IL CATASTO URBANO PIO-GREGORIANO NOTE PER UNA...

49
Sabrina Gremoli-Claudio Procaccia IL CATASTO URBANO PIO-GREGORIANO NOTE PER UNA BANCA DATI * 1. Introduzione Il presente contributo è una prima sintesi delle ricerche svolte e tuttora in corso sulla proprietà immobiliare romana nel periodo compreso tra il 1824 ed il 1871 1 , realizzate mediante lo studio della documentazione relativa al Catasto urbano conservata presso l’Archivio di Stato di Roma 2 . Come è noto il catasto, quale fonte prevalentemente fiscale 3 , offre spunti interessanti per un’analisi delle dinamiche politiche, economiche e sociali di una collettività e costituisce un patrimonio documentario di grande utilità per comprendere l’evoluzione della distribuzione della ricchezza, soprattutto fondiaria, delle connessioni tra questa ed il potere politico, dei nessi tra le modificazioni del territorio e i cambiamenti economici ed istituzionali 4 . Lo studio del Catasto urbano di Roma è di primario interesse poiché la sua atti- vazione non fu solo il risultato delle diverse esperienze maturate nei secoli precedenti in materia catastale, nello Stato pontificio ed altrove 5 , ma rientra- va in un più generale programma di riordino amministrativo voluto da Pio VII, dopo la caduta del regime napoleonico, e proseguito dai suoi successori * Il presente saggio è frutto di una ricerca svolta in collaborazione. L’introduzione è stata messa a punto congiuntamente dagli autori, mentre per la restante parte del lavoro Sabrina Gremoli ha redatto la seconda, terza e quarta parte del secondo paragrafo e la seconda parte del terzo paragrafo; Claudio Procaccia ha redatto la prima parte del secondo paragrafo e la prima parte del terzo paragrafo. 1 La ricerca, svolta nell’ambito della costruzione di un Atlante storico-ambientale di Roma tra XVIII e XIX secolo, è promossa dal CROMA (Centro per lo studio di Roma). 2 D’ora in poi ASR. 3 Tale affermazione non tiene volutamente conto dell’articolata evoluzione dei vari sistemi catastali ed a questo proposito si rimanda a E. CORTESE, Età medievale e moderna, in Enciclo- pedia del diritto, Catasto, VI, Varese, Giuffrè, 1960, pp. 486-494; M. TALAMANCA, Diritti anti- chi, ivi, pp. 479-485; R. ZANGHERI, Catasti e storia della proprietà immobiliare, Torino, Einau- di, 1980, pp. 61-63. 4 R. ZANGHERI, Catasti e storia, cit., p. 5. 5 Cfr. V . VITA SPAGNUOLO, I catasti generali dello Stato pontificio. La Cancelleria del Cen- so di Roma poi Agenzia delle imposte (1824-1890). Inventario, Roma, ASR, 1995, pp. 5-96; R. ZANGHERI, Catasti e storia, cit.

Transcript of IL CATASTO URBANO PIO-GREGORIANO NOTE PER UNA...

Page 1: IL CATASTO URBANO PIO-GREGORIANO NOTE PER UNA …dipartimentodistoria.uniroma2.it/pubblicazioni/territori/GREMOLI... · 10 Tra le opere di sintesi concernenti la capitale e lo Stato

Sabrina Gremoli-Claudio Procaccia

IL CATASTO URBANO PIO-GREGORIANONOTE PER UNA BANCA DATI*

1. Introduzione

Il presente contributo è una prima sintesi delle ricerche svolte e tuttora incorso sulla proprietà immobiliare romana nel periodo compreso tra il 1824ed il 1871 1, realizzate mediante lo studio della documentazione relativa alCatasto urbano conservata presso l’Archivio di Stato di Roma 2.

Come è noto il catasto, quale fonte prevalentemente fiscale 3, offre spuntiinteressanti per un’analisi delle dinamiche politiche, economiche e sociali diuna collettività e costituisce un patrimonio documentario di grande utilità percomprendere l’evoluzione della distribuzione della ricchezza, soprattuttofondiaria, delle connessioni tra questa ed il potere politico, dei nessi tra lemodificazioni del territorio e i cambiamenti economici ed istituzionali 4. Lostudio del Catasto urbano di Roma è di primario interesse poiché la sua atti-vazione non fu solo il risultato delle diverse esperienze maturate nei secoliprecedenti in materia catastale, nello Stato pontificio ed altrove 5, ma rientra-va in un più generale programma di riordino amministrativo voluto da PioVII, dopo la caduta del regime napoleonico, e proseguito dai suoi successori

* Il presente saggio è frutto di una ricerca svolta in collaborazione. L’introduzione è statamessa a punto congiuntamente dagli autori, mentre per la restante parte del lavoro SabrinaGremoli ha redatto la seconda, terza e quarta parte del secondo paragrafo e la seconda partedel terzo paragrafo; Claudio Procaccia ha redatto la prima parte del secondo paragrafo e laprima parte del terzo paragrafo.

1 La ricerca, svolta nell’ambito della costruzione di un Atlante storico-ambientale di Romatra XVIII e XIX secolo, è promossa dal CROMA (Centro per lo studio di Roma).

2 D’ora in poi ASR.3 Tale affermazione non tiene volutamente conto dell’articolata evoluzione dei vari sistemi

catastali ed a questo proposito si rimanda a E. CORTESE, Età medievale e moderna, in Enciclo-pedia del diritto, Catasto, VI, Varese, Giuffrè, 1960, pp. 486-494; M. TALAMANCA, Diritti anti-chi, ivi, pp. 479-485; R. ZANGHERI, Catasti e storia della proprietà immobiliare, Torino, Einau-di, 1980, pp. 61-63.

4 R. ZANGHERI, Catasti e storia, cit., p. 5.5 Cfr. V. VITA SPAGNUOLO, I catasti generali dello Stato pontificio. La Cancelleria del Cen-

so di Roma poi Agenzia delle imposte (1824-1890). Inventario, Roma, ASR, 1995, pp. 5-96; R.ZANGHERI, Catasti e storia, cit.

Page 2: IL CATASTO URBANO PIO-GREGORIANO NOTE PER UNA …dipartimentodistoria.uniroma2.it/pubblicazioni/territori/GREMOLI... · 10 Tra le opere di sintesi concernenti la capitale e lo Stato

sino a Pio IX 6. Un esame dell’organizzazione del Catasto, dagli anni Venti aiprimi anni Settanta dell’Ottocento, fornisce uno spaccato significativo del fun-zionamento dell’erario pontificio e, più in generale, del controllo del territorioda parte delle autorità centrali. Come è stato sottolineato “la politica fiscalecostituisce uno dei campi più rappresentativi dell’efficienza della macchinastatale, soprattutto della sua influenza sulla vita economica e sociale come fat-tore di ridistribuzione della ricchezza e di incentivazione – ovvero disincenti-vazione – delle attività produttive” 7. Dunque, il fisco è un indicatore dell’o-rientamento del governo in termini di politica economica e rivela quali sono leclassi che si intende privilegiare o, viceversa, colpire, e quali sono i ceti in gra-do di influenzare le scelte delle autorità. Per tale motivo, è importante verifica-re l’abilità da parte di un governo di portare a compimento il riordino dell’era-rio, come testimonianza della sintonia tra le istituzioni e i cittadini e della ca-pacità della classe dirigente di imporre regole diverse da quelle del passato aiproduttori, ai distributori e ai consumatori. Il catasto, per altri versi, “è mezzodi promozione dell’uguaglianza dei diversi gruppi sociali di fronte alla legge,di abbassamento di prerogative e privilegi, di costruzione di uno Stato che siaarbitro assoluto ma anche imparziale della società” 8. Nel caso dello Stato pon-tificio, il sistema catastale non è solo uno strumento della politica fiscale, ma èanche una testimonianza di come sia stata elaborata e sintetizzata l’esperienzanapoleonica, durante la Restaurazione e nel successivo periodo sino al 1870.

La Roma del XIX secolo rappresenta, altresì, un interessante laboratorio perlo studio dei cambiamenti demografici 9, nonché delle trasformazioni nei diver-si settori della produzione e della distribuzione 10. A questo proposito, i dati

138 Sabrina Gremoli-Claudio Procaccia

6 E. BARTOLINI, L’amministrazione di Roma sotto il pontificato di Pio IX (1846-1870), inL’amministrazione comunale di Roma. Legislazione, fonti archivistiche e documentarie, sto-riografia, a cura di M. De Nicolò, Bologna, Il Mulino, 1996, pp. 37-54; P. ALVAZZI DEL FRATE,Caratteri dell’amministrazione pontificia nell’Ottocento, ivi, pp. 11-33.

7 C.M. TRAVAGLINI, Aspetti della modernizzazione economica tra fine Settecento e inizi Ot-tocento. La politica fiscale, in Roma negli anni di influenza e dominio francese 1798-1814.Rotture, continuità, innovazioni tra fine Settecento e inizi Ottocento, a cura di P. Boutry-F. Pi-tocco-C.M. Travaglini, Napoli, ESI, 2000, pp. 233-272, p. 237.

8 R. ZANGHERI, Catasti e storia, cit., p. 52.9 Tra i diversi lavori sulla popolazione dell’Urbe si segnala G. FRIZ, La popolazione di Ro-

ma dal 1770 al 1900, Roma, Edindustria Editoriale, 1974; C. SCHIAVONI, Brevi cenni sullo svi-luppo della popolazione romana dal 1700 al 1824, in «Società italiana di demografia storica»,La demografia storica delle città italiane, atti del Convegno (Assisi ottobre 1980), Bologna,CLUEB, 1982, pp. 410-431; E. SONNINO, Popolazione e territori parrocchiali a Roma dalla finedel ’500 all’unificazione, in Popolazione e società dal Medioevo all’età contemporanea, a cu-ra di E. Sonnino, Roma, Il Calamo, 1998, pp. 93-140.

10 Tra le opere di sintesi concernenti la capitale e lo Stato pontificio si veda F. BARTOCCINI,Roma nell’Ottocento. Il tramonto della “Città Santa” nascita di una capitale, Bologna, Cap-pelli, 1985, pp. 214-261; M. CARAVALE-A. CARACCIOLO, Lo Stato pontificio da Martino V a PioIX, in Storia d’Italia, a cura di G. Galasso, XIV, Torino, UTET, 1978.

Page 3: IL CATASTO URBANO PIO-GREGORIANO NOTE PER UNA …dipartimentodistoria.uniroma2.it/pubblicazioni/territori/GREMOLI... · 10 Tra le opere di sintesi concernenti la capitale e lo Stato

contenuti nei fondi del Catasto urbano offrono spunti di rilievo non solo perciò che concerne gli edifici utilizzati a scopo abitativo, ma anche per quanto ri-guarda le attività produttive e commerciali presenti sul territorio 11, con partico-lare riferimento alle condizioni socioprofessionali dei proprietari dei fabbricati.

I risultati delle ricerche svolte sono stati suddivisi in tre sezioni e all’in-troduzione segue l’analisi del contesto storico, economico e istituzionale nelquale fu realizzato il Catasto urbano, attraverso la quale è ripercorsa, sia purbrevemente, la storia dei catasti pontifici tra Sette ed Ottocento 12. Particolareattenzione è dedicata all’esame del Motu proprio del 1816 ed ai successiviregolamenti, agli organi preposti alla realizzazione del catasto, nonché allescritture catastali e alla loro stratificazione (brogliardi, volture, catastini, tra-sporti, aggiornamenti). L’ultima parte è incentrata sui criteri adottati per lacostruzione della banca dati, nonché sui suoi possibili utilizzi dal punto di vi-sta storico, economico e urbanistico.

2. I catasti pontifici tra Sette e Ottocento

2.1. La riforma fiscale

È noto che, nel corso del XVIII secolo, l’amministrazione pontificia incon-trò forti difficoltà nell’avviare un deciso processo di ammodernamento delloStato 13 e lo stesso tessuto sociale della capitale appariva quasi immutabile

Il Catasto urbano Pio-Gregoriano 139

11 Cfr. M. CAFFIERO, Botteghe ebraiche e organizzazione rionale a Roma in un censimentodel 1827, in Popolazione e società dal Medioevo all’età contemporanea, cit., pp. 719-822; A.GROPPI, Lavoro e occupazione a Roma tra Sette e Ottocento, pp. 399-421; E. PARISI, L’arte dellalana a Roma tra fine Settecento e primo Ottocento: fonti e prospettive di ricerca, pp. 423-432.

12 Per un approfondimento cfr. V. VITA SPAGNUOLO, Il Catasto Pio-Gregoriano di Roma edAgro romano. Guida alla ricerca archivistica, Ministero per i Beni culturali e ambientali, Uf-ficio Centrale Beni Archivistici, Roma, 1981; IDEM, I catasti generali, cit.; IDEM, Nuovi mo-delli organizzativi fra ancien régime, periodo napoleonico e Restaurazione: l’introduzione deititolari d’archivio e la realizzazione del Catasto Pio-Gregoriano, Roma fra la restaurazione el’elezione di Pio IX. Amministrazione, economia, società e cultura, in Roma fra la Restaura-zione e l’elezione di Pio IX. Amministrazione, economia, società e cultura, atti del Convegno(Roma 30 novembre-2 dicembre 1995) a cura di A.L. Bonella-A. Pompeo-M.I. Venzo, Roma-Friburgo-Vienna, Herder, 1997, pp. 1-18.

13 L’amministrazione pontificia in quel periodo era caratterizzata da un sostanziale immo-bilismo e da una scarsa tendenza all’accentramento delle funzioni a causa della persistente ri-levanza del potere signorile che traeva origine da diverse fonti giuridiche scritte e da anticheconsuetudini. Vi era una grande varietà di ripartizioni amministrative, complessa e non di radoconfusa, che solo nell’Ottocento, dopo l’esperienza francese, Pio VII tentò di riformare rag-gruppando le province in sette delegazioni apostoliche. Con il Motu proprio del 6 luglio 1816,il pontefice intraprese la riorganizzazione dell’amministrazione tenendo conto dei principi dirazionalità, uniformità degli organi amministrativi, della separazione delle funzioni ammini-strative che avevano guidato l’azione del governo francese a Roma (P. ALVAZZI DEL FRATE, Ca-ratteri dell’amministrazione, cit., pp. 11-19).

Page 4: IL CATASTO URBANO PIO-GREGORIANO NOTE PER UNA …dipartimentodistoria.uniroma2.it/pubblicazioni/territori/GREMOLI... · 10 Tra le opere di sintesi concernenti la capitale e lo Stato

nel tempo 14. Tuttavia, negli anni a cavallo tra Sette e Ottocento, all’internodella Curia romana si avvertì la necessità di un profondo rinnovamento poli-tico ed economico 15 e, non a caso, l’epoca successiva alla Restaurazione fucaratterizzata da alcuni progressi in termini di innovazione tecnologica e del-l’organizzazione finanziaria 16. I catasti pontifici, la cui storia fu lunga e con-troversa 17, sono una preziosa testimonianza delle suddette trasformazioni,

140 Sabrina Gremoli-Claudio Procaccia

14 F. BARTOCCINI, Roma nell’Ottocento, cit., p. 11; V.E. GIUNTELLA, Roma nel Settecento, Bolo-gna, Cappelli, 1971.

15 C.M. TRAVAGLINI, Ceti, politiche e conflitti sociali, in Roma fra la Restaurazione, cit., pp.411-426.

16 A titolo di esempio si prenda in considerazione il significativo processo di ammodernamentoche si registrò durante il pontificato di Pio IX, che interessò alcuni servizi pubblici quali le poste e iltelegrafo, l’illuminazione a gas nelle strade, la creazione dei primi trasporti pubblici, e infine, dalpunto di vista finanziario, la connessione tra le banche romane e quelle italiane (F. BARTOCCINI, Ro-ma nell’Ottocento, cit., p. 257).

17 È noto che nello Stato pontificio, fino a Seicento inoltrato, mancarono catasti generali rea-lizzati con criteri omogenei per tutto lo Stato e per iniziativa del governo centrale. Tale situazioneera dovuta al perpetuarsi del sistema di riscossione delle imposte, che concedeva alle singole co-munità la facoltà di organizzare il prelievo fiscale in forma autonoma, e che impediva, ancora pertutto il Settecento, allo Stato pontificio di superare il suo assetto politico caratterizzato da una se-rie di territori che, pur soggetti all’autorità papale, mantenevano le proprie leggi, i propri usi eprivilegi. Con Innocenzo XI, nel 1681, si attuò il primo serio tentativo di realizzare un sistemaunivoco e generale, attraverso norme valide per tutte le comunità dello Stato, per garantire unprelievo fiscale costante e sicuro e una giusta distribuzione del carico dei tributi tra i possessoridi beni. Il Catasto Innocenziano rientrava nell’ambito di un vasto riordino amministrativo e fi-nanziario che comportò, tra l’altro, una serie di sgravi fiscali nonché la riduzione dei frutti suiluoghi di monte sino al 3 per cento. Risultava, tuttavia, ancora irrisolto il problema del controllopolitico ed economico del territorio, che fu una delle principali cause del fallimento della nuovacatastazione. Infatti, le autorità centrali non riuscirono a superare la parcellizzazione e le comuni-tà continuarono ad avere peso decisionale nella stesura dei catasti. Ai fini del positivo esito delnuovo catasto, non fu sufficiente né il controllo della Congregazione del Buon Governo, né le se-vere pene previste per le assegne non corrispondenti al vero e tantomeno l’obbligo imposto aibaroni di assolvere i propri doveri fiscali come gli altri cittadini (cfr. R. AGO, Carriere e clientelenella Roma barocca, Roma-Bari, Laterza, 1990, pp. 13-14; J. DELUMEAU, Vita economica e socia-le di Roma nel Cinquecento, Firenze, Sansoni, 1979, pp. 223-235; IDEM, Vie économique et so-ciale urbaine de Rome dans la seconde moitié du XVIe siècle, 2 voll., Paris, 1959; C. DONATI, LaChiesa di Roma tra antico regime e riforme settecentesche (1675-1760), in Storia d’Italia, Anna-li, 9, La Chiesa e il potere politico dal Medioevo all’età contemporanea, a cura di G. Chittolini eG. Miccoli, Torino, Einaudi, 1986, pp. 721-768; A.M. GIRELLI, Il problema della feudalità nel La-zio tra XVII e XVIII secolo, «Studi Storici Luigi Simeoni», XXXVI, 1986, pp. 109-131; F. PIOLA CA-SELLI, Banchi privati e debito pubblico pontificio a Roma tra Cinquecento e Seicento, in Banchiprivati e Monti di pietà nell’Europa preindustriale, atti della Società Ligure di Storia Patria diGenova (1-6 ottobre 1990), Genova, Società Ligure di Storia Patria, 1991, pp. 463-495; V. VITA

SPAGNUOLO, I catasti generali, cit., pp. 5-19; K.O. VON ARETIN, L’ordinamento feudale in Italia nelXVI e XVIII secolo e le sue ripercussioni sulla politica europea, «Annali dell’Istituto storico italo-germanico in Trento», 4, 1978, pp. 51-94. Spunti interessanti, relativi ai catasti pontifici del XVIII

secolo, si possono trovare nello studio di D. SINISI, Catasti settecenteschi prima del Catasto Pia-no: catasti locali geometrico-particellari ed indirizzi politici dell’amministrazione centrale inmateria catastale, «Archivi per la storia», VIII, 1995, 1-2, pp. 177-191.

Page 5: IL CATASTO URBANO PIO-GREGORIANO NOTE PER UNA …dipartimentodistoria.uniroma2.it/pubblicazioni/territori/GREMOLI... · 10 Tra le opere di sintesi concernenti la capitale e lo Stato

poiché consentono di visualizzare, attraverso le mappe, ed analizzare, me-diante i registri, i mutamenti di breve e di lungo periodo che caratterizzaronola struttura urbana di Roma e comprendere con relativa precisione i tempi incui si verificarono tali trasformazioni, per chiarire, tra l’altro, taluni aspettidell’impatto dei processi di modernizzazione sul territorio e nella società 18.

Se, per alcuni versi, “l’occupazione francese e la breve esperienza rivolu-zionaria e repubblicana non avevano trasformato la città e la cittadinanza, lastruttura della società e la sua operosità, l’orientamento dell’opinione” 19,nondimeno, Pio VII ed il cardinal Consalvi, segretario di Stato, intrapreseroun’opera di riforma, che pur non essendo in grado di prevenire i gravi con-flitti sociali, culminati con le rivoluzioni liberali del 1831 20, pose le basi per ifuturi cambiamenti istituzionali. Il sistema catastale pontificio, infatti, ideatodurante il pontificato di Chiaramonti, fu attuato per volontà di Gregorio XVI

solo nel 1835, a testimonianza delle difficoltà affrontate nel porre in essereuna riforma amministrativa organica con le trasformazioni politiche ed eco-nomiche ad essa associate 21. All’indomani della Restaurazione, Pio VII af-frontò con decisione un problema che in passato era stato oggetto di dibattitoall’interno della Curia romana: la riforma fiscale. Come accennato in prece-denza, già nel periodo antecedente l’invasione francese emersero le difficoltàdelle istituzioni pontificie nella realizzazione di quelle riforme atte a ridurre iprivilegi e le esenzioni di cui godevano nobili ed ecclesiastici 22 e che avreb-bero consentito di porre in discussione le basi stesse del sistema politico edeconomico. Nonostante i ritardi politici ed amministrativi, il 23 luglio 1777fu istituita una speciale congregazione per l’attuazione del Catasto Piano 23,che rientrava in un disegno più ampio di riordino fiscale. Da diverso tempo,infatti, le autorità centrali avevano compreso la necessità di un prelievo fi-scale equilibrato che tenesse conto sia della consistenza patrimoniale, in ter-mini di beni immobiliari e mobiliari, sia del reddito prodotto da operatorieconomici nello svolgimento delle loro attività. Tuttavia, la riforma fiscalefallì per l’opposizione di alcuni membri della Curia, che erano espressionedegli interessi della grande proprietà aristocratica ed ecclesiastica, e della no-

Il Catasto urbano Pio-Gregoriano 141

18 Cfr. A. RUGGERI-L. LONDEI, Il Catasto urbano di Roma (1818-1824), in Eventi e documentidiacronici delle principali attività geotopografiche in Roma, a cura di A. Cantile, Firenze, Isti-tuto geografico militare, supplemento al n. 6/2000 della rivista «Universo», pp. 102-138.

