Ritratto di Cimabue - dcuci.univr.it · DANTE (Purgatorio XI, 94-96):
Il BATTISTERO di Firenze - Liceo Michelangiolo · alcune parti del Paradiso, il Maestro della...
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ALTERNANZA SCUOLA LAVORO classe IV E Il Nuovo INVITO ALL’ARTE A.SC. 2017-18
Lezione del 21 febbraio 2018
Alunne
Alice Stanghellini – Francesca Vannucchi Liceo Classico Michelangiolo
Il BATTISTERO di Firenze
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"Non mi parean [i fori] men ampi né maggiori
che que' che son nel mio bel San Giovanni,
fatti per loco de' battezzatori"
(Dante Alighieri, Divina Commedia, Inf., XIX canto,vv.16-18)
INDICE
La piazza…...………………………………………………….. pag 3
Il Battistero- storia ed esterno……….………………………… pag 4
Le porte del Battistero…………………………………………. pag 5
L’interno del Battistero………………………………………... pag 7
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LA PIAZZA
Storia
IL BATTISTERO
Il centro della vita religiosa
dei fiorentini è situato, da
ormai 1600 anni, nello
spazio posto all’angolo
nord-est dell’antica
Florentia romana,
suddiviso tra piazza San
Giovanni e piazza del
Duomo. Qui si trovano il
Battistero di San Giovanni
e la cattedrale di Santa
Maria del Fiore, con gli
scavi di Santa Reparata, il
campanile di Giotto e il
museo dell’Opera del
Duomo.
La piazza ospita inoltre memoriali religiosi e civici, tra i
quali la Colonna di San Zanobi, eretta nell’inverno del
1384 nel punto in cui, durante il trasferimento del corpo
del santo dalla chiesa di San Lorenzo all’antica cattedrale
di Santa Reparata, un olmo secco rifiorì, sfiorato dalla
bara contenente le spoglie.
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Storia e datazione Il Battistero dedicato a San Giovanni Battista, patrono della città di Firenze, sorge di
fronte alla Cattedrale di Santa Maria del Fiore, in piazza San Giovanni. È una delle
chiese più antiche di Firenze e costituisce, insieme alla Basilica di S. Miniato a
Monte, il maggiore edificio romanico della città. La facciata principale è rivolta verso
il Duomo, mentre l’abside si trova verso ovest. Venne costruito tra l’XI e il XII
secolo, per accogliere degnamente il fonte Battesimale della Cattedrale; nel corso del
XIII secolo venne poi ampliato e decorato.
Questa struttura così affascinante, in cui si fondono fede, storia e arte, ha creato non
pochi problemi per quanto riguarda la sua datazione.
I fiorentini del Medioevo credevano che il Battistero fosse un edificio antico,
risalente al periodo romano della città: erano convinti che si trattasse di un tempio
pagano trasformato in chiesa. Gran parte del rivestimento marmoreo del Battistero,
infatti, così come i numerosi frammenti, le iscrizioni antiche, e le colonne che
sorreggono la trabeazione, provengono dalle rovine della Florentia romana.
Il monumento che vediamo oggi è il frutto dell'ampliamento di un primitivo
Battistero, risalente al IV-V secolo.
Struttura ed esterno
Pianta del Battistero di Firenze
La pianta è ottagonale, ed ogni faccia è suddivisa in nove settori da strutture verticali
e orizzontali. Esternamente sono presenti tre livelli, separati tra loro da trabeazioni
classiche: 1)lesene, 2)colonne sormontate da arcate al cui interno sono inserite le
finestre, 3) lesene leggere. L’involucro perimetrale è interamente rivestito da un
suntuoso paramento di marmi vivacemente contrastanti, bianco di Carrara e verde di
Prato. L’ordine inferiore è giocato su elementi rettilinei: lesene e semi pilastri
reggono una trabeazione che gira tutt’intorno, mentre il marmo di Prato disegna due
serie di rettangoli di dimensioni degradanti verso l’alto. Nell’ordine superiore prevale
la linea curva, per la presenza di arcate su semi pilastri a sezione ottagonale e di
finestre classicheggianti, in parte centinate, in parte sormontate da un timpano. Sopra
una seconda trabeazione, conclude la sequenza degli ordini un alto attico.
