iCordai5_05_2008

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mensile per S. Cristoforo a cura del G.A.P.A. Centro di aggregazione popolare Direttore Responsabile: Riccardo Orioles Anno Terzo n• cinque Maggio 2008 €0,50 U populu diventa poviru e servu quannu ci arrub- banu a lingua foto: Ag. LiberaImmagine Ignazio Buttitta

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Circa un anno fa, di questi tempi, nel quartiere di San Cristoforo, si consuma-va una delle esperienze più interessanti, uniche e positive degli ultimi anni

per quel territorio. La giunta Scapagnini da diversi mesi minacciava la chiusuradell'unica scuola media del quartiere, l'Andrea Doria, non pensando che, sponta-neamente e dal basso, un gruppo di madri si sarebbero opposte a quella decisio-ne, per difendere il diritto allo studio dei propri figli e figlie.

E fu così che le "donne madri" si auto-organizzarono, creando un comitato conl'aiuto dei lavoratori della scuola, ed incominciarono a fare "rumore", chiamandoa raccolta la società civile, organizzando assemblee fra la scuola ed il centroGapa, e da quelle assemblee nacque la decisione di occupare l'istituto. La verten-za si fece dura, un muro contro muro con l'assessore Maimone, che più voltecercò di mortificare in modo arrogante i diritti che urlavano quelle donne. Controdi loro si manifestò l'indifferenza "di parte" del consiglio di quartiere.

Occupazione, presìdi sotto la scuola, manifestazioni in piazza Duomo, bloccodelle auto in via Cordai, sospensione degli esami di terza media, iniziative che sisusseguirono come immagini di un film finora mai visto.

9 giugno 2007: la giunta Scapagnini cede. Le madri dell'Andrea Doria otten-gono quello che volevano, la scuola rimane a San Cristoforo almeno per due anni.

"Il comitato festeggia e promette che rimane attivo per abbracciare nuove ver-tenze, nuove proteste, per migliorare le condizioni di tutto il quartiere".

Ma l'ultimo atto di questi ricordi è la consegna, nel novembre del 2007, del pre-mio Rocco Chinnici alle "donne-madri", con la motivazione di aver vinto una bat-taglia di legalità con la pratica dell'antimafia sociale.

E' passato quasi un anno e tante cose sono cambiate: non c'è più Scapagnini,che miracolato e in fuga, adesso è al sicuro nella sua brava poltrona al senato.

Maimone non fa più l'assessore ed è tornato a fare "cultura".Catania sprofonda miseramente in un dissesto finanziario di un miliardo di

euro, luce staccata in varie parti della città, emergenza rifiuti, bollette dell'acqua

alle stelle, strade con asfalti gruviera che mettono a repentaglio la sicurezza diautomobilisti e pedoni, eppure quegli uomini politici che in questi anni sono statila squadra di Scapagnini , con i loro volti "nuovi" imbrattano i muri e il 15 il 16giugno si ripresentano promettendo di salvare la nostra città. …da chi?

E nel frattempo quel comitato di "donne madri", dov'è? Cos'è accaduto? Perchénon hanno continuato a lottare per il quartiere?

Incapacità di continuare un'esperienza così difficile? Oppure credono che chi ciamministra abbia dimenticato di voler chiudere quella scuola?

Che sia, come si dice, che l'invadenza della cattiva politica abbia bruciato quel-l'esperienza? O forse è colpa di quella società civile catanese che distrattamentenon ha sostenuto quel comitato?

Domande solo domande e sarebbe bello ricevere almeno una risposta.La risposta arriva da Melina Di Fazio, portavoce del comitato delle "donne

madri", che risponde: "Il comitato esiste ancora, è li in un angolino che aspetta diintervenire, qualora l'amministrazione comunale voglia chiudere la nostra scuo-la."

La risposta di Melina è sicuramente sincera, ma noi non possiamo accettarla,perchè crediamo che un comitato che rivendica diritti non può stare dormiente inun angolino, ma debba rimanere vigile ed attivo contro le ingiustizie sociali e l'il-legalità istituzionale,

Dovrebbe organizzare iniziative che servano a migliorare la vita del quartiere,denunciando lo sfruttamento infantile, l'evasione scolare, la disoccupazione, l'in-sicurezza all'interno delle scuole, e soprattutto esigendo il risanamento da ognidegrado esistente.

Noi non sappiamo se il comitato ci sia o meno, lo speriamo, così come speria-mo che nascano dieci, cento, mille comitati, che coinvolgendo democraticamen-te la città ci facciano sperare e sognare "un'altra Catania possibile".

Giovanni Caruso

mensile per S. Cristoforo a cura del G.A.P.A. Centro di aggregazione popolareDirettore Responsabile: Riccardo Orioles Anno Terzo n• cinque Maggio 2008 €0,50

U populu diventapoviru e servuquannu ci arrub-banu a lingua

Ignazio Buttitta

Pugni per restare in piedi 3 Le ceneri di Scapagnini 4I cento passi interrotti 2 Turismo responsabile e solidale 3

Andrea Doria: ricordo di un comitatoAndrea Doria: ricordo di un comitato

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2 iCordai / Numero Cinque

I CENTO PASSI INTERROTTIRicordiamo Peppino Impastato

Cinisi, me la ricordo. Un anno dopol'uccisione di un ragazzo di sini-

stra mi sembrò obbligatorio andare aduna manifestazione in quel paese dimafia con i compagni di quel tempo.29 anni fa! Tanto tempo. Era un atto dicoraggio e di testimonianza masoprattutto di sfida ad un paese dovemafia e democrazia cristiana coman-davano. Non avevo conosciutoPeppino prima ma avevo sentito parla-re di lui e della sua piccola radio loca-le. Non eravamo in tanti insieme aFelicia e a Giovanni Impastato, ma larabbia ci rendeva forti in quel piccolopaese di mafia e di democrazia cristia-na. La rabbia contro gli assassini, masoprattutto l'indignazione contro quelcomandante della caserma locale deicarabinieri, colluso con i mafiosi, chesosteneva che Peppino era saltato inaria a causa dell'esplosivo con cuivoleva compiere un attentato ai binaridella ferrovia. Secondo l'oscurocomandante dei carabinieri e la stampalocale, Peppino era un eversivo perchéera giovane, perchè lottava contro lamafia, contro il padre mafioso, controil potere politico alleato con la mafia.Peppino quindi non era un "uomo d'o-nore", era un "comunista". Non solodoveva essere eliminato ma anchedisonorato.

Scoprìi anche i testi registrati delletrasmissioni radio con le quali Peppinodalle onde libere di Radio Aut sfottevagli Intoccabili di Cinisi: Tano SedutoBada-come-ti-lamenti era il capo tribùche comandava a tutti. Era la satirapolitica di Peppino e la satira dà fasti-dio sempre ai potenti di turno, si chia-mino alla Beppe Grillo: "Testa d'asfal-to"o "psiconano" Berlusconi o "TopoGigio" Veltroni. Immaginiamo alloraquanto fastidio mortale dava Peppino agentaglia come Tano Badalamenti e i

suoi picciotti criminali. "Tano Seduto",in quel tempo e in quel luogo chiama-to Cinisi, faceva paura a tutti (compre-so all'oscuro comandante dei carabi-nieri e alla stampa locale) tranne chead un gruppo di ragazzi che forse, perun moto di ribellione tipico ad unacerta età, aveva scoperto la radio libe-ra, mito della mia generazione. E daquella radio autocostruita con pochisoldi e tanta passione civile avevanocominciato una battaglia di verità sullaloro comunità: gli appalti mafiosi delcostruendo aeroporto di Punta Raisi,che, oggi si chiama aeroporto "Falconee Borsellino", i giudici uccisi perchécombattevano la stessa battaglia diPeppino. Oppure sfottendo i mafiosicome don Tano Badalamenti e i volga-ri capibastone che comandavano in unConsiglio comunale di Cinisi inquina-to e colluso.

Da quelle trasmissioni di Radio Autsi intravedeva ancora una volta, unapossibilità e una speranza che, donne euomini coraggiosi e liberi dentro comePeppino Impastato, portano avanti perun riscatto difficile di questa "maledet-ta" Sicilia. Pagando spesso anche conla vita una battaglia di dignità che sem-bra periodicamente ogni volta rico-minciare da zero.

A trent'anni di distanza da quel bru-tale e vigliacco assassinio tipico deimafiosi, ritorno in questi giorni, insie-me ad altri compagni ed amici a Cinisi,per partecipare alla manifestazionenazionale contro la mafia e al Forumorganizzato dalla fondazioneImpastato. Perché, ancora una volta,Felicia Bartolotta , madre coraggiosadi Peppino Impastato, viva e presentetramite il ricordo della sua testimo-nianza d'amore, possa ripetere la frase:"Me lo hanno resuscitato a Peppino".

Giancarlo Consoli

Cinisi, 8/11 Maggio 2008TRENTENNALE DELL'OMICIDIO DI PEPPINO9 Maggio 19789 Maggio 2008

8 MAGGIOore 16.30 - Stazione ferroviaria Cinisi-Terrasini

Accoglienza presso la stazione ferroviaria Cinisi-Terrasini e CasaMemoria Impastato (C.so Umberto I, 220)

Lettura Appello Manifestazione Nazionale + DocumentoProgrammatico Forum Socialeore 18.00 - Salone Comunale

Obiettiamo gli obiettori. Dalla legge 194 all'obiezione di coscienzaForum di discussione sull'impegno in difesa dei diritti della donna

ore 21.00 - Piazza Vittorio Emanuele OrlandoSpettacolo su Peppino Impastato con Francesco Impastato

A seguire "La Madre dei ragazzi" con Lucia Sardo

9 MAGGIOInformazione e controinformazione ieri e oggi

ore 10.00 - Salone ComunaleForum di discussione sulla libera informazione e la

comunicazione dal bassoArrivo nel porto di Terrasini della veleggiata, con partenza da

Sanremo, dedicata a Peppino e Felicia.ore 17.00 - Manifestazione Nazionale Contro la Mafia

Corteo da Radio Aut a Casa Memoria Impastato, lungo la via chePeppino percorse la notte tra l'8 e il 9 maggio 1978 quando fu

sequestrato ed uccisoore 21.00 - Piazza Vittorio Emanuele Orlando

Concerto con Tète de Bois, Ciscovox, Pippo Pollina, Flavio Oreglio ei LUF

10 MAGGIOMafia e antimafia dagli anni '70 ad oggi

ore 10.00 - Salone ComunaleForum di discussione su mafia e antimafia negli ultimi 30 anni

ore 21.00 - Piazza Vittorio Emanuele OrlandoConcerto con Migrantes, Collettivo Musicale Peppino Impastato,

Carmen Consoli e i Lautari

11 MAGGIOMovimenti antagonisti dal '68 ad oggi

ore 10.00 - Salone ComunaleForum di discussione sui movimenti di ieri e oggi

ore 16.00 - Salone ComunaleContinuazione forum

ore 21.00 - Piazza Vittorio Emanuele OrlandoConcerto con Gente strana posse e Assalti Frontali.

Durante il Forum saranno esposte presso il Salone Comunale diCinisi una Mostra di Tano D'Amico sul Movimento del 1977 e la

mostra "Ricordare per Continuare" sulla vita di Peppino Impastato.

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Dario osserva con curiosità tuttoquello che avviene intorno, lui è

un sindacalista della CGIL di Torino,51 anni. Con profondo rispetto entradentro i vicoli del quartiereS.Cristoforo a Catania e si pone tantedomande e non cerca subito dellerisposte. Lo osservo, lo ascolto, èveramente coinvolto, si trova a suoagio, e come se respirasse un'arianuova, diversa da una Torino efficien-te ma forse più prevedibile. Ci siincontra al Gapa, in un'associazioneche lavora nel quartiere da 20 anni coni bambini e gli adulti del quartiere.Claudia, bolognese, ha superato la ses-santina e conosce bene la Sicilia, èstata tanti anni ad appoggiare le lottedei terremotati del Belice, è a Cataniacon il marito Vittorio, geometra che sioccupa di sicurezza nel lavoro. Poi cisono Giancarlo, Franco, Mirella eun'altra Claudia tutti di Torino. Ladiscussione si anima, ci si confronta, siparla di legalità, di lavoro, si fannoparagoni tra nord e sud, di come allamancanza di lavoro corrisponde menodignità. Elio, papà di tre ragazzi chefrequentano il centro, si lamenta del-l'atteggiamento delle forze dell'ordineche sono inflessibili se trovano il figliosenza casco, e la città è piena di delin-quenti. Anche lui ripete: "manca u tra-vagghiu, c'è crisi". Si mangia insiemeuna pasta con le sarde cucinata da

Marcella, una parmigiana della signo-ra Fina, uno sformato di patate dellasignora Cettina, la mamma diGaetano, un ragazzino vivace cheviene al gapa. Il vino è un rossodell'Etna e aiuta molto la discussione.Ci raggiungono sul tardi Valentina eDaniele che gestiscono un B&B (unpiccolo ma incantevole albergo) nelquartiere.

Tra il 23 e il 27 aprile scorso si èfatto, forse per la prima volta, turismoresponsabile nella Sicilia orientale.Questi otto viaggiatori hanno scelto dirivolgersi ad un'agenzia di viaggi soli-dali di Torino che ha anche la Siciliatra le mete proposte. In Sicilia è lacooperativa ECO di Palermo che daanni organizza viaggi di questo tipo,l'ha fatto nella Sicilia occidentale tra lecooperative che lavorano sui terreniconfiscati, tra le storie di chi è saltatoin aria per lottare contro la mafia comePeppino Impastato, e la testardagginee il coraggio di Pino Maniaci con lasua Telejato, TV libera di Partitico oascoltando gli ultimi testimoni dellastrage di Portella della Ginestra aPiana degli Albanesi. Da questa partedell'isola i viaggiatori hanno incrocia-to altre storie: quella di BrunoPiazzese, presidente dell'associazioneantiracket di Siracusa, la storia diFrancesca Turlà e il figlio Bartolo,gestori dell'Hostaria S. Benedetto a

Modica, che per anni si sono battuticontro boicottaggi, minacce ed intimi-dazioni per cedere il loro terreno(oggetto di particolari interessi edattenzioni perché sito nel territorio diComiso, legato alle speculazioni inrelazione alla costruzione della basemissilistica). Hanno conosciuto laCooperativa Quetzal di Modica cheproduce il cioccolato equosolidale.Hanno "maniato" i Pupi dei FratelliNapoli a Catania in via Reitano, econosciuto la passione e la professio-nalità di Fiorenzo Napoli e dei suoifratelli. Hanno assaporato i piatti tipicisiciliani anche da Pippo La Vecchia invia Plebiscito, e la trattoria non habisogno di presentazioni.

Il quartiere li ha accolti. A volte noicatanesi portiamo i nostri ospiti lonta-no dal vero cuore della città, il turismoresponsabile invece rispetta il viaggia-tore e gli permette di conoscere tutto ilterritorio, con tutte le sue contraddi-zioni. A Catania il viaggiatore puògodere della maestosità di una piazzarifatta a nuovo e dopo cinque minuti dicammino respirare la dura quotidia-nità tra i vicoli di un quartiere storicosaccheggiato e derubato.

A Catania si può trovare tutto e ilcontrario di tutto: la tranquillità e l'in-quietudine, l'incanto e il disincanto,l'opportunismo e la resistenza.

Toti Domina

TURISMO RESPONSABILE E SOLIDALE…...in una terra spesso irresponsabile e matrigna

"Montante destro, montane sinistro,destro, sinistro…gancio destro, sini-

stro, destro, sinistro…". Una campanel-la suona ogni tre minuti. Una ragazza di18 anni salta sulla corda, nemmenofosse Rocky Balboa, o De Niro in ToroScatenato, o la tipa di Milllion DollarBaby. Un'altra, bionda, schizza sudoresu un sacco rosso. E poi uomini, conta-dini, raccoglitori d'arance, buttafuori,uruguaiani, ragazzi di strada, imprendi-tori. Boxer. Pugili. Manca ClintEstwood. Ma c'è Aroldo Donini, expugile: "E' il tempo del ring. Qui fati-chiamo, diamo l'anima. Esigiamorispetto, niente parolacce. Loro entrano,vedono com'è l'ambiente, e si adeguano.Regole, sacrificio, buona educazione, esudore. Tutto qua".

Donini ha trasformato una palestra indisuso di Librino in ring per i boxercatanesi. La palestra era stata costruitanove anni fa per le Universiadi. Non l'a-veva più usata nessuno, se non perammassarci dentro un centinaio diKossovari sbarcati in Sicilia, cinque

anni fa. Il catenaccio l'ha rotto PieroMancuso, presidente dell'Iqbhal Masihdi Librino, e al piano di sopra AroldoDonini ci ha fatto una palestra di boxe,sempre per i ragazzi del quartiere chehanno voglia di sudare. "Ci chiamiamoCatania Ring, mio marito è un operato-re ecologico, un ex pugile che dopo unproblema agli occhi a 19 anni si è messoad allenare questi ragazzi", mi diceGrazia Messina, la presidentessa. E'appoggiata ai bordi del ring e mi pre-senta uno per uno i suoi ragazzi:"Danilo D'Agata, medio massimo,Giuseppe Lo Faro, welter, GiuseppeMargotta, medio, Giuseppe Pirracchio,super welter. Poi c'è Enrico Toscano,superwelter, buttafuori nelle discoteche.E Lo vedi quello in fondo, raccogliearance di mattina e di pomeriggio siviene ad allenare, è il nostro campione".Ancora sudore che esplode contro sac-chi, guantoni che battono rintocchisoffocati, la campanella che suona ognitre minuti, con uno di pausa. "In questapalestra girano durante tutta la settima-

na 200 ragazzi e 6 ragazze. Il comune cidà lo spazio, ma noi paghiamo di tascanostra le due ore serali, per stipendiare iguardiani", mi dice Giovanni Cavallaro,uno dei finanziatori di Catania Ring,insieme ad Andrea Vecchio, il costrutto-re catanese passato all'onore delle cro-nache italiane per le sue denunce anti-racket e per gli attentati ai suoi cantieri:"Noi lottiamo per avere gli sponsor efare le gare manifestazioni nazionali einternazionali, mentre il Comune ci dàuna miseria. Ma noi continuiamo,siamo più forti di loro".

Un guantone rosso, con sopra la scrit-ta Everlaster, affonda nella guancia diun pugile. Questi retrocede il busto,incassa il colpo, si piega di lato, sputa, eride. Poi i due ricominciano. La figlia diGiovanni Cavallaro, Simona, è in ter-razza, insieme a Cristina Faro. Hannoventi e diciotto anni e tirano pugni, sal-tano la corda: "La mia famiglia noncapiva la mia scelta di fare boxe. Ioinvece, quando sono salita sul ring, e hopreso subito a botte il ragazzo che mi

stava di fronte, ho capito che avevocoraggio, grinta, forza, e che questo, erail posto giusto per sfogarmi. Unambiente sano, dove si suda e si impara.E tutti ti rispettano". Suona il terzominuto. Sento dietro di me un pugno.Poi un altro. Alla fine un urlo "Muoviquel fianco, dài, muovi quel fianco, gan-cio destro, sinistro…", e l'altro accennaun montante. Ma l'avversario intuiscetutto, scarta di lato, ruota il bacino, infi-la un gancio ben assestato nel fiancodell'altro, che sembra assorbire, cherimane in piedi, che ha il tempo di strin-gere la dentiera. E poi cade su un ginoc-chio. "In piedi", urla Donina, "In piedi".

Giuseppe Scatà

PUGNI PER RESTARE IN PIEDIA Librino c'è una palestra di Boxe. E' Catania Ring. Lì si suda e si imparano le regole

Sono percorsi turistici in Africa,Asia, Bacino del Mediterraneo,Italia compresa, e America Latinacostruiti secondo i principi stabilitidell'Associazione Italia TurismoResponsabile (www.aitr.org).

Si chiama "Turismo responsabile"perché il massimo possibile dei pro-fitti andrà a beneficio delle popola-zioni locali, perché i nostri viaggia-tori contribuiscono direttamente alfinanziamento di progetti nel Suddel mondo, perché con questo mododi viaggiare si evitano per quantopossibile i danni del turismo dimassa in ambito sociale, ecologico,culturale.

Sono vacanze che si basano su iti-nerari sperimentati, con l'accompa-gnamento di mediatori culturali,rivolte a quelle persone che hannovoglia di ammirare paesaggi emonumenti ma anche di scoprire ilmondo nei suoi aspetti più autentici,fuori dagli schemi stereotipati perturisti.

Un turismo di conoscenza dovel'incontro con i residenti e lo scam-bio interculturale sono al centrodell'esperienza.

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Redazione “i Cordai”Direttore Responsabile: Riccardo OriolesReg. Trib. Catania 6/10/2006 nº26Via Cordai 47, [email protected] - www.associazionegapa.orgtel: 348 1223253

Stampato dalla Tipografia Millauro,Via Montenero 30, Catania

Grafica: Massimo GuglielminoFoto: Ag. Liberaimmagine, Archivio GiovanniCaruso, Giuseppe Scatà, Toti Domina

Hanno collaborato a questo numero:Giovanni Caruso, