IDRAULICI-2 LA TORRE dei miracoli · Monti & C. Ma il pro-fessore, il Bilderberg in salsa...

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IMPOSIMATO L’uguaglianza negata e i silenzi del Colle PROVVISIONATO L’inconfessabile dietro le quinte della “trattativa” Tutte le strade portano da Roma a Pisa terra di massoni & misteri JACOPO FO IL BUDDHA PER IDRAULICI-2 Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, Aut: 100/ATSUD/NA FINTE DIFFAMAZIONI La cricca colpisce ancora LE VOCI DI LUGLIO Trasporti & tangenti all’ombra del Vesuvio Mensile di politica economia, cultura ANNO XXX n. 7 - LUGLIO 2013 1,5 euro LA TORRE dei miracoli GIALLO RAGUSA Logli e il mega inceneritore GIULIETTO CHIESA La vera storia del Datagate “annunciato” ELIO VELTRI Crimini ed evasione fiscale La via d’uscita LUCIANO SCATENI Isso, essa e ‘a mala femmena

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IMPOSIMATOL’uguaglianza negata e i silenzi del Colle

PROVVISIONATOL’inconfessabile dietro lequinte della “trattativa”

Tutte le strade portano da Roma a Pisaterra di massoni & misteri

JACOPO FO IL BUDDHA PERIDRAULICI-2

Poste Italiane S.p.A. – Spediz

ione in abbonamento postale – D.L. 353

/200

3 (conv. in L. 27/02

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D/NA

FINTE DIFFAMAZIONILa criccacolpisceancora

LE VOCI DI LUGLIOTrasporti & tangentiall’ombra del Vesuvio

Mensile di politica economia, cultura ANNO XXX n. 7 - LUGLIO 2013 1,5euro

LA TORREdei miracoli GIALLO RAGUSA

Logli e il megainceneritore

GIULIETTO CHIESALa vera storia delDatagate “annunciato”

ELIO VELTRICrimini ed evasione fiscaleLa via d’uscita

LUCIANO SCATENIIsso, essa e ‘a malafemmena

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ATTA LA LEGGE, si sa, trovato l’inganno. E’ storia. Ma lorsignori - i ladri di Palazzo - ne stannostudiando una che le supera tutte: dal cilindro saltano fuori i “progetti”, le nobili idee da fi-nanziare. Per la serie: c’erano una volta i soldi pubblici ai partiti, il referendum tanti anni fabocciò, il tutto comodamente rientrò dalla finestra via rimborsi elettorali, tramite cui i variBelsito, Lusi & C. hanno ingrassato le loro formazioni (niente più che associazioni a delin-quere). E adesso cosa fanno? Le solite scappatoie, le vie di fuga ladresche: neanche per sognouna bella legge taglia sperperi e taglia furti. Perchè, sennò, muore la democrazia. Vero Sposetti?Lo storico tesoriere Pd - una vita nel Pci, Pds, Ds - piange miseria: «così vincono le lobby ela politica la fanno solo i ricchi». Da noi abbiamo i partiti più poveri, pigola disperato: mentreanche un bimbo dell’asilo fa due calcoletti e vede che siamo in testa alla hit europea. Alla

faccia di tagli, austerità e spending review,che valgono solo per i povericristi (cioè il 50per cento e passa della ormai plebe italica).

Le banche continuano a rubare con tassida usura e mutui mafiosi, come documentaElio Lannutti? E chissenefrega, nel governodi bankster e servi a vita degli Usa (e ora ca-schiamo dal pero per il Datagate!!!). Siamosommersi da una valanga super tossica checi farà crepare di derivati venduti dalle solitebanche e comprati a mani basse perfino daicomuni? E chissenefrega. Le assicurazioniproseguono nel furto e saccheggio delle ta-sche dei cittadini, tantoche ormai un’auto sutre viaggia senza poliz-za, che nemmeno inBurundi? E chi se nepuò fregar di meno, acasa Letta, Alfano,Monti & C. Ma il pro-fessore, il Bilderberg insalsa bocconiana, alzapure la voce: occorre fare passi più spediti,se no stacco la spina. Più spediti verso che?

Il baratro. Fermi tutti, adesso. Tranquilli

perchè arriva la super norma anticorruzione, la “regola lobby”. Vie-tati i regali sopra i 150 euro ai“decisori pubblici”, va redatto unapposito elenco e si stilano rela-zioni ad hoc. Guarda caso, nellostudiatissimo “progetto”, non so-no compresi i parlamentari. Ohi-bò! E allora? Ma ragioniamo unmomento: voi pensate che il maredi tangenti, soldi in nero per cor-ruzione e via smantellando lo Sta-to, siano stati mai registrati, con-tabilizzati, resi visibili? Pensateche i già ricordati Lusi e Belsito,

per i loro traffici, si siano posti il problemadei 150 euro? Avrebbero scritto verbali d’as-semblea con tema del giorno “soldi per maz-zette”? Eppure - secondo lorsignori - così sisalva l’Italia dalla montagna di soldi mafiosi,sporchi, riciclati, bilanci taroccati, capitali scu-dati, evasi, neri come la pece.

Pensate che la lobby delle case farmaceu-tiche se ne fotta del registrino sulle lobby? Per

affossare i vari Di Bella anni fa e un Vannonioggi che caso mai sperimentano cure che noncostano, ci pensino su due volte? Intanto, l’exministro De Lorenzo è stato eletto presidentedella European Cancer Patient Coalition: potràmai il nostro Stato in mutande esigere da lui

- Sua Sanità - 5 mi-liardi di vecchie lireper i danni d’imma-gine della farmatruffaanni ‘80? Scordam-moce ‘o passato.

E scordammoceil delitto Moro, che35 anni fa ha cam-biato l’Italia. Per la

goduria dei Ferrara che nel salottino di Men-tana sbraitano come ossessi «ma che cavoloci volete rompere più con Moro, lo hannoammazzato le Bierre e basta!», o dei Vespache quando sente una parola sulle tremenderesponsabilità di Cossiga e Andreotti cambiascala dei colori, dal violaceo preinfarto algiallo itterico.

Ma avete letto qualcosa sulla stampa pro-gressista? Sulla repubblica della banane o sulcorsera tanto bramato dallo scarparo Tod’s?Notizie sulla riapertura del caso da parte dellaprocura di Roma? Qualcosa in più sulle in-credibili verità raccontate nel libro di Impo-simato “I 55 giorni che hanno cambiato l’Ita-lia”. Un silenzio assordante.

E vi state accorgendo di cosa viene fuoridal processo sulla trattativa? Con un Riinache racconta di Politica & Servizi al serviziodelle stragi? Delle verità di Castel Utveggioper via D’Amelio, pista stranamente dimen-ticata (e osteggiata) da alcuni pm? Misteri neimisteri. Di questo l’Italia continua a morire.Con un governo che di mafia - anzi, di con-trasto alle mafie - se ne fotte. Notizie sul varodella “commissione”? Niente. Del resto, sa-rebbe la solita cura omeopatica...

ANDREA CINQUEGRANI

Mario Monti. Alcentro, FerdinandoImposimatodurante la puntatadi Porta a Porta.

F

L’EDITORIALEBankster e servi degli Usa

al governo

Il professore, il Bilderberg in salsa bocconiana, alza pure la voce: occorre farepassi più spediti, se no stacco la spina. Più spediti verso che? Il baratro.

SOMMARIOL’INCHIESTA

LA NUOVA ROCCAFORTE PD

Pisani & PotereLogli e lo strano diploma

Guerrieri & Massoni

FURIO LO FORTE 3

POTERE

MISTERI

DIETRO LA TRATTATIVA

SILENZI ESUGGERITORIDI SANDRO PROVVISIONATO 10

PIÙ LIBRI PIÙ LIBERI - 1

Mafie da legare

Di vecchiaia e d’arte...DI ANDREA CINQUEGRANI 14

PIÙ LIBRI PIÙ LIBERI - 2

L’uomo che sussurra bugie

Dio e MargheritaDI RITA PENNAROLA 15

ALCATRAZ

Il Buddha degli idrauliciDI JACOPO FO 16

IN MEDIA RES

Cricca & DiffamazioniDI RITA PENNAROLA 16

CULTURE

VOCI DI LUGLIO

ASSOCIAZIONE CAPONNETTOGLI OSSERVATORI ANTIMAFIACONSUMATORI - 1TRAPPOLA IN TANGENZIALECONSUMATORI - 2COME TI BLOCCO IN METROCITTADINI ATTIVISAGGI DA MORIREAGENDA DI LUGLIOAPPUNTAMENTI D’ESTATEA CURA DI LORENZO ZENONE 11

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La Voce della Campania-La Voce delle Voci

MENSILE DI POLITICA ECONOMIA E CULTURA

periodico dell’associazione Voce delle Voci

ANNO XXX N. 7 - LUGLIO 2013DIRETTORE RESPONSABILE ANDREA CINQUEGRANICONDIRETTORE RITA PENNAROLAREDATTORE CAPO LORENZO ZENONEPROGETTO GRAFICO PIERGIORGIO MAOLONIEDIZIONI Cooperativa Comunicaiscrizione ROC n. 16409 - Impresa beneficiaria per questa testata dei contri-buti di cui alla legge n. 250/90 e succ. modif. e integr.

HANNO COLLABORATO

Giulietto Chiesa, Armando Della Bella, Jacopo Fo, Ferdi-nando Imposimato, Elio Lannutti, Furio Lo Forte, Maria V.Mazzucchiello, Rosita Praga, Sandro Provvisionato, Lu-ciano Scateni, Paolo Spiga, Elio Veltri, Luigi Vivese.

LA VOCE DELLE VOCI recapito postale

Via San Romualdo, 11 80131 Napoli 081.5875497

e mail [email protected] [email protected]

Distribuzione: Reds (Tel. 06 39745482) Stampa: Centro Stampa Friuli (PN)

Iscritto al n. 3227/83 Reg. Stampa Tribunale di Napoli

In copertina, da sinistra, il premier EnricoLetta e il sindaco di Pisa Marco Filippeschi.Nel riquadro, Roberta Ragusa. Sotto, in senso orario, il capo dello StatoGiorgio Napolitano e la strage di ViaD’Amelio. In basso, Totò e Peppino falsari,la Metropolitana di Napoli e, a destra,“Ruby Rubacuori”.

BANANA REPUBLIC

Isso, Essi e

‘a MalafemmenaDI LUCIANO SCATENI 5

L’ALTERNATIVA

Swift e il Datagate

annunciatoDI GIULIETTO CHIESA 6

SENZA UGUAGLIANZA NÈ VERITÀ

Il sangue

dei giustiDI FERDINANDO IMPOSIMATO 7

CONDANNATE LE BANCHE USURAIE

Mutui, l’odore

dei PizziDI ELIO LANNUTTI 8

DEMOCRAZIA E LEGALITÀ

La via di scampo da

crimini & evasione DI ELIO VELTRI 9

LETTERELETTERA ALLE GIUDICI DI MILANO

GENTILISSIME dottoresse GiulianaTurri, Orsola De Cristofaro e

Carmela D’Elia del Tribunale diMilano, mi sono occupato delle vi-cende giudiziarie di Silvio Berlu-sconi per la loro frequenza, che mipare oggettivamente eccessiva. Hascritto il giornalista Piero Ostellinosul Corriere del 19 gennaio 2002:«Berlusconi è sotto inchiesta inpermanenza. Una volta assolto diun reato è immediatamente proces-sato per l’ipotesi di un altro. Il ri-sultato è “inchiesta continua”. Escompare il diritto». Gli va ricono-sciuta la capacità di prevedere, pursenza la sfera di cristallo, quel che

sarebbe accaduto nei successivi un-dici anni.

Confesso di essere rimasto ba-sito nell’apprendere la sentenza del24 giugno scorso, con la quale ave-te condannato Berlusconi Silvio al-la stessa pena (7 anni di reclusionee interdizione perpetua dai pubbli-ci uffici), comminata all’ex senatoreMarcello Dell’Utri e all’ex presi-dente della regione Sicilia TotòCuffaro, colpevoli del reato di as-sociazione mafiosa. Pare a me checi sia una certa differenza tra tele-fonare alla Questura per fare libe-rare una minorenne con la qualesoddisfare i propri appetiti sessualie associarsi a un’organizzazionecriminale, che taglieggia, traffica in

droga e in armi e che ammazza.Ma, evidentemente, ho un metrodi giudizio sbagliato. E’ noto cheun rapporto sessuale si consumatra due persone nel segreto diun’alcova. Senza che nessuno pos-sa vederli. Men che meno fotogra-farli. Sempre che non si tratti diperversioni tipo giochini a tre oammucchiate. Oppure di film por-no. E non è certo il caso del citta-dino Berlusconi e della marocchi-na Ruby. Siamo perciò ansiosi dileggere le motivazioni della senten-za per sapere come tre Giudici so-no riuscite a dimostrare al di là diogni ragionevole dubbio che il si-gnor Berlusconi ha avuto rapportisessuali a pagamento con la mino-

renne, se tutt’e due hanno sostenu-to dentro e fuori l’aula processualeche questi rapporti non ci sonomai stati. E come sono riuscite adimostrare al di là di ogni ragione-vole dubbio che tutt’e due hannodichiarato il falso. Ma, stranamen-te, Ruby non è nell’elenco delle 32persone sulle quali avete chiestoalla Procura di Milano di indagareper verificare che non abbiano resofalsa testimonianza. E non credoche avrà un compito facile. Non sitratta di una banale curiosità madel funzionamento del sistema giu-diziario. Che sta a cuore sia ai ma-gistrati che ai cittadini.

GERARDO MAZZIOTTINapoli

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FURIO LO FORTE

Tutte le strade portano a Pisa. Non è più solo Roma, il crocevia di affari &misteri d’Italia. La Toscana, ma in particolare Pisa e dintorni, balzano consempre maggior rilievo alle cronache. Oltre ad aver dato i natali al premierEnrico Letta, la città della Torre pendente conquista oggi il titolo di roccafortedell’inossidabile potere Pd, spodestando la rivale Siena travolta dallo scandaloMps. Andiamo allora a scandagliare dentro luoghi,business e personaggi della nomenklatura “demo-cratica” locale. E lo facciamo partendo da un casodi cronaca che non smette di tormentare l’opinionepubblica, la scomparsa nel nulla di una donna, Ro-berta Ragusa, che una pista indicava come “inghiot-tita” dall’inceneritore della zona, altro emblema difatturati milionari contestati dagli ambientalisti. Sututto, il sigillo delle Crociate. E della Massoneria.

L’INCHIESTA

Nel fotomontaggio, da sinistra, il premier EnricoLetta, il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi e il sindaco di Pisa appena riconfermato Marco Filippeschi. Tre esponentidi vertice del Partito Democratico.Nella foto in basso, Roberta Ragusa, la mammadi gello, frazione di Pisa, inghiottita nel nulla.

PISA OMBELICO del mondo. O, perlo-meno, dell’Italia. Sembra incredi-bile, eppure molte vicende chetengono col fiato sospeso gli ita-liani negli ultimi mesi vedono co-

me epicentro la città della torre pendente,i dintorni ed alcuni dei suoi massimiesponenti politici.

A tenere banco non è solo il primo mi-nistro italiano Enrico Letta, che a Pisa è na-to nel 1966 e in quella città ha solidi lega-mi sia familiari che accademici (attraversola Scuola Superiore Sant’Anna), ma tuttauna serie di intrecci che vengono a galla se-guendo semplicemente vicende di cronaca,come ad esempio la scomparsa di RobertaRagusa, la bella mamma di San GiulianoTerme sparita nella notte fra il 13 e il 14gennaio 2013, proprio mentre poco distan-te, all’isola del Giglio, andava a schiantarsi

la carena del Costa Concordia.Tanti gli interrogativi non solo su quel-

la sparizione nel nulla (il corpo non è sta-to mai trovato) per la quale è indagato conl’accusa di omicidio e occultamento di ca-davere il marito Antonio Logli, ma anchesu quelli che in tanti a Pisa definiscono“indugi” e “timidezze” nel corso delle in-dagini condotte dalla Procura. A comin-ciare, tanto per fare solo un caso, dallaperquisizione disposta in casa dei Logli aben 47 giorni di distanza da quella nottee risultata quindi, ovviamente, del tuttonegativa, tanto che in seguito gli investi-gatori sono tornati più volte, ma senza maitrovare nulla di significativo. «Si può direanzi - afferma un abitante della zona - chese non ci fosse stato un grande e persisten-te clamore mediatico, di questa vicendaoggi non si sentirebbe nemmeno più par-

lare e la signora Roberta sarebbe forse giàdefinitivamente nel limbo degli scomparsied archiviati».

Perplessità anche per le “delicatezze”adottate nei confronti del marito, che nelcorso di indagini durate un anno e mezzoè stato ascoltato dai pubblici ministeri unasola volta, all’inizio del caso. «Nemmenol’ipotesi di una misura cautelare - rincarala dose il nostro interlocutore - per un uo-mo iscritto nel registro degli indagati conaccuse pesantissime». Tanto che il “vedo-vo” continua tranquillo la sua vita di sem-pre ed ha praticamente sostituito la mogliecon la giovane amante Sara Calzolaio, an-data a vivere nella villa-fortino di Gello conAntonio e i due figli adolescenti, prenden-do il posto di Roberta anche nell’autoscuoladi famiglia, la Futura, di cui Roberta eracontitolare. «Finirà - temono da queste parti

- con una dichiarazione di morte presuntae una pietra tombale sulle indagini per lafine della mamma dagli occhi blu».

E che non si tratti di sensazioni deltutto infondate lo conferma anche il fattoche si è dovuta muovere la prefettura diPisa, sollecitata dalle cugine di Roberta,per chiedere alla Procura di effettuare ul-teriori ricerche del corpo utilizzando lemoderne apparecchiature georadar, finorasolo ipotizzate sulla stampa. Le prime bat-tute con la strumentazione avanzata sonoin corso proprio nelle ore in cui scriviamo.Si dà risalto, nei comunicati, al fatto chela stessa strumentazione era stata utilizzataper le ricerche di Yara Gambirasio. Di-menticando che il corpo della piccola gin-nasta di Brembate, pur rimasto all’apertoper mesi, era stato ritrovato solo grazie aduna testimonianza del tutto fortuita.

CENERE RITORNERAIPerciò non c’è da stare del tutto tranquilliquando, per esempio, viene frettolosamen-te scartata dagli inquirenti la pista dell’in-ceneritore. Anche qui la testimonianza erastata un puro caso, forse un colpo di for-tuna per chi si danna alla ricerca del ca-davere. Lo ricordiamo: è il 23 marzo del2012 quando da un’auto in corsa dinanzialla villa dei Logli assediata dai cronistivien fatto cadere un foglietto anonimo.Qualcuno ha scritto: «cercate nell’incene-ritore. Chi era di turno allora è di turnoanche oggi». Quando si chiede ai cronistipiù attenti della zona che tipo di indaginirisultino eseguite intorno al gigantesco for-no di Ospedaletto, poco distante dalla villadei Logli a Gello, la risposta è che questaipotesi è stata frettolosamente archiviata,dopo che alcuni tecnici hanno specificatoche quell’impianto non può ricevere ma-teriale biologico tal quale.

Strano. Perché esaminando i documen-ti ufficiali risulta con chiarezza che adOspedaletto vengono conferiti regolarmen-te rifiuti speciali, anche quelli provenientidai nosocomi e dalle Asl. E proprio dai fu-mi emessi in tali occasioni si scatena pe-riodicamente la protesta degli ambientali-sti. A maggio si è levata la voce di Medi-cina Democratica: «Ancora una volta -tuonano i suoi esponenti - l’Arpat certificache dall’inceneritore di Pisa fuoriesconosostanze altamente cancerogene come dios-sine, furani ed IPA in misura superiore ailimiti di legge (…). A Pisa era già successonel 2010 e di nuovo nel 2011: in quest'ul-timo caso entrambe le linee avevano su-perato i limiti di emissione di diossina».«Tuttavia - continuano - senza preoccupar-si dei pericoli cui veniva sottoposta la po-polazione, l’inceneritore non fu spento im-mediatamente, come stabilisce la norma-tiva di settore, ma fu mantenuto accesoper diversi giorni, continuando a spargereassai più del consueto veleni nell’aria cherespiriamo, nei cibi che mangiamo, nel-l'acqua che beviamo».

Va precisato che diossine e furani sonocomposti derivanti dalla combustione adaltissima temperatura di sostanze organi-che. Un solo caso: nei primi giorni del2012 a Pistoia era stato chiuso il forno cre-matorio del cimitero per l’elevata emissio-ne di diossina nell’aria.

E la Procura? «La violazione delle nor-me a tutela della popolazione - prosegueMedicina Democratica - fu denunciata allaProcura della Repubblica di Pisa da alcuniabitanti delle zone limitrofe all’inceneritore,ma ad oggi nessuna risposta è stata data aiquerelanti, da cui si può supporre che ilprocedimento sia stato ormai archiviato».

PISANI POTERE &

LA NUOVA ROCCAFORTE DEL POTERE PD

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LA NUOVA ROCCAFORTE DEL POTERE PD

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LE INDAGINI per la scomparsa diRoberta Ragusa dalla sua ca-

sa di via Ulisse Dini a Gello, frazio-ne di San Giuliano Terme, hannopiù volte fatto segnare il passo. Acominciare dalle prime ore di quel14 gennaio 2012, quando nessu-no la cerca ancora e il marito An-tonio Logli attende fino alle 14circa prima di andare a denunciar-ne la scomparsa, riferendo che ladonna aveva battuto la testa qual-che giorno prima per una cadutadalle scale e si sarebbe allontana-ta spontaneamente da casa in pi-giama, durante quella gelida notte,probabilmente per un’amnesia.

