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Veduta Il Bacino Idrografico dell’Alto Biferno

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Veduta

Il Bacino Idrografico dell’Alto Biferno

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Carta delle grandi falde freatiche d’Italia

Falda freatica della Vallata di Bojano

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L’area

Il Bacino idrografico dell’alto Biferno qui considerato si identifica nel complessomorfologico, stratigrafico-strutturale e idrologico dell’alto Biferno le cui acque siconvogliano nella Vallata di Bojano. L’areale, esteso circa 260 chilometri quadrati,regolato nel ciclo idrologico globale (Ciclo Idrologico pag. 23), è delimitato dallospartiacque di superficie dei versanti

- Centro-settentrionale del Massiccio del Matese che dalla linea di displuvioMonte Mutria- La Gallinola- Monte Miletto- Colle di Mezzo-MontePatalecchia-Sella di Pastena degrada nella Vallata di Bojano;

- Sud-orientale dei monti di Castelpetroso, S.Angelo in Grotte eMacchiagodena;

- Meridionale dei rilievi collinari di S.Elena Sannita, Spinete, Colledanchisee Vinchiaturo pro parte.

Il Bacino è configurato dalle seguenti descrizioni:- Le unità morfologiche,- Le unità tettoniche,- Le unità stratigrafiche,- Le unità idrologiche.

Riferimenti bibliografici: P.Barazzuoli et alii, 1984; C.F.Boni et alii, 1986; Cassa per ilMezzogiorno, 1959; G.Castaldo, 1965; P.Celico, 1978; 1988; P.Celico et alii, 1984;M.Civita, 1969; 1973; A.Corniello et alii, 1988; M.Gortani, 1961; A.Lazzari, 1950;L.Masoni, 1930; V.Messina, 1966; J.Moutan, 1970; Min. LL PP; M.Pinna, 1989;Pl.Ruggiero,1926; L.Selmo,1930.

Riferimenti cartografici:- Carta Geologica d’Italia, Scala 1:100.000

Foglio 161, Isernia,Foglio 162, Campobasso.

- I.G.M.I. Carta Topografica d’Italia, Scala 1:50.000Foglio 404, Isernia,Foglio 405, Campobasso.

- I.G.M., Carta Topografica d’Italia, Scala 1:25.000F. 161, Tav. I SE, Macchiagodena,F. 161, Tav. II NE, Roccamandolfi,F. 162, Tav.III SO, Cusano Mutri,F. 162, Tav.III NO, Bojano,F. 162, Tav.IV SO, Baranello.

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Bacino idrografico dell’Alto Biferno (delimitato in blu)

Entità idro-morfologiche:

Monti di Castelpetroso - S.Angelo - MacchiagodenaRilievi di tipo collinare di nord-est

Vallata di BojanoMatese centro-settentrionale

Foglio 161 - Isernia (pro parte)

Carta geologica d’Italia. Scala 1:100.000

Foglio 162 - Campobasso (pro parte)

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Le unità morfologiche

La morfologia distingue nel Bacino - l’ Unità del Matese centro-settentrionale,- “ della Montagna di Castelpetroso-Macchiagodena,- “ delle Colline di nord-est,- “ della Vallata di Bojano.

Il Massiccio del Matese e l’area centro-settentrionale

Il Matese rappresenta l’unità morfo-geo-idrologica più importante del Bacino,oltretutto per i suoi notevoli e maggiori apporti idrici, e, pertanto, ne viene quidata una più completa descrizione.

I Monti che lo costituiscono si configurano in un massiccio carbonatico che siestende in forma rettangolare molto irregolare da NNW a SSE per una lunghezzadi circa 50 Km tra la media Valle del Volturno e l’alta Valle del Tammaro, ed unalarghezza media di circa 20 Km, occupando pertanto una superficie di circa 1.000km2; è delimitato dal fiume Biferno con gli affluenti Rio e Quirino, e dal fiumeVolturno con gli affluenti di sinistra Cavaliere, Titerno e Calore.

La morfologia (dal greco morphè, forma, e logos, discorso) descrive qualitativamente le forme delrilievo terrestre.La morfometria (dal greco morphè, forma, e metron, misura ) descrive quantitativamente le formedel rilievo terrestre

La morfologia terrestre o geomorfologia (dal greco gea, terra, morphè, forma, e logos, discorso)- studia le forme del rilievo terrestre, sia dal punto di vista qualitativo, sia dal punto di vista quantitativo; - è una sottodisciplina della Geografia fisica, molto vicina alla Geologia;- è correlata con altre discipline quali, ad esempio, la Geofisica, la Geodinamica, la Geochimica.

La Stratigrafia (da strato e dal greco graphein, descrizione) è la disciplina della Geologia che stu-dia la natura e le caratteristiche degli strati di terreno che costituiscono una sequenza.

La Tettonica (dal greco tectonicos, edificato) è la scienza che studia le forme della crosta terrestre, lecause che le hanno determinate e le relative trasformazioni future possibili.

Cartografia ricorrente:- Carta geologica d’Italia, scala 1:100.000, Fogli 161 (Isernia), 162

(Campobasso), 172 (Caserta), 173 (Benevento);- I.G.M.I. Carta Topografica d’Italia, scala 1:50.000, Fogli 404, 405, 418,419;- I.G.M. Carta Topografica d’Italia, scala 1:25.000, 14 tavolette.

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Il gruppo montuoso, imponente per altimetrie e forme (sui suoi fianchi si elevanorilievi ripidi ed impervi), si distingue nei versanti

- Sud-occidentale (versante Tirreno) che fa parte della regione Campania con leprovince di Caserta e Benevento, per 5/6 dell’intera superficie del Matese;

- Nord-orientale (versante Adriatico) che fa parte della regione Molise con leprovince di Isernia e Campobasso, per 1/6 dell’intera superficie del Matese.

Sulla direttrice dello spartiacque, che separa pressappoco i due versanti degra-danti in serie di vallate allungate, rispettivamente l’una verso sud-ovest (regioneCampania), l’altra verso nord-est (regione Molise), si allineano le cime più alte,Monte Miletto (2050 m), La Gallinola (1923 m), Monte Mutria (1823 m). Numerosialtri rilievi di oltre 1000 metri di altezza ciascuno si collocano ai margini delle valli.

Un grande avvallamento decorre nel versante Campano, parallelamente allospartiacque, dalla strada provinciale che da Pietraroja giunge a Bocca della Selva,poi al Lago del Matese, procede lungo la valle del Lete, giunge al Lago di Gallo edinfine corre lungo il Sava fino a Torcino sul Volturno.

Nella depressione scorre il fiume intramontano Lete che nasce da Campo delleSecine, forma il lago artificiale di Letino, poi si inabissa in un inghiottitoio lungo circadue chilometri, per riapparire nei pressi di Fontegreca. Il Lago artificiale di Gallo, gene-rato da sorgive e brevi corsi d’acqua montani, alimenta un impianto idroelettrico.

Altro bacino artificiale di ritenuta idrica, di prossima utilizzazione, è sbarratodalla Diga dell’Arcichiaro, alimentato dagli acquiferi del Quirino e del versante set-tentrionale di Monte Mutria.

La morfologia montana, con una altitudine media di circa 750 metri, presentanumerosissimi rilievi con pareti scoscese, gole fortemente incavate, pianalti estesie valli allungante fino a migliaia di metri con fondi pianeggianti.

La depressione maggiore, dove si forma il Lago del Matese, identifica un poljeche si sviluppa per una lunghezza di circa nove chilometri ed una larghezza mas-sima di circa 1500 m.

Altre valli montane di notevole interesse geomorfologico e paesaggistico sonoCampo Rotondo, Campo Braca, ambedue drenate da inghiottitoi, Camporuccio eCampitello Matese. Quest’ultima divenuta oggi centro turistico invernale.

La natura carsica della montagna ha generato nel corso dei millenni, attra-verso la dissoluzione dei calcari e l’incessante erosione delle acque sotterranee, unconsiderevole complesso di cavità ipogee di grande rilevanza speleologica.

Nel Matese centro-settentrionale, tra Costa S.Angelo, Piscina Cul di Bove, Costadel Carpine e Tre Torrette, sono in evidenza alcune cavità con notevoli dislivelli.

Il polje (termine slavo che significa campo piano) è una forma carsica piana con versanti ripidi.

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Ad esempio Cul di Bove e Pozzo della Neve presentano dislivelli rispettivamen-te di - 1048 m e - 913 m.

Il versante centro-settentrionale interessa il Bacino idrografico dell’alto Biferno e com-prende una superficie di circa 100 km2 che si estende da est ad ovest per circa 20 km; èdefinita nei suoi confini meridionali da un’ alternanza di displuvi riguardanti, da orien-te ad occidente, i rilievi dell’area della Diga dell’Arcichiaro, da poco ultimata, i rilievidel Canyon del Quirino, Monte Mutria, Sella del Perrone, Monte Porco, Soglietta degliAbeti, Piano della Corte, La Gallinola, Monte Miletto, Monte Acerone, Serra Cerasella,Colle Caterazzi, Colle di Mezzo, La Difenzuola, Monte Patalecchia, Sella di Pastena.

La linea displuviale che congiunge le cime dei rilievi anzidetti separa il com-plesso morfo-idrologico dai bacini limitrofi dell’alto Tammaro-Calore a sud-est,del Torano e dell’alto e medio Volturno a sud-ovest.

La Montagna di Castelpetroso-Macchiagodena

I rilievi fanno parte di un più vasto gruppo montagnoso che, denominatoMontagna di Frosolone, si colloca tra Cantalupo, S.Elena Sannita, Frosolone,Civitanova del Sannio, Sessano, Carpinone, ed è caratterizzato in particolare dacime abbastanza considerevoli quali La Montagnola (1421 m), Colle dell’Orso(1393 m), M.Pesco La Messa (1383 m), Colle della Macchia (1165 m).

Il versante meridionale, che comprende i monti di Castelpetroso-Macchiagodenada Passo di Pastena a S.Maria del Molise, a S.Elena Sannita, forma il bacino idro-grafico parziale di Rio- Rio Petroso pro parte la cui linea di displuvio corre da PassoPastena a Colle della Macchia, a Monte Pesco La Messa, a S.Elena Sannita.

Le colline di nord-est

A nord-est della Vallata di Bojano si estendono le Colline di nord-est la cui lineadi displuvio parte da S.Elena Sannita, tocca quota 641 di Piana, comprende la valledi Macchie e Monti, passa per quota 766 di Collalto, giunge a quota 649 diColledanchise, scende alla confluenza del Quirino col Biferno, sale a quota 762 diColle Sterparone, si congiunge a quota 699 di Largo Zullo, poi al Quadrivio diMonteverde e da questo al Bivio Bosco Redole, alla Sella di Vinchiaturo, aVecchierelli di Guardiaregia, fino a M.Tre Confini sul Matese.Lo spartiacque, abbastanza contorto, delimita il versante collinare sud-est delBacino con alcuni brevi confluenti, il Rio a nord e il Quirino a est.

Riferimenti bibliografici: M.Cassetti, 1893; C.Colamonico, 1930; O.Costa, 1865; G.Dainelli, 1930;C.De Agostani, 1899; Gruppo Speleologico del Matese, 1993; V.Lancella, 1964; M.Mainelli,1999; 2000; 2002; G.Marinelli, 1895; D.Marrocco, 1961; Min.LL.PP.,Provv.OO.PP., 1964;L.Ranieri, 1956; UTET, 1990; T C I, 1979.

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Le unità morfologiche

Unità del Matese centro-settentrionale

Unità della Montagna di Castelpetroso-Macchiagodena

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Unità delle Colline di nord-est

Unità della Vallata di Bojano

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La Vallata di Bojano

La Vallata di Bojano, delimitata dalle entità morfologiche descritte, sottesa allelinee displuviali dei versanti citati, raccoglie le acque pluviali e di fusione dellenevi, le quali, defluenti sulla superficie del suolo e per vie sotterranee, costituisco-no la rete idrografica dell’alto Biferno.

Le unità tettoniche

La tettonica del Bacino viene qui considerata tenendo conto delle interpreta-zioni più documentate sulla evoluzione paleogeografica della regione, la quale siinquadra in quella più ampia dell’Appennino centro-meridionale che nelMesozoico e nella maggior parte del Cenozoico faceva parte del margine crostaledella Tetide Africana, H.P.Laubsher (1971; 1974), la cui evoluzione, determinatada movimenti di tipo trascorrente, rotazioni regionali e chiusura della Tetide,generati dalla pressione dell’Africa in senso NE, ha condotto all’attuale morfologia(Carbone e Lentini, 1990; Lentini et alii, 1990; Patacca et alii, 1990; Sgrosso,1988; 1996).

L’area del bacino si è strutturata nelle unità tettoniche attuali dalla evoluzionedei domini paleogeografici Mesozoici e Cenozoici dell’Appennino, denominati

- Piattaforma Laziale-Abruzzese-Campana;- Piattaforma Abruzzese-Campana;- Bacino Molisano;- Piattaforma Abruzzese-Molisana.

