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Il campidanese in caratteri greci Premessa Il sardo meridionale è l'unica lingua neolatina che sia stata scritta non isporadicamente anche in caratteri greci: nel Giudicato di Cagliari si redassero documenti ufficiali ancora nel XII secolo. L'uso dell'alfabeto greco per il campidanese moderno, oltre che avere un valore storico di grande rilievo in quanto richiamo ad un'epoca di libertà, presenta anche grandi vantaggi linguistici: si possono adoperare sette diversi grafemi per la scrittura delle vocali, cosicché le e/o chiuse ed aperte sono espresse con simboli differenti (βηλλυ e βελλα, βονυ e βωνα); si usa, rispetto all'alfabeto latino, un minor numero di digrammi, ossia cinque, tre dei quali sono rari; v'è un minor numero di segni diacritici; soprattutto si possono superare quelle incongruenze che l'alfabeto latino, a causa delle palatalizzazioni romanze nei gruppi CE-/CI-, GE-/GI-, SCE-/SCI-, inevitabilmente comporta e che hanno causato, nella scrittura di tutti gli idiomi neolatini, asimmetrie nei suddetti casi. Scrivere con l'alfabeto greco non è affatto difficile. Basta inserire tra le serie di caratteri (fonts) dell'elaboratore usato il "Greek2", il migliore tra i sistemi grafici greci (reperibile per esempio su http://www.antiqvitas.it/fonts.htm ), in virtú del quale la maggior parte delle lettere latine della tastiera concidono con le corrispondenti lettere greche (dalle quali, per di piú, in prevalenza derivano). Le lettere a, i, u corrispondono alle latine a, i, u. Per la vocale /ɛ/ si adotta la e, simbolo usato anche nell'AFI (Alfabeto fonetico internazionale), mentre la e chiusa, ovverosia /e/, si rende con h. Per /o/ c'è o, mentre la o aperta /ɔ/ si vale della lettera w, già scelta da Gian Giorgio Trissino nel Cinquecento per il medesimo fonema italiano. Le lettere b, g, d esprimono fonemi spiranti nel greco moderno, pertanto vanno benissimo pel campidanese; le lettere k, l, m, n, p, r, t corrispondono a quelle latine. La lettera s è sempre sorda e varrà sempre /s/ senza bisogno d'essere mai raddoppiata, mentre la sonora /z/ s'esprimerà con z; poiché nella tastiera troviamo anche la sigma j di posizione finale (lettera simile all'antico stigma), la scegliamo per /ʃ/. La f s'usa per /f/; nella tastiera c'è anche il digamma v: serve per /v/. Restano le lettere q, x, c, y, che non hanno corrispondenza con fonemi campidanesi, tra i

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Il campidanese in caratteri greci

Premessa

Il sardo meridionale è l'unica lingua neolatina che sia stata scritta nonisporadicamente anche in caratteri greci: nel Giudicato di Cagliari si redasserodocumenti ufficiali ancora nel XII secolo. L'uso dell'alfabeto greco per ilcampidanese moderno, oltre che avere un valore storico di grande rilievo inquanto richiamo ad un'epoca di libertà, presenta anche grandi vantaggi linguistici:

• si possono adoperare sette diversi grafemi per la scrittura delle vocali,cosicché le e/o chiuse ed aperte sono espresse con simboli differenti(βηλλυ e βελλα, βονυ e βωνα);

• si usa, rispetto all'alfabeto latino, un minor numero di digrammi, ossiacinque, tre dei quali sono rari;

• v'è un minor numero di segni diacritici;• soprattutto si possono superare quelle incongruenze che l'alfabeto latino, a

causa delle palatalizzazioni romanze nei gruppi CE-/CI-, GE-/GI-,SCE-/SCI-, inevitabilmente comporta e che hanno causato, nella scrittura ditutti gli idiomi neolatini, asimmetrie nei suddetti casi.

Scrivere con l'alfabeto greco non è affatto difficile. Basta inserire tra le serie dicaratteri (fonts) dell'elaboratore usato il "Greek2", il migliore tra i sistemi graficigreci (reperibile per esempio su http://www.antiqvitas.it/fonts.htm), in virtú delquale la maggior parte delle lettere latine della tastiera concidono con lecorrispondenti lettere greche (dalle quali, per di piú, in prevalenza derivano).

