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ies Industria e Sviluppo trimestrale di informazione, opinione, economia, impresa Confindustria Arezzo, Firenze, Grosseto, Livorno, Lucca, Massa Carrara, Prato, Siena Crowdfunding, e la start up vola MARIO SALVESTRONI Finanza alternativa, la strada per la ripresa FABRIZIO LANDI La "Signora dell'oro" che crede nell'Italia IVANA CIABATTI ANNO VII - N. 1 gennaio-marzo 2015 PER LE AZIENDE NUOVA FINANZA INTERVISTA A: IVANA CIABATTI, "Signora dell'oro"

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iesIndustria e Sviluppo

trimestrale di informazione, opinione, economia, impresa Confindustria Arezzo, Firenze, Grosseto, Livorno, Lucca, Massa Carrara, Prato, Siena

Crowdfunding, e la start up vola

MARIO SALVESTRONIFinanza alternativa, la strada per la ripresa

FABRIZIO LANDI

La "Signora dell'oro" che crede nell'ItaliaIVANA CIABATTI

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PER LE AZIENDENUOVA FINANZA

INTERVISTA A: IVANA CIABATTI,"Signora dell'oro"

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IES | luglio-settembre 2014 | Pagina 27

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Direttore responsabile: Annarosa Pacini [email protected]

Comitato di redazione: Andrea Balestri, Sandro Bonaceto, Antonio Capone, Marcello Gozzi, Massimiliano Musmeci, Umberto Paoletti, Piero Ricci, Claudio Romiti

Coordinatore editoriale: Furio Massi

Redazione: Luisa Angioloni (Arezzo), Simona Bandino (Firenze), Lodovica Lazzerini (Massa Carrara),Ilaria Maraviglia (Lucca),Franco Passarini (Grosseto),Saida Petrelli (Prato),Elena Pozzoli (Livorno)

Hanno collaborato a questo numero: Maurizio Abbati, Francesco Checcacci, Mattia Cialini, Giuseppe Nigro, Paolo Vannini, Manuela Villimburgo

Impaginazione, grafi ca e foto: Franco Passarini

Direzione e redazione: Confi ndustria Grosseto, viale Monterosa 196, 58100 Grosseto, [email protected]

Editore: Assoservizi Toscana Sud Rete d’Imprese. Via Roma, 18 - 52100 Arezzo

Stampa: Soluzioni per la Stampa Srl, Corso Carducci 34, Grosseto

Registrazione: Tribunale di Grosseto n. 1/2009 del 26.03.2009

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PUBBLICITÀ: la raccolta pubblicitaria su tutto il territorio della Toscana per “IES - Industria e Sviluppo” è a cura di: MGA Comunicazione & Pubblicità srl - Via Aretina 167/M FirenzeTel. 055/5275595 - Cel. 349/5941620 e-mail: [email protected]

TERRITORIALI

PMI: solo più grandi si cresce

Finanza alternativa, la strada per la ripresa

Accesso al credito: è l’ora di scelte coraggiose

Innovazione, ICT, formazione: l’unione (in Confindustria) fa la forza

Più competitività con lo sviluppo del trasporto merci

Nuovo Accordo tra Cassa di Risparmio di San Miniato e Confindustria Livorno

PMI, un miliardo di euro per crescita e competitività

Il made in Italy tra innovazione e tradizione: tre casi di creatività che diventano prodotto

37-60

28FIRENZE

34LIVORNO

Economia collaborativa, l’investitore arriva dal web

Per crescere, serve una banca partner e non padrona

Finanza: “nuova” o “vecchia”, purchè sia

Banca e impresa, tempo di rinnovamento

Oltre il credito bancario

Finanza innovativa, ancora lontana

Strutturare l’azienda aiuta il credito

L’esperto consiglia

Crowdfunding, e la start up vola

La “Signora dell’oro” che crede nell’Italia

LUCCAPISTOIAPRATO

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CONFINDUSTRIA TOSCANA SUD

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MASSA CARRARA

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EDITORIALE

COVER STORY

SOMMARIO

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Un luogo originale per ricevimenti di matrimonio, cene e cocktails, serate musicali in giardino, incontri di lavoro, convegni...

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IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 7

LE PMI IN ITALIAL’Italia in genera-

le, e la Toscana in par-ticolare, hanno dimostrato nel tempo di saper creare un tessu-to imprenditoriale vitale e dina-mico, con molti pregi e qualche difetto che la crisi ha purtroppo evidenziato.

Notoriamente l’Italia de-riva una buona parte del suo PIL da piccole e medie imprese. Queste si organizzano talvolta in distretti industriali, nei quali vi sono imprese di dimensioni spesso contenute che si specia-lizzano in molti casi anche in una sola fase della produzione di un bene. Tali distretti, studiati in profondità dal professor Gia-como Becattini dell’Università di Firenze, rappresentano la spina dorsale della produzione del cosiddetto “made in italy”. In Toscana si pensi al distretto orafo di Arezzo o a quello della pelle intorno a Firenze, oltre che al tessile di Prato. Il modello di distretto, che da una parte per-mette il contenimento dei costi attraverso la specializzazione, dall’altra spesso manca di im-prese di dimensioni suffi cienti a investire in ricerca e sviluppo, con il conseguente rischio di

trovarsi a svolgere produzioni a valore aggiunto insuffi ciente per giustifi care i costi di produzione in fasce medie e medio-basse del mercato, quando cresce la pressione di Paesi con costi di manodopera inferiori.

Secondo dati Cerved pub-blicati anche sul Corriere della Sera1 le PMI producono il 12 per cento del PIL italiano, ma hanno diffi coltà a crescere an-che per la sfi da di fi nanziarsi in un mondo in cui il credito ban-cario sta divenendo, per ragioni cicliche ma anche sempre più strutturali, più diffi cile da otte-nere rispetto al periodo prima della crisi.

CONFRONTO CON L’EUROPA

In termini dimensionali l’impresa italiana tende a essere mediamente più piccola che in Paesi a noi vicini.

Inoltre, sempre in relazione ad altri Paesi europei, le aziende italiane hanno capitale proprio più basso e si affi dano di più al sistema bancario.

Secondo i dati del Ministe-ro dello Sviluppo Economico italiano, nel 2011 il totale dei prestiti a breve e medio-lungo

PMI: solo più grandi si cresce

EDITORIALE

Fonti di fi nanziamento alle imprese in vari Paesi europei (Fonte: Ministero dello Sviluppo Economico 2011)

termine, principalmente erogati dalle banche, rappresentavano mediamente il 54 per cento del-le fonti di fi nanziamento delle imprese italiane, mentre il patri-monio appena il 15 per cento.

In Francia i prestiti erano il 40 per cento, il capitale il 24 per cento. In Germania le percen-tuali corrispondenti sono del 45 per cento e del 28 per cento. In Gran Bretagna, Paese tradizio-nalmente più volto ai mercati fi nanziari, il capitale era addirit-tura il 44 per cento delle fonti di fi nanziamento a fronte di un 40 per cento di prestiti.

Le imprese italiane quin-di sono più piccole che nel re-sto d’Europa perché tendono a crescere di meno. Una delle motivazioni è appunto la bassa capitalizzazione.

di Francesco Checcacci, chartered fi nancial analyst (CFA)

IL SISTEMA BANCARIO E LE NUOVE REGOLE DI CAPITALE

Già prima della crisi gli or-ganismi internazionali, per evi-tare che i contribuenti fossero chiamati a coprire i costi delle perdite degli Istituti di credito, avevano stabilito delle dotazioni di capitale minime che le ban-che dovevano rispettare per far fronte a periodi di stress econo-mico. In seguito alla crisi e alle giuste proteste di cittadini che in vari Paesi hanno visto i loro Governi costretti a intervenire con denaro pubblico per evitare il collasso del sistema bancario, i requisiti patrimoniali sono stati ulteriormente aumentati.

Al momento non esiste neppure certezza rispetto ai li-velli di capitale che il sistema

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IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 8

Francesco Checcacci: economista fi nan-ziario. Si è laureato a Firenze, specializzato a Londra. Ha ottenuto l’investment manage-ment certifi cate e la qualifi ca chartered fi nan-cial analyst (CFA). Dopo esperienze tra la City di Londra e Parigi, dove ha lavorato anche per Morgan Stanley e Moody’s, è tornato in Toscana

dove lavora in banca. Parla correttamente inglese, francese e spagnolo; comprende ceco e tedesco.Il conseguimento della qualifi ca di CFA Charterholder richiede l’adesione a un severo codice etico, il conseguimento di un’e-sperienza lavorativa almeno quadriennale nella gestione degli investimenti ed il superamento di tre esami annuali molto selettivi in lingua inglese su un programma che verte su materie econo-miche, fi nanziarie ed etiche.

EDITORIALE

bancario dovrà mantenere, a seconda delle dimensioni dell’I-stituto di credito, per operare. Notoriamente l’incertezza è una delle maggiori fonti di ri-schio in un sistema economico. Essenzialmente, in mancanza di certezze, gli amministratori opteranno per un’attività mag-giormente prudenziale, che si esemplifi cherà in requisiti più stringenti per l’accesso al cre-dito.

Si consideri inoltre che, al contrario di quanto molti pen-sino, in Europa continentale, a differenza che in USA e Regno Unito, il credito tende a ripar-tire dopo l’espansione del PIL. In sostanza le imprese europee non chiedono credito fi no a che non percepiscono che ci sarà domanda per i loro prodotti.

I prestiti di medio-lungo termine a imprese erogati dal sistema bancario nel 2012, se-condo dati Banca d’Italia, sono stati di circa 128 miliardi di euro, di cui 46 a piccole e medie im-prese.

IL FUTURO POSSIBILELa minor disponibilità di

credito si può trasformare in un’opportunità.

Se le imprese italiane si muovessero verso la media di Francia, Germania e Gran Bre-tagna, dovrebbero raddoppiare il loro capitale e affi darsi per il 10 per cento in meno ai prestiti a medio-lungo termine.

In buona sostanza è auspi-cabile, dopo tanti anni che se ne parla, che fi nalmente si arrivi ad una maggior capitalizzazione da parte delle imprese italiane, soprattutto quelle piccole e me-

die.Queste possono sfruttare

una situazione in cui le fon-ti d’investimento tradizionali sono poco redditizie: i titoli di Stato a dieci anni sono sotto il 2 per cento lordo, quelli a tre anni sotto lo 0.50 per cento, sempre lordo; il mattone è in crisi da tempo per una serie di fattori diffi cilmente reversibili nel breve termine, che includo-no una tassazione crescente che scoraggia potenziali acquirenti unita, in alcune zone, a un ec-cesso di offerta. In altre parole in alcune parti della Toscana si è probabilmente costruito troppo, almeno rispetto al parco di pos-sibili compratori. Questo è stato ulteriormente ristretto da una tassazione in aumento a livelli incerti.

Esiste quindi la possibilità di connettere chi ha buone idee con chi cerca occasioni d’inve-stimento, sia con strumenti di debito sia di capitale. Le for-me in cui questo può essere fatto sono molteplici, e vanno dall’emissione di obbligazioni, anche in pool d’imprese (bond del territorio), alla connessione attraverso soggetti con expertise locale e contatti internazionali con investitori, principalmente istituzionali o qualifi cati, inte-ressati a strumenti di debito, anche non negoziati sul mer-cato, e/o a strumenti di capitale quali private equity a vari stadi o acquisto di azioni di nuova of-ferta per aziende di dimensioni maggiori.

Esistono a tal proposito investitori di private equity che operano a vari stadi di espan-sione di un’impresa, da quella

di start-up a quelle più avanza-te. Le procedure di quotazione sono relativamente complesse ma soprattutto il percorso non può esaurirsi con l’IPO, ma deve continuare attraverso una comunicazione ed una gestione della relazione di livello ade-guato alla comunità fi nanziaria.

Anche qui sarà fondamen-tale affi darsi quindi a professio-nisti in grado, da una parte, di mettere in contatto la domanda con l’offerta, e dall’altra anche di porre sul tavolo e gestire relazioni a livello locale ed in-ternazionale (in inglese è stato coniato a proposito il termine “glocal”, neologismo ottenuto dalla crasi tra i termini “global”e “local”).

Finora queste fi gure, in Ita-lia, sono relativamente rare.

Per accedere a tutte queste opportunità le imprese devono anche parlare una lingua più vicina a quella degli investitori, imparando a trattarli come part-ner, a programmare a più anni e a presentare piani di espansio-ne che convincano, nelle forme e nei contenuti, gli investitori stessi a dar loro fi ducia.

Infi ne, sarà indispensabi-le da parte della politica una semplifi cazione delle procedure burocratiche per nuovi investi-menti, sulle quali l’Italia pur-troppo è notoriamente indietro rispetto alla maggioranza degli altri Paesi sviluppati.

Le riforme strutturali di semplifi cazione, che pare stiano per essere messe in atto, potreb-bero instaurare un clima nuovo che porti investitori nazionali e internazionali ad interessarsi più attivamente all’Italia.

Le imprese, da parte loro, devono farsi trovare pronte a sfruttare l’occasione avviando da subito le procedure neces-sarie a presentarsi ad un parco qualifi cato, tenendo presente che questo sarà mediamente più facile per un pool d’imprese piuttosto che per una singola azienda, dato che spesso gli in-vestitori istituzionali ricercano ticket d’investimento relativa-mente alti, tipicamente sopra i cinque milioni di euro.

1)http://www.corriere.it/economia/finanza_e_ri-sparmio/notizie/analisi-non-trascuriamo-chi-fa-12percento-pil-5f5e36b2-659a-11e4-b6fa-49c6569d98de.shtml

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IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 10

Una miniera prezio-sa ma ormai semi-sconosciuta. Ivana

Ciabatti, imprenditrice aretina che di preziosi si intende, così vede l’Italia: ricca di potenziale, sfruttata molto spesso da altri come brand, ma realmente poco valorizzata. Ciabatti – appena ascesa al vertice di Confi ndu-stria Federorafi – sa fi utare nel vento le occasioni, l’ha fatto per la propria azienda – la Italpre-ziosi – spalancandole un futuro luminoso (1,75 miliardi il fattu-rato del 2014) proprio mentre la crisi stava sgretolando le altrui certezze. A suo parere, l’Italia della bellezza, dell’arte, delle passioni e dei saperi non solo potrà salvarsi, ma potrà vincere.

“L’Italia rappresenta il Paese con il maggior potenziale di crescita inespressa. Si stima che entro il 2019 ci saranno duecentodue milioni di nuovi ricchi, la mag-gior parte dei quali in Cina, In-dia, Brasile e Russia. Economie in cui il made in Italy già afferma il proprio valore e rappresen-ta per i consumatori uno sta-tus, grazie alla forza dei nostri marchi”, spiega Ivana Ciabatti. Così, mentre i consumi interni sono drammaticamente ridotti, il mondo è affamato di prodot-ti italiani. Non a caso lo scorso dicembre la titolare della Ital-preziosi è stata protagonista di un incontro ad Arezzo dal titolo signifi cativo: “Esportare la dolce vita”. All’evento ha preso parte

anche il vice ministro Calen-da, che nell’occasione ha detto: “Dobbiamo trovare la giusta strada per valorizzare appieno i prodotti ‘belli e ben fatti’ e pre-sentarli nei Paesi con economia emergente”. Partiamo da qui.

Insomma, l’Italia è una miniera, ma il tesoro fatica a venire alla luce.

“Innanzi tutto è necessario fare un salto culturale, occorre avere un punto di vista globale per competere nei mercati in-ternazionali: dobbiamo reagire, smetterla di subire gli eventi. Ci vengono richiesti preparazione, competenza e giusti strumenti. Non è più tempo di improvvi-sazione. Eppure la base di par-tenza è ottima: siamo il secondo

Paese manifatturiero d’Europa, tra i primi cinque al mondo per saldo commerciale dei prodot-ti del manifatturiero e il nostro export è cresciuto più di quello tedesco o francese. Insomma, il brand ‘Italia’ vende, infatti l’Italian Lifestyle rappresenta una grande risorsa economica per il nostro Paese. Ma dobbia-mo riappropriarci dell’orgoglio nazionale, spesso annebbiato dalla classe politica. L’Italia è buon gusto, bellezza, passione e coraggio; una terra di intellet-tuali, artisti ma anche artigiani e imprenditori che hanno fatto la Storia”.

Già presidente della se-zione orafi di Confi ndustria Arezzo, è appena subentrata

Dal recupero dell’orgoglio nazionale a nuove strategie per l’accesso al credito: molte le possibilità per un Paese che può uscire dalla crisi. Intervista a Ivana Ciabatti

La “Signora dell’oro” che crede nell’Italia Ivana Ciabatti

di Mattia Cialini, giornalista “Arezzonotizie.it”

COVER STORY / NUOVA FINANZA PER LE AZIENDE

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Per crescere e competere occorre un sistema creditizio efficiente,sia nei servizi che nelle condizioni

Sempre più cruciale il ruolo del “made in Italy”, anche sui mercati emergenti

a Licia Mattioli al vertice di Confi ndustria Federorafi . E’ stata citata come un esempio di successo del territorio to-scano anche dall’Arcivevesco-vo di Arezzo, Cortona e San-sepolcro, Riccardo Fontana. Sosterrà le istanze toscane in ambito nazionale?

“Quel che mi ha sorpreso è stato l’appoggio da parte degli industriali vicentini, data la ri-valità tra Arezzo e Vicenza. Non me lo aspettavo e ne sono lu-singata. Mi sono assunta questa responsabilità e ho ben chiari gli obiettivi del mio mandato. La-vorerò per tutto il settore italia-no, anche se sono molto impe-gnata per il mio territorio. Vorrei che, in ogni ambito lavorativo, fosse premiato il merito. Sono convinta che per ripartire, oltre alle competenze, ci vogliano ta-lento e passione. L’unione farà la nostra forza: per uscire dal guscio ed esportare, le piccole aziende dovranno consorziarsi, organizzare fi ere e promuovere i loro prodotti nei Paesi in cui c’è richiesta di made in Italy”.

La fi losofi a che cerca di proporre in ambito associati-vo è la stessa che ha portato al successo la Italpreziosi. Qua-le è la chiave? E cosa si atten-de dal futuro?

“La Italpreziosi commercia metalli nobili sin dalla sua na-scita, nel 1984: oro, argento, pla-tino e palladio. La svolta degli ultimi anni è nata dal confronto con realtà globali. Molti viaggi, molte esperienze nei quattro

angoli del pianeta. Dall’Ocea-nia all’Africa, dall’India al Cen-tro America. Siamo in continua espansione, nel 2010 il nostro fatturato era di seicentocin-quantasei milioni, oggi è tripli-cato. Ma vogliamo raddoppiarlo nel giro di due anni. Tutto que-sto grazie all’esperienza, ad una rigorosa disciplina tecnico-com-merciale ed uno staff costante-mente aggiornato sulla realtà che ci circonda per cercare di capire ed anticipare un settore in continua e veloce evoluzione. L’azienda si è dedicata a un pro-cesso per la provvista di metalli preziosi direttamente dalle fonti estrattive, rafforzando la propria presenza sui mercati internazio-nali. L’Italpreziosi è presente in Africa, in Sud America ed in Pa-pua Nuova Guinea in collabo-razione con aziende dedite alla raccolta dei materiali preziosi. In ogni passaggio la fi liera è certi-fi cata, noi parliamo di ‘oro etico’ perché ovunque operiamo ven-gono mantenuti alti gli standard etici nel rispetto delle leggi loca-li e dei principi di sostenibilità, con particolare attenzione alle persone e all’ambiente. Nella sede aretina, a San Zeno, abbia-mo un impianto di affi nazione di ultima generazione ad impat-to prossimo alla zero. Quando parlai per la prima volta di oro etico, ormai otto anni fa, ricordo che fui derisa dai miei colleghi, oggi la fi liera certifi cata rappre-senta per la Italpreziosi un’arma determinante per l’affermazio-ne in mercati particolarmente

COVER STORY / NUOVA FINANZA PER LE AZIENDE

sensibili al tema come quello degli Stati Uniti”.

Certo, tutto questo ri-schia di essere vanifi cato se ad un’azienda vengono tagliate le gambe del credito.

“La mancanza di liquidità, il poco supporto da parte del si-stema bancario – sia per quanto riguarda l’erogazione di nuovi fi nanziamenti che per il prestito d’uso – ha inciso pesantemente sulla produzione del distretto orafo di Arezzo, realtà che posso osservare da molto vicino. Cre-do che il settore manifatturiero necessiti di un sistema creditizio particolarmente effi ciente sia nei servizi che nelle condizioni per crescere e competere.

Le complicazioni sono molteplici: alla concentrazione degli istituti, al peggioramento qualitativo del credito nei bilanci bancari e a quello degli indici di valutazione dei bilanci azienda-li, va aggiunto che il credito alle imprese è appannaggio presso-ché totale del sistema bancario: in Italia la percentuale è del 92 per cento, negli Stati Uniti si ferma al 40 per cento. Per questi motivi, alla fi ne dell’anno scorso è stata promossa da Federorafi l’iniziativa ‘Diamo credito al go-iello’, con cui è possibile fornire alle aziende orafe con deter-minati requisiti una garanzia a prima richiesta al 60 per cento della linea concessa, a sua volta riassicurata dal Fondo centrale di garanzia per le Pmi per l’80 per cento. Il rischio delle banche viene così mitigato, in primo luogo da parte di Unionfi di, uno dei principali Confi di naziona-li, in secondo luogo dal Fondo Centrale che grazie alla garan-zia di ultima istanza da parte dello Stato permette un mino-re assorbimento di patrimonio bancario per la concessione della linea di ‘prestito d’uso’ e di conseguenza migliora il rating aziendale”.