19 F. BARTOCCINI, Roma nell’Ottocento, cit., p. 19.20 Per un’analisi del fenomeno si rimanda a F. BARTOCCINI, Roma nell’Ottocento, cit., pp.

26-27; M. CARAVALE-A. CARACCIOLO, Lo Stato pontificio, cit., pp. 615-623; C.M. TRAVAGLINI,Ceti, politiche, cit., pp. 411-426, pp. 411-414.

21 V. VITA SPAGNUOLO, I Catasti generali, cit., p. 43.22 C.M. TRAVAGLINI, Aspetti della modernizzazione, cit., p. 242.23 V. VITA SPAGNUOLO, I Catasti generali, cit., pp. 26-27.

Page 6: IL CATASTO URBANO PIO-GREGORIANO NOTE PER UNA …dipartimentodistoria.uniroma2.it/pubblicazioni/territori/GREMOLI... · 10 Tra le opere di sintesi concernenti la capitale e lo Stato

biltà di provincia 24. In ogni caso, va sottolineato che, in un clima di grandeinstabilità politica, era piuttosto difficile rimettere in discussione le tradizio-nali alleanze sociali e solo negli anni Novanta, a seguito dei nuovi scenaripolitici che si delinearono, si resero necessarie nuove e straordinarie imposi-zioni fiscali che colpirono anche la proprietà ecclesiastica 25. Ciononostante,lo Stato pontificio, per sua particolare natura, non poteva prevedere un cata-sto quale mezzo per la ridistribuzione del reddito attraverso la completa alie-nazione dei beni del clero, come accadeva in altre aree d’Europa 26. Il proget-to di riforma, nondimeno, avrebbe potuto colpire in modo più diretto i privi-legi dei ceti nobiliari, ma ciò non fu possibile in assenza di una borghesia ingrado di modificare gli assetti economici ed istituzionali, analogamente aquanto stava accadendo, sia pur con tempi e con modalità diverse, in Italia ein Europa 27. Per tutto il Settecento i programmi di riorganizzazione dell’era-rio erano il risultato dei lungimiranti progetti di alcuni pontefici e delle capa-

142 Sabrina Gremoli-Claudio Procaccia

24 Forte era l’ostilità nei confronti della riforma concepita dal tesoriere Giannangelo Bra-schi – futuro Pio VI – che avrebbe interessato l’intero territorio dello Stato, ad eccezione dellacapitale e dell’Agro romano. Il progetto si imperniava sulla riduzione dei pesi camerali a tresole gabelle (Macinato, Sale, Estimo) che avrebbe comportato una significativa semplificazio-ne nell’esazione e dato una risposta organica alle crisi di sussistenza degli anni 1764-66. Sitrattava di avviare un processo di centralizzazione e razionalizzazione dell’amministrazionefinanziaria che avrebbe ridotto le tradizionali libertà comunali. Nondimeno, il principale pro-blema rimaneva quello dell’imposizione sui fondi rustici, in particolare dell’Agro romano, checolpiva la proprietà ecclesiastica, la grande e media possidenza laica, ben rappresentata all’in-terno della Curia (C.M. TRAVAGLINI, Aspetti della modernizzazione, cit., pp. 238-242). Problemianaloghi si erano registrati anche durante la realizzazione dell’importante Catasto Boncompa-gni, a testimonianza del fatto che la possibilità di intaccare le posizioni dei tradizionali gruppidi potere era ardua anche nelle aree più progredite dello Stato (cfr. C. SALTERINI-D. TURA, IlCatasto Boncompagni e la documentazione catastale bolognese tra XVIII e XIX secolo, «Archi-vi per la storia», cit., pp. 257-266; R. ZANGHERI, Catasti e storia, cit., pp. 163-175).

25 C.M. TRAVAGLINI, Aspetti della modernizzazione, cit., pp. 244-249.26 È noto che il catasto settecentesco si affermò come strumento di intervento statale diretto

contro nobili, clero e contadini che vivevano dei beni comunali. Era la testimonianza del conso-lidarsi della classe dei proprietari e degli affittuari borghesi, del diritto borghese che si affermavanelle campagne, leva del nuovo ordine sociale, in contrapposizione alla manomorta ed al fide-commesso. Nel corso del XVIII secolo “si pone anche in Italia il problema di limitare il poteredella nobiltà e della Chiesa, di contestare l’idea e la pratica della proprietà come concessione,circondata da vincoli, salvaguardata da divieti” (R. ZANGHERI, Catasti e storia, cit., pp. 71-72).

27 Nel 1718, infatti, con l’introduzione dei catasti geometrico-particellari, voluti da CarloVI in Lombardia, tra i quali il più famoso è quello di Milano, si ebbe il primo esempio di cata-sti moderni, che sostituivano quelli descrittivi. Come sarà di seguito illustrato, nello Statopontificio, differentemente, si dovrà attendere i primi dell’Ottocento e la fine della dominazio-ne francese, affinché si adottino in modo generalizzato i catasti geometrico-particellari. I nuo-vi catasti non riportavano più tutti i beni dei contribuenti, ma si concentravano sul censimen-to, la descrizione dei terreni e dei fabbricati, assumendo funzioni diverse da quella di puromezzo di prelievo fiscale (E. PISCITELLI, La Riforma di Pio VI e gli scrittori economici romani,Milano, Feltrinelli, 1958, pp. 21-22; V. VITA SPAGNUOLO, I Catasti generali, cit., p. 23; R. ZAN-GHERI, Catasti e storia, cit., p. 53).

Page 7: IL CATASTO URBANO PIO-GREGORIANO NOTE PER UNA …dipartimentodistoria.uniroma2.it/pubblicazioni/territori/GREMOLI... · 10 Tra le opere di sintesi concernenti la capitale e lo Stato

cità innovative di alcuni alti prelati, ma non avevano possibilità di successopieno, a causa dell’assenza di un adeguato ambiente economico e culturaleove potessero attecchire le riforme 28. Gli anni a cavallo del secolo, invece,furono momenti di grande trasformazione dal punto di vista politico ed eco-nomico e fecero registrare un’enorme crescita del disavanzo pubblico, delcaos monetario e dell’inflazione 29. Ciò fu la causa prima della distruzione digrandi patrimoni e indusse le autorità ecclesiastiche alla programmazione diun capillare riordino amministrativo e ad operare una significativa riformaeconomica per invertire tale pericolosa tendenza. Il pontefice, considerato ilmutato scenario politico ed economico, accrebbe il controllo del territorio at-traverso la riduzione dei privilegi feudali e ammodernò l’amministrazionedello Stato superando le resistenze di una parte della Curia. Uno dei passaggicruciali che segnarono questa fase di rinnovamento fu il Motu proprio, fir-mato da Pio VII, il 19 marzo 1801, con il quale intendeva porre in essere unnuovo sistema daziale, basato sul principio della generalità dell’imposta, chepose fine ai privilegi ed alle esenzioni e ad ogni genere di particolarismo fi-scale 30. Il nuovo sistema tributario comportò la soppressione di ben 32 gabel-le camerali 31 e rappresentò il risultato dei ripetuti tentativi dei pontefici di ri-

Il Catasto urbano Pio-Gregoriano 143

28 Oltre alle succitate difficoltà politiche ed economiche, la realizzazione del catasto ebbe no-tevoli ostacoli di carattere tecnico, quali l’assenza delle mappe, le incertezze nella definizione deiconfini, la mancanza di norme chiare che comportarono diversi arbitri da parte degli estimatori; atutto ciò si aggiunse la presenza di numerose congregazioni catastali, una per ogni comunità, checontribuirono ad aumentare il disordine e la difformità dei registri. Nonostante le suddette limita-zioni, fu costituito un allibrato composto di dieci classi che comprendevano, tra gli altri soggetti, ibaroni e gli ecclesiastici. La creazione del catasto richiese cinque anni di lavori ed alti costi perl’attuazione, a causa della diaria dei periti. Con l’invasione francese, nel 1798, la sua attivazionesi arrestò, anche se in seguito il Catasto Piano fu utilizzato dalle autorità francesi come base perl’imposizione della tassa prediale (cfr. V. VITA SPAGNUOLO, I catasti generali, cit., pp. 30-35).

29 Cfr. R. D’ERRICO, I censi a Roma nella congiuntura monetaria di fine Settecento, in Romanegli anni, cit., pp. 221-232.

30 Questa nuova fiscalità prevedeva: la dativa reale, che consisteva prevalentemente nel terra-tico, e che incideva sulla proprietà; la dativa personale, inerente ai dazi sul sale e sul macinato eche, quindi, colpiva i consumi. Nonostante alcune difficoltà nell’esazione dei tributi diretti, i daticoncernenti l’anno 1809 testimoniano che la dativa reale portava annualmente nelle casse delloStato pontificio circa 445.000 scudi, entrata inferiore solo a quella del dazio sul macinato(500.000 scudi annui); tale risultato era la testimonianza che il Motu proprio del marzo 1801 erastato un “grande atto di rottura con il passato sul piano della razionalizzazione, della centralizza-zione ed omogeneizzazione del sistema tributario”. Attraverso la dativa reale erano soggetti adun’imposizione fiscale dello 0,6 per cento i fondi rustici, e dello 0,2 per cento quelli urbani ed era,inoltre, previsto un prelievo del 5 per cento sui crediti fruttiferi. Diversi furono gli ostacoli e le re-sistenze che i funzionari pontifici rilevarono nell’esazione della dativa reale negli anni successiviall’emanazione del decreto e, a causa degli insoddisfacenti risultati raggiunti, nel 1805, per farfronte ai bisogni dell’erario, le autorità tributarie ricorsero alle imposizioni indirette, tra le quali,quelle sulla carta, sul tabacco e sul granturco (C.M. TRAVAGLINI, Aspetti della modernizzazione,cit., pp. 234-236, pp. 253-267, pp. 270-271).

31 M. CARAVALE-A. CARACCIOLO, Lo Stato pontificio, cit., pp. 579-580.

Page 8: IL CATASTO URBANO PIO-GREGORIANO NOTE PER UNA …dipartimentodistoria.uniroma2.it/pubblicazioni/territori/GREMOLI... · 10 Tra le opere di sintesi concernenti la capitale e lo Stato

durre il numero delle imposte all’interno delle Stato 32. L’estensione della da-tiva reale ad alcune zone prima esenti, come Roma e il suo distretto, compre-so l’Agro, creò le premesse per un nuovo rapporto tra cittadino e fisco, poi-ché i tributi erano versati direttamente all’erario, senza transitare per la co-munità 33. Con la creazione del Catasto Rustico relativo ai terreni dell’Agroromano, del suburbio e di quelli dentro le mura della città, il Catasto Pianocomprendeva ormai tutto il territorio dello Stato pontificio. Si erano, dunque,stabilite le premesse per la creazione di un nuovo catasto geometrico-parti-cellare analogo a quelli che, nel corso del XIX secolo, furono posti in esserein varie aree della penisola. Il Catasto urbano, infatti, fu il primo di questogenere istituito nello Stato pontifico per rispondere alle necessità di una fi-scalità più equa e con un numero di tributi ridotto 34. Con il nuovo catastoavevano fine le esenzioni sia per Roma, sia per le proprietà ecclesiastiche ederano limitate le immunità baronali. Il processo si accentuò dopo la Restau-razione, ma solo tra gli anni Venti e Quaranta le autorità ottennero la definiti-va rinuncia ai privilegi secolari da parte dei baroni 35. Fu in questa fase che

144 Sabrina Gremoli-Claudio Procaccia

32 Il problema della semplificazione del prelievo fiscale era avvertito da tempo. Ad esem-pio, il sussidio triennale, istituito nel XVI secolo, diede luogo alla prima “allibrazione” genera-le, in altri termini, ad una valutazione dei beni secondo il valore di mercato. Si trattava di unalegge che recepiva un modello di tassazione in vigore in diversi Stati europei, tra i quali laSpagna, e aveva lo scopo di ridurre il gettito fiscale ad una sola imposizione, della durata diun triennio, con il fine di snellire le procedure del prelievo dell’erario abolendo alcune impo-ste straordinarie, come, ad esempio, l’aumento del sale o il sussidio delle galere. Con questalegge i pontefici intendevano orientare il prelievo fiscale delle comunità, che pur manteneva-no ampia facoltà di iniziativa nell’organizzazione della tassazione, verso una contribuzioneproporzionale alla ricchezza dei cittadini. Nel XVI secolo il mezzo usato per il censimento deibeni era quello delle assegne, delle denunce orali e, più frequentemente, scritte dei contri-buenti circa l’entità dei propri patrimoni. Le autorità ecclesiastiche ponevano l’accento sui li-miti di un sistema troppo legato alla fiducia negli assegnatari. Non di rado accadeva che i “va-nagloriosi” e i proprietari indebitati esageravano i valori dei loro fondi, altri ne riducevanol’entità al fine di diminuire la propria aliquota fiscale. A questi si aggiungevano coloro che,per motivi diversi, non si mostravano particolarmente accurati nella compilazione delle asse-gne. Infine, i limiti degli assegnatari erano ampliati dai gravi errori che caratterizzavano lemappe e i cabrei (Censimento pontificio, Roma, Tipografia camerale, 1833, p. VII; V. VITA SPA-GNUOLO, I catasti generali, cit., pp. 7-14).

33 Ciò comportò la rescissione dei contratti di appalto delle tesorerie provinciali. Erano,tuttavia, esentate dal pagamento della dativa le case con un valore di estimo non superiore ai400 scudi, se abitate da persone appartenenti ai ceti meno abbienti e quelle destinate a pubbli-ci o privati “opifici”. L’ordinamento, tra l’altro, prevedeva che per le case appartenenti aimembri delle classi più elevate non fosse assegnato un valore superiore ai 1000 scudi. A talproposito, è importante rilevare che i criteri di valutazione dell’estimo dei fondi per il CatastoPiano rimasero validi anche per il Catasto Pio-Gregoriano (V. VITA SPAGNUOLO, I catasti gene-rali, cit., pp. 39-40).

34 V. VITA SPAGNUOLO, I catasti generali, cit., pp. 41-45; R. ZANGHERI, Catasti e storia, cit.,p. 57.

35 M. CARAVALE-A. CARACCIOLO, Lo Stato pontificio, cit., pp. 579-580, p. 596.

Page 9: IL CATASTO URBANO PIO-GREGORIANO NOTE PER UNA …dipartimentodistoria.uniroma2.it/pubblicazioni/territori/GREMOLI... · 10 Tra le opere di sintesi concernenti la capitale e lo Stato

maturò l’attivazione del Catasto Pio-Gregoriano che, non a caso, avrà unalunga incubazione 36, testimonianza dei difficili passaggi politici ed economi-ci di quegli anni di grande trasformazione.

Nella realizzazione dei catasti pontifici furono recepite ed elaborate leesperienze del Catasto teresiano e, in particolare, di quello milanese fortemen-te ispirato ai principi propri del dispotismo illuminato; in questa fase criticadella trasformazione dei rapporti tra cittadini e fisco va sottolineata la forte in-fluenza in materia catastale della codificazione napoleonica, depositaria diuna nuova concezione dell’amministrazione statale tipicamente borghese 37.

2.2. La costruzione del Catasto Pio-Gregoriano e gli organi preposti alla suarealizzazione

Il primo catasto geometrico particellare istituito nello Stato della Chiesa 38,detto Pio-Gregoriano 39, non rappresentava, come già ricordato, un isolatostrumento di controllo fiscale ma partecipava, con altri, al più generale am-modernamento amministrativo, economico e giuridico dello Stato pontificio. Icriteri di tale politica sono espressi nel Motu proprio “Reformatio publicaeadministrationis et tribunalium ditionis pontificiae”, emanato da Pio VII il 6luglio 1816, un provvedimento che, oltre alla riorganizzazione dei tribunalicivili e criminali, dei dazi e delle amministrazioni comunali prevedeva, all’ar-ticolo 191, la formazione di un nuovo Catasto generale rustico ed urbano.

L’applicazione del regime fiscale inaugurato con il Catasto Pio-Gregoria-

Il Catasto urbano Pio-Gregoriano 145

36 Ad esempio, con il 1825 ebbe inizio la stima dei fondi rustici che portò all’attivazionedel primo catasto, quello di Benevento, il 22 febbraio dello stesso anno; nel dicembre del1827 fu ultimato il tariffario e nel 1830 furono pubblicati gli estimi, la cui rettifica fu interrot-ta nel 1831 dalle rivolte. Solo nel 1833 fu ordinata la redazione dei catastini, che avevano loscopo di riordinare le particelle secondo l’ordine alfabetico dei proprietari, al fine di facilitareil prelievo fiscale (Censimento pontificio, cit., 1833, II, pp. XLII-XLIX e LIV). Per gli approfon-dimenti cfr. i paragrafi 2.3. e 3.1.

37 Per un’analisi comparata dei catasti preunitari cfr. C. CAROZZI-L. GAMBI, Città e proprietàimmobiliare in Italia negli ultimi due secoli, Milano, Angeli, 1981.

38 Nella storia del XIX secolo non mancano esempi di catasti di tipo geometrico-particellareche, come il Pio-Gregoriano, si formarono sul modello francese. Tra questi il Catasto parmen-se le cui mappe, eseguite tra il 1809 e il 1825, furono realizzate contemporaneamente ai rilievidi campagna, utilizzando come unità di misura l’ettaro. La formazione delle mappe fu prece-duta da una rete trigonometrica per ogni comune, mentre il territorio fu diviso in cantoni,ognuno dei quali prevedeva più comuni. Per il rilevamento particellare ogni comune fu nuo-vamente diviso in più sezioni (possibilmente di uguali dimensioni), contraddistinte da una let-tera e dalla denominazione della località. Il rilievo fu realizzato sia con la tavoletta pretorianasia con il grafometro e lo squadro, il cui uso era ugualmente tollerato. Le mappe furono rea-lizzate in scala 1:1250 per i fabbricati delle aree urbane, e 1:2500 per i terreni e fabbricati ru-rali (R. MESSEDAGLIA, Il Catasto e la Perequazione, Bologna, Cappelli, 1936, p. 73).

39 Il catasto prese il nome dal pontefice Gregorio XVI che, come è noto, lo attivò nel 1835.

Page 10: IL CATASTO URBANO PIO-GREGORIANO NOTE PER UNA …dipartimentodistoria.uniroma2.it/pubblicazioni/territori/GREMOLI... · 10 Tra le opere di sintesi concernenti la capitale e lo Stato

no richiedeva una estensione dei poteri di controllo da parte del governo cen-trale, sostenuto da un apparato giuridico-amministrativo ancora in via di de-finizione, ma fortemente influenzato dall’esperienza napoleonica e pronto adereditarne gli aspetti più adattabili alla situazione contingente.

L’attuazione del catasto fu affidata alla Congregazione dei catasti i cuiprovvedimenti erano emanati a firma del suo presidente, responsabile delleoperazioni catastali. La suddetta congregazione era incaricata di rivedere ecorreggere o formare, ove non esistessero, i censimenti urbani, conservandole norme prescritte nel Motu proprio daziale del 19 marzo 1801 e nei succes-sivi regolamenti 40.

Le Cancellerie del censo, istituite nel 1817 con compiti esecutivi e di con-servazione, erano organi periferici di derivazione francese e svolgevanocompiti sia esecutivi, sia di controllo. La Direzione generale dei catasti, consede presso la Presidenza del censo, rappresentava la Cancelleria del censodi Roma, aveva competenze su Roma e sull’Agro, compresa Isola Farnese 41.

Le operazioni di rilevazione del Catasto Pio-Gregoriano possono essere ri-assunte in due fasi. La prima – dal 1816 al 1824 – comprese l’avvio del pro-getto pontificio per il nuovo Catasto rustico ed urbano, l’organizzazione dellastruttura centrale e periferica, le operazioni di misura e la formazione degli at-ti catastali (mappe, brogliardi, libri di voltura). La seconda – dal 1825 al 1835– fu caratterizzata da operazioni di rettifica e sollecitazioni ai tecnici da partedella Presidenza generale del censo nonché da reclami dei privati proprietari.Tra il 1825 e il 1830 furono eseguite le stime per i fondi rustici e applicate lenuove tariffe, mentre nel 1833 fu attivata la formazione dei catastini 42.

