Il castello di Castiglione Aldobrando · Castiglione Aldobrando La storia e l'architettura Quando...

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Settembre 2014 - N°7 Ecco la seconda edizione dell’iniziativa editoriale “I Misteri di Gubbio”. Quest’anno si parla di castelli, abbazie e altri luoghi magici del territorio di Gubbio. Ogni uscita un fascicolo da collezionare: fotografie, note storiche, leggende e curiosità, oltre a mappe e itinerari da fare a piedi o in macchina. a cura di Filippo Vadi, Germana Rondelli e Valentina Dragoni Il castello di Castiglione Aldobrando La storia e l'architettura Quando le milizie perugine varcarono più di una volta i confini sud di Gub- bio, la visione del castello di Casti- glione Aldobrando accellerò di certo il loro ritmo cardiaco. Ed è tale la sen- sazione ancora oggi a causa della sua collocazione, la sua mole, la sua mae- stosità. Situato sopra un colle alto 864 m. ai confini con il comune di Perugia, castrum Castilionis Ildebrandi fu sem- pre fedele a Gubbio, la sua storia si sovrappone a quella della sua città. Per molti anni nel XIII sec. Castiglio- ne Aldobrando significò entrare nel territorio eugubino. Le origini del suo illustre nome sono alquanto affasci- nati. La voce latino-medievale casti- lionis significa “castello”, “fortezza”; la seconda parte del toponimo deriva probabilmente dal nome longobar- do “Ildebrando”. La radice del nome è il termine germanico hild , che cor- risponde a “battaglia”, mentre brand significa “spada”, tradotto, “spada in battaglia”, un aggressivo nome guer- resco e aristocratico. Il castello si tro- vava nella zona più stretta ed esposta al pericolo dei domini bizantini, istmo della Pentapoli annonaria, compren- dente Gubbio, che permetteva il colle- gamento tra Roma e Ravenna, capitale dell’Esarcato. Si comprende facilmen- te quanto fosse necessaria la fortifi- cazione di questo stretto passaggio chiamato “corridoio bizantino”, indi- spensabile per Ravenna e continua- mente minacciato dai Longobardi, che volevano interrompere la preziosa co- municazione. Sentinella naturale per la sua posizione strategica e la stra- ordinaria visuale, Castiglione Aldo- brando si presentava particolarmente adatto per la funzione di roccaforte, anche perché era situato su una linea di tracciato precedente che ricalcava quello in uso in epoca romana, che da Perugia toccava San Giovanni del Pan- tano, San Marco e Cenerente, costeg- giava il Monte Tezio giungendo a Pieve Petroia, quindi verso est, oltrepassava il Tevere e proseguiva verso Gubbio, risalendo i castelli di Rancolfo, di Ca- stiglione Aldobrando e Montanaldo. Il castello, feudo di Ildebrando Dux nel 1086, passò alla canonica di San Ma- riano nel 1163, donato da Rainerius Aldrevandini e da sua madre Forestia. Pochi mesi dopo passò sotto la giuri- sdizione dei monaci di San Pietro per volere del Barbarossa, privilegio che venne confermato da Alessandro III nel 1170 e da Lucio III nel 1182. Gli im- CASTELLI, ABBAZIE E ALTRI LUOGHI MAGICI 2

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  • Settembre 2014 - N°7Ecco la seconda edizione dell’iniziativa

    editoriale “I Misteri di Gubbio”.Quest’anno si parla di castelli, abbazie e altri luoghi magici del territorio di Gubbio.Ogni uscita un fascicolo da collezionare: fotografie, note storiche, leggende e curiosità,oltre a mappe e itinerari

    da fare a piedi o in macchina.