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IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 12

Crowdfunding, e la start up vola

Una start up non è per sempre. Ha una deadline defi -

nita, un margine di tempo a disposizione ristretto, entro cui dovrà dimostrare di sa-per crescere, o sarà costretta a soffocare, dopo essere rimasta senza l’ossigeno necessario per svilupparsi. Quarantotto mesi, quattro anni soltanto, durante i quali ha però la pos-sibilità rara nella legislazione italiana di godere di agevola-zioni preziose per dare corpo a un’idea imprenditoriale. Compresi quelli relativi alla ricerca di fi nanziamenti, per la quale è possibile anche ricor-rere alla rete, affi darsi insom-ma alle ramifi cazioni infi nite di internet attraverso il siste-ma del “crowdfunding”. Un sistema che solo nel 2013 in Europa ha favorito una raccol-ta fondi pari a circa un miliar-do di euro e consente di cer-care partner e sostenitori dal basso, attraverso specifi che piattaforme web autorizzate dalla Consob, evitando così di dover passare attraverso il canale bancario, spesso assai angusto per le nuove piccole imprese. Tutto questo grazie al decreto legge dell’ottobre 2012, che defi nisce il concetto di start up innovativa e con-tiene prescrizioni precise a cui attenersi, come dimostrare una percentuale importante della spesa destinata a ricerca

e sviluppo, o ancora occuparsi di prodotti o servizi innovati-vi ad alto valore tecnologico. Detto questo diventa fonda-mentale trasformare l’idea in un progetto specifi co, stilando un business plan dove com-paiano con esattezza i tempi e i costi di realizzazione, indi-spensabili quando ci si prepa-ra a cercare investitori privati.

“Lo startupper – spie-ga Fabrizio Landi, delegato alle Start up e reti d’impresa per Confi ndustria Firenze – in genere è il giovane che ha l’i-dea di un servizio o un pro-dotto che può funzionare sul mercato, decide di mettersi in proprio e va alla ricerca di fi nanziamenti, dapprima con-tando sui propri familiari, che sono spesso i primi ad aiu-tarlo, poi confi dando nell’in-teresse di quelli che vengono chiamati ‘business angels’, che possono intervenire con capitali propri per far decolla-re il progetto, prima che ci si rivolga al mercato fi nanziario vero e proprio, puntando an-che su bandi e fondi pubblici”.

Quante sono le start up in Toscana? E quante riesco-no a superare lo scoglio del-la fase di avvio e a navigare da sole nel mare agitato del mercato?

“A livello nazionale, se-condo le ultime cifre, siamo arrivati a 3.215 imprese, di cui 207 sono in Toscana. Non

sono tante quelle che ce la fanno. Si stima infatti che al-meno un terzo di quante si iscrivono al registro morirà, più di un altro 30 per cen-to non riuscirà a superare la piccola dimensione e solo un 20 per cento saprà trovare gli strumenti e le energie giuste per crescere e diventare im-portante”.

Chi sono invece i busi-ness angels?

“Il business angel è qual-cuno che scopre l’esistenza di un progetto d’impresa e ci crede al punto da investirci direttamente, rischiando an-che molto, poiché interviene in una fase iniziale, quan-do non ci sono neanche dei bilanci da esaminare. E’ un investitore che di solito va molto a sensazione e può ri-velarsi una persona che oltre ai soldi apporta anche delle competenze. Un tassello fon-damentale per l’avvio, di cui si può cominciare a fare a meno solo quando si dimostra che il progetto funziona realmente e allora ci si può rivolgere ai fondi di investimento e al ven-ture capital. Ma per riuscire ad attrarre questo capitale di rischio bisogna convincere le persone presentando un busi-ness plan credibile”.

Come può una start up trovare investitori che scommettano praticamente al buio?

Fabrizio Landi

di Maurizio Abbati, giornalista freelance

COVER STORY / NUOVA FINANZA... - CONFINDUSTRIA FIRENZE

Dal business angel alla raccolta on line, nuove strade per il finanziamento d’impresa

“Oggi grazie a un decreto legge di tre anni fa si può av-viare una raccolta di fondi at-traverso internet, rivolgendosi a siti autorizzati dalla Consob. Questo dà la possibilità con-creta di avvicinare una platea estremamente ampia di po-tenziali interessati, uscendo dai confi ni della territorialità, che altrimenti sarebbe impos-sibile contattare per una ne-oimpresa.

Si tratta spesso di perso-ne con esperienza, magari che hanno già operato nello stes-so settore di competenza in ruoli importanti e che decido-no di intervenire proprio per questo motivo, differenziando i loro investimenti. C’è chi è riuscito a raccogliere anche quattro milioni di euro in que-sto modo, da persone fi siche. Questo signifi ca che si tratta di una strada praticabile”.

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IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 13

Economia collaborativa, l’investitore arriva dal web

Piccole stelle cresco-no nel panorama dell’imprenditoria.

Si chiama StarsUp il porta-le tutto toscano, con sede a Livorno, nato allo scopo di far prendere il volo alle im-prese, aiutandole a trovare finanziamenti attraverso il più grande aggregatore che esista, cioè internet.

Piattaforma gestita da StarsUp srl, che è la pri-ma società – ovviamente anch’essa una start up – ad aver ottenuto, nell’ottobre 2013, l’iscrizione al registro dei portali on line per la rac-colta di capitale di rischio da parte di start up innovative, istituito dalla Consob.

“Il nostro compito è

Matteo Piras

di Maurizio Abbati, giornalista freelance

COVER STORY / NUOVA FINANZA... - CONFINDUSTRIA FIRENZE

Trasparenza, rendicontazione, governance allargata: piccole start up crescono

quello di dare alle start up la possibilità di scegliersi gli in-vestitori. In Italia gran parte della popolazione è tradizio-nalmente abituata ad investi-re in Bot ed è difficile pensare di scommettere su un’impre-sa che sta nascendo – spiega Matteo Piras, commerciali-sta livornese diventato presi-dente del consiglio d’ammi-nistrazione di StarsUp srl –, ma le abitudini cominciano a cambiare.

Il nostro portale l’anno scorso ha raccolto 700 milio-ni di euro attraverso novanta investitori (di cui due stranie-ri), finanziando sette proget-ti, tra cui una barca a propul-sione solare. Abbiamo avuto settantamila collegamenti da 115 paesi del mondo”.

Come vi è venuta l’idea di StarsUp?

“E’ arrivata nel 2013, dopo aver assistito ad una le-zione di un economista ame-ricano che illustrava i trend emergenti nell’economia col-laborativa. Quando l’Italia ha applicato la nuova normati-va ci siamo adeguati, così la Consob ci ha rilasciato l’au-torizzazione, che è la numero uno in Italia. Abbiamo visto c’è che un ampio numero di imprese o imprenditori che

avrebbero la necessità di ca-pitale per poter avviare o far decollare progetti, che spes-so non riescono a prendere il volo proprio per mancanza di risorse.

Dall’altra parte ci sono tanti potenziali investitori in possesso di una certa dispo-nibilità finanziaria disposti a prendere in esame soluzioni per diversificare il proprio investimento, ma anche per sentirsi parte di una iniziati-va di successo.

Il crowdfunding, e in par-ticolare l’equity crowdfun-ding, è lo strumento ideale per dare una soluzione a queste esigenze delle nostre start up. Strumento che ha alcune importanti partico-larità, come il fatto di rivol-gersi a un elevato numero di destinatari e offrire strumenti partecipativi al capitale di ri-schio.

Una possibilità di finan-ziamento che di recente con un decreto legge, chiamato ‘Investment Compact’, è sta-ta estesa anche alle pmi in-novative che presentino un bilancio certificato da un re-visore contabile, dopo di che è necessario iscriversi a uno speciale registro che permet-te di inserire i progetti sulle

piattaforme di equity”.Dietro al vostro portale

c’è un grande lavoro. Come si finanzia il progetto?

“Si finanzia in base agli investimenti che riusciamo a canalizzare attraverso la proposta veicolata on line. Quando viene acquisito il capitale prefissato inizial-mente, cioè al momento in cui l’operazione ha raggiunto il suo obiettivo, per il porta-le tratteniamo il 7 per cento, mentre per i singoli investi-tori non ci sono commissio-ni di sottoscrizione. Ogni progetto inserito nel nostro portafoglio ha ovviamente una quota minima di investi-mento”.

Quali sono le difficol-tà più grandi a cui devono far fronte le start up che si aprono al mercato?

“Le start up devono abi-tuarsi alla trasparenza dei propri piani industriali e prepararsi a rendicontare un progetto, oltre a fare i conti con una governance allargata e un consiglio in cui siedono altri imprenditori. Tutto ciò comporta una modifica ra-dicale nel modo di condurre un’impresa che fino a quel momento aveva ruotato at-torno solo a parenti e amici”.

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IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 14 COVER STORY / NUOVA FINANZA... - CONFINDUSTRIA TOSCANA SUD

Chi ha paura della fi -nanza alternativa?

“Da tempo Con-fi ndustria lavora a un sistema di fi nanziamento alle imprese basato sul sostegno diretto dei risparmia-tori. Una strada obbligata per far fronte all’inarrestabile riduzione degli affi damenti da parte degli istituti di credito”.

Per fermare l’inevitabile spi-rale negativa generata dal credit crunch, Mario Salvestroni, presi-dente dell’Associazione Industriali di Grosseto, ha messo a punto e avviato il sistema dei micro e mini bond. La novità ha però incontrato alcuni ostacoli, tanto che oggi si la-vora ad un più complesso sistema di garanzie per immettere un gran fl usso di liquidità a disposizione delle imprese.

Prima di tutto, perché si parla di fi nanza alternativa?

“Dopo sette anni di crisi, i rating delle imprese sono decisa-mente peggiorati e il tasso di in-teresse, che include il premio per il rischio, aumenta di conseguenza a causa degli accantonamenti obbli-gatori a carico delle banche fi nan-ziatrici, facendo lievitare gli interes-si passivi per l’impresa.

Si tratta di un costo che ad-dirittura genera ulteriori oneri per l’impresa, in quanto il sistema fi -scale, attraverso l’Irap e le relative maggiorazioni e l’art. 96 Tuir, ha reso quasi completamente inde-traibili gli interessi passivi a carico delle imprese che subiscono la crisi, e dunque li tassa con l’aliquota del 32,50 per cento, con effetti negativi sui bilanci. Di conseguenza, il ra-

ting della società peggiora renden-do più costoso e diffi cile l’accesso al credito bancario. Un circolo vizioso che può mettere velocemente fuori mercato le aziende”.

Tutto nasce quindi dal Fi-sco?

“Con gli attuali livelli di tas-sazione non restano energie per investire e dunque per crescere. Siamo il paese con il sistema fi sca-le più oppressivo. Per le imprese il valore medio della tassazione, il Ttr (Total tax rate: tasse dirette, indiret-te e contributi), raggiunge quota 70 per cento, ma considerando che nella media sono inclusi contri-buenti fi scalmente agevolati, per le imprese non benefi ciate supera comodamente il 90 per cento.

Gli investimenti sono effi ca-cemente contrastati dalla tassa-

zione totale che può essere oltre il 40 per cento superiore rispetto alle aziende concorrenti, anche limi-tandoci a quelle residenti nei paesi avanzati, ed al costo del lavoro a ca-rico dell’impresa: 1.000 euro di la-voro ne costano all’impresa 3.555”.

E’ una questione di aliquo-te troppo alte?

“Il nostro sistema fi scale è stato studiato per garantire la sta-bilità del gettito. Infatti, nel tempo i vari governi, per ampliare la base imponibile, hanno varato e per-fezionato norme che, nell’attuale congiuntura recessiva, ottengono il gettito colpendo più i costi che gli utili.

Questo sistema perverso è la principale causa della morte delle imprese. Quelle che si concentrano sull’esportazione, e sono sempre

Pronte nuove strategie da mettere in campo per finanziare le imprese, ancora troppo lenta la risposta del Governo e delle Banche

Finanza alternativa, la strada per la ripresa

di Manuela Villimburgo, giornalista, collaboratrice “Il Sole 24 Ore”

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IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 15COVER STORY / NUOVA FINANZA... - CONFINDUSTRIA TOSCANA SUD

Mario Salvestroni

Finanziamento alle imprese: è tempo di un nuovo modello di politica industriale, basato sull’assorbimento del rischio del credito

di più, tendono ad internaziona-lizzarsi con un’adeguata presen-za commerciale nei paesi con cui effettuano i maggiori scambi; poi spesso delocalizzano la produzio-ne per ridurre il costo per unità di prodotto. Così facendo pagano tasse molto ridotte nel paese in cui producono valore aggiunto, ma nel contempo riducono la quota di gettito fi scale in Italia. L’alternativa è la perdita di competitività e poi la chiusura”.

E le altre imprese?“Quelle che invece sono co-

strette, per dimensione o per tipo di attività, a lavorare sul mercato interno, entrano facilmente nella spirale letale: calo del margine ope-rativo lordo, peggioramento del ra-ting, incremento dei tassi passivi, incremento degli interessi passivi, aumento del Ttr e così via fi no alla chiusura. Quando moriranno, ad-dio gettito. E’ come mangiare l’uni-co mulo che tira il carretto…”

La rigidità del sistema ban-cario può essere allentata?

“Il problema è che con le nuove regole di Basilea le banche hanno interesse a fi nanziare solo le imprese che non hanno bisogno di credito. Con i rating delle aziende degradati da sette anni di crisi, gli istituti bancari, per mantenere oltre la soglia imposta dal regolatore il rapporto tra patrimonio e crediti ponderati sui rischi, devono emet-tere aumenti di capitale per confer-mare gli affi damenti già concessi; oppure ridurre le attività a rischio e dunque comprimere il credito alle imprese. E’ quello che succede da anni”.

Ma il sistema bancario è costretto a immettere liquidità: dove va a fi nire?

“Gli istituti si contendono, a qualunque tasso, i clienti con i ra-ting più alti che poi fi niscono con utilizzare queste risorse per inve-stimenti fi nanziari o per strappare condizioni migliori di acquisto ai propri fornitori.

La liquidità rimanente viene impiegata dalle banche per riac-quistare obbligazioni proprie, o in-vestita in titoli di stato. E’ evidente che, con le regole attuali, le immis-sioni di liquidità non servono a svi-luppare l’economia reale: il Pil non cresce e la disoccupazione aumen-ta, come andiamo ripetendo, ina-scoltati, al mondo della politica”.

Per migliorare la qualità del credito da tempo Confi ndustria lavora ad una fi nanza alternati-va.

“E’ ormai più che evidente che il sistema italiano di fi nanziamento alle Pmi è eccessivamente ‘ban-cocentrico’. Negli Usa le imprese

sono fi nanziate per meno del 30 per cento dalle banche, in Inghil-terra per meno del 50 per cento, in Germania per meno del 70 per cento, in Italia per il 100 per cento, cioè le banche hanno l’esclusiva dei crediti, ma anche l’esclusiva delle sofferenze. Il rischio della totale di-pendenza oggi emerge con forza, di fronte alla brusca ed insostenibi-le riduzione della liquidità messa a disposizione delle imprese.

E’ urgente una disinterme-diazione fi nanziaria intelligente. L’idea è quella di facilitare le azien-de nell’emissione di titoli di debito da sottoporre a sottoscrittori non qualifi cati con opportune garanzie. Inoltre per spingere le imprese ad investire dobbiamo rendere total-mente detraibili gli interessi passivi a fronte degli investimenti”.

Come sta andando questa operazione?

“Da venti anni una norma, il comma 115 dell’art. 3 della Legge 549/95, ha limitato la detraibilità degli interessi passivi per una so-

cietà, non quotata in borsa, emit-tente titoli di debito ad un tasso che attualmente è inferiore ad 1/30 del tasso dei titoli di Stato a dieci anni. Chiaramente, essendo un’impre-sa più rischiosa dello Stato, non è possibile che una società non quo-tata possa trovare sottoscrittori per i propri titoli. Il tasso soglia deve es-sere urgentemente aggiornato alle attuali esigenze”.

Ci sono altri impedimenti alla diffusione della fi nanza al-ternativa?

“Il paradosso è che qualun-que risparmiatore può liberamente investire nel capitale di rischio di qualunque società, mentre per in-vestire in mini bond – che debbono comunque essere emessi da società strutturate e con il limite del doppio del patrimonio netto –, il sottoscrit-tore deve essere un ‘fi nanziatore qualifi cato’. Le contraddizioni che hanno vita così lunga dimostrano che non tutti sono interessati a sal-vare l’Italia”.

Cosa altro si può fare?“Oggi stiamo lavorando a un

sistema di garanzie per immettere un gran fl usso di liquidità a bene-fi cio delle imprese, dando ossigeno all’economia mentre il Governo porta a termine le riforme struttu-rali che richiedono anni per essere operative e riceverne i benefi ci. Il nuovo progetto, che abbiamo già presentato a Palazzo Chigi e alla Banca d’Italia, è la proposta di un nuovo modello di politica indu-striale basato sull’assorbimento del rischio di credito per il fi nanzia-mento alle imprese”.

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IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 16 COVER STORY / NUOVA FINANZA... - CONFINDUSTRIA TOSCANA SUD

Ripartire dalle peculia-rità di una terra per raccogliere le sfi de

future, combattere la burocra-zia uniformando le norme: il rinascimento imprenditoriale senese dovrà essere sostenuto dall’architrave dell’innovazio-ne. E le banche dovranno fare la loro parte, adeguando sia l’approccio che i propri pro-dotti. E’ questa l’unica semina possibile per raccogliere buoni frutti nel futuro industriale di un territorio-gioiello della To-

scana. Parola di Piero Ricci, vice direttore della Confi ndu-stria Toscana Sud e direttore della delegazione di Siena.

Enormi potenzialità, ma a volte poco sfruttate. Cosa pensa del percorso di avvici-namento alla grande vetrina dell’Expo milanese?

“Beh, mi sembra che ci siamo approcciati con ritardo e con scarsa visione d’insieme. Sarebbe stata necessaria una programmazione più completa, con tutto le città toscane coin-

volte. Invece, ancora troppo è rimasto delegato alle iniziative dei singoli”.

La Toscana come si sta muovendo? E per quanto ri-guarda l’incoming?

“Il nostro territorio si pre-senta all’appuntamento un po’ troppo Firenze-centrico. Il pal-lino, per quel che concerne l’in-coming, è in mano alla Regione. Bisognava insistere maggior-mente su un marketing territo-riale capace di far comprendere ai potenziali investitori esteri

le opportunità di business che ci sono in Toscana. Ma c’è uno scollamento: la promozione del territorio è troppo generica, non specifi ca soprattutto in re-lazione proprio all’attrazione di investimenti. Inoltre, arriviamo all’Expo in colpevole ritardo sul fronte delle infrastrutture. E’ vero, l’Alta velocità collega in breve tempo Milano a Firenze, ma poi per raggiungere le aree più periferiche – Siena, l’Areti-no e la Maremma – ci voglio-no ore. Non è facile portare un

Ricchezze e peculiarità di un territorio straordinario non bastano: occorre dire stop alla finanza banco-centrica e il coraggio di premiare chi punta sullo sviluppo

Accesso al credito: è l’ora di scelte coraggiose

di Mattia Cialini, giornalista “Arezzonotizie.it”

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IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 17COVER STORY / NUOVA FINANZA... - CONFINDUSTRIA TOSCANA SUD

Piero Ricci

imprenditore straniero in visita sul territorio. A questo dobbia-mo aggiungere altre diffi coltà logistiche. Penso ai problemi dei piccoli aeroporti, ai collega-menti ferroviari, alle condizioni di arterie stradali come la futu-ra Due Mari o la Siena-Firenze, per esempio”.

Siena è una terra di ec-cellenze, dove è conveniente convogliare energie per dare una spinta all’economia del territorio?

“Dobbiamo ripartire da da ciò che abbiamo: le università, ad esempio. Ricordo infatti che sul territorio, oltre l’Università di Siena c’è quella per Stranie-ri, un’istituzione fondamentale per formare ragazzi che arriva-no dall’estero e che possono diventare a loro volta amba-sciatori di Siena nel mondo.

Penso poi a grandi aziende che sono insediate nelle nostre terre, come la Novartis e futura Glaxo, ma anche ad altre in-termedie già consolidate come Diesse Diagnostica, Sclavo Diagnostics e Philogen, ovvero Vismederi nata come spin-off dell’Università di Siena, solo per fare qualche nome. Accan-to ad esse, in sinergia proprio con l’Università e l’incubatore Toscana Life Sciences, è possi-bile quindi incentivare start up

nelle scienze della vita, nella diagnostica, nella farmaceuti-ca, così da ampliare e svilup-pare uno specifi co ‘distretto’ di eccellenza con grandi poten-zialità. Ma ci sono anche altri ambiti, ovviamente, di elevata compatibilità con il territorio; penso all’Ict (Information and Communication Technology, nda) con la presenza di un gruppo come Bassilichi e alle potenzialità – sul versante ac-cademico – dell’ingegneria in-formatica per il trasferimento tecnologico”.

C’è poi un sistema Siena – che coinvolge le bellezze artistiche cittadine, quelle paesaggistiche delle campa-gne, la varietà enogastronica della provincia – che ha un indubbio appeal all’estero.