Una lunga serie di depistaggi- non si sa fino a che punto occa-sionali - costella le prime settima-ne, con gli investigatori sguinza-gliati sulle piste di avvistamenti ri-velatisi uno dopo l’altro fasulli.

La perquisizione in casa Logliscatta oltre un mese dopo lascomparsa ed anche il furgonedella Geste, l’impresa collegata al-la Geofor per la quale lavora An-tonio e in dotazione allo stesso,viene ispezionato solo con nume-rose settimane di ritardo. Incidente

di percorso anche per l’auto di Lo-gli, che la mattina in cui i carabi-nieri si presentano a casa non c’è.In seguito l’uomo dirà di averla la-sciata parcheggiata dinanzi al ci-mitero perché guasta.

Lui, peraltro, in oltre un annoe mezzo è stato sentito una solavolta dalla Procura, poi più niente,di rinvio in rinvio, anche quando afine aprile è arrivata la testimonian-za shock del vicino di casa LorisGozi, confermata da moglie esuocera di quest’ultimo. Quella fa-tidica notte Loris, che era andatoa prendere la moglie al lavoro, ri-conobbe Antonio Logli in auto, fer-mo vicino casa.

Poco dopo, uscito nuovamen-te per portare in giro il cane, Gozisentì distintamente le urla di unadonna provenire da un’altra auto,che, a detta del testimone, potevaessere la Citroen di Roberta. Ilgiorno dopo - riferisce sempre iltestimone - Logli si sarebbe pre-sentato a casa sua con una fotodi Roberta chiedendo se qualcunola avesse vista. Ad attenderlo inauto c’era un altro uomo, rimastofinora nell’ombra.

Non ci sta Logli, che smenti-sce tutto e ribadisce la sua versio-ne dei fatti. Quella notte lui dormi-va. E poco importa se la più cla-morosa menzogna - le telefonatenotturne con la giovane amanteSara Calzolaio - era venuta agalla ben presto attraverso le in-tercettazioni, così come l’ordineimpartito alla donna di distruggerei cellulari e le memorie del pc chepotessero contenere tracce dellaloro relazione.

Una liaison dangereuse, alme-no alla luce di ciò che è successi-vamente accaduto, che però lacoppia Logli-Calzolaio continua aportare avanti sfidando apertamen-te ogni illazione. Così ecco le pa-gine Facebook dei due con tantiamici comuni. Fra quelli di lui sisegnalano numerosi nomi che sidefiniscono, proprio come AntonioLogli, ex studenti di una certa Li-beration Diploma Plus High Scho-ol, fra i quali ad esempio Giovan-ni Napolitano, o Salvatore Ma-rino e Giorgio Gallo, ma non so-lo. Presso l’istituto, che risulta ave-re sede a Brooklyn, Logli avrebbeconseguito il diploma nel 1981.

A parte Logli e i suoi amici diFacebook, sono tanti gli italianiche, sempre sul noto social net-work, come titolo di studio dichia-rano il diploma presso la stessascuola newyorkese. Le unichetracce attendibili su questo istitutosono quelle riportate dall’edizioneamericana dell’Huffington Post chelo definisce «una scuola alternativaper studenti a rischio di abbando-no scolastico». Resta da capirecome mai tanti italiani si dichiarinoin possesso di un diploma conse-guito presso quella scuola.

Logli e lo strano Diploma Plus

d’anni fa e ripubblicato con nuovi con-tributi anche di recente, il volume, do-po aver passato in rassegna simboliesoterici come il “Talismano Supino”e il “Gettone Torrini-Supino” custoditinel Museo Nazionale di San Matteoa Pisa, si sofferma fra l’altro sulle “Of-ficine della Gran Loggia d’Italia a Pisae nel suo territorio dai primi del No-vecento ad oggi”, e su diverse figurestoriche della massoneria pisana, daGuido Buffarini Guidi, definito «sim-bolo del potere fascista», all’antifasci-sta Francesco Fausto Nitti, per ar-rivare al «massone e scienziato En-rico Fermi, studente a Pisa».

Si arriva fin quasi ai giorni nostri,con un ampio passaggio sui piduistipisani, che erano una dozzina, capi-tanati dal maggiore dei CarabinieriGiuseppe Aleffi (negli elenchi iscrittocome pisano, benché nato all’Asma-ra), che in anni più vicini a noi sareb-be diventato deputato di Forza Italiae poi, nel 2006, candidato non elettodi Italia dei Valori. Parecchi anche imilitari d’alto grado provenienti dallacittà della Torre, come il colonnelloEnnio Cocci, il capitano Luciano

Francini, il tenente colonnello Fran-cesco Genovese, il sottotenente divascello Fulvio Mafera.

Di recente, poi, i massoni pisanihanno celebrato con solenni cerimo-nie il decimo anniversario dalla scom-parsa del gran maestro FrancoFranchi, pisano, che era stato «en-docrinologo, docente dell'ateneo pi-sano, Sovrano Gran CommendatoreGran Maestro dell'Obbedienza di Piaz-za del Gesù - Palazzo Vitelleschi dal1995 al 2001».

A riaccendere gli animi negli ulti-mi anni, dentro le fila dei liberi mura-tori toscani, è stato lo scoppio delcaso P3 con relativa inchiesta dellamagistratura. La pensa così, almeno,uno che di cose massoniche se neintende dall’interno, il confratello “dis-sidente” Gioele Magaldi, le cui af-fermazioni hanno già molto spessotrovato puntuali riscontri. Nel mirinodi Magaldi c’è da tempo proprio ilgran maestro Gustavo Raffi, cui sicontesta fra l’altro il feeling con unaparte del Pd. «Anche grazie alle tanteconsulenze - attaccano altri ribelli -che lo studio legale Raffi di Ravenna

ha ricevuto negli anni d’oro dal MontePaschi di Siena, città che rappresen-ta l’altro snodo primario delle loggetoscane». A guidare l’istituto seneseera all’epoca il dalemiano purosangueVincenzo de Bustis, da più parti in-dicato come esponente d’alto rangodegli Illuminati.

Senza contare gli interessi delGOI nella Urbs, la società immobiliareamministrata dal tesoriere del GrandeOriente Enzo Viani, fiorentino, non-ché ex dipendente Mps. Pur passan-do per conservatore, Viani non avevaesitato ad appoggiare la candidaturaa sindaco di Firenze dell’ex Pci Gra-ziano Cioni, che sarebbe poi statosconfitto dal moderato Matteo Ren-zi. Viani, del resto, era stato prescel-to come presidente dell’aeroporto se-nese di Ampugnano da Franco Cec-cuzzi, deputato Pd e per anni sinda-co di Siena (prima di rassegnare ledimissioni, a maggio 2012, per loscandalo Mps).

Non meno feroci gli attacchi al-l’establishment toscano dei confratallida parte di un’altra fazione dissiden-te, quella che si ritrova nel blog

www.giuseven.it. «ll Venerabilissimoed il suo Cerchio Magico - sibilano inquel periodo - tacciono entrambi, os-servando una sorta di consegna mi-litare del silenzio, all’indomani dellabordata sparata da RAI3 e da Reportnell’inchiesta sull’apparente illecita ge-stione degli affari connessi al Montedei Paschi di Siena ed alla sua Fon-dazione». «Nel servizio-inchiesta tra-smesso domenica sera da Report -incalzano - si fanno i nomi di due altidirigenti del GOI: il Fratello Enzo Viani,Presidente dell’Urbs (la cassaforte delGOI) e Stefano Bisi, presidente delCollegio dei Maestri Venerabili dellaToscana», giornalista del Corriere diSiena. Il 1 giugno scorso Bisi ha pre-sieduto a Massa Marittima il conve-gno dal titolo “Massoneria ed impe-gno nel sociale”, cui ha portato il suosaluto il sindaco di Massa, la bersa-niana Lidia Bai.

Sono due medici, un dentista eun bancario gli iscritti alla Massonerianativi di San Giuliano Terme presentinegli elenchi chiusi al dicembre 2007e pubblicati dalla Voce a ottobre2008. Nutrita la pattuglia pisana, che

comprende numerosi docenti univer-sitari ed una netta prevalenza di me-dici chirurghi.

Tra i pisani balzati agli onori dellecronache non va dimenticato, infine,il banchiere Pierfrancesco PaciniBattaglia, l’uomo “a un passo daDio” col quale l’allora pm di MilanoAntonio Di Pietro suggellò la stagio-ne di Mani pulite. Nato a Bientina,provincia di Pisa, nel 1939, PaciniBattaglia confessa di aver gestito conla sua banca Karfinco circa 500 mi-liardi di lire di fondi neri Eni. Non sifa un giorno di carcere, ma dalle suedeposizioni emergono tangenti miliar-darie ai partiti. Nel 1996 la Procuradi La Spezia lo accusa di aver cor-rotto Lorenzo Necci, amministratoredelle Ferrovie. Negli anni ottanta Pa-cini Battaglia aveva costruito un im-pero economico. E aveva trovato iltempo anche di dragare in lungo e inlargo con una sua società i fondali diUstica alla ricerca di brandelli delDC9 Itavia.

GUERRIERI E MASSONI ALL’OMBRA DELLA TORRE

NON SBAGLIA CHI CONSIDERA PISA COME CULLA DELLA MASSONERIA ITA-LIANA. TRACCE RILEVANTI DI QUEL PASSATO SI TROVANO, FRA L’ALTRO,NEL LIBRO DI IPPOLITO SPADAFORA “PISA, SIMBOLI E MASSONERIA”,CON INTERVENTI DEI GRAN MAESTRI LUIGI PRUNETI, DELLA GRAN LOGGIAD’ITALIA, E GUSTAVO RAFFI DEL GRANDE ORIENTE. USCITO UNA DECINA

Non era quella la prima volta in cui laProcura pisana, retta dal partenopeo UgoAdinolfi, era stata chiamata ad occuparsidell’inceneritore. E’ il 26 novembre del2011 quando si conclude dinanzi al gupConcettina Garreffa il primo atto del pro-cesso a carico di Geofor, la società che ge-stisce inceneritore e discariche dell’area pi-sana. Le indagini, cominciate tre anni pri-ma, erano condotte dal pm Flavia Alemi,che però, dopo aver deciso per il rinvio agiudizio degli indagati, in udienza chiedeil proscioglimento di tutti, compresi i ver-tici della società, ad eccezione di due im-piegati che vengono rinviati a giudizio.Mentre i dirigenti, a quanto pare, “poteva-no non sapere”. Sotto accusa erano finiti idati, considerati falsificati, sulla raccoltadifferenziata ed il suo conferimento.

Ma è proprio intorno a quell’inceneritoreche ruota non solo la vicenda di Roberta Ra-gusa (ricordiamo che il marito lavora pro-prio per la Geste, società direttamente col-legata alla Geofor, in qualità di tecnico elet-tricista), bensì un intero pezzo di potere de-stinato ad assumere rilevanza nazionale.Guardiamolo, allora, più da vicino.

IL FORNO DI PISAA dominar la scena nel settore rifiuti del-l’intera zona pisana, ed oltre, c’è la FortiHolding, 2 milioni e 600 mila euro di ca-pitale, oggi suddivisa nei tre rami: edilizia,ecologia e media, visto che da qualche an-no controlla anche la tv locale Canale 50.Due le corazzate principali all’interno delGruppo: la Impresa lavori ingg. UmbertoForti e figlio spa, attiva tanto per il compar-to opere pubbliche che nel ramo ecologia,e poi la Geofor spa per gestione e riciclag-gio di rifiuti solidi urbani, che controlla ladiscarica di Gello e l’inceneritore di Ospe-daletto. Presieduta dall’ingegner FrancoForti, figlio del fondatore Umberto, la hol-ding possiede ben il 18% del capitale diGeofor, per il resto società mista pubblico-privato costituita direttamente dai Comunidi riferimento. Il fatturato totale del Gruppoammontava nel 2008 alla bella somma diquasi 100 milioni di euro, fra collegate econtrollate, di cui 59 milioni provenientida Geofor. Nel corso delle indagini del2008, sfociate poi nel proscioglimento, laGuardia di Finanza aveva sottolineato «la

marcata ingerenza nella gestione di Geoforda parte del Forti».

In concomitanza con quella vicenda,nel gennaio 2012 l’ingegner Franco Fortisi dimette dal consiglio d’amministrazionedi Geofor e il suo posto viene preso dal fe-delissimo Luigi Doveri, amministratore de-legato della holding. La circostanza vienericordata, fra l’altro, nel verbale di assem-blea della società, ad aprile 2012, annessoal bilancio 2011. Dal quale emerge, fra l’al-tro, che le principali preoccupazioni di ungruppo pur così consistente dal punto divista finanziario riguardano lo scarso ren-dimento dell’inceneritore. Un passaggionel quale si conferma il conferimento co-stante di rifiuti speciali, visto che l’impian-to «consegue performances pesantemente

negative - sottolinea il presidente Geofor,Paolo Marconcini - dovute alla riduzionedei ricavi per la termovalorizzazione deirifiuti solidi urbani e dei rifiuti ospedalie-ri» e riconducibili «ai continui fermi del-l’impianto». A ulteriore conferma, nel bi-lancio 2011 di Geofor viene specificato chelo stesso anno «sono state raccolte com-plessivamente 222.255,84 tonnellate di ri-fiuti» e che «i rifiuti ospedalieri entrati neltermovalorizzatore ammontano a 636,13tonnellate». Per la legge che regola tutta lamateria, il DPR del 15 luglio 2003, sonoconsiderati rifiuti ospedalieri anche «or-gani e parti anatomiche».

FORTI & POTENTISorridente e soddisfatto, seduto alla sua

scrivania in azienda e circondato dai piùstretti collaboratori: così appare FrancoForti in un redazionale su Pisa pubblicatoqualche tempo fa dal sito del Sole 24 Ore.Strettissimo il rapporto fra il numero unodella principale holding locale e i notabilidel Partito Democratico che governano ilterritorio. A cominciare dal presidente del-la Regione Toscana Enrico Rossi che - co-me ricorda Il Tirreno - era stato insieme aForti fondatore di Ecofor, società madrepoi fusasi nel 2001 con la pisana Gea perdar vita appunto a Geofor.

Una società, quest’ultima, che intrat-tiene ottimi rapporti anche con la più bla-sonata fra le istituzioni locali, quella Scuo-la Superiore Sant’Anna dalle cui fila pro-vengono, fra gli altri, lo stesso premier En-

Vannino Chiti. Accanto, una cerimoniain costume dei Guerrieri pisani.

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L’INCHIESTA

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BANANA REPUBLICSINISTRA, SINISTRI & DINTORNI DI LUCIANO SCATENI

PESA UNA TONNELLATA il telonedel sipario che cala sul pri-

mo livello di giudizio che con-danna il capo del Pdl a sette an-ni di carcere e all’interdizioneperpetua dai pubblici uffici. Iltribunale milanese oltrepassa larichiesta delle Procura e affermain sintesi che il condannato èresponsabile di concussione co-strittiva e prostituzione minorile.

La sentenza si ripercuoteràcon fragore sul futuro del go-verno Letta? Bella domanda. Acaldo, nel manipolo di aficio-nados vicini al condannato,prevale la rabbia, condita di in-sulti, taluni irripetibili, alla ma-gistratura. L’attesa è per il se-condo grado di giudizio e perquello definitivo della Cassa-zione chiamata a decidere se igiudici di Milano hanno infie-rito sul cavaliere, o se pubbliciministeri e giuria di primo gra-do hanno emesso una sentenza ineccepi-bile. Nel Pdl si scontrano lo schieramentodei falchi, che punterebbe alla fine pre-matura della grande intesa, e le colombe,che temono di affrontare un possibile ri-corso alle urne con il rischio di non rican-didatura e rielezione. Nel Pd confliggonol’anima che raccomanda cautela, e il suocontrario, che tifa per la scomparsa delcondannato dagli scenari italiani. SilvioBerlusconi ricorre al verbo resistere e af-fianca a Ghedini e Longo il principe delforo Coppi.

Enrico Letta marcia con passo da ma-ratoneta sul terreno bollente della compa-tibilità tra interventi per il lavoro, esiguitàdelle risorse e un paio di spade di Damo-cle tenute in bilico sulla testa dagli oltran-zisti che pretendono l’abolizione dell’Imue lo stop all’aumento dell’Iva senza pre-occuparsi della copertura finanziaria. Lastampa di tutto il mondo utilizza le primepagine per raccontare l’esito delle indaginisui reati contestati a Berlusconi e il risul-tato non è certo di stima e simpatia per ilnostro Paese.

Cresce in volume il sovrapporsi dellevoci che si agganciano con entusiasmoall’indiscrezione rivelata dall’ex faccen-diere Bisignani sul futuro berlusconianoche si tingerebbe di rosa nella successioneal trono di Silvio. Protagonista è lei, laMarina presidente della Mondadori e

membro dei consigli di amministrazioneMediolanum, Medusa Film, Mediaset, Me-diobanca: un bel pacchetto di cariche allatesta dell’impero.

Marina Berlusconi, 47 anni, portavocepossente dei mal di pancia del padre dopoogni condanna dei tribunali, sarebbe il fu-turo del centro destra. All’annuncio si sonolevate voci osannanti all’unisono, come èconsuetudine dei sudditi di re Silvio. Con-fermerebbe la notizia l’avvio allo studiodella politica che la rampolla affronterebbealla scuola di Del Debbio, eccelso fondatoredi Forza Italia. L’intera vicenda non ha ri-cevuto smentite immediate dell’interessatache, il giorno dopo, l’ha però definita de-stituita di fondamento, quasi certamente atutela di uno riserbo strategico. Nessuno,neppure i giornali abitualmente antiberlu-sconiani, si è chiesto se nell’ipotesi di Ma-rina leader del centrodestra si ripresenti iltema del conflitto d’interessi. L’ipotesi dellaBerlusconi, negli auspici dei pidiellini, sa-rebbe l’antidoto vincente per antagonizzareil puledro Matteo Renzi, scalpitante e te-muto dal centrodestra.

Ma abbandoniamo la questione, pocoappassionante: da questo momento in poidiremo “Quello” per non dire Berlusconi,perché il nome è ingombrante e ha perva-so il vissuto quotidiano degli italiani confrequenza ossessionante, nel bene, molto

raramente, e nel male con siste-matica continuità.

A capire l’andamento politi-co del Paese c’è da smarrirsi: dalgiorno in cui si è stipulato il pat-to di non belligeranza Pd-Pdl,“Quello” ha tifato come un ultràper la lunga vita del governo let-

tiano e lo ha fatto anche mesifa, quando i sondaggi gli sor-ridevano elevandolo a primopartito, in danno del Pd, cioèquando poteva tentare la cartadel voto subito e vi ha rinun-ciato, intimorito dalle scaden-ze giudiziarie, frenato dai suoi

parlamentari, avvitati agli scanni di Palaz-zo Madama, e scoraggiato dalle difficoltàdi governare l’Italia in crisi.

Il governo ha dovuto fronteggiare idiktat dei falchi pidiellini che minaccianodi far saltare la grande intesa in mancanzadella cancellazione di Imu e dell’aumentoIva. Nel frattempo la tassa sulla casa è sta-ta solo rinviata, in attesa di rimodulazione,e il nodo dell’Iva è stato messo tempora-neamente in un canto.

Angelino Alfano e compagni sono in-dignatos e minacciano di minare le poltro-ne del governo se non sarà rispettata lastrategia elettorale del centro destra, macontemporaneamente dichiarano fedeltà algoverno Letta. Renato Brunetta addebita aMario Monti la decisione di aumentare diun punto l’onere dell’Iva, Letta lo sconfessaricordando che la trovata raccatta-soldi sideve all’ultimo governo di centro destra.Sulla disputa pesa come un macigno la do-manda più gettonata di questi tempi. Doveprendere le risorse necessarie, i miliardi dieuro da investire in ripresa, disoccupazionee povertà?

Intanto, prima sbiadiscono, e subito do-po scompaiono, le avances di “Quello” perla scalata al Quirinale e per la più modestanomina di senatore a vita: c’è chi pensache “Quello”, condannato e interdetto daipubblici uffici, abbia subìto un knock outda conteggio finale.

ISSO, ESSI E ‘AMALAFEMMENA

Nel fotomontaggio, in primo pianola marocchina Ruby e Silvio Berlusconi. Sullo sfondo,

Enrico Letta e Angelino Alfano.

Il procuratore capo di Pisa Ugo Adinolfi. Nella pagina accanto, Antonio Logli.

collabora con la dalemiana Italianieuropeie dirige la rivista Inschibboleth - Idee perun nuovo orizzonte della laicità, insiemeal plenipotenziario locale del partito ed expresidente della Regione Toscana, VanninoChiti, e ai filosofi Carmelo Meazza, docen-te a Sassari, ed Elio Matassi, collaboratoredel Fatto Quotidiano.

Sulla presunta simpatia di VanninoChiti per gli ambienti massonici che go-vernano la Toscana non sono emerse maiprove certe, ma solo ipotesi leggendarie,ancorché ricorrenti. Di sicuro, invece, alleLogge massoniche è iscritto Matassi, la cuidata di nascita riportata negli elenchi è lastessa presente nel suo lungo curriculumaccademico.

VIP E GUERRIERIUn vago sentore di fratellanze muratorie,in realtà, sembra aleggiare a Pisa più an-cora che in altre città della regione, for-s’anche a causa di quello stemma della cit-tà, la bandiera rossocrociata che ricorda

tanto quella del “Sovrano Militare Ordinedi San Giorgio in Carinzia” (compagineper tutt’altre vicende oggi al centro di in-dagini, dopo l’arresto di monsignor NunzioScarano).

Al di là dei simboli evocatori, la To-scana si conferma da tempo, come si di-ceva all’inizio, crocevia di personaggi chein un modo o nell’altro finiscono per ri-condurre a vicende dai contorni massoni-ci. «Dall’affare Alitalia alla P4 - titolavaqualche tempo fa il Tirreno - tutto passada qui». Il riferimento, in quel caso, era al-l’interrogatorio nell’ambito dell’inchiestasulla P4 del costruttore Tommaso Di Ler-nia, che si era soffermato sul ruolo avutonell’affaire Alitalia dall’ex sindaco di Or-betello ed ex ministro dei Trasporti AlteroMatteoli e dall’ex presidente Enav LuigiMartini, casa e barca ad Orbetello pure lui.Ad Ansedonia, poi, ha casa da sempreLuigi Bisignani, altro personaggio coinvol-to nell’inchiesta sulla P4, nonché strategicotrait d’union di storie e personaggi dei mi-

rico Letta e il suo ministro dell’IstruzioneMaria Chiara Carrozza. Basti solo ricordareche Anna Letta, madre del premier, è statalo storico segretario generale dell’istituto,prestando la sua opera per manifestazioniai massimi livelli. Come quel convegno diaprile 2007 dedicato agli ex allievi delSant’Anna, compagine presieduta dal pid-dino Giuliano Amato, cui presero parte ilcapo dello Stato Giorgio Napolitano, lostesso Enrico Letta (all’epoca sottosegretariodel Governo di Romano Prodi), l’allora nu-mero uno di Intesa San Paolo Corrado Pas-sera e un ex alunno come Pier FrancescoGuarguaglini, leader di Finmeccanica pri-ma della bufera giudiziaria che si sarebbescatenata di lì a poco.

Dal binomio Geofor-Scuola Sant’Annanasce nel 2011 un ciclo biennale di Con-ferenze internazionali su “Rifiuti solidi ur-bani: modelli di gestione e partecipazio-ne”, la cui seconda edizione si è tenutanei giorni scorsi, il 26 e 27 giugno.

L’iniziativa non è andata giù ai Comi-tati Popolari per la Legge Rifiuti Zero, ilcui coordinatore Marco Lucchesi attacca:«La Scuola Superiore Sant'Anna di Pisaha “appaltato” a Geofor il convegno in-ternazionale di studi senza trattare, ov-viamente, di raccolta differenziata e di ri-duzione dei rifiuti che sono realtà scomo-de per la ditta che gestisce l'inceneritoredi Ospedaletto, proprio la Geofor».

Dopo la protesta «il Sant’Anna - fa sa-pere Lucchesi - aveva auspicato un con-tatto con noi. Ma quando abbiamo propo-sto di organizzare insieme un altro con-vegno sul tema rifiuti zero, hanno inter-rotto i rapporti».

Non meno cordiale, intanto, l’intesa traFranco Forti e Marco Filippeschi, ricon-fermato al primo turno sindaco Pd di Pisanel maggio scorso. Un feeling che, lungidall’essere siglato solo dalla prefazione diFilippeschi al libro pubblicato nel dicem-bre scorso da Geofor, “Pisa città d’acqua”,si è andato consolidando negli anni, siaper l’aperta vicinanza dei Forti al gruppodirigente del Partito Democratico, sia at-traverso iniziative come quella di gennaio2012, quando è stata ufficializzata la nuovaserie di iniziative congiunte fra il comunee il gruppo Forti. «Siamo pronti per rea-lizzare un nuovo asilo nella zona di Mon-tacchiello (in area Gello-Ospedaletto, quar-tier generale della holding, ndr) su un ter-reno che il Gruppo Forti cederà senza one-ri», esultava nell’occasione Filippeschi.Ancor più esplicito l’ad di Forti, Luigi Do-veri: «l’ingegner Franco Forti ha raccoltol’iniziativa del sindaco, rilanciando l’ideadi un polo direzionale senza uguali a Pisaed anche in Toscana».

Un sindaco, insomma, che pensa allagrande. 53 anni, un passato nella Fgci eun diploma da perito industriale, MarcoFilippeschi tiene a precisare nell’autobio-grafia che «ha studiato storia modernaall’Università di Pisa». Due volte deputato,

steri d’Italia. Ancora, il presidente del Con-siglio di Stato Pasquale De Lise, di cui siparlò, senza che fosse mai indagato, peruna vendita della sua villa all’Argentarioad un prezzo considerato dai magistratipoco congruo, circostanza che fu costrettoa spiegare.

Senza contare il fatto che fra le cartedella P4 era comparso anche il nome delprocuratore capo di Grosseto FrancescoVerusio, non indagato, ma che ha ammes-so di essere stato presidente del CentroStudi Diritti e Libertà (lo stesso per il qualeera stato arrestato il faccendiere Pasquali-no Lombardi), ma “a sua insaputa”. «Nel2008 - scrivono gli avvocati di Verusio - aseguito della nomina di Giacomo Caliendoa Sottosegretario di Stato alla Giustizia, ilDott. Verusio veniva investito della caricadi presidente onorario (del Centro StudiDiritti e Libertà, ndr), senza esserne pre-ventivamente informato».

Ma torniamo a Pisa, dove delle proprieorigini storiche le istituzioni si fanno giu-

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LA NUOVA ROCCAFORTE DEL POTERE PD

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stamente un vanto. Tanto che hanno fon-dato nel 2002 l’Associazione CulturaleGuerriero Pisano, destinata fra l’altro adorganizzare ogni anno un premio «per ri-cordare - è l’altisonante motivazione ad-dotta dai fondatori - una delle imprese piùentusiasmanti e gloriose della storia di Pi-sa repubblicana e marinara: la conquistadelle isole Baleari. Da questo avvenimento

il nome della Repubblica Marinara pisanaviene temuto e rispettato da tutti e ovun-que le navi di Pisa portano con sé l'orgo-glio e la potenza di una città veramente li-bera, ricca e prospera». La Sala delle Ba-leari, del resto, rappresenta uno dei luoghipiù importanti di Palazzo Gambacorti, se-de del Comune di Pisa.

Fra i “Guerrieri” premiati negli scorsi

anni, anche lo stesso Ministro Maria Chia-ra Carrozza, all’epoca rettore della ScuolaSuperiore Sant’Anna, e l’ingegner FrancoForti, lui. Il riconoscimento arriva nel2005, ma da allora il timoniere della FortiHolding siede stabilmente nel comitatod’onore dell’associazione. Dove è in ottimacompagnia. Tra gli altri vip presenti nelcomitato, infatti, spiccano i nomi del pri-

DI GIULIETTO CHIESA

Al centro, il presidente degliStati Uniti Barack Obama e, inprimo piano, Edward Snowden.

PER FAVORE, niente indignazione! Sul Da-tagate si sapeva quasi tutto. C’è una ri-

soluzione del Parlamento Europeo del 6 lu-glio 2006 che già indica con grande preci-sione quello che stava accadendo. E an-ch’essa arrivava in ritardo, perché si trattavadi fatti che andavano avanti da oltre un de-cennio. Io me la ricordo bene perché la vo-tai. Anzi fu votata a grande maggioranzadall’intero Parlamento. Risultati? Nemmenouna virgola si mosse. La risoluzione avevaun titolo inequivoco: “Intercettazione di datisui trasferimenti bancari del sistema SWIFTda parte dei servizi segreti americani”. Cosasia la SWIFT è utile spiegarlo, perché fapiazza pulita di ogni illusione circa le in-tenzioni di Washington nei nostri riguardi.Altro che caccia ai terroristi! SWIFT signi-fica “Society for Worldwide InterbankingFinancial Telecommunications”. Società in-teramente controllata dal governo statuni-tense, sebbene con sede in Belgio, ma ingrado di tenere sotto strettissimo monito-raggio 8000 banche e istituti commercialidi 200 paesi, incluse varie banche centrali.

SWIFT non agiva (non agisce tuttora) dipropria iniziativa. Esisteva (esiste) un pro-gramma denominato “Terrorist FinanceTracking Program”, dell’Amministrazioneamericana dell’epoca. Programma deciso aWashington e mai discusso o concordatocon l’Europa. La risoluzione del ParlamentoEuropeo parte proprio da questo punto. Sta-te controllando tutto e tutti - dicevano insostanza i parlamentari europei - a vostropiacimento. Il terrorismo è una scusa. Bi-sogna rivedere gli accordi e, dove non cisono, bisogna fissarli ex novo. Anche per-ché - così suonava il testo della risoluzione- «le informazioni registrate dalla SWIFT,alle quali le autorità statunitensi hanno avu-to accesso, riguardano centinaia di migliaiadi cittadini dell’Unione Europea, visto chele banche europee utilizzano il sistema dimessaggistica SWIFT per i trasferimenti in-terbancari di fondi a livello mondiale, e cheda SWIFT passano quotidianamente milionidi bonifici e di transazioni bancarie».

Un tale potere, come può capire chiun-que dotato di un minimo di discernimento,dovrebbe consentire controlli molto raffinatisu tutti i movimenti di riciclaggio di denarosporco, che invece sembrano miracolosa-mente esenti da ogni rischio d’indagine.SWIFT controlla le banche svizzere, dovepassa di tutto; controlla i trasferimenti cheriguardano l’Iran, la Russia, la Cina, il Bra-sile. Controlla tutto ciò che entra ed escedagli offshore (quasi tutti britannici), manon ha dato alcun contributo a fermare icapitali provenienti dal commercio delladroga. Analogo silenzio riguarda le fughedi capitali, l’evasione fiscale, inclusa quelladei contribuenti americani più importanti.Dunque un controllo - per usare un eufe-mismo - molto “selettivo”.

Per questo la risoluzione concludeva di-chiarando la «ferma opposizione» nei con-fronti di «qualsiasi tipo di operazione se-greta sul territorio dell’Unione Europea chesi ripercuota sulla privacy dei cittadini eu-ropei», aggiungendo la propria «profondapreoccupazione» che «operazioni di questotipo avvengano senza che ne siano infor-mati i cittadini europei e i loro rappresen-tanti parlamentari». Esortando infine «gli

Stati Uniti e i loro servizi di intelligence edi sicurezza ad agire in uno spirito di fat-tiva collaborazione e a notificare ai loro al-leati le operazioni di sicurezza che inten-dono condurre sul territorio europeo».

Quanto “fattiva” e “collaborativa” siastata la risposta lo possiamo misurare nel2013, alla luce di quanto sta emergendo do-po le rivelazioni di Edward Snowden. Equesto non può che gettare un’ombra scurasul negoziato interatlantico che sta per co-minciare - per altro circondato da troppimisteri - con l’obiettivo dichiarato di crearesviluppo nell’area occidentale. L’obiettivonon dichiarato è invece molto più politicoche commerciale: è l’intesa tra gli Stati Uni-ti e gli alleati europei degli Stati Uniti perrafforzare ancor più tutti i legami di subor-dinazione europea, in una fase in cui gl’in-teressi europei sempre più visibilmente co-minciano a dissociarsi da quelli americani.

Ma lo scandalo del “Datagate” mettetutti in difficoltà. Perfino Hollande, mag-giordomo francese, è costretto a dichiarareche sarà difficile trattare con chi ci spia. Undiplomatico occidentale, che desidera man-tenere l’anonimato, si è espresso nei giorniscorsi in una felice battuta all’interno di unquadro piuttosto fosco: «E’ come se due la-dri decidessero di scambiarsi le chiavi deirispettivi appartamenti. Solo che, mentreavviene lo scambio, uno dice all’altro: scusama devo avvertirti che le chiavi del mio so-no false».

In realtà la faccenda è assai più compli-cata e grave dei soli controlli bancari e que-ste reazioni europee di finto stupore nonfanno che alimentare la sottovalutazione. Icontrolli rivelati da Snowden riguardanoinfatti praticamente tutte le comunicazioni,interne ed esterne agli Stati Uniti. Non è lavita privata dell’uomo della strada ad esseremessa sotto osservazione: sono le vite pri-vate di tutti i dirigenti politici a essere og-getto dello spionaggio. E sapere tutto di lorosignifica poterli ricattare in ogni momento,visto che di santi, in questa valle di lacri-me, ce ne sono davvero pochi. Ecco perchéi Napolitano e i Van Rompuy, i Barroso e

gli Schultz, gli Hollande e i D’Alema fannole sante madonnine indignate. Perché san-no di essere sotto ricatto, dal primo all’ul-timo. Ecco da dove deriva la nostra sovra-nità limitata, anzi limitatissima: dal fattodi essere una colonia dell’Impero, retta damaggiordomi in livrea che preferisconosalvaguardare carriera e privilegi piuttostoche dire la verità ai loro sudditi inebetiti.

E ci sono ancora due risvolti da esami-nare, che sono rimasti fuori dall’obiettivodelle telecamere. E non per caso. Il primoè che l’Impero in declino non è più in gra-do di controllare il mondo. Non lo è piùdal momento che altri protagonisti emergo-no sulla scena mondiale, al di fuori dell’Oc-cidente, dove l’Impero continua a domina-re. Ecco dunque che possiamo osservarecon precisione come le classi dirigenti ester-ne all’Occidente, determinate a non lasciar-si trascinare nel suo collasso, cercano di co-struirsi una via autonoma di uscita dallacrisi planetaria. E, poiché non si fidano diWashington, e poiché hanno leadershipnon subordinate (o non del tutto condizio-nate) agl’interessi di Wall Street e Londra,eccoli cercare altre soluzioni.

Sto parlando del cosiddetto BRICS Ca-ble, un progetto davvero strategico il cuiobiettivo primario è appunto quello di sot-trarsi al controllo e al condizionamento(leggi al ricatto) di Washington. E’ un pro-getto che entrerà già in funzione nel 2014,che costerà 1,5 miliardi di dollari e che saràpagato dai cinque paesi del BRIC (Brasile,Russia, India, Cina, Sud-Africa), ai quali ègià previsto si assoceranno, dividendosispese e vantaggi, altri dodici paesi tra quelliche, un tempo, si chiamavano i “non alli-neati”. Comunque al di fuori dell’OCSE,cioè dell’Occidente.

Un cavo lungo 34.000 chilometri, chepermetterà collegamenti diretti, senza in-termediari, tra i cinque nuovi giganti emer-genti, anzi già abbondantemente emersi. Es-si hanno capito (e nel vertice di Nuova Del-hi del 2012 hanno tirato le somme) che eraimpellente prendere decisioni strategicheproprio in tema di comunicazioni. Non solo

SWIFT E IL DATAGATE ANNUNCIATO

mo ministro Enrico Letta, del governatoretoscano Enrico Rossi, del sindaco Filippe-schi e del presidente della Provincia An-drea Pieroni. Ancora, fra le autorità, l’at-tuale rettore del Sant’Anna Riccardo Va-raldo, il questore di Pisa Raffaele Micillo,il prefetto Antonio De Bonis, il presidentedel tribunale Salvatore Laganà. E il capodella Procura, Ugo Adinolfi.

per evitare di essere banalmente derubatidi informazioni sensibili e cruciali, ma perpoter impedire a eventuali nemici di “di-sconnetterli”. Insomma: più reti altrui seicostretto ad attraversare, più è probabile chetu sia intercettato. Più sono gli “hubs”, i no-di da superare, più saranno i controllori cheguarderanno ciò che stai facendo e potran-no prendere le loro eventuali contromisure.Per esempio una comunicazione tra Cina eBrasile, in questo momento, deve attraver-sare due “nodi” americani. Pensa che festanegli uffici della National Security Agency!

La festa finirà tra non molto, anche sei sistemi tipo MUOS, che gli USA stannoinstallando in quattro continenti (uno diquesti è in costruzione a Niscemi, in Sici-lia), uniti a una rete di satelliti geostazio-nari, stanno già studiando i modi per pe-netrare anche in eventuali nuove reti co-municative indipendenti. Insomma, la bat-taglia è aperta e sarà durissima. L’unica co-sa certa, al momento, è che l’Europa - que-sta Unione Europea, che abbaia al padro-ne, ma morde i suoi popoli - se ne sta ac-cucciata nel proprio canile, incapace direagire e di difendersi.

Infine c’è un aspetto che è decisivo eche, appunto per questo, viene ignorato dalmainstream. I sistemi di controllo e diascolto planetario di cui ormai dispongonogli Stati Uniti e solo loro, hanno anche unaltro risvolto: quello direttamente militare.Si tratta di armi, vere e proprie. Probabil-mente le più importanti armi per la terzaguerra mondiale che si sta velocemente ap-prontando. Perché è già evidente che glistrumenti di controllo sul nemico sono tutti“multi-uso”. Puoi ascoltare, ma puoi ancheinterferire. Puoi leggere ciò che gli altri scri-vono ma puoi anche cancellare. Puoi im-pedire al nemico di ascoltare, di sentire, divedere. Puoi bloccare le sue difese. Puoi co-stringerlo a difendersi da attacchi che primaerano impossibili, e che vanno da improv-vise epidemie, a modificazioni climaticheviolentissime. Tutto questo è già possibilee il “Datagate” che qui stiamo analizzandoaltro non è che la pellicola protettiva chetrovi sullo schermo del cellulare quando èancora nuovo di zecca.

Noi tutti stiamo vedendo solo la pelli-cola di plastica, ma non ci è dato capirecose sta davvero accadendo. Qui sta la dif-ferenza tra il caso “Echelon”, o il casoSWIFT, e oggi. In questi anni le tecnologiedi comunicazione-interferenza-attacco han-no avuto sviluppi mostruosamente veloci.Il progetto HAARP è in piena funzione (ri-cordo di nuovo il MUOS di Niscemi), lospazio che circonda la terra è ormai sededi sistemi d’arma che sono stati approntatiin vista di uno scontro planetario. E’ pos-sibile entrare in un computer nemico e faresplodere a distanza ogni ordigno, e ognicentrale nucleare. E’ possibile impedire alnemico, magari nemmeno ancora dichia-rato, di realizzare un suo progetto qualsi-voglia. E’ possibile avvelenare i corpi, oltreche le menti dei sudditi altrui.

E tutti guardano il dito, mentre non ve-dono la Luna. Il pifferaio magico suona ilsuo strumento, come un rumore di fondoche impedisce di percepire l’uragano chearriva. La Luna è già scura e sta entrandoin una eclisse fatale. Il giovane Snowden èuna Cassandra che giunge in ritardo.

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POTERE

L U G L I O 2 0 1 3 7

LA STELLA POLARE del Go-verno guidato da EnricoLetta sarebbe dovuta es-sere la lotta alle gravi in-giustizie sociali del paese,

in cui i sacrifici sono stati river-sati sulle categorie più deboli e

svantaggiate, e il perseguimento dell’egua-glianza dei cittadini. L’eguaglianza è il pi-lastro della democrazia, la molla che ne fa-vorisce la diffusione. E va intesa comeeguale opportunità di uomini e donne,consacrata nella Costituzione in diversi ar-ticoli, a partire da quello che prevede ilcompito doveroso della Repubblica di «ri-muovere gli ostacoli di ordine economicoe sociale, che limitando di fatto la libertàe l’eguaglianza dei cittadini, impedisconoil pieno sviluppo della persona umana el’effettiva partecipazione di tutti i lavoratoriall’organizzazione politica, economica e so-ciale dello Stato» (articolo 3).

Questo dovere della Repubblica in tuttele sue articolazioni non è di natura solomorale, ma soprattutto economica e socia-le, poichè non si esce dalla crisi spaventosain cui siamo precipitati senza il consegui-mento della eguaglianza. Che si poteva esi può realizzare in un solo modo: facendosopportare il peso dei sacrifici soprattuttoa quelli, me compreso, che hanno maggioripossibilità reddituali e patrimoniali, e chefinora sono stati salvati.

Enrico Letta e i suoi ministri dovrebbe-ro sapere che l’esperienza millenaria dellaciviltà occidentale ha dimostrato chel’eguaglianza ha contribuito allo sviluppoeconomico delle nazioni e ha fatto grandimolti paesi dell’antichità e dell’era contem-poranea. A dirlo fu il più grande storicodell’antichità, Erodoto, nelle sue Storie, lad-dove afferma che «sotto ogni riguardol’eguaglianza è un bene prezioso» (Le Sto-rie, V). Principio che venne ripetuto da Tu-cidide attraverso Pericle, che poneva la for-za della democrazia nella eguaglianza deicittadini: «per quanto riguarda gli interessiprivati, a tutti spetta un piano di parità,mentre per quanto riguarda la considera-zione pubblica nell’Amministrazione delloStato, ciascono è preferito a seconda delsuo emergere in un determinato campo,non per la provenienza da una classe so-ciale, più che per quello che vale. E perquanto riguarda la povertà, se uno può da-re qualcosa di buono alla città, non ne èimpedito dall’oscurità del suo stato socia-le» (Tucidide, Le Storie, II).

Durissima analisi di Ferdinando Imposimato sulla condizionevera, oggi, del nostro Paese, con i principi costituzionali aperta-mente violati, a cominciare da quello sull’eguaglianza dei cittadini,le riforme urgenti ignorate e l’unico intento di andare verso unapericolosa deriva presidenzialista. Un quadro che si completacon i tentativi, da parte di qualcuno, di affossare le indagini do-verosamente riaperte sul caso Moro.FERDINANDO IMPOSIMATO

Negli ultimi decenni, invece, dopo l’as-sassinio di Aldo Moro, al Governo abbiamoavuto dei mediocri governanti, ignoranti eprepotenti, che hanno fatto scempio delprincipio di eguaglianza ed hanno curatosolo i loro privati interessi contro il benecomune, accentuando ingiustizie e disegua-glianze in modo insopportabile.

Sulla stessa scia nefasta si è posto il Go-verno delle larghe intese che, sotto la dire-zione occulta di banchieri e finanzieri, con-tinua a tartassare i meno abbienti con tassee balzelli di ogni genere, accentuando il di-vario tra ricchi e poveri, e impedendo aigiovani e ai lavoratori di trovare una solu-zione ai loro problemi di occupazione e diretribuzione dignitosa per tutti.

E tutto questo avviene con la benedizio-ne del Presidente della Repubblica, che an-ziché richiamare i governanti al dovere diassicurare l’eguaglianza delle condizioni deicittadini, ridurre il divario tra una classeprivilegiata piena di ricchezza e di favorie l’immensa quantità dei cittadini svantag-giati che vivono al di sotto del limite delladignità e del decoro, difende a spada trattaquesto Governo, che dovrebbe essere man-dato a casa subito poiché sta portando ilpaese verso il disastro e la bancarotta. I cuieffetti graveranno ancora una volta sui la-voratori, disoccupati, studenti, pensionatie giovani in cerca di prima occupazione.

LA MALAFEDE AL GOVERNOEppure i comportamenti del Governo negliultimi tempi sono esemplari della malafedee dell’incapacità nel risolvere la crisi, a co-minciare dalla farsa della conclamata, fintalegge per l’eliminazione del finanziamentopubblico ai partiti, che sarebbe dovuta en-trare subito in vigore, ed invece prima è sta-ta rinviata al 2017 e poi cancellata, nel si-lenzio dei media, per proseguire con lamancata riduzione delle retribuzioni di par-lamentari nazionali e regionali, e la loroomologazione a quelle degli altri parlamen-tari europei, alla mancata riduzione del nu-mero dei parlamentari nazionali e regionali,a una seria lotta all’evasione fiscale che gra-va sui cittadini per oltre 100 miliardi di eu-ro l’anno, oltre che nella mancata lotta allacorruzione, che ha un peso sui cittadini di70 miliardi all’anno, una tassa occulta cheequivale al provento di dieci Imu. La stessatassa che invece graverà su quei lavoratoriche con enormi sacrifici hanno acquistatola prima casa.

E dobbiamo assistere alla farsa grottescadi un ex Presidente del Consiglio che recla-ma l’abolizione dell’Imu, ma contempora-neamente evade il fisco per centinaia di mi-lioni di euro, secondo sentenze di primo esecondo grado, e impone come primo obiet-tivo da perseguire quello della riforma dellagiustizia, che significa limitazione dei poteridel Pubblico Ministero e sottoposizione al-l’autorità del Ministro della Giustizia.

Altro obiettivo di Letta è la riforma del-la Costituzione con l’attuazione della Re-pubblica presidenziale o semipresidenziale,anche questa con l’avallo occulto del Pre-sidente della Repubblica, che apparente-

SENZA EGUAGLIANZA E SENZA VERITÀ

IL SANGUE DEI GIUSTI

storici, i governanti, coloro che gestisconol’istruzione nel nostro Paese e alcuni mediaasserviti a poteri occulti che controllano lanostra vita.

Uno storico recentemente ha affermato,senza vergognarsi, che del caso Moro se nedebbono occupare solo gli storici e non imagistrati. E implicitamente sostiene chedi Moro si sa tutto quello che bisognava sa-pere. Non a caso, questo stesso storico inaltra occasione ha espresso giudizi ampia-mente positivi sul conto di Francesco Cos-siga, in occasione di un dibattito alla fieradel libro di Torino qualche anno fa.

Si tratta di un ennesimo tentativo di in-sabbiamento della verità da parte di chi,senza sapere nulla del complotto controMoro, dilaga con una serie di sciocchezzee di silenzi sulle prime pagine dei giornalidi grande prestigio, per scoraggiare la do-verosa indagine della magistratura e quelladi chi non si contenta della verità ufficiale.Ma vuole la verità vera, anche per capirela cause della crisi presente.

Noi siamo convinti che solo l’appassio-nata ricerca e conquista della verità e dellagiustizia sulla vicenda Moro e sulle stragiche hanno insanguinato il Paese, possa dareal superamento della crisi e al miglioramen-to della condizione dei giovani un contri-buto superiore alle astuzie di una politicacalcolatrice. Senza verità non c’è futuro. Perquesto ci batteremo per la ricerca e la dif-fusione della verità vera, e non quella co-struita su dati e ricostruzioni false. Senzaverità, la libertà e la democrazia sarannosempre in pericolo, in balia e alla mercé dicoloro che hanno costruito l’edificio sulsangue dei giusti.

Aldo Moro, sulla cui tragica fine la Procura diRoma ha riaperto le indagini.

In alto, il discorso del capo dello Stato GiorgioNapolitano per l’insediamento di Enrico Letta.

mente non si schiera, mentre sa che questoè il progetto primario del Governo.

Noi ripetiamo ancora una volta la estre-ma pericolosità della Repubblica Presiden-ziale, specie nel nostro Paese che ha già co-nosciuto il fascismo. Fenomeno che si batte,attraverso le leggi, per difendere il principioche «nessuno riesca a raggiungere una po-sizione troppo preminente», di cui sarebbeportato ad abusare. La Repubblica Presiden-ziale combatterebbe la democrazia trasfor-mandosi in regime, cioè dittatura della mag-gioranza che governa nel disprezzo dell’op-posizione, elemento cardine della democra-zia. «Base delle Costituzione democratica èla libertà, fine di ogni democrazia. Una pro-va della libertà è nell’essere governati e nelgovernare, cioè l’alternanza dei governi. Nes-sun individuo può coprire due volte la stes-sa carica, le cariche sono di breve durata»(Aristotele). In questo alternarsi senza sostedei governi si realizza il continuo rinnova-mento della democrazia.

In difesa della democrazia due sono lepriorità assolute e indifferibili, di cui il Go-verno Letta continua a non parlare, con ilsilenzio del Colle: la legge sul conflitto diinteressi, per consentire che «tutti i cittadi-ni, uomini e donne, possano accedere allecariche elettive in condizioni di eguaglian-za», e la riforma della legge elettorale, pereliminare lo sconcio di una legge che ri-conosce a un partito che raggiunge il 24-25per cento dei voti di avere una maggioranzaassoluta e di governare contro una opposi-zione del 75%. Ma, ancora una volta, ilPresidente della Repubblica, dopo avere ri-petutamente invocato la riforma della leggeelettorale negli ultimi mesi della passata le-gislatura, esortando tutti i partiti ad attuarla,oggi rimprovera al Presidente del Senatol’intervento a favore della riforma della leg-ge elettorale, sostenendo che si tratta di unaposizione personale! Ma si tratta di una mi-sura in difesa della democrazia e in attua-zione della Costituzione, non di un parerepersonale. Così come ci preoccupa il silen-zio del Colle su una indifferibile legge sulconflitto di interessi, che servirebbe anchea contrastare episodi di corruzione dovutialla coesistenza in una sola persona di con-trollori e controllati.

I SILENZI SU MOROAltro silenzio che ci preoccupa riguardauna mancata riflessione da parte del Presi-dente della Repubblica e del Governo sullanostra storia recente e di quella passata,specie riguardo alla tragedia di Aldo Moro,la più grave dalla nascita della Repubblica.La storia vera non sembra interessare gli

Dopo l’assassinio di Al-do Moro, al Governoabbiamo avuto dei

mediocri governanti, ignoranti e pre-potenti, che hanno fatto scempio delprincipio di eguaglianza ed hannocurato solo i loro privati interessi con-tro il bene comune.

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ELIO LANNUTTI

Sono 254mila le famiglie italiane che non riescono più a pagare il mutuo, non solo per la crisi, ma per i tassi più altid’Europa praticati dalle nostre banche. Ma ora una sentenzadella Cassazione pone la parola fine ai “pizzi” usurai. El’Adusbef mette a disposizione un vademecum per gli utenti,anche al fine di prevenire il diffuso fenomeno delle periziepagate a caro prezzo per accertare la legittimità dei tassi.

LA SUPREMA Corte di Cassa-zione, con la sentenza 350del 2013, ha assestato un ul-

teriore colpo alla protervia delsistema bancario, che ritiene diesercitare il diritto di vita o dimorte per gli utenti ed i consu-

matori dei servizi bancari e finanziari.Quando il tasso di mora, le penali e le va-rie spese, tutte messe insieme, superano iltasso soglia stabilito dalla legge antiusura108/96, anche i mutui diventano usurari epossono essere annullati con le relativeprocedure giudiziali bloccate. Questo inestrema sintesi il provvedimento emanatodalla Cassazione (presidente Corrado Car-nevale, relatore Antonio Didone), che con-sente il recupero integrale degli interessipagati su mutui, leasing e finanziamenti.

Il mutuo ipotecario può quindi essereannullato se ricorrono alcuni estremi chelo portano a superare il tasso d’usura in ap-plicazione dell’articolo 1815 del Codice Ci-vile (richiamato anche dall’articolo 644 delCodice Penale e dell’articolo 4 della Legge108/96), che in sintesi prevedono la nullitàdella clausola contrattuale. Recita infattil’articolo 1815 sugli interessi: «Salvo diver-sa volontà delle parti, il mutuatario devecorrispondere gli interessi al mutuante. Perla determinazione degli interessi si osser-vano le disposizioni dell’articolo 1284. Sesono convenuti interessi usurari, la clausolaè nulla e non sono dovuti interessi».

LE TASSE SUL TASSOPer determinare il tasso d’usura bisogna in-serire tutte le somme addebitate dalla ban-ca tra spese, penali, interessi di mora. L’am-montare complessivo rappresenterà la quo-ta precisa che dovrà determinare il cosid-detto TEG, “tasso effettivo globale ”. Sequesto è superiore al Tasso Soglia (il tassooltre il quale si è in regime di usura), ilrapporto è usurario e può essere impugna-to, specie in presenza di insolvenza o di ri-tardati pagamenti, sommando al tasso lepenali precedentemente pattuite.

Se la soglia di usura stabilita dalla legge108/96 per i mutui, ad esempio, è al 10 percento, il tasso da corrispondere è il 7% egli interessi moratori previsti nel contrattosono del 3,5% in caso di ritardato paga-mento, arriviamo al 10.5%, quindi supe-

riore al tasso soglia del 10%. L’opportunità di poter verificare anche

sui mutui i tassi di usura, applicando ilprincipio stabilito già per i rapporti di af-fidamento bancario dalla precedente sen-tenza della II Sezione Penale della Cassa-zione (la numero 12028 di marzo 2010),diventa un elemento di ulteriore riscontroda effettuare per far valere i propri dirittie sospendere azioni giudiziali in corso, chediventano così illegittime.

OCCHIO AL DIFFERENZIALELe ultime elaborazioni Adusbef su datiBCE, hanno scattato la fotografia reale deimutui esistenti in Italia ad aprile 2013, paria 3,3 milioni di contratti, con una consi-stenza di 364,183 miliardi di euro ed al-meno 254.000 famiglie, che non riesconopiù a pagare le rate per sopravvenute dif-ficoltà economiche, determinate anche datassi di interesse più alti d’Europa.

I tassi di interesse sui mutui prima ca-sa infatti, a conferma della voracità dellebanche italiane, sono pari ad una mediadel 4,46% in Italia, contro il 3,34 della me-dia Ue. Il differenziale di 112 punti base,

costringe un italiano, che ha contratto unmutuo di 100mila euro a 30 anni, a paga-re una rata mensile di 64 euro più alta(768 euro in più all’anno) del mutuatariodi Eurolandia, con un pizzo, vero e pro-prio furto con destrezza, di 23.040 euro inpiù a conclusione del contratto di mutuo,rispetto ad un cittadino dell’area Euro.

I tassi di interesse più elevati, la crisieconomica che ha falcidiato milioni di po-sti di lavoro, la smodata voracità del fiscoe la chiusura di attività economiche di pic-cole imprese strozzate dalle banche: tuttoquesto ha causato crescenti difficoltà pernumerose famiglie che, non arrivando piùda tempo a fine mese, non possono più pa-gare le rate dei mutui stipulati con le ban-che: se nel 2010 erano pari al 5% (stimeBankitalia), nel 2013 arrivano al 7,7% (sti-me Adusbef), con circa 254.000 famiglietitolari di mutui, su un totale di 3,3 milio-ni, che non riescono più a pagare la sca-denza delle rate.

Mentre il “piano famiglie” dell’Abi, alquale hanno aderito 90.000 famiglie, offreuna momentanea boccata d’ossigeno, rin-viando l’agonia con oneri ed interessi piùsalati alla scadenza ed il relativo allunga-mento della vita dei mutui di 6 mesi o 1anno, le battaglie dell’Adusbef, che non sot-toscrive accordi a perdere con le banche,continuano a dare i loro frutti, sia nella leg-ge antiusura 108/96, che con la sua correttainterpretazione dottrinaria, sancita dalla ri-chiamata sentenza 350/2013 di Cassazione.Adusbef infatti ha pubblicato sul suo sitowww.adusbef.it un fac-simile a disposizionedegli utenti, per offrire ai consumatori indifficoltà, ed agli utenti vessati dal sistemabancario, il recupero integrale degli interessipagati su mutui, leasing e finanziamenti,quando i tassi o le penali superano la sogliadi usura con la nullità totale (in alcuni casi),

come recita l’articolo 1815 del Codice: «Sesono convenuti interessi usurari, la clausolaè nulla e non sono dovuti interessi».

Ai fini dell’applicazione dell’articolo644 del codice penale e dell’articolo 1815,secondo comma, del codice civile, si in-tendono usurari gli interessi che superanoil limite stabilito dalla legge nel momentoin cui essi sono promessi o comunque con-venuti, a qualunque titolo, indipendente-mente dal momento del loro pagamento.

LE VIE DEL MODULODopo aver ingaggiato una lotta senza quar-tiere contro usi, abusi ed ordinari soprusidelle banche, l’Adusbef ha preparato unvademecum con le istruzioni per l’uso, an-che al fine di evitare che loschi personaggipossano approfittare dello stato di bisognodelle famiglie, speculando con perizie dalcosto minimo di 500 euro, per accertare seil mutuo, con le penali stabilite dal con-tratto, eccede il tasso soglia. Ricordiamoche invece, in tal caso, si possono utiliz-zare i moduli presenti su sito Adusbef: siaquello per la messa in mora, sia il fac si-mile di denuncia penale contro la propriabanca per il reato di usura, bloccando intal modo qualsiasi procedura giudiziariaverso l’utente.

Le 172 sedi dell’Adusbef - coordinatedal vice-presidente Antonio Tanza, avvo-cato, massimo esperto di diritto bancario edi ordinari abusi del sistema creditizio -sono a disposizione per offrire un aiutotangibile ad almeno 254.000 famiglie inmora ed in stato di estremo bisogno, chenon riescono più a pagare le rate sia per lacrisi economica che per tassi elevatissimied eccessiva onerosità.

Tutelarsi da banche e Bankitalia, suagrande protettrice-meretrice a braccetto coibanchieri, è un dovere morale!

MUTUI: L’ODORE DEI PIZZI

8 L U G L I O 2 0 1 3

LA CONDANNA DELLE BANCHE USURAIE

MENTRE PER L’ENNESIMA VOLTA l'An-titrust avvia un’istruttoria nei

confronti di 8 primarie compagniecome Fonsai, Generali, Allianz, Rea-le Mutua, Cattolica Assicurazioni,Unipol, Axa e Groupama, che de-tengono l’80% della raccolta preminel ramo danni e nella Rc auto, perpossibili intese restrittive della con-correnza, volte a ostacolare il plu-rimandato agli agenti, Ivass-Banki-talia, paralizzata da un gigantescoconflitto di interessi con le assicu-razioni socie che detengono partedelle quote di Banca d’Italia, restaa guardare.

Il 95% delle quote di partecipa-zione al capitale è di proprietà dibanche (Intesa San Paolo ed Uni-credit, con il 52,3%) ed assicurazio-ni, il che costituisce un gigantescoconflitto di interesse, rafforzato con

l’istituzione dell’Ivass, istituto presie-duto dal direttore generale di Ban-kitalia, che assegna all’ex Isvap lavigilanza sul settore assicurativo. Lecompagnie Generali, Allianz, Fondia-ria Sai, Milano Assicurazioni, hannoquote rilevanti, tali da condizionarnel’operato, al punto che una delle“operazioni di sistema” partorita dalGovernatore Ignazio Visco & Soci,ha costretto Cassa Depositi e Pre-stiti ad utilizzare il risparmio postaleper acquisire quote di Generali parial 4,5%, con un esborso di 883 mi-lioni di euro del Fondo StrategicoItaliano (FSI), invece di utilizzare quel-le risorse per finanziare le impresee far uscire il paese dalla forte re-cessione.

La Banca d'Italia infatti ha cedu-to la partecipazione del 4,5% di Ge-nerali al Fondo Strategico Italiano

(FSI) controllato dalla Cassa Depositie Prestiti, oltre a sottoscrivere l'au-mento di capitale da 3,3 miliardi,che gli conferisce il 20% del Fondo,con il capitale sociale di Fsi chepassa da 1.000.000.000 euro a4.351.227.430 euro, ed una com-posizione da scatole cinesi dellequote Cdp 77,7% Fintecna spa (so-cietà interamente posseduta daCdp) 2,3% e Banca d'Italia 20%.

Ci piacerebbe sapere cosa stiafacendo l’Ivass, mentre le compa-gnie di assicurazioni, finite ancorauna volta sotto inchiesta per accordidi cartello e patti lesivi degli interes-si degli assicurati, continuano a sac-cheggiare le tasche dei consuma-tori con tariffe obbligatorie, pari inmedia a 1.250 euro per assicurareun veicolo di media cilindrata, chesi mangiano il 6,5% dello stipendio

netto rilevato dall’Ocse, a differenzadella Spagna (3% del reddito netto);di Francia ed Irlanda (2,9% del red-dito netto); Germania (2,8%) e GranBretagna, che impegna il 2,2% (me-no di un terzo) del reddito netto de-gli italiani, a fronte di una media dei6 paesi di 763 euro.

Per far uscire il paese dalla gra-vissima crisi sistemica e dalla reces-sione endemica, il Governo dovreb-be avere il coraggio di tagliare leunghie a cartelli, monopoli, noti spe-culatori e cricche di potere econo-mico coalizzati attorno ai santuaridella finanza ed ai collusi controllori,che perseguono i loro esclusivi in-teressi di saccheggio a danno di fa-miglie, consumatori ed interessi piùgenerali del Paese.

Assicurazioni: l’eterno conflitto dell’Ivass

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Stipendio medio netto ineuro

Costo medio RCA +Furto e Incendio in Euro

Percentuale Costo /RCAuto Stipendio

Gran Bretagna 29.604 (450 £) 643 2,2

Germania 25.095 715 2,8

Irlanda 24.162 690 2,9

Francia 22.689 650 2,9

Spagna 21.122 630 3,0

Italia 19.100 1.250 6,5

Media 6 paesi considerati 23.629 763 3,2

Media OCSE 20.593

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I costi RC Auto in Eurolandia

Nella tabella qui sopra, elaborata daAdusbef, il raffronto fra i costi inEuropa della RC Auto obbligatoria

e gli stipendi dei lavoratori.

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MUTUI: L’ODORE DEI PIZZI

Credo sia legittimo chiedersi, e dovreb-be farlo anche il governo, quanta parte diquei 18 mila miliardi appartiene a cittadiniitaliani che hanno tradito la Costituzione,il Paese, e hanno demolito l’architrave del-la solidarietà. Le proteste e la rabbia riguar-davano e riguardano altro, perchè si pre-ferisce, anche per responsabilità del cetopolitico e dell’informazione, guardare il di-to e ignorare la luna. Ed è singolare chenel G8 di giugno il problema l’abbia sol-levato il premier inglese, quando tutto ilmondo sa che la nostra evasione fiscale èmolto più elevata della media dei paesieuropei di eguale importanza e popola-zione. Ed è noto che la quota di economiacriminale italiana, o di origine italiana, nonha riscontro in nessun altro paese europeoe democrazia del mondo, basata sulle re-gole dello Stato di diritto.

E’ sufficiente ricordare gli ultimi tre epi-sodi emersi, nell’arco di un mese, dalle in-chieste della magistratura, per capire di cosastiamo parlando e di come lo Stato vienesaccheggiato. Il primo riguarda gli intreccitra i fondi gestiti dall’ex tesoriere della LegaFrancesco Belsito e la ‘ndrangheta. «Ununico flusso finanziario che intreccia i gua-dagni delle attività criminali della ndran-gheta con quelli provenienti dai finanzia-

menti alla politica» (Corriere della Sera, 26giugno 2013). Insomma, i soldi del finan-ziamento dello Stato ai partiti, alla Lega inquesto caso, si mescolavano con quelli della‘ndrangheta e ne favorivano il riciclaggio ela ripulitura. Il secondo episodio riguardale frodi fiscali e gli ingaggi truccati delle 41società calcistiche passate al setaccio dallaguardia di finanza. Il terzo, l’inchiesta nelloIor per truffa e corruzione, che ha portatoin carcere monsignor Nunzio Scarano, per-sonaggio di prima fila della Curia Romana.

Ma se i singoli episodi rimangono iso-lati gli uni dagli altri. Se vengono confinatinel recinto delle cronache giudiziarie. Sela Politica e le Istituzioni non si occupanodi connettere i fili della truffa complessiva,gigantesca e miliardaria, ai danni dello Sta-to, spiegandone le connessioni, i dannimorali, economici, sociali e istituzionali,e non approvano in tempi brevissimi lenecessarie riforme legislative, amministra-tive e della struttura burocratica dello Sta-to, con l’obiettivo di recuperare miliardiall’erario e di bonificare il putridume cheammorba istituzioni e amministrazioni, ilPaese non ha scampo. Io lo scrivo da oltretrenta anni, ma, insieme a pochi altri, hoabbaiato alla luna.

I responsabili delle omissioni e dello

sfascio, ancora prima dei ladri, dei truffatorie dei criminali, andrebbero processati perattentato alle istituzioni della Repubblica ecacciati dalle stesse. L’azione di bonifica epulizia all’interno del paese dovrebbe ac-compagnare quella dell’iniziativa politicaeuropea, per evitare la crisi irreversibiledell’Unione. Il controllo ferreo e la chiusuradei paradisi fiscali, nei casi di inadempien-ze, è pregiudiziale rispetto a tutte le altremisure.

COSA RESTA DA FAREA chi, qualche anno fa, chiedeva al profes-sor Victor Uckmar cosa si può fare per neu-tralizzare i paradisi fiscali, il grande fiscalistarispondeva: «Chiudeteli tutti». In subordine,«é necessario mettere al bando gli operatoriche li usano». Per esempio, il divieto alleimprese e società che hanno una sede neiparadisi fiscali, di quotarsi in borsa, così, co-me è scritto nella nostra proposta di leggedi iniziativa popolare.

Altre misure urgenti che l’Unione Euro-pea deve adottare sono: sistema fiscale, re-gole e sanzioni comuni e assistenza giudi-ziaria in tempo reale. Purtroppo, non vedoall’orizzonte né leader né proposte utili adaffrontare le urgenze.

L’Italia, poi, non si preoccupa nemmenodi riformare la legge sul riciclaggio. Sarebbesufficiente sopprimere solo 4 parole del testoattuale «fuori dai casi di concorso nel reato».Solo 4 parole, per adeguare la normativa ita-liana a quella degli altri paesi europei e in-trodurre l’autoriciclaggio. D’altronde, governie parlamento hanno impiegato 20 anni pervarare una legge anti-corruzione della qualesarà difficile persino approvare gli adempi-menti previsti per applicarla.

L’Italia, che è campione di evasione fi-scale, di corruzione e di mafia potrebbe co-minciare e dare il buon esempio. Ma noncredo che lo farà.

Democrazia e Legalità, che ha qualchemerito nella battaglia per il ripristino di li-velli accettabili di legalità nel nostro paese,nei prossimi mesi impegnerà tutte le sueenergie, in Italia e in Europa, per informarei cittadini e le Istituzioni Europee sulleconseguenze dell’azione costante di saccheg-gio del Paese e proporre le soluzioni neces-sarie per recuperare 50 miliardi all’anno datre settori: evasione fiscale, corruzione, con-fisca, utilizzo e vendita dei beni mafiosi.

www.democraziaelegalita.org.

IL PRESIDENTE del Consiglio, nell’ultimo ver-tice Europeo, si è battuto per portare acasa alcune centinaia di milioni di euro

da destinare alle aziende che assumono gio-vani con contratti a tempo indeterminato.Secondo i conti del ministero dell’econo-mia, con un contributo pro-capite di 600euro, un terzo del totale, sarebbe possibileassumere 200 mila giovani.

Buon risultato, ammesso che le aziendeassumano, ma una goccia nel mare delledifficoltà economiche e finanziarie dell’Ita-lia, come degli altri paesi europei. Gli Statinon hanno soldi e non possono aumentarele tasse ai cittadini che già le pagano, conil rischio di trovarsi le barricate nelle strade.I privati evasori, esportatori illegali di capi-tali, riciclatori di denaro sporco (che non èsolo quello mafioso, ma tutto quello prove-niente da pratiche di malaffare: evasione,corruzione, frode fiscale, falso in bilancioecc., ben custodito nei tantissimi paradisifiscali che gli Stati hanno anche sui loro ter-ritori), dominano la finanza e, in tempo dicrisi, moltiplicano gli incassi.

Finalmente, se n’è accorto anche l’ulti-mo vertice del G8 nel quale, accanto allelamentele rituali riguardanti le tasse troppoelevate sulle imprese e sul lavoro, si è par-lato dell’evasione fiscale devastante, ben di-fesa nei paradisi valutari e bancari. Anchese, soprattutto in Italia, si evita accurata-mente di spiegare che se non si recuperaalmeno una parte dell’evasione fiscale, èimpossibile diminuire le tasse sul lavoro esui redditi, e si rischia la chiusura dei ser-vizi essenziali.

L’ORO IN VOLOI numeri pubblicati sono molto più elo-quenti delle parole. L’evasione fiscale ita-liana - riguardante il Pil dell’economiasommersa, che l’Eurispes valuta 520 mi-liardi di euro - è di 270 miliardi all’anno.Ad essa andrebbe aggiunta l’evasione daeconomia criminale, difficilmente calcola-bile, della quale però conosciamo la con-sistenza delle attività che la producono, eche valgono 200 miliardi di Pil. Sommersoe criminale, che si mescolano come vasicomunicanti, sui mercati, nelle banche ein tutti i fondi finanziari, sono il prodottodi lavoro nero, evasione, corruzione, espor-tazione di capitali ecc. A questo proposito,forse non è casuale il silenzio sugli oltre200 miliardi di euro imboscati nelle ban-che svizzere e sulla moltiplicazione deipiccoli aerei che dal nord Italia volano ver-so la Svizzera con carichi di oro, che nelleefficientissime fonderie elvetiche viene tra-sformato in lingotti.

I voli dei piccoli velivoli che evitano ladogana sono tanto frequenti da avere giàpreoccupato il governo elvetico il quale siè premurato di informare il nostro paese,forse per evitare, in futuro, accuse di collu-sione con la criminalità organizzata e congli evasori abituali. Naturalmente nessunosi è preoccupato di approfondire. Ma, puressendo l’Italia campione mondiale di eva-sione, corruzione e criminalità, i dati com-plessivi pubblicati nei giorni del G8 sonodavvero terrificanti e indicativi del peso del-la criminalità finanziaria globale.

E’ stato calcolato che il valore delle at-tività nascoste dalle persone fisiche (societàescluse) nei paradisi fiscali e in quelli confiscalità particolarmente vantaggiosa, è di18.500 miliardi di dollari, dei quali 12.500nascosti in Europa. 18.500 miliardi di dol-lari, più di nove volte il debito pubblico ita-liano, accumulati, nel silenzio generale,mentre in Italia si gridava allo scandalo perlo stipendio dei parlamentari e si ignoravache l’evasione accumulata da alcune mi-gliaia di mascalzoni è più consistente dellespese di tutti gli Stati Europei messi insie-me e anche dei loro debiti pubblici.

CRIMINI, EVASIONELA VIA DI SCAMPO

LA NOSTRA UTOPIA ÈCREDERE POSSIBILI

ANCHE LE COSE IMPOSSIBILI E

COMINCIARE A FARLE

ELIO VELTRI

Al centro, l’ex tesoriere della Lega Nord Francesco Belsito, accusato di aver gestito i

fondi del partito in connection affaristicocriminale con uomini della ‘ndrangheta.

Il braccio destro degli editori

www.editoria.tv

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quel che non avrebbe dovuto dire, ndr)».Quel verbale aveva solo una pecca for-

male: non era firmato. Anche perché lo stes-so Spatuzza avrebbe dovuto essere interro-gato alla presenza di un difensore. E’ perquesto che il prezioso documento non en-trerà neppure nel processo Borsellino quater.

Ma, formalità a parte, restano molte do-mande: Vigna e Grasso inviarono quel do-cumento ai loro colleghi di Caltanissetta?Come mai quelle 82 pagine di verbale sonorimaste segrete per 15 anni? Perché sono do-vuti trascorrere 11 anni prima di accorgersiche Scarantino mentiva, costantemente im-beccato da un superpoliziotto come La Bar-bera e da tre poliziotti suoi collaboratori? E,scomparso La Barbera, cosa aspetta la pro-cura di Caltanissetta a mandare a processoquegli uomini dello Stato assolutamente in-fedeli, tanto da depistare ben tre gradi di giu-dizio? Tutti questi interrogativi hanno forseuna solo, tremenda, risposta: Trattativa?

E cosa dire delle “confidenze” fatte daRiina a due agenti della polizia penitenziariaappartenenti al Gom? Quell’ex “capo dei ca-pi” che conferma in pieno la trattativa («Era-no loro a cercarmi, non io»), per poi aggiun-gere ciò che da tempo è molto più di un so-spetto («Sono stati Provenzano e Cianciminoa farmi arrestare»), e che conclude propriocon la strage di via D’Amelio («Quella strageè cosa di servizi segreti»).

Riina è ormai un vecchio rintronato, co-me vorrebbero farci credere? Senza dimen-ticare, però, che nell’ottica della vergognadella Trattativa tutto si tiene: anche un ver-bale tenuto nascosto per 15 anni?

LO SCOPO DEL DEPISTAGGIONel tentativo di spiegare il meccanismo deldepistaggio Scarantino e i ritardi della pro-cura di Caltanissetta in tutta questa intricatavicenda, facciamo un lungo passo indietro.

Che Scarantino sia un “mafioso” anoma-lo lo dimostra fin da subito la mobilitazioneche si crea attorno al suo caso. Scarantinoviene arrestato il 29 settembre 1992. Il 2 ot-tobre una manifestazione in suo favore sisvolge nel rione palermitano della Guadagna,dove abita la famiglia del giovane. Un cen-tinaio di persone, tra cui numerosi parentidi Scarantino, si radunano nella piazza prin-cipale e attraversano in corteo le strade delquartiere. Sui cartelli di protesta, affidati aun gruppo di bambini, spiccano le scritte:“Enzo è innocente”; “Ridate Enzo alla suafamiglia”; “Non si può credere a violentatoriinfami e vili”. Quest’ultima affermazione siriferisce a Salvatore Candura, 31 anni, Lu-ciano e Roberto Valenti, 28 e 21, arrestatiper un caso di violenza carnale e accusati inseguito di essere gli autori materiali del furtodella Fiat 126 utilizzata per l’attentato. I treavrebbero confessato di avere rubato l’utili-taria a Pietrina Valenti, parente di Luciano

Seconda, esplosiva ricostruzione dei processi per via D’Ame-lio, di veri pentiti e falsi collaboratori, del clima che com-plessivamente ruotava intorno a Scarantino e Spatuzza.Una delle pagine più nere della storia italiana, tutt’altroche conclusa, viene qui pro-posta alla luce di rivelazionie messaggi cifrati che emer-gono in questi giorni, dalcolpo di scena dell’11 giu-gno al Borsellino quater finoalle bordate a orologeria diun uomo come Totò Riina.

Misteri d’ItaliaDI SANDRO PROVVISIONATO WWW.MISTERIDITALIA.IT

VINCENZO SCARANTINO - il lettore deve te-nerlo sempre ben presente - viene squa-

lificato come “pentito” attendibile non dalleindagini della magistratura di Caltanissetta(quella, per intenderci, diretta dal procura-tore Giovanni Tinebra), ma dalle dichiara-zioni di un altro “pentito”, questa volta vero,Gaspare Spatuzza. Ma, attenzione, solo nel2009, cioè ben 17 anni dopo la strage di viaD’Amelio. Bene, neanche questa affermazio-ne è esatta. L’11 giugno scorso, infatti, a com-plicare tutto l’affaire Scarantino è emersaun’altra verità. Molto, ma molto inquietante,anche se ancora tutta da verificare nei det-tagli che, nel silenzio generale della stampa,solo l’Ansa ed Enrico Deaglio sul Venerdìhanno riportato.

IL VERBALE DIMENTICATOQuel giorno la corte di Assise di Caltanis-setta è in trasferta a Roma per ascoltare pro-prio Spatuzza. Nell’aula bunker del carceredi Rebibbia si svolge un’udienza del proces-so Borsellino quater (l’uno, il bis, e il ter, so-no da considerarsi solo parte di un elaboratodepistaggio e quindi nulli), in cui è imputatoper calunnia anche lo stesso Scarantino as-sieme a due altri falsi “pentiti”, CalogeroPulci e Francesco Andriotta. Prende la pa-rola l’avvocato Flavio Sinatra, difensore de-gli imputati mafiosi Salvino Madonia e Vit-torio Tutino. Sinatra chiede a Spatuzza, pro-tetto da un paravento, se avesse già riferitoa qualcuno quanto detto nel 2009, cioè seavesse già parlato della strage di via D’Ame-lio con altri magistrati. Spatuzza prima sitrincera dietro un vago «non ricordo», poila sua voce diventa visibilmente nervosa.

Sinatra tira fuori l’asso dalla manica. Unvero colpo di scena. Mostra alla corte un ver-bale d’interrogatorio di un colloquio investi-gativo reso da Spatuzza più di dieci anniprima, addirittura, nel 1998, sei anni, e non17, dopo la strage Borsellino. Con chi avevagià parlato il “pentito” cardine del Borsellinoquater? Con due pezzi da novanta dell’anti-mafia: l’allora procuratore nazionale antima-fia Piero Luigi Vigna (morto nel 2012) ed ilsuo aggiunto e futuro procuratore della DnaPiero Grasso, attuale presidente del Senato.In 82 pagine di verbale, Spatuzza aveva giàraccontato tutto quello che sappiamo oggisulle stragi di mafia del biennio 1992-93:dall’attacco a Costanzo in via Fauro fino allastrage di Milano, passando per i Georgofilie arrivando all’attentato fallito ai carabinieriin servizio allo stadio Olimpico di Roma.

Spatuzza aveva riferito a Vigna e Grassoperfino dell’esplosivo usato per la strage diCapaci, specificando che lo stesso non ve-niva dalla ex Jugoslavia, come era stato ipo-tizzato, ma da residui bellici pescati in fondoal mare, come la procura di Caltanissetta èriuscita processualmente a dimostrare appe-na qualche mese fa. Spatuzza in quel verbaledel 1998 parla anche di Scarantino, affer-mando: «Scarantino? Non esiste. Ci ficiru di-ri chiddu ca non avia a diri (gli fecero dire

verbale, datato 24 giugno 1994, appare chia-ro che il nome di Berlusconi è stato tra iprimi fatti. Scarantino sostiene di avere ap-preso dal boss Ignazio Pullarà che quest’ul-timo «mandava cocaina a Berlusconi». Epoi aggiunge: «Berlusconi conosceva altriboss come Luciano Liggio», e inoltre «man-da 50 milioni l’anno alla famiglia di SantaMaria di Gesù». Ma su questo Scarantinonon viene creduto.

Il 24 maggio 1995, Scarantino compareper la prima volta in corte d’Assise al primoprocesso per la strage di via D’Amelio incorso a Caltanissetta. Dice Scarantino: «Misono pentito un mese e mezzo dopo esserestato arrestato, nel settembre '92, ma ho co-minciato a collaborare solo nel giugno '94.Avevo paura delle minacce di Profeta, e mivergognavo anche del fatto che avrei dovutodire a quei magistrati che avevo ucciso unloro collega. Di tutti gli omicidi che ho fattoquello di Borsellino è stato quello più brut-to. Non sapevo però come fare, ho pure ten-tato il suicidio in carcere, prima cercandodi impiccarmi e poi tagliandomi le vene.Ma dopo un colloquio con mia moglie midecisi a parlare».

E così continua: «Ero il guardaspalle diSalvatore Profeta e un giorno, tra la fine digiugno e inizio luglio del '92, lo accompa-gnai ad una riunione in una villa ai Chia-relli, a Palermo. Io mi fermai fuori, insiemead altre sei persone, ma dentro si tenne unariunione». Scarantino, su invito del pubbli-co ministero, omette di dire i nomi dei par-tecipanti a questa riunione, come anche dialtre persone con le quali era entrato in con-tatto nel corso della preparazione della stra-ge. Poi aggiunge: «Non sentivamo di cosasi discutesse dentro, ma ad un certo puntoparlarono di Borsellino, di Falcone e diesplosivo».

Il 26 luglio, per la prima volta, si diffon-dono “voci” secondo le quali Scarantinoavrebbe deciso di ritrattare le sue accuse.Tramite il sostituto Carmelo Petralia, la pro-cura smentisce, ma Concetta Scarantino, so-rella di Vincenzo, e la cognata MaddalenaMastrolembo (moglie di Domenico, fratellodel “pentito”, in carcere per ricettazione diauto) riferiscono ai cronisti di avere ricevutodue telefonate e poi una terza (che hannoregistrato), nelle quali Scarantino afferme-rebbe di «voler tornare in cella, di voler par-lare con i magistrati per ritrattare le accuse».

Ma lo stesso giorno il “pentito” vienerintracciato da un giornalista di StudioAperto a cui dichiara di aver «deciso di diretutta la verità e di non collaborare più, per-ché ho detto tutte bugie. Non è vero niente,sono tutti articoli che ho letto nei giornalie ho montato tutta questa cosa». Alla do-manda del giornalista che lo aveva rintrac-ciato se «quindi sono tutti innocenti quelliche lei ha nominato?», Scarantino risponde:«Tutti innocenti, me ne vado in carcere e loso che mi faranno orinare sangue e mi fa-ranno morire in carcere. Però morirò con lacoscienza a posto».

Il giorno dopo, Scarantino fa marcia in-dietro: «E' stato solo un momento di scon-forto, confermo la mia volontà di collaborarecon la giustizia». Lo dice al pubblico mini-stero di Caltanissetta Carmelo Petralia.

Ma le certezze della procura di Caltanis-setta sull’affidabilità di Scarantino appaionoincrollabili, tanto che la stessa diffonde unanota nella quale definisce «grave il compor-tamento di quanti hanno strumentalizzatoun comprensibile desiderio di affetto per fi-ni processuali che nulla hanno a che vederecon una vicenda che presenta tratti esclu-sivamente umani». Aggiunge incautamentel’altro pm del processo, Anna Maria Palma:«La mobilitazione, non nuova, della sua fa-miglia e di un intero quartiere conferma, semai ve ne fosse bisogno, la caratura del per-sonaggio e l’importanza delle dichiarazioniche ha reso». (2 - segue)

e Roberto, su commissione di Vincenzo Sca-rantino. Il 3 novembre 1993 Vincenzo Sca-rantino compare davanti ai giudici dellaquarta sezione del Tribunale di Palermo perrispondere dell’accusa di detenzione e spac-cio di stupefacenti assieme al fratello Um-berto. Venti giorni dopo, Scarantino vienecondannato a nove anni di carcere per de-tenzione di droga.

E’ forse proprio questa pesante condan-na a trasformare il piccolo delinquente diborgata Vincenzo Scarantino nel “superpen-tito”, testimone della strage di via D’Amelio.

Il 20 dicembre Scarantino, già in carcereda più di un anno, comincia uno scioperodella fame. Il 3 gennaio 1994 la procura diCaltanissetta, con grande celerità, e senzache Scarantino abbia cominciato, diciamocosì, a “collaborare”, chiede il rinvio a giu-dizio delle quattro persone a suo dire re-sponsabili di avere partecipato alla strage divia D’Amelio: il presunto boss SalvatoreProfeta, suo cognato Vincenzo Scarantino,Pietro Scotto e Vincenzo Orofino. Al mo-mento l’inchiesta della procura di Caltanis-setta ha in mano solo un balordo come Vin-cenzo Scarantino, accusato da altri delin-quenti di quartiere di aver fatto rubare laFiat 126 utilizzata per la strage. Dall’arrestodi Scarantino gli investigatori sono risalitial cognato Salvatore Profeta (arrestato il 9ottobre 1993, indicato come vice capo dellafamiglia di Santa Maria di Gesù), a PietroScotto e a Vincenzo Orofino. Profeta, secon-do l’accusa, sarebbe stato il “coordinatore”della strage; Scotto, impiegato in una azien-da telefonica, avrebbe allestito una “salad’ascolto” in un appartamento vicino all’abi-tazione della madre del magistrato ucciso,intercettando una telefonata del giudice Bor-sellino che quel giorno preannunciava unasua visita; Giuseppe Orofino avrebbe invecetenuto in custodia la Fiat 126 nella sua of-ficina dove venne imbottita di esplosivo.Tutto sbagliato.

L’11 febbraio 1994 i familiari di Scaran-tino rinnovano la loro protesta, questa voltadavanti al palazzo di Giustizia di Palermo.Secondo loro, le dure condizioni carcerariecui è sottoposto a Pianosa il loro congiunto(che ha già tentato il suicidio) servirebberosolo ad indurlo a “pentirsi”.

Puntuale, sei mesi dopo, come abbiamovisto nella scorsa puntata, arriva la notiziadel “pentimento” di Vincenzo Scarantino,che è possibile datare al 24 giugno 1994. Lesue “dichiarazioni” consentono l’emissionedi 16 nuovi ordini di custodia cautelare perla strage di via D’Amelio.

Il 24 gennaio 1995 arriva la notizia cheScarantino ha provato ad accreditarsi comeun “pentito” in grado di parlare anche deipolitici, sostenendo che Cosa nostra fornivacocaina a Silvio Berlusconi, in quel momen-to solo ex presidente del Consiglio. Anzi dal

SILENZIE SUGGERITORI

Nella foto in basso, la strage di via D’Amelio.A destra, il presidente del Senato Piero Grasso.

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UN’ANTIMAFIA DI FATTI e non di bla bla. Di leggi (e, soprattutto, loro applicazione) e nondi parole. Di confische e lotta al cuore economico delle mafie e non di retorica

(mani)festaiola. E’ questo il percorso lungo il quale si muove, da inizio 2000, l’Associa-zione Antimafia Antonino Caponnetto (www.comitato-antimafia-lt.org), nata nel Lazioper impulso di Elvio Di Cesare (attuale segretario nazionale, mentre presidente onorarioè Antonio Esposito, presidente della seconda sezione penale della Cassazione) e manmano gemmata in varie regioni. «Proprio perchè - sottolinea Di Cesare - l’espansionedelle mafie in tutte le realtà territoriali del centro nord è avvenuta in maniera esponen-ziale, inquinando profondamente il tessuto economico e ricilando ingentissimi capitali.E l’azione di contrasto è insufficiente». Per fare un solo esempio, sarebbe necessario -vista la forza espansiva dei clan - istituire nuove Dda, con pm attrezzati nell’azione diinvestigazione e di contrasto. A livello organizzativo, la Caponnetto ha appena sottoscrittoun protocollo d’intesa con i Vas - Verdi Ambiente e Società (www.vasonlus.it), in vitada oltre vent’anni e super attivi nella difesa del territorio e delle sue potenzialità. Spiegail presidente Vas Guido Pollice (senatore di Democrazia Proletaria negli anni ‘80, storicofirmatario di iniziative antimafia e pro ambiente con Mario Capanna): «Ormai i nodidella legalità e dell’ambiente sono sempre più strettamente connessi. Combattere le eco-mafie è una priorità, perchè sono un canale privilegiato di riciclaggio».

Promosso dalla Caponnetto, in collaborazione con Vas e I cittadini contro le mafie(www.icittadini.it), si tiene a Terracina (liceo Leonardo da Vinci, 13 luglio, ore 16 e 30)un convegno sul tema: “Il salto di qualità contro le mafie: qualità nelle indagini, neiprocessi, nelle associazioni, nella società civile”. Fra gli altri vi prendono parte, conAntonio Esposito, il pm della Dda di Napoli Antonio D’Alessio, il giudice della sezionepenale del tribunale di Cassino Massimo Lo Mastro, il dirigente del commissariato diPolizia a Scampia (Napoli) Cristiano Tatarelli. Altro appuntamento in calendario a Sor-rento per la metà di settembre.

Di Cesare, intanto, ha lanciato in campo l’iniziativa strategica degli Osservatori Co-munali sulla Criminalità, che la Caponnetto propone di costituire in tutti i Comunidel Paese. «Gli Osservatori - commenta il battagliero segretario dell’associazione - tro-veranno molta ostilità da parte della classe politica, che teme i controlli nella gestionedella cosa pubblica. Ci sarà il tentativo di depotenziarli, di costituirli con soggetti ad-domesticabili e fortemente politicizzati. E’ quindi indispensabile che ci si batta per ladesignazione di componenti motivati, inflessibili, incorruttibili e non influenzabili po-liticamente». Ogni Osservatorio - presieduto dal sindaco o da un suo delegato - saràun centro di documentazione ed iniziativa sociale a sostegno della legalità e della lottaalla corruzione ed alla criminalità comune e mafiosa. Secondo lo statuto predispostodall’associazione, compiti di ciascun presidio saranno quelli di «studiare e “fotografare”le forme criminali tradizionali ed emergenti presenti sul territorio» ed «individuare isettori a maggior rischio d’infiltrazione», «analizzare l’efficienza delle strutture preposteal contrasto della criminalità e proporre strumenti per aumentarne l’efficacia». Ancora,«vagliare il senso di sicurezza soggettiva dei cittadini», «effettuare una “mappatura”delle istituzioni del privato sociale connesse con problemi della sicurezza e del contrastoalla criminalità» e «verificare la compatibilità con le leggi ed i regolamenti di tutti gliatti assunti dalla pubblica amministrazione locale».

MAFIE, NASCONO GLIOsservatori Comunali

CITTADINI ATTIVIL’esercitodei “Saggi”Ma serve?

VOCE GROSSA Legalità per batterela crisi

ESTATE Maree Sonorea Venezia

in questo numero l’agenda di

luglio

mensile d’informazione indipendente sulla galassia dei cittadini auto-organizzati in Italia

Intesa a Modena fra ilSunia e l’amministra-zione comunale percalmierare i prezzi

degli affitti. In apertura un recente

convegno della Caponnetto.

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primo pianoA CURA DI LORENZO ZENONE

TRASPORTI & INGANNI

Come ti blocco in Tangenzialeper creare la multa

Estate che vai, premio letterario che trovi. E’ partita la campagnadell’Associazione Italiana del Libro (www.100news.it) che comeogni anno lancia in pista una serie di concorsi letterari, in scadenzada fine luglio a settembre. Si comincia con la prima edizione delPremio Nazionale di Divulgazione Scientifica: entro il 31 luglio èpossibile far pervenire i lavori, editi quest’anno o nel 2012. Scadeinvece il 15 settembre il termine per partecipare al Premio Nazio-nale L’Italia delle Tipicità, rivolto ad esaltare il binomio enogastronomia e cultura. C’è tempofino al 30 dello stesso mese per gareggiare al Concorso Letterario “Italia Mia. Viaggio senti-mentale in Italia”. Sono solo alcune delle manifestazioni comprese nel calendario dell’AIL, cheoffre ai nuovi iscritti un libro in omaggio (quota d’iscrizione: 5 euro).

TANGENZIALE di Napolispa: occhio alle monta-

gne da milioni di euro, sen-za tralasciare gli spiccioli.E’ questo il mix vincentedel nuovo vertice della so-cietà che continua imper-territa ad esigere e aumen-tare i pedaggi (oggi a quota90 centesimi). Un mare diprogetti in cantiere - tutti fi-nanziati o finanziabili an-che via Ue - per arrivare...proprio a mare! Tanto pre-vede una faraonica ideache vorrebbe perfino sven-trare il già friabilissimo co-stone di Coroglio, per ap-prodare nella sempre bol-lente area di Bagnoli. Unaltro mega progetto, poi,sogna addirittura il raddop-pio: un asse parallelo emangiamilioni dall’area Estdi Secondigliano fino aquella flegrea, «tanto persnellire il traffico cittadi-no», secondo gli ideatori,«ma soprattutto per divora-re fondi pubblici a favoredei soliti amici progettisti ecostruttori», secondo gliambientalisti.

Sul fronte degli spiccio-li, dalle sigle dei consuma-tori arrivano non poche se-gnalazioni: sono in aumen-to le richieste - del tutto in-

fondate - di Tangenziale spaper esazione di pedaggi“non pagati” (presuntamen-te) da parte degli automobi-listi. Si comincia col primobollettino da 4 euro poi,con aumenti esponenziali,si può arrivare alle centinaiadi euro e - in alcuni casi -perfino ai pignoramenti (ad-dirittura presso terzi, vienedescritto). «L’inefficienza diTangenziale - spiegano al-cuni addetti ai lavori - simanifesta anche con il mal-funzionamento dei disposi-tivi automatici. Tu paghi, labarra non si alza, protesti,perdi tempo, poi vieni libe-rato, ti esce un bigliettinodi mancato pagamento, evia con le richieste del tut-to ingiustificate, per cui allafine molti pagano il nondovuto. Moltiplicate pertanti napoletani...».

E chi sarà mai quel cer-vellone pirotecnico capacedi far quadrare (anche al cu-bo) i conti con soldi pubbli-ci e regalie private? MaPaolo Cirino Pomicino, tito-lare del Bilancio negli annipre Tangentoli di saccheggiodelle casse statali. Da dueanni al vertice di Tangenzia-le, ora ‘O ministro imparti-sce lezioni di economia &morale agli italiani: non piùsul Giornale del Cavaliere,come Geronimo, ma sui me-dia “progressisti”, Repubbli-ca e Tg3 genuflessi in primafila. Cin cin, compagno Pao-lo. (a. c.)

consumatori-italiani.net

RESTIAMO AL sistema deitrasporti partenopei

perché altre segnalazionilasciano intravedere unoscenario analogo a quellodescritto per la Tangenzia-le: creare il problema perriscuotere le multe e in-crementare i profitti.

Alla stazione Cavourdi Metronapoli - è la la-mentela ricorrente - nonfunzionano i tornelli pre-senti in tutti i Metrò delmondo, che si aprono so-lo introducendo il bigliet-to. Qui no, tornelli aperti,passaggio libero. Molti tu-risti, prendendo per la pri-ma volta quel mezzo ditrasporto, passano insiemealla folla, pensando di tro-vare più avanti, nel lungopercorso fino ai treni col-linari, delle barriere in fun-zione per poter vidimare ilbiglietto. Nossignori. Dopoalcuni metri, girato l’ango-lo trovano invece due ve-rificatori, messi lì per co-gliere in fallo coloro chehanno un biglietto non vi-dimato. Scattano così mul-te salate. «Ma non sarebbeovvio - chiede chi ci è ca-pitato - disporre gli addet-ti in prossimità dei tornel-li guasti per spiegare che,nonostante siano spalan-cati, è lì che il biglietto vatimbrato?».

INGANNI - 2

Le trappoledei tornelli

L’estate dei Concorsi Letterari

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IL FORUM NAZIONALE DEL’AGRICOLTURA, che si è tenuto nel giugno scorso a Napol sulFondo rustico confiscato alla camorra ed intitolato ad Amato Lamberti, è stato

ancora un’occasione importante per ricordare il grande sociologo scomparso unanno fa e il suo insegnamento alle nuove generazioni. Alla manifestazione è inter-venuta la moglie Roselena Glielmo, promotrice insieme ai figli dell’AssociazioneCulturale Amato Lamberti. A volere che la suggestiva oasi verde di Chiaiano fosseintitolata a Lamberti, per dieci anni presidente della Provincia di Napoli, era statol’avvocato Angelo Pisani, presidente dell’Ottava Municipalità, «perché - sottolinea -il suo esempio possa giungere fino ai giovani dei nostri quartieri, cui sono più chemai necessarie guide ferme ed autorevoli come quella dell’opera e degli scritti diLamberti». Nel corso della manifestazione Pisani ha annunciato che il Fondo rusticod’ora in poi ospiterà manifestazioni ed iniziative promosse dall’Associazione costituita in suo nome.

«L’opera magistrale di Lamberti - si legge in un messaggio inviato all’Associazione Lamberti dal procuratorecapo di Salerno Franco Roberti, per anni in prima linea alla Dda partenopea - ha accompagnato, e spesso illu-minato, per trent’anni l’azione giudiziaria. Dalle sue opere cominciammo a capire che, per contrastare efficacementeil fenomeno criminale, per volere veramente sconfiggere la camorra, la “cura” non poteva essere demandata esclu-sivamente alla prevenzione e alla repressione giudiziaria. (...) Amato Lamberti ci insegna che Napoli è una sola ela camorra ne è, da due secoli, parte integrante. Se non riconosciamo e ci misuriamo con questa realtà, nonsaremo mai in grado di progettare e governare le trasformazioni, sottraendole al condizionamento del “sistema”camorristico e promuovendo - come prescrive l’articolo 3 della Costituzione - il superamento delle disuguaglianzesociali, delle quali la camorra si alimenta».

Altro che Tobin! «La tassa sulle transazioni finanzia-rie istituita dal Governo Monti nonferma la speculazione, ma colpiscela finanza cooperativa e quellaetica». A lanciare il grido d’allarmeè Banca Popolare Etica attraversoAndrea Baranes (nella foto), presi-dente della Fondazione Culturale Re-sponsabilità Etica, che spiega: «latassa sulle transazioni finanziarienon si applica alla stragrande mag-gioranza dei derivati, gli strumentiprincipe della speculazione». An-cora, «non è efficace per frenare leoperazioni ad alta frequenza che ge-nerano fortissima instabilità suimercati». E’ già partita la campagnaZeroZeroCinque per chiedere allapolitica di cambiare questo provve-dimento che non tocca chi sta di-struggendo il welfare e l'economiadel nostro paese e punisce chi, nelsistema finanziario, si è impegnatoper fare banca al fianco dell'econo-mia reale. www.zerozerocinque.it.

Lamberti non finisce qui

equo e solidaleA CURA DI LUVIV scrivete a [email protected]

Progetti in Lega

Siglato a Modena fra Comune, Sunia e Cgil, Cisl,Uil, il protocollo per il rinnovo del servizio“Agenzia Casa”, che vede l’ente comunale farsi

intermediario per calmierare i prezzi e reperire le disponibilità degli alloggiin favore delle fasce meno abbienti della popolazione. Ne dà notizia il Sunianazionale (Sindacato Unitario Nazionale Inquilini e Assegnatari), autenticoprotagonista dell’intesa. «La situazione di grave crisi che ha colpito il paese- si legge nel documento - ha determinato la necessità di provare ad am-pliare la fascia di accoglienza, in quanto un numero crescente di famiglie havisto una forte contrazione del proprio reddito». Sono previste agevolazioni fiscali che concederanno in locazione gli immobilioggetto del servizio comunale. Ad essi, peraltro, l’amministrazione comunaleoffre tutta una serie di garanzie. Davvero un bell’esempio, quello che arrivadall’intesa promossa dal Sunia. Speriamo ce ne siano altri.

Modena e Suniaper “Agenzia Casa”

Il Centro di IniziativaEuropea, operantenella galassia di Lega-coop, organizza a Mi-lano un nuovo corso di progettazionecomunitaria. L’obiettivo è quello difornire un quadro completo sul fun-zionamento dei finanziamenti offertidall’Unione Europea, con riferimentoalla prossima programmazione2014-2020. Tre le giornate di corso:17, 18 e 19 luglio, con alternanzafra parti teoriche ed applicazioni pra-tiche. Le prime due con nozioni dibase in Europrogettazione e l’ultimadedicata alle tecniche di elabora-zione del budget. www.legacoop.it.

COOPERATIVE

Viaggio equo?E’ in un Tubo!SI CHIAMA EquoTube ed è l’inno-

vativa proposta di viaggi, weekend o cene sostenibili che arrivadall’omonima cooperativa. Il no-me deriva dal fatto che la propo-sta viene materialmente racchiusain un tubo: un’idea regalo utile edivertente per un’esperienza davivere o da regalare.

«Ogni EquoTube - dice il pre-sidente della cooperativa LuigiMontrasio - risponde alla sempremaggiore sensibilità verso l’am-biente, l’alimentazione sana, la va-lorizzazione della cultura locale ela riscoperta delle ricchezze delterritorio per un turismo che siauna condivisione vera tra comu-nità ospitante e viaggiatori».

All’interno di ogni “tubo” so-no racchiuse le proposte in forma-to segnalibro, con la descrizionedi servizi, strutture ed attività pre-viste durante il soggiorno, nonché

informazioni utili e l’indicazionedel prezzo. C’è inoltre un voucherper la prenotazione da consegnarepresso la struttura prescelta. «E’il primo Gift-Box del turismo so-stenibile e responsabile - spieganoa Legacoop, che ha sostenuto ilprogetto - per riunire soggetti pro-venienti dal mondo dell’assozia-zionismo etico e solidale».

www.equotube.it.

Ogni settimana sulle strade italiane perdono la vita 11pedoni. Nell’ultimo anno sono state 589 le vittime, i fe-riti oltre 20mila. A livello statistico, una persona su quattro che muore negliincidenti stradali nel mondo è un pedone: un totale di 270mila morti ognianno. In Italia la percentuale è del 15%, ma il nostro Paese risulta uno deipeggiori in Europa, classificandosi al terzo posto per numero di pedoni morti,preceduto solo da Polonia e Romania. Inoltre, un terzo dei pedoni morti in Ita-lia è stato travolto proprio mentre era su un attraversamento pedonale. E’perciò importante proseguire nella battaglia per la tutela delle fasce più de-boli, iniziativa che chiede sempre più attraversamenti pedonali sicuri e garan-titi. Va cambiata perciò - chiedono a gran voce le associazioni - laformulazione dell’articolo 208 del Codice della Strada, recentemente peggio-rato proprio sulla tutela dei pedoni. Mentre nella vecchia formulazione i pro-venti delle sanzioni amministrative dovevano essere destinati «in misura noninferiore al 10 per cento ad interventi per la sicurezza stradale, in particolarea tutela degli utenti deboli come bambini, anziani, disabili, pedoni e ciclisti»,ora non c'è più una quota prefissata per i pedoni, compresi invece dentro uncalderone che va dai corsi nelle scuole fino alle misure di assistenza e di pre-videnza per il personale dei corpi di polizia municipale.

A CURA DI ARMANDO DELLA BELLA

TANTE VOLTE ci siamo chiesti per-ché il prezzo del carburante al-

la pompa sale sempre e non scen-de mai, anche se si verifica unaflessione del prezzo del barile. Eogni volta ci assaliva il sospettoche fosse in atto una speculazionea danno delle tasche dei contri-buenti italiani.

Ora il dubbio è più consisten-te. La Guardia di Finanza di Va-rese ha infatti accertato «il rialzofraudolento dei prezzi dei carbu-ranti attraverso manovre specula-tive» da parte di alcune compa-gnie petrolifere a danno degliutenti finali, nell’ambito di un’in-chiesta che vede coinvolte alcunedelle più note compagnie petroli-fere internazionali.

I finanzieri hanno procedutoanche al raffronto con i prezzipraticati negli altri Paesi del-l’Unione europea nello stesso pe-riodo, rilevando prezzi medi inItalia maggiori della media deiprezzi Ue, «ciò a causa, perlopiù,

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO Enrico Letta ha recentemente nomina-to i trentacinque esperti della commissione per le riforme costi-tuzionali. Una commissione trasversale i cui componenti sono sta-ti definiti “saggi”, teorici e pratici del diritto incaricati di fornire leindicazioni nel merito delle modifiche da apportare alla Costituzio-ne. Però la cosa non finisce qui, perché contestualmente si nomina un comi-tato di ulteriori sette persone dedicato alla redazione del rapporto finale frut-to del lavoro della commissione.

A conti fatti, se sommiamo i sette redattori ai trentacinque saggi, arrivia-mo ad un totale di 42 persone, il numero giusto per noleggiare un pullmancon cui effettuare tutti gli spostamenti su Roma. Il torpedone ultimamente vamolto di moda nella politica. Aiuta a fare conoscenza, a fare squadra, il piùdelle volte a stringere amicizia, talvolta a litigare. Il problema è il parcheggio.Ma a Roma dove lo parcheggi il pullman degli esperti? In piazza Montecito-rio? Ultimamente è divenuto un luogo troppo pericoloso, si rischia la rotturadei vetri, la presa a sassate, le incisioni delle fiancate con mille chiodi, senon la pistolettata di qualche disperato. La gente, da quelle parti, sta un po’sull’agitato. E allora col pullman facciamo fare a loro una bella gita sulle colli-ne agresti, li portiamo a dormire in qualche abbazia benedettina, resort o ti-pico agriturismo ciociaro dove, vestiti in modo informale, senza cravatta etailleur, elaborare, tra un manicaretto e l’altro, la riforma di una delle più bel-le Carte Costituzioni del mondo e magari, dopo l’abbacchio, anche la rifor-ma della legge elettorale.

Ma non basta. Oltre alla Commissione dei Saggi, a seguire entra incampo una commissione bicamerale composta da venti senatori e venti de-putati, il cosiddetto «Comitato dei 40», cioè ulteriori quaranta partecipanti.Con questi ultimi si arriva ad un totale di ben 82 persone coinvolte nel pro-getto di revisione della nostra Costituzione. Tutto il lavoro dovrà essere svol-to nel tempo di due gravidanze, cioè diciotto mesi. Il Comitato avrà in ognicaso solo poteri referenti: i testi cioè, al termine del periodo, saranno sotto-posti al vaglio delle aule parlamentari che potranno emendarli e, di sicuro, cisarà la possibilità di svolgere in ogni caso un referendum confermativo.

Un dubbio: ma questi compiti non competono agli eletti che sono giàtanti (circa mille)? Ma quando li tagliano? Ma in tempi di “spending review” èveramente necessario mettere in campo tutte queste ulteriori risorse, crearequesta complessa architettura per riformare la Costituzione? Non è che tuttociò invece è una piccola furberia finalizzata a garantire lunga vita al governoper il quale, così facendo, si è fissato un tempo minimo di sussistenza (18mesi)? Eh sì che qualche settimana fa un «saggio», Valerio Onida, chiama-to da una finta Margherita Hack, parlando della commissione dei saggiebbe a dire «… è probabilmente inutile...». Mentre il sindaco di Firenze,Matteo Renzi, così commenta: «ci dirà le cose che già sappiamo, ma perquesto basta anche un grullo, non ci vuole un saggio...».

ARMANDO DELLA BELLA

Stangata RC AutoLe tariffe Rc auto per le donne sonoaumentate del 18% negli ultimi seimesi per effetto di una legge chevieta le discriminazioni tra sessi nel-l'applicare le tariffe assicurative. Ledonne, che pagavano meno perchéguidatrici più prudenti, ora si ritro-vano alle prese coi rincari. Tutto ac-cade a seguito di una sentenza dellaCorte di Giustizia europea sulla diret-tiva comunitaria del 2004 contro lediscriminazioni di genere. E cosìanche nel nostro Paese non è piùpossibile discriminare fra uomini edonne nel calcolo dei premi di assi-curazione nel ramo Rc auto. «Erauna discriminazione che faceva delbene alle donne - commenta Dona-tella Porrini, docente di Politica eco-nomica all'Università del Salento -eppure vietarle è un principio supe-riore cui bisogna attenersi. Anche sele conseguenze non piacciono».

L’odissea dei pedoni

dell’inadeguatezza della rete di-stributiva», si legge nel comuni-cato delle Fiamme Gialle.

Al termine delle indagini,spiega la nota, il gip del Tribuna-le di Varese ha riconosciuto«l’esistenza di un rialzo fraudo-lento dei prezzi dei carburanti at-traverso manovre speculativecommesse dagli organi apicalidelle compagnie petrolifere».

80 Saggi? Basta un grullo!

Angelo Pisani

La frode corresulla pompa

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L U G L I O 2 0 1 3 13

NELLA FASE DRAMMATICA che vi-viamo ciascuno è chiamato a

dare un contributo per arginare ilfenomeno della disoccupazione,in un contesto nazionale, europeoed internazionale connotato da cri-ticità che minano ed aggravano lecondizioni dei più deboli. L’Una-dir (Federazione nazionale dirigen-ti delle Amministrazioni dello Sta-to) ha scelto di fare delle proposteconcrete anche per arginarel’espansione delle mafie che dan-no lavoro in nero e che soffocanoancora di più i disoccupati, licen-ziati, cassintegrati colpiti dalla di-sperazione e dallo smarrimento.

Per ciò che riguarda il mondoimprenditoriale si potrebbe pensa-re di trasformare i lavoratori in co-azionisti delle imprese stesse, sti-molando in tal modo la miglioreprestazione professionale, con unacompartecipazione che può tra-sformarsi in veicolo di rilanciodelle imprese a rischio di cessa-zione della attività. Altro vantaggioche ne conseguirebbe è il venirmeno delle forti tensioni socialiesistenti. Tale soluzione costitui-rebbe anche un valido strumentodi lotta alle mafie, bypassando an-che la delusione, peraltro più chefondata, che molta parte di espo-nenti sindacali ha determinato incoloro che sono le vittime finali diun sistema che stenta a decollare.

Al processo di diffusa sfiduciaha contribuito anche la disaffezio-ne conclamata alla politica e so-prattutto a quei politici faccendieried uomini delle istituzioni chehanno infangato e che continuanoad infangare lo Stato di diritto.

Quanto poi all'efficace stru-mento di lotta alle mafie che sfo-cia nello scioglimento per infiltra-zioni criminali di quegli enti chene presentano i presupposti, perla cui gestione viene nominata laCommissione Straordinaria, pro-prio per rafforzare tale strumentodi contrasto l’Unadir propone che,contestualmente allo scioglimentostraordinario, si risolvano automa-ticamente i contratti di appalti eforniture in essere nell’ente di ri-ferimento. Come pure occorrereb-be prevedere il trasferimento delpersonale in servizio presso l’ente“inquinato” in altri uffici sul ter-ritorio, per evitare che costoro pos-sano incidere sulla attività deicommissari straordinari per il ri-pristino della legalità. Altro aspettoè la necessità di una efficace siner-gia sul territorio di riferimento trale forze di polizia e la Commissio-ne Straordinaria.

Di qui la necessità che essapossa disporre di una propria taskforce, con la presenza di forze dipolizia impegnate, attrezzate edadeguate a questo compito.

MARIA ROSARIA INGENITOsegretario nazionale Unadir

www.unadirministerointerno.it

CONSIGLIPER LA CRISI

voce grossa DITE LA [email protected]

NAPOLI siamo noi, titolavain modo profetico anni fa

Giorgio Bocca, anticipandoampiamente la “Gomorra” diRoberto Saviano. Perchè imali, le patologie - dallamonnezza agli abusivismi ealle illegalità più disparate -cresciute come un tumoreall’ombra del Vesuvio, inqualche modo sono lo spec-chio deformato di quel chepoi si manifesta sullo scena-rio nazionale.

Un esempio lampante ar-riva ora dai più recenti datieconomici, da vero brivido. Alanciare un più che preoccu-

pato sos è la Camera diCommercio partenopea.

In una articolata ricerca(compreso un sondaggio tragli imprenditori locali), infatti,tutti gli indicatori sono di se-gno negativo. Passiamoli inrapida carrellata.

Il saldo delle imprese (il ri-ferimento è sempre al territo-rio di Napoli e provincia, unhinterland da ben 92 popolo-sissimi comuni) a tutto aprile2013, rispetto al dato nazio-nale, è peggiore di quasi diecipunti, - 81,4% contro il 73,9%italiano (e ancor più nera è laprevisione su base annuale,

meno 60,9 a fronte di un me-no 45,7%). Anche la situazio-ne economica delle imprese èmarcatamente peggiore: - 70a fronte di - 53,8%. Non puòandar meglio sul versante deiricavi, sempre a tutto aprile2013, con un - 67,1 rispettoal - 57,2% delle imprese a li-vello nazionale: e per la primametà dell’anno la situazione sideteriora ancor più, con ungap da ben dieci punti (- 38,1contro un - 28,1%).

Buio pesto - e non po-trebbe essere altrimenti - perl’occupazione: rispettivamente- 31,2 e - 24,3%. Drammati-co, poi, il gap finanziario, cal-colato in 30 punti netti: 79

imprese locali su 100 hannodifficoltà a fronteggiare i loroimpegni, contro le 50 su 100a livello italiano.

Commenta il presidentedella Camera di Commerciodi Napoli, Maurizio Madda-loni: «nel corso dei primi me-si del 2013 la fiducia degli im-prenditori locali è andata ine-sorabilmente deteriorandosi acausa della totale assenza diminimi segnali di ripresa dellasituazione economica genera-le. Tutti gli indicatori congiun-turali fanno registrare un peg-gioramento delle loro perfor-mance».

Se sul Paese piove, alSud grandina.

Napoli, SOS economia

Avete tutto il mese di tempo - e molto di più (scadenza a metà ottobre) - se intendete partecipare alconcorso “Milano nera sfuma in grigio-rosa” promosso da Cox18, spazio sociale, occupato e auto-gestito dal 1976. I partecipanti, attraverso il mezzo espressivo da loro scelto (letterario, cinemato-grafico, teatrale, comix, musicale, fotografico ecc.), dovranno ambientare le loro opere dentro i confinidi una Milano “noir”, prendendo ispirazione dalla cronaca. cox18.noblogs.org.

Dalla collaborazione fra Walden Viaggi (www.waldenviaggiapiedi.it) e Unicoop Firenze nasconole proposte della rassegna “Il dì di festa”, per cammini speciali fra le bellezze della Toscana. Per lu-glio segnaliamo, il 18, la camminata che da Lastra a Signa porta a visitare la Villa di Bellosguardo,detta Villa di Caruso: un percorso su antiche strade di campagna tra case, chiese e campi in unambiente denso di storia. Giovedì 25 luglio sarà la volta di Fiesole per la visita guidata all’area ar-cheologica (scavi del teatro romano e tempio etrusco). Dettagli su www.ildidifesta.it.

I Suoni delle Dolomiti, una manifestazione unica nel suo genere, raduna musicisti da tutto il mondo sullemontagne più belle dell’arco alpino. «L’idea di fondo - spiega il sito www.grillonews.it - è semplice eaffascinante: unire le grandi passioni per la musica e la montagna, per l’arte e l’ambiente in un ciclo diconcerti all’insegna della libertà e della naturalità. La formula prevede un’escursione a piedi dal fondovallenei pressi dei rifugi, teatri naturali in cui la musica viene proposta in piena sintonia con l’ambiente circo-stante». Al Festival partecipano artisti di fama internazionale che raggiungono a piedi i luoghi dei con-certi, strumento in spalla. In cammino verso l’arte e la natura. Il 19 e il 21 luglio la meta sono gli �Altipianidi Folgaria per l’evento dal titolo “Dolomiti di Pace”�. Il 23 e 24 luglio si va in Val di Fiemme, Baita Premessaria. Siamo in Val-sugana il giorno 25 (alla Malga Costa), mentre il 26 si torna in Val di Fassa (Rifugio Boè). Il 29 a Pale di San Martino per“Uomini, cime e racconti”, che prosegue il 30 e 31. www.isuonidelledolomiti.it.

Tango Project con la performer Annamaria Musajo è l’evento clou dell’intensa rassegna Maree So-nore, grande musica al Conservatorio di Venezia all’ora dell’aperitivo. Un recital coinvolgente, che ri-percorre le tappe del tango e la sua evoluzione attraverso autori e compositori storici fino ad arrivareall’espressione innovativa di Piazzolla. «Maree Sonore - dettagliano gli organizzatori - è un’alta marea dimusica che invade lo splendido cortile del Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia.�Un’occasioneunica per rimanere incantati dalle risonanze tra la musica, il vino e la città d’acqua».�Undici i concerti incalendario, fra jazz, blues e tango, accompagnati da altrettanti aperitivi. Si va avanti fino al 30 luglio nei cortili dello storicoPalazzo Pisani, sede del Conservatorio di Venezia. Programma completo su www.mareesonore.it.

Pur stritolato, al pari di altre nobili istituzioni culturali, dai tagli selvaggi dei governi locali e nazionali,l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici mette in campo anche quest’anno gli appuntamenti itinerantidelle Scuole Estive 2013, con un calendario sempre di altissima qualità. Il 24 luglio partirà a RoccellaJonica il seminario di 5 giorni intitolato “Del comune sapere”. Organizzato dall’Istituto, in collaborazionecon il Comune di Roccella, l’Associazione Scholé e il Centro per la Filosofia Italiana, il seminario avràtra i suoi relatori filosofi e docenti universitari del calibro di Gianni Vattimo, Ugo Mattei (Universitàdella California) e Bruno Amoroso (Università di Roskilde). Info: 340.9697191. Info e calendario: www.iisf.it.

Gambe in spalla per questa proposta della Compagnia dei Cammini, che dal 27 luglio al 3 agosto ci con-duce sulle orme di San Benedetto. Si parte da Subiaco, dove fu fondato il primo monastero, per arrivare,tappa dopo tappa, all’Abbazia di Montecassino. La quota è di 220 euro per sette giorni, compresi guidae organizzazione. Extra (per mangiare e dormire) intorno ai 340 euro. Ore di cammino consapevole pre-viste, circa 6 al dì. Tutto il resto su: www.cammini.eu.

Appuntamenti da non perderea luglio 2013

Milano1-31

concorsonoir

SUBiaco27

a piedi daSan Benedetto

FiRenze18il dì di festa

Val Di FaSSa19-31

DolomitiFestival

Venezia23

MareeSonore

Roccella Jonica24-28

Del comunesapere

Il filosofo Gianni Vattimo. A sinistra, la tanguera AnnamariaMusajo, in recital a Venezia il23 luglio. Qui a destra, il sim-bolo de I suoni delle Dolomiti,suggestiva rassegna nelle vallialpine. Da non perdere.

salva con nome

L’ATTIVITÀ delle associazioni an-tiracket ed antiusura non si mi-

sura in base alla visibilità media-tica che certe tv locali, politica-mente, schierate danno ad alcunedi loro, finanziate da progetti dipassati ministri dell’Interno o dasottosegretari a loro vicini, e co-munque forti di finanziamenti ri-cevuti perché facenti parte del FAIo di Libera; né tantomeno in basealle denunce presentate da questisodalizi, o dalla loro costituzionein giudizio per interesse di qual-cuno. Il tutto per fare numero emolte volte contro poveri cristi, avantaggio di truffatori. Sempre be-ne attenti a non toccare i poteriforti, tra cui le banche. La loro ef-ficienza non si misura neanche inbase al sostegno finanziario chehanno ricevuto dallo Stato.

La vittima di qualsivoglia so-praffazione e violenza non ha bi-sogno di visibilità. Per questo noiusiamo il web, oltre che la sedefissa. In questo modo le vittimenon hanno bisogno di farsi vedere,ma scaricano direttamente dal sitole denunce e le presentano alleforze dell’ordine. Alla stampa dicodi seguire ed aiutare tutte quelleassociazioni che, come noi, lavo-rano sul campo a rischio delle vitedei loro componenti, senza rice-vere nulla. I giornalisti chiedanoalle associazioni che vanno per lamaggiore chi li paga e chi votanoe come mai aprono sportelli anti-racket in città in cui non sonoiscritte presso le locali prefetture,così come vuole la legge.

ANTONIO [email protected]

L’ANTIMAFIADEI RICCHI

Il Centro Direzionale di Napoli.Qui sotto, Maurizio Maddaloni,

presidente della Camera di Commercio.

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ANDREA CINQUEGRANI

ANDREA CINQUEGRANI

C ’È UN PEZZO dell’Italia mafiosa e stra-gista, di tanti misteri (o pseudo tali)e buchi neri di casa nostra, di coper-

ture e collusioni, manovre e depistaggi inun volume all’apparenza “asettico”,“scientifico”, scritto com’è a quattro manida uno psichiatra salernitano, Corrado DeRosa, e da Laura Galesi, giornalista sici-liana, autori di “Mafia da legare” (sottoti-tolo, non poco significativo: “pazzi san-guinari, matti per convenienza, finte pe-rizie, vere malattie: come cosa nostra usala follia”), edito da Sperling & Kupfer. Per-chè non solo di mafiosi si parla: ma an-che di istituzioni, pezzi deviati dello stato,psichiatri collusi, sentenze di comodo,processi aggiustati, insomma tutto quantofa “deviazione” (personale e istituzionale)elevato all’ennesima potenza. Una follia,è il caso di dirlo!

E partiamo da qualche elemento “nuo-vo”, ossia che entra direttamente negliodierni processi sulle stragi e la trattativa.E’ il caso di Vincenzo Scarantino, la cuiincredibile vicenda processuale e non soloviene passata ai raggi x dai due autori. Neesce fuori una “diagnosi” non su di lui,collaboratore “per forza”, ma sui suoi in-quirenti (investigatori e pm), che hannocreduto ciecamente nelle sue verbalizza-zioni e nelle poi continue ritrattazioni. Aconferma della sua “attendibilità”, così siesprimeva il pm di Palermo Anna MariaPalma: «La mobilitazione, non nuova, del-la sua famiglia e di un intero quartiereconferma, se mai ve ne fosse bisogno, lacaratura del personaggio e l’importanzadelle dichiarazioni che ha reso». Cosìcommentano gli autori: «A rileggerle, sa-pendo che Scarantino ha detto una mon-tagna di bugie, quelle smentite mettono ibrividi. Giudici ignari di che cosa stia ac-cadendo, avvocati che puntualizzano unasituazione che a distanza di vent’anni sipuò definire paradossale». Alla fine dellungo excursus: «Quello che si sa è cheScarantino non sa niente, la 126 non l’harubata lui. Ci ha pensato Gaspare Spatuz-za, braccio destro dei fratelli Graviano diBrancaccio». Risultato è - come documen-ta per la Voce Sandro Provvisionato - cheScaratino è un collaboratore falso, chi èandato in galera e ha scontato anni di car-cere era innocente (o almeno non c’entra-va con la strage di via D’Amelio), e soprat-tutto i mandanti a volto coperto sono tran-quillamente a piede libero.

Un tipo strano, certo non equilibrato,ma degno di fede, Scarantino. E poi tanti,nel corso degli anni, invece sani come unpesce ma “folli” per convenienza. Cosìsuccedeva a uno dei boss storici di Cosanostra, Tano Badalamenti, il primo “pazzodi mafia”, così come volevano farlo pas-sare picciotti e avvocati all’epoca del suoprimo omicidio, a 19 anni. E per tale do-veva passare Tommaso Buscetta, quandocominciava ad alzare il velo - interrogatoda Giovanni Falcone - sulle connectionmafia-politica: «proprio Buscetta - si leggein prefazione - raccontava che negli annisettanta il carcere dell’Ucciardone, a Pa-

ANTEPRIME

In tempi di crisi, d’estate i libri raramente si leggono sotto l’om-brellone, ma molto spesso a casa, nella penombra di un meritatoriposo domestico. Ovunque voi siate, ecco il paginone con pro-poste originali e recensioni fuori dal coro. Si parte con unachicca assoluta, il racconto fatto da uno psichiatra-scrittoresulla connection decennale mafie-false perizie. Poi il nuovoromanzo di Luciano Scateni e, a seguire, le presunte rivelazionidi Luigi Bisignani e un saggio intorno al mondo di Dio.

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RI IIB BREPIU’

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IMafie dalegare ematti da liberare

lermo, per i mafiosi era una sorta di GrandHotel dove i boss si facevano ricoverare ininfermeria, simulando, con la connivenzadel personale medico, fantasiose malattie».

E proprio alle connivenze in camicebianco sono dedicati alcuni corposi para-grafi del libro, in cui vengono descritticomportamenti che rientrano alla perfe-zione in quel che si chiama “concorsoesterno in associazione mafiosa”, il tipicoreato dei colletti bianchi che non pochi(vedi il blitz di un gruppo di berlusconescapitanato dal pdl Luigi Compagna al par-to del governo Letta) vorrebbero eliminare.«Si tratta di persone esterne alla mafia -commentano De Rosa e Galesi - ma a que-sta asservite. Di comportamenti che nonrientrano nella mafia in senso stretto mache la apppoggiano e la rafforzano in unoscambio di favori. Di una convergenza diinteressi che sta alla base della crescita diCosa nostra».

E abbiamo parlato solo di Cosa nostra!Perchè anche la camorra da anni e anni fapazzie e inventa malattie. Come nel cla-moroso caso del super killer di Castelvol-turno Peppe Setola, alias - appunto - ‘o ce-cato: ricoverato come tale al Maugeri diPavia, dopo una perizia che lo certificavaipovedente totale doc, scappa e organizzala strage (lui tiratore scelto) dei sei nige-riani di fine 2008. Quando la giustizia èdavvero cieca...

Qui accanto, lo scrittore Luciano Scateni e,sopra, il suo romanzo appena uscito.

In basso la copertina del libro di Corrado DeRosa, psichiatra e giornalista salernitano.

Di vecchiaia e d’arte si può anchenon morire

Pubblichiamo un brano dal libro di Corrado De Rosa “Mafia da le-gare”. Qui si parla del boss dei Casalesi Peppe Setola, ‘o cecato.

I finti pazzi sono vecchi quanto il mondo. Uno dei più antichi che lastoria e la letteratura ricordano è Ulisse, che non vuole partire per laguerra di Troia e decide di mettersi ad arare la spiaggia di Itaca con ilsale. Agamennone non gli crede e incarica Palamede, considerato in-telligente e acuto almeno quanto Ulisse, di scoprire la verità. Pala-mede mette Telemaco davanti all’aratro di Ulisse che, temendo diferire il figlio, lo scansa rivelando così la sua finzione.Volendo rileggere questa storia come se fosse un bizzarro processopenale, potremmo dire che Agamennone è il giudice che deve valutarela vera o presunta follia di Ulisse, Palamede il suo psichiatra forense eUlisse l’imputato. Palamede dà prova di essere un abile perito: non silascia suggestionare dall’importanza del re di Itaca, riconosce la suasimulazione ed è incorruttibile.La storia di Ulisse che scansa il figlio con l’aratro ricorda quello che èsuccesso più di tremila anni dopo nel centro clinico del carcere mila-nese di Opera, dove un pool di esperti deve accertare la vera o pre-

sunta cecità di Peppe Setola. Anziché pazzo, Setola finge di esserecieco. Ma il meccanismo è lo stesso. Dopo una perizia quantomeno di-scutibile e sei anni di carcere, gli vengono concessi gli arresti domici-liari in modo che possa curarsi alla clinica Maugeri di Pavia. Le cartedicono che non è in grado di vedere a un palmo dal naso, in realtà civede benissimo. Tanto che, dopo qualche mese, scappa da Pavia einaugura la stagione stragista dei casalesi: diciotto omicidi in quattromesi alla fine del 2008 (un morto ammazzato a settimana), compresala strage di Castel Volturno, in cui il 18 settembre 2008 vengono uc-cisi sei immigrati africani.Setola scappa da carabinieri e poliziotti su auto rubate, su uno skate-board attraverso le fogne e perfino correndo sui tetti delle case. Dopoil nuovo arresto viene visitato a Opera, perché c’è da stabilire se ilboss ci vede oppure no. I medici usano un sistema semplicissimo: la-sciano socchiusa la porta dell’infermeria in cui visitano ’o cecato -questo è il soprannome del boss -, socchiudono le persiane in modoche filtri solo un po’ di luce e mettono al centro della stanza unasedia. Setola entra e fa i primi passi, poi vede la sedia e la scansacome aveva fatto Ulisse con Telemaco. Ecco fatto, scoperto il trucco diSetola senza consultare manuali e trattati di medicina.

COSE E COLORI. La roba, la fatica di vive-re, il sudore; e il dio denaro, i trafficimilionari, il grilletto regolaconti. Ma

anche il blu verde del mare, le case ocra,rosa o marrò, il cielo che fa tutt’uno conl’orizzonte afoso, terre e alberi nodosi.

E’ in questo binomio scrittura-pitturauna delle chiavi, forse la più riuscita, del-l’ultimo romanzo di Luciano Scateni, “Divecchiaia non si muore”, sottotitolo “I Men-sitieri: potere, scandali, tradimenti e tra-sgressioni sessuali”, fresco di stampa per leEdizioni Eracle. Proprio perchè Scateni èprima di tutto giornalista (Paese sera, Raie Voce nel suo pedigree) e scrittore (tra glialtri, il trittico noir “Un commissario per

caso” con l’ormai mitico ispettore Santaga-ta), ma anche da anni pittore - non per ca-so, ma per assoluta vocazione - nel carniereuna sfilza di personali e collettive, furentii suoi Vesuvi rosso fuoco, e le sue carrellatedi falci e martello che si perdono nel tempoe nello spazio...

Roba e colori, appunto, che ci riportano- lungo i due crinali, scrittura e pittura - acerti squarci verghiani, a quella “roba” mi-nuziosamente vissuta e descritta, a quellefigure dolenti e rugose, che contraddistin-guono non solo l’ambiente siciliano. Eccoun incipit: «Non ha anima il paese. I vecchisi rassegnano ad aspettare nell’inerzia piùtotale il momento di andarsene per sempre.Siedono per intere mattinate sulle panchinedi una piazzetta che il Comune ha conve-nuto di lasciare loro, come un’anticameraper l’aldilà». O su mare e pescatori: «Qui,nell’isola, il mare è meno infido di altri, maa volte è ostile come e più che altrove e laterra è avara, irriconoscente, incapace dipremiare la fatica» (siamo nel capitolo “acasa”, costellato da una reiterazione di“qui...” uno più denso dell’altro). E a pro-posito di densità cromatica, riecheggianocerta forza fiamminga non poche pennellatesu terre e case, muraglie e tetti, profumi esalsedini; sulla fatica di vivere e di lavorare,figure curve dal mattino alla sera, incallitenel dolore e nell’attesa.

