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di ALESSIO GRAMOLATI responsabile del Coordinamento politiche industriali e dell'Ufficio progetto lavoro 4.0 “S ono convinto che il sindacato debba soprattutto ricercare nuove forme di partecipazione alle decisioni. Prima di tutto nel luogo stesso in cui il lavoro si effettua, e laddove si decide veramente dell'organizzazione del lavoro. Infine, su questi fattori determinanti: il tipo di innovazione di prodotto e di processo; la progettazione dell’innovazione e delle sue forme di applicazione all’impresa, tenendo conto della necessità di valorizzare la risorsa lavoro, di utilizzarne tutte le potenzialità, come obiettivi almeno altrettanto importanti dell’innovazione di prodotto e di processo”. Era il 1994 quando Bruno Trentin ci consegnava queste riflessioni nell’intervista di Bruno Ugolini, “Il coraggio dell’utopia”. È passato un quarto di secolo e l’attualità di quell’utopia resta intatta. È evidente infatti che i processi di innovazione in atto implicano la necessità di ridefinire il discrimine tra trasparenza e controllo. Solo se la digitalizzazione saprà liberare il lavoro dai vincoli arcaici e gerarchici del fordismo – che si sono spesso replicati anche nell’organizzazione del lavoro di stampo toyotista – si potranno affermare le potenzialità di creatività, responsabilità e autonomia necessarie per assicurare successo a questo nuovo paradigma. Non sarà una sfida semplice: siamo indeboliti da scelte legislative sbagliate, come quelle contenute nel Jobs Act che hanno ridotto gli spazi utili per poter essere informati preventivamente sul rischio di controlli impropri introdotti con le nuove tecnologie. Ma siamo indeboliti anche da scelte sindacali che hanno troppo indugiato sui temi della partecipazione, della co-determinazione, della contrattazione d’anticipo. Nonostante tutto ciò, le tante iniziative contrattuali in atto, e le lotte che stanno moltiplicandosi in tutto il mondo, ci dicono che si sta aprendo una possibilità che non dobbiamo lasciar cadere: abbiamo capito che è tempo di cambiare. Governare l’innovazione, contrattare la digitalizzazione, aprire la black box dell’algoritmo e contattarlo, non sono soltanto parole d’ordine per i convegni: sono la traduzione dell'utopia di Trentin nella pratica sindacale. n IDEA DIFFUSA INSERTO DI INFORMAZIONE SUL LAVORO 4.0 / marzo 2018 © PIXABAY Partecipazione, co-determinazione e contrattazione d’anticipo per gestire la tecnologia: l’intuizione di Trentin, dopo un quarto di secolo, può diventare pratica sindacale PRIMO PIANO Utopia presente

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di ALESSIO GRAMOLATIresponsabile del Coordinamento politicheindustriali e dell'Ufficio progetto lavoro 4.0

“Sono convinto che il sindacato debba soprattuttoricercare nuove forme di

partecipazione alle decisioni. Prima di tutto nel luogo stesso in cui il lavoro si effettua, e laddove sidecide veramente dell'organizzazionedel lavoro. Infine, su questi fattorideterminanti: il tipo di innovazione di prodotto e di processo; laprogettazione dell’innovazione e dellesue forme di applicazione all’impresa,tenendo conto della necessità divalorizzare la risorsa lavoro, diutilizzarne tutte le potenzialità, come obiettivi almeno altrettantoimportanti dell’innovazione di prodotto e di processo”. Era il 1994

quando Bruno Trentin ci consegnavaqueste riflessioni nell’intervista diBruno Ugolini, “Il coraggio dell’utopia”. È passato un quarto di secolo el’attualità di quell’utopia resta intatta.È evidente infatti che i processi diinnovazione in atto implicano lanecessità di ridefinire il discrimine tratrasparenza e controllo. Solo se ladigitalizzazione saprà liberare il lavorodai vincoli arcaici e gerarchici delfordismo – che si sono spesso replicatianche nell’organizzazione del lavorodi stampo toyotista – si potrannoaffermare le potenzialità di creatività,responsabilità e autonomia necessarieper assicurare successo a questonuovo paradigma.Non sarà una sfida semplice: siamoindeboliti da scelte legislativesbagliate, come quelle contenute nelJobs Act che hanno ridotto gli spazi