“Posto che l’economia del

territorio senese non si può risolvere soltanto nel turismo, resta comunque questo un aspetto importante e che non va sottovalutato. Anzi, occorre un impegno forte per indivi-duare soluzioni in linea con le esigenze dei visitatori ‘moderni’ che sono sempre più interna-zionalizzati e culturalmente progrediti.

Partendo quindi dall’ag-gredire due attuali debolezze: la prima è quella del turismo mordi-e-fuggi, assolutamente in antitesi con la struttura della città, la seconda è l’orizzon-te turistico stagionale limitato all’estate o poco più. C’è biso-gno quindi di un ripensamento delle politiche di attrazione e soprattutto di una programma-zione ultra annuale di un ca-lendario di iniziative incentra-to sui periodi cosiddetti ‘morti’ che andrebbero attivate in col-laborazione con i territori vicini per proporre pacchetti integrati volti a favorire la permanenza.

Prendendo ad esempio il settore vitivinicolo: ci sono del-le cantine che sono vere opere d’arte, mi immagino un attra-zione con eventi culturali im-portanti declinata anche in un percorso attraverso la Toscana del sud – nel Senese, ma anche in Maremma – che tocchi que-ste architetture imponenti e af-fascinanti, delle vere cattedrali laiche”.

Avesse la possibilità, cosa chiederebbe al presi-dente del Consiglio Matteo

Senese, Aretino e Maremma: ancora troppo il ritardo sulle infrastrutture

Renzi come misura imme-diata per sostenere l’econo-mia italiana?

“Una politica industriale lungimirante. Questo Paese deve decidere prima di tutto se intende restare la terza potenza industriale dell’Europa e quin-di su quali direttrici investire. Purtroppo resta una cultura di base antagonista all’industria che è invece elemento di pro-duzione di ricchezza. Un esem-pio è stato e resta l’Ilva, perché è un caso limite.

Non si può interrompere la produzione di uno stabilimen-to perché inquinante, quando per anni controlli costanti non avevano rilevato gravi anoma-lie. Bisogna certo intervenire, magari tempestivamente, per-ché la salute della popolazione è un bene indisponibile, ma c’è modo e modo. Di fronte al problema va dato il tempo alle aziende di rimuoverlo, di mettersi in regola senza inter-rompere la produzione da un

Per una ripresa reale dell’economia occorre una politica industriale lungimirante, capace di sostenere l’impresa

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IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 18 COVER STORY / NUOVA FINANZA... - CONFINDUSTRIA TOSCANA SUD

La burocrazia: un freno e un disincentivo, purtroppo anche un incentivo al malaffare

Con gli accordi di Basilea le imprese

sono diventate numeri.

Ma in quei numeri ci sono idee,

risorse umane e qualità che non

sono soltanto cifre

giorno all’altro: così si rischia solo di non dare soluzioni ma anzi creare ulteriori problemi sul lato dell’occupazione.

Mi pare che, dopo anni di immobilismo, l’attuale Gover-no abbia un occhio di riguardo maggiore rispetto al sistema industriale nazionale. Restano però altre diffi coltà tutte italia-ne: chi è chiamato ad ammini-strare un territorio deve avere i mezzi, il coraggio e il potere di decidere che non si può fer-mare ogni investimento ogni qualvolta nasce un comitato del ‘No’.

Chiaro che lo sviluppo deve esser sostenibile, anche se io parlerei più di sostenibi-lità dello sviluppo che non è proprio la stessa cosa, e certo rimane indiscutibile nelle no-stre zone il valore paesaggisti-co. Ma questo, diversamente da un pensiero ‘conservatore’ dell’ambiente, passa attraverso la presenza e l’opera dell’uo-mo nel corso del tempo come ad esempio la decantata spet-tacolarità delle Crete Senesi. E poi, la burocrazia, che serve uniformare: come è possibile spiegare ad un potenziale in-vestitore estero che le regole, concessorie e urbanistiche di un Comune, sono diverse e spesso contrastanti rispetto a

quelle del Comune limitrofo?”.Burocrazia, tasse, lun-

gaggini. Cosa frena maggior-mente le imprese?

“Rispetto a Paesi come In-dia e Cina, non possiamo certo competere sul piano quantita-tivo, dobbiamo quindi giocare le nostre carte, fare la nostra corsa su quello della qualità. Dobbiamo far premio sull’in-novazione e la R&S.

Detto questo, occorre fa-vorire un dialogo vero – e non tra sordi – fra imprese e univer-sità sul tema delle competenze e del trasferimento tecnologico. Poi il mondo gira veloce e con questo il business; la burocrazia è un freno e un disincentivo ad investire, oltre che incen-tivo al malaffare. L’eccessiva pressione fi scale poi è un altro

problema non di poco conto. Considerando la concorrenza fra territori portata avanti da Paesi vicini all’Italia per attrarre investimenti e che si basa sulla certezza dei tempi, le relazioni industriali e la detassazione è evidente che non siamo in gra-do di reggere il confronto.

Credo che in questo senso una prima risposta dal Gover-no sia venuta con il Jobs Act, soprattutto sul piano psico-logico, oltre che di incentivo. Uno strumento di politica del lavoro che dovrebbe evolvere abbracciando l’intero universo delle imprese, nel caso fatta ec-cezione per le piccolissime. Va poi incentivata il più possibile la crescita dimensionale delle aziende.

Una crescita che è im-procrastinabile per competere nel mondo globalizzato e che proprio per fi ni generali di svi-luppo del Paese va assecondata anche attraverso politiche che favoriscano il conseguimento di dimensioni idonee rispetto al mercato relativo.”

Chiudiamo con una ri-fl essione sull’accesso al cre-dito.

“Le imprese in Italia di-pendono ancora troppo dal sistema creditizio; il sistema produttivo è, come si dice, troppo banco-centrico. C’è la necessità quindi di interventi incentivanti coraggiosi, di una disintermediazione bancaria intelligente e progressiva, di

un’azione che sia di stimolo alla capitalizzazione aziendale e allo sviluppo di una cultura aperta al capitale di terzi (Fon-di Chiusi come Privati e Mer-chant Bank), ma anche di una attenzione più professionale nell’analisi dei progetti di svi-luppo, sia sul piano valutativo che degli strumenti di inter-vento.

Il problema posto dagli accordi di Basilea è che le im-prese sono diventate dei nu-meri per gli istituti di credito e manca la capacità di analisi industriale dei progetti che è invece demandata a rating fortemente orientati alla parte quantitativa. Assistiamo quin-di ad una concentrazione di offerta di credito alle aziende a basso rischio ‘strutturale’, an-che inserite in mercati maturi, e alla contestuale fuga da tutto ciò che è rischioso; e le nuove attività o i progetti di espansio-ne sono certamente a maggior rischio ma senza i quali non c’è sviluppo.

E così l’ombrello rimane sempre aperto solo laddove non piove. Servirebbe mag-giore apertura al credito per le start up o per le aziende che investono molto, che hanno idee e progetti di crescita. Più in generale, manca una cultura fi nanziaria vera, e c’è bisogno anche di una riduzione della standardizzazione dei prodotti bancari tradizionali per ade-guarli alle esigenze specifi che”.

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IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 19COVER STORY / NUOVA FINANZA... - CONFINDUSTRIA TOSCANA SUD

Purtroppo in Italia c’è un’assoluta ‘deregula-tion’. La nostra vera

forza economica, ciò che davvero attrae l’estero, è il Made in Italy. Ma in queste condizioni non è tutelato. Ci vogliono leggi chiare”.

Daniele Gualdani è il gio-vane capitano di una media im-presa, la Lem Galvanica di Bucine (Arezzo), ditta specializzata in pla-ting per l’alta moda. Quarant’anni appena e già al timone da venti, la sua personale avventura lavorativa è un compendio di alte aspirazio-ni imprenditoriali concretizzate. Perché ha risalito la corrente del-la crisi, crescendo costantemente, anche negli ultimi e più complicati anni. Ha chiaro in testa quel che, secondo lui, serve alle aziende na-zionali per ripartire, quali sono le richieste da fare alla politica, cosa può attrarre investimenti sul terri-

Sostenere le aziende più piccole, rimuovere gli ostacoli, attirare nuovi capitali: non è solo questione di credito

Per crescere, serve una banca partner e non padrona

di Mattia Cialini, giornalista “Arezzonotizie.it”

Daniele Gualdani

torio e il modo più “sano” che ha un imprenditore per approcciarsi agli istituti bancari.

“Il vero segreto della nostra azienda sono le persone”, spiega Gualdani. Non sono intercambia-bili facilmente, il loro lavoro è al-tamente specializzato e la forma-zione avviene praticamente tutta in azienda.

La Lem è attiva dal 1974 e la fi losofi a da allora non è cambiata: la scommessa è quella di perse-guire la qualità più alta attraverso un’opera che è per buona parte artigianale. E che spesso sfi ora l’arte vera e propria. “La passione per il lavoro si deve sentire, quasi tutti i dipendenti della Lem sono sotto i 25 anni. Sono giovanissi-mi, hanno entusiasmo, amore per quel che realizzano”.

La Lem è leader nella lavora-zione superfi ciale di accessori me-tallici per i più importanti brand del lusso mondiale, il meglio delle griffe italiane e francesi: Prada, Ferragamo, Chanel, Louis Vuitton, Fendi, per citarne alcune. “Pren-diamo accessori grezzi – aggiunge il titolare –, sforniamo centinaia di migliaia di pezzi fi niti al giorno. Molto richiesta, in questo mo-mento, è l’anticatura del metallo”.

Daniele Gualdani ha preso le redini dell’azienda nel 1994, dopo la prematura scomparsa del padre che aveva fondato la ditta. “Venti anni fa eravamo in tredici a lavo-

rare qui. Nel 2003 siamo passati a cinquanta. Oggi siamo in due-centocinquanta, divisi in cinque aziende: tre nei dintorni di Buci-ne, una a Monte San Savino, una ad Arezzo. Abbiamo avuto una crescita di fatturato imponente dal 2003 al 2008, del 30 per cento all’anno. Poi abbiamo rallentato, ma per scelta. E comunque cre-sciamo del 10 per cento all’anno: dobbiamo mantenere un equili-brio costante tra artigianalità del lavoro e controllo industriale dei processi – argomenta Gualdani –. E questa è la nostra forza. Non serve la corsa al macchinario di ultima generazione, le macchine sono supporti. Al centro c’è l’uo-mo”.

Un’ottima notizia per le schiere di giovani a caccia di lavo-ro. Ma quali sono i requisiti ideali per lavorare alla Lem? “Andiamo a caccia di talenti tra i periti chimici e i laureati in chimica – aggiunge Gualdani –. Li cerchiamo nelle scuole, tra i ragazzi del terzo o quarto anno superiore. Ci servi-rebbero molti più giovani formati secondo questo indirizzo, rispetto a quelli che la scuola del territorio fornisce ogni anno. Un requisito fondamentale è quello di saper lavorare in gruppo”.

Poi, ovviamente, per creare il bello occorre un certo “tocco”, servono talento e passione. D’al-tronde l’estetica delle lavorazioni

italiane è ricercatissima. Ma il Bel-paese fatica a far di questa poten-zialità un suo effettivo punto di forza.

“Il fatto è – continua il nume-ro uno della Lem – che la percen-tuale di lavoro fatto in Italia per avere la certifi cazione di Made in Italy – è davvero troppo poca. E così stiamo perdendo determinati mestieri. La politica dovrebbe dare una mano alle aziende più piccole, invece i giganti sono privilegiati. Poi, per una serie di fattori – dalla burocrazia, alla mancanza di in-frastrutture, alla pressione fi sca-le – risulta diffi cile far affl uire nel nostro Paese capitali dall’estero. In Italia lavorano solo imprendi-tori che vogliono bene al nostro Paese. Uno strumento davvero diabolico sono le conferenze dei servizi. Racconto un aneddoto: dovevo far partire un impianto per dar lavoro a venti persone. Per avere un solo permesso mi ci sono voluti due anni e mezzo. Non è possibile”. Tanti imprenditori, poi, si lamentano delle banche.

“Il problema – secondo me – è quello di prestare soldi in ma-niera indiscriminata. Quando poi la banca fi nanzia tutto diventa pa-drone dell’azienda. La banca deve essere un partner e fare il proprio lavoro. Infi ne, se un’azienda fa degli utili al termine dell’anno è giusto che reinvesta”, chiude Gualdani.

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IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 20 COVER STORY / NUOVA FINANZA... - CONFINDUSTRIA LUCCA, PISTOIA, PRATO

La fi nanza? Sono sem-pre le banche a farla e con strumenti classici.

La nuova fi nanza è più che altro una teoria. Io la vorrei anche tra-dizionale ma vicina alle esigenze delle imprese”. Andrea Tempe-stini, vice presidente dell’Unione Industriale di Prato non è molto convinto dai nuovi strumenti di accesso al credito per le aziende. “Mi verrebbe da dire, almeno stando all’esperienza pratese, se la nuova fi nanza esiste, che batta un colpo – spiega ancora il nu-mero due di Confi ndustria Prato –. Un dato in nostro possesso ci dice più di molte analisi: sono solo due le operazioni effettuate sul nostro territorio con il ricorso

ai mini bond”.Quindi più che nuova o

vecchia serve una fi nanza che aiuti davvero le imprese. E cos’è che chiedono gli impren-ditori? Cosa dicono i dati in vostro possesso?

“I dati disponibili di Banki-talia risalgono a settembre 2014, quindi sono già un po’ vecchi. Come Confi ndustria Prato, però, effettuiamo un monitoraggio continuo, con diversi focus group con dieci-quindici imprendi-tori ogni incontro, una sorta di brain storming sulle diffi coltà dei rapporti con gli istituti ban-cari. E quindi, se i dati non sono aggiornatissimi, lo è invece il ‘sentiment’. E questo, rispetto

ad un anno fa, ci dice che allo-ra le aziende erano concentrate sulle condizioni e sul costo del denaro, poi dallo scorso settem-bre la situazione è decisamente cambiata. Il costo del denaro è crollato e non è più, di fatto, un problema. Il problema adesso è un altro: mentre prima le ban-che erano, per così dire, tutte allineate, negli ultimi cinque, sei mesi ognuna propone condizio-ni molto diverse. Ci sono istituti decisamente molto aggressivi con condizioni molto vantag-giose, altri hanno maggiori dif-fi coltà. C’è poi chi punta più sul breve chi più sul medio e lungo periodo. Il panorama è cambia-to dopo che la BCE ha messo in

circolo molta liquidità. Su Prato si sono riattivati istituti bancari, diciamo ‘estremamente intra-prendenti’ ma che utilizzano strumenti classici”.

Dati uffi ciali a parte, voi rilevate questa situazione gra-zie alla voce dei diretti interes-sati, gli imprenditori. I quali si trovano di fronte a nuove dif-fi coltà. Quali, esattamente?

“La diffi coltà principale è che le condizioni cambiano con una velocità troppo elevata. Gli imprenditori contrattano certe condizioni che vengono cambia-te troppe volte. E’ diffi cile lavora-re in queste condizioni, tanto da costringere le aziende a ricorrere sempre di più a tecnici, a esper-

Serve una finanza capace di aiutare le imprese, garantendo condizioni stabili. Segno positivo per le aziende che fanno export

Finanza: “nuova” o “vecchia”, purchè sia

di Paolo Vannini, giornalista freelance

Page 21: IES-N1 2015 - sceltoPer crescere, serve una banca partner e non padrona Finanza: “nuova” o “vecchia”, purchè sia Banca e impresa, tempo di rinnovamento Oltre il credito bancario

IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 21COVER STORY / NUOVA FINANZA... - CONFINDUSTRIA LUCCA, PISTOIA, PRATO

Il crollo dei consumi ferma gli investimenti, solo

l’export “salva” le imprese

Andrea Tempestini

ti del settore per seguire questa continua evoluzione degli isti-tuti bancari. Oggi sono costretti a farlo perché i guadagni sono minimi, e non ci si può più per-mettere di prestare poca atten-zione a questi aspetti: le banche vanno seguite passo passo. Un tempo non era così, non era in-dispensabile questa attenzione. In periodi di vacche grasse tutto sommato questo elemento non rappresentava un limite vero. Oggi sì, ogni piccolo particolare può fare la differenza, i margini sono strettissimi”.

Ma l’accesso al credito è comunque migliorato. Non in modo suffi ciente da fare la dif-ferenza e aiutare davvero una possibile ripresa del quadro economico?

“Rispetto ad un anno e mezzo fa adesso c’è un’offerta per le aziende ad un rating ab-bastanza buono. Il problema vero è oggi un altro, che non c’è domanda, soprattutto da parte di chi è legato al mercato interno. Il crollo dei consumi ha fatto sì che gli investimenti siano diminuiti fortemente, che la prudenza sia tanta e che si vedano poche pro-spettive. E ciò vale non solo per chi lavora in Italia ma anche in Paesi vicini come la Germania, la Francia, la Spagna. Diverso il discorso per chi fa export, soprat-tutto negli Stati Uniti e in Cina. Aziende strutturate, senza veri problemi di investimenti e liqui-dità hanno potuto godere di un trend positivo. In questo settore

proprio a Prato si sono visti risul-tati molto interessanti: nell’ulti-mo trimestre un record, visto che la nostra provincia è fra le prime quindici in Italia, con una cresci-ta del +12 per cento”.

Il discrimine allora non è tanto fra piccola e grande in-dustria ma fra mercato interno ed estero. E’ solo questa la di-varicazione?

“Sì. Di solito le aziende più grandi lavorano con budget, con-trolli di gestione e altri strumenti simili e quindi, come dire, sono avvantaggiate. Ma anche le Pmi che lavorano con i mercati esteri riescono a reggere il passo”.

Qualche segnale positivo, nel complesso, comunque si intuisce?

“La situazione è delicata e il segnale più preoccupante lo fornisce il settore edile, com-pletamente bloccato. Se depu-riamo la situazione generale da questo dato, si può dire che a Prato qualche miglioramen-to si comincia a vedere. Chi era davvero in sofferenza, chi non reggeva più ha già cessato l’at-tività, chi ha superato la bufera riesce a reggere. Come Centro Studi di Confi ndustria vediamo che i volumi sono tornati a prima del 2009, la fi liera tessile, grazie

Andrea Tempestini ha 45 anni e dopo aver ricoperto nell’azienda di famiglia “Gastronomia Toscana”, i ruoli di responsabile amministrativo e poi di responsabile commerciale, attual-mente è Amministratore delegato della società (con delega specifi ca ai progetti di interna-zionalizzazione del gruppo).

come dicevo allo sbocco estero, è rimasta in piedi”.

Avete qualche dato inte-ressante in questo senso?

“Uno in particolare. Nel bi-lancio aggregato di mille società emerge che queste hanno versa-to cento milioni in più di patri-monio e hanno meno quaranta milioni di esposizione bancaria. Ciò vuol dire due cose: che gli imprenditori continuano a cre-derci e che si sono adeguati alla logica bancaria. Ci si capitalizza per ottenere rating migliori”.

Quando si parla di Prato, qualunque sia il tema tratta-to, ci si interroga sempre sul ruolo che ha svolto e svolge la massiccia presenza di cinesi.

Ha senso parlare dell’impren-ditoria orientale come speci-fi cità anche relativamente al tema di cui stiamo parlando?

“Guardi, quando si parla del fenomeno cinese si rischia di fare sempre un calderone, di buttare tutto dentro e capire ben poco. Diciamo questo: che se si lascia da parte il fenomeno dell’illegalità e le mille questioni ad esso connesse, si può affer-mare che da un punto di vista strettamente economico quella comunità ha creato un settore che prima non esisteva. Poi, se mi chiede dove vada a fi nire la ricchezza che produce, beh al-lora si apre un capitolo del tutto diverso”.

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IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 22 COVER STORY / NUOVA FINANZA... - CONFINDUSTRIA LUCCA, PISTOIA, PRATO

Imprenditrice di terza generazione, Cristina Galeotti guida la Car-

tografi ca Galeotti, storica realtà produttiva del territorio lucchese ubicata nel comune di Capan-nori. Un’azienda che è punto di riferimento per un territorio vocato da secoli alla produzione della carta: quello di Lucca è il distretto cartario più importante d’Europa, con circa cento impre-se e seimilacinquecento lavora-tori. Presidente dell’Associazio-ne Industriali di Lucca dal 2011, Cristina Galeotti ha ben presente quali siano le istanze degli im-prenditori in un momento sto-rico tanto delicato. D’altro canto, in qualità di membro del Consi-glio di amministrazione del Ban-co Popolare, conosce attuali pos-sibilità e limitazioni delle banche. Ascoltare di più le rispettive esi-genze: ecco la formula vincente da lei individuata nel tratteggiare lo sfaccettato mondo della nuova fi nanza per le imprese.

Presidente Galeotti, le banche assolvono al meglio alla loro funzione di sostegno all’economia?