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Disposizione simmetrica degli ordini architettonici e dei marmi colorati sulle facciate del Battistero
Le porte
Nel perimetro si aprono tre porte, sui lati est, nord e sud della piazza.
Porta Sud
La più antica è la Porta Sud, realizzata
tra il 1330 e il 1336 dallo scultore
Andrea Pisano. Essa mostra nei venti
scomparti superiori gli episodi della vita
del Battista, nei restanti otto le Virtù
cristiane.
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Porta Nord
Infine la Porta Est, che Michelangelo denominò la “Porta del Paradiso”, è un
capolavoro, ormai pienamente rinascimentale, realizzato dal Ghiberti e dai suoi
aiutanti, tra cui Luca della Robbia. Ghiberti e la sua bottega ottennero la
commissione della porta con il famoso Concorso del 1401, al quale partecipò anche il
Brunelleschi. La struttura cambia completamente: i riquadri sono solo 10, cinque per
ogni battente, incorniciati da una sequenza continua di testine, motivi floreali e
nicchie che a loro volta contengono statuine di Profeti e Sibille. Il programma
iconografico, dedicato alle storie del Vecchio Testamento, è ideato da Leonardo
Bruni, umanista e cancelliere della Repubblica. La Porta del Paradiso diventa così il
capolavoro del Ghiberti, che unisce in quest'opera tutta la sua abilità di orafo e di
scultore, combinando effetti prospettici e pittorici grazie alle lumeggiature in oro, non
semplice rivestimento prezioso ma parte integrante della composizione.
Porta del Paradiso, Ghiberti
La Porta Nord fu la seconda ad essere
realizzata. Impostata come la prima,
rappresenta nelle venti formelle superiori
scene del Nuovo Testamento e nelle otto
formelle inferiori gli Evangelisti e i quattro
Padri della Chiesa.
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INTERNO
L'interno è a pianta ottagonale. La decorazione interna è ispirata agli edifici romani,
come il Pantheon, con un ampio uso di specchiature marmoree policrome.
L’architettura romanica dell’interno (ripresa dal Colosseo), in relazione con quella
esterna, è suddivisa in tre fasce orizzontali: la più alta è coperta dalla cupola, mentre
la fascia mediana è occupata dai matronei. Inferiormente, le pareti sono suddivise
verticalmente in tre zone per mezzo di lesene e di colonne monolitiche in granito e in
marmo cipollino di spoglio (come gran parte dei marmi del rivestimento), con
capitelli dorati che reggono l'architrave. Le pareti, sia interne che esterne, tripartite da
colonne, presentano un rivestimento marmoreo a due colori, alternati in fasce e altre
forme, quello bianco di Carrara e quello verde di Prato. Sopra le bifore, si trovano
tarsie geometriche, databili a prima del 1113.
Il fonte battesimale in origine
occupava il centro del pavimento,
dove adesso si trova un ottagono in
cocciopesto. Il pavimento presenta
tarsie marmoree di grande pregio,
di gusto orientalizzante, con motivi
geometrici, spesso legati ad animali
di fantasia, ispirati ai tessuti
provenienti dal Mediterraneo
meridionale e orientale. Essi furono
realizzati con ogni probabilità dalle
stesse maestranze che lavorarono
anche, fino al 1207, nella basilica
abbaziale di San Miniato al Monte,
altro importante esempio del romanico fiorentino.
Entrando all'interno del Battistero, il visitatore noterà che uno dei bellissimi riquadri
in marmi intarsiati del pavimento - quello verso la Porta del Paradiso - riporta il
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disegno, commissionato da Strozzo Strozzi, di una ruota con i dodici segni dello
zodiaco, centrata da un sole, intorno cui corre una frase palindroma (identica in
entrambi i sensi di lettura), che celebra l’astro maggiore come centro e motore
dell’universo:
"en giro torte sol ciclos et rotor igne”.
