Il Quattrocento a Firenze - Liceo Michelangiolo...LEON BATTISTA ALBERTI (1404-1472) [Brunelleschi=...

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Il Quattrocento a Firenze (fino all’età del Magnifico esclusa) (STORIA DELL’ARTE CLASSI IV B, C, E - prof.ssa M. Lisa Guarducci) FIRENZE: Cosimo il Vecchio→ Palazzo Medici: Michelozzo; Convento di S. Marco: Michelozzo; Beato Angelico ARCHITETTURA: Leon Battista Alberti→ i Trattati; Palazzo Rucellai e S. Maria Novella SCULTURA: Luca della Robbia; Mino da Fiesole; Desiderio da Settignano; Bernardo Rossellino PITTURA: Paolo Uccello; Filippo Lippi; Domenico Veneziano; Andrea del Castagno FIRENZE Cosimo il Vecchio→ Palazzo Medici: Michelozzo (1396 -1472) Convento di S. Marco: Michelozzo; Beato Angelico BEATO ANGELICO, predella con facciata di S. Marco e convento originari Il chiostro di Michelozzo La biblioteca di Michelozzo a 3 navate→ prototipo 400esco MICHELOZZO ebbe una formazione artistica in equilibrio tra lo stile gotico e l’arte di Brunelleschi. Proprio la capacità di combinare queste due correnti gli diede un ruolo fondamentale nella diffusione del linguaggio architettonico rinascimentale. Nel convento domenicano di S. Marco interpreta con maturità e rigore i modelli brunelleschiani, con volumi esattamente definiti e liberamente articolati e chiarezza degli spazi interni delle celle e della biblioteca. Per Cosimo realizzò anche le ville del contado, come quelle di Cafaggiolo e del Trebbio. Fu anche scultore.

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Il Quattrocento a Firenze

(fino all’età del Magnifico esclusa) (STORIA DELL’ARTE CLASSI IV B, C, E - prof.ssa M. Lisa Guarducci)

FIRENZE: Cosimo il Vecchio→ Palazzo Medici: Michelozzo; Convento di S. Marco: Michelozzo; Beato Angelico ARCHITETTURA: Leon Battista Alberti→ i Trattati; Palazzo Rucellai e S. Maria Novella SCULTURA: Luca della Robbia; Mino da Fiesole; Desiderio da Settignano; Bernardo Rossellino PITTURA: Paolo Uccello; Filippo Lippi; Domenico Veneziano; Andrea del Castagno

FIRENZE

Cosimo il Vecchio→

Palazzo Medici: Michelozzo (1396 -1472)

Convento di S. Marco: Michelozzo; Beato Angelico

BEATO ANGELICO, predella con

facciata di S. Marco e convento

originari Il chiostro di Michelozzo

La biblioteca di Michelozzo a 3 navate→

prototipo 400esco

MICHELOZZO ebbe una formazione artistica in equilibrio tra lo stile gotico e l’arte di Brunelleschi. Proprio la capacità di combinare queste due correnti gli diede un ruolo fondamentale nella diffusione del linguaggio architettonico rinascimentale. Nel convento domenicano di S. Marco interpreta con maturità e rigore i modelli brunelleschiani, con volumi esattamente definiti e liberamente articolati e chiarezza degli spazi interni delle celle e della biblioteca. Per Cosimo realizzò anche le ville del contado, come quelle di Cafaggiolo e del Trebbio. Fu anche scultore.

BEATO ANGELICO (1395ca.-1455)

BENOZZO GOZZOLI (1420-1497)

Annunciazione, Cortona, 1433 Annunciazione, ingresso al dormitorio, S. Marco, 1440 ca.

Annunciazione, cella, S. Marco, 1440 ca.

L’ANGELICO fu tra i primi a comprendere la portata della nuova visione

architettonica di Brunelleschi e di quella pittorica di Masaccio,

interpretandole da uomo di chiesa qual era come ritorno a una semplicità

e a una purezza antiche. Al rigore spaziale aggiunge una luce razionale,

nitida e lucida come quella fiamminga, che esalta i colori splendenti, puri,

ravvivati da un uso sapientissimo dei tocchi d’oro (n.b. formazione da

miniatore del pittore). Nell’antico convento di S. Marco, in armonia con il

pensiero medievale che considerava la pittura uno straordinario mezzo

educativo (Biblia pauperum) l’Angelico dipinge nelle celle episodi

evangelici, nei quali elimina tutti i compiacimenti descrittivi e decorativi e

si concentra sulla semplicità delle composizioni, sul rigore iconografico.

