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IDIS BALA, STEFANO MARCI, CRISTIAN RAGGI

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La pirateria è l'attività illegale di quei marinai -denominati pirati - che, abbandonando per scelta o

per costrizione la precedente vita sui mercantili, abbordano, depredano o affondano le altre navi in

alto mare, nei porti, sui fiumi e nelle insenature. Benché spesso accomunati ai pirati, i corsari erano

invece combattenti al servizio di un governo che, in cambio di un'autorizzazione a rapinare navi

mercantili nemiche (lettera di corsa, da qui corsari), incameravano parte del bottino. La differenza più

evidente fra pirati e corsari era che questi ultimi, se catturati, soggiacevano alle norme previste dal

diritto bellico marittimo, venendo imprigionati, al pari di un qualsiasi prigioniero di guerra, mentre i pirati catturati erano sommariamente giustiziati, in

genere per impiccagione alla varea (estremità, parte terminale) del pennone di un fuso maggiore, al fine di fornire una tangibile prova della potenza

della giustizia umana e fungere al contempo da salutare ammonimento per chi fosse tentato

d'intraprendere una simile attività.

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� La vita in mare era logorante non tutti i giorni trascorrevano fra arrembaggi e tempeste. Spesso i piu pesanti erano quelli di bonaccia, quando il sole scottava e non si alzava un filo di vento.

� In questi momenti le attivita non mancavano: il nostromo si occupava della manutenzione dell’imbarcazione; il mozzo con altri marinai si preoccupava della pulizia; il carpentiere era un po’come un medico: riparava la nave e si improvvisava anche medico della ciurma, procedendo a raschiare con un cucchiaio infezioni e ad amputare, senza troppe remore e delicatezze, braccia o gambe infette, rimpiazzate da protesi di fortuna (come le note gambe di legno).

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� La vita a bordo di una nave richiedeva disciplina. E vero, i pirati erano dei fuorilegge, ma non per questo vivevano senza regole. Prima di imbarcarsi registravano un contratto e stabilivano il loro compenso sui bottini conquistati; erano assicurati: in caso di ferite avevano diritto a un risarcimento; prendevano le decisioni con votazioni e seguivano regole comuni, quali il divieto di portare donne a bordo.

� Il comandante doveva saper gestire la propria ciurma con rigore e con equilibrio, dispensando premi dai bottini, rum o cibo. Eventi sfortunati, sconfitte o scelte sgradite alla ciurma potevano sfociare nell’ammutinamento.

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�La prassi di lasciare marinai su isole deserte rientrava fra le punizioni per gravi delitti. Uno di questi era l’aver derubato uno dei compagni: al colpevole veniva lasciata dell’acqua, polvere da sparo, una pistola e una pallottola. Perche una? Era quella sufficiente per suicidarsi nella disperazione.

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� Sulle navi non mancava il lavoro per l'equipaggio impegnato in una costante manutenzione della nave. Le regole che l'equipaggio doveva rispettare erano poche ma molto dure.

� Ognuno ha il diritto di voto, a provviste fresche e alla razione di liquore;

� Nessuno deve giocare a carte o a dadi per denaro;� Le candele devono essere spente alle otto;� Tenere sempre le proprie armi pronte e pulite;� Ognuno deve lavare la propria biancheria;� Donne e fanciulle non possono salire a bordo;� Chi diserta in battaglia viene punito con la morte o

con l'abbandono in mare aperto.

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� Per riuscire a vincere la noia e alleviare la frustrazione del suo equipaggio, il "capitano" doveva incutere rispetto, se non paura, molti pirati volevano che la vita a bordo seguisse le regole di una comunità democratica: se non vi era accordo su una decisione da prendere, si teneva una votazione, poteva essere contestato perfino il capitano. I pirati prendevano le loro decisioni in maniera collettiva. Non esisteva un leader assoluto; il comandante veniva eletto da tutta la ciurma riunita (dall'ultimo mozzo al timoniere) per effettuare le scelte relative alla conduzione della nave. Il bottino veniva diviso in quote uguali assegnando in certi casi due quote al comandante e una e mezzo al quartiermastro.

� Ogni comandante aveva un proprio regolamento (o carta) che modificava in alcuni punti quello base.