Le lettere a, i, u corrispondono alle latine a, i, u. Per la vocale /ɛ/ si adotta la e,simbolo usato anche nell'AFI (Alfabeto fonetico internazionale), mentre la echiusa, ovverosia /e/, si rende con h. Per /o/ c'è o, mentre la o aperta /ɔ/ si valedella lettera w, già scelta da Gian Giorgio Trissino nel Cinquecento per ilmedesimo fonema italiano.Le lettere b, g, d esprimono fonemi spiranti nel greco moderno, pertanto vannobenissimo pel campidanese; le lettere k, l, m, n, p, r, t corrispondono a quellelatine. La lettera s è sempre sorda e varrà sempre /s/ senza bisogno d'essere mairaddoppiata, mentre la sonora /z/ s'esprimerà con z; poiché nella tastieratroviamo anche la sigma j di posizione finale (lettera simile all'antico stigma), lascegliamo per /ʃ/.La f s'usa per /f/; nella tastiera c'è anche il digamma v: serve per /v/. Restano lelettere q, x, c, y, che non hanno corrispondenza con fonemi campidanesi, tra i

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quali sono ancora senza simbolo gli altri tre prepalatali e la cacuminale: la c, dacui proviene la x latina, designerà ovviamente /ʒ/; la q, dal valore sordo, andràbene per /ʧ/, mentre alle altre due doppie dell'alfabeto greco, diamo i valoridi /ʤ/ (alla x) e /ɖ/ (alla y). Le lettere greche sono finite, ma rimangono i fonemiaffricati dentali campidanesi: impiegheremo allora i digrammi ts per /ʦ/ e tzper /ʣ/, come in greco moderno. Rimane il fonema /j/, che richiede un grafemaapposito quand'è a inizio di sillaba (posizione non molto frequente): bisogna farericorso ad un carattere speciale, che si può prendere da una normale serie dicaratteri qual è "Times New Roman". Mi pare che l'opzione preferibile sia l'anticalettera coppa, ossia ϙ, che doveva avere un valore labiovelare: la lettera chiamataiod (cioè j) non fu mai usata in epoca classica ed è un'aggiunta medievale, e per dipiú non può essere convertita dalle serie di caratteri latini in "Greek2". Anche lalettera Ϛ maiuscola va presa dall'altra serie di caratteri e può essere convertita,mentre le due vocali accentate Õ, Î devono essere tratte dai caratteri speciali di"Greek2". Dunque soltanto in quattro casi non frequenti i tasti normali non sonosufficienti, ma per non perdere tempo basta copiare i suddetti simboli da unapagina in cui siano già stati digitati. Nella scrittura del campidanese in caratteri greci non si seguono alcuneparticolarità grafiche della lingua greca, come il digramma ou per /u/ o la lettera gper /ŋ/ davanti a consonanti velari; in altri casi, invece, alcune scelte del grecomoderno possono essere adottate anche qui, come il digramma gk per /g/, oltreai già citati ts e tz. Parallelamente adoperiamo i digrammi bp per /b/ e dt = /d/ inposizione intervocalica, in cui detti fonemi sono sempre intensi.

Vi sono alcune decine di migliaia di campidanesi che conoscono già l'alfabetogreco avendo studiato al liceo classico, e non sono abituati ad usarlo nellascrittura. Il ben noto orgoglio d'appartenenza a tale scuola stimolerebbe certol'impiego dei caratteri greci anche in ambito linguistico sardo.Il modello di scrittura che qui proponiamo sarebbe utile anche nelle scuoleprimarie, giacché consentirebbe di distinguere a livello grafico il campidanesedalla lingua statale. Si pensi all'Algeria ed al Libano, nei cui istituti d'istruzioneprimarie le due lingue insegnate sono scritte con alfabeti diversi, e a casiparticolari come l'Armenia e le zone berbere del Marocco, dove le lingue di solitoinsegnate sono addirittura tre, e tre pure gli alfabeti.L'impiego di quest'alfabeto greco inoltre marcherebbe, già a livello visivo, unadifferenza ancor maggiore con l'altra lingua sarda del medesimo gruppo romanzo,il logudorese, allontanando finalmente qualsivoglia ipotesi di unificazionelinguistica forzata dell'isola.