Nel 1446 è a Roma con il giovane allievo BENOZZO GOZZOLI, chiamato da

Eugenio IV per decorare la cappella maggiore di San Pietro, andata

distrutta. Resta invece intatta la decorazione della Cappella Niccolina,

affrescata per volere del papa Niccolò V.

Nel fastoso e solenne viaggio dei Magi, rappresentato da

BENOZZO GOZZOLI nella cappella di Palazzo Medici (1460

ca.), assistiamo alla celebrazione della famiglia dei

Medici. Un saldo impianto prospettico tiene insieme la

ricchezza dei particolari, il gusto della narrazione

mondana e fiabesca, un insolito effetto di magnificenza

(l’artista utilizzò materiali rari e costosi, lapislazzuli,

lacche, oro). I volti dei personaggi - ritratti dei Medici, di

loro alleati, collaboratori, ospiti illustri -, l’ambiente

naturale, gli animali anche esotici, i costumi, le oreficerie,

invitano l’osservatore a sostare sugli infiniti dettagli e

ammirarne la preziosità e la descrizione vivace e minuta.

LEON BATTISTA ALBERTI (1404-1472)

[Brunelleschi= architetto-ingegnere Alberti= architetto-designer]

Formazione umanistica. Nel 1432: abbreviatore apostolico (scrive i Brevi= documenti ufficiali).

Lavorò per i Gonzaga a Mantova, i Malatesta a Rimini, i Rucellai a Firenze.

Fervente sostenitore del volgare, fu autore di importanti trattati: il De Pictura (la pittura è vista

non solo come tecnica manuale ma come ricerca intellettuale e culturale; compare la prima

trattazione della prospettiva); il De re aedificatoria ( sul modello del De architectura di Vitruvio;

stampato a Firenze con dedica al Magnifico e prefazione di Agnolo Poliziano); il De statua (prima

definizione della scultura: per via di porre – es. creta, cera→ opera dei modellatori; per via di

levare –es.pietra, marmo→ opera degli scultori – ad essa apparterrà Michelangelo). Inoltre: il De

Familia (dialogo all’interno degli Alberti; convinzione che l’uomo sia faber fortunae suae attraverso

esercizio di virtù, operosità, volontà e ragione); la Descriptio urbis Romae (primo tentativo

moderno di una ricostruzione della topografia di Roma antica).

La facciata di S. Maria Novella: “il primo grande

esempio di eurythmia classica del Rinascimento”

(Franco Borsi)

Il Tempio Malatestiano, mausoleo della famiglia per volere di

Sigismondo Pandolfo, dal 1447

Palazzo Rucellai, pertic., ed il Tempietto del S.Sepolcro, realizzati per

l’amico Giovanni tra il 1446 ed il 1467

La vela al vento =

impresa personale

di Giovanni Rucellai

SCULTURA

Dalla dolce, moderna umanità di ← LUCA DELLA ROBBIA (1400-1482) (Madonna della mela) trarrà ispirazione il giovane RAFFAELLO → (Madonna

del Granduca). Sono state le terrecotte invetriate, invenzione tecnica di Luca della Robbia, a contribuire alla diffusione del linguaggio rinascimentale: la riproducibilità seriale non ne pregiudicava infatti la qualità, pur avendo costi modesti. L’artista elaborò numerosi modelli di Madonne destinati alla devozione domestica.

Gli scultori fiorentini mettono in scena una galleria di umanità variegata e moderna: consapevole della propria ‘virtus’ come un condottiero romano, nel Piero dei Medici di MINO DA FIESOLE (1429-1484); spontanea e addolcita dalla grazia come la Marietta (?) Strozzi e il Bambino che ride di DESIDERIO DA SETTIGNANO (1428-1464)

←BERNARDO ROSSELLINO, Monumento funebre di Leonardo Bruni, 1450 ca. Si passa dalla tomba pavimentale diffusa nel Medioevo a questa parietale, del tipo ad arcosolio ("arcosolium" ovvero "sepolcro arcato”), segno del valore attribuito all’uomo moderno. In caratteri capitali, e non più gotici, si legge l’epigrafe: «Postquam Leonardus e vita migravit/Historia luget, Eloquentia muta est/ferturque Musas tum Graecas tum/latinas lacrimas tenere non potuisse».

Il prestigio goduto fin dagli anni giovanili da Mino da Fiesole ( fu ritrattista dei figli di Cosimo il Vecchio, Piero e Giovanni) ne fa l’antesignano del nuovo genere dei busti-ritratto. I Medici ebbero un culto personale per i protagonisti della storia antica che li spinse a raccogliere medaglie, frammenti e teste antiche.