    a cura di Filippo Vadi, Germana Rondelli e Valentina Dragoni

    Il castello diCastiglione AldobrandoLa storia e l'architetturaQuando le milizie perugine varcarono più di una volta i confini sud di Gub-bio, la visione del castello di Casti-glione Aldobrando accellerò di certo il loro ritmo cardiaco. Ed è tale la sen-sazione ancora oggi a causa della sua collocazione, la sua mole, la sua mae-stosità. Situato sopra un colle alto 864 m. ai confini con il comune di Perugia, castrum Castilionis Ildebrandi fu sem-pre fedele a Gubbio, la sua storia si sovrappone a quella della sua città. Per molti anni nel XIII sec. Castiglio-ne Aldobrando significò entrare nel territorio eugubino. Le origini del suo illustre nome sono alquanto affasci-nati. La voce latino-medievale casti-lionis significa “castello”, “fortezza”; la seconda parte del toponimo deriva probabilmente dal nome longobar-do “Ildebrando”. La radice del nome è il termine germanico hild , che cor-risponde a “battaglia”, mentre brand significa “spada”, tradotto, “spada in

    battaglia”, un aggressivo nome guer-resco e aristocratico. Il castello si tro-vava nella zona più stretta ed esposta al pericolo dei domini bizantini, istmo della Pentapoli annonaria, compren-dente Gubbio, che permetteva il colle-gamento tra Roma e Ravenna, capitale dell’Esarcato. Si comprende facilmen-te quanto fosse necessaria la fortifi-cazione di questo stretto passaggio chiamato “corridoio bizantino”, indi-spensabile per Ravenna e continua-mente minacciato dai Longobardi, che volevano interrompere la preziosa co-municazione. Sentinella naturale per la sua posizione strategica e la stra-ordinaria visuale, Castiglione Aldo-brando si presentava particolarmente adatto per la funzione di roccaforte, anche perché era situato su una linea di tracciato precedente che ricalcava quello in uso in epoca romana, che da Perugia toccava San Giovanni del Pan-tano, San Marco e Cenerente, costeg-

    giava il Monte Tezio giungendo a Pieve Petroia, quindi verso est, oltrepassava il Tevere e proseguiva verso Gubbio, risalendo i castelli di Rancolfo, di Ca-stiglione Aldobrando e Montanaldo. Il castello, feudo di Ildebrando Dux nel 1086, passò alla canonica di San Ma-riano nel 1163, donato da Rainerius Aldrevandini e da sua madre Forestia. Pochi mesi dopo passò sotto la giuri-sdizione dei monaci di San Pietro per volere del Barbarossa, privilegio che venne confermato da Alessandro III nel 1170 e da Lucio III nel 1182. Gli im-

    CASTELLI, ABBAZIE E ALTRI LUOGHI MAGICI

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  • I Misteri di Gubbio

    peratori Enrico IV nel 1191 e Ottone IV nel 1211 ne decretarono l’apparte-nenza al comune di Gubbio. Nel 1216, a seguito delle lotte intestine tra Gub-bio e Perugia, venne conquistato dai perugini, subendo nell’anno successi-vo ingenti danni, tanto che si dovette procedere a ricostruirlo in alcune parti. Nel 1415 venne nuovamente raso al suolo e si rese necessario riedificare un caposaldo avanzato fuori le mura e la torre tramite tassazione di tutti coloro che possedevano beni nel territorio di Castiglione. Dal 1416 fu difeso da ap-positi castellani tra cui Nanne Baldine, Johannes Francisci e Passarinus Cole de Colpalombo, capitano da 1431 al 1443. Nel 1417 ospitò Carlo Malatesta, che era stato liberato dietro versamen-to di una taglia da Braccio Fortebraccio. Nel 1582 Francesco Maria della Rovere, duca di Urbino, concesse il castello al conte eugubino Ubaldo Beni, succes-sivamente passò anche al figlio Gui-do Beni, cavaliere del Sovrano Ordine Militare di Malta. Rimase proprietà dei Beni fino al 1644, quando una donna della casata non si sposò con Giulio II

    della Porta (1599-1652), capitano di una compagnia di soldati al servizio del re di Spagna. Nel 1800 era di proprie-tà dei signori Monacelli. Attualmente è proprietario il Dr. Giorgio Bordoli di Como che realizzò il restauro di buona parte del castello. La chiesa di Castiglione Aldobrando sorge in cima al monte con il fianco destro rivolto al castello. L’abside se-micircolare è un massiccio torrione che conserva ancora una feritoia e un’aper-tura superiore più ampia dal profondo spessore. Sotto la chiesa si estendono due locali con soffitto a volta di pie-tre a secco, un terzo ambiente con un vano cieco ed una finestrella affacciata sul locale vicino, ed uno spazio semi-circolare sottostante l'abside, che co-stituisce la parte inferiore della torre, visibile anticamente in tutta la sua al-tezza. Da un piano inferiore si accede a un complesso di vani, probabilmente facente parte dell’antica struttura del castello e collegati al mastio ed altre parti dell’insieme con camminamenti sotterranei. Probabilmente questi spa-zi erano riservati ad armigeri e stallieri,