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Alfabeto

L’alfabeto a caratteri greci che si è adottato per la scrittura del campidanesecomune si compone di ventisette lettere: a, b, g, d, e, z, h, q, i, k, l, m, n, x, o, p, r, s,

j, t, u, f, c, y, w, v, ϙ. Esse sono cosí chiamate: a, bi, ghi, di, è (e oberta), esa, é (eserrada), ci, i, chi, ella, ema, enna, gi, ó (o serrada), pi, erra, essa, esça, ti, u, efa,xi, (scesça) dhi, ò (o oberta), vu, yu. Si hanno trentuno unità grafematiche, poichési usano anche cinque digrammi: bp, gk, dt, ts, tz. Ogni grafema o digramma, aseconda della sua posizione, si legge in un solo modo.

Ecco i simboli ed i loro valori fonetici: Α α = /a/: αλα Β β a inizio di parola, e dopo consonante diversa da r = /b/; intervocalico, tra

vocale e r, e dopo r = /β/: , > , βωλαι καμβα πὶβιρι σαρβαι

ΒΠ βπ = /b/ (è usato soltanto in posizione intervocalica, e tra vocale e r): ,βαβπυαβπρυχαι Γ γ a inizio di parola, e dopo consonante diversa da r = /g/; intervocalico, tra

vocale e r, e dopo r = /ɣ/: , > , , γανα σὰνγυνι παγαι σαγραυ αργυνυσ

ΓΚ γκ = /g/ (è usato soltanto in posizione intervocalica, e tra vocale e r): ,αγκανγαιαγκραδεσι

Δ δ a inizio di parola, e dopo consonante = /d/; intervocalico, e tra vocale e r= /ð/: , διδυ σαρδ , υ νυδριαι

ΔΤ δτ = /d/ (è usato soltanto in posizione intervocalica, e tra vocale e r):, αδτερετσαι μηζυδτὶ

Ε ε = /ɛ/: , εσπι βρ , εβει σευ

Ζ ζ = /z/: , ζγανγαι αρρωζα

Η η = /e/: , ηρηδηρυ σηυ

Θ θ = /ʧ/: , θιρκαι θωκωλατι

Ι ι = /i/; tra consonante e vocale in posizione postonica = /j/: , πιλυ σκραβιωναυ

Κ κ = /k/: , κανι αρκιλαι

Λ λ = /l/: , λατι παλλα

Μ μ = /m/: , μυρυ πραμα

Ν ν = /n/, ma davanti a consonante diversa da ν = /ŋ/, allofono del precedente;se è seguita da δ può anche dare l'esito = /ɳ/+/ɖ/: , , ναζυ ὰνξυλυ κανδυ

Ξ ξ = /ʤ/: , ξογυ μαρξανι

Ο ο = /o/: , ορυ πορτυ

Π π = /p/: , περρα σερπι

Ρ ρ = /r/ (mai a inizio di parola, luogo in cui si ha sempre αρρ-): , αρρανα κυρρι

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Σ σ = /s/: , σανυ κυσυ

Ϛ ς = /ʃ/: , ςυμβυλλυ ναςυ

Τ τ = /t/: , ταπισυ αρτεζα

ΤΣ τσ = /ʦ/: , τσιυ αρτσιαι

ΤΖ τζ = /ʣ/: , τζερυ ματζινα

Υ υ = /u/; nei gruppi κυ e ( )γ κ υ υ seguiti da vocale = /w/: , υνυ αγκυανται

ϕ φ = /f/: , φεστα προφητυ

Χ χ = /ʒ/ (non si trova mai a inizio di parola): παχι Ψ ψ = /ɖ/: , ψυ βιψα

Ω ω = /ɔ/: , , ωρυ κωζα γωζαι

Ϝ Ϝ = /v/: , ϝια στραϝιαι

Ϙ ϙ = /j/ (si trova solo a inizio di sillaba): ϙαϙυ

Note: - Le lettere l/n/r quando sono raddoppiate indicano fonema intenso (in questo caso s è sempresorda), in contrapposizione alla corrispondenti lettere scempie, che indicano fonema debole: filu