Il Biferno, fiume molisano, nasce a Bojano dal gruppo sorgentizio di Pietrecadute; ha un corso di 83km ; sfocia nel mare Adriatico tra Termoli e Campomarino .L’idronimo corrisponde all’ antico Tifernus flumen, da cui Tifernus mons attribuito nel passato aiMonti del Matese.Tifernus potrebbe derivare dal greco tifos, acqua stagnante, palude, non plausibile; più verosimile lasua derivazione dall’osco tifa col significato di corso d’acqua.La derivazione di Biferno da Tifernus non risulta correlata.L’idronimo Biferno potrebbe derivare da Bifer (latino bis e fero) che produce due volte. (Touring ClubItaliano, Abruzzi e Molise, Guida d’Italia, 1979).

La Tettonica (dal greco tecton, costruzione) è, nelle Scienze della Terra, la disciplina che studia ledislocazioni della crosta terrestre e le cause della relativa evoluzione.

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I TEMPI DELLA TERRA

milioni di anni

0

0,01

2NEOZOICO

OLOCENE

PLEISTOCENE

PLIOCENE

MIOCENE

OLIGOCENE

EOCENE

PALEOCENE

CRETACICO

GIURASSICO

TRIASSICO

CENOZOICO

MESOZOICO

PALEOZOICO

PRECAMBRIANO

AZOICO

5

24

36

55

65

140

210

248

590

3500

4600

I TEMPI DEL BACINO IDROGRAFICO DELL’ALTO BIFERNO

p e r i o d i

Il Miocene nel Bacino

- Messiniano- Tortoniano Formazione Pietraroja (Selli, 1957)- Elveziano Formazione Longano (Selli, 1957)- Langhiano Formazione Cusano (Selli, 1957)- Burdigaliano- Aquitaniano

FORMAZIONE PIETRAROJA: marne e argille grigie di ambiente batialeFORMAZIONE LONGANO: marne e calcari marnosi grigio-verdastri, da ambiente litorale a batialeFORMAZIONE CUSANO: calcareniti biancastre, organogene a Pectinidi, Lithotamni e coralli di ambiente litorale

e r e

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Strutture tettoniche dell’area del Bacino Idrografico dell’Alto Biferno

Fiume Biferno

M. Pesco La Messa

M. Patalecchia

Colle di Mezzo

M. Miletto

La Gallinola

M. Mutria

3

4

5

1

2

BOJANO

Legenda:

1 - Unità tettonica del Matese nord-orientale (Piattaforma Carbonatica Laziale-Abbruzzese-Campana),

2 - Unità tettonica del Matese nord-occidentale (Piattaforma Carbonatica Abbruzzese-Campana),

3 - Unità tettonica dei Monti Castelpetroso-Macchiagodena (Bacino Molisano),

4 - Unità tettonica delle Colline di nord-est (Coltri Sannitiche),

5 - Unità tettonica della Vallata di Bojano (Quaternario continentale).

Linea spartiacque morfologico del Bacino

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Le fasi tettoniche che hanno interessato detti domini sono state controllate da:

- movimenti epirogenetici dal Triassico superiore all’ Aquitaniano;- movimenti trascorrenti connessi con la chiusura della Tetide nel

Langhiano-Pliocene;- movimenti orogenetici dal Pliocene all’attuale che hanno generato l’attua-

le morfologia.

In particolare per l’area del bacino si sono susseguiti i seguenti eventi a partire dalMiocene:

- nel Tortoniano inferiore il Matese Orientale assume le caratteristiche diavanfossa;

- nel Tortoniano superiore il Matese Orientale subisce una prima deforma-zione dovuta alla componente verticale delle spinte tangenziali africane;

- nel Messiniano inferiore il Matese Occidentale e il Bacino Molisano diven-tano avanfossa;

- nel Messiniano inferiore sulle deformazioni sia del Matese Orientale, sia suquelle del Bacino Molisano arrivano le Falde Molisane;

- nel Messiniano superiore il Matese Orientale sovrascorre sui terreni dellaPiattaforma Abruzzese-Molisana;

- tra il Messiniano terminale e il Pliocene inferiore il Bacino Molisano vienedeformato e diventa parte della catena appenninica;

- nel Pliocene superiore e Pleistocene inferiore movimenti compressivi, dis-tensivi e trascorrenti determinano in parte l’attuale assetto morfologico;

- nel Pleistocene-Olocene si completano con i sedimenti continentali l’at-tuale morfologia del bacino.

Le unità tettoniche che descrivono l’area del bacino sono:- Matese Orientale;- Matese Occidentale;- Bacino Molisano;- Falde Sannitiche;- Vallata di Bojano.

Il Massiccio del Matese, pur presentando una notevole unitarietà morfologica, evidenzia, secondo le ulti-me vedute (Sgrosso, 1996), una complessità strutturale che lo distingue essenzialmente in due unità tet-toniche, l’ Unità stratigrafico-strutturale del Matese Orientale, sovrapposta alle arenarie di Frosolone(Bacino Molisano), l’ Unità stratigrafico-strutturale del Matese Occidentale sottoposta ad esse.

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L’Unità tettonica del Matese Orientale

- si è evoluta da una porzione della Piattaforma Carbonatica Laziale-Abruzzese-Campana;

- si è dislocata come Piattaforma Carbonatica Orientale del Matese la cui costi-tuzione tettonica, stratigrafica, sedimentologica, paleoecologica e paleon-tologica è ampiamente descritta in M.Mainelli, 2002, cui si rimanda perle opportune conoscenze;

- è sovrascorsa sulle arenarie di Frosolone;- ha una età compresa tra il Cretacico inferiore e l’attuale.

L’Unità tettonica del Matese Occidentale

- si è evoluta da una porzione della Piattaforma Carbonatica Abruzzese-Campana;

- si è dislocata assemblandosi alla Piattaforma Carbonatica del MateseOrientale;

- è sottoscorsa alle arenarie di Frosolone;- ha una età compresa tra il Triassico e l’attuale.

L’Unità tettonica della Montagna di Frosolone

- si è evoluta dal Bacino Molisano posto tra piattaforme carbonatiche;- forma l’anticlinale Isernia-Frosolone di cui i monti di Castelpetroso-

Macchiagodena del versante orientale del bacino ne sono una parte;- ha una età compresa tra il Triassico e l’attuale.

Nell’area di Castelpetroso si osserva dalla superstrada, che da Bojano conducead Isernia, una piega a ginocchio vergente nord-est.

L’Unità delle Colline di nord-est

- è rappresentata dalle Falde Sannitiche o Coltri Sannitiche;- poggia in trasgressione sui sedimenti del Bacino Molisano;- ha una età compresa tra il Miocene e l’attuale.

L’Unità della Vallata di Bojano

- è rappresentata da depositi continentali quaternari;- fa parte della depressione subsidente di Bojano.

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Le unità stratigrafiche

Le unità corrispondono all’incirca a quelle tettoniche descritte, ognuna con unapropria evoluzione sedimentaria. Il complesso del bacino è distinto pertanto in:

- Unità stratigrafica del Matese nord-orientale;- “ “ del Matese nord-occidentale;- “ “ dei Monti di Castelpetroso-Macchiagodena;- “ “ delle Colline di nord-est;- “ “ della Vallata di Bojano.

Il Matese nord-orientale

I lineamenti stratigrafici sono desunti da I.Sgrosso, 1996, riportati inM.Mainelli, 2001 (pag.44, Unità stratigrafico-strutturale del Matese Orientale ) conalcune variazioni.

Dall’alto al basso la successione è costituita da:- calcareniti biancastre, organogene a Pectinidi, Litotamni, marne e calcari marno-

si, grigio-verdastri, argille marnose e marne argillose, grige, dello spessore comples-sivo di 300 m circa, di età Miocene (Tortoniano-Elveziano-Langhiano).Lasequenza è trasgressiva sui calcari a Rudiste del Cretacico superiore;

- calcari e calcari organogeni a Rudiste, Gasteropodi, Coralli, dello spessore di1000 m circa, di età Cretacico superiore (Senoniano-Turoniano);

- lacuna quasi sempre presente, sostituita spesso da livelli di bauxite, livelli arrossa-ti, conglomerati, dello spessore fino a 20 m circa, di età variabile tra ilCenomaniano superiore e l’Albiano superiore;

- calcari e calcari, biancastri, organogeni a Rudiste, Gasteropodi, Coralli dello spes-sore complessivo di 1300 m circa, di età Cretacico medio-inferiore (Cenomaniano-Albiano-Aptiano-Barremiano).

Le caratteristiche mettono in evidenza che la successione Barremiano-Miocene,dello spessore complessivo di oltre 3000 m, è costituita essenzialmente

- da sequenze in facies neritica di piattaforma carbonatica (scarpata, bordo elaguna) di calcari a Rudiste del Cretacico medio-inferiore (Monte LaCosta, Colle dell’Orso, Campo Puzzo-La Gallinola), e di calcari a Rudistedel Cretacico superiore (S.Polo Matese, Campochiaro, Guardiaregia);

- dalla Formazione Cusano del Langhiano di calcareniti a Lithotamni, Ostreidie Pectinidi in facies neritica di piattaforma, e dalle Formazioni Longano ePietraroja a marne del Tortoniano in facies neritica e di transizione al batia-le di Bacino Molisano (Guardiaregia e zona pedemontana di Monte La Costae dintorni di Bojano).

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Unità stratigrafiche dell’area del Bacino Idrografico dell’Alto Biferno

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Tutta la successione, inoltre, è caratterizzata da tre lacune stratigrafiche, presenti laprima tra l’Albiano basale e il Cenomaniano, la seconda tra il Cenomaniano superio-re e il Turoniano superiore, la terza tra il Cretacico superiore e il Miocene superiore.

La loro evidenza varia da zona a zona, sia nel tempo, sia nello spazio, sia nellapresenza.

La prima è sostituita, ma non sempre, da un orizzonte bauxitico.Dal punto di vista strutturale tutta l’area è configurata da monoclinali che

immergono generalmente NNE, messe in posto nelle diverse fasi tettoniche ad ini-ziare specialmente dal Miocene, che hanno originato una intensa rete di faglie e chehanno determinato l’attuale morfologia ed idrologia.

Il Matese nord-occidentale.

L’area è costituita da un’anticlinale a lievissima curvatura, intensamente faglia-ta e con notevoli variazioni di spessore, definita in letteratura Anticlinale del Matese(De Corso et alii, 1998).

La stratigrafia, dedotta da O. Amore et alii, 1988, e da I.Sgrosso, 1996, ripor-tata con alcune variazioni da M.Mainelli 2001 (pag. 43), comprende successionidall’attuale fino al Triassico distinte da molte lacune stratigrafiche.

Alcune sequenze presentano caratteri di margine di piattaforma carbonatica, altredi transizione tra la Piattaforma carbonatica Laziale-Abruzzese e il Bacino Molisano.

Il Cretacico in facies di scarpata poggia a luoghi direttamente sul Triassico; ilMiocene poggia sul Cretacico.

Le campionature delle successioni sono state rilevate in più zone.

La ricomposizione dell’intera serie, dall’ alto al basso è la seguente:

- sequenza di arenarie torbiditiche dello spessore di circa 200 m di età Messiniana;- sequenza dello spessore da poche decina di metri fino ad un paio di centinaia di

metri, secondo i luoghi, di alternanze di calcareniti, calcilutiti, marne e argille,con un livello notevole di rudite con grossi elementi di età Neogene-Paleogene;

- calcareniti e calciruditi, marne, in strati, con frammenti di Rudiste, dello spessoredi 70 m circa, di età Paleogene-Cretacico sup.;

- brecce di dolomie ricristallizzate in bancate dello spessore di 60 m circa, di etàGiurassico inferiore;

- dolomie grige e biancastre dello spessore di alcune centinaia di metri, con livellistromatolitici di età Triassico per la presenza del genere Megalodon.

Lacune diastemiche rilevate a più altezze in tutta la serie.

Riferimenti Bibliografici: M.Mainelli, 2001 V. Catenacci et alii, 1963; U.Crescenti e S.Sartoni,1963; B.D’Argenio, 1969; B.D’Argenio et alii, 1973; B.D’Argenio et alii1981; S.Sartoni eU.Crescenti, 1962; C.Ciampo et alii, 1983; R.Selli, 1957; I.Sgrosso, 1981; A.Ietto,1969.

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Il cattivo stato di conservazione dei fossili, il loro rimaneggiamento e lemolteplici lacune stratigrafiche rendono difficile la determinazione tassono-mica e delle età delle successioni le quali, tra l’altro, variano da luogo a luogoin spessore.

I terreni del Mesozoico-Paleogene in facies di scarpata di piattaforma deri-vano (I.Sgrosso, 1988; 1996) dalla Piattaforma Carbonatica Abruzzese, e passa-no lateralmente ai terreni del Mesozoico-Terziario della facies del BacinoMolisano.

I Monti di Castelpetroso-Macchiagodena

I rilievi, che si collocano nell’anticlinale Isernia-Frosolone, costituiscono, comegià precisato, il versante meridionale della Montagna di Frosolone .