←Desiderio da Settignano fu l’inventore di profili marmorei di imperatori romani e donne illustri, come attesta un

pagamento del 1455 per dodici teste “di Cesari”: una serie mai terminata, la prima dalla fine dell’antichità. La tipologia

– destinata a interni di palazzi, sale, cortili o studioli – conobbe immensa fortuna.

PITTURA

PAOLO UCCELLO (1397-1475)

↑UFFIZI 4

LONDRA↑ 5 LOUVRE↓6

PAOLO UCCELLO è un’importante artista di

transizione: accoglie pienamente la

rivoluzione rinascimentale della prospettiva

(il Vasari riferisce questa sua affermazione:

« Oh che dolce cosa è questa prospettiva! »)

e della centralità dell’uomo, con il gusto

fiabesco ancora gotico cortese (nei dettagli

naturalistici, nella minuziosa descrizione

delle armature e dei cavalli, nell’uso

decorativo e irreale del colore). Sempre il

Vasari sostiene che Paolo Uccello «non ebbe

altro diletto che d'investigare alcune cose di

prospettiva difficili e impossibili»,

sottolineando il suo tratto più

immediatamente distintivo, cioè l'interesse

quasi ossessivo per la costruzione

prospettica.

1 2 3

1. Studio prospettico di calice

2. Monumento all’Acuto, Duomo

Firenze

3. S. Giorgio e il Drago, Londra

4,5,6. Battaglia di S.Romano, 1438

FILIPPO LIPPI (1406-1469)

←Cappella Maggiore del Duomo di Prato (1452-65)

[Storie di S. Stefano e del Battista]

Banchetto di Erode

Botticelli, Primavera, partic.↓

« Fu fra Philippo gratioso et ornato et artificioso sopra modo: valse molto nelle composizioni et varietà, nel colorire, nel rilievo, ne gli ornamenti d'ogni sorte, maxime o imitati dal vero o finti » (Cristoforo Landino). Personalità inquieta, divisa tra passione e condizione di religioso (prese i voti nella chiesa del Carmine dove poté vedere Masaccio al lavoro sui ponteggi della Cappella Brancacci), compì un percorso artistico improntato a una continua sperimentazione: dalla lezione masaccesca alla sapiente spazialità prospettica brunelleschiana, ai valori di luce e colore dell'Angelico. In seguito il suo stile si sviluppò verso una predominanza della linea di contorno ritmica, con figure eleganti, in pose ricercate e dinamiche, su sfondi scorciati arditamente in profondità. Alla sua bottega si formò Sandro Botticelli.

Madonna col Bambino e Angeli, Uffizi, 1465

DOMENICO VENEZIANO (1410-1461)

ANDREA DEL CASTAGNO (1421ca.-1457)

Cenacolo di S.Apollonia↑ Serie degli Uomini e Donne illustri Donatello, S.Giorgio ↓ Monumento a Niccolò da Tolentino↓ Pippo Spano↓

Il suo stile personalissimo fu influenzato da Masaccio e Donatello, dei quali sviluppò in particolare la resa prospettica, il chiaroscuro

plastico, con esiti quasi scultorei che drammatizzò con l'uso di tinte scure, e il realismo delle fisionomie e dei gesti, con esiti

espressionistici. Di particolare interesse la serie di Uomini e Donne illustri (9 in tutto) per Filippo Carducci. Il ciclo è il più antico

esempio pervenutoci di celebrazione degli uomini illustri in chiave profana, civile e umanistica ( valore delle virtù morali degli

uomini innalzati a una dimensione eroica). Se fino ad allora i personaggi erano tratti dalla Bibbia e dalla mitologia, quindi modelli

astratti e fuori dal tempo, qui vengono scelti: per la politica personaggi del passato prossimo di Firenze, ancora vivi nella memoria

(Pippo Spano; Farinata degli Uberti; Niccolò Acciaioli) e per i letterati Dante, Petrarca e Boccaccio.

Pala per la chiesa di Santa Lucia de' Magnoli (Sacra Conversazione), 1445 ca. Veneziano d’origine, a Firenze tra il 1441 ed il ’45 realizzò affreschi (perduti) in S.Egidio, con l’aiuto del giovane Piero della Francesca che da lui erediterà la luce tersa e cristallina della tradizione veneziana. In questa che è la sua opera più celebre, il pittore mostra di aver pienamente compresa la lezione prospettica dei fiorentini, armonizzandola con la luminosità naturalistica della sua terra d’origine.