e fillu, manu e mannu, karu e karru.- Il fonema /v/ nei vocaboli di diretta origine neolatina è frutto di lenizione derivando da /f/intervocalico, pertanto il suo suono è di norma scempio e non è mai iniziale; soltanto in alcuniprestiti sta in posizione iniziale o si pronunzia intenso: via 'vite' e avviai 'avvitare'. Considerata lanota precedente, sono perciò quattro i grafemi consonantici che si possono trovare scritti doppî.- La lettera s è scritta scempia anche quando si trova in posizione intervocalica, nella qualediviene intensa.- Le palatali /ʎ/ e /ɲ/ sono presenti in prestiti italici ed iberici, e tendono a mutarsirispettivamente nei gruppi /l:j/ e /n:j/, particolarmente in posizione pretonica e nei rari casi in cuisi trovano ad inizio di parola, mentre si mantengono meglio in posizione postonica: possonoessere dunque ritenuti allofoni. Poiché, soprattutto nelle parlate meridionali come il cagliaritano,tende a svilupparsi il passaggio ulteriore /li/ e /ni/ donde perciò havvi metafonesi, ci parepreferibile usare in tutti i casi i simboli -lli- (li- iniziale) e -nni- (ni- iniziale) piuttosto che altri, iquali indicherebbero gli autentici esiti palatali. Si veda questo esempio: il verbo atrophlliai

'sconvolgere, confondere' nelle forme con e tonico può mantenere il suono palatale (come in/atrɔpɛˈʎu/, prima persona singolare), ma in quelle con accento spostato nella sillaba successivaavviene il fenomeno sopra descritto (/atrɔpɛˈl:jaus/ o /atropel:iˈaus/ prima persona plurale eparticipio passato); lo stesso infinito può presentarsi presenta nelle forme /atrɔpɛˈʎai/, /atrɔpɛˈl:jai/ e /atropel:iˈai/, che corrisponde alla grafia sopra usata. Quando le due palatali sonopostoniche, invece, è normale il loro mantenimento, come in bànnia 'salsa' e sÕlliu 'sigillo'.Talvolta l'esito può essere privo dell'appendice approssimante (kullera 'cucchiaio' è piú usato dikulliera), ma la grafia scelta consente di evitare ambiguità omografiche: alliagai 'ulcerare' (daliaga /ˈlja:ɣa/) ma allagai 'allagare'.- Come fonema l'approssimante /w/ non è presente in campidanese, ma compare esclusivamentenei gruppi labiovelari /kw/ e /gw/: àkua, agkuantai. Anche in questo caso la tendenza è lavocalizzazione dell'elemento labiale, soprattutto in sillaba tonica.

Le vocali paragogiche non si scrivono mai, a meno che non si cristallizzino: krazi

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accanto a kras 'domani'; la loro scrittura è invece obbligatoria nelle forme verbaliche assumono enclitiche: bandidizindi '(che egli) se ne vada', pigintiziyu '(che essi)se lo prendano'.

Nessun polisillabo può terminare con lettere diverse da -a, -i, -u, -s, -d e -t (questeultime due soltanto nelle forme verbali di seconda e terza persona singolare eterza plurale); i monosillabi possono terminare anche in -e -w/ . Tra i polisillabi, si hanno rarissime eccezioni per alcuni nomi proprî edesclamazioni tronchi: XirikÎ 'Gerico', a òϙ 'orsú'. La tendenza costante vede infattil'inserimento di vocale paragogica: kafei, tei, perwu 'però', Lamatrwu accanto aLamatrÎ 'Lunamatrona'.