I lineamenti stratigrafici del versante sono desunti da I.Sgrosso, 1998.

Dall’alto al basso la successione si compone di:

- sequenza di arenarie torbiditiche dello spessore di circa 200 m di etàMessiniana;

- sequenza dello spessore da poche decina di metri fino ad un paio di centinaia dimetri, secondo i luoghi, di alternanze di calcareniti, calcilutiti, marne e argille,con un livello notevole di rudite a grossi elementi, di età terziaria;

- depositi lentiformi di argille grige e di vari altri colori, brecciole silicizzate dellospessore di alcune decina di metri, di età terziaria;

- calcari grossolani risedimentati in depositi di scarpata con intercalazioni di marne,calcari con selce e diaspri con spessori variabili di centinaia di metri, di etàTriassica.

Tra le seguenze si intercalano lacune diastemiche

Le sequenze mioceniche, abbastanza simili a quelli del Matese nord-occidenta-le, presentano caratteri sedimentologici che si identificano nel Bacino Molisano diinterpiattaforme.

Il passaggio tra le sedimentazioni carbonatiche di scarpata di piattaforma car-bonatica e quelle silico-marnose del bacino molisano è graduale.

Le arenarie di Frosolone, che formano il termine più alto della successione, sirinvengono anche nella zona pedemontana del Matese tra S.Massimo e Bojano epoggiano su terreni del Giurassico.

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Le Colline di nord-est

Le colline sono costituite da sedimenti bacinali carbonatici e silicoclastici infacies di Coltri Molisane denominate in letteratura anche Falde Sannitiche.

La successione cronostratigrafica, dedotta da indagini confrontate con la lette-ratura recente (I.Sgrosso, 1996) è così caratterizzata dall’ alto in basso:

- marne grige, talora sabbiose, alternate ad arenarie giallastre, marroncine e grige,di spessore variabile secondo i luoghi, di età Tortoniano (da Bojano a Riofreddo,Vallone S.Paolo-collina S.Michele, area Invaso Diga Arcichiaro);

- areanarie giallastre in bancate, talora a Ostreidi e Pectinidi, di età Messiniano-Tortoniano (Colline da Macchiagodena a Vinchiaturo pro parte);

- calcari biancastri o cinerei, talora marnosi; calcareniti biancastre, marne argillo-se, marne arenacee, di età Aquitaniano-Oligocene (Cupolette di Vinchiaturo,Vivaio di Campochiaro, Centrale Acquedotto di Vinchiaturo).

L’insieme della formazione può raggiungere a luoghi anche lo spessore di 700-800 m.

La Vallata di Bojano

La vallata è compresa tra le unità morfologiche del Matese, della Montagna diFrosolone e delle Colline di nord-est ed è costituita da terreni continentali delQuaternario.

Dall’alto al basso:

- sedimenti alluvionali recenti di limi, argille, sabbie e ciottoli poligenici; detriti difalda (Olocene);

- sedimenti lacustri, palustri, fluvio-lacustri, formati da limi, argille e in misuraminore da sabbie e ghiaie, con livelli torbosi, marnosi e ciottolosi; spesso stratifica-ti (Pleistocene medio-inferiore);

- sedimenti poligenici di brecce grossolane cementate; ghiaie poligeniche, ghiaie cal-caree grossolane e sabbie debolmente cementate o sciolte; spesso stratificati(Pleistocene antico).

Lo spessore dei sedimenti è variabile secondo i luoghi.I detriti di falda bordano il massiccio carbonatico del Matese.Le masse di ghiaie grossolane e sabbie formano spesso conoidi alluvionali.Formazioni eluviali oloceniche si rinvengono in alcune zone del Matese.

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Le unità idrologiche

Le risorse idriche del Bacino sono valutate nel quadro del ciclo idrologico glo-bale descritto nella Introduzione negli stadi atmosferico di flusso e terrestre di deflusso.

Lo stadio atmosferico di flusso è valutato secondo i parametri- delle precipitazioni,- dell’ evapotraspirazione.

Lo stadio terrestre di deflusso è stimato secondo i parametri- dello scorrimento superficiale,- dello scorrimento sotterraneo.

L’analisi del ciclo inoltre viene considerato nei suoi termini di raffronto, ovve-ro secondo l’equazione

F= Et + Ds + DstDove

- F è il flusso che quantifica essenzialmente le acque di precipitazione,- Et è il flusso che stima l’evapotraspirazione,- Ds rappresenta il deflusso superficiale, cioè lo scorrimento delle acque sul suolo,- Dst rappresenta il deflusso sotterraneo, cioè lo scorrimento sotterraneo

delle acque.

Il flusso delle acque di precipitazione, è valutato dalla pluviometria che raccoglie idati pluviometrici elaborati dal S.I.S. (Servizio Idrologico di Stato) e pubblicati inAnnali Idrologici Parte I (Ministero LL.PP.).

I dati, riportati nella tabella seguente, dedotti da P.Barazzuoli et alii (1994), siriferiscono

- alle stazioni pluviometriche e stazioni fittizie dell’area del Bacino consi-derato,

- alle precipitazioni medie-annue dal 1958 al 1978, escluso il 1965.

L’ eluvium (dal latino eluvies, inondazione, qui nel significato di dilavato “residuale”) è l’accumu-lo di detriti (materiale eluviale) da grossolani a minuti, risultato dal disfacimento di rocce.

Riferimenti bibliografici: Annali idrologici del Servizio Idrologico di Stato; M.Civita, 1969;1973; A.Fantuzzi e C.Todaro, 1989; M.Pinna, 1989; P.Celico, 1978; 1983; 1988; P.Celico etalii, 1984; P.Barazzuoli et alii, 1994.Per ogni ulteriore conoscenza degli argomenti si rimanda agli AA. citati.

I dati delle stazioni fittizie sono ricavati calcolando il valore intermedio dei dati del S.I.S.

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stazione pluviometrica quota m.s.m. mm di precipitazione

Bojano

Indiprete

Spinete

Roccamandolfi

Guardiaregia

Vinchiaturo

Baranello

Monte Miletto

Monte Mutria

488

640

590

810

733

624

600

2050

1823

1403,0

1342,5

1251,9

1935,9

1557,5

924,9

876,1

2263,0

2225,0

Da P. Barazzuoli et alii, 1994, semplificato

Bacino Idrografico dell’Alto Biferno

Precipitazioni (pluvionivometriche) medie annue in mm relative agli anni dal 1958 al 1978,escluso il 1965, registrate da stazioni pluviometriche e stazioni pluviometriche fittizie

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L’ evapotraspirazione è un termine che raggruppa i fenomeni dell’ evaporazionee della traspirazione.

Il primo, l’evaporazione, trasforma una parte delle acque di superficie delBacino in vapore acqueo che alimenta le nubi che si trasformano in precipitazioni;è in stretto rapporto con la natura fisica, biologica e climatica dell’area del Bacino.

Il secondo, la traspirazione, immette acqua nella biosfera attraverso l’emissio-ne di acqua e vapore acqueo da parte dei viventi.

Per la quantizzazione dell’evapotraspirazione del Bacino vengono utilizzati idati termometrici e pluviometrici rilevati da stazioni meteorologiche del SIS(Ministero dei LL.PP.) in funzione della quota (elevazione) di ciascuna stazione.

Pertanto i parametri di cui si avvale il calcolo dell’ evapotraspirazione sono:- la temperatura media annua ,- la pluviometria media annua

in relazione- all’ elevazione, ossia alla quota di ogni rilevamento,- all’ esposizione di ogni area considerata rispetto ai venti dominanti .

Nel calcolo si considerano anche le isoiete e le isoterme.Il tasso di evapotraspirazione nel Bacino risulta pari al 30-35% delle acque di

precipitazioni medie annue rilevate per un quarantennio e riportate da M.Civita(1969; 1973) che descrive anche il metodo e le formule di calcolo.

Il deflusso superficiale (ruscellamento) è lo scorrimento sul suolo delle acque delBacino, che tiene conto del parametro infiltrazione, cioè del grado di penetrazionedelle acque di precipitazione nel sottosuolo.

Una particolare attenzione, pertanto, è riservata alle proprietà dei litotipi com-ponenti le stesse unità (composizione, tessitura, struttura), in funzione del lorogrado permeabilità all’acqua.

L’ isoieta (dal grego isos, uguale, e ietos, pioggia) è la linea che unisce i punti della superficie terre-stre che hanno la medesima piovosità.L’ isotermo (dal greco isos, uguale, e thermos, caldo ) è la linea che unisce i punti della superficie ter-restre che hanno la stessa temperatura.

I litotipi sono i tipi di roccia studiati dalla litologia (dal greco litos, pietra, e logos, trattazione).Le proprietà fondamentali di una roccia sono la composizione, la tessitura e la struttura.Una roccia varia secondo la sua composizione chimica e mineralogica.La tessitura è l’impalcatura o l’ossatura di una roccia, ovvero indica le dimensioni, la forma, l’adden-samento, la porosità, la permeabilità, l’orientamento dei materiali costitutivi di una roccia.La struttura è la disposizione geometrica degli elementi che formano un sedimento. La permeabilità è la proprietà di una roccia a lasciarsi attraversare dall’ acqua ed è in funzione dellaporosità, della fratturazione, del carsismo se trattasi di calcari, dell’assetto stratigrafico-strutturale.

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Bacino Idrografico dell’Alto Biferno

Carta della permeabilità dei terreni

4

BOJANO

2

1

3

2

M. Pesco La Messa

2

M. Patalecchia

Legenda:

1 - complesso dolomitico di base con permeabilità molto scarsa,complesso calcareo a seguire con permeabilità da alta a buona,

2 - complesso flyschoide con permeabilità molto scarsa,

3 - complesso detritico-alluvionale con permeabilità da mediocre a elevata,

4 - colplesso calcareo-marnoso con permeabilità da buona a mediocre.

Da Barazzuoli et alii, 1994, modificato

M. Miletto

M. Mutria

Fiume Biferno

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Bacino Idrografico dell’Alto Biferno

Matese centro-settentrionale- linee di spartiacque,- interscambi idrici sotterranei

BOJANO

Fiume BifernoVallata di Bojano

Maiella

PietrecaduteRiofreddo

M. Miletto

M. Mutria

Matese centro-settentrionale

Interpretazione di Barazzuoli et alii, 1994, modificata

Spartiacque morfologico

Spartiacque sotterraneo

Acque sotterranee verso l’interno del Bacino

Acque sotterranee verso l’esterno del Bacino

Sorgenti

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I terreni del bacino, in rapporto alle loro litologie, vengono qui distintiessenzialmente (P.Barazzuoli et alii, 1994) nelle seguenti quattro classi di per-meabilità:

- Terreni a permeabilità alta,- Terreni a permeabilità buona,- Terreni a permeabilità mediocre,- Terreni a permeabilità molto scarsa.

I medesimi terreni, inoltre, possono essere raggruppati nei seguenti comples-si litologici (da M.Civita, 1973):

- Complesso dolomitico,- “ calcareo,- “ calcareo-marnoso,- “ flyshoide,- “ detritico-alluvionale.

Il complesso dolomitico

Presenza: Matese nord-occidentale.Litologia: dolomie, brecce di dolomie.Età: Triassico-Giurassico.Permeabilità: carsificazione e fratturazione scarsa, permeabilità molto scarsa.

Il complesso calcareo

Presenza: Matese.Litologia: calcari e calcari organogeni del Cretacico e del Miocene trasgressivo(Matese nord-orientale); calcari, calciruditi , brecce, marne, del Cretacico-Paleocene (Matese nord-occidentale).Permeabilità: carsificazione buona e fratturazione alta, permeabilità da alta abuona.

Il complesso calcareo-marnoso

Presenza: Matese nord-occidentale, Monti di Castelpetroso-Macchiagodena.Litologia: calcareniti, arenarie alternate a marne, brecce silicizzate.Età: Terziario.Permeabilità: fratturazione e carsificazione bassa, permeabilità da buona a mediocre.

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Bacino Idrografico dell’Alto Biferno

Valutazioni e bilanci delle risorse idriche superficiali e sotterranee, posto che le acque defluentifuori il Bacino sia If = 66 mm/annuo

Valutazioni mm/annuo 106 m3/anno m3/s

- acque sotterranee interne I

- acque sotterranee interne Ifdefluenti fuori il Bacino

- acque sotterranee esterne Inaffluenti nel Bacino

- acque superficiali R

bilanci

- totale acque sotterranee interneproprie del Bacino Ii(Ii = I - If)

- totale acque sotterranee internecomprese le affluenze It(It = Ii + In)

- deflusso interne Di(Di = R + I - If)

- deflusso totale Dt(Dt = Di + In)

231,7

66

127

341

165,7(231,7-66)

292(165,7+127)

506,7(341+231,7-66)

633(506,7+127)

137,4

39,4

75,6

202,28

97,3(137,4-39,4)

180,2(104,7+75,6)

300,28(202,28+137,4-39,4)

375,88(300,28+75,6)

4.335

1.249

2.396

6.414

3.048(4.333-1.249)

5.400(3.084+2.396)

9.498(6.414+4.333-1.249)

11.894(9.498+2.396)

Da P. Barazzuoli et alii (1994) adattato al Bacino considerato

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Il complesso flyschoide

Presenza: zone pedemontane del Matese, Colline di nord-est.Litologia: marne e calcari marnosi, marne e argille, arenarie con intercalazioni mar-nose e conglomeratiche.Età : Miocene medio-superiore.Permeabilità: fratturazione e carsificazione bassa, permeabilità molto scarsa.