    mentre il vano cieco fa pensare ad una prigione. La chiesa era sorta, secondo un'antica tradizione, sopra un tempio pagano nel vocabolo "le Portole", e si chiamava in origine San Donato. Suc-cessivamente, dopo il suo trasferimen-to della stessa all'interno delle più si-cure mura del castello, fu intitolata a Santa Maria, vista la venerazione per la Madonna e l’importanza data al ritro-vamento di una sua statua. Infine ven-ne intitolata definitivamente a Santa Maria del Rosario nel 1644. I ruderi delle mura di cinta del castel-lo sono ancora visibili tutt’intorno al monte. Anche la struttura dell’abside della chiesa, i locali situati sotto di essa suggeriscono l idea dell’antico aspetto del castello.

    Gubbio

    CastiglioneAldobrando

    Mocaiana

    Camporeggiano

    Abbazia di Camporeggiano

  • I Misteri di Gubbio

    Segreti e MisteriMolti sono i misteri e le domande che avvolgono quest'antico maniero per-ché la sua storia è lunga e altrettanto intricata. Una certezza è però eviden-te, se noi analizziamo fino in fondo l'intero "curriculum vitae" di Castiglio-ne Aldobrando, esso fu il baluardo di Gubbio verso sud, in particolare verso Perugia. La sua posizione strategica lo rese una difesa sempre "necessaria". La toponomastica del luogo è certa-mente ricca e tradisce il sovrapporsi, in varie fasi, di culture differenti. In tut-ta questa parte di territorio eugubino troviamo nomi relativi a castelli, pre-diali, chiese con i loro santi, ma anche elementi confinari ed etnici, strade e vocaboli che parlano le lingue alterna-tivamente dei latini, greci e longobar-di. Il corridoio bizantino doveva esse-re un apparato politico-militare, la cui

    forza si poggiava sulle sue piazzeforti e poi sul territorio e le sue difese. Tutto ciò che anche visivamente pote-va costituire una barriera (strade, ca-tene montuose, corsi d'acqua) era uti-le in seguito agli sconfinamenti della parte avversa, per poter poi accampa-re diritti nelle trattative successive per il recupero. Presso la vicina altura su cui è incastonato Castiglione, doveva trovarsi in antico, un piccolo abitato, uno di quei "vici" o "pagi", cioè piccoli insediamenti o villaggi, abitati da con-tadini che rendevano viva e colorita la zona e che con il crollo delle certezze dell'impero romano, dovettero difen-dersi ergendo mura. Non a caso il vicino Monte Urbino, richiama il termine"urvum", ovvero "ricurvo" che per estensione rappre-senta il manico dell'aratro e quindi la

    coltivazione dei campi. Certo la popo-lazione dell'ampia area di competen-za della fortezza, doveva essere anche numerosa, tanto da motivare l'erezio-ne di una chiesa imponente qual'è quella di Castiglione, pure se in una posizione così lontana da qualsiasi centro maggiore, che sia Gubbio, Pe-rugia o Assisi. Anche le stesse sculture che dovevano decorare l'altare, ora conservate al Mu-seo Diocesano, sono il segno di un pas-sato importante e significativo che oltre alle testimonianze materiali non ha la-sciato molto, ma è chiaro ed evidente. Riprendendo le parole di Pier Luigi Menichetti : "Quando ti allontani da castrum Castilionis Ildebrandi hai la netta sensazione di essere osservato. Sembra che ti segua, ti scruti, sempre vigile e attento come allora."

    BIBLIOGRAFIAP.L. Menichetti, Castelli, palazzi fortificati, fortilizi, torri di Gubbio dal secolo XI al XIV, Città di Castello, Rubini & Petruzzi, 1979, pp. 80-88.E. Menestò, Il Corridoio Bizantino e la via Amerina in Umbria nell'alto medioevo, Spoleto, CISAM, 1999.A.M. Trepaoli, Castiglione Aldobrando. Una memoria millenaria, Perugia, EFFE, 2005.

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