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�A bordo per prima cosa bisogna controllare il buono stato delle armi. L’arma più importante sono le granate, semplici palle di ferro riempite di polvere da sparo e pezzi di vetro. Utilissime per colpire il nemico dalle canoe, insieme agli stracci incendiari imbevuti di pece e ai piedi di corvo, piccole stelle a quattro punte che forano i piedi dei marinai.

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�A ogni assalto è necessario recuperare i piedi di corvo, perché sono molto costosi. È un lavoro lungo e ingrato, e spesso ci si procura qualche ferita. Non mancano naturalmente le palle incatenate, da lanciare col cannone per distruggere gli alberi delle navi. I moschetti e i tromboni dovevano essere puliti e riparati prima dell’arrembaggio.

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� Torture e crudelta erano all’ordine del giorno e gli arrembaggi finivano spesso con un grande spargimento di sangue.

� Un attacco pirata e ben congegnato: al fattore velocita vanno unite una buona conoscenza delle acque e una certa bravura nelle manovre della nave; ci si avvicina alla preda e si puo ingaggiare una battaglia a colpi di cannone per colpire il timone e per danneggiare scafo, alberi e vele; si lanciano bombe incendiarie, granate di catrame per annebbiare l’area nemica e, infine, arriva il momento clou, l’arrembaggio, quando con rampini e funi ci si aggancia alla nave nemica e la si invade.

� Chi e assalito cerca di evitare il corpo a corpo sparando con moschetti e bombe improvvisate. I pirati sono pero bene armati e si lanciano contro i marinai avversari utilizzando le piu svariate armi.

� Fra queste alcuni tipi di fucili come il trombone e il moschetto e le comuni pistole e poi ascia pugnale e sciabola corta (detta anchesquarcina), ideali per il combattimento corpo a corpo. Vinta la battaglia i pirati offrono ai marinai l’opportunita di unirsi a loro, pena la morte.

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� Fra le strategie adottate dai pirati prima di un assalto c’era quella di issare una bandiera di uno Stato amico di quello della nave da attaccare. I pirati potevano cosi avvicinarsi alle loro prede evitando scontri a fuoco e solo alla fine cambiavano vela issando il Jolly Roger, che dava il via all’arrembaggio. In alcuni casi l’intero equipaggio cambiava indumenti e indossava magari vesti larghe per dare l’impressione che a bordo ci fossero donne. Una volta rivelato l’inganno capitava che la ciurma della nave attaccata si arrendesse immediatamente, senza combattere, perche l’audacia dei pirati era temuta e poi perche la vita di un marinaio di una nave civile era di norma molto dura e poco remunerativa. Molti di questi marinai allora preferivano unirsi ai pirati, per una vita certamente rischiosa, ma sicuramente piu redditizia.

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� Al termine della battaglia la speranza di ogni pirata e che la merce conquistata sia di valore e che contenga qualche tesoro. Spartito il bottino un marinaio poteva ritrovarsi all’improvviso ricchissimo e cosi godersi in pace il resto della sua vita. Si tratta pero di eccezioni, perche il bottino non e sempre copioso e poi perche viene in parte diviso, in parte rivenduto in cambio, ad esempio, di medicine. Comunque ogni cosa veniva rubata, anche il sale e l’avorio, bloccando cosi il commercio delle citta portuali. . Il denaro conquistato da un pirata veniva subito speso appena giunto a terra fra osterie e giochi.

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� La cambusa era la cucina della nave. Nessun pranzo succulento e cibo fresco, eccetto qualche tartaruga di mare e ilpesce pescato; sulla nave la carne era rara. Venivano imbarcate galline per avere uova fresche, la carne veniva essiccata ma, una volta terminata, non rimanevano che le gallette: biscotti secchi e duri, preda di insetti, vermi e topi. Il rifornimento veniva fatto in porti sicuri o rubando le scorte delle navi assaltate, ma in generale la dieta di un pirata e di un marinaio era poco sana e causava malattie, come lo scorbuto, dovuto alla carenza di vitamina C. Lo scorbuto si manifestava con problemi alle gengive, caduta dei denti, dolori articolari ed emorragie, che conducevano alla morte. Questa malattia fu combattuta solo dal 1700.

� Si cercava consolazione nell’alcol: rum, grog e vino sollevavano l’umore, ma di una ciurma ubriaca c’era poco da fidarsi.