“Oggi, a livello economico-fi nanziario è cambiato tutto, il contesto e la regolamentazione. Ciò comporta inevitabilmente un minor fl usso di fi nanziamen-ti dalle banche alle aziende. Mi spiego meglio. Le banche sono attente nell’erogare credito e pa-radossalmente hanno liquidità che non riescono a tradurre in impieghi; le aziende, nel con-tempo, fanno sempre riferimen-

to alla banca come unico interlo-cutore fi nanziario e non riescono a soddisfare con essa, in modo completo, le proprie esigenze di capitale. Esiste quindi sul merca-to un gap tra domanda e offer-ta di fondi, gap che, tra l’altro, è destinato ad aumentare quando riprenderanno gli investimenti e, di conseguenza, si incrementerà la domanda di fi nanza per capi-tale fi sso e circolante. Nel nuovo contesto, pertanto, è necessario un cambiamento, sicuramente non semplice, da parte dei due attori: banca e impresa. Le ban-che devono riuscire a valutare le aziende, dare un rating, cercando di conoscerle meglio e devono anche aiutarle a trovare fi nanza alternativa; le aziende devono essere in grado di dare maggiori informazioni in modo traspa-rente e iniziare a pensare a stru-menti complementari a quelli del canale bancario”.

C’è differenza sostanzia-le tra grandi gruppi bancari e piccoli istituti legati al territo-rio per quanto riguarda le pos-sibilità di accesso al credito?

“Essere sul territorio è im-portante, anzi fondamentale. Oggigiorno anche le banche più grandi sono presenti in modo ca-pillare nelle aree in cui operano, spesso anche con brand locali, altrimenti sarebbero perdenti in partenza. Come ho detto sopra, per un istituto di credito, qualun-que sia la dimensione, è cruciale la conoscenza dell’azienda che andrà a fi nanziare: quali sono gli andamenti di bilancio, ma anche

il tipo di business, le potenziali-tà, il mercato in cui opera. Nella raccolta di queste informazioni le banche devono migliorare, perché alla fi ne l’obiettivo è la qualità del credito”.

Cosa cambierebbe come prima cosa dell’approccio del-le banche alle aziende?

“Una banca sul territorio, grande o piccola che sia, da una parte deve comprendere le carat-teristiche dell’azienda, dall’altra, deve essere veloce nelle risposte. Il presidio del cliente è vitale, ma il limite più grosso delle banche è la complessità delle pratiche bu-rocratiche che impediscono loro di avere tempo suffi ciente per dedicare un’attenzione maggio-re al cliente”.

Sono tempi complessi per programmare gli investimen-ti: quali sono i punti di debo-lezza della provincia di Lucca?

“Troppi problemi per le in-frastrutture, senza dubbio. Trop-po tempo perso per sistemare collegamenti che sono vitali per un territorio. Penso a Lucca, che ancora oggi non ha una vera e propria circonvallazione e alla complessità di raggiungere con il treno Firenze, che pure non è distante. Qualcosa si sta muo-vendo, ma ci vuole maggiore velocità. Aldilà degli aspetti le-gati al territorio di Lucca, servi-rebbe una seria semplifi cazione normativa, il sistema delle au-torizzazioni con decine di enti e autorità coinvolti nei processi decisionali è inammissibile. E’ necessario liberare pezzi dell’e-

Serve un nuovo dialogo, e la capacità di andare oltre gli approcci tradizionali. La semplificazione amministrativa resta ancora un miraggio

Banca e impresa, tempo di rinnovamento

di Mattia Cialini, giornalista “Arezzonotizie.it”

Cristina Galeotti

conomia: il pubblico grava ec-cessivamente sul privato. Nel 2015, se saremo in grado di far crescere il PIL dello 0,5 per cen-to sarà per circostanze esterne favorevoli: apprezzamento del dollaro sull’euro, basso prez-zo del petrolio, crescita del PIL mondiale, e quindi delle espor-tazioni, soprattutto grazie a Stati Uniti e India, e, infi ne, manovre espansive della Bce.

Comunque 0,5 per cento del PIL non è crescita”.

C’è attesa per l’Expo di Milano. L’Italia arriva prepa-rata a questo grande evento?

“Innanzitutto non abbia-mo fatto una bella operazione di marketing con i vari scandali degli appalti. Ora la situazione è migliorata. L’Expo sarà una vetrina importante, che porterà molte persone dall’estero. Ci ar-riveremo con il fi ato corto, come capita spesso nel nostro paese in occasione dei grandi eventi, ma, sono sicura che, alla fi ne, sarà una bella manifestazione”.

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IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 23COVER STORY / NUOVA FINANZA... - CONFINDUSTRIA LUCCA, PISTOIA, PRATO

Federica Landucci, 51 anni, presiden-te di Confindustria

Pistoia, è Ad dell’azienda di famiglia di trafile di pasta. La prima donna ai vertici degli Industriali pistoiesi parla di accesso al credito, di proble-mi finanziari delle aziende e di nuova finanza ma il suo sguardo è rivolto altrove. La sua premessa è assolutamen-te chiara: “L’accesso al credi-to è un problema, certo, ed è ben conosciuto ma il proble-ma principale in Italia oggi è il costo del lavoro. Un costo esagerato rispetto agli altri Paesi della comunità europea e a livello mondiale. Si dice che è un grosso impoveri-mento il fatto che le azien-de delocalizzino ma è un fenomeno inevitabile. Sono obbligate spesso a scegliere questa strada. Con costi infi-nitamente più bassi, anche se la qualità ne risente, il saldo

Per le piccole e medie imprese la “nuova” finanza è un’alternativa difficile da attuare

Finanza innovativa, ancora lontana

di Paolo Vannini, giornalista freelance

Federica Landucci

finale è positivo. In queste condizioni essere imprendi-tori è una missione impossi-bile”.

Un quadro molto pre-occupato e preoccupante, presidente. Come se ne esce?

“Va avanti chi innova e affronta la congiuntura eco-nomica puntando sulla quali-tà del prodotto e sulle diver-sificazione nei mercati”.

A proposito di inno-vazione, per andare avanti alle imprese serve spesso un sostegno finanziario che negli ultimi tempi sta iniziando ad assumere con-torni nuovi, a battere nuove strade. La finanza innovati-va può dare risposte con-crete, può aiutare davvero le imprese nel loro lavoro?

“Qualcosa comincia a muoversi, penso per esempio ai mini bond, ma non tutte le aziende possono ricorrere alla finanza alternativa, non sono ‘pronte’ a farlo. La no-stra realtà locale, ma un po’ tutta la Toscana in genere, è fatta di tante piccole e medie imprese che hanno difficoltà a muoversi in questa direzio-ne”.

Come si può fare per superare questo ostacolo e familiarizzare con la mate-ria?

“E’ un dovere degli im-prenditori aggiornarsi e del-le associazioni di categoria

fare informazione, mettere i propri associati a conoscenza di ciò che esiste nel mondo della finanza innovativa. Ma, ripeto, questo è un aspetto importante non il principa-le, che resta la mancanza di competitività a causa del costo del lavoro e del costo dell’energia che nel mani-fatturiero sono due varia-bili imprescindibili. Il costo dell’energia elettrica in Italia è mediamente il 30 per cento in più rispetto alla Germa-nia”.

Che soluzioni propone per ridurre il suo peso sulle aziende?

“Più flessibilità senza necessariamente arrivare a un mercato magari ‘eccessi-vamente aperto’ come quello statunitense ma certo neppu-re restando nelle attuali con-dizioni di totale ingessatura. Ogni impresa ha bisogno di personale serio e competente e per arrivare a questo occor-re tanta formazione special-mente per i nuovi assunti”.

Ma poi ci sono anche novità proprio sul versante a lei molto caro, quello del costo del lavoro. Possono servire?

“E’ comunque positivo che da gennaio il costo del lavoro sia deducibile ai fini Irap. Come ho detto prima, per chi fa manifattura il co-sto del lavoro incide pesan-temente nel bilancio azien-

dale. È veramente un buon inizio.”.

Se i problemi per le aziende sono simili per tutti, a fare la differenza è spesso la collocazione dei propri prodotti sui merca-ti esteri. E’ così presidente anche nella provincia di sua competenza?

“Chi ha clienti solo nel mercato interno ha in gene-re molte difficoltà. Chi lavora con i mercati esteri ha altre potenzialità. Un aiuto ci è stato dato negli ultimi tempi dall’apprezzamento del dol-laro rispetto all’euro, renden-do le nostre merci assai più competitive.

Di contro nell’area del rublo si è avuta una svaluta-zione di circa il 60 per cento rispetto all’euro solo negli ultimi due mesi, un grosso freno alle imprese impegnate in quell’area. Ci sono anche aspetti di politica interna-zionale che pesano e condi-zionano il mondo del lavoro. Proprio nel settore meccani-co pistoiese molte aziende guardano ai mercati nord-africani e con quel che sta ac-cadendo ora in Libia ci si può immaginare le ripercussioni, ripercussioni che riguardano tutto il nord Africa, Algeria, Tunisia, Marocco. Interna-zionalizzare porta in genere risultati migliori ma certi re-centi accadimenti rendono tutto più complicato”.

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IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 24 COVER STORY / NUOVA FINANZA... - CONFINDUSTRIA LIVORNO

Una necessità ma an-che un’opportunità. Affrancarsi dal cre-

dito bancario è la prossima sfi da per una svolta anche culturale del mondo dell’impresa, che punta a cercare altrove le risor-se fi nanziarie per dare respiro ai propri progetti. “La crisi del credit crunch, proprio quando le imprese avevano forse più biso-gno di sentire vicino il sistema bancario, ormai riguarda più il passato che la situazione attua-le, basta pensare a tutte le ma-novre poste in essere dalla Bce”, ci aiuta a partire da lontano per ricostruire la situazione Rober-to Giovannelli, di Lm Consult,

società di consulenza aziendale e bancaria che si occupa anche di mediazione creditizia, iscritta all’Organismo Agenti e Media-tori.

“Con il quantitative easing si sono aumentate le risorse fi -nanziarie a disposizione delle banche ma sono subentrati altri concetti e altre logiche, la que-stione non è più la mancanza di liquidità ma i criteri comple-tamente diversi adottati dalle banche per fare credito. Si inne-scato così, va avanti ed è ormai imprescindibile il percorso di un sistema culturale avanzato per rendere meno dipendente dalle banche il sistema imprenditoria-

le italiano”. Senza fare di tutta l’erba un

fascio, ma il mondo imprendito-riale ha pagato alcune abitudini che non l’hanno fatto trovare sempre preparato a questo sce-nario. “La realtà italiana, com-posta in gran parte da piccole e medie imprese, da sempre è sta-ta caratterizzata da imprese sot-tocapitalizzate. Questo innanzi tutto perché le aziende non hanno mai ricevuto incentivi particolari a capitalizzare le im-prese, neanche dal punto di vista fi scale, e poi perché non ce n’è mai stato bisogno: fi no al 2007-2008 non hanno mai incontrato grosse diffi coltà ad accedere al

credito bancario a condizioni ac-cettabili. Nel momento in cui è cambiato lo scenario questi pun-ti di debolezza sono emersi con tutta la forza che abbiamo visto”.

E poi il mondo bancario: “Per loro, contemporaneamente alla crisi economica degli anni passati, sono subentrati nuovi criteri selettivi, nuove norma-tive di vigilanza, l’imposizione dell’incremento del proprio ca-pitale, l’adozione di rating per stabilire il livello di rischiosità che le banche andavano ad assu-mersi, con conseguenti obblighi di accantonamento, insolvenze sempre più grosse da affrontare, l’ingessamento del mercato im-

Capitalizzazione, miglioramento del rating, nuovo dialogo banca-impresa: se il credit crunch comincia ad allentare

Oltre il credito bancario

di Giuseppe Nigro, direttore “Sienafree.it”

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IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 25COVER STORY / NUOVA FINANZA... - CONFINDUSTRIA LIVORNO

Roberto Giovannelli

Fondamentale il dialogo banca-impresa:la strada maestra per trovare nuovi strumenti di cooperazione

mobiliare che aveva sempre fat-to da traino e di cui è diventato diffi cile gestire gli impieghi. Uno strumento come Basilea, pur virtuoso che sia, si adatta molto meglio a realtà come Germania e Francia, in cui il livello di capi-talizzazione delle imprese è mi-gliore del nostro, e in cui c’è una dipendenza delle imprese dal sistema bancario inferiore al 90 per cento circa com’è in Italia. E sono cambiate le politiche della banca, non più espansive come negli anni precedenti perché di fronte a crisi e insolvenze non ce ne sono più i presupposti”.

La sempre minor conver-genza tra i due mondi ha inne-scato il cambiamento di rapporti che porterà le aziende ad evol-versi: “Non c’è più un problema di mancanza di liquidità, le ban-che sono molto liquide e posso-no ricorrere a fi nanziarsi presso la banca centrale a condizioni vantaggiose. Ma è un problema di criterio: niente sarà più come prima, non ci sarà più credito facile per tutti. Potranno acce-dervi solo aziende con numeri in ordine, bilanci in ordine, una struttura fi nanziaria equilibrata, buoni progetti di investimento e capaci anche di farsi anche leg-gere correttamente dal sistema bancario. Questo è stato uno dei punti di debolezza degli ultimi anni, la distanza che si è creata tra la banca alle prese coi suoi problemi e l’imprenditore, la diffi coltà della banca a leggere l’impresa e quella dell’impresa a raccontarsi in maniera completa,

trasparente e puntuale al siste-ma bancario”.

Da qui anche l’attività di LM Consult: “Cerchiamo di facilitare il dialogo. Con i rendimenti che ci sono oggi nel mondo fi nan-ziario, la banca non si può per-mettere di non riuscire neanche a remunerare il proprio capitale con investimenti a basso rischio in titoli, deve tornare a investire nell’economia reale. Ma non in aziende con una struttura sbi-lanciata e senza un minimo di requisiti”.

Due le strade per affrancarsi dal credito bancario classica-mente inteso: “Innanzi tutto i mezzi propri: il socio dovrebbe trovare la possibilità di capitaliz-zare le proprie aziende. Si parla in questo caso di equity: può mi-gliorare la struttura fi nanziaria dell’impresa. E poi c’è il ricorso al mercato: se fi no a ieri è stato solo riservato alle aziende quo-tate, con i problemi di mancanza di liquidità, il Governo lo ha age-volato con alcuni provvedimenti

che hanno dato una spinta an-che alle piccole e medie imprese per attingere a emissioni di pre-stiti obbligazionari, i cosiddetti mini bond: una semplifi cazione degli iter a livello fi scale e bu-rocratico ha permesso di avvia-re un percorso che ha aperto la strada a soluzioni alternative. È chiaro che si parla di imprese con i numeri per sostenere costi di collocamento, proibitivi per esempio per gli artigiani: sotto i tre milioni di euro l’operazione non è economica. Ma il Cerved ha stimato in trentacinquemila le imprese che possono accedere a questo strumento, seppur non al di fuori del sistema bancario. La minor dipendenza dal canale bancario può essere solo positiva e ci proietta verso le realtà di altri paesi europei. Ma qualunque sia la soluzione scelta, se un’impre-sa non ha i requisiti non si va da nessuna parte”.

Al di sotto di una certa di-mensione, le soluzioni devono essere altre: “Al livello dell’arti-

giano valgono le soluzioni più tradizionali. Si parla molto di fondo centrale di garanzia da parte dello stato, il rilascio di ga-ranzie a fronte di fi nanziamenti a cui può accedere chiunque. Anche le banche lo gradiscono molto perché è una soluzione che attenua il rischio e garanti-sce l’assorbimento del capitale. Ma si torna alla necessità di ca-pitalizzare la propria azienda, e qui serve che pure le istituzioni stimolino anche con benefi ci fi scali in tal senso gli impren-ditori, a lasciare in azienda gli eventuali utili per attivare un circolo virtuoso, migliorare il ra-ting. E’ l’unica ricetta possibile per le piccole aziende, ma buo-na anche per le grandi”. Nasce da qui l’opportunità di cambiare costumi storicamente radicati: “Se io sono meno dipendente dal canale bancario, perché ho possibilità di fi nanziarmi an-che con strumenti diversi, sono meno esposto alle politiche della banca – che ha le proprie esigen-ze –, le cui politiche oggi condi-zionano estremamente le sorti dell’impresa. Se domani posso avere soluzioni alternative che mi rendono meno dipendente, anche la banca è più contenta, mi legge in maniera più corret-ta e ho migliorato il mio rating. Non è facilissimo, non si fa in tre o sei mesi, ma è un percorso im-prescindibile, perché niente sarà più come una volta, anche quan-do ripartirà l’economia e i criteri di valutazione risponderanno a esigenze nuove”.

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IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 26 COVER STORY / NUOVA FINANZA PER LE AZIENDE - MASSA CARRARA

La necessità di guardare oltre al solo accesso al credito bancario come

prospettiva di sviluppo, se non di sopravvivenza, rende sempre più diffusa tra le aziende la con-sapevolezza di dover attingere a nuove risorse fi nanziarie. Le idee non mancano, ma non esiste una ricetta, sicuramente non una ri-cetta unica. E sarebbe anche sba-gliato leggere in maniera univoca il rapporto con le banche.

“Non parliamo più di scar-sità di credito, da novembre in avanti le banche stanno cercan-do impieghi, aziende a cui poter dare credito, è un dato di fatto”, dice Giorgio Bianchini, titolare dell’azienda Bencore, e vicepre-sidente dell’Associazione Indu-

striali di Massa. “La problematica è che, con

questi sistemi di rating, le valu-tazioni vengono fatte in maniera estremamente oggettiva, su dati di bilancio puri, meno sulla pro-spettiva, sull’imprenditore, sulla solidità degli azionisti, e questo determina che tante azienda fac-ciano comunque fatica ad attin-gere a questo credito rimesso sul mercato – spiega –.

Viene offerto tanto, a con-dizioni anche molto buone, ma a chi ne ha meno bisogno per-ché ha già bilanci abbastanza buoni che fanno stare tranquille le banche. È un circolo vizioso, a chi ha più diffi coltà la banca tende a non dare credito oppu-re lo propone a tassi molto alti:

non si risolve il problema per chi ha necessità. Fonti alternative a cui attingere non so quali siano: il leasing è sempre un prodotto bancario per cui si ragiona nello stesso mondo. E’ estremamente interessante il discorso venuto fuori sui mini bond, ma per chi li può fare, ovvero aziende già di una certa dimensione, mentre i nervi del nostro sistema econo-mico sono le aziende di piccole dimensioni”.

E’ solo una conseguenza allargare il discorso per fare un affresco delle diffi coltà più co-muni delle aziende di questo periodo: “Lo sblocco di parte dei pagamenti da parte della Pubbli-ca amministrazione: è iniziato, ma non so quanti fondi bloccati

siano stati rimessi in circolo – ri-corda Bianchini –. Questo deter-mina un problema gravissimo. Le aziende che hanno a che fare con la Pubblica amministrazione sono tantissime, ancora di più quelle che hanno a che fare in-direttamente. In questo c’è anco-ra molto da fare, bisogna che la Pubblica amministrazione paghi meglio: rimetterebbe in circo-lazione tantissime risorse. Non aiuto il fatto che vengano fuori spesso inchieste sulle corruzio-ni che fermano di nuovo tutto. Questo genera il circolo vizioso fi nanziario: ricevute non pagate, banche che vedono che il fl usso non gira nel modo giusto, così si irrigidiscono, e aumentano i tassi. In Germania pagano tutti a

Controlli di gestione approfonditi, sblocco dei pagamenti da parte della PA, banche capaci di investire nelle aziende: nuove strade per la finanza

Strutturare l’azienda aiuta il creditodi Giuseppe Nigro, direttore “Sienafree.it”

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IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 27COVER STORY / NUOVA FINANZA PER LE AZIENDE - MASSA CARRARA

Accesso al credito: migliorata la disponibilità, ma non per tutti

Per la nuova finanza servono aziende

capaci di crescere e rinnovare

i vecchi modelli

Giorgio Bianchini

trenta giorni. Basterebbe questo e i fl ussi girerebbero in manie-ra corretta, anche abbassando i fl ussi fi nanziari da parte delle banche: ci sono contesti in cui viene chiesto anche l’8 per cento di interesse, che un’azienda non regge in questo momento, anche perché non ha capacità negozia-le e fi nisci per doverti mettere in tasca altro costo elevato”.

Le prospettive per l’anno appena iniziato dipendono dal contesto: “Ci sono le aziende che nonostante la crisi si sono salvate perché lavorano tanto con l’este-ro, e magari vanno anche meglio di prima – prosegue Bianchini –.

Ha più problemi chi lavora di più sull’Italia. Tra questi c’è chi riesce a gestire fi nanziariamente ed economicamente in maniera corretta la propria azienda, e chi meno: non è sempre colpa del-le banche, sono gli imprenditori che a volte ci mettono del loro quando un’attività va male. E ci sono anche situazioni di setto-re: mi viene in mente la nauti-ca, che ha perso dal 50 al 70 per cento, come si fa a dare la croce addosso a chi ci lavora? Invece i settori delle materie prime vanno sempre bene, anche quando c’è la crisi: vedi il marmo nel nostro caso, soprattutto la parte estratti-va, che esporta al 90 per cento”.

Eludere la questione sui possibili canali alternativi di fi -nanziamento signifi ca però pre-cludersi delle possibilità. “Dire private equity vuol dire quota-zione in borsa – dice Bianchini cominciando a passare in rasse-

gna le varie soluzioni emerse dal dibattito –. Sicuramente è una delle strade però si scontra an-che con la mentalità imprendi-toriale italiana: l’azienda è della famiglia, anche se porti in borsa una percentuale inferiore alla maggioranza comunque ti perdi il spossesso di qualcosa che senti tua”.

E ancora: “Mezzanine, mini bond, cartolarizzazioni sono tutte operazioni per aziende molto strutturate: in Italia ab-biamo tante aziende dai dieci ai quaranta milioni di fatturato comunque gestite in maniera molto familiare e fortunatamen-te vanno anche bene, ci vogliono dieci anni per arrivare a questo tipo di passaggi. Quotazione e mini bond si possono fare solo da un certo livello in su: per le aziende dai dieci, quindici milio-ni di fatturato in su, e un minimo strutturate, quella dei mini bond è una soluzione estremamente interessante che aiuta a essere

più autonomi e svincolati dalle banche, uscendo dai canali tra-dizionali del credito. Ma bisogna avere le professionalità adatte. I bond di territorio e le cartolariz-zazioni sono da prendere con le pinze, perché si sono visti i danni che si riescono a fare con opera-zioni fi nanziarie creative. Deve farlo chi ha gente in azienda che sa di cosa si sta parlando”.

Ma più che sulle bacchette magiche, è sul modo di fare im-presa e di gestirla che preferisce concentrarsi Bianchini quando si parla di risorse per le aziende: “Un suggerimento all’imprendi-tore: prima è meglio sistemarsi bene l’azienda, non pensare solo a vendere e a produrre, ma anche a strutturarla, mettere in piedi si-stemi di controllo gestione seri. Con buoni sistemi di questo tipo si capiscono i punti deboli e su questi si agisce, e quando si va dalla banca questa si rende conto come viene gestita l’azienda ed è più propensa a dare credito.

A volte invece gli imprenditori sono troppo presi dalla produ-zione o dalla vendita e pensano che la parte gestionale sia una gran rottura di scatole. Invece è proprio dall’analisi dei numeri che capisco come migliorare l’a-zienda”.

La soluzione di aumentare il capitale proprio delle aziende? “Se ne parla da sempre. La banca vorrebbe vedere che l’imprendi-tore è il primo a credere nell’a-zienda. Ma anche qui è questio-ne di non ritenere i bilanci solo una rottura di scatole ma di guar-darli, vedere che possono essere bilanciati meglio, consentendo all’azienda di essere forte e strut-turata per il futuro. E a proposito di banche: avere tanti rapporti non è un vantaggio, si fanno la-vorare tanti ma tutti scontenti, non si riesce a creare un rapporto di fi ducia con nessuno”. A volte le strategie per l’accesso alle ri-sorse indicano percorsi in cui più dell’intuizione conta il metodo.

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IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 28 CONFINDUSTRIA FIRENZE

PMI, un miliardo di euro per crescita e competitivitàLo mettono a disposizione Banca CR Firenze e CR Pistoia e Lucchesia per le piccole e medie imprese toscane

Di un plafond comples-sivo di dieci miliardi di euro in tutta Italia,

un miliardo di euro sarà destina-to alle piccole e medie imprese toscane con un programma di interventi in tema di crescita, innovazione, start up, export e internazionalizzazione.

L’annuncio è arrivato dalla presentazione, avvenuta a Firen-ze della declinazione regionale dell’accordo fra il Gruppo Intesa Sanpaolo e Confi ndustria Picco-la Industria, e nella nostra regio-ne in collaborazione con Confi n-dustria Toscana.

Sull’internazionalizzazio-ne l’accordo prevede un’ampia piattaforma di prodotti e servizi di consulenza a trecentosessanta gradi proposti da Intesa Sanpa-olo, a supporto delle strategie di espansione commerciale e di internazionalizzazione delle im-prese.

Sull’innovazione iniziative di matching per settore e territo-rio tra imprese dotate di elevata capacità innovativa che hanno necessità di condividere o acqui-sire innovazione.

Banca CR Firenze e CR Pi-stoia e Lucchesia mettono inol-tre a disposizione, a supporto del progetto AdottUp, avviato con Piccola Industria Confi ndustria per promuovere l’incontro tra start up e imprese già consolida-te, anche i fondi Atlante Ventures e le piattaforme di incontro tra domanda e offerta di innova-zione come Start Up Initiative e Offi cine Formative.

Per facilitare l’accesso delle imprese ai nuovi mercati digitali invece, la banca ha lanciato www.createdinitalia.com, il primo por-tale di e-commerce di Intesa dedicato alle eccellenze italiane nei settori ristorazione, turismo, design e fashion: una “piazza”

virtuale in cui il brand italiano si mette in luce per promuovere lo sviluppo commerciale fra azien-de e con potenziali clienti. Nel corso della presentazione fi oren-tina Alberto Baban, presidente della Piccola Industria di Confi n-dustria, ha ribadito l’importanza dell’accordo siglato da Piccola Industria Confi ndustria e Intesa Sanpaolo per rafforzare una si-nergia strategica tra banca e pmi del territorio e sottolineato come l’internazionalizzazione, insieme all’innovazione, rimane una leva indispensabile di sviluppo delle PMI e del Paese.

Su Expo 2015 è arrivato l’annuncio nella corso della pre-sentazione di ulteriori plafond dedicati all’offerta settoriale atti-nente ai temi di Expo 2015 che saranno messi a disposizione delle aziende per realizzare spe-cifi che iniziative e progetti im-prenditoriali.

Alla presentazione dell’ac-cordo hanno, inoltre, preso parte Giuseppe Morbidelli, presidente Banca CR Firenze; Stefano Barrese, responsabile Area Sales e Marketing di Intesa Sanpaolo. Gregorio De Felice, responsabile Direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo, e Ste-fano Casini Benvenuti, diretto-re IRPET.

Nel corso dell’incontro, il tema centrale dell’accordo – l’in-ternazionalizzazione – è stato approfondito in tavola rotonda nella quale si sono confrontati Franco Baccani, amministratore delegato B&G, Sandro Bonace-to, direttore Confi ndustria Tosca-na e Confi ndustria Firenze, Pao-lo Carli, presidente Henraux, Andrea Fabianelli, presidente Pastifi cio Fabianelli e Pierluigi Monceri, direttore Regionale To-scana, Umbria, Lazio e Sardegna di Intesa Sanpaolo.

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IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 29CONFINDUSTRIA FIRENZE

Imprese all’avanguardia nell’utilizzo dei fondi europei

A Firenze un incontro con la Banca Europea Investimenti

Nel 2014 sono stati 11,4 miliardi di euro i fi nanziamenti dati

all’Italia dal Gruppo BEI, una cifra considerevole: le imprese toscane potrebbero sfruttare al meglio le potenzialità offerte dalla Banca europea per gli in-vestimenti conoscendo più ap-profonditamente gli strumenti fi nanziari che mette a disposi-zione, direttamente o tramite gli istituti bancari del territorio, per progetti di investimento ed in-novazione.

Se ne è parlato in un in-contro organizzato Confi ndu-stria Toscana con la BEI e Con-fi ndustria rafforza il lavoro che l’Associazione imprenditoriale toscana porta avanti nel con-tribuire a costruire, diffondere ed utilizzare tutti gli strumenti fi nanziari – europei, regiona-li, nazionali, bancari ed extra-bancari – messi a disposizione

delle aziende della regione. E che vedrà ancora più impegnata Confi ndustria Toscana dopo il recente riconoscimento di Qua-lità, confermato dalla Commis-sione Ue anche per il periodo 2015-2020, quale componente della rete Enterprise Europe Network per l’assistenza gratu-ita alle aziende nell’accesso ai bandi europei.

La Toscana è all’avanguar-dia nell’utilizzo dei fondi BEI e dei fondi strutturali.

Per quanto riguarda, nel dettaglio, la fi nanza del Gruppo BEI (BEI e controllato FEI, Fon-do europeo per gli investimenti) le risorse fi nanziarie destinate alla Toscana sono state dallo scoppio della crisi (2008) a oggi circa 1,7 miliardi. Di tale impor-to, la maggior parte, pari a 1,2 miliardi, è andata alle Piccole e Medie imprese della regione, fi -nanziate grazie alla partnership

con il sistema bancario: 5.100 sono state le Pmi che hanno ot-tenuto un prestito BEI nel perio-do di riferimento, di cui oltre 400 nel solo 2014.

Dei fondi strutturali invece, ha impegnato sostanzialmen-te al 100 per cento i fondi della programmazione appena con-clusa 2007/2013 (superando così non poche regioni del Nord).

Un risultato importante raggiunto grazie alla capacità di investimento delle imprese.

Le imprese toscane han-no tutte le carte in regola per cogliere e utilizzare al meglio le opportunità fi nanziarie per il 2014-2020 offerte dai diversi livelli istituzionali (Ue, Regio-ne e Governo): BEI può essere anche un importante elemento di interconnessione con le op-portunità fornite dagli istituti di credito sul territorio, ma anche con la formidabile occasione

rappresentata dai nuovi fondi strutturali 2014-2020 che gesti-scono le Regioni.

Su proposta di Confi ndu-stria Toscana, la nostra Regione è l’unica italiana che ha deciso di avviare in anticipo i nuovi fondi europei 2014-2020, atti-vando i primi bandi per le im-prese già dall’autunno 2014 e continuando, anche in questi giorni, ad aprire nuove oppor-tunità per rilanciare e attrarre investimenti. Una opportunità che ha già permesso di mette-re in cantiere dieci bandi in soli quattro mesi.

Occorre adesso continuare su questo percorso di sostegno all’economia regionale, con un lavoro comune che rafforzi il posizionamento della Tosca-na e delle sue imprese a livello europeo, costruendo le basi per un nuovo patto di rilancio degli investimenti privati.

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IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 30 CONFINDUSTRIA TOSCANA SUD

Confi ndustria Toscana Sud, tramite le pro-prie agenzie formati-

ve di Siena, Arezzo e Grosseto, ha promosso e realizzato un progetto di formazione conti-nua sui temi dell’innovazione e dell’ICT.

“I.C.T. BOOSTER”, fi -nanziato con il contributo di Fondimpresa Avviso 4/2012, ha coinvolto undici aziende che hanno dato vita ad un rag-gruppamento di imprese con il comune intento sia di gestire la crescente complessità orga-

nizzativa, mediante un utilizzo consapevole ed effi cace degli strumenti informatici a dispo-sizione, sia di incrementare il numero di potenziali clienti, raf-forzando così la capacità di ope-rare sul mercato internazionale, mediante il ricorso ad azioni di web-marketing mirate e di sfrut-tamento delle potenzialità dei social network.

Le aziende che hanno cre-duto al progetto, oltre ad Asso-servizi Siena (capofi la), Assoser-vizi Arezzo e Giano Ambiente Grosseto, sono la BYTE Elabo-

razioni di Arezzo, azienda ope-rante nella progettazione e svi-luppo di software gestionali, siti web e reti informatiche, la Cassa Edile di Siena, ente di mutualità ed assistenza per le aziende del settore, la Cassia Tours di Pog-gibonsi, agenzia di viaggio per privati ed aziende, la Corte Zari di Poggibonsi, azienda dedita alla produzione di arredamenti per ambienti interni operante nel mercato nazionale ed in-ternazionale, la Jafi n di Arezzo, azienda del Gruppo Monnalisa operante nel settore abbiglia-

mento per bambini occupandosi dei processi di commercializza-zione, la Sammi Export di Torrita di Siena, che produce accessori per calzature di alta tecnologia e design, la Tecna di Monteroni d’Arbia, azienda di produzio-ne di arredamenti per negozi affi liati a catene di franchising e realizzazione di spazi pubbli-citari ed architetture di interni, e la Trigano di San Gimignano, azienda leader nella produzione di autocaravan.

Il progetto si è svolto da marzo 2014 a gennaio 2015,

Gli strumenti informatici per gestire la complessità organizzativa. Corso finanziato con il contributo di Fondimpresa per undici aziende della Confindustria Toscana Sud

Innovazione, ICT, formazione: l’unione (in Confindustria) fa la forza

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IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 31CONFINDUSTRIA TOSCANA SUD

ICT: le soluzioni “cloud” per condividere senza problemi

mediante interventi formativi affi dati a professionisti ed esper-ti del settore, realizzati diretta-mente presso le imprese parte-cipanti, con un coinvolgimento complessivo di novantasei lavo-ratori e la realizzazione di otto-centootto ore di formazione in azienda (sia in aula che in mo-dalità di affi ancamento, coaching e action learning), su tematiche quali utilizzo di software per la gestione amministrativa e con-trollo, produzione, magazzino e processi di post-vendita, condi-visione e collaborazione in team, logiche di CRM (Customer Re-lationship Management), stru-menti per il web marketing, uti-lizzo business dei social network, programmazione in linguaggi evoluti, database SQL Server e Digital Signage.

«La partecipazione al pro-getto – evidenzia Simone Zari, amministratore delegato di Cor-te Zari S.r.l. – ci ha permesso di essere aggiornati sulle nuove frontiere della comunicazione digitale, accrescendo la profes-sionalità dei nostri dipendenti.

Del resto oggi le poten-zialità dell’ICT applicate alla funzione commerciale e all’or-ganizzazione aziendale sono imprescindibili e non più come fattore competitivo ma come precondizione per operare nei mercati. Abbiamo pertanto uti-lizzato le competenze fornite dal progetto su due direttrici. Da un lato, abbiamo lavorato con i

social media, al fi ne di impostare una campagna di promozione per una fi era, così da saperne leggere ed analizzare gli esiti, e migliorato la nostra comunica-zione tramite il sito dell’azien-da, che oggi è un vero e proprio “libro aperto”: è la nostra azien-da che si presenta al mercato! Dall’altro abbiamo sviluppato la conoscenza e l’utilizzo di un programma software per la pro-grammazione della produzione, che ci ha consentito di ottimiz-zare i fl ussi di lavoro, snellendo i processi e rispondendo così più effi cacemente alle esigenze del cliente.

Tutte le persone che han-no preso parte al progetto, sia dell’area marketing e comunica-zione che dell’area produzione, hanno mostrato interesse e col-laborazione, rendendosi a loro volta promotori di ulteriori azio-ni di miglioramento e sviluppo del percorso avviato».

L’importanza del digitale nell’attuale contesto economi-co è stata ribadita anche dall’e-sperienza in Cassia Tours S.r.l., azienda in cui è stato sviluppato un progetto di innovazione di-gitale con l’obiettivo di imple-mentare ed aggiornare alcuni servizi ICT strategici, quali l’ado-zione di una soluzione gestiona-le in cloud, di un sistema CRM e l’utilizzo consapevole dei social media con fi nalità di business per consentire, tra l’altro, la pro-fi lazione utenti, particolarmente

utile per un’agenzia di viaggi che voglia proporre soluzioni personalizzate in funzione delle preferenze acquisite ad esempio a seguito di azioni di web-marke-ting mirate e ad un monitorag-gio continuo dei propri contatti.

«Per essere competiti-vi nel nostro settore - afferma Maddalena Mengon, socia di maggioranza di Cassia Tours S.r.l. - è necessario un approccio proattivo ed un servizio al clien-te sempre più qualifi cato, che si può ottenere solo dotandosi di sistemi informativi all’avan-guardia, effi caci solo se utilizzati con consapevolezza dal perso-nale dell’azienda. Per questo il progetto di formazione è stato particolarmente utile, soprat-tutto in quanto ha promosso e sostenuto il cambiamento in

atto, richiedendo ai collaboratori un diverso approccio nella ge-stione del cliente e spingendoli a proporre soluzioni innovative, cambiando così il proprio modo di lavorare. Sarebbe importante dare continuità al percorso av-viato e accorciare i tempi tra la rilevazione dell’esigenza e l’at-tivazione del percorso, in quan-to sono ancora troppi i vincoli burocratici per l’accesso a que-sta tipologia di contributi, oggi imprescindibili per realtà come la nostra dove il dinamismo nel servizio offerto e nell’utilizzo delle nuove tecnologie rappre-senta il vero elemento di van-taggio competitivo riconosciuto dal mercato».

Il progetto “I.C.T. BOO-STER” ha rappresentato uno dei possibili approcci all’innova-zione digitale. Oltre all’aspetto formativo infatti le società di servizi di Confi ndustria Toscana Sud propongono consulenze strategiche nell’ambito dell’In-formation Technology fi nalizzate all’evoluzione dei sistemi infor-mativi aziendali, all’introduzio-ne e all’utilizzo delle tecnologie Internet e mobile e delle soluzio-ni Cloud , oltre alle buone prassi di consolidamento e di messa in sicurezza dei dati aziendali, tali da garantire la continuità ope-rativa ed il ripristino da qualsiasi situazione critica.

“Social media”: la comunicazione on line fa crescere l’impresa

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IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 32 CONFINDUSTRIA LUCCA, PISTOIA, PRATO

Il made in Italy tra innovazione e tradizione: tre casi di creatività che diventano prodotto(Lucca) Martinelli Luce, tra design e opera d’arte

Nata dalla creatività di Elio Martinelli, uno dei più signifi cativi

designer degli anni Sessanta e Settanta, Martinelli Luce da oltre mezzo secolo produce a Lucca lampade e sistemi di illumina-zione conosciuti ovunque. Un’a-zienda di respiro internazionale con una solida identità caratte-rizzata da un design che origi-na dalla natura e dalla purezza delle forme geometriche, da una spiccata vocazione alla ricerca e all’innovazione tecnologica e dalla capacità di rispondere alle richieste dei diversi merca-ti, che ha permesso al marchio

di imporre nel settore il proprio linguaggio estetico. E’ su intui-zione di Elio che inizia la colla-borazione con l’architetto Gae Aulenti, che disegna per Marti-nelli Luce lampade dalle forme semplici, ma dal senso profondo. La più famosa, il “Pipistrello”, fu realizzata nel 1965 come illumi-nazione d’arredo per il negozio Olivetti di Parigi, e la sua produ-zione resiste ancora oggi immu-tata a distanza di cinquant’anni. Design, genialità, eleganza e funzionalità.

Quasi un’opera d’arte. Il Pipistrello è esposta nella col-lezione permanente del Moma di New York ed è presente nelle case, nei concept store di tutto il mondo, oltre che nelle mostre, nei fi lm e nelle foto (la utilizzò anche Helmut Newton, il gran-de fotografo morto nel 2004). Per il cinquantesimo compleanno, Pipistrello si è vestita d’oro e per

il suo lancio, Emiliana Marti-nelli, oggi a capo dell’azienda insieme al fi glio Marco, ha or-ganizzato a gennaio un evento all’Istituto Italiano di Cultura di Parigi. A Emiliana, che ha prose-guito l’attività creativa del padre, dopo la sua scomparsa nel 2004, spetta il merito di aver ampliato la collaborazione con altri nomi illustri dell’architettura e del de-

sign, innovando l’impresa con l’introduzione di nuovi elementi formali e tecnologici e l’utilizzo di nuovi materiali, grazie anche a giovani designer che hanno conseguito, con gli apparecchi prodotti da Martinelli Luce, im-portanti premi internazionali tra cui il Compasso d’Oro, attribuito nel 2011 dalla Triennale di Mila-no alla lampada da tavolo “elica”.

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IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 33CONFINDUSTRIA LUCCA, PISTOIA, PRATO

(Pistoia) Verinlegno, l’innovazione globale applicata alle vernici

(Prato) Filati per maglieria: la stampa su filo di Filpucci

Verinlegno, azienda che produce vernici in Valdinievole, na-

sce nel 1975; dopo quattro anni, nel febbraio del 1979, Verinlegno “distilla” il primo chilogrammo di vernice prodotta in proprio. Da allora la crescita è tumultuosa, e i tre fondatori Piero Marchetti, Antonio Bartoli, Sante Zandò la governano facendosi affi ancare da una squadra di persone gio-vani e preparate, pronte a fornire ogni giorno il proprio contributo di intelligenza e di lavoro per pro-durre vernici sempre migliori ed originali.

Marchetti Bartoli e Zandò,

I fi lati da maglieria sono un campo in cui l’in-novazione si esercita su

più fronti. A Prato in particola-re, uno dei comparti più vivaci è quello dei fi lati fantasia, i più creativi e imprevedibili, conti-nua fonte di ispirazione per gli uffi ci stile delle griffe della ma-glieria.

Un nuovo fi lato fantasia è il frutto di un’idea-moda cui si accompagna la perizia tecnica di chi sa tradurre la creatività in prodotto: personale interno del-le imprese stesse ma anche ap-porti della rete di subfornitura e del meccanotessile.

Una delle ultime realiz-zazioni in questo campo è la stampa su fi lato, presentata da Filpucci all’ultimo Pitti Filati.

“Inseguivamo da tempo l’obiettivo di una stampa in alta defi nizione su fi lato piatto,

Federico GualtieriAntonio Bartoli

ognuno presidiando una funzio-ne aziendale, costituiscono però il motore non certo immobile dell’impresa, e coniano il termine di “innovazione globale”, pronti ad afferrare il cambiamento dei mercati e delle tecniche, e magari ad anticiparlo.

Su questo modus operandi è prosperata l’azienda. Si creano condizioni di lavoro endogene (occorrono spazi idonei, e Ve-rinlegno se ne dota fi no ad occu-pare oggi diecimila metri quadri) ed esogene (le normative sempre più stringenti per un’azienda chi-mica la inducono a darsi sistemi di controllo e certifi carne il pos-sesso).

Senza mai perdere di vista l’innovazione di prodotto e la sua originalità: le vernici, anche quel-le “speciali” di Verinlegno deriva-no da un consolidato know how che l’azienda ha maturato produ-cendone di altissima qualità fi n dall’inizio della sua attività.

L’idea nuova è questa: ren-dere tangibile, percepibile con i sensi un effetto visivo; ed in-dustrializzarne la risposta. Per accedere a mercati selettivi, fi n dal 2010, decide di essere parte del processo di globalizzazione; il riadeguamento costante dei cicli produttivi affi anca lo svilup-po della ricerca, che occupa oggi il 30 per cento della forza lavo-ro impiegando strumentazione all’avanguardia e collaborazioni con università, dottorati di ricerca e Consiglio Nazionale delle Ri-cerche. Si presidiano paesi esteri strategici.

tipo fettuccia – spiega il vice-presidente di Filpucci Federico Gualtieri – Finalmente ci siamo riusciti e così la personalizzazio-ne del fi lato con un logo o una scritta è diventata una possibili-tà reale che può essere declinata su scala industriale. Le applica-zioni possono essere molte, nel-la moda ma non solo”.

Un risultato, precisano da Filpucci, interamente “made in Prato”, conseguito grazie al la-voro non solo dello staff tecnico aziendale ma anche di stampe-rie pratesi che hanno raccolto la sfi da posta dal progetto. Il modello della collaborazione fra imprese della fi liera del distret-to, insomma, ha funzionato an-che stavolta.

Il Gruppo Filpucci non è nuovo a risultati di eccellenza nell’innovazione di prodotto. Dalla fondazione, avvenuta nel 1967, sono molteplici le realiz-zazioni che hanno segnato il settore ed hanno contribuito a delineare le tendenze moda.

“Bisogna avere buone ‘an-tenne’ per comprendere il trend ed assecondarlo – conclude Gualtieri –. E bisogna anche avere il coraggio di provare a proporre ai mercati prodotti che nessuno si aspetta, creando noi stessi nuovi bisogni e quindi nuova domanda”.

Filpucci lavora le fi bre e le mischie più diverse, coniugando tradizione ed innovazione, pro-duzione industriale ed aguglie-ria: una formula che per l’azien-da si è rivelata vincente.

Innovation Day, si replica: dopo i buoni risultati dell’an-

no scorso, sta per partire la seconda edizione. In realtà i lavori sono già in pieno fermento: imprese e soggetti che in Italia e all’estero producono ricerca (centri, poli, laboratori, università) stanno redigendo le schede che illustrano le loro caratteristiche ma soprattutto che precisano quello che cercano o che possono offrire in tema di innovazione. L’incontro fra imprese e mondo della ricerca, o Matchmaking, è uno dei principali obiettivi di Innovation Day: la pri-

ma giornata dei lavori sarà interamente dedicata a questa attività. I match furono duecentoventi nell’e-dizione 2014 ma per la prossima se ne attendono di più. Seconda giornata, invece, all’insegna della cultura dell’innovazione, con un convegno cui par-tecipano relatori di importanti strutture di ricerca ita-liane e straniere. Le Confi ndustrie di Lucca, Pistoia e Prato promuovono Innovation Day 2015; ad orga-nizzare la due giorni pratese anche Next Techno-logy Tecnotessile e Apre Toscana. Appuntamento a Prato il 17 e 18 aprile www.innovationday.it.

Innovation Day 2015, appuntamento ad aprile

L’espansione internazionale ha raggiunto attualmente circa cinquanta paesi, ma la proiezione a medio termine è di allargare la penetrazione ad altri quindici Pa-esi entro il 2018.

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IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 34 CONFINDUSTRIA LIVORNO

Nuovo Accordo tra Cassa di Risparmio di San Miniato e Confindustria Livorno

Cassa di Risparmio di San Miniato e Con-fi ndustria Livorno

hanno siglato un accordo per fi -nanziamenti speciali a sostegno dello sviluppo delle Imprese.

Due linee di fi nanziamento riservate alle imprese associa-te a Confi ndustria Livorno per agevolare l’accesso al credito. E’ questo l’impegno della Cassa di Risparmio di San Miniato.

Due promozioni volte a trovare soluzioni reali per le Im-prese, due linee di credito che tengano conto delle peculiari esigenze delle aziende associate a Confi ndustria Livorno e con tempi di risposta brevi.

“Carismi Investimenti per Confi ndustria Livorno” preve-de fi nanziamenti da cinquan-tamila a cinquecentomila euro, da dodici a quarantotto mesi per spese in investimenti diret-tamente collegabili all’attività da effettuare o effettuati negli ultimi dodici mesi. I tempi di delibera sono trenta giorni la-vorativi dal ricevimento della

documentazione e le spese di istruttoria sono ridotte del 50 per cento dello standard.

“Carismi Scorte per Con-fi ndustria Livorno” ha un importo da cinquantamila a cinquecentomila euro per l’ac-quisto di scorte, con una durata che va dai sei ai trentasei mesi. Anche in questo caso i tempi di delibera sono di trenta giorni la-vorativi e le spese di istruttoria ridotte del 50 per cento rispetto allo standard.

“L’obiettivo per Carismi è quello di essere al fi anco del-le Imprese che hanno voglia di fare, di assumere e di cresce-re. Come sempre, siamo molto attenti alle esigenze specifi che delle aziende del nostro terri-torio; in momenti complicati come questi cerchiamo di essere ancora più proattivi per consen-tire alle imprese di fronteggiare adeguatamente le problemati-che connesse alla gestione delle scorte, alle esigenze stagionali, agli investimenti in innovazio-ne.” Queste le parole del Vice

Finanziamenti speciali a sostegno dello sviluppo delle imprese, la banca al fianco delle imprese

Alberto Silvano PiacentiniAlberto Ricci

Direttore Generale Carismi, Al-berto Silvano Piacentini.

“In un quadro economico con deboli dinamiche evolutive, caratterizzato da un accesso al credito ancora problematico per la maggior parte delle azien-de, l’impegno di Confi ndustria Livorno è teso a valorizzare il rapporto con gli Istituti di credi-to, instaurando relazioni dirette con le banche presenti sul terri-torio per fl uidifi care le relazioni con il sistema delle imprese”, af-ferma Alberto Ricci, presidente

di Confi ndustria Livorno. “L’ac-cordo con Carismi si inserisce in questa strategia, tesa supportare aziende industrialmente sane ma a corto della fi nanza neces-saria a riattivare nuovi percorsi di crescita e sviluppo”.

Per informazioni sull’ac-cordo contattare l’Area Finan-za e Credito di Confi ndustria Livorno – d.ssa Silvia Cival-leri – tel. 0586/263.029; e-mail: civalleri@confi ndustrialivor-no.it

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IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 35CONFINDUSTRIA MASSA CARRARA

Più competitività con lo sviluppo del trasporto merci

La Zona Industriale Apuana si estende su circa mille ettari nella

piana tra Carrara e Massa; isti-tuita a fi ne anni ‘30, negli anni ’60 ha raggiunto la massima densità di attività industriali con gli insediamenti di primarie aziende chimiche, siderurgiche e meccaniche.

Gradualmente, a fi anco delle attività che sono uscite con successo dal ciclo di dein-dustrializzazione degli anni ‘70 e ‘80, si è sedimentato un nuo-vo tessuto produttivo composto da un mix di piccole e medie imprese di diversi settori.

Oggi nella ZIA sono attive 600 imprese (meccanica, nauti-ca, lavorazione del marmo, chi-mica, refrattari, granulati) con 8.000 addetti.

I punti di forza della Zia sono: il collegamento con la linea ferroviaria tirrenica e con la rete autostradale (A12); la vicinanza al corridoio TIBRE; lo sbocco diretto sul porto di Ma-rina di Carrara; una maglia di strade molto ampie (la Dorsale ha una larghezza di sedici me-tri) che consentono movimen-tazioni di trasporti eccezionali tanto che qui, tra il 2012 e il 2013, è stato realizzato il ca-rico del più grande trasporto su gomma effettuato in Italia, i cinque moduli del progetto “Gorgon” di General Electric (ciascuno di 50x21x28 metri per

2.300 tonnellate). Lo scalo merci Massa Zona

Industriale collega il porto, le aree retroportuali e numerosi siti ancora allacciati alla vec-chia rete ferroviaria interna, ma servirebbero alcuni interven-ti mirati per riportarla a piena funzionalità considerando che parte dei binari che tagliano la ZIA sono da tempo abbando-nati e rischiano di essere di-smessi; tutto questo priverebbe il territorio di uno straordinario asset ereditato grazie agli inve-stimenti effettuati negli anni 50 e 60.

La banchina del porto è allacciata con la rete ferroviaria ed è possibile il trasferimento diretto delle merci dalle navi ai vagoni e viceversa.

Recentemente, la dotazio-ne infrastrutturale è completata dalla strada dei marmi che, tra-mite una serie di gallerie, colle-ga i bacini marmiferi di Carrara al cuore della ZIA e allo scalo merci Massa Zona Industriale.

La predisposizione al tra-sporto merci su ferrovia e lo svi-luppo dei progetti “autostrade del mare” del Porto di Marina di Carrara saranno una straor-dinaria leva per la competitività delle nostre imprese e un im-portante fattore distintivo di at-trazione per nuovi investimenti.

Tutte queste caratteristiche fanno della ZIA una piattafor-ma logistica moderna e funzio-

Obiettivo: un sistema integrato che sostiene la crescita

nale che può ambire a diventare il gateway naturale tra le regioni della Pianura Padana e il medi-terraneo.

Per realizzare appieno lo sviluppo delle potenzialità del-la zona industriale di Massa Carrara e agevolare la reindu-strializzazione è comunque ne-cessario superare i vincoli de-rivanti dal SIN-SIR, ma occorre anche completare e ripristinare collegamenti ferroviari.

Gli Enti Locali, la Cciaa, la Port Authority e le Associazioni di categoria hanno sottoscritto un Accordo di programma per candidare ai fi nanziamenti co-munitari e nazionali (POR FSE 2014-2020; riconoscimento di area di crisi complessa, proget-to grande polo industriale di Massa Carrara...) i progetti di completamento della rete inter-na alla Zia. L’Accordo prevede anche un progetto pubblico-

privato di manutenzione e di difesa della rete, dei sedimi dei binari e degli scambi ferroviari.

La realizzazione di questi obiettivi infrastrutturali rien-tra in un piano più generale di marketing territoriale che fa leva sulle caratteristiche distintive dell’area di costa.

Infatti in termini di logi-stica, collegamenti e capacità professionali, ci sono tutte le carte in regola perché il Porto di Marina di Carrara si specia-lizzi nella gestione dei trasporti di grandi moduli e continui ad operare nel general cargo.

Attraverso la collaborazio-ne in rete con i porti dell’Alto Tirreno si potrà raggiungere l’obiettivo di un sistema por-tuale integrato e competiti-vo, in grado di servire, tutti i diversi segmenti industriali di quel grande bacino produttivo dall’Alta Italia al Mediterraneo.

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publiredazionale

Dott. Cocciolillo, cosa chiedono oggi le im-prese al proprio commercialista? “Il contesto attuale richiede alla nostra pro-fessione un cambiamento e, oltre a sempre

-

imprenditoriale (anche in tema di business planning). Il commercialista per essere pro-fessionista oggi deve anche avere delle attitu-dini imprenditoriali”.

Può citare esperienze in questo senso?

ho avuto modo di approfondire diverse di-scipline, da quelle strettamente giuslavoriste

e manageriali. Ho inoltre ricoperto incarichi

e gruppi societari e quelli di revisore e sinda-co che, da un lato, hanno contribuito ad am-

Lei è anche esperto nell’istituto del trust.“Una delle più frequenti domande che mi vengono rivolte è come tutelare il patrimonio

risparmiata. Tra le diverse strade, quella che ritengo più consona allo scopo è proprio il

che serve appunto a separare un patrimonio, o solo una parte di esso, da quello di una per-

E’però necessario prestare particolare atten--

(Ires)”.

Altre considerazioni sul trust?“Particolarmente interessante è il conferi-

2009 ho avuto modo di confrontarmi con l’A-

che ha dettato le linee guida per questa fatti-

agevolata poiché i trust, quali enti non com-

partecipate godevano dello stesso trattamen-

-

cessare sostituendolo con uno più stringente. Cionondimeno ritengo che il trust sia un ot-timo veicolo per un morbido passaggio del

--

STUDIO COCCIOLILLOCOMPETENZA E ALTA SPECIALIZZAZIONE AL SERVIZIO DELLE IMPRESEDottore commercialista e revisore dei conti, Leo Cocciolillo esercita l’attività professionale da oltre trent’anni. Profondo conoscitore di materie giuridiche, dal fallimentare al civile/commerciale, conside-ra le discipline economiche e giuridiche complementari e interconnesse. Nell’ampia gamma di servizi

Dott. Leo Cocciolillo Dottore Commercialista Via Tacca, 1 - 59100 Prato - Italy Tel. +39 (0) 574/29624 - Fax. +39 (0) 574/21154 [email protected]

L’ESPERTO CONSIGLIA

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invece, all’opposto, sono i vostri prodotti, i -

che vi prepariate per tempo per impedire al concorrente di esporre un prodotto simile al

che esistono alcuni strumenti per tutelare i propri prodotti, e che occorre conoscerli per poterli usare nel modo più opportuno:

L’inibitoria viene concessa dal Tribunale civile in tempi relativamente brevi, normal-mente qualche settimana, e consente di pote-

-de anche il pagamento di una forte penale in

occorre preparare un apposito ricorso qual-che tempo prima in modo da poterla ottenere

del concorrente.

Il sequestro

violano un brevetto o un marchio impeden-do che possano essere venduti e quindi anche

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publiredazionale

STUDIO TURINISEQUESTRO E DESCRIZIONE IN FIERA: UN RISCHIO DA EVITARE O UN’OCCASIONE DA NON PERDERELo Studio Turini si occupa esclusivamente di diritto industriale e diritto d’autore. Cura il deposito di domande di brevetto, marchio o design in Italia ed all’estero. Assiste i clienti nei contratti di licenza e

il team dello Studio Turini

L’ESPERTO CONSIGLIA

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pre che viene esposto un prodotto simile al proprio, o che reca un marchio simile, occorre accertarsi immediatamente con l’aiuto di un

caso presentare una denuncia penale. La de-nuncia deve essere presentata da parte di un

gli inquirenti della necessità di intervenire

bene muoversi per tempo per richiedere ol-tre all’inibitoria il sequestro civile. Ottenere il

vantaggio di prevenire il danno che l’esposi-

La descrizione non impedisce la vendita dei prodotti ma consente di potere raccogliere la

-

un concorrente, anche un provvedimento di

eventuali consulenti tecnici di parte, nelle

-guire fotocopie anche di documenti contabili.

che sia necessario convocare la controparte -

tempo di nascondere prodotti o documenti.

quasi sempre costretti ad informare la con-troparte prima di procedere.

-ne, si ottiene in tempi molto rapidi, solita-mente in poche settimane. Per poterli otte-

diritto di proprietà industriale quale un bre-vetto, un marchio o un design. In base alla

-tenuto dal giudice italiano anche in un altro

www.turinigroup.com

L’INTERVISTA

All’Ing. Emmi chiediamo cosa consigliereb-be ad un’azienda che si prepara a partire per

“Prima di tutto di fare un’analisi dei propri pro-dotti e di tutelare con un brevetto, un design o un marchio le soluzioni di maggiore interesse. In parallelo è buona regola cercare di capire cosa sta facendo la concorrenza e magari fare delle ricerche sui brevetti che possono avere depositato.In questo contesto, ma non solo, è molto impor-tante una ricerca di novità sul prodotto di inte-resse”.

Quanto è importante per un’impresa brevet-tare i propri prodotti?

“Il brevetto è un’arma fondamentale perché confe-risce un diritto di produrre e vendere in esclusiva un certo prodotto. Il prodotto brevettato può esse-re commercializzato e realizzato solo dal titolare del brevetto o da eventuali suoi licenziatari, il tut-to con ovvi vantaggi economici e concorrenziali”.

Cosa si può brevettare, ci sono altre forme di tutela?

“E’ brevettabile qualsiasi soluzione tecnica, sia essa un oggetto, un dispositivo o un metodo pur-ché nuova ed inventiva. Sono brevettabili i pro-dotti alimentari ed i procedimenti industriali, in certi casi anche i programmi per computer. Non è brevettabile ciò che non ha una funzione tecnica, ad esempio la forma di un prodotto, il disegno di un tessuto, la stampa di un pellame, che possono essere comunque protette con la registrazione del design. I nomi commerciali dei prodotti o delle im-prese si tutelano invece registrando il marchio”.

Come si fa a depositare un brevetto ?

“Per depositare un brevetto è necessario predi-sporre una particolare relazione tecnica che com-prende le “rivendicazioni” che sono il cuore del

ha valore solo se scritto bene. L’invenzione più geniale che sia descritta male non può essere dife-

quindi di rivolgersi ad un esperto scegliendolo tra gli iscritti all’Ordine dei consulenti in proprietà Industriale”.

Quanto tempo si deve aspettare per ottenere un brevetto?

“Il brevetto viene concesso dopo qualche anno dal deposito, in genere in Italia dopo un paio di anni, ma la protezione retrodata alla data di deposito della domanda. Una volta depositata la domanda si è quindi piuttosto tranquilli. Occorre poi ricor-dare che nel nostro sistema il brevetto può essere “azionato” dalla data di pubblicazione, ovvero 18 mesi dopo il deposito. Tuttavia in questo periodo

E per un marchio o un design che tempi ci sono?

“In questo caso i tempi di rilascio sono molto brevi

della domanda”.

publiredazionale

LA SCHEDA Cosa fare per prepararsi bene?

Depositare domande di brevetto e design dei nuovi prodotti Registrare i propri marchiFare ricerche sui concorrenti che parteci-

-

Richiedere un parere legale sulle strate-gie difensive

Avv. Laura TuriniDiritto industriale, brevetti e marchi. Direttore di Brevettinews.it

Ing. Mario EmmiMandatario brevetti italiano ed europeo

L’ESPERTO CONSIGLIA

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Lo studio nasce nel 1982 a Fucecchio (FI) per iniziativa del suo fondatore Paolo Cardini come centro di servizi contabili ed ammini-strativi per le imprese. Nei primi anni novan-

-li, inizia a spaziare nel campo della consulenza

servizi diviene il nucleo da cui scaturiscono le iniziative, le proposte e le azioni dello Stu-dio. “Comprendere quali sono le necessità e

proporre soluzioni concrete ai problemi che -

dello Studio rispon-

elementari, che sono la formazione continua e puntua-le dei professionisti e collaboratori e la

-stenza in azienda. Il territorio su cui

di piccola e picco-lissima impresa e

che spesso la ricerca delle soluzioni rica-

essere contemporaneamente un buon pro-duttore, un esperto commerciale e di marke-

-za e ha quindi necessità di essere sostenute

Partendo dalla conoscenza di questa realtà lo Studio Cardini ha iniziato, di concerto con

e/o di consolidamento, formulando soluzio--

lisi dei propri costi, la conoscenza del proprio

altro elemento di carenza delle nostre impre-se locali, le quali spesso inconsapevolmente

-solvere questi problemi abbiamo creato una struttura di professionisti e di collaborazioni

-borare risposte concrete”.

della formazione ha da sempre rappresen-

Studio Cardini. Risale infatti al 1997 la par-tecipazione dei professionisti dello Studio al

-

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propri conti in modo dinamico e diverso dal consueto” conclude Cardini “lo Studio ha

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STUDIO CARDINIFORMAZIONE ED ESPERIENZA GUIDANO IL RICAMBIO GENERAZIONALE

L’ESPERTO CONSIGLIA

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STUDIO ASSOCIATO SANTONI & CALAMAIUNO STUDIO TUTTO AL FEMMINILE CHE GUARDA AL FUTURO E GUIDA LE AZIENDE DEL TERRITORIO NEL LORO PROCESSO DI INTERNAZIONALIZZAZIONE

L’ESPERTO CONSIGLIA

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IES | luglio-settembre 2014 | Pagina 29IIIESIIESIESESESESESESESEESESIESIESIESI SIESESESSIESSESES ||||| lugluglugllugululugggggguggggggluguggluggggguggggggggggggggggggggggggggggggggggggggggggggggggglllliioooooiiiol oioolliiooolllli -s--s-seseeeeseee-seeeeeeeee- eeeeeeettttttttttttttetteeeteteetttteetttttttttetetttteeeett ettttetettteeett ettttttteeeeetetteeeettetteetteeet eetteett eettttetteeeembmmmmbmbrm rmmmmmbrbrbbbbbmbbrbbrmbrmbrmbrmbrbbbbbrmbrmmmbrbbbrrrrmbbrbbmbbbrbbmbbbbmmbbmmmbbbmbmmbmb e 2e 2e 2e 2e 2222e 2e 22e 22ee 000001001414140140000000014000000000000000 || ||||| PPPPPPPPPPagPPPPPPPPPPPPPPPPPPPPPPPPPPPPPPPPPPPPPPPPPPP ina 2999

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Nei primi anni ‘60 ECM Spa allarga la propria gamma di prodotti fornendo apparecchiature elettroniche alla Marina militare italiana e alle Ferrovie dello Stato. “Da allora la crescita è stata esponenziale” spiega Roberto Cappellini, azionista e Vice presidente della società “grazie anche ad importanti investimenti nella ricerca e sviluppo di nuove tecnologie – che oggi rappresentano il 10% del fatturato- i quali ci hanno permesso di mettere a punto soluzioni, idee e sperimentazioni nuove che hanno portato l’azienda alla produzione di apparati con un sempre maggior contenuto tecnologico. Negli anni ‘80-‘90, con ulteriori investimenti sempre più mirati verso tecnologie avanzate per i sistemi di alimentazione, ci siamo posizionati come azienda leader sul mercato italiano”.

Puntando sulla ricerca come asse portante della propria espansione, l’azienda apre la nuova sede di Serravalle Pistoiese e negli anni 2000, dopo la trasformazione in società

Roma.

dall’Italia, instaurando rapporti commerciali con Paesi europei ed extraeuropei.

curati direttamente dalla progettazione

struttura post-vendita composta da personale

tra ECM e le strutture tecniche e manutentive dei clienti, costituiscono le principali strategie che l’azienda mette in campo per far fronte ai competitor rappresentati dai grandi gruppi italiani e internazionali. ” L’acquisto di un prodotto ECM può considerarsi come un ottimo investimento nel tempo. E’ possibile ritrovare nostri prodotti realizzati 30 anni fa ancora perfettamente in grado di soddisfare le esigenze dei nostri clienti, segno tangibile di un’elevata qualità progettuale,

L’orientamento verso la soddisfazione delle esigenze espresse dai clienti, visti più come

partner che come solo sbocco di mercato, si declina anche in una forte propensione verso la sostenibilità ambientale. Proprio in quest’ottica l’azienda si è dotata di un sistema di gestione delle problematiche ambientali

marchio EMAS. “Ma la nuova frontiera della ricerca tecnologica” conclude Cappellini “che ci ha visti impegnati con notevole dispiego di risorse, è sicuramente rappresentata

da innovativi sistemi di segnalamento ferroviario come il nuovo interlocking computerizzato, chiamato HMR9 in grado di gestire da un unico posto centrale la

denominato Multi Rail Lock e il sistema terra bordo Automatic Train Protection (ATP) ERTMS – ETCS, totalmente concepiti e sviluppati all’interno della nostra azienda.

www.ecmre.com

CON ECM SPA LA SICUREZZA VIAGGIA SULLE ROTAIENata a Pistoia nel 1958 come azienda familiare, ECM Spa è cresciuta accompagnando l’evoluzione

azienda leader sul mercato italiano.

L’ESPERTO CONSIGLIA

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CoMETA SpA opera dal 1986 a livello professionale nel settore dell’ elettronica e della meccanica applicate alla sicurezza. Oggi la società è in piena espansione sul mercato globale attraverso proprie sedi di Tavarnelle, Padova, Milano e Parigi a completare ha numerosi distributori in molti paesi esteri. Grazie al proprio reparto di ricerca e svi-luppo e ad una gamma di soluzioni evolu-

-cato sia per quanto riguarda il controllo e la sicurezza dei beni (security) che per la protezione delle persone (safety).

I prodotti CoMETA trovano infatti appli-cazione nei più svariati settori e la ricca gamma di nuovi modelli, garantiti dai controlli imposti dal sistema di qualità

punto di riferimento per chi esige alte pre--

mente, ha suscitato l’interesse dei mercati

unica dalle sue innovative caratteristiche tecnologiche per le quali ha visto ricono-sciuto il Brevetto Europeo.

della sicurezza, sia per l’alto livello tecno-logico che per la possibilità del controllo via web che può avvenire da ogni luogo e in qualsiasi momento” spiega Enzo Ansel-mi, AD della società. “Quante volte ci siamo infatti dimentica-ti di chiudere la porta con le ‘mandate’ e quante volte abbiamo avuto un dubbio sull’aver chiuso la porta e siamo tornati indietro per controllare? Oppure abbiamo

di casa.

queste situazioni, opponendosi ai tentativi di -

Nata per le banche, è versatile e utilizzabile laddove ci sia necessità di rendere sicuro un punto di accesso e può essere installata su qualsiasi tipologia di locale, anche per le vie

legge prevista dalla norma EN1125.

La possibilità di controllare via web qualsiasi

come serratura “intelligente”.

viene utilizzata” continua Anselmi “e ogni -

L’abbiamo pensata e realizzata per le banche ma è indispensabile per tutti”.

Oltre all’alto livello qualitativo e tecnologico dei suoi prodotti, CoMETA dà molta impor-tanza ai rapporti con clienti e collaboratori, perseguendo obiettivi comuni, impegnan-dosi costantemente nella risoluzione delle

Il vasto assortimento di linee di prodotti rende sempre possibile soddisfare richieste

qualità, all’alta immagine aziendale e ad un

www. conet.it

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“Quante volte ci siamo infatti dimentica-ti di chiudere la porta con le ‘mandate’ e quante volte abbiamo avuto un dubbio sull’aver chiuso la porta e siamo tornatiindietro per controllare? Oppure abbiamo www. conet.it

ELETTROSERRATURE DI SICUREZZAINVESTIRE NELLA SICUREZZASerrature “intelligenti” garantiscono il massimo della sicurezza. Pensate per le banche ma adatte a qualsiasi ambiente ed abitazione.

L’ESPERTO CONSIGLIA

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Aperto nel 2001 a Scandicci lo Studio è collo-cato in una zona facilmente raggiungibile con

Eugenio Fallani e Stefania Nocentini, iscritti all’Ordine dei Dottori commercialisti e degli Esperti contabili della Provincia di Firenze, nel registro dei revisori contabili della Provin-cia di Firenze e all’Ordine dei Consulenti del lavoro, autorizzati al rilascio del visto di con-

-

societaria, rivolgendosi prevalentemente ad

presenza di imprese: “Molte aziende specia-lizzate nella realizzazione di prodotti di alta

“Numerose sono inoltre le imprese del setto-re della pelletteria e il nostro studio è partico-

larmente specializzato nel contratto colletti-

tutti i settori, dal commercio ai pubblici eser--

La clientela dello Studio Fallani & Nocentini viene assistita nelle diverse fasi dell’attività aziendale, dall’avvio dell’impresa all’in-

con lo studio, sia per la parte tecnica relativa -

za in materia di sicurezza sul lavoro e nella

“Ci riteniamo professionisti disponibili ad assistere il proprio cliente a tutto tondo, puntando a rappresentare un unico punto

di riferimento per la consulenza nel campo del Dirit-to del lavoro e in

propri servizi an-

la compilazione dei modelli 730, essendo un cen-

per le successioni e per tutto le ma-terie riferite alla

-

“Negli ultimi dieci anni la pro-fessione del com-mercialista è radi-calmente mutata,

-

normative obbli-gano ad adempi-menti burocratici

nostre tradizionali competenze” pre-

“Essendo obbli-gati a sostituirci all ’amministra-zione in molti adempimenti, ci aggiorniamo pro-fess ionalmente partecipando con

i nostri collaboratori a corsi esterni e interni

Il professionista oggi deve essere un po’ come l’angelo custode del proprio cliente, consigliandolo ed aiutandolo a realizzare la propria imprenditorialità e a districarsi in una giungla di normative sempre più strin-

Lo studio Fallani & Nocentini è organizzato -

giornalmente all’attività, inoltre due volte la

E’ aperto dal lunedì al venerdì ed ampiamen-

[email protected]

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STUDIO ASSOCIATO FALLANI & NOCENTINI IL PROFESSIONISTA ANGELO CUSTODE DELL’IMPRESA

L’ESPERTO CONSIGLIA

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Guidati dall’idea secondo la quale il cliente deve trovare soddisfazione per la qualità dei

-sperienza acquisita nel settore calzaturiero, decisero nel 1968 di iniziare un’attività arti-gianale per la produzione di tacchi fasciati in cuoio.

-ti standard qualitativi ai quali ancora oggi,

-tivo aumento della produzione, si attiene a

creazioni prestigiose richieste dalle più im-

“I primi ambienti di lavoro furono i fondi di un titolare: le macchine, le capacità e gli spazi erano adeguati alla tipologia della produzio-ne di allora, standardizzata e semplice” rac-contano i due soci. Professionalità, impegno e la capacità di fare impresa hanno poi deter-minato il successo dell’azienda, che nel corso

degli anni ha trasferito più volte la propria

inaugurata nel 2003. Una struttura aziendale di 3000 mq, moderna e dotata anche di un impianto fotovoltaico che produce oltre 100 kW di energia elettrica.Buona parte di merito nella crescita della società va attribuito al rapporto con i clienti:

-no sempre investito nel lavoro, nella serietà, nella collaborazione reciproca e nella ‘voglia di fare bene’ e con loro siamo cresciuti”.

Una quarantina di dipendenti lavorano oggi

anni ‘70 e stanno avviandosi alla pensione, altri ci sono già andati con merito.

tengono a precisare i titolari “per la cura e la manualità che viene prodotta in ogni fase di lavorazione, senza automatismi. Il ciclo produttivo ha inizio dalla conceria scelta per qualità, con cui vengono realizzati tacchi fasciati in cuoio di tutti i colori, sfumature e

Oltre a tacchi fasciati in pelle, sughero, bam-

applicati a suola, applicazioni di accessori di ogni genere e quant’altro viene richiesto dai clienti”.

La ricerca della qualità viene intesa come obiettivo costante nelle varie fasi dell’attività,

-cessi produttivi e nello sviluppo di prototipi e campioni. “Noi intendiamo, oltre alla qualità del pro-dotto e del servizio anche quella ambienta-

-

ambientale e grazie a ulteriori investimenti -

8000)”.

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TACCHIFICIO FIDIA SRLCOMPLEMENTI PER CALZATURE FASHION

0)”.

L’ESPERTO CONSIGLIA

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Determinanti per il successo dell’azienda sono stati gli investimenti in ricerca e svilup-po. “ In particolare quelli in campo tecnologi-co” precisa Ristori “sono indispensabili per le aziende che operano nel settore della produ-zione di ingranaggi. Oggi siamo un’azienda leader sul mercato italiano e continuiamo ad investire in tecnologia per essere più compe-titivi mantenendo alta la qualità dei nostri prodotti”. I campi di applicazione dei prodotti FRM Srl sono i più eterogenei, dal settore macchine elettromedicali, alle macchine tessili, per la stampa, ecc.

Specializzata nella produzione di piccola e media serie, grazie alla composizione di una

-do di produrre anche pezzi singoli. “Arrivia-mo a produrre anche articoli personalizzati ‘su misura’ secondo le esigenze dei clienti, con cui puntiamo a instaurare rapporti di re-ciproca collaborazione e scambio di compe-

qualità dei prodotti e dei risultati. -

cliente un collegamento diretto con la parte operativa per ricevere in tempo reale tutte

-mento dei prodotti da lui ordinati”.

-chine utilizzate per l’impacchettamento ali-

mentare, del tabacco e per la stampa di eti-

ingranaggi per macchine ad alta precisione. “Produciamo ingranaggi per il mercato ita-liano, mentre esportiamo in tutto il mondo pompe idrauliche a paletta tramite una no-stra consociata di Modena”.

oggi ammonta a trenta addetti, partecipa at-tivamente e in modo propositivo alla risolu-zione delle possibili problematiche aziendali.

il rispetto dei requisiti qualitativi dei prodot-ti, oltre che della qualità del servizio e delle

“Curare il cliente monitorandone il livello -

per tutti noi motivo di grande orgoglio. Per

aziendale, e non solo, sia coinvolto nel mi-glioramento del sistema produttivo ed or-

risultati migliori. -

nare per la stessa strada e i vantaggi che se ne traggono riguardano tutti”.

FRM Srl dispone di una sala metrologica per -

www.frmitalia.com

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FRM SRLINGRANAGGI DI PRECISIONE AD ALTA TECNOLOGIAL’azienda di Bagno a Ripoli nasce nel 1974 per opera di Maurizio Ristori e cresce nel corso degli anni specializzandosi nella produzione di ingranaggi di precisione.

L’ESPERTO CONSIGLIA

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Piazza Lorenzo Ghiberti 50122 - Florence - Italytel. +39 055/234 3885 - [email protected]

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Lo Studio GB Società Professionale avvia la

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STUDIO GB - SOCIETÀ PROFESSIONALECONSULENZA GESTIONALE, FISCALE E SOCIETARIA

L’ESPERTO CONSIGLIA

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IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 50

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Una location d’eccezione, nel centralissimo quartiere di San-ta Maria Novella, è la cornice

-ramente originale. L’ambiente del Benedicta è il risultato di un sapiente e attento restauro che rilegge in chiave moder-na gli spazi interni dell’antica struttura preesistente. Niente di esageratamente appariscen-te, ma un’atmosfera resa unica dalla cura dei dettagli e degli arredi, che insieme alle propo-ste gastronomiche dà luogo ad una sapiente armonia di gusti e di colori. In questo “labora-

tra cui alcuni della tradizione

rivisitati, risultato della lunga esperienza di Luciano Ioppoli, gestore del locale, che insieme

studia personalmente ogni singolo piatto. “ II menù viene continuamente variato ed ag-giornato secondo la stagione” spiegano “si compone di una carta dei vini appropriata e, oltre alla normale proposta dei piatti, vengono pensati menù a tema per serate particolari, il tutto con l’attenzione al prez-

piacevole sorpresa per i nostri clienti”. Ai suoi ospiti Benedic-ta mette a disposizione anche

riservato, per poter assaporare dall’aperitivo alla cena in un piacevole buen retiro in pieno centro cittadino.

www.ristorantebenedicta.it

RISTORANTE BENEDICTASI ESCE CON LA VOGLIA DI TORNARE

Completamente rinnovato con un importante intervento di re-styling, il Grand Hotel Guinigi è una struttura moderna posta a 1500 metri dalle mura urbane di Lucca. Il restyling ha riguardato tutte le tipologie delle 167 camere di cui dispone l’albergo, renden-dole più confortevoli e adatte a soddisfare ogni esigenza della clientela, dalla camera Stan-

-cutive Suite. Rifatti comple-tamente i bagni e migliorata anche la dotazione tecnologica e in ogni camera è possibile trovare la TV a schermo piat-to con canali digitali terrestri, satellitari, Mediaset Premium e radio. In tutto l’Hotel è inoltre possi-bile navigare in Internet ad alta

Chi cerca un luogo dove po-tersi rilassare può farlo nella sauna e nella palestra collocate all’ultimo piano dell’albergo, oltre che all’American Bar per prendersi un aperitivo o un colorato cocktail preparato dal barman Domenico. In alterna-tiva è possibile accomodarsi in una delle salette per guardare la TV o leggere in tutta tran-quillità. Particolare attenzione

viene rivolta ai servizi per i clienti, con personale alla re-ception sempre a loro dispo-sizione per fornire qualsiasi informazioni che possa essere utile a rendere più gradevole il soggiorno.

Grand Hotel Guinigi è assicu-rata anche dall’ottimo ristoran-te dove, grazie all’accoglienza di Massimo ed ai piatti prepa-rati dallo Chef Massimiliano è possibile concludere la serata con una gustosa cena. Il Centro congressi dispone di numerose sale da 10 a 250 persone e molto apprezzata la Sala Vivaldi, ideale per cene aziendali, feste private e serate danzanti.A disposizione dei clienti dell’hotel anche un ampio e comodissimo parcheggio, completamente gratuito e fa-cilmente accessibile dalle prin-cipali arterie della città e dagli snodi autostradali. Inoltre, ogni venti minuti un servizio di navetta pubblica permette un facile accesso al centro sto-rico di Lucca.

www.grandhotelguinigi.it

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GRAND HOTEL GUINIGIUN NUOVO LOOK MODERNO E CONFORTEVOLE

L’ESPERTO CONSIGLIA

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degli anni ‘60 con l’attività professionale di Alberto D’Innocenti, laureato in Economia e Commercio e Consulente del lavoro. Nel 1994 Francesco D’Innocenti, dopo avere conseguito anch’egli la laurea in Economia e Commercio, con il massimo dei voti e lode, ed essersi abilitato alla professione di dottore commercialista, inizia a svolgere la profes-sione presso lo studio di famiglia, specializ-zandosi nel settore societario e tributario, con attenzione alle società di capitali, alla consu-lenza nel campo immobiliare e patrimoniale ed alla gestione ed organizzazione azienda-le, non rimanendo neppure estraneo, data la complementarietà delle discipline trattate nello studio, alla materia del diritto del lavo-ro.

Nel 2012 lo Studio cresce con l’apertura del-la sede di Marina di Pietrasanta, in Versilia, che come racconta Francesco D’Innocenti: “ Nasce soprattutto in virtù della mia passione per questa zona della Toscana, dei suoi luo-ghi e del clima, soprattutto di vita, che lì si respira. Insieme a miei clienti, che lì opera-no stabilmente tutto l’anno, abbiamo aperto uno studio che rivolge la propria attenzione principalmente ad investitori ed imprendito-ri operanti nel settore immobiliare”.

Un modo particolare di intendere la profes-sione quello di Francesco D’Innocenti, da cui traspare una visione umanistica forse dovuta

F. Cicognini a Prato: “Penso di avere una concezione sui generis della professione di dottore commercialista, essendo dell’opinio-ne che debba essere svolta a stretto contatto

pressoché diretto e costante. Questo determi-na una forte condivisione delle scelte con il cliente ed il professionista viene interpellato e coinvolto non solo nei campi di propria ini-ziale competenza, quali la materia tributaria

-stione e l’organizzazione aziendale in senso lato”.

“La centralità della relazione con il cliente, se da un lato comporta soddisfazioni di natura professionale dall’altro riversa sul professio-nista maggiori responsabilità, soprattutto di natura etica, venendo questi concepito come

con implicazioni anche in ambiti esterni all’a-zienda medesima. Ritengo che lo svolgimen-to della professione così come da me conce-pita possa massimizzare il valore aggiunto che il dottore commercialista può e deve dare

alla propria clientela. Il mercato non richie-de solamente professionisti competenti nello svolgere pratiche ed adempimenti, ma anche e soprattutto consulenti d’impresa che devo-no essere in grado di supportare il cliente in maniera ampia e con costante rettitudine, con preparazione e competenza, studio ed appro-fondimento sistematico.

E’ un modo di concepire la professione par-

passione e dedizione”.

Prato - Viale Vittorio Veneto, 13 Tel. 0574/22178Marina di Pietrasanta - Via Leonardo da Vinci, 13 Tel. 0584/630741

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FRANCESCO D’INNOCENTIDOTTORE COMMERCIALISTA IN PRATO E MARINA DI PIETRASANTA

L’ESPERTO CONSIGLIA

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L’attività di commercialista abbraccia un ambito talmente vasto da richiedere sempre maggiori competenze specialistiche. Lo stu-

in tutte le materie ordinamentali e ha matura-to nel corso degli anni esperienze nel settore tributario ed in particolar modo nell’ambito dell’assistenza e della difesa dell’imprendi-

-so tributario. La fase di controllo da parte

l’impresa rappresenta un evento anomalo e straordinario che irrompe nella vita dell’im-presa per il quale l’imprenditore, sia per la

-volgimento personale, spesso ha necessità di essere coadiuvato ed assistito dal professio-nista esperto in contenzioso sin dalla prime fasi dell’accesso della A.F. E’ molto impor-tante infatti che già dal primo contradditorio che si forma durante le attività in azienda di raccolta dati e documenti, vi sia da parte dell’imprenditore la conoscenza dell’im-portanza che questa fase riveste rispetto all’intero processo ac-certativo. Tanto è vero questo assunto che il diritto alla difesa, costituzionalmente garantito nel nostro ordinamento, prevede la facoltà di immedia-ta assistenza al con-tribuente controllato

accesso nell’impresa. Vieppiù durante la fase contenziosa del processo tributario, che si svolge con i canoni del c.p.c., ove la difesa del contri-buente è d’obbligo avanti alle Commis-sioni tributarie per i contenziosi di valore superiore a € 2582,28.Altra peculiarità di

tale attività è data dalla collaborazione che in questi anni è maturata con legali tributa-risti, che se ben attuata permette di integrare il contenuto giuridico degli atti del procedi-mento rendendoli idonei al vaglio di legit-timità delle norme di procedura civile che regolano il procedimento, oltre alla imme-

carico degli amministratori che emergessero da accertamenti che diano luogo a recuperi di imposta sopra soglia. Peraltro il procedi-mento tributario nel terzo grado di giudizio per Cassazione, indipendentemente dalla

-buente al patrocinio legale. Il supporto del commercialista non va frain-teso: da un lato l’attività di controllo tende

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tribuente. Dall’altro la specializzazione, la terzietà e l’indipendenza del professionista,

contribuisce almeno a tre obiettivi immedia-ti: sotto l’aspetto etico – sociale e di rispetto della fede pubblica: contribuisce all’equo assolvimento del dovere Costituzionale di contribuzione allo Stato da parte di ognuno secondo la propria capacità contributiva. Sot-to l’aspetto professionale: garantisce assisten-

strumenti che il legislatore ha previsto per la tutela del diritto di difesa) con competen-

-stituzionale dell’iniziativa imprenditoriale privata e dell’interesse privato nel rispetto della legge e del superiore interesse pubblico: ricerca della giusta ed equa misura del reddi-to e della capacità contributiva del soggetto accertato.

Roberto Natali, Lorenzo Lunati

[email protected]

Con oltre venticinque anni di esperienza, lo studio fondato da Roberto Natali, commercialista iscritto

sette collaboratori. Tale sodalizio professionale si sta consolidando in una associazione professionale il cui avvio è previsto a breve. Lo studio opera in tutte le materie attinenti alla professione del commer-cialista, oltre alle materie legate alla consulenza e revisione degli Enti Locali. Natali ha svolto l’attività di revisore quale Presidente dell’organo di revisione del Comune di Prato ed oggi è impegnato nella presidenza del Comune di Montemurlo.