utili per poter essere informatipreventivamente sul rischio di controlli impropri introdotti con le nuove tecnologie. Ma siamoindeboliti anche da scelte sindacaliche hanno troppo indugiato sui temidella partecipazione, della co-determinazione, della contrattazioned’anticipo. Nonostante tutto ciò, letante iniziative contrattuali in atto, ele lotte che stanno moltiplicandosi intutto il mondo, ci dicono che si staaprendo una possibilità che nondobbiamo lasciar cadere: abbiamocapito che è tempo di cambiare.Governare l’innovazione, contrattarela digitalizzazione, aprire la black boxdell’algoritmo e contattarlo, non sono soltanto parole d’ordine peri convegni: sono la traduzionedell'utopia di Trentin nella praticasindacale. n

IDEA DIFFUSAINSERTO DI INFORMAZIONE SUL LAVORO 4.0 / marzo 2018

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Partecipazione, co-determinazione e contrattazione d’anticipo per gestire la tecnologia:l’intuizione di Trentin, dopo un quarto di secolo, può diventare pratica sindacale

PRIMO PIANO

Utopiapresente

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di ANNA M. PONZELLINIpartner Apotema, direttivo Associazioneitaliana studi relazioni industriali

Nelle aziende che hannoadottato la filosofia deltoyotismo o del lean

manufacturing, la produzione èorganizzata in base a precisemetodologie – come il Total QualityManagement, il Just in Time, i Kaizen –che si pongono l’obiettivo dimigliorare la performance aziendaleattraverso la riduzione dellagerarchia, l’eliminazione deimagazzini, la fluidità e velocità deiprocessi, la riduzione degli sprechi, ilmiglioramento continuo della qualità.Si tratta di paradigmi organizzativiintrodotti soprattutto nelle produzionimanifatturiere e nei servizi su largascala, comunque in ambienti a forteconcentrazione di lavoro esecutivo –fabbriche, negozi della distribuzioneorganizzata, call center, grandi catenedella ristorazione – dove è necessariorecuperare margini aggiuntivi diproduttività non più soltanto dallosforzo fisico degli operatori mirato alla semplice esecuzione dicompiti preordinati, ma da un lorocontributo attivo, intelligente e(parzialmente) discrezionale, mirato al miglioramento dei targetproduttivi e di servizio. Certamente la promessa “anti-taylorista” di abolire il lavoro insequenza su linee di montaggio emansioni parcellizzate in tempiridotti non è stata mantenuta dallenuove formule di organizzazione deiprocessi. Tuttavia, quando sono apertia qualche forma di delega verso ilbasso, questi sistemi consentonoanche ai lavoratori operativi di vederdiminuito il ruolo dei capi (attraversoteam orizzontali guidati da un teamleader), di arricchire le propriemansioni (attraverso la polivalenza el’uso di dispositivi digitali), di poteravere qualche influenzasull’organizzazione del lavoro(attraverso il sistema deisuggerimenti e i gruppi dimiglioramento). Più raramente,

soprattutto nelle attività commercialie di servizio, ai team è consentitoanche di operare interventi autonomidi aggiustamento dell’orario. Per tuttequeste ragioni, le pratiche dicoinvolgimento e partecipazionestanno avendo successo tra ilavoratori: intercettano il lorodesiderio di contare di più erispondono ad alcune aspirazionifondamentali di chi lavora, comeimparare, godere di un po’ diautonomia, cooperare con i membridella propria comunità professionale. Che rapporto c’è tra questeesperienze e le relazioni industriali?Le pratiche partecipative sono stateintrodotte nelle aziende all’interno di complessi processi diriorganizzazione aziendale, nonnascono da iniziativa sindacale.Anche se negli ultimi tempi sonoaumentati i casi, valgano per tuttiDucati e Lamborghini, dove sono statenominate nella contrattazioneaziendale, si può dire che non si vedeancora una vera e propria strategiasindacale nei confronti dei processi diinnovazione delle imprese, cheperaltro presuppongono un clima direlazioni sindacali basato su fiducia ecooperazione. Se il sindacato vuoleintegrare queste pratiche nel sistemadi relazioni industriali d’impresadeve, a mio avviso, immaginare unastruttura delle relazioni di lavoro cheproceda dal basso verso l’alto,

intrecciando e potenziando lacentralità della partecipazione deilavoratori (diretta) con lapartecipazione dei rappresentanti alledecisioni che riguardano ilcambiamento organizzativo(rappresentativa o organizzativa). n

22 marzo 2018

Partecipazione dei lavoratori, un’esperienza che funziona

L’ANALISI

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Co-determinazione 4.0n Relazione di Franco Martini,

Segretario confederale Cgiln Comunicazioni di F. Butera,

P. Bianchi, A. M. Ponzellinin Intervento di Maurizio

Landini, Segretarioconfederale Cgil

n Conclusioni di Vincenzo Colla,Segretario confederale Cgil

n Contrattazione d’anticiponella filiera

Con B. Papignani, Ima; S.Buralli, Nuovo Pignone

n Contrattazione d’anticiponelle aziende

Con M. Principe, L. Stanzione,Amazon, D. Piangatello

n Contrattazione d’anticipo nel territorioCon M. Manzotti, R. Innocenzi,M. Bonini

I PODCAST DEL SEMINARIOCO-DETERMINAZIONE 4.0

SU RADIOARTICOLO1

S’intercetta il desiderio di contare di più e si risponde ad aspirazionifondamentalicome imparare e godere di un po’di autonomia

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di MARCO MANZOTTIcoordinatore regionale delle politicheindustriali Cgil Marche

La proposta di legge regionale su innovazione, ricerca eformazione presentata nelle

Marche è entrata nella fase conclusivadel suo iter. L’obiettivo è definire una“via marchigiana” a Industria 4.0,considerato che il processo diinnovazione in atto – trainato dal pianonazionale – non produrrà ricaduteautomatiche, né tantomeno scontate intermini di diffusione, competitivitàdelle imprese, intensità e qualità dellavoro. Per questo motivo è sicuramentenecessario governarlo e declinarlo nellespecificità territoriali. Un ragionamentoche vale anche di più per un sistemaproduttivo come quello marchigiano,prevalentemente costituito da piccoleimprese dove, a fronte dei limitistrutturali evidenziati dalla crisi, il

concetto d’innovazione non può esserecircoscritto alla tecnologia, ma vaesteso ai diversi fattori del modelloproduttivo e di sviluppo. In questa direzione la proposta di legge,oltre a definire strumenti e misure perdiffondere l’innovazione digitale, apartire dalla formazione eriqualificazione professionale,individua alcune azioni di sistema perqualificare i servizi alle imprese,adeguare le infrastrutture immateriali eattuare i principi dell’economiacircolare. Come sindacato abbiamoseguito il provvedimento conattenzione, fin dalla sua fase istruttoria,perché può rappresentare uno

strumento di governance efficace epartecipata. Va perciò sottolineato chenel testo della proposta si prevede ilcoinvolgimento delle parti sociali per lapianificazione delle azioni, nonchél’istituzione – su nostra proposta – di unosservatorio permanente composto daassociazioni d’impresa e organizzazionisindacali, che avrà la funzione dimonitorare e valutare l’impatto degliinterventi attivati. n

di MARIO PRINCIPEsegretario Filctem Cgil Milano

L’annuncio di dieci esuberi su 65addetti, la riduzione netta del 30per cento nelle buste paga, una

multinazionale che non considera piùcompetitivo lo stabilimento italiano.Sembrava una storia dal finale già scrittoquella della 3M di Carpiano, nell'areametropolitana milanese, ma questavolta è successo qualcosa di diverso. Lebuone relazioni tra i sindacati e il colossodella chimica (sono loro gli inventori deipost-it) hanno consentito di aprire undialogo e così la crisi si è tradotta in un

caso virtuoso. La trattativa ha infattiportato a elaborare una soluzionealternativa, quella di esternalizzare lalogistica a una ditta esterna. Questo hacomportato un risparmio notevole perl’azienda, e in cambio il sindacato hachiesto di investire in una conversioneparziale del sito e delle mansioni dialcuni dipendenti.Il risultato è che nessuno ha perso ilposto e, dove prima 65 lavoratori eranoconsiderati troppi, oggi il loro numero èsalito a 95. Non solo. Lo stabilimento diCarpiano è diventato parte della filieraproduttiva di 3M Italia e a marzo

dell'anno scorso c’è stato l’upgrade delsito, diventato centro europeo didistribuzione. L’azienda ha investitocirca un milione di euro perimplementare un sistema di gestioneinformatico che ha consentito lastandardizzazione delle attività dilogistica, introdotto strumentielettronici (tablet e pistole spunta-colli)che permettono di riconoscere,catalogare e allocare automaticamente imateriali in transito; ha fatto formazione,ha trasformato operai in impiegati e insupervisori dell’attività logistica – oraaffidata a una società esterna – con ilrisultato che i tempi di spedizione sonopassati da tre giorni a uno soltanto, inlinea con gli standard dei maggioricompetitor. Tutto questo ha portato allenuove assunzioni: non un lavoratore dimeno, ma anzi trenta in più. n

3marzo 2018

Una “via marchigiana” per Industria 4.0

LA PROPOSTA DI LEGGE

Così le buone relazionisindacali e gli investimentinell'innovazionehanno consentitoil cambio di passo

MULTINAZIONALI

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3M, dagli esuberialle nuove assunzioni

Il provvedimento è entrato nella faseconclusiva del suo iter

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Amazon, in Lombardiauna battaglia vintadi LUCA STANZIONEsegretario generale Filt Milano

I l caso dei lavoratori della filieraAmazon in Lombardia è la storia diuna battaglia vinta e di una sfida

aperta. Amazon Logistic – che noncorrisponde ai magazzini di Piacenza –è una struttura di distribuzione cheopera in tutta Italia attraverso alcunegrandi imprese in appalto, dovevenivano applicati tre diversi ccnl conl’unico scopo di abbassare il costo dellavoro. Il sindacato è riuscito a entraredentro al gigante dell’e-commerce e asiglare accordi in queste aziende,giuridicamente distinti, masindacalmente in una logica dicoordinamento. Adesso i lavoratori sivedono applicato il contrattonazionale della logistica in tutta lafiliera, che garantisce la clausolasociale, il corretto salario, ma

soprattutto il riconoscimento dellapropria professionalità. Uno di questi accordi ha aperto unasfida riuscendo a istituire unacommissione paritetica tra azienda eorganizzazioni sindacali sulla raccoltae l’utilizzo dei dati prodotti dagli stessilavoratori. Quando un driver si muoveper le consegne fa delle scelte – adesempio, sul tragitto – in base alleproprie conoscenze e abilità, a partiredal suo rapporto con il territorio.

Queste scelte oggi sono monitorateattraverso i palmari in dotazione, iquali assumono i dati, ovverotraducono la professionalità di questilavoratori. In una seconda fase, apartire da questi stessi dati, potrebbeessere organizzato il lavoro di nuovidriver meno professionalizzati equindi meno retribuiti. L’innovazionenon è un processo neutro e, conquesto accordo, il sindacato si è fattocarico delle paure di chi rappresenta,senza per questo voler resistereall’innovazione: si apre quindi davantia noi la sfida di coniugarel’innovazione dei processi el’automazione con un nuovoumanesimo del lavoro .n

Grazie a una serie di accordi, ai lavoratoridella filiera vieneapplicato il contrattonazionale. Garantita la clausola sociale

4 marzo 2018

di BRUNO PAPIGNANIsegretario generale Fiom Emilia Romagna,responsabile per la Fiom nazionaledi Industria 4.0

Ima Group è fra le realtà piùimportanti del packaging. Qui è daqualche mese aperto un tavolo

congiunto tra sindacati e azienda peraffrontare i temi della digitalizzazionee della robotica. Si parte dalpresupposto che i processi dicambiamento non sonounivocamente determinati dallatecnologia, la quale può essere sìindirizzata alla sostituzione del lavoroumano, ma può anche affiancarlo eintegrarlo, combinando produttivitàed ergonomia, automazione eampliamento dei compiti lavorativi. Di

fronte alle grandi trasformazioni chestiamo vivendo, compito del sindacatoè conquistare un controllo collettivosu questi processi attraverso lacontrattazione collettiva, utilizzando idiritti esercitabili dallarappresentanza, ma soprattuttoacquisendo una prospettiva di medio-lungo periodo e non corporativa.Questa è, del resto, la tradizione dellerelazioni industriali deimetalmeccanici in Emila Romagna. Nel caso specifico, all’interno delgruppo Ima è in corso un progettopilota per analizzare i temi critici diquesta stagione e ricercare soluzionialternative: disoccupazionetecnologica; competenze, formazionee riconoscimento; nuove modalità di

prestazione lavorativa e sovraccaricocognitivo; rapporto tra tempo di lavoroe tempo di vita; forme di controllodelle prestazioni lavorative. Neiprossimi mesi si svilupperannoconfronti interdisciplinari fra le partisu ciascuno di questi capitoli con lapartecipazione di esperti e ricercatori.I tavoli si interesseranno dell’interafiliera, affinché il progetto pilota possafornire materiali di riflessione e labase per un accordo strutturato. Èquesto il modo per garantire ai singolilavoratori la possibilità di influire –ciascuno nel proprio ambito specifico– sui nuovi assetti organizzativi dovutiai cambiamenti tecnologici secondogli schemi di progettazionepartecipata. n