Accento

L'accento tonico si segna in tutte le parole tronche e sdrucciole: esso ha formafissa d'accento grave, perciò à, è, Õ, ì, ò, Î, ù.I polisillabi campidanesi sono piú frequentemente piani che sdruccioli, e, come s'ègià accennato, molto raramente tronchi; si può avere ritrazione d'accento sullaquartultima sillaba soltanto al plurale di sostantivi sdruccioli se si sviluppa vocaleparagogica: brìnkidus /ˈbriŋkiðuzu/, bÕrtulas /ˈbertulaza/. Nessuna formaverbale può invece essere pronunziata bisdrucciola, poiché l'accento della primapersona singolare è sempre sulla penultima sillaba, donde non si sposta: deukarrigu e non *kàrrigu (ch'è italianismo), deu spitsulu e non *spìtsulu (su

spìtsulu è il corrispondente sostantivo, che al plurale paragogico diventabisdrucciolo), dunque isus spitsulant e non *spìtsulant, isus karrigant e non*kàrrigant.

Sono tronchi gli imperativi cui s'accorpano pronomi personali enclitici: lasamì

'làsciami', phrdidì 'pèrditi', kastiainozì kastiaizì/ 'guardàteci', movhiozì movhizì/'movétevi'.

L'accento circonflesso non indica sillaba tonica, ma serve per esprimerecontrazione di i/u in ultima sillaba nella coniugazione di alcuni verbi; si usa ancheper certuni sostantivi. Si segna dunque:

• nei verbi almeno quadrisillabi in -iai, alle persone 1a, 2a, 3a sing. e 3a plur.del congiuntivo presente: bal^id /ˈba:liði/ '(che egli) soffra' (distinto da balid

'(egli) vale'). Se il verbo all'infinito è un trisillabo, la contrazione non avvienemai: gii da giai e krii da kriai;

• nei verbi in -kuai e -guai con /kw/ e /gw/ originarî, alla 1a p.s. dell'indicativopres.: jak^u /ˈʃaku/ '(io) risciacquo' (distinto dal sost. jaku 'disastro'). Il verbo

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kuai e il suo composto akuai hanno etimologia diversa e presentanosempre iato: kuu '(io) nascondo';

• nei verbi in -iri < -iere alle persone 2a, 3a sing. e 3a plur. del'indic. pres.: b^ide skr^id, ma se si ha un polisillabo tronco, si segna l'accento acuto: dhskrìd

'(egli) descrive', accanto alla forma non contratta dhskriid, e cosí pure arrìd

'(egli) ride'. Se il verbo è in -iri originario, non c'è contrazione e si scrive jid'(egli) sa';

• nei sostantivi e avverbî monosillabi tonici: per esempio di 'giorno' (siconfronti di aiqi 'cosí'), si 'sí' e nu 'nodo', ma mhrì 'pomeriggio'.

Fonologia

Il sistema fonematico si compone di trentadue fonemi indipendenti (senzacontare le tre intense /l:/, /n:/, /r:/).Le vocali sono sette: a, h, e, i, o, w, u. Si scriverà quindi: totu/totus, inxinnhri/inxinnhris; thmpus/tempus, proku/prwkus;meri/meris, mwnti/mwntis; si scriverà prhcu e xw aϙ , ma qhrhca < *qhrÕzia,skarhjus < *skarÕjidus, ko a ϙ < *kò uvaϙ : qui v'è stata riduzione di sillabe. Sinotino le variazioni vocaliche anche nelle coniugazioni verbali, come l'indicativopresente dei verbi 'credere' e 'aprire': kreu, kreis, kreid, krhhus, krhhis, kreint;wberxu, wberris, wberrid, obhrrhus, obhrrhis, wberrint. Prima della vocale finale, i u/ nel computo sillabico valgono sempre come unasillaba, dunque pÕrdiu 'perduto' e dromiu 'dormito', imbias '(tu) invii' e lìmpias '(tu)pulisci', axuad '(egli) aggioga' e avhrìguad '(egli) verifica'.

Tra le vocali e/o chiuse e aperte v'è opposizione fonematica: shu 'grasso dimaiale, sego' / seu '(io) sono' e 'cattedrale'; oru 'bordo, limite' / wru 'oro'. Ogni vocale può essere lunga o breve a seconda della sua posizione.Precisamente, sono lunghe le vocali poste in sillaba aperta nei seguenti casi:

• davanti a vocali; • davanti alle fricative b g d z v c/ / / / / e ai gruppi br gr dr vr/ / / ; • davanti alle continue scempie l n r/ / ; • davanti all'approssimante ϙ (che però talvolta si rafforza e abbrevia la vocale

precedente).Se due vocali sono vicine, fanno sempre parte di due sillabe diverse: faa 'fava',nuu 'nudo', boyhhyu 'piccolo circolo', phlhhsi '(che io) lottassi', peleendi 'lottando',skriidura 'scrittura', kumwwni 'grande canterano', koordinamhntu.