2.3. Le mappe e i registri catastali

Se lo spirito che animò l’iniziativa di Pio VII era innovativo, la redazione dicatasti, su base cartografica, non era estranea alla tradizione dello Stato pontifi-cio; va citato in proposito il cosiddetto Catasto Alessandrino, dal nome del papaChigi che nel 1660 ne promosse la stesura, finalizzato a un’equa ripartizione deicosti da sostenere in relazione alle opere di manutenzione stradale tra le proprie-tà interessate. Realizzato da diversi esecutori in differenti scale grafiche per ilsolo “Territorio e Distretto di Roma”, fu caratterizzato dal principio di inserire

146 Sabrina Gremoli-Claudio Procaccia

40 V. VITA SPAGNUOLO, I catasti generali, cit., pp. 51-58.41 Ivi, pp. 58-60.42 Contestualmente alla formazione dei catastini furono date istruzioni per l’impianto dei

registri dei trasporti temporanei sia rustici sia urbani, destinati alla registrazione dei cambia-menti di proprietà. L’estimo per i fondi urbani entrò in vigore, quello per i fondi rustici fu di-chiarato provvisorio e ne fu stabilita una immediata revisione. Nel luglio del 1835 il nuovocatasto fu attivato in tutto lo Stato pontificio (Ivi, pp. 80-85).

Page 11: IL CATASTO URBANO PIO-GREGORIANO NOTE PER UNA …dipartimentodistoria.uniroma2.it/pubblicazioni/territori/GREMOLI... · 10 Tra le opere di sintesi concernenti la capitale e lo Stato

all’interno degli stessi fogli catastali, entro appositi riquadri, gli elenchi delleproprietà indicate con gli stessi numeri progressivi riportati sulle mappe. Glielaborati, pur nella loro diversità, dovevano soddisfare alcuni requisiti in mate-ria di restituzione grafica. Ad esempio, sulle basi, approssimativamente plani-metriche, furono riportati in prospettiva i principali centri abitati, riprodotti an-che in pianta, e adottato una notazione simbolica, anche se estremamenteespressiva e realistica, per indicare la vegetazione di alto fusto 43. Le prime mo-derne operazioni di rilevamento, supportate da nuove basi teoriche e da sistema-tiche campagne di triangolazione effettuate con strumenti topografici semprepiù perfezionati, iniziarono nel XVIII secolo, quando si verificò un generale ab-bandono delle raffigurazioni prospettiche in favore di quelle planimetriche. Il ri-corso ormai quasi esclusivo, seppure non ancora codificato da Gaspard Monge,alle proiezioni ortogonali consentiva una corretta restituzione “in scala” dellarealtà da riprodurre senza indebite amplificazioni. L’utilità “fiscale” di questavera e propria rivoluzione delle tecniche cartografiche non sfuggì al governoasburgico, che fu il primo a decretare, per il territorio di sua giurisdizione, l’ese-cuzione di mappe catastali impostate sui moderni principi: quella, già preceden-temente citata, di Milano, redatta nel 1725, è esemplare a questo proposito 44.

L’antecedente immediato del Catasto Pio-Gregoriano è senz’altro rappre-sentato da quello ordinato da Napoleone per il Regno Italico durante il breveperiodo della dominazione francese e quasi completamente condotto a termi-ne per le province settentrionali dello Stato della Chiesa al momento dellarestituzione dei territori occupati. I creatori del Catasto del Regno Italico sierano ispirati a quello detto teresiano 45 riproponendone l’impianto, fatta ec-cezione per il ricorso alle notificazioni e soprattutto per l’adozione del siste-ma metrico-decimale che aveva reso necessario il ragguaglio delle antiche

Il Catasto urbano Pio-Gregoriano 147

43 Tali convenzioni grafiche, molto diffuse e praticate quasi senza eccezione dai cartografi delXVII secolo, furono riproposte da Giovanni Battista Cingolani, il quale nel 1692, sotto InnocenzoXII, compilò personalmente un inventario delle tenute dell’Agro romano, portando a compimentoil proposito di Alessandro VII di ricondurre “ad una stessa scala di proportione” il materiale raccol-to nel catasto. Le tavole del Cingolani, elaborate alla luce di maggiori cognizioni topografiche, ri-sultano componibili in un unico quadro d’insieme, con i margini graduati di minuto in minuto. Es-se presuppongono una conoscenza approfondita e diretta delle località rilevate, ma non sono deltutto immuni dal sospetto di una forte componente di interpretazione personale che necessaria-mente ne ridimensiona l’attendibilità scientifica. D’altronde, la predilezione per una duplice tecni-ca di rappresentazione, zenitale per l’idrografia e la viabilità, prospettica per l’orografia e la vege-tazione, nonché l’adozione di frequenti “fuori scala” collocano l’opera del Cingolani all’interno diuna ricca e consolidata tradizione cartografica dal sapore aneddotico e vagamente fiabesco (A.P.FRUTAZ, Le carte del Lazio, 3 voll., Roma, Istituto di Studi Romani, 1972, I, p. 71, II, tav. XXXII).

44 Cfr. M. DOCCI-D. MAESTRI, Il rilevamento architettonico. Storia, metodi e disegno, Bari,Laterza, 1987.

45 Si ricorda che il Catasto teresiano fu istituito nel 1718 da Carlo VI d’Austria e portato atermine sotto il governo di Maria Teresa (cfr. V. VITA SPAGNUOLO, Nuovi modelli organizzativi,cit., p. 13).

Page 12: IL CATASTO URBANO PIO-GREGORIANO NOTE PER UNA …dipartimentodistoria.uniroma2.it/pubblicazioni/territori/GREMOLI... · 10 Tra le opere di sintesi concernenti la capitale e lo Stato

misure per i territori del milanese, dove era rimasto in vigore il Catasto tere-siano. I lavori di misurazione portarono all’introduzione della tavoletta pre-toriana e la formulazione dei criteri di rappresentazione grafica dei terreniche portarono alla realizzazione di mappe. Furono compilati i sommarioni, icatastini partitari e i trasporti d’estimo destinati alla registrazione dei cam-biamenti di proprietà (le volture) 46.

All’indomani della restaurazione, Pio VII, in possesso di un’eredità docu-mentaria così consistente, diede corso a sistematiche operazioni di rilevamentoe di restituzione grafica in tutto il territorio dello Stato. Le planimetrie, realiz-zate nel rapporto 1:2000 (nel rapporto 1:1000 nel caso dei centri urbani), forni-scono una copertura completa dello Stato pontificio e costituiscono una baseinformativa d’estrema importanza per la conoscenza degli assetti territoriali.

I rilievi ed i disegni delle mappe presentano caratteri d’omogeneità poi-ché eseguiti in conformità a direttive ben precise, come quelle indicate dalregolamento emesso nel febbraio del 1817 dalla Congregazione dei catasti 47.La norma che decretava l’adozione del sistema metrico-decimale 48 – intro-dotto dai francesi durante la loro breve dominazione – prevedeva che “inogni Legazione, o Delegazione, in cui dovrà aver luogo la misurazione de’terreni, vi sarà uno o più Ingegneri col titolo d’Ispettore de’ Catasti, il qualesecondo gli ordini della Congregazione de’ Catasti dovrà dirigere il lavoro,regolare le spese che gli saranno ordinate, e tenere la corrispondenza col Di-rettore dell’Ufficio generale dei catasti stabilito in Roma” 49. Alle dipendenzedegli ispettori avrebbero lavorato geometri, in numero adeguato all’estensio-ne del lavoro, coadiuvati nelle operazioni di rilievo da aiutanti le cui funzionierano accuratamente disciplinate negli articoli del regolamento 50.

Nella normativa erano, inoltre, descritti gli strumenti da utilizzare nellarilevazione ed indicato il modo per tararli. Lo strumento tecnico era la tavo-

148 Sabrina Gremoli-Claudio Procaccia

46 Tra il 1718 e il 1733 si realizzarono le rilevazioni cartografiche del Catasto teresiano ela compilazione dei registri catastali sulla base delle notificazioni, l’equivalente delle assegnenello Stato pontificio (Ivi, p. 14).

47 Il 22 febbraio 1817 fu emanato il Regolamento sulla misura e formazione delle mappeaccompagnato dalle “Discipline particolari” per i geometri e da un rilevante numero di modu-la. Al regolamento è allegato un Abbozzo indicante il metodo da tenere dagli ajutanti de’ geo-metri per annotare le misure in campagna (Censimento Pontificio, II, Roma, Tipografia came-rale, 1844, pp. 47-160).

48 Nel regolamento si legge che: “La misura lineare adottata dalla Congregazione de’ Catastiè la canna censuaria corrispondente alla misura conosciuta con il nome di metro. Ogni cannacensuaria è divisa in dieci parti ossia palmi, ogni palmo in dieci once, ogni oncia in dieci minuti.La nuova denominazione delle misure di superficie come sopra è il quadrato, la tavola e la can-na quadrata. Ogni quadrato è composto di dieci tavole, ogni tavola di mille canne quadrate,ogni canna di cento palmi, ogni palmo di cento once e ogni oncia di cento minuti” (Ivi, p. 48).

49 Ivi, p. 49.50 Ivi, pp. 78-79.

Page 13: IL CATASTO URBANO PIO-GREGORIANO NOTE PER UNA …dipartimentodistoria.uniroma2.it/pubblicazioni/territori/GREMOLI... · 10 Tra le opere di sintesi concernenti la capitale e lo Stato

letta pretoriana la quale era “in tutte le sue parti e dimensioni uniforme alcampione approvato ed esistente nell’Officio generale de’ Catasti” 51. Per lemisure lineari era previsto l’utilizzo di canne e catene fornite ai rilevatori di-rettamente dall’Ufficio Generale dei catasti e autenticate da un bollo 52.

L’utilizzo della tavoletta pretoriana rappresentò per la cartografia delloStato pontificio un passaggio determinante alle mappe zenitali che, al contra-rio di quelle prospettiche o pseudoprospettiche, garantivano una restituzionepiù corretta della città e del territorio 53. Le planimetrie catastali, tutte orienta-te verso nord, furono realizzate su fogli di formati quasi standardizzati 54.

Tuttavia, come si è detto, le finalità perseguite attraverso la predisposizio-ne degli elaborati catastali, puramente strumentali, erano altre rispetto aquelle connaturate alla cartografia “classica”: i documenti prodotti attraversoil Catasto Pio-Gregoriano dovevano costituire, innanzitutto, un semplice maindispensabile sussidio nell’ambito delle operazioni di messa a punto e di ve-rifica delle disposizioni emanate in merito alla riorganizzazione degli assettiterritoriali e al contestuale controllo della rendita fondiaria 55.

Il disegno delle mappe catastali di Roma, il cui esito fu connotato e favo-rito dalla pianta del Nolli 56, segue un iter diverso da quella delle altre cittàdello Stato pontificio 57.

Il Catasto urbano Pio-Gregoriano 149

51 Ivi, pp. 79-80.52 Ibidem.53 L’adozione di tale sistema di rilevazione permise ai rilevatori di eseguire il disegno conte-

stualmente alle operazioni di campagna definendo la proiezione ortogonale e la quota di tutti ipunti battuti (cfr. L. MONARDO, Modelli Topografici, Roma, Officina Poligrafica Laziale, 1970).

54 Generalmente la localizzazione dei punti prescelti per le stazioni di rilevamento non è indi-cata sulle mappe; analogamente non è riportata alcuna quota altimetrica. L’indicazione relativa al-la morfologia dei territori riprodotti è fornita – e solamente in alcuni casi – mediante una tecnicadi rappresentazione immediata, con pennellate lievi e sfumate sui toni del grigio. Questa approssi-mazione informativa non è casuale; è evidente che gli estensori delle carte avrebbero potuto facil-mente ricorrere con sistematicità a tecniche più raffinate ed efficaci, come il tratteggio, alloramolto in voga, seppure non sostenute da alcuna pretesa di validità scientifica. La tecnica di rap-presentazione dell’altimetria attraverso la notazione convenzionale legata all’adozione di curve dilivello, benché nota sin dai primi dell’Ottocento, non fu introdotta in Italia se non dopo l’unità.

55 Contemporaneamente alla stesura delle basi catastali furono realizzate le cosiddette “map-pette” in scala ridotta (1:4000-1:8000) e in formati più maneggevoli.

56 L’operazione di rilevamento condotta da Giovan Battista Nolli produsse una pianta del ter-ritorio urbanizzato interno e immediatamente esterno alle mura con la prima rappresentazione to-pografica del costruito, delle strade, delle piazze, dei giardini e degli orti. La pianta fu pubblicatanel 1748 (cfr. M. BEVILACQUA, Roma nel secolo dei lumi. Architettura erudizione scienza nellaPianta di G. B. Nolli “celebre geometra”, Napoli, Electa, 1998).

57 Le mappe di Roma non sono, tuttavia, le uniche a presentare variazioni grafiche rispetto al-le norme prescritte dal regolamento del 1817 in quanto anche la redazione delle mappe pontificiedi molte città fu spesso agevolata ed orientata dalle basi cartografiche già esistenti. Nel regola-mento si legge: “il Geometra prima d’incominciare la misura farà ricerca dal Magistrato localedella mappa o del tipo di territorio se vi sia” (Censimento pontificio, cit., p. 80).

Page 14: IL CATASTO URBANO PIO-GREGORIANO NOTE PER UNA …dipartimentodistoria.uniroma2.it/pubblicazioni/territori/GREMOLI... · 10 Tra le opere di sintesi concernenti la capitale e lo Stato

Nel novembre del 1818 i due architetti accademici di San Luca, GaspareSalvi e Giacomo Palazzi, presentarono al cardinale Consalvi due ipotesi al-ternative per la nuova pianta di Roma: la prima prevedeva di avvalersi del-l’antica pianta del Nolli, la seconda di elevarla ex novo. L’esame delle dueproposte fu rimesso al Tesoriere generale, cardinale Cesare Guerrieri Gonza-ga, che scelse la prima soluzione dettando le condizioni per la formazionedella mappa di Roma 58.

La pianta, elevata in tante mappe quanti erano i rioni, doveva comprende-re le mura della città con le scarpate e pomerio, senza limitarsi alla sola ele-vazione dei cassoni (gli isolati) – il cui criterio era già stato adottato dal Nol-li – e riportare ogni indicazione utile all’uso catastale cui era destinata (parti-celle, segni di legatura delle proprietà, numeri di mappa, indicazione dei pie-ni e dei vuoti) utilizzando il “disegno Icnografico 59 tanto in rapporto alle di-verse possidenze, tanto ai diversi usi ai quali servono, o al diverso genere dicoltivazione” 60. L’elevazione delle piante doveva avvenire in scala 1:1000affinché “niun’oggetto possa essere omesso” 61.

Le mappe di Roma si presentano disegnate con inchiostro di china ed ac-querellate su fogli di cm 64x93 circa (cfr. figura 1) 62.

Nel primo foglio sono indicati il nome e numero del rione 63 e il numerodei fogli che compongono il rione stesso; sul bordo, in alto a sinistra, sono

150 Sabrina Gremoli-Claudio Procaccia

58 Il contratto dei lavori fu firmato il 24 novembre 1818 davanti al notaio G. Mauri dellaReverenda Camera Apostolica per la somma di 9500 scudi. Nel contratto si legge che: “Gli ar-chitetti intraprendenti assumono a loro peso di elevare la nuova pianta di Roma con prevalersia loro arbitrio dell’antica pianta del Nolli, in tutte quelle parti che ritrovasi fatta, e non sogget-ta ad alcun errore, rettificandola per mezzo di una verificazione secondo l’arte e secondo il re-golamento dei 22 febbraio 1817 e correggendola ancora in tutte quelle parti nelle quali poste-riormente al Nolli è accaduta variazione onde ne risulta l’esatta pianta di tutti i fabbricati, stra-de e terreni come attualmente esistono nel loro perimetro” (cfr. Obbligo di elevare la pianta diRoma fatto dalli signori Gaspare Salvi e Giacomo Palazzi Architetti Accademici di San Lucain favore della R.C.A., ASR, Notai segretari e cancellieri della R.C.A., Not. Giuseppe Mauri,1254, cc. 311r-313v, 380r-328v). L’atto notarile è riprodotto integralmente in V. VITA SPA-GNUOLO, I catasti generali, cit., pp. 97-101.

59 L’ icnografia è la rappresentazione grafica di un edificio in proiezione orizzontale.60 Obbligo di elevare la pianta di Roma, cit., p. 98.61 Ibidem.62 Il numero dei fogli varia a seconda della grandezza del rione. Nel dettaglio: rione I-

Monti, diciotto fogli; rione II-Trevi, cinque fogli; rione III-Colonna, sei fogli; rione IV-CampoMarzio, sei fogli; rione V-Ponte, tre fogli; rione VI-Parione, due fogli; rione VII-Regola, tre fo-gli; rione VIII-Sant’Eustachio, due fogli; rione IX-Pigna, un foglio; rione X-Campitelli, diecifogli; rione XI-Sant’Angelo, un foglio; rione XII-Ripa, quattordici fogli; rione XIII-Trastevere,dieci fogli; rione XIV-Borgo, nove fogli (ASR, Presidenza Generale del Censo, Catasto urbano.Roma, Mappe).

63 Il numero del rione segue l’ordinamento stabilito in esecuzione del chirografo di Bene-detto XIV del 18 maggio 1743 che revisionò i confini dei rioni di Roma (I. INSOLERA, Le cittànella storia d’Italia: Roma, Roma-Bari, Laterza, 1996, p. 306).

Page 15: IL CATASTO URBANO PIO-GREGORIANO NOTE PER UNA …dipartimentodistoria.uniroma2.it/pubblicazioni/territori/GREMOLI... · 10 Tra le opere di sintesi concernenti la capitale e lo Stato

riportati il numero del foglio stesso insieme con quello del foglio (o dei fo-gli) d’unione. Nell’ultimo foglio sono rappresentati l’inclinazione del nord(le mappe avevano tutte quest’inclinazione) con l’angolo di declinazione ma-gnetica di 20°. La grafica seguita nel disegno delle mappe si rifaceva, in granparte, a quella indicata nel regolamento del 1817 64.

Tutta la parte coperta a tetto, qualunque fosse stata la proprietà, è tinteg-giata di rosso e il contorno rafforzato di segno per simulare l’ombra, semprerivolta a sudest. I diversi generi di coltivazione sono colorati secondo i mo-delli esistenti nella Direzione generale dei Catasti, mentre l’orografia è indi-cata nelle parti inedificate, con leggere velature d’acquerello. Le aree colti-vate e i prati interni alle mura sono acquerellati in verde con diverse sfuma-ture; gli alberi, come nel Nolli, sono riportati in assonometria, con l’ombrarivolta ad est. Le aree libere, interne alle case, nel caso dei cortili sono la-sciate in bianco o disegnate a giardino. Tutta la parte a tetto è elevata separa-tamente dai cortili annessi e uniti con una graffa alla fabbrica cui apparten-gono. I viali di delizia e le strade private sono disegnati tra due linee punteg-giate e colorate con tinta fuliggine.

Il Catasto urbano Pio-Gregoriano 151

64 Censimento pontificio, cit., pp. 80-88.

Figura 1. Mappa del Catasto Pio-Gregoriano.

Page 16: IL CATASTO URBANO PIO-GREGORIANO NOTE PER UNA …dipartimentodistoria.uniroma2.it/pubblicazioni/territori/GREMOLI... · 10 Tra le opere di sintesi concernenti la capitale e lo Stato

Il fiume, i condotti, i fossi sono colorati d’azzurro con la freccia indicanteil corso dell’acqua. L’elevazione dei colli è indicata con linea leggera tratteg-giata, le strade acquerellate in colore “fuligine chiaro” sono contornate contratto sottile.

Nelle mappe sono indicati: nome del rione, piazze, contrade, vicoli, deno-minazione dei rioni confinanti, mura, fiumi, corsi d’acqua. I monumenti anti-chi, isolati o tra caseggiati, sono disegnati a linee continue e campiti di colo-re nero, mentre sono lasciate in bianco le porzioni ipotizzate o demolite. Ilperimetro delle chiese doveva essere “distinto nella parte principale della suaconfigurazione con linee punteggiate e […] contrassegnato con una croce” 65

ma nelle mappe chiese, cortili e androni delle fabbriche importanti sono ri-portati in pianta, come in quella del Nolli 66. Manca un quadro d’insieme, mal’unione dei fogli è facilitata dall’indicazione a puntini delle parti da sovrap-porre. I numeri di mappa sono riportati nei brogliardi 67.

La nuova pianta di Roma, dovendo servire agli usi catastali, non potevalimitarsi alla sola elevazione dei cassoni 68, ma ogni isola doveva essere “di-visa secondo i diversi possessori dei fabbricati suddivisi a tenore dei diversiusi” 69. Mediante operazioni di rilievo e verifica, la pianta del Nolli fu cosìcorretta e integrata in quelle parti in cui era avvenuta una variazione. Talipiante, conservate presso l’ASR, sono disegni di vario formato che presenta-no le suddivisioni interne ai cassoni (le singole particelle) e il disegno dirampe, scale esterne e altri elementi significativi non presenti nella piantadel Nolli 70. Ne sono un esempio le suddivisioni relative al rione Ripa (cfr. fi-gura 2) rilevato in cinque porzioni.