Il complesso detritico-alluvionale

Presenza: Vallata di Bojano, depressioni vallive montaneLitologia: Limi, argille, livelli torbosi, sabbie, ciottoli poligenici, masse di ghiaiecalcaree conoidali e alluvionali, detriti di falda.Età: Quaternario.Permeabilità: da mediocre ad elevata, secondo la tipologia litologica.

Da quanto sopra si evince che i terreni del Bacino sono costituiti- per il 40% circa (area pedemontana del Matese centro-settentrionale,

Colline di Nord-est), da litologie a permeabilità molto scarsa, ma conbuono scorrimento superficiale delle acque,

- per il 30% circa (Matese centro-settentrionale e Monti di Castelpetroso-Macchiagodena pro parte) da litologie ad alta permeabilità, ma con scar-so scorrimento superficiale delle acque,

- per il rimanente 30% (la più parte della Vallata di Bojano) da litologie apermeabilità mediocre con scorrimento superficiale mediocre delle acque.

Una sintesi esplicativa del bilancio idrico globale del bacino considerato è pre-sentata nella tabella di pagina 94 dove sono indicate alcune valutazioni desunte daP.Barazzuoli et alii (1994), relative al bilancio idrico del Bacino Idrografico dell’AltoBiferno sottese alla stazione idrometrografica di Ripalimosani.

Le valutazioni, elaborate, sono state poi ottimizzate per il Bacino Idrografico del-l’alto Biferno qui considerato.

Le valutazioni interessano - I, acque di infiltrazione interna, ovvero acque sotterranee interne al

Bacino, le quali provengono da precipitazioni atmosferiche che cadono all’interno di esso,

- If , acque di infiltrazione che vanno all’esterno del Bacino, ovvero acque sot-terranee che provengono da precipitazioni atmosferiche che cadono all’in-terno del Bacino ma che defluiscono sotterraneamente all‘esterno di esso,

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- In, acque di infiltrazione che provengono da precipitazioni che cadono all’e-sterno del Bacino ma che defluiscono sotterraneamente all’interno di esso,

- R, acque di scorrimento superficiale del Bacino.

I dati riportati nella tabella, validi per la determinazione dei bilanci idrici delBacino, sono valutati non tenendo conto dei coefficienti di correzione, come adesempio gli interventi antropici di tipo attingimenti, derivazioni, invasi,emungimenti, ecc. (P.Barazzuoli et alii, 1994).

I bilanci riguardano

- Ii, totale delle acque sotterranee interne non comprensive di quelledefluenti fuori il Bacino,

- It, totale delle acque sotterranee interne comprensive delle acque sotterra-nee affluenti dall’ esterno,

- Di, deflusso totale delle acque sotterranee e superficiali interne non com-prensive di quelle che defluiscono fuori il Bacino,

- Dt, deflusso totale delle acque sotterranee e superficiali interne compren-sive di quelle affluenti nel Bacino.

Nel bilancio idrico totale (Di) delle acque sotterranee e superficiali del Bacino, alnetto delle acque sotterranee defluenti fuori del Bacino, sono incluse ovviamente anchequelle delle emergenze di Bojano e S.Maria del Molise come appresso specificato:

- gruppo sorgivo di Bojano ………………………….4,50 m3/s- S.Maria del Molise………………………………….0,35 m3/s

Le unità idrologiche del Bacino si riconoscono nelle seguenti strutture morfo-logiche, ognuna con una propria genesi ed evoluzione come già descritto:

- Matese centro-settentrionale,- Montagna di Castelpetroso-Macchiagodena,- Colline di nord-est,- Vallata di Bojano

Il Matese centro-settentrionale, costituito per la maggior parte da rocce carbonati-che ad alta permeabilità, intensamente fratturate e carsificate, tettonicamente dis-locate in monoclinali vergenti nella maggior parte dei casi NNE, raccoglie unnotevole acquifero sotterraneo che si concentra non solo nelle porosità della rocciacarbonatica, ma anche su una base litologica di dolomie a permeabilità molto scar-sa su cui scorre lentamente generando una falda idrica di notevoli proporzioni.

Di conseguenza l’acquifero è in accumulo nella roccia carbonatica e in accu-mulo profondo, con una residenza valutata da 1 a 3 anni secondo la dislocazione

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dei serbatoi che danno luogo a gruppi sorgivi nell’ area pedemontana del versantedel bacino, con velocità di deflusso variabile.

Alcuni gruppi sorgivi sono alimentati dall’acqua di fondo, altri da acqua inpressione per contropendenze sotterranee.

Il flusso sotterraneo delle acque, condizionato dalla fratturazione, carsificazio-ne, disposizione tettono-stratigrafica e litologia, origina uno spartiacque idro-geo-logico che non coincide con lo spartiacque naturale del bacino rilevabile dalla topo-grafia come innanzi descritto (P.Barazzuoli et alii, 1994).

Il notevole volume delle risorse idriche (superficiali e sotterranee) ha dato vitainoltre ad importanti opere idrauliche utilizzate sia per la produzione di energiaelettrica sia per il rifornimento idrico del Molise e della Campania.

Nell’area del Versante centro-settentrionale del Matese, che interessa la displuvialedel Bacino Idrografico dell’Alto Biferno, la carsificazione accentuata ha generatouna idrografia di superficie limitata a brevi corsi d’acqua a deflusso continuo, maestesa a notevoli torrenti.

Le risorse idriche del versante, con una superficie di 120 Km2 circa e un gradodi permeabilità da elevato a buono a mediocre, sono descritte dai seguenti dati(P.Barazzuoli et alii, 1994) riferiti all’anno medio 1958-1978, escluso l’anno 1965:

- risorsa totale potenziale che identifica il deflusso totale del versante inacque superficiali e sotterranee, W, = 12.279 mm/anno;

- acque sotterranee del versante, escluse le acque sotterranee che defluisco-no fuori del bacino, Ii, = 81,7. 10 6 m3/anno;

- acque sotterranee del versante che defluiscono fuori il bacino, If, = 39,4.106 m3/anno;

- acque sotterranee interne del versante, comprese quelle defluenti fuori ilbacino, I, = 121,2 .10 6 m3/anno.

Il Massiccio del Matese nel suo insieme, per gli stessi fattori suindicati, genera gruppi sorgivi di gran-de importanza economica in tutta l’area pedemontana dei versanti Molisano e Campano.Gruppi sorgivi pedemontani: Sorgenti di Torano e Maretto a Piedimonte, Sorgenti del Biferno aBojano, Sorgenti di Telese, Sorgenti di S.Agata e Molinello, Sorgente di S.Nazzaro a Monteroduni.Sorgenti d’alta quota: Gallo, Letino, Lago del Matese, Capodacqua presso Campitello, Capo Le Mandre,Molini, Acero, Pidocchi, S.Maria, Cavoli, Sbregavitelli, S.Egidio, sorgenti dell’area montana di Sepino.

Bacini di ritenuta idrica più importanti del Matese: Lago del Matese regimentato, Invaso di Gallo,Invaso di Letino, Invaso di Arcichiaro.Le acque di questi laghi sono utilizzate da centrali idroelettriche.Gallerie di captazione idrica: gruppi sorgivi di Bojano pro parte che alimentano gli acquedottiMolisano e Campano.

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La Montagna di Castelpetroso-Macchiagodena, costituita da rocce carbonatiche esilico-marnose, presenta una tettonica molto tormentata. La superficie del versan-te, di circa 30 km2, con una permeabilità dei terreni che lo costituiscono da eleva-ta a buona a mediocre, è caratterizzato dai seguenti valori idrologici desunti daP.Barazzuoli et alii, 1994, riferiti all’anno medio 1958-1978, escluso l’anno 1965:

- risorsa totale potenziale che identifica il deflusso totale del versante inacque superficiali e sotterranee, W, = 2050 mm/anno;

- acque sotterranee del versante, Ii, = 9,1. 10 6 m3/anno.

Le Colline di nord-est, costituite da sedimenti bacinali carbonatici e silicoclasti-ci, fanno parte di una vasta regione paleogeografica che comprende il settore adria-tico pedemontano fino al mare di quasi tutto il Molise, l’Abruzzo e le Puglie.Questi sedimenti, in copertura, senza soluzione di continuità, di quelli del BacinoMolisano, sono definiti in letteratura con i termini di Coltri Molisane o FaldeSannitiche per precise caratteristiche stratigrafico-strutturali.

Le loro proprietà litologiche e sedimentologiche li classificano a permeabilitàmolto scarsa.

La superficie delle Colline di nord-est, pertinente il Bacino Idrografico dell’AltoBiferno, è di 40 Km2 circa, ed è caratterizzata da una idrografia assai mediocre checomprende in genere numerosi piccoli corsi d’acqua di tipo ruscello a portata scar-sa o quasi nulla nel periodo di magra (luglio-ottobre), intensa nel periodo piovosoda novembre a giugno.

Il corso d’acqua più importante è il Torrente Rio Petroso. Altri corsi d’acquahanno la denominazione di “fosso”.

I valori idrologici che distinguono l’idrografia dell’area, desunti daP.Barazzuoli et alii, 1994, riferiti all’anno medio 1958-1978, escluso l’anno 1965,sono i seguenti:

- risorsa totale potenziale che identifica il deflusso totale del versante inacque superficiali e sotterranee, W, = 1500 mm/anno;

- acque sotterranee del versante, Ii, = 7,1. 10 6 m3/anno.

La Vallata di Bojano è costituita dal complesso detritico-alluvionale innanzidescritto la cui permeabilità va da mediocre ad elevata, secondo la tipologia lito-logica; è sottesa alle linee displuviali dei versanti citati, raccogliendo le acque plu-viali e di fusione delle nevi, le quali, defluenti sulla superficie del suolo e per viesotterranee, costituiscono la rete idrografica del Bacino dell’ Alto Biferno.

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La superficie della vallata è di circa 70 km2 con un notevole deflusso di acquesuperficiali e sotterranee la cui valutazione è pari al totale idrico dell’intero Bacinopiù le acque di precipitazioni proprie della vallata, meno le acque di evapotraspi-razione della vallata.

Il bilancio idrico del Bacino è descritto dall’ equazione

dove- Ph è la precipitazione media annua,- Er è l’evapotraspirazione media annua,- Q è il deflusso medio annuo.

(I dati sono rilevati da M.Civita, 1973).

Di questo deflusso medio annuo, Q,- circa il 60% è riservato al deflusso superficiale, scorrimento sul suolo,- circa il 40% è riservato al deflusso sotterraneo, scorrimento nel sottosuolo.

(Per ogni altra informazione si rimanda agli AA citati in Riferimenti bibliografici ).

.

Q

317,2 . 106 m3/anno

Ph

438,7 . 106 m3/anno

Er

121,5 .106 m3/anno

=

=

-

-

Riferimenti bibliografici:G.Accordi et alii, 1982; G.Accordi et alii, 1990; O.Amore et alii, 1988;L.Brancaccio et alii, 1988; G.Carannante et alii, 1988; M.Cassetti, 1893; 1894; 1895; V.Catenacciet alii, 1962; E.Centamore et alii, 1968; C.Ciampo et alii, 1984; U.Crescenti, 1966; U.Crescenti eS.Sartoni, 1970; S.De Corso et alii, 1998; G.De Lorenzo, 1937; B.D’Argenio, 1963; 1966; 1974;1988; B.D’Argenio et alii, 1988; B.D’Argenio et alii, 1987; B.D’Argenio et alii, 1988; B.D’Argenioet alii, 1989; B.D’Argenio et alii, 1992; A.Ietto, 1969; M.Iorio et alii, 1988; H.P.Laubscker, 1971;1974; H.P.Laubscker et alii, 1977; M.Mainelli, 1999; 2000; 2002; F.Moscardini et alii,1987;S.Patacca et alii, 1990; F.Sacco, 1910; A.Santo e I.Sgrosso, 1987; F.Scarsella et alii, 1955;I.Sgrosso, 1978; 1983 a,b; 1988; 1994; 1996; Serv.Geol.It., f. 161; 162; 172; 173

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Le risorse idriche sotterranee del bacino di alimentazionedelle sorgenti del Fiume Biferno

Fulvio CelicoUniversità degli Studi del MoliseDipartimento di Scienze e Tecnologie per l’Ambiente e il Territorio Isernia

Il Massiccio del Matese è un’ ampia dorsale carbonatica, caratterizzata da unassetto stratigrafico-strutturale quanto mai complesso e tuttora oggetto di studio.Nell’ambito delle successioni carbonatiche affioranti sono infatti presenti, accosta-ti tra di loro ed al di sopra di un livello dolomitico saccaroide triassico, terminicarbonatici sia in facies di piattaforma che di margine. Secondo diversi Autori ciòè imputabile all’esplicarsi di una importante fase tettonica compressiva, responsa-bile di consistenti spostamenti tangenziali e di un assetto strutturale “a scaglie”,risultato del reciproco accavallamento tettonico di distinte unità strutturali. Leprincipali linee di accavallamento, in parte o in tutto riprese dalla tettonica dis-tensiva recente, sono segnalate in corrispondenza delle principali depressioniintramontane (la finestra tettonica di Valle Agricola, le Piane di Letino, GalloMatese e delle Secine e la depressione del Lago del Matese), della valle del T. Lordae del versante nord- orientale della dorsale del M. Patalecchia (Ietto, 1970; Accordiet alii, 1982; Sgrosso, 1988; Amore et alii, 1988). Evidenze di fasi tettoniche com-pressive sono segnalate diffusamente anche lungo il versante meridionale del mas-siccio, nell’area di Piedimonte Matese (Ferranti, 1994).

I limiti dell’unità idrogeologica del Matese (Celico, 1978 e 1983) sono costi-tuiti dal tamponamento operato dai depositi in facies di flysch che vengono in con-tatto, con i litotipi carbonatici costituenti l’acquifero principale, sia per fagliainversa che diretta. Sovente questo contatto è mascherato dalle imponenti coltridetritiche che raccordano i versanti del massiccio alle sottostanti piane o dai depo-siti alluvionali di queste ultime (fig. 1).

In funzione dell’assetto strutturale “a scaglie” sovrapposte, l’unità idrogeologi-ca si presenta suddivisa in due parti principali. Tale separazione è operata dal fasciodi discontinuità, ad andamento circa Est-Ovest, che interessa la porzione centraledel Massiccio, correndo lungo l’allineamento delle principali depressioni tettono-carsiche presenti (Lago Matese, Secine, Letino e Gallo) (fig. 1). Le due porzioniindividuate si presentano idrogeologicamente distinte, tranne nella parte orienta-le dell’unità, dove esistono cospicui interscambi idrici sotterranei.

Nell’ambito della porzione meridionale vengono distinti i bacini sotterraneiche alimentano (fig. 1): a) l’alveo del F. Lete, presso l’abitato di Prata Sannita; b) il

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Figura 1 - Schema di circolazione idrica sotterranea dell’acquifero carbonatico dei montidel Matese.

Legenda:1 - complesso alluvionale, 2 - complesso detritico,3 - complesso dei travertini,4 - complesso arenaceo-marnoso-argilloso,5 - complesso carbonatico,6 - sorgenti principali,7 - aree di infiltrazione concentrate del ruscellamento superficiale,8 - principali versi di flusso idrico sotterraneo,9 - spartiacque sotterranei “aperti”,10 - spartiacque sotterranei “chiusi”.

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gruppo sorgivo Ielo; c) il settore della piana del Volturno tra Raviscanina ePiedimonte d’Alife; d) la sorgente Maretto; e) la sorgente Torano f) le sorgenti diGrassano. Nella porzione settentrionale vengono invece distinti i bacini della dor-sale di M.Gallo (g) e delle sorgenti del Biferno (h). Nella ricostruzione dello sche-ma di circolazione idrica sotterranea, sono state inoltre descritte le condizioni idro-geologiche che determinano la presenza di importanti gruppi sorgivi d’alta quota,quali le sorgenti di Capo Lete (circa 600 l/s a 1.000 1.020 m s.l.m.), del LagoMatese (circa 560 l/s a 1.000 1.200 m s.l.m.) e Capo le Mandre (circa 500 l/s a845 850 m s.m.), contro quote minime di emergenza, ai margini del massiccio,di circa 60 m s.m. delle sorgenti di Grassano (circa 4.700 l/s).

Poiché, come detto in precedenza, i monti del Matese rappresentano un unicumidrogeologico, sia pure estremamente articolato e complesso, si ritiene indispensa-bile procedere ad una descrizione di tutti i principali bacini sotterranei, per collo-care nel giusto contesto quello di particolare interesse della presente memoria,ossia il bacino di alimentazione delle sorgenti del F. Biferno.

Bacino sotterraneo delle sorgenti del F. Lete presso Prata Sannita

Nella porzione sud-occidentale dell’unità si individua un settore idrogeologica-mente distinto ([a] in fig. 1), la cui falda di base trova recapito nell’alveo del F. Lete,all’uscita di questo dall’incisione delle Rave. Qui vengono infatti registrate emergenzein alveo pari a circa 800 l/s in media. I limiti di questo settore sono stati individuati:

- a Nord, dall’accavallamento tettonico dei calcari mesozoici sui deposititerrigeni della piana di Gallo Matese;

- a Nord-Ovest e ad Est, nelle fasce deformative associate, rispettivamente,alle faglia a carattere trascorrente, responsabile di rigetti di circa 5 - 6 km(Ietto, 1970), che separa il M. Favaracchi dal M. Scoltrone, ed alla faglia,ad andamento circa Nord-Sud, che borda il versante orientale di M.Soglio, passando per la depressione carsica di Vallelonga;

- ad Ovest, nel tamponamento operato dai depositi impermeabili affiorantinella piana del F. Sava;

- a Sud, il limite è rappresentato dal tamponamento operato dalle dolomiesaccaroidi triassiche, che inoltre risultano interessate da una estesa fasciadeformativa, conseguenza degli stress compressivi responsabili della fine-stra tettonica di Valle Agricola (Ietto,1970); il carattere di impermeabilerelativo, rispetto all’acquifero calcareo che costituisce gran parte del baci-no in esame, ne risulta accentuato, consentendo, a maggior ragione, ilsostegno, a quota alta, della falda di quest’ultimo.

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Contrariamente a quanto ritenuto in passato (Celico, 1978 e 1983), si escludela presenza di travasi idrici apprezzabili tra questo dominio e l’acquifero costituitodalle dolomie saccaroidi triassiche; al contrario, queste ultime, essendo molto tet-tonizzate e spesso farinose, sono considerate motivo di forte condizionamento per ildeflusso idrico sotterraneo (fig. 1), tramite un efficace effetto di tamponamento.

La notevole complessità tettonica dell’area dovrebbe essere quindi responsabi-le della presenza di livelli estremamente cataclasizzati, nell’ambito dell’acquiferocalcareo-dolomitico, e, pertanto, caratterizzati da un basso grado di permeabilità.Tale assetto strutturale determina la presenza, all’interno del dominio in esame,nella zona dei rilievi di M. Ianara e M. Soglio, di una consistente falda sospesa (fig.1). Essa alimenta le sorgenti del gruppo Capo Lete, poste ad alta quota (1.0001.020 m s.m.), che, pertanto, non vengono più interpretate come emergenze dellafalda di base. Ciò trova conferma nell’analisi degli idrogrammi di portata mediamensile del F. Lete, registrati in corrispondenza della sezione di presa dell’impian-to idroelettrico “Gallo” dell’ENEL (Penta, 1989). E’ infatti evidente l’esistenza diconsistenti escursioni di portata nel corso dell’anno idrologico e valori di portatamolto ridotti (circa 10 l/s) durante la magra estiva. Tenuto conto dell’elevato coef-ficiente di infiltrazione potenziale, tipico di questo tipo di acquifero (Civita, 1973;Celico 1983, 1988), tali variazioni sono da imputare in misura ridotta al ruscella-mento superficiale ed in misura preponderante alla presenza di un acquifero carat-terizzato da circuiti relativamente superficiali e brevi; va inoltre considerata l’in-fluenza del fenomeno carsico, notevolmente sviluppato nell’area in esame e respon-sabile dell’esistenza di volumi idrici sotterranei a deflusso veloce.

Bacini sotterranei del gruppo sorgivo Ielo e della dorsale M. Acuto - M. Coracchia

Come precedentemente esposto, l’acquifero costituito dalle dolomie sacca-roidi triassiche si presenta idrogeologicamente distinto da quelli prevalente-mente calcarei adiacenti, in ragione del ruolo di ostacolo svolto, sulla circola-zione idrica sotterranea di questi ultimi, dalla fascia dolomitica intensamentetettonizzata.

La porzione occidentale di tale dominio ([b] in fig. 1) alimenta il gruppo sor-givo Ielo (160 m s.m. e 610 l/s), mentre le acque sotterranee di quella orientale ([c]in fig. 1) trovano recapito, attraverso travasi idrici sotterranei, nei conoidi pede-montani e, in ultima analisi, nei depositi alluvionali della valle del F. Volturno, tragli abitati di Raviscanina e Piedimonte d’Alife (fig. 1). Ciò trova conferma neirisultati degli studi preliminari (Celico, 1987 e 1990) che hanno portato alla rea-lizzazione dei pozzi Alife 1, Alife 2 e Alife 3 (la cui portata specifica è dell’ordine

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di 10-1 ÷ 10-2 m2/s), nelle ricostruzioni piezometriche eseguite nella zona in esame(Geolab, 1988), nei caratteri geochimici delle acque campionate nei pozzi presen-ti nella piana (Corniello & Russo, 1990), e nei notevoli incrementi di portata(~820 l/s misurati tra Raviscanina ed Alife, nel periodo settembre/dicembre 1990)registrati, nel settore in esame, nell’alveo del F. Volturno, che, con la sua minorequota, rappresenta il recapito finale dei volumi idrici di travaso.

Lo spartiacque che divide i due bacini sotterranei è rappresentato dalla linea-zione tettonica, localmente marcata da fasce cataclastiche, che parte dalla zonastrutturalmente complessa della finestra tettonica di Valle Agricola e trova prose-cuzione nell’incisione che separa la Costa Mancanello dai rilievi a monte diRaviscanina.

Bacino sotterraneo della sorgente Maretto

Sulla base di quanto esposto in precedenza, il bacino sotterraneo della sorgen-te Maretto ([d] in fig. 1) è indipendente dall’acquifero dolomitico saccaroide trias-sico (fig. 1). Esso si sviluppa invece in rocce prevalentemente calcaree, ed è statoidentificato nel settore collocato ad oriente dei due bacini precedentemente esami-nati. Si presenta delimitato, a Nord, dall’importante discontinuità tettonica cheborda il versante meridionale della depressione del lago Matese, a Sud dal tampo-namento esercitato dai depositi terrigeni in facies di flysch portati, a contatto conl’acquifero, dalla faglia di bordo del massiccio e, ad oriente, dalla fascia di discon-tinuità tettoniche segnalate in corrispondenza del Vallone dell’Inferno (Celico,1978 e 1983; Ferranti, 1994) (fig. 1). Analogamente a quanto osservato in prece-denza, le dolomie saccaroidi triassiche affioranti ad oriente, interessate da un’in-tensa tettonica sia compressiva che, successivamente, distensiva (Ferranti, 1994),svolgono un ruolo tamponante, condizionando i deflussi idrici sotterranei verso l’e-mergenza sorgiva. Questa modifica apportata al precedente modello di circolazio-ne idrica sotterranea (Celico, 1983) trova conferma, non solo in quanto esposto neiprecedenti paragrafi circa il ruolo svolto dalle dolomie triassiche nell’ambito dellacircolazione idrica sotterranea, ma, anche e soprattutto, nelle caratteristiche geo-chimiche delle acque della sorgente Maretto. Esse, infatti, rivelano un valore delrapporto rMg++/rCa++ del tutto analogo a quello riscontrato per le acque della sor-gente Torano (rispettivamente 0,28 e 0,15), di molto inferiore a quello osservatonei pozzi ubicati nella piana (0,90 1,76, in Corniello & Russo, 1990), a ridossodell’esteso affioramento dolomitico; a ciò si deve aggiungere che il valore dellostesso rapporto è troppo basso per giustificare la provenienza delle acque da unacquifero dolomitico.

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Il calcolo del bilancio idrologico indica, peraltro, la possibile esistenza ditravasi idrici sotterranei dagli adiacenti bacini della sorgente Torano e dellesorgenti del F. Lete presso Prata Sannita, rispettivamente per una portatamedia di ~100 l/s).

Bacino sotterraneo delle sorgenti Torano e Grassano

Per la rimanente parte del settore meridionale dell’unità ([e] e [f]in fig.1) nonvengono proposte modifiche, rispetto al precedente modello di circolazione idri-ca sotterranea, anche a seguito delle difficoltà di interpretazione degli elementistratigrafico - strutturali inerenti al suo margine nord-occidentale; difficoltà lega-te all’assenza, in corrispondenza di quest’ultimo, di evidenze di campagna. Il set-tore in esame riceve cospicue aliquote di alimentazione idrica sotterranea dallaporzione settentrionale dell’unità (bacino sotterraneo delle sorgenti del Biferno),in corrispondenza della parte orientale del limite che le separa (fig. 1). I suoi reca-piti preferenziali sono rappresentati dalle sorgenti Grassano (60 m s.m. e 4.700l/s); parte della potenzialità idrica trabocca in corrispondenza della sorgenteTorano (200 m s.m. e 2.300 l/s), dove la falda è sostenuta ad una quota maggio-re, sia dalla presenza delle dolomie (affioranti a Sud-Est della scaturigine) chedalla discontinuità tettonica che trova prosecuzione nel versante meridionale delM.Pesca Lombardi (fig. 1).

Settore settentrionale dell’unità idrogeologica (Bacino di alimentazione delle sorgenti del F. Biferno)

Nella porzione settentrionale dell’unità idrogeologica si individuano duedomini nettamente distinti (Celico, 1978 e 1983) (fig. 1). Il primo, posto ad occi-dente, coincide con la monoclinale di M. Gallo ([g] in fig. 1) ed alimenta, trami-te un esteso fronte sorgivo e cospicui travasi idrici sotterranei, l’alveo del fiumeVolturno; le emergenze sorgive sono state valutate, complessivamente, in oltre unmetro cubo al secondo (Celico, 1983). Il secondo dominio, coincidente con larimanente parte settentrionale del massiccio ([h] in fig. 1), consente il traboccodelle acque di falda in corrispondenza delle sorgenti del Biferno (490-510 m s.m.e 4.600 l/s), per poi alimentare, per via sotterranea, il bacino delle sorgenti Toranoe Grassano, caratterizzate da quote notevolmente minori (rispettivamente 200 e 60m s.m.). Le perdite di carico subite dalla falda sono evidenti già a Nord della dis-continuità tettonica che borda il versante meridionale del M. Mutria e che trova

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prosecuzione nella depressione del Lago Matese; qui, infatti, è presente l’abisso delPozzo della Neve, profondo oltre 1.000 m ed esplorato sino ad una quota di 318m s.m., risultando sempre al di sopra della superficie piezometrica (Santo, 1991).

Tale assetto idrogeologico è da imputare alla presenza di varie discontinuitàtettoniche, sia compressive che distensive, come segnalato da più Autori anche invarie altre parti del massiccio (Ietto, 1970; Celico, 1983; Ferranti, 1994); pertan-to, è da presumere che le perdite di carico piezometrico osservate non avvenganoin modo concentrato, ma gradualmente, secondo un andamento a “gradinata”, incorrispondenza del fascio di discontinuità, ad andamento circa Est-Ovest, presentia Nord dell’abisso carsico. Nell’ambito di questo schema, la discontinuità tettoni-ca individuata nel precedente schema di circolazione idrica sotterranea comeresponsabile del trabocco della falda di base in corrispondenza delle sorgenti delBiferno (Celico 1978 e 1983) assume qui il ruolo di “limite convenzionale”, dove,con questa terminologia, si vuole indicare la delimitazione della porzione di acqui-fero nell’ambito della quale la falda comincia a perdere carico piezometrico.

A Sud della discontinuità tettonica che borda il versante meridionale del M.Mutria, le perdite di carico devono essere comunque compatibili con la quota dellasorgente Torano (200 m s.m.), alimentata da parte della potenzialità idrica sotter-ranea del bacino in esame; il recapito ultimo delle acque, come già detto, è ubica-to in corrispondenza delle sorgenti di Grassano.

Interessanti indicazioni circa le modalità di circolazione delle acque sotterraneenel bacino in esame possono essere tratte dall’interpretazione del regime delle por-tate delle sorgenti Maiella e Riofreddo, per le quali esistono dati di monitoraggiopluriennali; da questa fase interpretativa sono emersi “coefficienti di esaurimento”compresi tra 1,7 x 10-3 g-1e 2,6 x 10-3 g-1, per la sorgente Maiella, e compresi tra2,0 x 10-3 g-1e 3,4 x 10-3 g-1, per la sorgente Riofreddo. Quanto appurato circa i sud-detti coefficienti avvalora l’ipotesi che la circolazione idrica sotterranea si esplichiall’interno, non solo di una fitta maglia di fratture, ma anche in una maglia più omeno rada di fessure beanti e canali carsici, direttamente interagenti con le scatu-rigini naturali. D’altro canto, il collegamento diretto delle sorgenti a zone di assor-bimento concentrato di acque a deflusso superficiale è testimoniato dall’esistenzadi un regime estremamente variabile in fase di ricarica.

All’interno di questo bacino sotterraneo sono presenti anche importanti emer-genze sorgive poste ad alta quota, rappresentate dai gruppi Lago Matese e Capo leMandre (1.000 1.200 e 845 m s.m.) (fig. 1).

La reale entità del gruppo sorgivo Lago Matese è stata valutata sulla base delconfronto tra le portate in uscita dal Lago omonimo (1.300 l/s, calcolati a partiredai dati di produzione della centrale idroelettrica Matese) e quelle imputabili alsolo ruscellamento superficiale sull’intero bacino (740 l/s, valutati scomponendo,

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con l’ausilio dei coefficienti di infiltrazione potenziale, i volumi annui di apportometeorico al bacino). Ne è emersa l’esistenza di consistenti emergenze di acque sot-terranee (circa 560 l/s), finora segnalate solo parzialmente. Esse alimentano, inparte, un fronte sorgivo, esteso per quasi tutta la lunghezza del versante setten-trionale della depressione carsica del lago ( 200 l/s), e, in parte, attraverso travasisotterranei dal versante stesso nei conoidi che lo bordano. Analogamente a quantogià osservato per il bacino di alimentazione del gruppo sorgivo Capo Lete, la pre-senza di tali emergenze è da imputare all’assetto strutturale presente nell’area inesame, principalmente dominato da motivi tettonici a carattere prevalentementecompressivo; assetto del tutto analogo a quello segnalato in più parti del massic-cio (Ietto, 1970; Ferranti, 1994).

La genesi del gruppo sorgivo Capo le Mandre è invece legata al parziale tam-ponamento della falda dell’acquifero calcareo da parte delle dolomie saccaroiditriassiche presenti alla base.

Per entrambi i gruppi sorgivi, il carattere di falda sospesa è evidenziato dalregime sorgivo. Gli idrogrammi di portata sono infatti caratterizzati da consisten-ti escursioni nel corso dell’anno idrologico e, soprattutto, da portate di magra note-volmente ridotte, se non addirittura nulle. Questo meccanismo è probabilmentelegato all’esistenza di consistenti perdite idriche dalla falda sospesa verso quella dibase, oltre che al fenomeno carsico.

Allo stato attuale delle conoscenze, la delimitazione univoca delle zone di ali-mentazione dei due gruppi sorgivi anzidetti (gruppi Lago Matese e Capo leMandre) presenta notevoli difficoltà, mancando gli elementi di base per una rico-struzione geologico-strutturale di dettaglio inerente all’area in esame.

Fulvio Celico

Riferimenti bibliografici.G.Accordi, F.Carboni, G.Sirna, 1982; O.Amore,G.Ciampo, E.Ruggiero Taddei, I Sgrosso, 1988;P.Celico,1978, 1983, 1987,1988, 1990; M.Civita, 1973; A.Corniello, D.Russo, 1990;L.Ferranti,1994; Geolab, 1988; A.Ietto, 1970; P.Penta, 1989; A.Santo, 1991; I.Sgrosso, 1988.

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scorrono per lo Contado di Molisemolti fiumi,

de’ quali altri sorgono dalle radici Orientali

del Matese

(F. Longano, 1788, Viaggio per lo Contado di Molise)

S. Maria dei RivoliSorgentizie di Bojano

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L’ ERIM e la gestione delle acque

Matteo PasqualeIngegnere, Direttore Generale dell’ERIM

Michele SpinaFunzionario dell’ERIM

Il 2 settembre del 1980, con la Legge Regionale n. 31, veniva istituitol’E.R.I.M., Ente Risorse Idriche Molise.

La legge così recita:Art. 1 - E’ istituito l’Ente Risorse Idriche Molise (ERIM) avente personalità

giuridica di diritto pubblico, con sede a Campobasso.Art. 2 - L’Ente provvede, nel rispetto dei piani regionali di sviluppo, alla pro-

gettazione, realizzazione, esercizio e manutenzione delle opere di captazione, rac-colta e distribuzione con acquedotti delle acque nella Regione.

Con Deliberazione del Consiglio Regionale n. 194 del 07.05.1981 si approva-va il Progetto di Piano della Utilizzazione delle Risorse Idriche per lo Sviluppo dellaRegione con il quale, in sintesi, si valutava la domanda idrica per settori e si pro-gettava la revisione degli acquedotti regionali.

L’adeguamento e la ristrutturazione degli acquedotti regionali sono stati avvia-ti dall’ERIM che ha realizzato nuove opere, collaudate e messe in esercizio, peroltre 200 milioni di euro.

Il progetto di Piano veniva rivisto ed aggiornato nel 1991 ed approvato nella suadefinitiva stesura con Deliberazione del Consiglio Regionale n. 312 del 24.07.02.

La Legge dello Stato n. 183 del 18.05.1989 approvava le Norme per il RiassettoOrganizzativo e Funzionale della Difesa del Suolo con le quali si disponeva, tra l’altro

il risanamento delle acque superficiali e sotterranee,l’utilizzazione razionale delle risorse idriche,la garanzia di un costante, minimo scorrimento di acqua negli alvei,la costituzione di apposite autorità di bacino.

Con Legge Regionale n. 20 del 29.12.1998 veniva istituita l’Autorità di Bacinodei fiumi Trigno, Biferno e Minori, Saccione e Fortore con sede in Campobasso.

Con Legge dello Stato n. 36 del 05.01.1994 venivano approvate le Disposizioniin Materia di Risorse Idriche.

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In base ad essa l’ERIM, responsabile del controllo e della pianificazione delledisponibilità e dei fabbisogni idrici distinti per settori di interesse, dell’uso delleacque e del loro recupero, doveva assumere altra forma giuridica.

I cardini della citata legge 36/94, detta anche legge quadro o legge Galli dalnome del senatore che assunse l’iniziativa, sono:

- tutte le acque sono pubbliche;- le acque sono una risorsa salvaguardata e utilizzata secondo criteri di soli-

darietà;- qualsiasi uso delle acque deve salvaguardare le aspettative delle genera-

zioni future, gli usi sono indirizzati al risparmio e al rinnovo;- la gestione del servizio idrico deve comprendere l’intero ciclo dell’acqua

in ambito territoriale ottimale.

È marcato il piano della solidarietà sostanziale.

In particolare la Legge Regionale n. 37 del 01.12.1999, come modificata dallasuccessiva n. 21 del 25.09.2002 disponeva la trasformazione dell’ERIM in AziendaSpeciale Regionale denominata MOLISE ACQUE per la gestione delle risorse, deiservizi idrici e di grande adduzione di rilevanza sia regionale, sia interregionale.

Essa si espleta nel Molise con l’adozione di un’unica tariffa praticata ai Comuni,consentendo di eliminare i costi eccessivi dei sollevamenti per quelli penalizzatidall’altitudine o dal ciclo di potabilizzazione.

Da oltre un ventennio intanto l’Ente esercita la sua opera di gestione delle acquenel Molise con operosità e dinamismo ineguagliabili, al fine di assicurare alle popo-lazioni della Regione la migliore fruizione del patrimonio idrico di cui dispone.

Nel quadro delle attività per gli approvvigionamenti idropotabili l’ERIM èimpegnato nel Piano di Sviluppo della Regione Molise con:

- la captazione di nuove sorgenti,- la manutenzione della rete degli acquedotti,- la sostituzione delle tubazioni obsolete,- la posa in opera di nuovi acquedotti,- la costruzione di nuovi serbatoi,- la realizzazione di invasi,- il sollevamento dell’acqua per le forniture in quota,- la potabilizzazione dell’acqua erogata,- il controllo di qualità delle forniture potabili.

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70.039

958

41.401

Regione MoliseRegione CampaniaRegione Puglia

Legenda

E R I M

Acqua 1999 - Erogazione m3 x 1000

Totale = 112.397

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Rete degli acquedotti

Legenda

Acquedotto Molisano Destro

Acquedotto Molisano Sinistro

Rete acquedotti minori

Sorgenti

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L’impegno si fonda innanzitutto sulla considerazione che l’acqua disponibile è,attualmente, quantitativamente e qualitativamente ottimale, per cui è da riteneresuperato il luogo comune di un Molise a rischio di approvvigionamento.

Tuttavia l’uso delle acque molisane risulta ancora condizionato dagli sprechi edagli inquinanti il che disattende uno dei principi basilari della legge quadronazionale del ’94 che mira a tutelare il diritto delle generazioni future a fruire diacqua sufficiente e di buona qualità.

Il trend di crescita della domanda, la scarsa efficienza dei sistemi depurativicomunali, l’immissione nei corsi d’acqua di reflui rischiano di minare l’ottima qua-lità della stessa.

Predisporre, quindi, politiche ambientali per finalizzarle ad un sicuro evalido godimento del bene acqua diventa l’imperativo categorico delle istitu-zioni regionali.

Queste considerazioni hanno indotto i vertici dell’ERIM a fare una serie diattente riflessioni d’ordine civile e morale, espresse con semplicità e chiarezza:

Ogni giorno, con estrema naturalezza, utilizziamo l’acqua per gli usi piùdiversi; quasi sempre senza considerare il lungo percorso che ha fatto dallesorgenti alle nostre case, né le ingenti risorse impiantistiche, tecnologiche edumane che ne rendono possibile la distribuzione.Solo quando l’acqua viene a mancare o quando risulta inquinata, improv-visamente, ci rendiamo conto del ruolo centrale che occupa nella vita di ogniessere umano.Ecco perché è sempre più necessario che tutti, ma soprattutto i giovani, pos-sano rendersi conto dell’importanza dell’acqua per lo sviluppo e la soprav-vivenza delle società moderne con una accettabile qualità della vita.Tecnologie sempre più avanzate e investimenti sempre più ingenti sono lepremesse per assicurare un adeguato rifornimento di acqua alle comunitàed agli insediamenti produttivi, ma non bastano! Essenziale diventa ilrispetto dell’acqua evitando gli inquinamenti e gli sprechi.

(da una nota del prof. M.Petruccelli, Commissario Straordinario dell’ERIM)

La qualità delle acque molisane

L’acqua erogata dall’ERIM è paragonabile per qualità e composizione a quelladelle più note acque oligominerali.

Il controllo di qualità delle acque viene effettuato dall’ERIM in conformità conla direttiva CEE 80/778, con il DPR n. 126 del 24.05.1988 e con il D.L.vo n. 31

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del 02.02.2001, mediante il modernissimo laboratorio aziendale presente pressol’impianto di potabilizzazione di Liscione.

Le acque vengono ripetutamente controllate ed analizzate per assicurare l’ele-vata qualità richiesta dalla legge.

A cura dell’Università de L’Aquila, dell’Università del Molise e dei laboratoridell’Ente sono state redatte importanti pubblicazioni sulla qualità dell’acqua ero-gata. In base ad esse risulta che l’acqua molisana è tra le migliori d’Italia sia per iparametri organolettici sia per quelli chimici e microbiologici.

Il Molise, pertanto, non conosce i gravi problemi di inquinamento delle acqueche affliggono altre regioni italiane.

Questo pregio del nostro patrimonio idrico è stato riconosciuto recentementeanche da associazioni di consumatori ed ambientaliste.

La gestione

La gestione delle acque della regione, sostenuta da un’attenta valutazione dellerisorse idriche disponibili e della domanda idrica socio-economica, si fonda essen-zialmente sul controllo delle infrastrutture esistenti e sulla realizzazione di nuove.

La gestione interessa essenzialmente- gli impianti di captazione,- i sistemi acquedottistici,- gli invasi di ritenuta idrica,- le grandi centrali di sollevamento.

Il fatturato dell’ERIM assicura il pareggio del bilancio di esercizio senza alcunonere sulla finanza pubblica regionale o statale, praticando una tariffa che è fra lepiù basse d’Europa (1).

A causa della particolare orografia regionale, l’acqua viene inviata ai Comunimediante centrali di sollevamento.

Il costo energetico ha raggiunto ormai il 60 % della tariffa praticata agli utenti non-ostante l’ERIM abbia proceduto all’ottimizzazione della gestione dell’energia mediante:

- razionalizzazione del sistema dei contratti,- acquisto dell’energia nel mercato europeo,- adeguamento del rendimento degli impianti,- razionalizzazione dei programmi di pompaggio.

(1): Per tale lusinghiero risultato, il Direttore Generale dell’ERIM è stato chiamato in seno allaCommissione Nazionale Acqua della Federgasacqua, organismo che raggruppa la quasi totalitàdelle aziende italiane che gestiscono acquedotti.

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Agli inizi della sua attività, l’ERIM si è dotato di una parco di progetti e lavo-ri per oltre 300 milioni di euro.

Di essi è già stato realizzato il 60% mentre un ulteriore 40% è in corso d’i-struttoria.

Dopo il primo quindicennio dedicato alla ristrutturazione delle opere dell’exCassa, trasferite in stato di grave fatiscenza, le strategie di sviluppo futurodell’Ente si basano sul completamento della ristrutturazione degli acquedotti esi-stenti, sulla costruzione di nuovi schemi idrici previsti dai programmi regionali esull’ammodernamento dei sistemi gestionali mediante l’introduzione delle tecno-logia avanzate di informatizzazione.

Gli impianti di captazione

Le disponibilità idriche per l’alimentazione dei sistemi acquedottistici sonosostenute da captazioni di sorgenti e pozzi.

L’elenco seguente descrive la denominazione delle sorgenti e dei pozzi, e inparentesi l’acquedotto alimentato.

- Gruppo Biferno (Acquedotto Molisano Destro, Acquedotto di Bojano,Acquedotto Campano, Acquedotto dell’ Arena Holding, IrrigazioneS.Polo Matese);

- Tammaro (Acquedotto Molisano Destro);- Sant’ Onofrio, S.Mauro, Palantiello, Castagna, Pozzi Pincio, Pozzi

S.Maria, Pozzi Colle dell’Orso (Acquedotto Molisano Sinistro);- Campate, Le Forme, Pozzi Venafro (Acquedotto Campate Forme);- Capo d’Acqua, S.Angelo, Fonte del Trocco, Pezzella (Acquedotto Alto Molise);- Acquabona (Acquedotto Acquabona),- Di Cola, Del Cretone (Acquedotto Riaina);- Fonte Acquara (Acquedotto di Cerro al Volturno);- Iseretta ( Acquedotto Iseretta);- Tasseta (Acquedotto di Montenero Valcocchiara);- S.Angelo- Fonte Viva ( Acquedotto di Rionero Sannitico);- Fonte degli Angeli (Acquedotto di Pescopennataro);- La Noce ( Acquedotto di Miranda);- S.Maria Valle, Acqua Alta (Acquedotto di Busso);- Capo d’Acqua (Acquedotto di Campitello Matese);- Fontanile (Acquedotto di Rotello).

Altre sorgenti e pozzi, per oltre 100 unità qui non elencate, alimentano acquedotticomunali

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La rete degli acquedotti.

L’ ERIM assicura il rifornimento di acqua potabile ai serbatoi di 170 comunimolisani, pugliesi e campani.

Il bacino di utenza è di circa 500.000 abitanti ed il servizio idrico viene garantito attra-verso un sistema di circa 2.000 km di condotte, 250 serbatoi, 35 centrali di sollevamento.

Le opere acquedottistiche dell’ERIM sono di elevato pregio ingegneristico e risul-tano meta di numerose visite da parte di studiosi provenienti da tutta l’Europa.

L’ERIM rifornisce d’acqua anche i consorzi di bonifica del Basso Molise perconsentire l’irrigazione di circa 14.000 ettari e i consorzi per i nuclei industrialipiù importanti del Molise.

L’erogazione di acqua a tutte le utenze potabili, irrigue e industriali è garanti-ta 24 ore su 24 per tutto l’anno.

Il complesso sistema degli acquedotti molisani fa capo agli schemi idrici:- Acquedotto Molisano Destro,- Acquedotto Molisano Sinistro,- Acquedotto Molisano Centrale,- Acquedotto Campate e Forme,- Acquedotto Alto Molise,- Acquedotto Basso Molise,- Acquedotto Iseretta,- Acquedotto Campano- Acquedotti locali:

Acquabona, Acquaviva di Isernia, Bojano, Busso, Campitello Matese, Capracotta,Castel del Giudice, Castelpizzuto, Cercemaggiore, Cerro al Volturno, Ex Cons.Basso Larinese, Forli del Sannio, Fornelli, Isernia, Longano, Macchia di Isernia,Miranda, Montenero Val Cocchiara, Monteroduni, Pescopennataro, Raina, RioneroSannitico, Roccasicura, Rotello, Sant’Agapito, Sant’Angelo del Pesco, S.PietroAvellana, Vastogirardi, Venafro, Zona Ind. Basso Molise.

La gestione MOLISE ACQUE avrà competenze sui seguenti acquedotti: - Acquedotto Molisano Destro; - Acquedotto Molisano Sinistro;- Acquedotto Molisano Centrale - Acquedotto Campate Forme; - Acquedotto Alto Molise; - Acquedotto Basso Molise;- Acquedotto Iseretta; - Acquedotto di Boiano

Le brevi descrizioni che seguono riguardano soltanto gli acquedotti suindicati.

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1- Acquedotto Molisano Destro.

L’acquedotto fu costruito dalla Cassa per il Mezzogiorno a metà degli anni ’50;attualmente alimenta 67 comuni, ovvero il capoluogo regionale ed altri 40 comu-ni molisani, 8 comuni della provincia di Foggia, 16 comuni della provincia diBenevento e 2 della provincia di Avellino.

L’Acquedotto Molisano Destro viene alimentato dalle finestre di accesso alcanale di trasporto delle acque del Biferno nella galleria di captazione.

Da Rio Freddo si dipartono infatti due condotte di adduzione alla centrale disollevamento di S.Maria delle Macchie in agro di Vinchiaturo.

L’acqua prelevata a quota 508 m s.m. da Rio Freddo, viene convogliata pergravità nelle vasche di accumulo della centrale, per essere sollevata a quota 914m s.m. e versata nel serbatoio di Monteverde di Vinchiaturo, integrata con l’ar-rivo di una piccola portata dalle sorgenti del Tammaro in agro di Sepino a quotaoltre 930 m s.m.

Da Monteverde partono due condotte per Colle Impiso, San Vito versoBonefro, Larino, S.Croce di Magliano, due condotte per Campobasso, una condot-ta per Ferrazzano, una condotta per Campodipietra-Toro ed un’altra per Riccia-Sella Canala, sino a Monteleone di Puglia.

L’acquedotto, servendo 67 comuni tra quelli regionali ed extraregionali,risulta uno dei maggiori sistemi acquedottistici molisani, perché alimenta nonsolo l’Acquedotto Molisano Destro ma anche l’Acquedotto Campano el’Acquedotto di Bojano.

Circa il 60% delle risorse idriche dell’Acquedotto alimenta il Comune diCampobasso, che pertanto condiziona l’alimentazione degli altri comuni delsistema.

2- Acquedotto Molisano Sinistro

La rete acquedottistica utilizza le sorgenti del Fiume Trigno, ovvero le sorgentidi S. Mauro e di S.Onofrio, Palantiello, Pincio, Santa Maria, Castagna e i pozzi diColle dell’Orso; sarà integrata dai pozzi Muro Lungo di Sessano del Molise concirca 1.500.000 m3/anno di acqua.

Il bilancio tra fabbisogno e disponibilità, pertanto, risulta assicurato.La rete, inoltre, si avvale dell’integrazione, per i mesi estivi, di una connessio-

ne con l’Acquedotto Basso Molise, per rifornire i comuni di Montenero di Bisacciae Petacciato, centri turistici balneari.

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Acquedotto Molisano Destro

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S.M. Rivoli Pietrecadute Rio Freddo Totale

Volumi Mm3 Energia GWh Costo centinaia milioni di lire

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Centrale Santa Maria delle Macchie - 1984-2002

70,0

60,0

50,0

40,0

30,0

20,0

10,0

-

1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002

Captazione Sorgenti Biferno - Volumi m3 x 1000

120.000

100.000

80.000

60.000

40.000

20.000

0

1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002

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3- Acquedotto Molisano Centrale

Risulta già realizzato il ramo terminale che serve tutti i comuni del BassoMolise con alimentazione provvisoria di acqua potabilizzata proveniente dall’inva-so di Ponte Liscione.

L’infrastruttura in fase di realizzazione attraverserà tutta la valle del Biferno,partendo da Rio Freddo per interconnettersi con il ramo terminale già realizzato;porterà acqua di sorgente a tutti i comuni del Basso Molise.

E’ prevista l’interconnessione con l’acquedotto Molisano Destro nei pressi diColle Impiso e con l’Acquedotto Molisano Sinistro nei pressi di Colle Senaglio.

4- Acquedotto Campate Forme

L’acquedotto utilizza le sorgenti Campate e Forme e l’acqua emunta dai pozzidi Venafro.

I comuni serviti sono: Castel San Vincenzo, Colli al Volturno, Filignano,Montaquila, Pizzone, Pozzilli, Rocchetta al Volturno, Scapoli, Sesto Campano,Venafro e due comuni campani (Mignano Montelungo, S.Pietro Infine).

5- Acquedotto Alto Molise

L’acquedotto utilizza le sorgenti di Capo d’Acqua, Sant’Angelo di Vastogirardi,Fonte del Trocco di Belmonte del Sannio, Pezzella di Agnone e di S.Eramo i cuilavori di captazione sono stati ultimati da poco tempo; viene integrato, in alcuniperiodi dell’anno, dalla sorgente di Lago Nero in agro di Belmonte del Sannio,gestita dal Comune di Agnone.

L’acquedotto nell’anno 2000 ha effettuato un consumo complessivo di1.334.218 m3 di acqua forniti ai comuni di Agnone, Belmonte del Sannio,Castelverrino, Pietrabbondante, Poggio Sannita e Vastogirardi.

6- Acquedotto Basso Molise

L’acquedotto si avvale delle acque potabilizzate dall’impianto collocato appenaa valle della Diga di Ponte Liscione.

La rete acquedottistica è connessa con quella dell’Acquedotto MolisanoSinistro.

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I comuni serviti sono Campomarino, Guglionesi, Larino, Portocannone, SanMartino in Pensilis, Termoli e Ururi, con un consumo totale nell’anno 2000 di5.120.901 m3.

Da notare che il Comune di Guglionesi riceve acqua anche dall’AcquedottoMolisano Sinistro; il Comune di Termoli ne riceve sia dall’Acquedotto MolisanoSinistro, sia dal Nucleo Industriale che gestisce un impianto di potabilizzazione diacque della Diga del Liscione.

Nell’anno 2000 il Comune di Termoli ha effettuato un consumo pari a3.243.444 m3 di acqua.

7- Acquedotto Iseretta

L’acquedotto utilizza le acque del gruppo sorgentizio Iseretta nel versante set-tentrionale di Monte Mutria, in territorio di Guardiaregia. Le sorgenti fino adalcuni anni fa avevano una portata superiore a quella attuale; ora hanno una porta-ta inferiore al potenziale stimato, tanto che la fornitura di acqua viene effettuata atre comuni dei quattro allacciati all’acquedotto.

I comuni attualmente serviti sono Guardiaregia, Campochiaro e S. Polo Mateseper un totale riferito all’anno 2000 di 186.386 m3 con un decremento di circa20.000 m3 dal 1999.

Il comune escluso è quello di Bojano che viene servito come di seguito descritto.E’ da rilevare pertanto una notevole diminuizione delle forniture, imputabile

essenzialmente ad una ridotta disponibilità delle sorgenti.

8- Acquedotto di Bojano

L’acquedotto si serve delle acque di S. Maria dei Rivoli-Maiella, sorgenti delFiume Biferno, per alimentare il centro urbano di Bojano, Civita Superiore,Castellone, Pincere e Monteverde di Bojano.

Da una stima dello Studio per l’aggiornamento del Piano di utilizzazione delle risor-se idriche per lo sviluppo della regione. Valutazione dei fabbisogni e delle disponibilità, acura della Regione Molise (2002), risulta che nell’anno 2000 sono stati erogati alComune di Bojano 2.129.699 m3 di acqua.

Sempre secondo tale Studio- i consumi sono inferiori alle ingenti forniture dell’ERIM- la rete idrica cittadina presenta perdite per oltre il 50% dell’acqua fornita.

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Risparmiare acqua … si può !

Ecco alcune regole per economizzare acqua:1 - Controlla tutti i rubinetti e gli scarichi di casa. Ogni rubinetto con una pic-

cola perdita può disperdere una grande quantità di acqua.2 - Non prolungare la doccia per più di 5 minuti.3 - Tieni chiuso il rubinetto quando spazzoli i denti o quando insaponi

le mani.4 - Conserva una bottiglia d’acqua in frigorifero, così non dovrai aspettare con il

rubinetto aperto che l’acqua diventi fresca.5 - Usa la scopa per pulire gli spazi esterni alla casa, non l’acqua.6 - Usa le macchine lavabiancheria e lavastoviglie solo a pieno carico.7 - Usa un secchio d’acqua per lavare l’automobile, poi sciacqua rapidamente con

un getto di acqua corrente.8 - Innaffia il prato di notte o al mattino presto per ridurre l’evaporazione.9 - Non disperdere oli e prodotti chimici nel terreno o negli scarichi, rivolgi-

ti ai Servizi delle Amministrazioni locali per la raccolta degli oli o deirifiuti speciali.

10 - Usa l’acqua solo quando serve realmente, ricordati di chiudere il rubinettoquando non hai bisogno dell’acqua corrente.

Gli invasi di ritenuta idrica

Le dighe esistenti e programmate nel Sistema Biferno.

- Dighe esistenti:Sistema Biferno - Dighe di Liscione e Arcichiaro

Dati tecnici e caratteristiche generali

Diga di Liscione

La diga di Liscione è ubicata a circa 45 km in direzione NE da Campobassonella cui provincia ricade.

Le opere sono costituite da:- una diga in materiali sciolti, - di terra permeabile con manto di tenuta a gravità, - ubicata a Guardialfiera (bacino imbrifero 1.043 km2);

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Le caratteristiche delle opere possono essere così sintetizzate:

- serbatoio• volume totale 173,0 Mm3

• volume utile 137,0 Mm3

• capacità morta 11,0 Mm3

• superficie massima dell’invaso 7,45 km2

- diga• sviluppo totale della diga 497,00 m• altezza della diga sull’alveo naturale 60,46 m• altezza totale della diga 60,00 m• quota di massima di ritenuta 125,50 m s.m.• quota di massimo invaso 129,00 m s.m.• quota di coronamento 131,50 m s.m.• quota di minimo invaso operativo 91,20 m s.m.• quota minima di fondazione 71,04 m s.m.• portata massima sfiorabile 2.254 m3/s• portata massima derivabile per uso irriguo 10 m3/s• numero delle luci sfioranti 3• luce totale della soglia sfiorante 92,00 m• dimensione delle paratoie 13 m x 3 39,00 m

Diga di Arcichiaro

La diga di Arcichiaro è ubicata sul Torrente Quirino a monte dell’abitato diGuardiaregia in provincia di Campobasso.

Le opere sono costituite da:

- una diga in materiali sciolti con paramento di monte impermeabi-le, situata 1,5 km a sud dell’abitato di Guardiaregia (bacino imbri-fero 21,75 km2);

- uno scarico di superficie a soglia fissa e canale a pelo libero,ubicato in spal-la destra;

- una galleria di scarico di fondo utilizzata anche come opera.

opere accessorie: casa di guardia, strada di accesso, strada circumlacuale.

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Le caratteristiche delle opere possono essere così sintetizzate:

- serbatoio• volume totale 11,7 Mm3

• volume utile 11,1 Mm3

• capacità morta 1,1 Mm3

• superficie massima dell’invaso 0,54 km2

- diga• sviluppo totale del coronamento 270,00 m• altezza della diga sull’alveo naturale 89,30 m• altezza totale della diga 82,00 m• quota di massima di ritenuta 852,00 m s.m.• quota di massimo invaso 853,80 m s.m.• quota di coronamento 859,30 m s.m.• quota di minimo invaso operativo 814,00 m s.m.

- scarico di superficie• portata massima sfiorabile

(piena con Tr=5.000 anni) 446,50 m3/s• luce totale della soglia sfiorante 85,00 m

- scarico di fondo ed opera di presa• portata massima scarico di fondo 195,00 m3/s• tempo di svuotamento del serbatoio

(da max ritenuta e min invaso operativo) 16 h• lunghezza totale galleria 478,00 m• diametro interno galleria 4,80 m• portata max della galleria

in fase di derivazione delle acque 195 m3/s

-Dighe programmate delle quali esiste il progetto di fattibilità eseguito dall’ERIM

Sistema Biferno – Dighe di Colle D’Anchise e S. MassimoDati tecnici e caratteristiche generali

Diga di Colle D’Anchise

La diga di Colle D’Anchise è ubicata a circa 12 km in direzione SE daCampobasso nella cui provincia ricade.

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Le opere sono costituite da:

• una diga in calcestruzzo a gravità ubicata a circa 200 m a valle dellaconfluenza tra il fiume Biferno ed il torrente Quirino (bacino imbri-fero 357 km2);

• un manufatto polifunzionale posto in spalla sinistra nel quale sonoubicate:

- l’opera di presa;- la stazione di pompaggio a servizio irriguo;- la turbina per la produzione di energia elettrica;- lo scarico della portata per usi igienici a valle.

• una colmata a monte in corrispondenza della coda del serbatoio in prossi-mità di Bojano.

Le caratteristiche delle opere possono essere così sintetizzate:

- serbatoio• volume totale 9,5 Mm3

• volume utile 8,5 Mm3

• capacità morta 1,0 Mm3

• superficie massima dell’invaso 2,0 km2

- diga• sviluppo totale della diga compresi i muri d’ala 175,00 m• altezza della diga sull’alveo naturale 19,00 m• altezza totale della diga 29,00 m• quota di massima di ritenuta 475,00 m s.m.• quota di massimo invaso 475,25 m s.m.• quota di coronamento 479,00 m s.m.• quota di minimo invaso operativo 470,50 m s.m.• quota minima di fondazione 450,00 m s.m.• volume di calcestruzzo 75.000 m3

• portata massima sfiorabile (Tr=5000 anni) 1.800 m3/s• portata massima derivabile per uso irriguo 1,6 m3/s• portata massima turbinabile nella centralina 4,5 m3/s• numero delle luci sfioranti 7• luce totale della soglia sfiorante 7 x 12,50 87,50 m• dimensione delle paratoie 12,50 x 4,50 m• lunghezza vasca di dissipazione 40,00 m

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- Manufatto polifunzionale in spalla sinistraIn spalla sinistra è prevista la realizzazione di un manufatto polifunzionale,

inserito nella diga avente la funzione di:- opera di presa;- centrale di sollevamento per la distribuzione della portata da utilizzare

nella piana di Bojano;- centralina con turbina per produzione di energia elettrica.

Le caratteristiche generali del manufatto sono le seguenti:• dimensioni planimetriche 36 x 13 m• altezza totale 29,00 m• volume “vuoto per pieno” 13.500 m3

Diga di S.Massimo

La diga di San Massimo è ubicata sul torrente Callora nelle vicinanze dell’abi-tato di San Massimo in provincia di Campobasso.

Le opere sono costituite da:- una diga in materiali sciolti con paramento di monte impermeabile situa-

ta 1,5 km a est dell’abitato di San Massimo (bacino imbrifero 49 km2);- uno scarico di superficie a soglia fissa ubicato in spalla sinistra;- una galleria di scarico di fondo utilizzata anche come opera di presa

anch’essa ubicata in spalla sinistra.- opere accessorie: casa di guardia, strada di accesso.

Le caratteristiche delle opere possono essere così sintetizzate:

- serbatoio• volume totale 12,4 Mm3

• volume utile 9,27 Mm3

• capacità morta 1,43 Mm3

• superficie massima dell’invaso 0,63 km2

- diga• sviluppo totale del coronamento 310,00 m• altezza della diga sull’alveo naturale 54,50 m• altezza totale della diga 63,50 m• quota di massima di ritenuta 632,30 m s.m.• quota di massimo invaso 634,30 m s.m.• quota di coronamento 638,50 m s.m.• quota di minimo invaso operativo 605,50 m s.m.

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- scarico di superficie• portata massima sfiorabile (piena con Tr=10000 anni)970 m3/s• luce totale della soglia sfiorante 160,00 m

- scarico di fondo ed opera di presa• portata massima scarico di fondo

(max invaso 634,3 m s.m.) 62,00 m3/s• portata minima scarico di fondo

(min invaso oper. 605,5 m s.m.) 37,00 m3/s• lunghezza totale galleria 380,00 m• diametro interno galleria 5,50 m• paratoia piana di intercettazione 2,00 x 1,20 m• diametro tubazione di presa 900 mm• portata media di derivazione 1,0 m3/s• portata max di derivazione 2,5 m3/s

Carta Europea dell’acqua

Non c’è vita senza acqua.L’acqua è un bene prezioso. Indispensabile a tutte le attività umane.

Le disponibilità di acqua dolce non sono inesauribili. E’ indispensabile preservarle, controllarle e se possibile accrescerle.

La qualità dell’acqua deve essere mantenuta in modo da poter soddisfare le esigenze delle utilizzazioni previste, specialmente per i bisogni della salute pubblica.

Alterare la qualità dell’acqua significa nuocere alla vita dell’uomo e degli altri esseri viventi che da essa dipendono.

Quando l’acqua, dopo essere stata utilizzata, viene restituita all’ambiente naturale, deve essere in condizioni da non compromettere i possibili usi dell’ambiente, sia pubblici che privati.

Le risorse idriche devono essere accuratamente inventariate.

La conservazione di una copertura vegetale appropriata, di preferenza forestale, è essenziale per la conservazione delle risorse idriche.

La buona gestione dell’acqua deve essere materiale di pianificazione da parte delle autorità competenti.

La salvaguardia dell’acqua implica uno sforzo importante di ricerca scientifica, di formazione di specialisti e di informazione pubblica.

L’acqua è un patrimonio il cui valore deve essere riconosciuto da tutti.Ciascuno ha il dovere di economizzarla e di utilizzarla con cura.

La gestione delle risorse idriche dovrebbe essere inquadrata nel bacino naturale piuttosto che entro frontiere amministrative e politiche.

L’acqua non ha frontiere. Essa è una risorsa comune la cui tutela richiede la cooperazione internazionale.

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Diga di S. Massimo

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Diga di Colledanchise

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