Note:

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- Il gruppo iϙ si trova solo al congiuntivo presente dei verbi in - aϙ i: apo iϙ '(che io) protegga'accanto alla forma semplificata apoi, dizma is ϙ '(che tu) svenga', ko intϙ '(che essi) sposino' oppurekoint (distinto da kwint 'cuociono'). - I gruppi consonantici non possono comprendere piú di tre elementi: in questo caso si ha sall'inizio e r alla fine del gruppo, e ciò anche a inizio di parola, come in skramentai, spramai estratallai.- La prostesi di vocalica in i- davanti ai gruppi consonantici che presentano s prima di consonanteè obbligatoria dopo l'articolo determinativo plurale, disusata al singolare, facoltativa dopoconsonante ma preferita in caso di gruppo complesso: sa skwla, is iskwlas, prus skwlas o prus

iskwlas, kun iskwlas piuttosto che kun skwlas.

Il medesimo fonema consonantico può ripetersi per numerose sillabe di seguito:su de ses suzus /sudɛˌzɛziˈzu:zuzu/ 'il sesto piano'.

Fonetica sintattica

I fenomeni che non si manifestano nella scrittura riguardano il legame tra unavocale finale e la seguente consonante iniziale di parola. Subiscono lenizione e sispirantizzano le seguenti sorde iniziali:

/f/ > /v//k/ > /ɣ//p/ > /β//s/ > /z//t/ > /ð/

/ʧe/ > /ʒe//ʧɛ/ > /ʒɛ//ʧi/ > /ʒi/

Dunque in fonetica sintattica su fillu diviene suvillu, su kani diviene sugani, su

pani diviene subani e cosí via.

Il fonema /ʧ/ davanti alle altre vocali non palatali si mantiene rafforzato; le altreconsonanti iniziali si rafforzano, fatta eccezione per /l/, /m/ e /n/, che restanoscempie. Le consonanti /b/ e /d/, meno spesso /g/, nelle parole neolatine eraramente nei prestiti, possono cadere: su bhntu diviene suhntu (accanto asubphntu), su didu diviene suidu (ma anche sudtidu) eccetera.L'articolo determinativo singolare su sa/ , poiché deriva da isu isa/ , rafforza -sdopo qualsisia vocale: de su tsiu è pronunziato desutsiu.La preposizione a (< AD) e la congiunzione e (< ET) rafforzano la consonanteseguente: a tui /aˈtui/, e kandu /eˈkaɳɖu/.

Altri notabili fenomeni di fonetica sintattica, che hanno riflesso nella grafia, sono i

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seguenti:I dimostrativi, obbligatoriamente dopo le prep. a e kun, e facoltativamente dopo laprep. pw e la cong. e, recuperano la vocale iniziale etimologica e si presentanodunque in forma non aferetica: a igustu, kun igusu, pw igusus pw kusus/ , e iguyu e/kuyu.L'articolo indeterminativo, dopo le prep. in e kun, pretende una consonanteeufonica -d: ind unu, kund una.

Interpunzione

Il trattino si usa nei composti con verbo seguito sostantivo o avverbio: interra-

mwrtus 'becchino' (plur. invariato), studa-fogu 'pompiere' (plur. studa-fwgus) kala-

kazu 'farfalla' (plur. kala-kazus); cosí pure quando il verbo è ripetuto andai qerri-

qerri 'ancheggiare', andai stòntona-stòntona 'barcollare'.Il punto esclamativo non si usa.Le interrogazioni sono seguite dal punto e virgola, alla maniera greca: seu twrraua dwmu, e jis a kini apu agatau> Il segno dei due punti si esprime col punto a mezza riga: bandu a mi krwkai< seu

kantsau.L'articolo indeterminativo s'elide sempre davanti a vocale: un' atru pipiu, un' atra

pipia.

A. Luca de Martini, Šacbān 1435 - Giugno 2013