E invece loro, i Mensitieri, troneggianonella loro opulenza e arroganza. Dal patriar-ca Rosario, capopartito a Roma di una Dccadente e mai citata, al figlio Tommaso, su-perimpegnato a dettar legge nei suoi feudisiciliani e nella sua magione. Storia di ma-fie, droga, coca milionaria, sesso sfrenato,tradimenti e morte. E un nipote superstiteche verrà ricevuto a Roma dal potente se-natore...

Malati immaginari (e mafiosi veri). Da Ulisse a Setola

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Il brasseur d’affari Luigi Bisignani accanto alla copertina del suo libro.

Nella foto a destra, l’astrofisica Margherita Hack, da poco scomparsa.

CULTURE

RITA PENNAROLA

RITA PENNAROLA

QUESTA È UNA non-recensione. Per unnon-libro. Perché “L’uomo che sus-surra ai potenti”, di Luigi Bisignani

e Paolo Madron, uscito a maggio da Chia-relettere, è una indefinibile accozzaglia divisioni deformi del nostro Paese e dei suoimisteri, che cala sul lutto capace ancora diavvelenare la vita a tante famiglie italiane.Ci dispiace davvero, per una casa editricecome quella diretta da Lorenzo Fazio, cheabbia accettato di mandare in stampa conla sua prestigiosa firma la lunga auto-inter-vista di Bisignani. E ci dispiace per PaoloMadron, un veterano della nostra semprepiù bistrattata professione.

Nessun pregiudizio - sia ben chiaro -sulla figura di Bisignani, che prima di que-sto libro poteva essere uno dei tanti vip fi-niti, magari ingiustamente, nel tritacarnedi quella parte della stampa alimentata dal-le veline di certe Procure. Dopo la letturadel volume, però, questa ipotesi inizialenon può che considerarsi ribaltata.

Il caso Moro è, a nostro giudizio, lospartiacque che segna implacabilmente que-sto confine. Amico dichiarato di tre numitutelari, Giulio Andreotti, Francesco Cossigae Licio Gelli, Bisignani qui ignora voluta-mente le testimonianze già affiorate - e checontinuano in queste ore ad affiorare - suiveri responsabili dell’eccidio del leader de-mocristiano. Sorvola amabilmente sul fattoche mentre lui manda alle stampe l’ultimabozza, fra aprile e maggio 2013, un libro di-rompente di Ferdinando Imposimato, “I 55giorni che hanno cambiato l’Italia”, NewtonCompton, inchioda con prove inoppugnabilicoloro che non vollero salvare la vita di Al-do Moro anche quando, l’8 maggio 1978, ilblitz preparato da mesi stava per scattare di-nanzi al covo di via Montalcini 8, primache le pattuglie di militari guidati dai Ser-vizi venissero improvvisamente richiamatee la prigione di Moro, proprio come sarebbeaccaduto anni dopo al covo di Totò Riina,rimanesse priva di qualsiasi vigilanza el’ostaggio venisse definitivamente consegna-to nelle mani dei carnefici.

Ancor più atroce, la verità documentatada Imposimato, ora che vengono alla lucetestimonianze come quella dell’artificiereVittorio Raso che, ben prima della famosatelefonata delle Br alle 12.30 del 9 maggio,già intorno alle 11 aveva rinvenuto il corposenza vita di Moro nel bagagliaio della Re-nault rossa ed ha dichiarato che, poco do-po, sul posto si era recato lo stesso Fran-cesco Cossiga, per nulla stupito al cospettodel cadavere.

Il dolore di chi ha amato lo statista Dc,

QUELLO CHE HA TURBATO (e, in qualchemodo, disturbato) di più l’opinionepubblica dopo la morte di Marghe-

rita Hack, avvenuta nelle scorse settimane,non è stato solo la scomparsa di una dellepiù luminose intelligenze degli ultimi cen-to anni, ma piuttosto quella sua graniticacertezza che, di lì a poco, lei sarebbe di-ventata nulla. Ripeteva il celebre motto diEpicuro, la grande scienziata: non debbopreoccuparmi, perché dove ci sarà la mor-te, lì non ci sarò più io.

Tutto qui? Davvero tutti qui? Sogni,speranze, passioni, amore, odio e illusioni,l’avventura nello spazio, la volta celeste so-pra di noi, l’immensità dell’arte e la strug-gente potenza della musica. Niente. Tuttoquesto sarà niente.

La stessa, assoluta convinzione la Hackl’aveva espressa, pur sapendo bene di nonpoterla documentare, nei suoi libri, altret-tante, affascinanti corse nell’infinito in po-sizione d’ascolto, cercando - senza ammet-terlo - il suono, o almeno l’impercettibilesegnale di “qualcosa”. Nulla. Questa laconclusione cui era giunta la scienziata.

Ai pochi o molti che considerano l’atei-smo puro - come quello della Hack - unafede non meno dogmatica delle religionifondamentaliste, consigliamo la lettura diun agnostico altrettanto “doc”: il filosofodelle scienze Mark Vernon. Il suo libro,che s’intitola appunto “Dio”, è uscito inItalia ad aprile di quest’anno per le edizio-ni Dedalo con la traduzione di David San-toro. Una laurea in fisica e una in teologia,

L’uomo chesussurra bugiesui misterid’Italia

Dio e la fine nel nulla della grandeMargherita

come la sua famiglia, ma anche la sofferen-za dei familiari degli agenti di scorta,avrebbero dovuto consigliare a Bisignanimaggior prudenza nel “maneggiare” unapagina tragica come questa. E quanto menosuggerirgli di astenersi dallo scrivere - co-me fa il disinvolto Bisignani - che durantetutto il periodo del sequestro Giulio An-dreotti cercò di attivarsi per la liberazionedi Moro attraverso i suoi contatti con la Ca-ritas. Perché, fra l’altro, forse non è privodi significato il fatto che le rivelazionidell’artificiere Raso arrivino subito dopo lascomparsa del divo Giulio.

Al di là del libro di Bisignani-Madron,la morte di Moro rientra molto probabilmen-te fra i tanti “misteri d’Italia” che, a ben guar-dare, misteri non sono. Un po’ come il pre-sunto scoop di questi giorni del Guardiansullo spionaggio degli americani ai dannidei partner europei. O le stragi di Ustica eBologna, altri casi in cui il depistaggio deiServizi ha giocato un ruolo-chiave.

La storia c’insegna che si tratta di de-cisioni assunte altrove, di cui l’Italia è pro-tagonista solo in quanto terreno fisico discontro e patria di rappresentanti locali deiveri mandanti e di esecutori “materiali”.Gli accordi stanno ben più in alto. Il mo-dello a cupole delle società internazionali,emerso nel 1992 all’indomani dell’inchiestasulla massoneria di Agostino Cordova, fun-ziona egregiamente da almeno un secolo:logge e superlogge, in cui i “sottoposti”non conoscono i nomi di chi è sopra di lo-ro, fino ad arrivare ai consessi sovranazio-nali, ristretti e, quelli sì, segretissimi. Altroche Bilderberg, diventato ormai un happe-ning annuale dei soliti noti.

Delle cupole ristrette fanno parte emis-sari dei principali capi di Stato, rappresen-tati dei massimi interessi finanziari e, a farda collante, personaggi di riferimento par-ticolarmente “illuminati”. Questo emergevadalle prime indagini di Palmi quando Cor-dova arrivava alla Procura di Napoli. Unoschema poi affossato, finito a marcire comei faldoni con gli elenchi degli iscritti neisotterranei di Piazzale Clodio.

Eppure - e Bisignani dovrebbe saperlobene - è ancora così che si reggono gli as-setti mondiali, con cupole di potenti e, perchi viene meno agli ordini, pena di mortetout court, comminata attraverso i bracciarmati delle superpotenze. Funziona tal-mente bene, questo assetto, che è stato mu-tuato - non certo da ora - ad opera di queiSistemi che di controllo dei territori se neintendono: le mafie.

Il modello a cupole, come è emerso fu-gacemente nel corso di diverse inchiestesu Cosa Nostra, ‘ndrine e soprattutto ca-morra, garantisce ancora oggi alle holdingdel crimine organizzato l’accaparramentodelle risorse e, molto spesso, anche l’im-punità. Per chi sgarra, anche qui, la penaè sempre la stessa: “giustiziato” a mortesenza appello.

collaboratore di testate come il Guardian ericercatore all’Università di Londra, Vernonè, soprattutto, ex sacerdote di una chiesabritannica.

I mille interrogativi che assillano Ver-non (ed affollano le sue pagine, nel tenta-tivo di offrire una qualche risposta), sonogli stessi che covano dentro ciascuno dinoi: potrà mai la scienza dimostrare l’esi-stenza di Dio? O al contrario sarà propriola ricerca a mettere la parola fine sulla re-ligione? C’è qualcosa dopo la morte? E seDio fosse amore, che senso avrebbe l’atrocesofferenza degli innocenti? Nessuno ovvia-mente si aspetta di trovare prove dirimentirispetto a simili quesiti. Nemmeno Vernonche, da buon agnostico, usa i ferri del gior-nalista investigativo e passa in rassegna ilpensiero di altri nobili cercatori di verità.

Se ci è consentito, all’autore suggeriamodi rileggere il saggio dello scrittore ceco Mi-lan Kundera sull’arte “sacrilega” del grandepittore britannico Francis Bacon, capace di«accostare Gesù Cristo inchiodato sulla cro-ce, i mattatoi e la paura degli animali po-trebbe sembrare sacrilego». «Ma Bacon -scrive Kundera - non è un credente e ilconcetto di sacrilegio è estraneo al suo pen-siero; per lui “l’uomo si rende conto che èsolo un accidente, un essere privo di senso,costretto senza motivo a stare al gioco sinoin fondo”. Gesù, in questa prospettiva, è unaccidente che, senza motivo, è stato al giocosino in fondo. La croce: la fine del giocoche si è accettato di giocare senza motivosino in fondo. No, nessun sacrilegio: piut-tosto uno sguardo lucido, triste e riflessivoche tenta di andare all’essenziale».

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riuscì a superare le batterie diqualificazione ai 1000 metri dipattinaggio short track (pistacorta) e riuscì così a parteciparealle gare. Ai quarti di finale ar-rivò ultimo in una gara con 4concorrenti,, ma il secondo qua-lificato venne squalificato e cosìSteven passò il turno. In semi-finale erano in 5 e solo i primidue arrivati sarebbero andati infinale. Lui era l’ultimo quandoi primi 3 cascarono rovinosa-mente e lui così passò di nuovoil turno. Arrivò così in finalecon altri 4 concorrenti che lodistanziarono subito notevol-mente, ma sul rettilineo finalecascarono tutti e quattro unosull’altro e lui arrivò primo. Enon si era neanche allenato ungran che. La morale di questastoria è che ci vuole culo.21Non sei un ferro da stiro!Ogni tanto approfittane.22Napoleone aveva deciso di in-vadere la Russia ma non avevafatto i conti con i russi. Un tipi-co esempio di sopravvalutazio-ne del pensiero positivo. Luipensava che per invadere laRussia bastasse essere convintidi riuscirci. Ma intanto i russierano convinti che appena fossearrivato l’inverno sarebbero riu-sciti a distruggere Napoleone.23E’ triste, è ingiusto, ma l’univer-so esiste per sue proprie ragioniimperscrutabili e potrebbe stri-tolarti per errore senza neancheaccorgersene. Se non ci credi

VISIONI SUL MONDO DI JACOPO FO

www.jacopofo.com

prova a stenderti sulle rotaie deltreno nell’orario di punta e vedise il treno si ferma. Poi telefona-mi. Sono anni che faccio allagente questa proposta ma mainessuno mi ha telefonato. Devosupporre che siano morti tutti.24Tu non esisteresti senza Dio, maanche lui non sarebbe più lostesso senza di te. Ricattalo mo-ralmente. Diglielo che ci sono ibambini che muoiono di famementre lui si fa costruire chiesefaraoniche. E se ti dice che nonle ha fatte costruire Lui, chiedigliperché non ammazza di più ipreti allora…25Ovunque vedo madri amorevoliche portano in giro i figli piccoliin auto, senza cinture di sicurez-za. E mi viene voglia di sparare.26Il dolore viene rappresentato co-stantemente, inonda gli schermitelevisivi 24 ore su 24. Ci travol-ge con immagini di corpi stra-ziati, urla, sangue, parole crudeli,minacce orrende. E non bastan-doci il dolore vero, ne producia-mo a tonnellate di quello fintonei film, nei telefilm, nei roman-zi… Il dolore è un prodotto chetira in tutte le stagioni. E’ comei panini McDonald’s. Fannoschifo ma li vogliono tutti.27Il dolore attiva reazioni chimichenel cervello che liberano droghenaturali del tutto simili all’eroi-na. E’ quindi possibile trarre unasorta di piacere dal dolore. Ma èuna stronzata.28Il nostro cervello è dotato di unmeccanismo meraviglioso perdisattivare la mente razionale.Non è possibile ascoltare unasensazione, un profumo, il calo-re di un corpo e contemporanea-mente rimuginare mentalmente.Il cervello razionale non è in gra-do di funzionare mentre siamointenti a ascoltare. Il sempliceascolto permette alla parte istin-tiva della nostra mente di acce-dere immediatamente alla stanzadei bottoni del cervello. Tuascolti le sensazioni, la tua men-te razionale perde il controllo. E’facile come lavarsi i denti per

chi ha le mani. Lo so che l’hogià scritto, ma è importante, eripeterlo è meglio.29La strategia del moderno capi-talismo si basa sull’idea di illi-mitate risorse naturali da sfrut-tare, illimitato numero di con-sumatori e illimitata possibilitàdi aumento del fatturato diun’azienda. I fatti stanno dimo-strando che non è così. CarloMarx lo aveva detto. E siccomesono comunista, quando le bor-se crollano guardo le trasmissio-ni sulla finanza. Mi eccitano piùdella pornografia.30C’è gente che ti racconta (perchéte lo raccontano?) di interventimandibolari allucinanti con do-lori sibaritici e ginocchia dell’or-todonzista, diplomato per corri-spondenza, piazzati sul mentoben oltre la dissestazione delgiunto sub occipitale (cioè unacosa dolorosa solo ad ascoltar-la)… E tu gli dici: «Ma cazzo, in-vece di raccontarmi questa mer-da perché non cambi denti-sta?!?». E quelli imperterriti: «Senon fa male non ti cura bene identi». («Guarda c’ho giusto quiin tasca i 32 calcoli renali che mihanno estratto per via uretralecon un dilatatore Pinzer del1965 arrugginito. Ho anche la re-gistrazione delle mie urla. Unacosina in sensurraund polifonicodigitale. Se andiamo in macchi-na te la faccio ascoltare, ho ap-pena montato 4 altoparlanti To-shiba che hanno la licenza di uc-cidere». Cerca di evitare questepersone.)31Dio, non potevi farmi un po’meglio? (ti sembra giusto che iosia abbastanza stupido da farecazzate e abbastanza intelligenteda accorgermene?)32Vai dal tuo dottore e ti accogliecon un largo sorriso e ti dice,spalancando le braccia: «Lei hadue mesi di vita». Cazzo! A unmio amico è successo. Dopo duemesi è morto il suo dottore.

Il Buddhadegli idraulici - 2

17Meno male che l’essere umanoè stupido. Ogni tanto fa dellecose eccezionali per sbaglio!Nella battaglia di Legnano larotta totale di Barbarossa fu de-terminata da uno squadrone dilombardi a cavallo che, essen-dosi persi, arrivarono nella pia-na della battaglia giusto quandola cavalleria del Barbarossa, do-po aver sterminato la cavalleriaLombarda, era stata massacratadei fanti, che però non avreb-bero potuto inseguire i cavalieriin fuga. Anche a Waterloo labattaglia fu risolta da un batta-glione di austriaci che avevasmarrito la strada.18Sarebbe terribile se i malvagiogni tanto non fossero costrettia compiere il bene a causa diincredibili errori. Internet l’hainventato il Pentagono. Il gene-rale che ha avuto questa bellaidea poi lo hanno murato vivo.Quando i malvagi ti danno lacaccia è importante che tu sap-pia che potrebbero ammazzarsitutti tra loro, sparandosi addos-so per errore.19Se aspetti di essere sicuro chequel che fai sia perfetto primadi farlo, in tutta la tua vita nonriuscirai a fare neanche unascoreggia.20L’Australia non è esattamente ilcontinente dei laghi ghiacciati.Ciononostante, nelle Olimpiadiinvernali del 2002 a Salt LakeCity (Usa), Steven Bradbury

SE GLI AUTOMOBILISTI partenopei pagano letariffe più alte d’Europa per assicurarevetture e motorini devono dire grazie alla

truffa diffusa dei tanti che vivono “sulle spal-le” delle assicurazioni, addirittura indicandoquesto genere di entrate nei magri bilanci fa-miliari. Si tratta di una storia vecchia ed ar-cinota, periodicamente portata alla luce daindagini della magistratura. Poi non se ne par-la più e tutto continua come prima.

Napoli, come sempre, “ha fatto scuola”.Già, perché da qualche tempo (una ventinad’anni almeno o giù di lì), ad inventare dan-ni, con tanto di certificati fasulli, e correredinanzi a un giudice civile per lamentare leproprie insopportabili sofferenze, sono lepresunte “vittime di diffamazione”. Una ple-tora di impostori sempre più affollata, chemolto spesso riesce a spuntarla, per poi pre-sentarsi con sentenze alla mano nelle reda-zioni impugnando decreti di pignoramentoconcessi in un battibaleno, magari dal got(giudice onorario, spesso avvocati) di turno.

Se poi non fosse bastata la lezione deimaestri falsari all’ombra del Vesuvio, a spin-gere i falsi diffamati ad emulare le gesta diTotò e Aldo Fabrizi in tipografia ci ha pen-sato la casistica giudiziaria inaugurata alla fi-ne di Mani Pulite da Antonio Di Pietro che,per sua stessa ammissione, con le centinaiadi migliaia di euro sottratti ai giornali attra-verso cause di diffamazione ci ha costruitoun impero: economico, oltre che politico.

E se l’ex Tonino nazionale ha provatol’amarezza di veder crollare tutto il suo po-tere politico proprio per mano di una gior-nalista (la bravissima Sabrina Giannini diReport), può consolarsi con le fortune eco-nomiche tutt’altro che disfatte («In cassa -scrive Il Giornale - ci sono 16,9 milioni dieuro, di cui 4,5 sui conti correnti e 8 milioniin fondi di investimento bancari»).

Perciò, è ufficialmente aperta - e da tem-po - la caccia ai soldi dei giornali. Cui inquesti anni hanno attinto tutti: ex politicitrombati, faccendieri accusati di reati terri-ficanti e alla fine miracolosamente assolti,magistrati colpiti nella loro verginità, ban-chieri, senatori per un giorno, escort cata-pultate in parlamento, e chi più ne ha piùne metta. Il risultato è sotto i nostri occhi.Non è solo la crisi economica ad aver ghi-gliottinato le redazioni, buttando in mezzoalla strada ormai decine di migliaia tra gior-nalisti ed altre maestranze. E non riguardasolo il trionfo delle praterie internettare, lafalcidie di risorse e posti di lavoro che stadivorando il mondo dei media, comprese letv. Se andiamo a fare due conti, scopriremoche la causa prima di questo disastro sonostati i risarcimenti da milioni e milioni dieuro assegnati da sentenze civili ai diffamati,molto spesso fasulli. Un aggettivo leggermen-te sopra le righe vale dai 50 ai 70mila euro.Se poi hai rispettato alla lettera i tre requisitidella legge sulla stampa (che esiste ancoraed è in vigore, anche se molti got non fannonemmeno la fatica di andare a leggerla pri-ma di emettere la sentenza), se quindi esistel’interesse pubblico, la notizia è vera ed èstata espressa con la dovuta continenza, beh,in questo caso non solo non scatta automa-

CHI CI GUADAGNALa Cricca dellediffamazioni

inmedia resINFORMAZIONE IN & OUT A CURA DI RITA PENNAROLA

Lo abbiamo già scritto: il racket sa beneche si è passati dal giudizio per diffamazionea quello per lesa maestà. E’ come per il capodello Stato: non devi pronunciare il suo no-me. E basta.

Il racket, poi, è attrezzatissimo e, soprat-tutto, ha imparato per bene la lezione: me-more dei suoi successi, oggi spesso non pre-senta subito la citazione, ma attraverso gliavvocati fa sapere in redazione che si po-trebbe anche preventivamente trattare. Il miocliente - dice il legale al telefono - è unapersona molto generosa e liberale. Trentami-la? Cinquantamila? Pensateci bene, vi con-viene... Questo è il messaggio che viene sot-tilmente instillato dall’altro capo del filo.

Come vedete, in questo articolo non cisono i nomi dei truffatori. Ma sono tutticompresi in un esposto al Consiglio Supe-riore della Magistratura che alcune testateindipendenti stanno promuovendo per de-nunciare la truffa ai danni della democrazia.

ticamente la condanna per lite temeraria deldiffamato truffaldino, ma anzi, spesso gli vie-ne comunque riconosciuta una bella som-metta, in considerazione «del suo prestigioe della sua autorevolezza».

E’ così che nasce e prospera il racket del-le diffamazioni, nuova forma di arricchimen-to illecito che non costa nulla e, soprattutto,non comporta alcuna conseguenza negativaper chi ci prova. Male che vada, ci ha rimes-so solo le spese dell’avvocato amico. Ma hapur sempre tentato la sorte, chiedendo due,trecentomila euro, o fino a un milione (tanto,anche quello non gli costa nulla), a chiunqueabbia osato profferire il suo nome invano.

Seconda parte del testo sapienziale ritrovato a Saragozza,che siamo entusiasti di presentarvi in prima mondiale assoluta. Traduzione dal gaelico di Jacopo Fo.

Nella foto in basso,Totò e Peppino De Filippo in vaste di falsari in un celebrefilm degli anni ‘60.