STUDIO NATALIL’ASSISTENZA ALL’IMPRENDITORE NEL CONTENZIOSO TRIBUTARIO

L’ESPERTO CONSIGLIA

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IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 53

“Mio padre ha iniziato a 24

il 236° consulente del lavoro iscritto all’albo di Firenze” racconta “ ha avuto la fortuna di vivere i momenti belli di

si usava guardarsi negli occhi -

contavano barzellette oltre che

erano decisamente altri tem-pi”. Quello che oggi sembra spesso mancare a chi svolge questa professione è il contatto

che viene svolto e come viene svolto. “Come consulente mi

ed è importante conoscere i

aiutare a creare delle sinergie che stimolino positivamente sia il lavoratore che l’impren-ditore in modo che entrambi

che solo così un’azienda possa crescere”. Negli ultimi anni si è parlato di contratti di 2° livello come opportunità di crescita per il lavoratore. “ Non hanno

credo fortemente che siano la soluzione ai molti problemi dettati dalla rigidità del nostro diritto del lavoro e dalla Legge

--

e povertà e continua a mante-nere un’importanza preminen-

gli investimento nelle aziende italiane”. Con un contratto di secondo livello si può quindi andare in deroga alla rigidità

abbracciare un concetto di la-voro a livello europeo più libe-ro e redditizio sia per i dipen-denti che per gli imprenditori. Cerco di promuovere questo con la mia attività: dei contratti a vantaggio dell’impresa e dei lavoratori e soprattutto il rap-

-la qualità del lavoro riguarda

altre parole: lavorare bene per vivere meglio”.

[email protected]

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STUDIO ORSIMARIPROMUOVERE LA QUALITA’ DEL LAVOROLo Studio, attivo dal 1999, è oggi gestito da Serena Orsimari e dallo zio che si occupano di servizi e consulenze rispettivamente in materia di lavoro e commerciale. Consulente del lavoro, Serena Orsimari ha seguito la professione paterna.

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Aprire un’attività al giorno d’oggi è una bella ed a volte

anche rappresentare un grosso fallimento nel caso in cui non si tenga debito conto di tutte le variabili e gli aspetti che ruota-no intorno ad essa.

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che presuppone l’accettazione di un considerevole grado di

può rappresentare un fardello molto pesante da sostenere e soprattutto controllare.Determinante senza dubbio è l’idea imprenditoriale che deve essere perseguita; essa deve avere buoni margini di guadagno e buone prospettive di crescita futura che permetta-no altresì una sua evoluzione progressiva.

-pi di realizzazione per metterla

-detta fase “burocratica”. E’ a partire da questa fase che en-triamo in gioco noi.

l’imprenditore nella scelta del-la corretta forma giuridica da attribuire alla sua idea di im-presa – sia essa la forma indivi-

-vamente assistiamo l’impresa durante tutta la sua vita nella sua gestione amministrativa e

Grazie alla nostra opera pro-fessionale l’impresa è in grado di avere una contabilità in li-nea con la normativa civilistica e di avere una insindacabile re-

e la predisposizione di tutte le -

rie.-

le è in continua e rapida evo-luzione e l’impresa non riesce materialmente a seguire ogni cambio di passo che l’Agenzia delle Entrate pone in essere in virtù dei repentini cambiamen-

-venta dunque sempre più de-terminante per l’impresa avere

-

consigliare nel migliore dei modi le scelte imprenditoriali.

propria esperienza ed al con-tinuo aggiornamento è in gra-do di assistere l’impresa sotto ogni aspetto in modo da poter permettere all’imprenditore di “fare impresa” dedicandosi così alla propria attività senza preoccuparsi di dover gestire gli aspetti contabili tributari e

-lubilmente ad essa.

[email protected]

STUDIO BORGIOLIPER IL SUCCESSO DI UNA ATTIVITA’ DI IMPRESA L’IDEA DA SOLA PUO’ NON ESSERE SUFFICIENTE

Commercialista

L’ESPERTO CONSIGLIA

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Dopo una parentesi che lo ha portato a gi-rovagare per altri luoghi di Firenze e della penisola, Daniele Pescatore (per chi non lo conosce è proprio così: è il suo cognome!) ha da poco tempo riportato i remi in barca con l’apertura di un ristorante tutto nuovo in Piazza del Carmine. Splendida cornice e luo-go cult per i nottambuli e per chi si ricorda di quando Firenze era un punto di riferimento per le avanguardie artistiche e culturali. Ogni piazza era allora un palcoscenico e teatro e musica erano di casa, praticamente ogni sera, in estate. Daniele Pescatore non poteva sce-gliere uno scenario migliore per la sua cuci-na, capitare in questa piazza è il suo destino. Da sempre sperimentatore, ha fatto scuo-

come opere d’arte. Conosciuto per la sua cu-cina fuori dagli schemi e rimpianto dai tanti gourmet durante il periodo del suo esilio da Firenze, oggi si presenta con proposte più

-se del locale, senza però avere perso niente della suo estro creativo e sperimentatore. Sa-pientemente e simpaticamente spalleggiato

Da’ Pescatore, quale valore aggiunto possia-mo trovarvi oltre alle famose prelibatezze e all’alta qualità della cucina? Chiediamolo a chi meglio di altri può raccontarcelo, lo stes-so Daniele: “Da noi si trova semplicemente il mare, chi lo ama viene qui ed è sicuro di

-sentiamo in tutte le sue forme, apprezzando e facendo apprezzare ai nostri clienti quello che ci dona: pesce, pesce e ancora pesce, ma anche crostacei, molluschi, il polpo per me è sempre una gran fonte di ispirazione, e anche carne per chi la preferisce”. La natura campa-na dello Chef si manifesta anche nella scelta dei dolci, nello zuccotto al limone tipico del-

del sincretismo gastronomico con la Delizia partenopea, rivisitato cioè alla maniera di Daniele. Sedersi a un tavolo del ristorante è sempre un’ avventura: sai quando inizia ma non come si svolge né tantomeno come pos-

quando all’improvviso si alzano onde, che cullano ma possono anche agitare e sollevare la tua barca. Niente qui va dato per scontato né è possibile descrivere i sapori e gli aromi dei piatti che sempre riservano piacevoli sor-prese. E’ saggio lasciarsi guidare fra i piatti del menù a la carte o fra i “percorsi” degu-stazione proposti da Daniele, e scoprire alla

in questo mare”. Si esce dal ristorante Da’ Pe-scatore “stanchi ma non sazi” e non certo per la scarsità delle portate, tutt’altro, ma perché contagiati dalla creatività sperimentatrice di Daniele che ha acceso la curiosità e la voglia di provare altri piatti. E’ dura alzarsi dal ta-volo e il pensiero che aiuta nella decisione è

Aperti sia a pranzo che a cenagiorno di chiusura: Mercoledì

www.dapescatore.it

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RISTORANTE DA’ PESCATOREQUI SI CUCINA IL MARE

L’ESPERTO CONSIGLIA

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IES | gennaio-marzo 2015 | Pagina 55

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Con l’apertura del suo Studio legale, l’avvocato Gabriele Del Freo dà inizio a un percor-so professionale che lo porta a maturare un’esperienza di quasi quarant’anni su tutto il territorio toscano: in partico-lare, nelle circoscrizioni del Tribunale di Firenze e Prato. Le capacità acquisite e la col-laborazione fra colleghi fanno sì che lo Studio sia in grado di

-troversie legali di varia natura. Inoltre la nutrita rete di tecnici, di cui lo Studio si avvale, con-sente di fornire soluzioni coe-renti a eterogenee problemati-che giudiziali e stragiudiziali. Numerose le materie di cui lo Studio legale si occupa, grazie anche alla collaborazione con lo Studio notarile del dottor Tommaso Del Freo e della dott.ssa Maria Chiara Pilato: si spa-zia, quindi, dal diritto civile, di famiglia, penale e fallimentare

no a quello condominiale, del recupero crediti e immobiliare.

Particolare atten-zione è rivolta verso le materie dell’interdizione, della separazio-ne e del divorzio, dei pignoramenti mobiliari e im-mobiliari. Altro aspetto interes-sante è la co-stante attenzione verso il diritto e il suo rapporto con le nuove tec-nologie, settore in cui è sempre più richiesto l’intervento del professionista. In tal senso, lo

con competenza questioni fondamentali: dalla disciplina e-commerce ai prin-

redazione e allo studio ad hoc di regolamenti per concorsi a premi.

know-how anche nel settore immobiliare. Il servizio e le

spaziano dalla redazione dei contratti di compravendita e locazione alle procedure di

-cazione, allo sfratto in caso di morosità con consequenziale recupero dei crediti derivanti dal mancato pagamento di ca-noni.

Firenze - Viale Matteotti, 66 tel.055 577295Prato - Viale Montegrappa, 231tel.0574 595817

[email protected]@[email protected]

STUDIO DEL FREOPROFESSIONE FORENSE E PARTICOLARE ATTENZIONE VERSO IL SETTORE IMMOBILIARE

Avvocato patrocinante in Cassazione

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Dottore commercialista, Barbara Ferrari opera dal ‘92 prevalentemente nel distretto pratese occupandosi in modo particolare del controllo dei conti e della gestione d’impresa. Un territorio che ancora risente della pesante crisi strutturale.“Quello che è successo era

-gli anni ‘90 e dovuto sostan-zialmente all’incapacità del distretto di organizzarsi sul mercato globalizzato per af-frontarne le mutazioni. Le aziende pratesi sono sempre state di dimensioni piccole e medie e queste strutture non sono state in grado di rispon-dere alle nuove esigenze degli operatori internazionali o di fare veramente “distretto” per ovviare alle loro limitate ca-pacità. Pochi gli investimenti, quasi assente l’innovazione, incapacità di riorganizzare i processi per diminuire i costi e mantenere margini di guada-

Dal punto di vista professio-nale come considera questa situazione? “Il ruolo del commercialista per certi aspetti è oggi diven-tato abbastanza triste perché molti di noi si sono dovuti occupare di situazioni di crisi di impresa e concentrarsi sul-le relative procedure. Poi c’è la prevenzione della crisi, che sarebbe una funzione priorita-ria dei dottori commercialista e che purtroppo spesso non riesce. La nostra categoria non

cultura d’impresa e dall’im-prenditore non è percepita come consulente d’azienda a tutto tondo. In questo senso c’é un grosso lavoro da fare per migliorare la nostra cono-scenza dei problemi aziendali e cambiare il modo con cui ci presentiamo all’imprenditore”. Sarebbe quindi auspicabile l’ampliamento di competenze per il commercialista? “E’ un fatto notorio quanto

-le per fare impresa e il carico degli adempimenti e quello impositivo ormai è a un li-vello limite. In questo quadro alle imprese occorre molta consulenza e non solo ammi-

piccolo imprenditore ha una forte conoscenza del prodotto e competenze commerciali, ma

capacità organizzative e ge-stionali. Il commercialista do-vrebbe diventare un po’ come un tutor aziendale: conoscere le singole imprese, capirne

strumenti di ottimizzazione ad hoc per ciascuna realtà, af-

conquista di produttività, qua-

[email protected]

IL COMMERCIALISTA COME TUTOR AZIENDALE IL COMMERCIALISTA COME TUTOR AZIENDALE

L’ESPERTO CONSIGLIA

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Ristorante, Enoteca, Pasticceria, Pizzeria e Cocktail Bar

Scoprire un angolo bello di Prato è sempre una piacevole sorpresa, città da sempre un po’ avara nel valorizzare e mostrare le sue bellezze.

-presenta la bella cornice in cui è incastonato il ristorante Decanter.

aperto sette giorni su sette a pranzo e a cena, è idealmente suddiviso in due unità: da un lato un american bar, dall’altro la zona ri-storante vera e propria dove in estate poter cenare a lume di candela rende ancora più suggestiva l’atmosfera. Al Decanter si possono gustare pizze gourmet preparate con farina biologica, go-

oppure abbandonarsi ai peccati di gola con le torte preparate dal pasticcere interno per le colazioni e il ristorante, o con le deliziose ciambelle e bomboloni all’ora di merenda.

-

“Utilizziamo soltanto alimenti di alta qualità “spiega Francesco

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italiane e facciamo un’approfondita ricerca

-to con le proprie mani: il calamaro ripieno (Revolution), il classico lampredotto, il gran

esempio. Piatti semplici e genuini ma presen-tati e curati in modo perfetto”. Una cucina caratterizzata quindi dalla co-stante esplorazione dei gusti e dei sapori della migliore tradizione italiana reinterpre-

dall’Americano alla birra al Gin tonic al man-darino, oltre ai tanti altri cocktail preparati da

sia stato pensato come un luogo non esclusi-

Tel. 0574/475476

[email protected]

DECANTER, RISTORANTE CON VISTA

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L’ESPERTO CONSIGLIA

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Negli ultimi anni sono stati introdot-ti nell’ordinamen-to giuridico alcuni strumenti di riso-luzione alternativa delle controversie civili e commerciali quali la mediazione obbligatoria e la ne-goziazione assistita.

Crede che questi interventi possano appor-

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Parrebbe di capire che secondo Lei rimane sempre attuale il vecchio adagio popolare per cui è sempre meglio un pessimo accordo di una buona sentenza

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Quali sono i principali bisogni delle impre-se che si rivolgono al vostro Studio Legale

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Come si è strutturato il Vostro Studio Legale per rispondere a queste esigenze e cosa vi

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STUDIO LEGALE RAFFAELERECUPERO CREDITI COMMERCIALI PER PMI E PROFESSIONISTIUna formula innovativa di recupero crediti che coniuga la competenza e l’esperienza dell’avvocato con

L’ESPERTO CONSIGLIA

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Come è successo ad altri professionisti Ric-cardo Rogai inizia nel 1990 la libera profes-sione di commercialista e consulente del la-voro, dopo quindici anni di “addestramento sul campo” come responsabile amministrati-vo di una media impresa di abbigliamento. Sulla base dell’esperienza ac-quisita lo studio cresce nel tempo, ampliando e

più i propri servizi e au-mentando l’organico dei dipendenti e collabora-tori. Oggi Rogai può vantare in totale ben 42 anni di esperienza lavorativa. Specializzato in revisio-ne legale è stato sindaco

del Collegio sindacale di una banca di Credito co-operativo ed è revisore in

“Ho avuto modo di forni-re consulenza e assisten-za a varie Confraternite di Misericordia, nonché a quegli enti speciali con-cordatari che gestiscono le più belle Cattedrali d’I-talia le ‘Fabbricerie’”.

Le attività dello studio spaziano dalla costituzio-ne e gestione delle start-up alla contrattualistica

--

bilità, redazione di bilanci ed elaborazione

dei rapporti di lavoro compreso la parteci-pazione alle trattative con le organizzazioni sindacali. Oltre a operazioni straordinarie quali cessio-ni di aziende, fusioni, scissioni e liquidazioni di società. Particolare rilievo viene anche attribuito alla

-tiva è necessario un aggiornamento continuo e costante, che viene condiviso con i collabo-ratori in modo che tutti possiamo essere sem-pre informati e specializzati. Inoltre, è per noi importante anche l’essere inseriti in una rete di professionisti quali ingegneri, legali e tec-nici grazie alla quale siamo grado di fornire tutti i servizi che necessitano ad un impresa anche in tema di sicurezza sul lavoro e di ge-

-la zona industriale di Firenze e l’altra più pre-stigiosa in pieno centro a Firenze. Lo studio si è adeguato ai tempi dotando-si di programmi gestionali e tecnologie che

forniscono valore aggiunto alla componente essenziale che è l’esperienza. “Negli ultimi tempi il lavoro è cambiato ed è sempre più necessaria una consulenza fatta di esperienza e serietà che sia in grado di ge-stire la legalità dell’azienda e difenderla nel miglior modo possibile evitando il conten-zioso di ogni specie ed in particolare quello tributario. Contenzioso che qualora ve ne fosse comun-que necessità siamo in grado di gestire con

-lità”. Competenze queste assai apprezzate sia dai clienti che dall’Agenzia delle Entrate, anche

il rispetto di valori etici e morali” conclude Rogai “la libertà e determinazione nell’espri-mere le proprie opinioni professionali e la volontà di esser utili al cliente consigliandolo nel suo interesse e sollevandolo da tutte le problematiche e perdite di tempo che si han-no confrontandosi con la burocrazia statale e locale”.

[email protected]

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STUDIO ROGAI & PARTNERSUNA STORIA DI ONESTA’, SEMPLICITA’ E COMPETENZA

L’ESPERTO CONSIGLIA

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Aperto a Prato nel 1995 da Paolo Santangelo, dottore commercialista e revisore contabile, lo Studio ha in seguito ampliato il proprio

-cati ed altri consulenti d’impresa. Allo scopo

-le piccole e medie imprese italiane e straniere

--

spiega Santangelo “ed il valore aggiunto si -

Oggi le priorità appaiono cambiante. Il crollo di un sistema basato sulla crescita esponen-

spesso disorientate circa il mutamento delle proprie strategie. Lo studio aspira a porsi

come guida e supporto per quelle imprese, specialmente quelle medio piccole, in questo

La ricerca di nuovi sbocchi commerciali, la gestione dei rapporti bancari e la ristruttu-

su cui lo Studio ha incentrato la propria mis-sion operativa, dotandosi di tutte le compe-

“L’apertura di nuovi sbocchi commerciali

-mentale per le imprese. In particolare le PMI italiane non hanno la possibilità di cogliere le opportunità riservate da nuovi e diversi mercati in via di svilup-po. Lo Studio Santangelo dal 1995 si occupa

ha consolidato rapporti di partenariato con

--

Presso la nostra sede opera personale quali-

-

e imprenditoriali e la conseguente necessità di evolvere la gamma

-no portato lo Studio

Start up.

di mettersi in gioco sono caratteristiche che deve avere chi sceglie di avviare

Santangelo. -

ro imprenditore deve valutare con l’ausilio di opportuni strumen-ti la validità e l’attua-bilità della sua Idea. Noi mettiamo a di-

--

possa diventare ‘va-

di business plan alla

ricerche di mercato. -

te l’accordo con part-

-tore un pacchetto tut-

to compreso per l’avvio della nuova attività:

[email protected] www.studiosantangelo.it

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STUDIO SANTANGELO COMPETENZE ED ESPERIENZA GUIDANO LE IMPRESE VERSO LA RICERCA DI NUOVI MERCATI

DOTTORI COMMERCIALISTI E REVISORI CONTABILI

L’ESPERTO CONSIGLIA

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Visitare l’azienda agricola Uccelliera è un’e-sperienza unica, di quelle che lasciano il segno e andrebbero fatte almeno una volta nella vita. Si comincia con la visita al territorio prolun-gandosi poi nei vigneti, di una bellezza da

oltre le antiche cave di alabastro. Qui nasco-no vini come Brunello, Rosso di Montalcino e altri prodotti fra i quali non può mancare un ottimo olio d’oliva. “E’ un podere bello non perché da cartolina, ma piuttosto perché qui intorno c’è tanta storia di uomini e di natu-ra” racconta Andrea Cortonesi, proprietario dell’azienda agricola.“Avrei potuto fare una scelta diversa ma ho preferito continuare le tradizioni familiari legate al lavoro della terra, perché la vita con-tadina mi ha insegnato ad apprezzare e con-dividere ciò che la natura può dare, nel bene e nel male, dandomi consapevolezza della realtà della vita”. L’avventura imprenditoriale di Andrea ini-zia nel 1986, con l’acquisto del casolare con il terreno: “Quando ho cominciato a lavorare nel mio podere mi sono reso conto che forse stavo cercando un modo per vivere il rappor-to con questa terra che non guardasse solo al risultato imprenditoriale puro e semplice ma comprendesse anche l’aspetto etico”. Ed è questo l’elemento guida che scandisce i ritmi del lavoro quotidiano e determina le relazioni

con i clienti. Arrivano da più parti del mon-do e sono accolti da Andrea soprattutto come ospiti e collaboratori, con cui condividere un percorso emozionale che inizia dal presen-tare la coltivazione dei vigneti e trova il suo apice in cantina, a partire dalla degustazione del vino dalle botti: “Cerco di far loro com-prendere che in quel particolare gusto si as-saporano aromi che sono frutto del territorio e del vitigno, del tempo e di tanta passione e che ogni annata ne è una testimonianza. Questo è fondamentale, perché a fare l’im-prenditore oggi, in una competizione mon-diale, si rischia di disperdere i valori propri dei nostri luoghi. E’facile trovare sul mercato prodotti di grande qualità ma realizzati con meto-di di produzione dove sono meno determinanti le caratteristiche conferi-te dal clima, dal terreno e via dicendo. Occorre quell’approccio etico che

nella produzione vinicola la qualità sta nell’autenti-cità visto che tutto il set-tore dell’agroalimentare

della natura”. Natura che va osservata e conosciuta, ascoltata e accompagnata,

per capirne le sfumature e non imporle il pro-prio pensiero.Convinto che l’agricoltura sia un impegno in-dividuale ma che oggi non possa essere pen-sata come un lavoro solitario, Andrea dedica tempo anche alla vita associativa: “ Bisogna crescere insieme, perché se il vicino sbaglia

lavoro importante da svolgere con coscienza e responsabilità: arricchisce un patrimonio antico, un paesaggio che è stato familiare a tante generazioni e sta a noi mantenerlo vivo e autentico anche per il futuro”.

www.uccelliera-montalcino.it

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AZIENDA AGRICOLA UCCELLIERAA MONTALCINO FARE UN BUON VINO È UN DOVERE

L’ESPERTO CONSIGLIA

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Confindustria Toscana Sud

Per fare di più, per contare di più

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