LOGISTICA

EMILIA ROMAGNA

Un progetto pilotacontro la disoccupazionetecnologica

Al gruppo Ima – aziendaleader del packaging – è stato avviato un tavolocon i sindacati per affrontare insiemei temi della robotica

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di ELENA BATTAGLINIResponsabile Area di Ricerca “EconomiaTerritoriale” – Fondazione Giuseppe Di Vittorio

U lrich Beck fin dal titolo di unsuo volume postumo ci ricordache stiamo vivendo la

“metamorfosi” del nostro mondo che trascina con sé la confortantesicurezza di concetti come Stato-nazione, classe, crescita edi altre categorie analitiche con cuitentavamo di descrivere e, in alcuni

casi, di interpretare le implicazionidella globalizzazione e delneoliberismo. La metamorfosi – e non,si badi bene, la trasformazione

geopolitica – di cui parla il grandesociologo tedesco, sfida la nostraantropologia, il nostro modo di essere nel mondo e di pensarlo.Anche alla scala delle nostre regioni ecittà, ci sprona a trasformare il “potenziale di indignazione, il poteredella catastrofe annunciata” e, aggiungiamo noi, il lamento tossicocon cui si tenta di manipolare il nostrosenso di sicurezza, in politicheterritoriali efficaci per

We need new waysof seeing the world,being in the world,and imaginingand doing politics

(Beck 2016: 181)

Afebbraio 2018 è stato firmato l’Accordo di programmaper il rilancio del territorio della provincia di Savona tra

Mise, Invitalia, Anpal, Mit, Regione Liguria, Provincia diSavona e Autorità di sistema portuale del Mar LigureOccidentale Porti di Savona e Vado Ligure. L’investimentodella Regione e del ministero dello Sviluppo per le nuoveattività produttive è di 50 milioni di euro. Un’intesaraggiunta in tempi recordsoprattutto grazie all’azionepropositiva della Camera delLavoro di Savona. La vicendainizia nel 2013, quando è proprioil sindacato a denunciare ladrammatica situazionedell'economia locale e aproporre la rimodulazionedell’Accordo di programma. Dopo una fase di mobilitazioni,sfociate nello sciopero dell’industria a maggio 2016, asettembre dello stesso anno il ministero riconosce lo statusdi area di crisi industriale complessa. Grazie a ciò, è statopossibile costruire – con il ruolo fortemente propositivo delsindacato e il supporto della ricerca della Fondazione DiVittorio – il piano per la riconversione e la riqualificazione delterritorio e lanciare le call per trovare attività produttive chevolessero investire nell’area.

L’Accordo di programma appena firmato èuno strumento fondamentale. Compito del sindacato èadesso quello di monitorare passo passo i bandi e quindigli investimenti necessari per ricollocare e riqualificare ilavoratori espulsi dalle imprese negli ultimi anni.Fondamentale sarà inserire all’interno di questo percorsoanche il Campus Universitario di Savona con specifici

progetti formativi, contando suesperienze già consolidate inRegione (Genova e Spezia) perintrecciare il mondo dellaconoscenza a quello del lavoroe creare opportunitàoccupazionali anche per igiovani laureati. Questo è tantopiù importante dal momento

che sono considerati strategici per il rilancio dell'area duesettori ad alta innovazione tecnologica: quello aerospaziale– grazie alla presenza sul territorio di Piaggio Aerospace cheproduce velivoli a pilotaggio remoto, i droni – e quello delmateriale rotabile grazie a Bombardier, che colloca nelterritorio di Savona le fasi a più alta componente diinnovazione e competenze (progettazione eingegnerizzazione) per la produzione dei treni veloci.

