nike ha proposto dipersonalizzare online le propriescarpe. «Si cerca così l’interazio-ne e la condivisione con i consu-matori» aggiunge Prandelli.

Le prime communities sononate negli anni Novanta, quan-do ancora le persone connesse sicontavano in migliaia. «All’epo-ca — ricorda Granieri — gli am-bienti erano diversi da oggi, peresempio i gruppi “usenet”, i pri-mi forum, le “mailing list”. Poi,dai primi anni Duemila il con-cetto ha avuto la sua diffusionepopolare». Ritrovarsi online si-gnifica spesso condividere sa-peri e incrementare la cono-scenza. L’esempio più famoso èquello di Wikipedia, ma ormaimolte università mettono in re-te ricercatori e pubblicazioni.Altre volte, partecipare a questigruppi significa manifestareun’idea o semplicemente di-chiararsi “fan” di qualcosa oqualcuno. Il 61% degli utenti disocial network, secondo un rap-porto pubblicato da Microsoft

nel 2007, dichiara di voler espri-mere così opinioni e punti di vi-sta su argomenti d’interessespecifico. Solo il 25% indica la ri-cerca di un partner come princi-pale motivo di utilizzo, mentre il47% vuole facilitare relazioniesistenti e mantenere il contattocon amici e familiari.

Gli ultimi dati Istat mostranoche l’80% dei giovani tra 19 e 24

anni partecipa alle reti sociali.Sono quelli abituati a risponde-re «Scusa, sono offline», «Neparliamo sul Messenger». Ca-salegno fa l’esempio della pri-me comunità virtuali a SanFrancisco, agli albori di Inter-net. «Anche in quel caso veniva-no poi organizzati pic-nic perparlarsi faccia a faccia». Il nuo-

vo modo di vivere la rete ha fat-to un ulteriore salto qualitativonegli ultimi anni, grazie allaconnessione mobile. «Non sia-mo più isolati a casa davanti alpc, la nostra interazione è peri-ferica — spiega il direttore delMobile Experience Lab — e nonè più una dimensione immersi-va perché mentre siamo con-nessi spesso siamo in presenzadi altre persone». La distinzionetra virtuale e reale, online/offli-ne, è stata insomma superata.«Investiamo sempre più tempoin uno spazio immateriale, manon meno reale — concludeGranieri — e interagiamo senzacorpo, lavorando, emozionan-doci, giocando, costruendo co-se che entrano a pieno titolonella nostra vita. Dobbiamo im-parare a orientarci, a capire glialtri, a leggere le dinamiche de-gli ambienti online esattamentecome abbiamo fatto per secolicon gli ambienti fisici». Serveuna nuova alfabetizzazionedelle relazioni umane. Anche suquesto, l’Italia è in ritardo.

L’analisi

Le relazioni e la diffusione del sapere al tempo di Internet

MAURIZIO FERRARIS

Mailing list o chatse la condivisionediventa connessione

Questi spazidiventano ancheoccasionedi marketingper testare prodotti

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@MERCOLEDÌ 14 LUGLIO 2010

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