In effetti, i cronisti e gli storici del passato tramandano che, prima che il Battistero fosse sormontato
dall’attuale lanterna e che fosse riorganizzato il tappeto marmoreo del pavimento con conseguente
spostamento dello zodiaco (XIII secolo), da un foro nella copertura penetrasse un raggio di sole che
ogni 21 giugno cadeva esattamente sull’immagine del cancro, in uno spicchio dello zodiaco, ad
inaugurare l’estate nel giorno del suo solstizio.
L’altare maggiore
L'altare maggiore è in stile neoromanico e venne creato da Giuseppe Castellucci ai
primi del XX secolo, recuperando frammenti originali e sostituendo il precedente
altare barocco di
Girolamo Ticciati, con
un gruppo scultoreo
raffigurante il Battesimo
di Cristo e angeli (1732,
oggi esposto nel Museo
dell'Opera del Duomo).
Davanti all'altare, una
grata lascia intravedere i
sotterranei, in cui si
trovano gli scavi della
domus romana, con
pavimenti a mosaici
geometrici, venuta alla
luce durante gli scavi del
1912-1915.
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La cupola e i suoi mosaici
La cupola è suddivisa in otto spicchi, che convergono in un unico punto (il centro
della forma ottagonale), dove è situata la lanterna, primaria fonte di luce. Essa è
caratterizzata da una serie di mosaici, sotto ai quali si trovano i relativi disegni,
chiamati sinopie.
I mosaici più antichi sono quelli della volta dell'abside: vennero realizzati a partire
dal 1225 dal frate francescano Jacopo. Al centro, entro una struttura a ruota decorata
con elementi vegetali, è raffigurato l'Agnus Dei circondato dalla Madonna e da
Apostoli e Profeti; ai due lati, San Giovanni Battista in trono (a sinistra) e la
Madonna col Bambino in trono (a destra).
Il mosaico è una tecnica bizantina di composizione pittorica ottenuta mediante
l'utilizzo di frammenti di materiali (tessere) di diversa natura e colore (pietre, vetro,
conchiglie), che può essere decorata con oro e pietre preziose. Fu utilizzata in epoca
rinascimentale, per il fatto che Firenze era una città molto fiorente in quel periodo e si
poteva permettere anche tecniche artistiche più costose. Inoltre, essendoci ancora nel
1200 analfabeti o persone che non possedevano biblioteche private, i mosaici
all’interno del Battistero avrebbero comunque permesso a tutti di venire a
conoscenza della storia di Cristo. Questi quindi sarebbero uno dei tanti esempi
artistici per cui si può affermare che l’arte è biblia pauperum.
Il rivestimento a mosaico su fondo dorato della cupola fu impresa difficile e
dispendiosa; i lavori iniziarono forse intorno al 1270 e si conclusero agli inizi del
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secolo successivo. Su una fascia superiore sono raffigurate le Gerarchie angeliche; su
tre degli spicchi è raffigurato il Giudizio universale (a cui si ispirerà poi
Michelangelo), dominato dalla grande figura del Cristo giudice, in esatta
corrispondenza con l’altare: sotto i suoi piedi avviene la resurrezione dei morti, alla
sua destra i giusti sono accolti in cielo dai patriarchi biblici, mentre alla sua sinistra si
trova l'inferno con i suoi diavoli.
Gli altri cinque spicchi sono suddivisi in altri quattro registri orizzontali, dove sono
raffigurate a partire dall'alto: Storie della Genesi, Storie di Giuseppe, Storie di Maria
e di Cristo e Storie di San Giovanni Battista. Furono impiegate, secondo alcuni,
maestranze veneziane, coadiuvate sicuramente da importanti artisti locali che
fornirono i cartoni, come Coppo di Marcovaldo, autore dell'Inferno, Meliore per
alcune parti del Paradiso, il Maestro della Maddalena e Cimabue, cui sono attribuite
le prime Storie del Battista, patrono di Firenze.
I mosaici dei matronei furono eseguiti tra il 1300 e il 1330 e raffigurano, sulle pareti
e sulla volta, Angeli e Santi. Al di sopra delle bifore del matroneo, nell'aula, entro i
relativi riquadri, si trovano mosaici con Santi (attribuiti a Lippo di Corso, fine del
XIV secolo) e Profeti e Patriarchi (Gaddo Gaddi, fine del XIII secolo).
Monumento sepolcrale all’antipapa Giovanni XXIII
Giovanni XXIII, al secolo Baldassarre Cossa, fu una delle figure più controverse tra
gli antipapi. Riconosciuto da molti come vero papa, venne deposto in maniera
controversa nel concilio di Costanza del 1415 da dove fuggì e venne imprigionato in
Germania. Fu liberato grazie al pagamento del riscatto da parte di Giovanni di Bicci
de' Medici e, deposto definitivamente il triregno, fu ospitato a Firenze da Cosimo il
Vecchio, che lo aiutò a ottenere almeno il titolo cardinalizio, che venne concesso da
Martino V in segno di conciliazione.
Morì nel 1419, ma prima aveva incaricato quattro emeriti cittadini, Bartolomeo di
Taldo Valori, Niccolò da Uzzano, Vieri Guadagni e lo stesso Giovanni de' Medici, di
occuparsi della sua sepoltura, da collocarsi in un monumento in una chiesa fiorentina
a loro scelta. La preferenza per il battistero di San Giovanni venne formalizzata nel
1422, dopo l'autorizzazione dell'Arte di Calimala che ne aveva il patronato, andando
così a confermare la predilezione del Cossa stesso per questo luogo, che aveva
beneficiato con diverse donazioni.
Non si conosce la data esatta di inizio dei lavori, ma la si colloca, per le parti
principali, al 1426.Nel 1431 Martino V fece correggere l'iscrizione tombale, facendo
aggiungere la parola "quondam" a "papa", cioè "già" papa (perché al momento della
morte non lo era più). Il monumento, con il suo sviluppo in verticale e dall'aspetto
teatrale, fece da modello per numerosi altri monumenti funebri, come quelli, per
restare in ambito fiorentino, nella basilica di Santa Croce.
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Il monumento è collocato tra due colonne a destra dell'altare maggiore. È concepito
come una serie di strutture sovrapposte, con il feretro scolpito sulla tomba vera e
propria. La composizione sarà poi ripresa da Bernardo Rossellino nella tomba di
Leonardo Bruni.
Partendo dal basso si incontra uno zoccolo decorato da modanature e da un fregio con
cherubini, festoni e ghirlande. Seguono tre nicchie a conchiglia con i bassorilievi
della Fede, la Carità e la Speranza, tre virtù teologali. Sopra di esse, quattro mensole
intervallate da stemmi araldici, reggono il sepolcro vero e proprio, con due putti
seduti a fianco dell'iscrizione dedicatoria:
(LA)
« Ioannes quondam papa XXIII - Obiit
Florentie Anno Domini MCCCCXVIIII
XI Kalendas Ianuarii »
(IT)
« Giovanni XXIII, un tempo Papa, morì
a Firenze nell'Anno del Signore 1419, 11
giorni prima delle calende di gennaio »
(Lapide sul sepolcro)
Da notare lo stemma centrale, che è quello pontificio, riferendosi esplicitamente
all'esercizio del papato da parte del defunto. La lapide non manca di ricordare lo
status di "ex" papa, anche perché la sua sepoltura nella chiesa non creasse alcun
conflitto con la Curia Romana. Sopra il sarcofago si trova la statua in bronzo dorato
di Giovanni XXIII, sicura opera di Donatello. Il religioso è rappresentato adagiato su
un lettino con un ricco drappo nero (in bronzo) e un cuscino con nappe. Abbigliato in
un sontuoso abito cardinalizio (con mitria, guanti e mantello), ha il capo reclinato
lateralmente e il volto espressivamente corrucciato, ma non eccessivamente, infatti
pare come addormentato. La statua è coperta da un baldacchino marmoreo che
disegna una cuspide, al di sotto della quale si trova una lunetta in forma di conchiglia
con una raffigurazione della Madonna col Bambino, pure di mano di Donatello. Il
tendaggio è decorato da melograni, simbolo di eternità. Il bronzo del ritratto del
defunto è lavorato con grande maestria, le pieghe della veste evocano la morbidezza
della stoffa, ma le increspature sottolineano la vivacità inquieta tipica delle migliori
opere di Donatello.