ANDREA PASA, Cgil Savona

SAVONA

Accordo in tempi record grazie alla Cgil

L’investimento della Regionee del ministero dello Sviluppo

è pari a 50 milioni di euro

marzo 2018

SEGUEA PAG. 6

LA RICERCA

Una metamorfosiconsapevolePolitiche territorialiefficaci possono coniugarecompetitività economicae qualità della vita

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6 marzo 2018

Direttore responsabile Guido IoccaInserto a cura di Maurizio MinnucciEditore Edit. Coop. società cooperativa di giornalisti,Via delle Quattro Fontane, 109 - 00184 RomaReg. Trib. di Roma n. 13101 del 28/11/1969Proprietà della testata Ediesse SrlGrafica e impaginazione Massimiliano Acerra

A cura di Chiara ManciniUfficio Progetto Lavoro 4.0, Cgil nazionaleCorso d’Italia 25 - 00184 RomaTel. [email protected] Idea Diffusaa cura dell’Agenzia Lama

IDEA DIFFUSA

coniugare competitivitàeconomica e qualità della vita.A Savona, la Fondazione Di Vittorioha voluto raccogliere questa sfida.Sulla base delle indicazioniricevute dalla Camera del lavoroabbiamo individuato un percorso di analisi e social learningterritoriale volto al confronto con il D.G.R. 835 del 20 settembre2016, che ha approvato laperimetrazione dell’area di crisi complessa. Per costruire una visione condivisadello sviluppo locale, la ricerca ha permesso di corroborare eintegrare lo studio già svolto dalministero dello Sviluppoeconomico con un focus specificosul tessuto produttivo d’impresa,all’interno della caratterizzazione socio-territoriale della provinciasavonese. Attraverso l’uso integratodi una tecnica multivariata dianalisi (la cluster analysis) edell’elaborazione di un set diindicatori demografici, economici eambientali, il progetto Fdv havoluto fornire gli strumenti pertipizzare la competitività delleimprese (società di capitale) inrelazione agli assetti dell’interoterritorio. Il lavoro che è statosvolto nel savonese intende,quindi, travalicare gli angustiambiti semantici del concetto dicrescita, tematizzando, invece, lerelazioni circolari e diacroniche chesi instaurano tra le sue diversecomponenti territoriali: laconformazione naturale primariadel luogo, la storia e la cultura delle comunità ivi insediate, gli effetti e le pratiche, in primissociali, dell’apparato economico e produttivo. Come scrive Beck, “tutti sappiamoche il bruco avrà una metamorfosie diventerà farfalla. Ma il bruco losa? È questa la domanda chedobbiamo fare ai predicatori dicatastrofe. Non conoscono ladifferenza tra deperire e diventarealtro”. Nell’area di crisi complessadi Savona, il bruco, ora, non èdunque solo consapevole dei costidella sua metamorfosi, ma anchedelle opportunità che quest’ultimapotrebbe portare con sé. n

DA PAG. 5 Battaglini

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L’innovazione a Savona

Savona

I numeri123 manifestazioni di interesse a investirenell’area di crisi di Savona tra queste33 immediatamente cantierabiliper un ammontare di circa255 milioni di euro di investimenti e oltre 500 nuovi addetti

Distribuzione geograficaL’indicatore è stato costruito dalla Fondazione Di Vittorio misurando l’incidenza delle unità locali con altae medio-alta innovazione (di prodotto e processo) sul totale delle unità locali (Pavitt, 1984)

I settoriTra questi progetti, molti hanno una forte componentedi innovazione tecnologica. I tre settori più avanzati sono:

1. Aerospaziale Grazie alla presenzadi Piaggio Aerospace, che producevelivoli a pilotaggio remoto (cioè droni)

2. Materiale rotabile Bombardier ha insediato nell’areale fasi più strategiche e tecnologicamente avanzatedel processo, cioè quelle di ingegnerizzazionee progettazione delle parti innovativee tecnologiche dei treni veloci (Zefiro1000)

3. Navale e portuale Legato alla costruzione da parte di Maersk nel comune di Vado Ligure di una piattaforma per l’attracco delle più grandi porta container del Mediterraneo

RANKING DI PROPENSIONE ALL’INNOVAZIONENELLA PROVINCIA DI SAVONA

Altare Cairo Montenotte Vado Ligure Millesimo Carcare Quiliano

Link alla ricerca (a cura di E. Battaglini)Area di crisi complessa di Savona: quale sviluppo?Social learning territoriale per l’area di crisi complessa della Provincia di Savona