In alto, a sinistra, ogni pianta riporta il nome del rione, la porzione rileva-ta e il nome del rilevatore 71.

152 Sabrina Gremoli-Claudio Procaccia

65 Obbligo di elevare la pianta di Roma, cit., p. 99.66 I regolamenti prescrivevano che le chiese, gli edifici pubblici fossero contrassegnati da

una lettera da riportare poi nell’ultima pagina del brogliardo, ma nella mappa di Roma anchequeste particelle sono contrassegnate da un numero progressivo (Censimento pontificio, cit.,1844, p. 87).

67 Si legge infatti nel regolamento: “ciascun numero principale e subalterno, ed ogni letteraiscritta nella Mappa, dovrà essere col medesimo ordine riportato nella prima colonna del bro-gliardo, del quale si dà la modula nelle Discipline particolari” (Ivi, p. 88).

68 Come già ricordato, il Nolli nella sua pianta di Roma si era limitato alla sola elevazione deicassoni – gli isolati – e dei principali cortili (cfr. M. BEVILACQUA, Roma nel secolo dei lumi, cit.).

69 Obbligo di elevare la pianta di Roma, cit., p. 98.70 Le suddivisioni sono consultabili presso la sala studio dell’ASR su supporto informatico, in

quanto la serie di piante fa parte dei materiali riprodotti in formato digitale nell’ambito del pro-getto Imago II-Imagine ideato e realizzato da Paolo Buonora con la collaborazione di Luisa Fal-chi, Angela Lanconelli, Daniela Sinisi e Orietta Verdi.

71 Rione Ripa, prima porzione sig. Costa; seconda porzione sig. Muccioli; terza porzione sig.Buzi; quarta porzione sig. Paticchi; quinta porzione sig. Cavi.

Page 17: IL CATASTO URBANO PIO-GREGORIANO NOTE PER UNA …dipartimentodistoria.uniroma2.it/pubblicazioni/territori/GREMOLI... · 10 Tra le opere di sintesi concernenti la capitale e lo Stato

I disegni, in china acquerellati, presentano caratteri disomogenei per qua-lità di segno in quanto eseguiti da diversi geometri 72. All’interno di ogni par-ticella si leggono, infatti, varie annotazioni: la presenza di giardini è indicata

Il Catasto urbano Pio-Gregoriano 153

72 Per le operazioni di rilievo furono scelti gli operatori ritenuti più idonei. Il contrattoprevedeva che: “fra gli architetti, e geometri romani, e statisti si farà scelta di quelli, chesi crederanno più idonei per la formazione delle mappe, e per l’esattezza del disegno”(Obbligo di elevare la pianta di Roma, cit., p. 100).

Figura 2. Suddivisioni del Catasto Pio-Gregoriano.

Page 18: IL CATASTO URBANO PIO-GREGORIANO NOTE PER UNA …dipartimentodistoria.uniroma2.it/pubblicazioni/territori/GREMOLI... · 10 Tra le opere di sintesi concernenti la capitale e lo Stato

con l’utilizzo della lettera “G” o con il colore verde, mentre per i cortili lalettera utilizzata è la “C” o sono lasciati in bianco. All’interno di ogni isola,la particella è indicata o con un numero da “1” a “n” (riferito all’ordine di ri-levamento dei fabbricati all’interno della stessa isola) o con una lettera. Ilnumero civico è appuntato lungo il perimetro del fabbricato. Il numero diparticella catastale, il medesimo che ritroviamo sulla mappa catastale e sulbrogliardo, è senza dubbio aggiunto in un momento successivo.

Le suddivisioni servirono come base per il calcolo delle superfici, valoreottenuto con il metodo della triangolazione. In alcuni disegni sono visibili itriangoli, a lapis, con i lati numerati 73.

Le mappe erano accompagnate dai brogliardi, registri sui quali erano ri-portate le particelle catastali – secondo lo stesso ordine numerico progressivoadottato sulle mappe – e le indicazioni relative al possidente, alla contrada, alvocabolo, al genere di coltivazione, alla superficie e alla giacitura del terreno.

I brogliardi erano conservati in originale presso la Presidenza del censo,mentre le Cancellerie avevano una copia di quelli relativi al proprio distretto.

154 Sabrina Gremoli-Claudio Procaccia

73 Nel regolamento si legge che: “per la Calcolazione della superficie delle Mappe e dellesue parti, dovranno i Calcolatori attenersi a quanto segue. La triangolazione delle parti com-

Figura 3. Brogliardo originale del Catasto Pio-Gregoriano.

Page 19: IL CATASTO URBANO PIO-GREGORIANO NOTE PER UNA …dipartimentodistoria.uniroma2.it/pubblicazioni/territori/GREMOLI... · 10 Tra le opere di sintesi concernenti la capitale e lo Stato

I brogliardi del Catasto urbano di Roma sono costituiti da due serie di registri. La prima, compilata con ogni probabilità tra il 1818 e il 1820, è rappre-

sentata dai brogliardi originali, uno per ogni rione di Roma 74.I brogliardi, nella sezione dedicata all’urbano 75, si presentano con una

struttura a sette colonne e riportano il numero della particella catastale (terre-no o fabbricato) 76, l’ubicazione del fondo e il numero civico, la natura deifondi e il loro uso, le generalità del proprietario, la superficie del fondo 77, ilnumero dei piani complessivi del fabbricato. Un confronto con gli altri regi-stri catastali che riportano il numero dei piani dei fabbricati ha permesso dievidenziare che, mentre nel brogliardo originale il conteggio dei piani esclu-de il piano terreno, nel brogliardo della seconda serie il piano terreno (corri-spondente alla prima sottocolonna indicata come “1°” piano) è compreso; ipiani sotterranei, i mezzanini e i piani delle soffitte non indicati nelle due se-rie di brogliardi saranno al contrario censiti negli aggiornamenti del 1871.

Il Catasto urbano Pio-Gregoriano 155

ponenti le Mappe è la preliminare operazione alla calcolazione: essa dovrà eseguirsi col divi-dere in tanti triangoli ciascuna figura della Mappa contrassegnata da un numero o lettera, edin modo che i triangoli non restino disposti a forma di ventaglio, procurando per quanto sipuò, che i loro vertici giungano fino al perimetro della figura da calcolarsi. Allorché la trian-golazione sarà bene eseguita, il numero dei triangoli ricavati in ogni poligono dovrà essereuguale al numero de’ suoi lati meno due. La triangolazione dei pezzi della Mappa non colori-ti, ovvero campiti in colore turchino, fuligine o verde si farà in linee sottili non interrotte dicolore rosso, e nei pezzi coloriti in rosso si eseguirà con linee di lapis, affine di rendere itriangoli visibili; collo stesso colore delle linee de’ triangoli si dovrà scrivere in ognuna dellefigure triangolate un numero in ogni triangolo, che dall’unità dovrà in progressione naturalearitmetica continuare fino al totale numero de’ triangoli componenti ciascuna figura, affine dievitare omissioni e non commettere duplicazione nel calcolo” (Censimento pontificio, cit.,1844, pp. 97-98).

74 ASR, Cancelleria del censo, Brogliardi originali, regg. 2736-2749. Nel dettaglio: rione I-Monti reg. 2736, rione II-Trevi reg. 2737, rione III-Colonna reg. 2738, rione IV-Campo Marzioreg. 2739, rione V-Ponte reg. 2740, rione VI-Parione reg. 2741, rione VII-Regola reg. 2742, ri-one VIII-Sant’Eustachio reg. 2743, rione IX-Pigna reg. 2744, rione X-Campitelli reg. 2745, ri-one XI-Sant’Angelo reg. 2746, rione XII-Ripa reg. 2747, rione XIII-Trastevere reg. 2748, rioneXIV-Borgo reg. 2749.

75 Per ogni comune era prevista una ripartizione in “urbano” e “rustico” con le rispettiveserie di scritture catastali (brogliardi, catastini, trasporti, eccetera) mentre per le volture la se-rie per l’urbano e il rustico era unica (V. VITA SPAGNUOLO, Il Catasto Pio-Gregoriano, cit., pp.8-9). Cfr. l’analogo studio sulle mappe e registri catastali dell’Agro romano condotto da Bar-bara Corradi, Dania de Ascentiis e Susanna Passigli.

76 Il numero di mappa è distinto in “principale” e “subalterno”. Il numero principale èquello riportato sulla mappa. Il numero subalterno è utilizzato per segnalare la presenza di piùproprietari all’interno di una medesima particella. Nel regolamento si legge che: “se la casa èsuddivisa in molti condomini in modo che il pianterreno sia di un proprietario ed i piani supe-riori di altri, allora al numero della mappa indicante la casa e rappresentante il pianterreno, siaggiungeranno nel brogliardo altri numeri subalterni quanti sono i nomi de’ proprietari” (Cen-simento pontificio, cit., 1844, p. 95).

77 Le tavole e i centesimi sono le unità di misura del catasto. I rapporti di equivalenza so-no: 1 quadrato = 10000 mq; 1 tavola = 1000 mq; 1 centesimo = 10 mq.

Page 20: IL CATASTO URBANO PIO-GREGORIANO NOTE PER UNA …dipartimentodistoria.uniroma2.it/pubblicazioni/territori/GREMOLI... · 10 Tra le opere di sintesi concernenti la capitale e lo Stato

La compilazione nei brogliardi dei campi riguardanti il proprietario e la de-scrizione dei fondi richiese l’utilizzo di formule indicate in apposite modula 78.

La stesura dei brogliardi della seconda serie, contenenti gli estimi, fu pre-ceduta dalla compilazione dei registri delle isole estimative 79 nei quali i rile-vatori riportarono tutte le informazioni necessarie alle operazioni di stima.

156 Sabrina Gremoli-Claudio Procaccia

78 Per le formule riguardanti le intestazioni dei proprietari, la descrizione dei terreni e del-le case vedi Censimento pontificio, cit., 1844, pp. 88-96.

79 I registri delle isole estimative sono comunemente conosciuti come bastardelli, denomi-nazione attribuita dagli archivisti.

Figura 4. Isole estimative del Catasto Pio-Gregoriano.

Page 21: IL CATASTO URBANO PIO-GREGORIANO NOTE PER UNA …dipartimentodistoria.uniroma2.it/pubblicazioni/territori/GREMOLI... · 10 Tra le opere di sintesi concernenti la capitale e lo Stato

Lo studio di queste scritture, sconosciute alla maggioranza di studiosi distoria della città, ha consentito di evidenziarne una ricchezza di informazionie dettagli altrimenti ignorati. Come già ricordato, i registri catastali (bro-gliardi, aggiornamenti, eccetera) erano stati compilati riprendendo le formu-le indicate nelle apposite modula tanto che, ad esempio, nella descrizione diun fabbricato era indicata sinteticamente la destinazione d’uso (casa, bottega,ospedale, eccetera) ma tralasciata ogni descrizione degli interni (arredi, col-legamenti interni) o l’indicazione di loggiati, porticati e ballatoi che, al con-trario, ritroviamo spesso indicata nelle isole estimative 80.

È, inoltre, interessante osservare come l’annotazione minuziosa delle de-stinazioni d’uso consenta l’individuazione, all’interno dei rioni romani, dibotteghe, locande e attività artigianali non censite nei brogliardi. Significati-vo in tal senso l’esempio della via di Montanara, la via ubicata nel rione Ri-pa ai confini con il rione Sant’Angelo: il brogliardo indica la presenza didieci fabbricati ad uso di abitazione e non è segnalata la presenza di attivitàartigianali o commerciali, che, al contrario, occupano tutti i piani terreni 81.

Le isole estimative sono registri di piccolo formato (cm 10x27,5 circa)che racchiudono all’interno fascicoli, rilegati separatamente, ognuno riguar-dante un’isola 82, raccolti in una copertina di cartone che riporta sul dorso ladenominazione del rione e il riferimento alle isole censite 83. Sono spesso in-seriti tra le pagine dei fascicoli fogli su cui i compilatori usavano disegnarepiccole porzioni di isole al fine di rendere il testo più comprensibile.

Il Catasto urbano Pio-Gregoriano 157

80 Lo studio di questa documentazione iniziato dalla dottoressa Luisa Falchi dell’ASR, allaquale rivolgiamo un particolare ringraziamento, è stato ripreso e approfondito nell’ambito del-le ricerche promosse dal CROMA.

81 La lettura dei registri delle isole estimative fa rilevare quanto segue:al n. civico 57 (n. di mappa 123) si trova una bottega per uso di “caffettiere” con l’abitazio-

ne del bottegaio ai piani superiori;al n. civico 58 (n. di mappa 124) un fabbricato di tre piani con bottega d’arrotino; all’inter-

no della bottega una scala conduce alla casa soprastante composta da piccole stanze;al n. civico 59 (n. di mappa 125) un fabbricato di tre piani con soffitte e al piano terra bot-

tega di “pizzicarolo” all’interno della quale una scala conduce alla abitazione sovrastante;al n. civico 60 (n. di mappa 126) un fabbricato di due piani con osteria, cortile e due grotti-

ni, all’interno una scala che collega all’abitazione superiore;ai nn. civici 61-62 (n. di mappa 127) un fabbricato di tre piani con soffitte e al piano terra

una bottega di “caneparo”;ai nn. civici 63-65 (n. di mappa 128) un fabbricato di quattro piani con bottega dove si la-

vora la canapa, una osteria e una locanda ad uso di “villani”;ai nn. civici 66-67 (n. di mappa 129) un fabbricato di quattro piani con una bottega per la

vendita del cartone, una di “orzarolo”.82 Nel caso di isole di piccola dimensione il fascicolo può contenere più isole.83 ASR, Presidenza del censo, Isole estimative. Nel dettaglio: Monti rione I isole estimative

1-54, n. 2696, 55-100 n. 2697; Trevi rione II isole estimative 1-63 n. 2698; Colonna rione III

isole estimative 1-29 n. 2699, 30-51 n. 2700; Campo Marzio rione IV isole estimative 1-50 n.

Page 22: IL CATASTO URBANO PIO-GREGORIANO NOTE PER UNA …dipartimentodistoria.uniroma2.it/pubblicazioni/territori/GREMOLI... · 10 Tra le opere di sintesi concernenti la capitale e lo Stato

Sulla pagina iniziale di ogni fascicolo sono indicati il rione, l’isola censita 84,il nome del rilevatore 85; al centro della pagina l’ubicazione del fondo, l’elencodei proprietari, l’indicazione del numero civico con accanto la destinazione d’u-so delle singole unità immobiliari.

Accanto alla natura del fondo è riportato il numero dei piani e dei vani ad es-si appartenenti, il valore della pigione (attuale o reperibile) 86 riferita a ciascun va-no presente in uno specifico piano. La pigione attuale è indicata con una “a”, lareperibile con una “r”. Non essendo specificato il numero di particella catastale,l’appartenenza a uno stesso edificio è evidenziata dai rilevatori con una parentesigraffa che racchiude i numeri civici compresi nel medesimo fabbricato.

Nella pagina a fronte figurano annotazioni che possono riguardare gliestremi di istanze di voltura 87, gli usi della proprietà (sono indicati i vani sfit-ti o utilizzati dal proprietario), le pigioni (sono segnalati i vani che hanno lapigione comune ad altri vani che si trovano a indirizzi e civici differenti), inumeri civici di ingressi comuni a più fondi.

Le annotazioni riguardanti le volture sono utili per datare i passaggi diproprietà: funzionari addetti al catasto erano soliti aggiornare i registri ripor-tando i nuovi proprietari sui medesimi brogliardi senza cancellare il vecchionominativo e non riportando la data.

158 Sabrina Gremoli-Claudio Procaccia

2701, 51-95 n. 2702; Ponte rione V isole estimative 1-38 n. 2703, 39-74 n. 2704; Parione rioneVI isole estimative 1-42 n. 2705, Regola rione VII isole estimative 1-29 n. 2706, 30-60 n. 2707;Sant’Eustachio rione VIII isole estimative 1-43 n. 2708; Pigna rione IX isole estimative 1-31 n.2709; Campitelli rione X isole estimative 1-36 n. 2710; Sant’Angelo rione XI isole estimative 1-28 n. 2711, Ripa rione XII isole estimative 1-44 n. 2712; Trastevere rione XIII isole estimative 1-49 n. 2713, 50-111 n. 2714, Borgo rione XIV isole estimative 1-64 n. 2715.

84 Ogni isola è contraddistinta da un numero intero o frazione e da una denominazione. Ilnumero intero si riferiva chiaramente al numero dell’isola, mentre la frazione ha creato inizial-mente qualche difficoltà di interpretazione. Solo la costruzione di una tabella che riportava ac-canto al nome del rilevatore il numero riferito all’isola ha permesso di chiarire l’uso della fra-zione. Accade così che mentre al denominatore è sempre indicato il numero dell’isola, al nu-meratore il numero accompagnato da una lettera serve ad indicare l’isola rilevata dal medesimooperatore e la successione osservata nella rilevazione. Per il rione XII Ripa ad esempio il rileva-tore Giacomo Pelucchi rileva le isole 1-1A/2-1B/3-1C/4-1D/5 (ossia l’isola 1, 2, 3, 4 e 5 con suc-cessione A, B, C, D), Francesco Costa le isole 2/6a-2A/7a-2B/8a-2D/10a-2E/11a-2F/12, SecondoConcioli le isole 3/13-3A/14, di nuovo Giacomo Pelucchi l’isola 4/15 e così via. Quando la suc-cessione numerica del numeratore non è consequenziale è perché gli stessi rilevatori si trovanoa rilevare isole contigue: ad esempio Antonio Brunetti rileva le isole 14/29a-14A/34, FilippoNicoletti le isole 17/32-17A/35B (la 19/35A è rilevata sempre dal Nicoletti)-17B/35.

Per denominazione si intende una descrizione dei confini dell’isola. Si legge ad esempio“Isola 22/4a. Del Monte Testaccio da Porta San Paolo a Marmorata lungo il fiume” (ASR, Ripaisole estimative 1-44, n. 2712).

85 Si tratta di ingegneri o architetti.86 Per la definizione di pigione attuale o di pigione reperibile cfr. p. 179 nota 166.87 Nell’annotazione sono indicati la data e il numero della istanza di voltura, le generalità del

nuovo proprietario, l’indicazione dei fondi.

Page 23: IL CATASTO URBANO PIO-GREGORIANO NOTE PER UNA …dipartimentodistoria.uniroma2.it/pubblicazioni/territori/GREMOLI... · 10 Tra le opere di sintesi concernenti la capitale e lo Stato

Tra le pagine dei fascicoli non è inconsueto trovare pagine di corrispon-denza scambiate tra rilevatori e proprietari degli immobili spesso chiamati adimostrare il titolo acquisitivo.

La seconda serie di brogliardi, compilata con ogni probabilità tra il 1822e il 1824, contiene l’estimo di tutti gli edifici e terreni inclusi entro le mura 88.I registri hanno una struttura a undici colonne e ulteriori suddivisioni.

Le colonne che riportano il numero di mappa, la natura del fondo e la suaubicazione, le generalità del possidente 89 e la superficie della particella ripro-ducono le informazioni dei brogliardi originali.

Le nuove informazioni – riprese dalle isole estimative – riguardano inve-ce il numero dei vani per ogni piano, l’indicazione della pigione – attuale e/oreperibile – e il valore dell’estimo 90.

Il Catasto urbano Pio-Gregoriano 159

88 ASR, Presidenza del censo, Brogliardi, regg. 2721-2734. Nel dettaglio: rione I-Monti reg.2721, rione II-Trevi reg. 2722, rione III-Colonna reg. 2723, rione IV-Campo Marzio reg. 2724, ri-one V-Ponte reg. 2725, rione VI-Parione reg. 2726, rione VII-Regola reg. 2727, rione VIII-Sant’Eu-stachio reg. 2728, rione IX-Pigna reg. 2729, rione X-Campitelli reg. 2730, rione XI-Sant’Angeloreg. 2731, rione XII-Ripa reg. 2732, rione XIII-Trastevere reg. 2733, rione XIV-Borgo reg. 2734.

89 Oltre al proprietario nella colonna del possidente erano anche indicati gli enfiteuti, affittuario livellari che detenevano l’unità immobiliare o il terreno.

90 L’estimo, espresso in scudi e baiocchi, è calcolato “in ragione dell’otto per cento sulla pi-gione” (cfr. p. 176).

Figura 5. Brogliardo (seconda serie) del Catasto Pio-Gregoriano.

Page 24: IL CATASTO URBANO PIO-GREGORIANO NOTE PER UNA …dipartimentodistoria.uniroma2.it/pubblicazioni/territori/GREMOLI... · 10 Tra le opere di sintesi concernenti la capitale e lo Stato

Il confronto tra le pigioni rilevate sui brogliardi e sui registri delle isoleestimative del rione Ripa consente di affermare che la comparsa di entrambi ivalori delle pigioni (attuale e reperibile) testimonia la presenza, all’internodella stessa unità immobiliare, di vani affittati e non.

Nella colonna delle osservazioni i compilatori erano soliti annotare il nu-mero civico relativo agli ingressi o ai vani murati, le condizioni di degradodell’immobile (ad esempio “edificio diruto”), l’ubicazione del fondo e del ci-vico cui un’unità immobiliare era unita per il valore delle pigioni e/o per ilnumero di vani 91.

Per i rioni che comprendevano al loro interno vaste aree inedificate (vi-gne, orti, seminativi) è prevista nel brogliardo una seconda parte nella qualeera utilizzato un diverso tipo di modula, simile a quelle usate per l’agro ro-mano, e differenti solo nell’intestazione 92. Per queste particelle appartenentialla campagna il rimando è alla seconda parte del registro – “vedi infine allacampagna alli nI (…) in via/ piazza (…)” 93. Nella prima colonna sono ripor-tati (distinti in tre sottocolonne) il numero “principale della mappa”, ossia ilnumero della particella censita, il numero “del caseggiato” che serve ad indi-care il numero specificatamente assegnato all’edificato ma utilizzato daicompilatori impropriamente per segnalare il numero dei subalterni, e il valo-re “della feracità” ossia il grado di fertilità 94. Di seguito sono indicate le ge-neralità del possidente (nome, cognome, paternità e qualifica) 95.

La colonna “denominazione del terreno” è suddivisa in “contrada” e“vocabolo”. La contrada indica la denominazione del luogo in cui è situatoil terreno (via/piazza e numero civico) 96, mentre il vocabolo specifica il no-me del podere cui il terreno o caseggiato appartiene. Segue il “genere dicoltivazione” 97, la “giacitura del terreno” che definisce la morfologia del

160 Sabrina Gremoli-Claudio Procaccia

91 Si legge infatti: “unisce col n° (…) in via/piazza (…) ove sono portati i vani e le pigio-ni”. In questo caso i valori della particella sono indicati con uno zero. Lo studio del registro haevidenziato che mentre i brogliardi originali procedevano per fabbricati, i brogliardi della se-conda serie procedevano per unità immobiliare e quindi accadeva frequentemente che nel cal-colo dei vani e delle pigioni fossero accorpate differenti proprietà appartenenti al medesimoproprietario.

92 In alto ad ogni pagina si legge: “Delegazione di ‘segue il nome della Delegazione’. Co-mune di Roma = Rione ‘segue il nome del rione’. Roma = Campagna” (ASR, Presidenza delcenso, Brogliardo, reg. n. 2732).

93 Come è facile notare, anche nel caso delle osservazioni le diciture seguivano lo stessoschema compositivo.

94 Nei registri fino ad oggi studiati questo valore risulta sempre assente.95 Nel caso di particelle contigue caratterizzate dall’avere lo stesso proprietario si utilizza

l’espressione Detto o Detta per non ripetere la stessa informazione. 96 Se il terreno o fabbricato è delimitato da più vie queste sono tutte indicate.97 Nella prima parte del brogliardo, quello relativo all’urbano, le particelle della campagna

erano spesso accorpate e per esse era indicato un uso misto, con la dicitura “vigna ed

Page 25: IL CATASTO URBANO PIO-GREGORIANO NOTE PER UNA …dipartimentodistoria.uniroma2.it/pubblicazioni/territori/GREMOLI... · 10 Tra le opere di sintesi concernenti la capitale e lo Stato

terreno definita rispetto all’orizzonte 98 e il “grado” ossia un numero com-preso tra uno e sei stabilito dal perito estimatore tenendo conto della qualità,della giacitura e dell’ubicazione del terreno. Il “valore di ogni tavola in ta-riffe” espresso in scudi e baiocchi, valutato dai periti estimatori alla presen-za dei possessori, rappresentava il reddito di una data quantità di terreno –una tavola pari a 1000 mq – per ogni classe di coltivazione considerata sottoi differenti gradi di intrinseca feracità 99. Infine, sono riportati i valori dellasuperficie e dell’estimo.

Le istanze di voltura costituivano l’adempimento fondamentale per ag-giornare i registri del catasto tanto che il 10 gennaio 1818 furono dettatenuove “Istruzioni” 100, seguite dalla pubblicazione delle relative modula l’8febbraio 1818 101. L’obbligo di presentare l’istanza di voltura alla Cancelleriadel censo competente era a carico del nuovo possidente che, al momento del-la presentazione, doveva allegare i documenti che costituivano il titolo ac-quisitivo 102.

Le volture presso la Cancelleria del censo di Roma costituiscono un’unicaserie e sono conservate in ordine cronologico e numerazione progressiva inpacchi di fogli sciolti 103.

Ognuna di esse doveva contenere la data e il numero dell’istanza di voltu-ra, l’articolo del catasto (partite catastali relative) 104, le generalità del vecchio

Il Catasto urbano Pio-Gregoriano 161

annessi”. Nella parte relativa alla campagna invece l’uso è specificato e la particella ad uso divigna è distinta dalla particella edificata ad uso di caseggiato. Per un elenco completo dellanomenclatura prevista vedi Censimento pontificio, cit., 1844, p. 19.

98 “Oltre le qualità delle coltivazioni devonsi notare le giaciture del terreno rispetto all’o-rizzonte, e a quest’oggetto è stabilita la sesta colonna della modula. Se il terreno è posto inpiano si scriverà, Piano; se in dolce pendio, Colle; se in maggiore acclività, Monte” (Censi-mento pontificio, cit., 1844, pp. 94-95).

99 I terreni si distinguevano in tre classi: industrialmente vestiti (vigne, oliveti, eccetera),nudi (seminativi, prativi, pascolivi) e naturalmente vestiti (boschi da frutto o da taglio) (V. VI-TA SPAGNUOLO, I catasti generali, cit., p. 71).

100 Censimento Pontificio, cit., 1844, pp. 177-211.101 Ivi, pp. 189-191.102 Tali documenti erano comunque restituiti ai proprietari (Cfr. V. VITA SPAGNUOLO, Il Ca-

tasto Pio-Gregoriano, cit., pp. 6-7).103 Le istanze di voltura per Roma e Agro romano sono conservate presso l’ASR e coprono

un arco cronologico compreso tra il luglio del 1820 e l’aprile del 1871 (ASR, Cancelleria delcenso, Volture, serie XXIII, pacchi nn. 276-407).

104 “Per l’indicazione dei fondi esse fanno riferimento ai registri catastali e, prima che essifossero attivati, a quelle scritture messe a disposizione delle Cancellerie per prima applicazionein via provvisoria della nuova legge sul censimento. In particolare: per il Catasto urbano fino al1824 è fatto riferimento ai registri alfabetici ed agli ‘articoli’ di un ‘Catasto urbano’ non perve-nuto; dal 1824 al catasto fabbricati (serie I) e dal 1846 ai trasporti (serie IV). Per il Suburbio finoal 1833 si fa riferimento ai brogliardi; dal 1833 ai catastini (serie X) e dal 1846 ai trasporti (serieXII). Per l’Agro fino al 1835 il riferimento è fatto a un ‘Ristretto dell’Agro romano’ non pervenu-to. Dal 1835 in poi bisogna distinguere ancora fra tenute e vigne. Per le tenute si fa riferimento

Page 26: IL CATASTO URBANO PIO-GREGORIANO NOTE PER UNA …dipartimentodistoria.uniroma2.it/pubblicazioni/territori/GREMOLI... · 10 Tra le opere di sintesi concernenti la capitale e lo Stato

162 Sabrina Gremoli-Claudio Procaccia

ai registrini del 1835 (serie XVIII) e dopo ai trasporti (serie XX); per le vigne in Agro romano det-te anche ‘limitrofe ai territori’ i riferimenti sono fatti ai registrini del 1835 (serie XIV) e dal 1841in avanti a quelli che le raggruppano per contrade (serie XV), e anche ad altri registri alfabetici anoi non pervenuti” (Cfr. V. VITA SPAGNUOLO, I catasti generali, cit., pp. 132-133).

Figura 6. Volture del Catasto Pio-Gregoriano.

Page 27: IL CATASTO URBANO PIO-GREGORIANO NOTE PER UNA …dipartimentodistoria.uniroma2.it/pubblicazioni/territori/GREMOLI... · 10 Tra le opere di sintesi concernenti la capitale e lo Stato

e del nuovo proprietario (nome, cognome, paternità, stato civile e qualifica),l’estensione superficiale del fondo (con riferimento alla mappa), il relativoestimo censuale (e talvolta anche la pigione), gli estremi dell’atto che avevadato luogo al passaggio di proprietà, le generalità del notaio e la data.

Nel 1823 iniziava la realizzazione dei catastini 105 ovvero dei registri par-titari nei quali sotto i nomi dei proprietari, disposti in ordine alfabetico, sonoraggruppate tutte le proprietà spettanti ad ognuno secondo la numerazioneprogressiva della mappa. Normalmente i catastini erano due, uno per il rusti-co e uno per l’urbano, e contenevano le stesse indicazioni dei brogliardi. Laloro attivazione, preceduta dalla rettifica definitiva dei brogliardi che dovevaservire alla loro formazione, fu lunga e tormentata sia per il mancato aggior-namento dei libri delle volture sia per la resistenza dei proprietari.

I catastini della Cancelleria del censo di Roma sono registri di piccoloformato che, sotto il nome del possessore, riportano tutte le unità immobiliaria lui riferibili nel territorio urbano di Roma e riguardano non solo i fabbricatima anche i beni rustici esistenti entro le mura 106.

Il Catasto urbano Pio-Gregoriano 163

105 I catastini furono impiantati con una circolare della Presidenza del censo del 23 febbraio1833 (Censimento pontificio, cit., 1844, pp. 201-206).

106 ASR, Cancelleria del censo, Catastini, serie I, regg. nn. 1-99.

Figura 7. Catastini del Catasto Pio-Gregoriano (1824).

Page 28: IL CATASTO URBANO PIO-GREGORIANO NOTE PER UNA …dipartimentodistoria.uniroma2.it/pubblicazioni/territori/GREMOLI... · 10 Tra le opere di sintesi concernenti la capitale e lo Stato

In alto, al centro delle due pagine raffrontate, figura l’intestazione con legeneralità del possessore (nome, cognome, qualifica e paternità), a sinistra ilnumero della pagina del registro.

La struttura della pagina si presenta a otto colonne e relative sottocolon-ne. Le prime cinque colonne – “numero della mappa” con le due sottocolon-ne il “principale” e “subalterno”, “ubicazione de’ fondi”, “numeri civici”,“natura de’ fondi e loro uso”, “numero de’ vani per ogni piano al” “1°”, “2°”,“3°”, “4°”, “5°”, “6°”, “7°” – riprendono lo schema e le informazioni desun-te dai brogliardi. Nella sesta colonna la “pigione”, con le sottocolonne “at-tuale” e “reperibile” e “totale”, valore quest’ultimo ottenuto dalla somma deisingoli valori ed espresso in scudi e baiocchi.

Nella settima colonna è riportato il valore dell’“estimo censuale in ragio-ne dell’otto per cento sulla pigione” con le due sottocolonne “per l’esigenzadella dativa reale” 107 e “per l’esigenza della tassa sulle strade” 108.

Infine nell’ottava colonna, quella riservata alle osservazioni, sono indicatiil numero del rione, le eventuali variazioni di intestazione delle particellecon il rinvio o al numero di istanza di voltura, o alla nuova registrazione (let-tera alfabetica del nuovo possessore nella stessa serie) o al Dispaccio dellaPresidenza del censo.

2.4. La revisione del Catasto Pio-Gregoriano

Gli anni che seguirono l’attivazione del catasto fino al 1871 servirono ariesaminare quanto prodotto fino allora. Se la qualità delle mappe catastalidel Pio-Gregoriano era stata giudicata soddisfacente, lo stesso non fu per irisultati delle stime che, sin dalla data della loro attivazione 109, apparveroviziate (particolarmente quelle che riguardavano l’estimo rustico), vuoi perla mancanza di uniformità di metodo da parte degli operatori che avevanooperato isolatamente, vuoi per difetto delle operazioni stesse. Fu così deci-so di creare una Giunta per la revisione degli estimi che avrebbe dovutorendere il nuovo estimo censuario “definitivamente proporzionato ed uni-forme” 110. La prima giunta non fu in grado di svolgere il compito affidatolee così nel 1842 una nuova giunta di periti fu inviata ad ispezionare tutti i

164 Sabrina Gremoli-Claudio Procaccia

107 Sul regolamento del sistema daziale cfr. par. 2.1.108 La tassa sulle strade era fissata secondo il valore dell’immobile (desunto dalle pigioni attua-

li o reperibili) sulla base del censimento in corso (Istruzione ai periti estimatori delle fabbriche diRoma analoga al motu-proprio di papa Pio VII del 10 dicembre 1818 sulla conservazione e rinno-vazione delle strade di Roma ed approvata dalla congregazione dei catasti il 22 febbraio 1819, inCensimento pontificio, cit., 1844, pp. 233-237).

109 L’attivazione avvenne nel 1835, anche se questa data fu comunque ritenuta provvisoria.110 V. VITA SPAGNUOLO, I catasti generali, cit., pp. 80-83.

Page 29: IL CATASTO URBANO PIO-GREGORIANO NOTE PER UNA …dipartimentodistoria.uniroma2.it/pubblicazioni/territori/GREMOLI... · 10 Tra le opere di sintesi concernenti la capitale e lo Stato

territori delle province dello Stato pontificio per fissare le rettifiche da in-trodurre. Più che di una revisione si trattò di un generale rinnovamento delprocesso analitico degli estimi, con operazioni che si protrassero fino al1856 per le Marche, al 1860 per la sezione umbro-sabina e al 1871 per laprovincia romana.

I catasti urbani, che al momento della loro attivazione erano stati giudica-ti più soddisfacenti rispetto a quelli rustici, divennero nel tempo scarsamenteattendibili per la mancanza di sistematici aggiornamenti. Con dispaccio dellaPresidenza del censo del 30 novembre 1865 furono trasmesse le istruzionirelative alla rettifica e all’aggiornamento dei catasti urbani; le relative istru-zioni per la pubblicazione dei brogliardi e delle mappe aggiornate furonoemanate dal cardinale Guerrieri il 14 marzo 1866.

L’11 luglio del 1871 la Direzione generale dei catasti inviò ai funzionarideputati all’aggiornamento topografico e descrittivo dei catasti della provin-cia di Roma un’Istruzione nella quale erano descritte non solo le modalitàgrafiche, le indicazioni e le tariffe per i tecnici addetti alle rettifiche catastali,ma anche le scadenze di tali operazioni 111. Le revisioni, intraprese in base al-la legge del Regno sul catasto fabbricati dell’11 agosto 1870, avrebbero do-vuto iniziare non più tardi del 20 luglio 1871 e concludersi per la messa inesercizio nell’anno 1872. Gli atti che costituiscono il Catasto urbano di revi-sione sono in sostanza gli stessi del Catasto Pio-Gregoriano, ossia mappe,brogliardi (detti aggiornamenti), trasporti e catastini.

Le mappe, elevate in scala 1:1000, sono disegnate su fogli di carta con in-chiostro di china ed acquerellate e riportano tutte le indicazioni catastali(particelle, numeri di mappa, “segni di legatura”) e la toponomastica. Lepiante, redatte per rioni, presentano un livello di precisione e una capacitàdescrittiva inferiore alle piante del Pio-Gregoriano di cui rappresentano unaggiornamento 112.

L’orografia non è riportata e oltre le mura è indicata solo la strada che lecosteggia e il nome del rione confinante. Manca qualsiasi distinzione tra spa-zi privati e di uso pubblico, non viene fatta alcuna distinzione tra orti, giardi-ni e aree coltivate: il costruito è acquerellato in rosso, le aree verdi e i cortili

Il Catasto urbano Pio-Gregoriano 165

111 Istruzioni per la rettifica catastale della parte topografica e descrittiva delle proprietàcostrutte della provincia di Roma, Firenze, 1871 (ASR, Presidenza del censo, b. 2105). Vedianche V. VITA SPAGNUOLO, I catasti generali, cit., pp. 85-87.

112 Una copia di tali piante è attualmente consultabile presso la sala studio dell’ASR su sup-porto informatico (cfr. nota 70).

Le dimensioni delle piante sono diverse: gli allegati dei rioni Monti, Colonna, CampoMarzio, Ponte, Borgo hanno un formato di cm 75x57; gli allegati dei rioni Trevi, Parione, Re-gola, Sant’Eustachio, Pigna, Campitelli, Ripa e Sant’Angelo hanno una dimensione di cm74,5x57, mentre quelli del rione Trastevere hanno un formato di cm 75x57,3.

Page 30: IL CATASTO URBANO PIO-GREGORIANO NOTE PER UNA …dipartimentodistoria.uniroma2.it/pubblicazioni/territori/GREMOLI... · 10 Tra le opere di sintesi concernenti la capitale e lo Stato

sono lasciati in bianco e le strade colorate in beige; i monumenti sono campi-ti in nero e le chiese, che nel Pio-Gregoriano erano minuziosamente riportatein pianta, sono ora individuate solo nel perimetro con una velatura di coloree un numero di mappa. Le variazioni (cambiamento di particella o di numerodi mappa) sono corrette direttamente sulla mappa; le demolizioni sono indi-cate in giallo e le ricostruzioni in rosso 113.

A differenza di quanto avvenuto per le mappe, gli aggiornamenti del Ca-tasto urbano di Roma sono caratterizzati da una stesura più attenta ed accura-ta. Si tratta di registri di grande formato, composti di quinterni che si riferi-scono a gruppi di isole e sono sottoscritti dal perito aggiornatore 114.

Nei registri dei catasti urbani si erano riscontrate molte inesattezze nelleintestazioni delle proprietà, poiché i possessori di fabbricati, per vari anninon soggetti alla dativa reale, non avevano avuto l’obbligo della voltura 115.

I nuovi brogliardi redatti presentano due situazioni: sulla pagina di sini-stra è riportata la situazione catastale precedente con la denominazione “Si-tuazione delle proprietà costruite secondo il Catasto” (la situazione registrata

166 Sabrina Gremoli-Claudio Procaccia

113 Istruzioni per la rettifica catastale, cit.114 ASR, Cancelleria del censo, Aggiornamenti, regg. 128-134. Vedi anche V. VITA SPAGNUO-

LO, I catasti generali, cit., p. 118.115 Ivi, pp. 86-87.

Figura 8. Mappa del Catasto urbano di revisione (1871).

Page 31: IL CATASTO URBANO PIO-GREGORIANO NOTE PER UNA …dipartimentodistoria.uniroma2.it/pubblicazioni/territori/GREMOLI... · 10 Tra le opere di sintesi concernenti la capitale e lo Stato

al 1868) ottenuta dai vecchi brogliardi; sulla pagina di destra è indicata la“Situazione di fatto” (la situazione registrata al 1871, dopo l’aggiornamen-to). Nella pagina di sinistra, ripresi dal brogliardo della precedente serie, so-no indicati il numero di mappa, principale e subalterno, le generalità del“possidente intestato”, l’ubicazione dei fondi, la destinazione d’uso 116, il nu-mero dei vani per piano, la pigione annua, la superficie e le annotazioni. Nel-la pagina di destra le correzioni conseguenti agli aggiornamenti riguardano ilnumero di mappa, principale e subalterno, le generalità del “possidente at-tuale”, l’ubicazione dei fondi, la destinazione d’uso, il numero dei piani e deivani per piano 117, la rendita effettiva o presunta, la superficie espressa in aree centiare. Nelle annotazione sono infine indicati i numeri civici degli in-gressi o dei vani murati, o eventuali interventi sul fabbricato come ricostru-zioni, accorpamenti o aumento del numero dei piani, operazioni per le qualiè specificato l’anno di realizzazione.

I catastini del 1868 della Cancelleria del censo di Roma sono registri di me-

Il Catasto urbano Pio-Gregoriano 167

116 I cortili e i locali comuni (lavatoio, stanza del portiere) sono considerati indivisi tra tuttii condomini e per essi non è indicata la pigione.

117 Come già precedentemente ricordato (cfr. p. 155), per la prima volta nei registri catasta-li sono indicati i piani sotterranei, i mezzanini e le soffitte.

Figura 9. Brogliardi (Aggiornamenti) del Catasto urbano di revisione (1871).

Page 32: IL CATASTO URBANO PIO-GREGORIANO NOTE PER UNA …dipartimentodistoria.uniroma2.it/pubblicazioni/territori/GREMOLI... · 10 Tra le opere di sintesi concernenti la capitale e lo Stato

dio formato e costituiscono un aggiornamento dei registri della omonima serieprecedente 118. In alto a sinistra riportano il riferimento ai registri dei trasporti.

Come nei catastini della precedente serie (1824), sotto il nome del pos-sessore vengono indicati tutti gli immobili a lui appartenenti con l’indicazio-ne del rione, del numero della particella (principale e subalterno), dell’ubica-zione del fondo e del numero civico, della tipologia dei fondi, del numerodei vani per piano, l’estimo censuale. Rispetto ai catastini del 1824 viene ri-portata il valore della superficie, della pigione totale 119 e dell’annotazione deidiretti domini 120. Infine le “osservazioni” riportano editti e bandi cui fanno ri-ferimento le disposizioni in materia di canoni e censi.

L’ultimo registro della serie riporta alle carte 4458-4485 l’elenco dei “privi-legiati”, ossia dei possessori esenti dal pagamento della dativa reale e/o tassadelle strade, con un rinvio posto in alto a destra al registro dei trasporti 121. Una

168 Sabrina Gremoli-Claudio Procaccia

118 ASR, Cancelleria del censo, Catastini, serie II, regg. nn. 100-127.119 Il valore della pigione è quello totale ossia, diversamente da quanto accadeva nei cata-

stini del 1824, non è indicata la presenza di pigione attuale e/o reperibile.120 In questo campo sono indicati il valore dei canoni pagati dagli enfiteuti e i nominativi

dei beneficiari dei suddetti canoni, i nominativi dei beneficiari delle pigioni pagate dagli affit-tuari, gli eventuali passaggi di proprietà con il numero di riferimento della voltura.

121 V. VITA SPAGNUOLO, I catasti generali, cit., p. 117.

Figura 10. Catastini del Catasto urbano di revisione (1868).

Page 33: IL CATASTO URBANO PIO-GREGORIANO NOTE PER UNA …dipartimentodistoria.uniroma2.it/pubblicazioni/territori/GREMOLI... · 10 Tra le opere di sintesi concernenti la capitale e lo Stato

circolare del Dicastero generale del censo del 7 maggio 1833 aveva dato indi-cazione delle fabbriche esenti dalla dativa reale o dalla tassa per le strade, i cuiestimi non dovevano essere riportati nella colonna dei relativi catastini 122.

I libri dei trasporti registrano i cambiamenti in base alla presentazionedelle istanze di voltura da parte del nuovo proprietario. I trasporti della Can-celleria del censo di Roma sono raccolti in due serie, una per l’urbano e l’al-tra per il rustico. Istituiti a seguito della circolare della Presidenza del censodel 27 maggio 1834, in essi l’annotazione più tarda risale al 1846 e la più re-cente al 1881 123.

Il Catasto urbano Pio-Gregoriano 169

122 Secondo la circolare gli edifici esenti dalla dativa erano i locali ritenuti ad uso di mona-stero, ospizi, conventi e gli edifici di qualsiasi altra corporazione religiosa, esclusi quelli dacui si ritraeva un affitto; erano inoltre esentati i locali ad uso di conservatorio, orfanotrofi,ospedali, università e piccoli stabilimenti, le caserme, i forti, le carceri e le abitazioni ad usodi parroci annesse alle parrocchie; infine erano soggetti alla tassa tutti quei fabbricati che, for-mando un corpo isolato, non eccedevano il valore catastale di 400 scudi (Censimento pontifi-cio, cit., 1844, pp. 215-217).

123 ASR, Cancelleria del censo, Trasporti, serie IV, regg. nn. 135-160. Mancano i registri re-lativi al rione VI-Parione, al rione VII-Regola e al rione XIII-Trastevere (V. VITA SPAGNUOLO, Icatasti generali, cit., p. 119).

Figura 11. Trasporti del Catasto urbano di revisione (1871).

Page 34: IL CATASTO URBANO PIO-GREGORIANO NOTE PER UNA …dipartimentodistoria.uniroma2.it/pubblicazioni/territori/GREMOLI... · 10 Tra le opere di sintesi concernenti la capitale e lo Stato

In alto figura il numero di pagina del registro. La prima colonna riporta lapagina dei catastini del 1824 dove è indicato il nominativo del proprietariodell’immobile e il relativo numero di mappa. Nelle colonne centrali da sinistraa destra si leggono: le generalità del possidente (cognome, nome, paternità edomicilio), l’“indicazione sommaria delle variazioni e dei trasporti” (contenen-te informazioni riguardanti la tipologia del fondo, il numero di voltura corri-spondente e le eventuali modifiche apportate agli immobili), il riferimento del-la “pagina del catastino” (il riferimento è al catastino del 1824 se compare unnumero accompagnato da una lettera, al catastino del 1868 se compare solo ilnumero) nonché della pagina dei “trasporti” o della “istanza di voltura e Dis-paccio della Presidenza del censo”, il numero dei vani per ogni piano e le duecolonne riguardanti il “carico” e lo “scarico” 124 suddivise a loro volta in “su-perficie”, espressa in tavole e centesimi, ed “estimo”. Dell’estimo sono indicatidue valori: quello “soggetto alla dativa reale” e quello “soggetto alla tassa sullestrade” o “esente da ogni tassa”. Tutte queste grandezze sono espresse in scudie baiocchi. Infine, nella colonna delle “osservazioni” figurano le consuete an-notazioni riguardanti canoni, volture, esenzioni dalla dativa reale 125.

All’inizio del primo registro otto carte fuori numerazione riportano gliestimi totali del comune di Roma dal 1846 al 1857, anno per anno, con l’an-notazione delle variazioni (carichi e scarichi) 126.

3. Le fonti del Catasto urbano e la banca dati

3.1. Il metodo di rilevamento dei dati per analisi storico economiche e sociali

La documentazione relativa al Catasto urbano fornisce dati significativiconcernenti le trasformazioni del patrimonio immobiliare e i metodi di rileva-zione delle proprietà fondiarie (estimi, pigioni, tipologie edilizie, destinazionid’uso); essa, inoltre, consente di studiare il sistema economico dello Statopontificio dal suo centro politico, amministrativo e finanziario, nonché di ri-considerare da questo angolo di visuale i processi di trasformazione della dis-tribuzione delle ricchezze 127. Le fonti catastali contribuiscono, altresì, all’indi-viduazione delle relazioni di causa ed effetto di tali mutamenti e i risultati del-le ricerche sui registri possono essere confrontati e integrati con le informa-zioni provenienti da altra documentazione quale, ad esempio, quella relativa

170 Sabrina Gremoli-Claudio Procaccia

124 I valori di “carico e scarico” corrispondono in pratica a una sorta di partita doppia.125 Della esenzione è riportato il numero di registrazione, la data e il numero di protocollo

della Presidenza generale del censo con cui la pratica è contrassegnata.126 V. VITA SPAGNUOLO, I catasti generali, cit., p. 119.127 Cfr. P. VILLANI, Studi sulla proprietà fondiaria nei secoli XVIII e XIX, «Annuario dell’Istituto

storico italiano per l’età moderna e contemporanea», XII, 1960, Roma, 1962, pp. 97-263.

Page 35: IL CATASTO URBANO PIO-GREGORIANO NOTE PER UNA …dipartimentodistoria.uniroma2.it/pubblicazioni/territori/GREMOLI... · 10 Tra le opere di sintesi concernenti la capitale e lo Stato

agli atti notarili 128, ai profitti in alcuni settori della produzione e della distribu-zione 129, nonché con i dati emersi dai lavori concernenti il livello dei salari 130.

Per facilitare la ricostruzione della storia del patrimonio immobiliare a Ro-ma in un periodo compreso tra gli anni Venti e l’inizio degli anni Settanta delXIX secolo, è stato costruito un apposito database. L’ampiezza e la complessaarticolazione della documentazione 131 hanno suggerito un lavoro di acquisizio-ne ed elaborazione delle informazioni per fasi successive. Una prima banca da-ti è stata progettata per una rilevazione sistematica degli elementi contenutinella seconda serie di brogliardi (1822-1824 circa) ordinati per rioni. Successi-vamente, sulla base di questa prima raccolta dei dati è stato possibile realizzareuna serie di maschere, con il fine di collegare tutti i dati in esse contenuti ecreare, mediante l’uso di mappe georeferenziate, le connessioni tra le informa-zioni registrate nella banca dati e la cartografia coeva 132. La struttura del data-base è stata pensata per consentire sia la “navigazione” per la ricerca della do-cumentazione relativa a specifiche proprietà 133, sia l’elaborazione dei dati inca-merati al fine di ottenere statistiche utili ad analisi quantitative concernenti laproprietà immobiliare a Roma nell’arco di tempo considerato.

Il Catasto urbano Pio-Gregoriano 171

128 A questo proposito, si vedano le ricerche svolte da M.L. NERI, Abitare a Roma. Interventostatale e iniziativa privata nell’edilizia residenziale (1826-1846), in Roma fra la Restaurazione,cit., pp. 293-316.

129 Cfr. P. TOSCANO, Per la storia dell’industria romana contemporanea. Repertorio di fontiinedite (1740-1870), Padova, CEDAM, 1990.

130 Cfr. G. FRIZ, Consumi, tenore di vita, e prezzi a Roma dal 1770 al 1900, Roma, Edindustria,1980.

131 Cfr. la tabella 1.132 Le informazioni raccolte sono state raggruppate in tre categorie riguardanti: la particella

catastale (numero di mappa, indirizzo, rione e isola); il proprietario (generalità, stato civile, qua-lifica); il fondo (natura, numero di vani e di piani, pigioni, estimo, superficie e diversi altri detta-gli contenuti nel campo descrittivo denominato osservazioni). Al momento sono state costruite lebanche dati riguardanti i rioni Ripa, Sant’Angelo, Ponte e Regola. Per quanto concerne il rioneMonti l’incameramento dei dati ha riguardato, sino a oggi, solo il primo brogliardo (1818-1820),mentre per Ripa è stato possibile creare una banca dati relativa alle isole estimative. Nei brogliar-di analizzati le trasformazioni associate ai fondi descritti erano indicate dai copisti mediante ag-giunte posticce. I registri, infatti, presentano diverse cancellazioni di dati riguardanti prevalente-mente gli estimi, le pigioni, la suddivisione della superficie dei fondi, i nominativi dei proprietari,che mutavano nel tempo soprattutto a causa delle successioni e dei passaggi di proprietà. Nel bro-gliardo, tuttavia, le informazioni ivi presenti non consentono di risalire con precisione al momen-to delle variazioni occorse ai fabbricati; viceversa, lo studio delle isole estimative, mediante l’i-dentificazione degli estremi di voltura, consente di datare con certezza ogni passaggio di intesta-tario dell’immobile. In questa fase iniziale delle ricerche si è preferito rilevare i dati concernentila seconda serie di brogliardi (1822-1824 circa). Tuttavia, nella banca dati è stata sistematicamen-te segnalata la presenza di immobili per i quali si erano verificate delle modifiche e rimandata aun secondo stadio delle ricerche l’analisi delle succitate trasformazioni.

133 Ciò è possibile mediante l’utilizzo del numero di particella catastale che consente di corre-lare le diverse banche dati.

Page 36: IL CATASTO URBANO PIO-GREGORIANO NOTE PER UNA …dipartimentodistoria.uniroma2.it/pubblicazioni/territori/GREMOLI... · 10 Tra le opere di sintesi concernenti la capitale e lo Stato

L’importanza dei dati presenti nei brogliardi è, innanzitutto, connessa allapossibilità di estrapolare gli elementi necessari per l’identificazione della parti-cella sia sulle mappe dell’Urbano, sia su quelle dei catasti successivi 134; in altritermini, si tratta di informazioni che consentono di catalogare le diverse tipolo-gie di immobili 135 e la loro ubicazione sul territorio 136; è possibile, ad esempio,individuare l’eventuale correlazione tra l’allocazione di taluni fondi e le attivitàsvolte al loro interno, in termini di produzione e di distribuzione delle merci 137.È, altresì, consentito, attraverso l’aggregazione, il confronto e l’elaborazionedei dati, osservare le modificazioni occorse ai fabbricati (case, botteghe, opifi-ci, mulini, stalle e fienili), nonché agli orti, alle vigne e ai pascoli, ancora pre-senti in vaste aree dei rioni storici e che, in tempi diversi, furono poi contraddi-stinte da un marcato processo di urbanizzazione 138. In tal senso, diverse infor-mazioni possono essere utilizzate per lo studio di quelle aree con bassa densitàdi popolazione, per quei rioni, quali ad esempio Ripa 139 e Monti 140, che, all’epo-

172 Sabrina Gremoli-Claudio Procaccia

134 Si tratta del numero di mappa principale e subalterno, dell’ubicazione dei fondi, del nume-ro civico e dell’isola.

135 Infatti, mediante l’utilizzo di campi relativi al numero dei vani e dei piani di ogni fondo siottengono dati interessanti circa la struttura degli immobili necessari alla ricostruzione di tipolo-gie edilizie esistenti.

136 È questo il caso dei campi relativi alla natura dei fondi, all’uso dei fondi, unitamente al nu-mero del piano in cui vi era una singola proprietà, al numero dei piani complessivo del fabbricato,ed alla superficie del fondo. Va sottolineato che non sempre la superficie del fabbricato riguardala singola proprietà, in alcuni casi, infatti, le superfici di diverse proprietà sono accorpate.

137 Si pensi, ad esempio, all’importanza della posizione di talune fabbriche in prossimità dellesponde del Tevere per lo svolgimento delle attività legate ai mulini o alle cartiere (cfr. N. LA MAR-CA, Saggio di una ricerca, cit., p. 47, 51-52; R. DE FELICE, Aspetti e momenti, cit., pp. 220-223, pp.258-261).

138 Cfr. A.M. SERONDE BABONAUX, Roma dalla città alla metropoli, Roma, Editori Riuniti,1983; I. INSOLERA, Le città nella storia, cit., pp. 36-429.

139 Alla metà degli anni Venti il rione Ripa registrava una popolazione pari a 4.850 abitanti su138.730 complessivi della città. In termini demografici, era il dodicesimo dei quattordici rionitotali e rappresentava l’area meno densamente popolata di Roma, con 19 abitanti per ettaro qua-drato, contro i 185 del rione Sant’Angelo e i 98 della città nel suo complesso. Vaste zone del ri-one erano caratterizzate dalla presenza di vigne, orti e pascoli e, pertanto, le informazioni di tipostorico-economico che si possono estrapolare dalla banca dati sono legate soprattutto alla neces-sità di comprendere le trasformazioni di lungo periodo di un’area prevalentemente agricola inuna zona ad alto tasso di urbanizzazione, come avvenne lentamente solo dopo il 1870. Dal bro-gliardo della seconda serie, infatti, emerge che i fondi da ascrivere all’area agricola del rione Ri-pa rappresentano circa il 41 per cento delle oltre 1000 voci complessive, anche se vi erano talu-ne aree contraddistinte dalla significativa presenza di abitazioni. Le case, infatti, rappresentava-no circa il 27 per cento del totale dei fondi presenti sul territorio ed erano maggiormente concen-trate nella zona confinante con il rione Sant’Angelo. Nelle aree del rione a maggior tasso di ur-banizzazione, gli abitanti per ettaro di terreno edificato salivano a 344, contro i 267 di Sant’An-gelo e i 362 della città nella sua totalità. Va, nondimeno, sottolineato che dal brogliardo della se-conda serie si rileva che il numero delle case conteggiate per il rione Sant’Angelo è considere-vole: oltre 900; tuttavia, i dati del Friz non sembrano confermare l’ipotesi di una così marcataconcentrazione della popolazione nel rione XI rispetto al XII. Tale discrepanza è dovuta al genere

Page 37: IL CATASTO URBANO PIO-GREGORIANO NOTE PER UNA …dipartimentodistoria.uniroma2.it/pubblicazioni/territori/GREMOLI... · 10 Tra le opere di sintesi concernenti la capitale e lo Stato

ca dell’attuazione del catasto, erano caratterizzati dalla forte presenza di pascolie vigne 141. Per queste zone è possibile individuare le modalità di trasformazionedel paesaggio agricolo, i tempi e il grado di urbanizzazione nel lungo periodo ecapire in che modo il fenomeno fosse legato alle evoluzioni del sistema econo-mico. È noto, infatti, che il mercato romano era fortemente influenzato dallastruttura dello Stato pontificio quale Stato teocratico 142 e il quadro economico

Il Catasto urbano Pio-Gregoriano 173

di rilevazione effettuata per il rione Sant’Angelo, che non prende in esame l’area del Ghetto, zo-na contraddistinta dalla presenza di un numero cospicuo di ebrei (circa 3.000 negli anni Venti). Ilrione Ripa era, nel complesso, un’area poco sviluppata non solo per quanto concerne le abitazio-ni, ma anche dal punto di vista della produzione artigianale, e ciò si evince dal numero delle bot-teghe registrate nel brogliardo: solo 13 contro le 936 rinvenute nel rione Sant’Angelo, delle qua-li 391 gestite da cristiani e ben 545 da ebrei). I suddetti dati sono significativi, anche se solo in-dicativi, poiché, come accennato in precedenza, lo studio delle isole estimative ha spesso rileva-to attività artigianali e commerciali non censite nel brogliardo (cfr. p. 157). Si ricorda che agliebrei era vietata la proprietà degli immobili utilizzati sia a scopo abitativo, sia lavorativo. Per gliisraeliti, infatti, vigeva lo Jus di Gazagà, in altre parole, una sorta di diritto di inquilinato perpe-tuo, che durò per tutto il periodo del Ghetto (cfr. A. MILANO, Il ghetto di Roma. Illustrazioni sto-riche, Roma, Staderini, 1964, p. 455). Va inoltre evidenziato che nel Catasto urbano, in diversicasi, gli ebrei possessori di immobili erano segnati al posto dei proprietari cristiani. Questi, pro-babilmente, comparivano nei registri solo nei casi delle abitazioni temporaneamente sfitte. Sono,tuttavia, ancora da accertare le citate apparenti incongruenze relative ai nominativi dei proprieta-ri. Per la visualizzazione del territorio relativo a Ripa e Sant’Angelo si rimanda alle mappe delCatasto urbano (ASR, Catasto urbano, Rione Ripa, fogli I-II e IV e Rione Sant’Angelo, foglio I).Per quanto concerne la demografia degli ebrei e del rione Sant’Angelo si segnala G. FRIZ, La po-polazione, cit., pp. 30, 45. Lo studio delle attività degli israeliti suggerisce studi delle reti di rela-zione e dell’importanza del rapporto fiduciario che si instaura tra correligionari, soprattutto neiperiodi di maggior difficoltà. A questo proposito, l’analisi dei nominativi degli ebrei presenti nelCatasto potrebbe fornire utili indicazioni per un’indagine sulle reti di relazione esistente tra gliebrei romani. Per un’analisi socio professionale degli israeliti nel periodo considerato si rinvia aM. CAFFIERO, Botteghe ebraiche, cit. Per ciò che concerne le teorie e le ricerche sui rapporti fidu-ciari in alcuni periodi storici e gruppi sociali, si segnala, tra gli altri, a cura di D. Gambetta, Lastrategia della fiducia. Indagini sulla razionalità della cooperazione, Torino, Einaudi, 1989. In-fine, per una panoramica sui rioni citati C. BENOCCI, Il rione Sant’Angelo, Roma, Edizioni RariNantes, 1980; Guide rionali di Roma. Rione XI. Sant’Angelo, a cura di C. Pietrangeli, Roma, Pa-lombi, 1984; Guide rionali di Roma. Rione XII. Ripa, a cura di D. Gallavotti Cavallero, Roma,Palombi, 1985.

140 Cfr. L. BARROERO, Guide rionali di Roma, Rione I. Monti, Roma, Palombi, 1982; R. FILIZ-ZOLA-O. SESSA, Il rione Monti. Monumenti, storia e tradizioni di uno dei più grandi rioni cittadi-ni, Roma, Newton & Compton, 1997.

141 A tale proposito, alcune informazioni di rilievo concernenti le proprietà fondiarie si possonoestrapolare dalle modula del brogliardo della seconda serie, ove sono trascritte talune indicazionisul genere di terreno e di coltivazione che caratterizzavano le aree agricole rilevate. Sempre ai fini diun’analisi delle zone di Roma a basso tasso di urbanizzazione, sono importanti le informazioni regi-strate nelle annotazioni dei diretti domini, presenti nei catastini del 1868, ove, in genere, erano regi-strati il valore dei canoni pagati dagli enfiteuti e i nominativi dei beneficiari dei suddetti canoni,nonché di quelli dei beneficiari delle pigioni pagate dagli affittuari (cfr. pp. 167-168).

142 Dal punto di vista storiografico, per ciò che concerne gli inizi dell’età moderna, la particolarecondizione del pontefice in qualità di capo spirituale e di sovrano è stata ampiamente discussa. Tut-tavia, va ricordato che lo Stato pontificio, quale centro del cattolicesimo, poteva contare sulle cosid-

Page 38: IL CATASTO URBANO PIO-GREGORIANO NOTE PER UNA …dipartimentodistoria.uniroma2.it/pubblicazioni/territori/GREMOLI... · 10 Tra le opere di sintesi concernenti la capitale e lo Stato

di Roma era in buona misura quello tipico di una società dell’Antico Regime,caratterizzato dalla mancanza di grandi imprese di tipo industriale, con un arti-gianato che produceva quasi esclusivamente per il mercato locale e con attivitàcommerciali piuttosto limitate; conseguentemente, gran parte della ricchezza ri-maneva investita per lunghi periodi nei beni immobili o nei luoghi di monte 143.A tal proposito, sarà importante rilevare i nessi tra l’incremento del tasso di ur-banizzazione e la trasformazione della distribuzione delle ricchezze, nonchéverificare i mutamenti nel rapporto tra ricchezze mobiliari e immobiliari, te-nendo in considerazione che a Roma i principali patrimoni erano concentrati informe di investimento che producevano rendite e non profitti 144. Da ciò si evin-

174 Sabrina Gremoli-Claudio Procaccia

dette “entrate spirituali”, provenienti dagli Stati cattolici; si trattava di consistenti flussi di denaro, ingrado di creare un importante indotto, soprattutto a Roma. Per quanto riguarda il tardo evo moder-no, e più segnatamente il XIX secolo, si deve considerare che, per effetto dei mutati scenari interna-zionali, il papato aveva subito la riduzione progressiva di queste entrate, con gravi conseguenze peril mercato interno (cfr. M. CARAVALE-A. CARACCIOLO, Lo Stato pontificio, cit., p. 720; L. NUSSDORFER,Civic Politics in the Rome of Urban VIII, Princeton, New Jersey, 1992; P. PRODI, Il sovrano pontefice.Un corpo e due anime. La monarchia papale nella prima età moderna, Bologna, Il Mulino, 1982;W. REINHARD, Finanza pontificia e Stato della Chiesa nel XVI e XVII secolo, in Finanza e ragion diStato in Italia e Germania nella prima età moderna, a cura di A. De Maddalen e H. Kellenenz,«Annali dell’Istituto storico italo-germanico», 14, 1982, pp. 353-387, p. 371); E. STUMPO, Il capitalefinanziario a Roma fra Cinque e Seicento. Contributo alla Storia della Fiscalità pontificia in etàmoderna (1570-1660), Milano, Giuffrè, 1985; M.A. VISCEGLIA, Burocrazia, mobilità sociale e patro-nage alla corte di Roma tra Cinque e Seicento. Alcuni aspetti del recente dibattito storiografico eprospettive di ricerca, «Roma moderna e contemporanea», 1995, 1, pp. 11-56.

143 Per quanto concerne i primi anni dell’Ottocento, è stato appurato che le terre dell’Agroerano in mano all’aristocrazia per il 55 per cento del totale, il 30 per cento era di proprietà de-gli ecclesiastici e il 15 per cento della borghesia. Il fidecommesso e il maggiorascato, nonchéla politica papale, che ostacolava l’alienazione dei beni, avevano comportato la concentrazio-ne delle ricchezze nelle mani di otto proprietari, fra cui i Borghese, i Chigi, gli Sforza Cesari-ni, i Patrizi Nari, e in quelle di vari enti ecclesiastici. È stato dimostrato, inoltre, che in questostesso periodo i più cospicui patrimoni esistenti a Roma erano accumulati in proprietà fondia-ria e in titoli di Stato (66 per cento contro 34 per cento), ed erano i nobili a possedere sia i piùgrandi patrimoni fondiari sia le quote maggiori dei titoli di Stato (rispettivamente l’83 percento del totale del valore delle terre e il 55 per cento dei luoghi di monte) (L. LAUDANNA, Legrandi ricchezze private di Roma agli inizi dell’Ottocento, «Dimensioni e problemi della ri-cerca storica», 2, 1989, pp. 104-152, p. 104, pp. 130-131).

144 I dati concernenti le trasformazioni occorse tra la fine del Settecento e il 1870 non sonodi facile comprensione. L. Laudanna evidenzia come la liquidazione dei luoghi di monte(1810-1816), iniziata nel periodo francese e proseguita con la Restaurazione, aveva portato aun rafforzamento della posizione economica della proprietà fondiaria e, viceversa, aveva ri-dotto la forza economica della media borghesia, che aveva investito cospicue risorse nei titolidi Stato, contribuendo a un’ulteriore concentrazione delle ricchezze. Nondimeno, M.L. Nerisottolinea che se, da un lato, la cospicua alienazione dei beni ecclesiastici era dovuta alle deci-sioni del governo francese, dall’altro, la proprietà nobiliare subisce, tra la fine del XVIII secoloe gli anni Quaranta dell’Ottocento, una lenta ma continua erosione, a vantaggio della nuovaborghesia, testimonianza della nascita di una nuova imprenditoria edilizia per la quale l’affittodegli immobili diventa una lucrosa forma d’investimento. I lavori degli studiosi suddetti ana-lizzano realtà circoscritte nello spazio e ridotte nel periodo storico considerato e forniscono

Page 39: IL CATASTO URBANO PIO-GREGORIANO NOTE PER UNA …dipartimentodistoria.uniroma2.it/pubblicazioni/territori/GREMOLI... · 10 Tra le opere di sintesi concernenti la capitale e lo Stato

ce che sono almeno due i problemi che gli studiosi del Catasto rustico e diquello urbano possono affrontare in modo sinergico: il primo si riferisce al si-stema produttivo agricolo, che né gli eventi relativi all’invasione francese néquelli riguardanti il periodo della Repubblica romana del 1849 avevano modi-ficato radicalmente a vantaggio di una borghesia intraprendente, a causa dellasopravvivenza dei beni comunitativi e degli usi civici, per molti garanzia di so-pravvivenza, ma anche freno all’espansione produttiva 145. Il secondo concernei modelli di produzione e di distribuzione delle merci prevalenti in città, carat-terizzati da artigianato e piccola industria, che, pur creando sufficiente occupa-zione, tendevano a cristallizzare un contesto generale non all’avanguardia 146. Èpossibile che l’abolizione delle corporazioni abbia contribuito al fallimento didiverse industrie e, in alcuni casi, a fermare alcune positive trasformazioni 147; ilfenomeno, tuttavia, va valutato sia nel breve, sia nel lungo periodo, nell’inten-to di individuare i settori, le categorie e gli operatori economici che ottennerovantaggi dai succitati cambiamenti e chiarire se ciò ebbe delle ricadute positi-ve, ovvero negative, sui consumi interni, in termini di prezzi e qualità delle

Il Catasto urbano Pio-Gregoriano 175

solo alcune indicazioni circa processi economici e sociali non ancora studiati in modo siste-matico, per i quali non è ancora possibile dare risposte definitive (L. LAUDANNA, Le grandi ric-chezze, cit., pp. 137-142; M.L. NERI, Abitare a Roma, cit., pp. 301-304).

145 F. BARTOCCINI, Roma nell’Ottocento, cit., pp. 225-231.146 La storiografia più recente ha emesso valutazioni di segno opposto dell’economia ro-

mana del XIX secolo. Tuttavia, si può affermare che la situazione dell’industria romana nellaprima decade dell’Ottocento, nonostante le difficoltà legate ai profondi cambiamenti politicied economici nazionali ed internazionali, non era disastrosa. Al contrario, vi erano alcuni set-tori, come quello laniero, in grado di garantire occupazione per migliaia di lavoratori, ed altri,come quello della produzione di cappelli, capaci di esportare significative quantità di merci.Nondimeno, uno dei problemi strutturali era la resistenza all’introduzione delle macchine, do-vuta in buona misura al sistema protezionistico di cui fruivano diverse attività, che non incen-tivava l’innovazione tecnologica. Da ciò derivò il progressivo deterioramento del sistema pro-duttivo manifatturiero, soprattutto per la riduzione di quelle industrie che non potevano conta-re su un sicuro consumo interno. Alla metà del XIX secolo, ad esempio, proprio un settore sto-ricamente importante come quello della lana era al collasso. Le autorità pontificie intervenne-ro con l’introduzione della tariffa del 1830, mediante la quale intendevano proteggere dallaconcorrenza estera alcuni settori produttivi, ma non ottennero i risultati sperati (cfr. F. BARTOC-CINI, Roma nell’Ottocento, cit., pp. 231-240, p. 248; A. GROPPI, Lavoro e occupazione a Romatra Sette e Ottocento, cit.; N. LA MARCA, Saggio di una ricerca storico-economica sull’indu-stria e sull’artigianato a Roma dal 1750 al 1849, Padova, CEDAM, 1969; R. DE FELICE, Aspettie momenti della vita economica di Roma e del Lazio nei secoli XVIII e XIX, Roma, Edizioni distoria e letteratura, 1965, pp. 209-299).

147 La soppressione delle corporazioni, ad esempio, interruppe il fenomeno di associazionedei “garzoni”, contribuendo ad alimentare le conflittualità sociali (C.M. TRAVAGLINI, Introdu-zione, in Corporazioni e gruppi professionali a Roma tra XVI e XIX secolo, «Roma moderna econtemporanea», VI, 1998, 3, pp. 249-255, p. 251); per un’analisi del risultato complessivodell’abolizione del sistema corporativo romano si rimanda ad A. KOLEGA, Gli effetti della sop-pressione delle corporazioni di mestiere nell’economia romana nei primi anni del XIX secolo,in Roma fra la Restaurazione, cit., pp. 513-535.

Page 40: IL CATASTO URBANO PIO-GREGORIANO NOTE PER UNA …dipartimentodistoria.uniroma2.it/pubblicazioni/territori/GREMOLI... · 10 Tra le opere di sintesi concernenti la capitale e lo Stato

merci 148. In tal senso, a livello catastale è possibile verificare i passaggi di pro-prietà delle botteghe, degli opifici, dei terreni agricoli, dei pascoli ed esamina-re, in una certa misura, le trasformazioni delle destinazioni d’uso, fenomeniutili alla comprensione della presenza di eventuali nuovi operatori economicinel mercato immobiliare e in alcune attività produttive, nonché delle relativemodificazioni alla distribuzione delle ricchezze. Infatti, lo studio delle qualifi-che dei proprietari consente di stabilire quali fossero al momento della compi-lazione dei registri le proprietà ecclesiastiche, quelle nobiliari e quelle apparte-nenti ad altri ceti sociali 149, nonché individuare il genere di distribuzione dellaricchezza immobiliare nella prima metà degli anni Venti del XIX secolo. No-nostante i limiti della compilazione dei dati catastali, le suddette informazionipotranno essere confrontate con quelle presenti negli altri registri del Catastourbano, al fine di verificare i tempi e l’entità delle modificazioni occorse allaproprietà immobiliare a Roma sino al 1870. A tale proposito, uno dei dati dimaggior interesse, presente in quasi tutti i registri, riguarda la valutazione degliestimi 150. Infatti, i valori registrati per queste voci, unitamente ai nominativi deiproprietari, consentono di verificare, oltre al valore dei fondi, il grado di accen-tramento della ricchezza immobiliare nella capitale, di visualizzare la distribu-zione sul territorio delle abitazioni dei membri appartenenti ai ceti più elevati ela presenza di aree economicamente depresse.

Sia attraverso i già citati brogliardi, sia mediante i dati forniti dai catasti-ni del 1824 e 1868, ma soprattutto attraverso le informazioni presenti nei tra-sporti 151, nelle volture 152 e negli aggiornamenti, si possono verificare le suc-

176 Sabrina Gremoli-Claudio Procaccia

148 Per esempio, con l’importazione del grano russo, verificatasi tra il 1817 e il 1818, iniziòil declino dei prezzi dei prodotti cerealicoli, che proseguì negli anni successivi. Oltre a ciò, inun periodo compreso tra il 1826 e il 1835, si registrò la diminuzione del numero delle aziendenon alimentari ed artigiane a fronte di un aumento dei negozi alimentaristi. Con tutta probabi-lità, ciò era dovuto alla nuova politica economica che, pur non favorendo i produttori locali,aveva inciso positivamente sul costo dei beni di prima necessità (M. CARAVALE-A. CARACCIOLO,Lo Stato pontificio, cit., p. 601; G. FRIZ, Consumi, tenore di vita, e prezzi, cit., pp. 187-188).

149 Ciò è possibile mediante l’elaborazione dei dati relativi alle qualifiche dei titolari degliimmobili (ad esempio, conte, duca, principe, monsignore, abate), mentre dai nominativi èpossibile calcolare quali e quanti fossero i fondi intestati alle donne, quanti agli uomini, aglienti, ecclesiastici e non.

150 Il valore dei fabbricati si desumeva dalle pigioni attuali e reperibili in ragione di centoscudi per ogni otto “di anno fruttato” (cfr. nota 90).

151 I dati di maggior rilievo storico economico concernono le variazioni di proprietà e degliestimi. Come accennato in precedenza, questi ultimi erano calcolati tramite una sorta di partitadoppia, le voci carico e scarico, mentre i passaggi di proprietà erano riportati, sia pur somma-riamente, in una nota attraverso la quale si può risalire finanche alle modificazioni apportatealla struttura delle proprietà (cfr. p. 170).

152 Nel 1818 divenne obbligatoria la voltura per tutti i fondi, sia rustici che urbani, soggettialla dativa reale. Gli atti di successione erano regolati conformemente all’ordinamento previ-sto dal Catasto Piano, in base al quale l’imposizione era regolata secondo il grado di consan-

Page 41: IL CATASTO URBANO PIO-GREGORIANO NOTE PER UNA …dipartimentodistoria.uniroma2.it/pubblicazioni/territori/GREMOLI... · 10 Tra le opere di sintesi concernenti la capitale e lo Stato

cessioni e i passaggi di proprietà delle singole particelle catastali. Nondime-no, tali dati possono essere aggregati al fine di consentire l’inserimento nellaricerca di modelli sociologici, attraverso la creazione di indicatori di mobilitàsociale 153. Infatti, mediante lo studio dei componenti dei diversi ceti socialiche nel tempo divennero proprietari degli immobili analizzati, è possibile ve-rificare, ad esempio, se e quando la proprietà immobiliare “borghese” sopra-vanzò, in termini di numero e di valore d’estimo, quella ecclesiastica e nobi-liare e tentare di cogliere le connessioni tra questi fenomeni e le trasforma-zioni economiche in atto 154.

I dati del Catasto urbano potrebbero, inoltre, essere confrontati con quellidel Catasto unitario 155, con il fine di costruire indici in grado di rilevare le mo-difiche occorse al tessuto sociale nel passaggio della città da Dominante delloStato pontificio a capitale del Regno d’Italia 156. Tale confronto consentirebbe,tra l’altro, di individuare taluni elementi di continuità e discontinuità tra le duediverse organizzazioni politiche ed economiche. Per questo genere di ricerchesono utili le informazioni presenti nella già citata documentazione relativa aicatastini del 1868, ai trasporti, alle volture e agli aggiornamenti, che fornisco-no un’immagine piuttosto nitida della città alla vigilia della presa di Roma enel periodo immediatamente successivo, attraverso descrizioni precise dellevariazioni di proprietà 157 e delle modifiche alla struttura degli immobili 158.

Il Catasto urbano Pio-Gregoriano 177

guineità tra i vecchi e i nuovi proprietari del fondo (A. VENTRONE, L’amministrazione delloStato pontificio, cit., pp. 170 e 182).

153 Le ricerche storiche sulla mobilità sociale, purtroppo, non sono abbondanti e per unabibliografia di riferimento si rimanda a P.M. HOHENBERG-L.H. LEES, La città europea dal Me-dioevo ad oggi, Bari, Laterza, 1992, pp. 271-278. Per quanto concerne il concetto di mobilitàsociale e per la creazione di tabelle mobilità sociale si segnala, tra gli altri, il saggio di M. PI-SATI, La mobilità sociale, Bologna, Il Mulino, 2000.

154 Ad esempio, dall’analisi dei patrimoni stimati dal Catasto Piano emergono elementi in-teressanti, ma contraddittori, dai quali si evince che all’epoca della redazione del nuovo siste-ma catastale, le categorie privilegiate (baroni, enti ecclesiastici, comunità) erano proprietariedi fondi per un valore superiore al 70 per cento del totale degli estimi (cfr. P. VILLANI, Studisulla proprietà, cit.). Zangheri evidenzia come Villani, comprendendo nelle stime relative ailaici anche i fondi dei nobili non infeudati, sovrastima i valori delle proprietà della categoriasuddetta e non evidenzia a sufficienza la debole presenza di una classe borghese imprenditricein una società ancora fortemente caratterizzata dalle strutture tipiche dell’Antico regime (R.ZANGHERI, Catasti e storia, cit., p. 144).

155 C. CAROZZI-L. GAMBI, Città e proprietà, cit., pp. 19-84.156 È evidente che, sia pur con i necessari accorgimenti metodologici, tale indagine potrebbe

essere estesa ai periodi successivi, al fine di comprendere l’evoluzione della distribuzione dellericchezze immobiliari a Roma nel lungo periodo e in due sistemi diversi: quello del Regno d’Ita-lia prima e durante il fascismo, e quello posto in essere con la nascita della Repubblica italiana.

157 Uno degli aspetti di maggior rilievo storico economico riguarda la qualifica dei possessori edei proprietari, utile alla valutazione dei passaggi di proprietà tra i membri dei diversi ceti sociali.

158 In tal senso sono di fondamentale importanza i dati relativi al numero dei vani e dei pianidi ogni fabbricato, nonché la destinazione d’uso del fondo, presente in tutti i registri catastali.

Page 42: IL CATASTO URBANO PIO-GREGORIANO NOTE PER UNA …dipartimentodistoria.uniroma2.it/pubblicazioni/territori/GREMOLI... · 10 Tra le opere di sintesi concernenti la capitale e lo Stato

Le trasformazioni urbanistiche di Roma furono fortemente influenzate daun fenomeno che nell’Ottocento interessò soprattutto le aree industrializzatedel nord: l’affitto degli immobili a scopo abitativo 159. È noto che, nel corso delXIX secolo, gli organi centrali dello Stato pontificio non attuarono un coerenteprogramma di intervento e neppure il Municipio dell’Urbe riuscì ad agire inmodo efficace e duraturo per ridurre i fattori di degrado edilizio e la crisi de-gli alloggi 160 causata, tra l’altro, da un aumento significativo della popolazio-ne 161. Gli anni Trenta e Quaranta furono caratterizzati da una sostanziale para-lisi edilizia, poiché le disposizioni emanate dal governo si limitarono al conte-nimento degli affitti e ciò contribuì alla crescita dei fenomeni quali il deterio-ramento delle case popolari, il subaffitto 162 e la divisione di grandi dimore inpiccoli appartamenti, che favorì quelle speculazioni che costituivano la prin-cipale fonte di guadagno per la piccola e media borghesia; nondimeno, neiprimi trent’anni del secolo, il problema della casa fu aggravato dall’aumentodei costi dei materiali e della manodopera, che indusse diversi costruttori adoccuparsi quasi esclusivamente delle abitazioni nobiliari, dalle quali potevanotrarre sicuro profitto. Tali fattori contribuirono fortemente all’aumento degliaffitti, che a partire dagli anni Cinquanta divenne esorbitante 163. Le conse-guenze furono nefaste per buona parte della popolazione romana, già afflittadal pauperismo, dall’indigenza e dalla mendicità 164 e fu solo durante il pontifi-cato di Pio IX che le autorità pontificie intervennero efficacemente per risolve-re, almeno in parte, la crisi del settore edilizio 165.

178 Sabrina Gremoli-Claudio Procaccia

159 O. BILLÈ, L’Italia nell’Ottocento, Torino, Unione tipografico-editrice torinese, 1964,pp. 15-29.

160 Si registrano, infatti, interventi sporadici ed eccessivamente mirati, tra cui quello diLeone XII, che nel 1824, per la preparazione del Giubileo dell’anno successivo, disponeva ildivieto di sfratto. Nel 1826 tale divieto fu prorogato per tre anni. Infine in quello stesso perio-do, sino al 1870, entrò in vigore un editto che prevedeva l’esenzione della dativa reale per co-loro che apportavano migliorie ai propri fabbricati (F. GIOVANETTI-S. PASQUALI, L’elenco degliesentati della dativa reale, 1826-1868. Un sussidio per la storia edilizia di Roma nel secoloXIX, «Architettura storia e documenti», 1985, 2, pp. 87-123, p. 87; M.L. NERI, L’edilizia popola-re a Roma, cit., p. 8).

161 L’analisi dei dati relativi alla popolazione dell’Urbe del XIX secolo presenta diverse diffi-coltà, non analizzabili in questo contesto; tuttavia, la documentazione disponibile ha evidenziatoche tra il 1800 e il 1870 l’andamento demografico, pur presentando alcune discontinuità, fu ca-ratterizzato da una crescita complessiva di circa 64.000 unità (la città passò dalle 160.000 pre-senze dell’inizio del secolo alle 224.000 del 1870. Cfr. G. FRIZ, La popolazione, cit., pp. 29-34).

162 Il fenomeno era probabilmente legato all’aumento della popolazione presente a Romanei primi quaranta anni dell’Ottocento (circa 4.000 unità); nello stesso periodo, i residenti uf-ficialmente registrati incrementarono di circa 1.000 unità (Ivi, pp. 29-30).

163 G. FRIZ, Consumi, tenore di vita, e prezzi, cit., pp. 269-274.164 M.L. NERI, L’edilizia popolare a Roma, cit., p. 7.165 Sin dalla seconda metà degli anni Cinquanta, si registrarono importanti interventi urbani-

stici, soprattutto nei rioni Trastevere, Borgo e Monti. Furono intraprese grandi opere pubbliche

Page 43: IL CATASTO URBANO PIO-GREGORIANO NOTE PER UNA …dipartimentodistoria.uniroma2.it/pubblicazioni/territori/GREMOLI... · 10 Tra le opere di sintesi concernenti la capitale e lo Stato

A livello catastale è possibile chiarire taluni aspetti concernenti il problemadegli alloggi nell’Urbe mediante l’analisi dei dati relativi alle pigioni (attuali,reperibili 166, totali e annue) presenti in diversi registri. Le informazioni in essicontenute, pur con le dovute accortezze in riferimento ai difetti nella rilevazio-ne dei primi registri, possono evidenziare sia l’entità dei suddetti provvedimen-ti, sia gli effetti dell’aumento del costo delle pigioni sulla suddivisione degliimmobili, sui succitati fenomeni dei subaffitti e delle speculazioni edilizie 167.

Il Catasto urbano Pio-Gregoriano 179

tese alla preparazione dello sviluppo delle strade ferrate e a migliorare le abitazioni delle classimeno agiate, con la costruzione di nuovi complessi nelle aree di Trastevere, San Giovanni inLaterano, nei pressi del Vaticano e nelle aree limitrofe a Borgo Vittorio (Ivi, pp. 9-14).

166 La pigione attuale corrisponde all’ammontare pagato dall’affittuario, mentre la pigionereperibile concerne i casi in cui l’unità immobiliare è abitata dal proprietario. Essa si ricava-va: 1) nell’eventualità che la proprietà fosse stata precedentemente affittata, dal valore delleultime pigioni pagate; 2) nel caso che la proprietà non sia stata mai affittata, dal livello gene-rale delle pigioni relative a quel genere di immobile. Va sottolineato che i valori dei fondi fu-rono stimati tenendo presente i prezzi dei beni di prima necessità per gli anni 1785-1794, con-siderato un periodo “normale”. In altri termini, si tratta di un lasso di tempo in cui non si veri-ficarono carestie o altri eventi straordinari come guerre o pestilenze. Per avere una valutazio-ne esatta dei prezzi le autorità ecclesiastiche organizzarono una serie di controlli concernenti:a) la valutazione dei prezzi dei generi, per la quale andavano considerate le diversità tra i varidistretti e le diverse province; b) l’adempimento delle circolari in tutto lo Stato; c) le piazze dicommercio scelte per il calcolo dei valori; d) la validità della documentazione relativa ai prez-zi delle merci; e) la giusta valutazione delle spese di trasporto in relazione alla situazione lo-cale. I controlli furono terminati ed approvati dalla Congregazione Generale il 22 aprile 1824.Tra i fabbricati urbani non soggetti a dativa reale vi erano i fondi con un reddito inferiore ai200 scudi, gli abitanti di agglomerati con una popolazione inferiore alle mille unità e le casecon una rendita che non raggiungeva i trentadue scudi, e nel 1840 furono cancellati dai ruoligli articoli non superiori ai due paoli. Va sottolineato che le esenzioni erano molte, anche per-ché non furono censite gran parte delle costruzioni sorte dopo il 1835 (Censimento pontificio,1933, cit., pp. XL-XLII; A. VENTRONE, L’amministrazione dello Stato pontificio, cit., pp. 168-169, p. 171). Per lo studio dell’andamento dei prezzi nei suddetti anni si rimanda a G. FRIZ,Consumi, tenore di vita, e prezzi, cit.; J. REVEL, Le grain de Rome et la crise de l’Annone dansla seconde moitiè du XVIIIe siècle, «Mèlanges de l’Ècole francaise de Rome», LXXXIV, 1972, 1,pp. 201-281, p. 261. È importante rilevare che per le case di abitazione l’affitto consideratoera quello senza mobilio e dall’affitto degli opifici si doveva detrarre un terzo a favore delproprietario per le attrezzature presenti. Inoltre, i locali dei conventi non usati a scopo di abi-tazione dai religiosi, ma dati in affitto erano tassabili in base alle dichiarazioni rese dai re-sponsabili dei conventi, mediante assegne. “I Noli maggiori soliti a percepire nei rispettiviluoghi in occasione delle solenni Fiere accrescendo le pigioni, ed il valore delle Case, debbo-no calcolarsi nel Dazio. […] Come gli Enfiteuti pagano la Tassa non in ragione del Canone,ma della pigione reperibile come rivalersi pro rata commodi sul Padrone diretto, così gliEbrei, i quali ritengono la case con il Jus Gazagà, debbono soddisfare la Tassa non in ragionedella corrisposta, che pagano per il detto Jus Gazagà, ma della pigione, che può meritare laCasa” (ASR, Presidenza del censo, b. 2096, Regolamenti approvati dalla Santità del Nostro Si-gnore papa Pio Settimo nell’Udienza del 18 Marzo 1807. Per l’esigenza della Tassa sullestrade, Roma, Lazzarini Stampatore della Reverenda Camera Apostolica, 1807, p. 2).

167 Allo stato attuale delle ricerche è stato possibile appurare la presenza di diverse case instato di abbandono. Il proseguo della indagine potrà fornire indicazioni importanti sull’evolu-zione del fenomeno.

Page 44: IL CATASTO URBANO PIO-GREGORIANO NOTE PER UNA …dipartimentodistoria.uniroma2.it/pubblicazioni/territori/GREMOLI... · 10 Tra le opere di sintesi concernenti la capitale e lo Stato

La pigione, nondimeno, costituisce un riferimento di rilievo del costo della vitaa Roma negli anni considerati, poiché i dati elaborati possono essere confronta-ti con quelli già pubblicati per analisi del costo dei beni di prima necessità e dilargo consumo 168. L’eventuale raffronto con “panieri” dell’inflazione, costruitianche per epoche successive, potrà fornire utili elementi di giudizio circa laqualità della vita della popolazione dell’Urbe, sia nel primo periodo di attiva-zione del Catasto urbano, sia in quello susseguente, sino al momento dell’atti-vazione del Catasto unitario.

È stato illustrato come le pigioni fossero il valore di riferimento per lavalutazione degli estimi, ma va rilevato che le stime dei fabbricati, a lorovolta, erano utilizzate per il calcolo della dativa reale e della tassa sullestrade 169. È stato in precedenza sottolineato che le esenzioni per il paga-mento dei tributi sugli immobili erano molte, anche per la carenza di con-trolli e di perizie che seguì l’attivazione del Catasto urbano 170. Tuttavia,grazie ai registri del secondo brogliardo e dei trasporti è possibile rico-struire, almeno in parte, il gettito fiscale legato al pagamento della tassasugli immobili, per un periodo piuttosto ampio (1822-1875) 171 e restituireuno spaccato della fiscalità pontificia ottocentesca in una fase di grandetrasformazione. A questo proposito va sottolineato che nel 1818 fu intro-dotta una nuova tassa, pari a 35 baiocchi per ogni 100 scudi di valore degliimmobili, per la manutenzione delle strade che avrebbe colpito tutti i pos-sessori, senza esenzioni per nobili ed ecclesiastici 172. Indipendentementedalle valutazioni sul processo di “periferizzazione” dell’economia romana,della perdita di rilievo politico del papato a livello internazionale, nonchédelle persistenti debolezze strutturali dell’economia di Roma e del Regnod’Italia nel suo complesso, la ricchezza delle fonti documentarie, conserva-te presso gli archivi della città, permette la costruzione di modelli interpre-tativi suggestivi. Il catasto, dunque, può avere un ruolo centrale nella crea-zione di tali impianti logici, che utilizzino le fonti secondo metodologietradizionali o più innovative.

180 Sabrina Gremoli-Claudio Procaccia

168 G. FRIZ., Consumi, tenore di vita e prezzi, cit., pp. 173-311.169 Cfr. p. 164.170 Cfr. pp. 164-170.171 Infatti, sia i primi registri, sia i secondi contengono importanti informazioni relative

all’estimo censuale per le esigenze della dativa reale e della tassa sulle strade. I trasporti,inoltre, riportano ulteriori dati fiscali concernenti gli estimi esenti da ogni tassa. Per una pano-ramica sul ruolo del Catasto urbano all’interno del sistema fiscale pontificio si rimanda allaseconda sezione del presente contributo, al paragrafo 2.1.

172 Nel 1824 la suddetta tassa fu ridotta a 20 baiocchi per ogni 100 scudi di valore delleproprietà (cfr. A. RUGGERI-L. LONDEI, Il Catasto urbano, cit., pp. 110-111, p. 117; V. VITA SPA-GNUOLO, I catasti generali, cit., pp. 76-77, p. 80; S. GREMOLI, infra, nota 108).

Page 45: IL CATASTO URBANO PIO-GREGORIANO NOTE PER UNA …dipartimentodistoria.uniroma2.it/pubblicazioni/territori/GREMOLI... · 10 Tra le opere di sintesi concernenti la capitale e lo Stato

3.2. I dati catastali come strumento di conoscenza delle trasformazioni storico-urbanistiche di Roma (1824-1871). Due casi studio: il rione Sant’Angelo e il ri-one Ripa

Come precedentemente sottolineato, il Catasto pontificio rappresenta unimprescindibile caposaldo per ogni ricerca storica su Roma poiché forniscepreziose informazioni per conoscere i tessuti edilizi ed urbani e consente unapprofondito confronto con le trasformazioni successive sia a livello urbani-stico, sia immobiliare. Esso è infatti in grado di fornire notizie utili sull’ubi-cazione, sulla consistenza edilizia, sulle destinazioni d’uso oltre che sullastruttura proprietaria e sul valore degli immobili.

Si può quindi, con discreta approssimazione, ritenere la data del 1819 una“soglia temporale significativa” oltre che sotto il profilo istituzionale, ancheai fini di una ricognizione delle trasformazioni edilizie del tessuto urbano 173.La realizzazione del Catasto pontificio si colloca al termine di una fase con-trassegnata da una stasi edilizia. Infatti, come ricorda Giovanna Curcio, è aiprimi del Settecento che “la città raggiunge […] una compattezza che la suatrama viaria ed edilizia non aveva fino ad allora […] acquisendo una diversae autonoma identità, innovativa rispetto alle pur complesse politiche urbani-stiche di Sisto V e di Alessandro VII”. Nei prospetti dei nuovi fabbricati la ge-rarchia tra i diversi piani si attenua sino a scomparire, mentre appaiono con-sistenti le sopraelevazioni. Ciò comporta alcune trasformazioni nell’ambitotipologico: si studiano nuove soluzioni per atri e scale; orti e giardini accor-pati nelle nuove costruzioni finiscono per diventare semplici pozzi di luce; lebotteghe, quando non lasciano il posto a stalle e rimesse sempre più richie-ste, aumentano le proprie superfici 174.

Il periodo francese (1809-1814) fu interamente caratterizzato da operedi miglioramento e conservazione della città, anche se la indiscutibile con-tinuità di interventi con il periodo successivo ha condotto ad attribuire aPio VII il merito esclusivo di molte opere che, già avviate, il pontefice ave-va semplicemente fatto concludere, tendendo a porre in ombra, come ri-corda Enrico Guidoni, “apporti del governo francese allo sviluppo degliscavi archeologici e al restauro dei monumenti antichi, alla soluzione diproblemi di fondo come […], la bonifica della Campagna, la costruzione

Il Catasto urbano Pio-Gregoriano 181

173 L’edilizia romana raggiunge un buon livello qualitativo, consentendo di immettere sulmercato alloggi sempre più ampi e funzionali destinati a un ceto medio alto, disposto a paga-re elevati canoni a quegli imprenditori che avevano saputo tempestivamente rispondere alleloro necessità (G. CURCIO, Lo studio delle case d’affitto romane del XVIII secolo nei rioni Tre-vi, Colonna e Campo Marzio, «Rassegna di Architettura e urbanistica», 69/70, Roma, ITER,1990, pp. 80-81).

174 Ivi, pp. 80-81.

Page 46: IL CATASTO URBANO PIO-GREGORIANO NOTE PER UNA …dipartimentodistoria.uniroma2.it/pubblicazioni/territori/GREMOLI... · 10 Tra le opere di sintesi concernenti la capitale e lo Stato

di macelli, mattatoi, cimiteri, ponti, strade, teatri fino alla pubblica illumi-nazione” 175.

Il settore edilizio è in crisi e i francesi si applicano in questo con partico-lare rilievo e tenacia, consci di doverne eliminare la causa per affrontare larinascita della città 176. La Restaurazione pontificia è, dunque, caratterizzatadalla ricostruzione di molti edifici preesistenti con esiti di riallineamenti, ac-corpamenti, sopraelevazioni di uno o più piani.

Le ricerche sin qui compiute hanno definito le potenzialità dello strumen-to “catasto” ai fini di un’analisi dell’evoluzione urbana in un primo momentocon operazioni di trascrizione delle fonti e costruzione di banche dati (effica-ci ai fini storico-statistici), successivamente con la costruzione di elaboratigrafici, più espliciti per valutazioni storico-urbanistiche.

L’elaborazione dei dati attraverso operazioni sistematiche (come laclassificazione dei dati omogenei, la comparazione sincronica e diacroni-ca, l’interpolazione con i dati fornita da altri documenti) fornisce un’am-pia serie di informazioni e di conoscenze sulla consistenza edilizia e sulrapporto pieno-vuoto degli edifici, sulla consistenza funzionale ed evolu-zione delle destinazioni d’uso delle singole aree, sulla dinamica dell’ordi-namento proprietario, sulle trasformazioni edilizie in termini planimetricied altimetrici.

La costruzione delle banche dati associate al Catasto urbano di Romanon è stata ancora ultimata. Tuttavia l’acquisizione dei dati, seppure par-ziale, ha permesso di svolgere una verifica sia dell’effettiva qualità delleinformazioni fornite dai registri catastali sia della validità della strutturadelle banche dati fino ad oggi realizzate 177. L’elaborazione dei dati è cosìservita ad evidenziare le peculiarità di ciascun registro che, strutturato infunzione dell’uso cui era destinato, è in grado di fornire informazioni cheintegrano o talvolta meglio specificano quelle presenti nelle altre scritturecatastali (cfr. tabella 1).

182 Sabrina Gremoli-Claudio Procaccia

175 Si ricorda, a tal proposito, la sistemazione di piazza del Popolo e del Pincio, della piaz-za della Colonna Traiana (cfr. E. GUIDONI, L’urbanistica di Roma tra miti e progetti, Roma,Laterza, 1990).

176 Gli effetti prodotti sono duraturi e si conservano anche nel periodo della Restaurazioneseppure questa fase era per Roma “un momento di attesa, la fine del regno papale era nell’a-ria, tutte le attività e tra queste l’edilizia risentiva di tale clima, congelandosi in interventi ri-dotti al minimo, adatti alla economia incerta di quegli anni. Tuttavia alcune leggi papali chesospendevano i tributi per l’edilizia favorirono questa attività, stimolando i proprietari a com-piere restauri e trasformazioni troppo onerose prima delle medesime” (G. TESTA-A. DE SANCTIS-D. PASTORE, Borgo Pio, cit., p. 85).

177 I risultati di queste indagini sono stati presentati in occasione di due incontri svolti ri-spettivamente nel marzo e nel luglio del 2000 nell’ambito del ciclo seminariale permanenteintorno al tema Materiali per un Atlante storico-ambientale di Roma tra XVIII e XX secolo pro-mossi dal CROMA.

Page 47: IL CATASTO URBANO PIO-GREGORIANO NOTE PER UNA …dipartimentodistoria.uniroma2.it/pubblicazioni/territori/GREMOLI... · 10 Tra le opere di sintesi concernenti la capitale e lo Stato

Il Catasto urbano Pio-Gregoriano 183

Tabella 1. Il simbolo indica in quali registri sono presenti le informazioni.

Page 48: IL CATASTO URBANO PIO-GREGORIANO NOTE PER UNA …dipartimentodistoria.uniroma2.it/pubblicazioni/territori/GREMOLI... · 10 Tra le opere di sintesi concernenti la capitale e lo Stato

Una prima indagine ha riguardato il rione Sant’Angelo e in particolarevia dei Falegnami, via della Scuola Catalana e via della Reginella 178. L’uti-lizzo delle informazioni dedotte dai brogliardi della seconda serie (1822-1824 circa) 179 e dagli aggiornamenti (1871) 180 ha consentito l’elaborazionedi tavole tematiche riguardanti la destinazione d’uso, la consistenza edili-zia, le modificazioni del tessuto sociale e della parcellazione nell’arco ditempo analizzato. Il confronto tra le carte ha così permesso non solo di evi-denziare la localizzazione delle aree con funzioni specialistiche o caratte-rizzate da edifici con maggior numero di piani, ma anche di mettere in luceuna correlazione rilevante tra le variazioni di proprietà e gli interventi suifabbricati 181.

Una seconda indagine ha interessato il rione Ripa con la costruzione dicarte tematiche associate ai brogliardi della seconda serie (1822-1824 cir-ca). Se il rione Sant’Angelo risulta caratterizzato da un tessuto compatto eda una consistenza edilizia maggiore, soprattutto nell’area del Ghetto, alcontrario Ripa appare poco edificato ed i fabbricati con una destinazioned’uso prevalentemente abitativa 182 e un’altezza media di tre piani 183 si con-centrano in una piccola area racchiusa tra il Tevere, il rione Sant’Angelo anord, il rione Campitelli a ovest e piazza della Bocca della Verità a sud.Nella parte restante si incontrano solo gli imponenti ruderi dei monumentiromani, alcuni edifici religiosi, monasteri e qualche modesta casa, dissemi-nati tra vigneti e pascoli 184.

184 Sabrina Gremoli-Claudio Procaccia

178 Il tracciato di via dei Falegnami rimase sempre esterno al Ghetto, mentre via dellaScuola Catalana vi fu sempre all’interno. Via della Reginella rimase esterna al Ghetto fino al1824, quando l’architetto Giovanni Domenico Navone fu incaricato da papa Leone XII di redi-gere il “Progetto sull’ampliamento e nuova restrizione del Ghetto di Roma”. Il progetto preve-deva un allargamento del nuovo recinto verso il Tevere dalla parte di piazza Giudea (nel pro-getto parte della piazza rimase nuovo), un muro di recinto si era stabilito all’imbocco dellastrada della Reginella dalla parte della piazza delle Tartarughe, un altro muro dalla parte dellastrada di Pescheria (R. COLZI, L’ampliamento del ghetto disposto da papa Leone XII, «Archiviodella società romana di storia patria», Roma, 1994, pp. 215-229).

179 ASR, Presidenza del censo, Brogliardo, reg. 2732.180 ASR, Cancelleria del censo, Aggiornamenti, reg. 133.181 Nelle tre vie (via dei Falegnami, via della Scuola Catalana e via della Reginella) gli ag-

giornamenti tra il 1850 e il 1867 registrano ricostruzioni, accorpamenti o innalzamento delnumero di piani.

182 Il 54 per cento dei fabbricati è ad uso abitativo, il 25 per cento è costituito da fienili,granai, stalle, magazzini e rimesse, il 9 per cento da siti scoperti e giardini, il 5 per cento dachiese, il 4 per cento da conventi, ospedali, ospizi ed oratori, il 3 per cento da opifici (mole esalare).

183 Il 44 per cento dei fabbricati ha un’altezza di tre piani, il 35 per cento di uno o due pia-ni, il 17 per cento di quattro piani e solo il 4 per cento di cinque-sei piani.

184 Nella parte edificata della campagna il 54 per cento delle destinazioni d’uso è rappre-sentato dai caseggiati, il 12 per cento da chiese, monasteri, conventi e cappelle, il 17 per cento

Page 49: IL CATASTO URBANO PIO-GREGORIANO NOTE PER UNA …dipartimentodistoria.uniroma2.it/pubblicazioni/territori/GREMOLI... · 10 Tra le opere di sintesi concernenti la capitale e lo Stato

Lo studio già avviato per Ripa e Sant’Angelo dovrà essere esteso agli al-tri rioni romani; il confronto tra le carte tematiche permetterà così di verifi-care, in pianta, la crescita dell’edificato e di verificare se, come già in parteemerso nello studio riguardante Sant’Angelo, ai numerosi passaggi di pro-prietà seguirono consistenti accorpamenti con demolizione e ricostruzione dinuovi tipi edilizi. In tal senso si potrà mostrare determinante il parallelo uti-lizzo del materiale iconografico attinto dalla documentazione riguardantel’esenzione dalla tassa sugli immobili 185, fondamentale per la datazione deiprospetti e per l’individuazione cronologica delle principali fasi costruttive.Infine l’operazione di sintesi grafica estesa all’intero tessuto urbano ci per-metterà di avere una valutazione del reale fenomeno di aumento delle areeedificate a scapito di orti e giardini nell’arco di tempo analizzato.

Il Catasto urbano Pio-Gregoriano 185

da grotte e tinelli, il 6 per cento da case e palazzi e l’11 per cento da usi misti. La coltivazioneriguarda per il 39 per cento la vigna, per il 35 per cento l’orto, per il 20 per cento il sodo colti-vabile, per il 3 per cento il sodo incoltivabile e per un ultimo 3 per cento il pascolo.

185 Il privilegio dell’esenzione poteva essere ottenuto documentando alla Presidenza delcenso che i lavori erano svolti nel rispetto dei regolamenti stabiliti dagli organi dell’ammini-strazione preposti alle strade e fabbriche di Roma. Secondo quanto descritto all’articolo 3 del-l’editto del 22 giugno 1826 tali pratiche dovevano essere accompagnate da un disegno dello“stato antico” e da un disegno di “progetto”. La congruità e la qualità dei lavori da eseguirsiera affidata agli architetti dell’Accademia di San Luca al fine di preservare il “decoro” dellacittà. I disegni e le relative pratiche sono conservati presso l’ASR e l’Archivio Storico Capitoli-no, in sette distinti fondi (cfr. F. GIOVANETTI-S. PASQUALI, Ornato pubblico e rinnovo delle stra-de, 1826-1870, «Architettura e urbanistica», 1984, pp. 56-85).

Per un elenco completo degli esentati cfr. F. GIOVANETTI-S. PASQUALI, L’elenco degli esen-tati della dativa reale, cit., 1985, pp. 87-123.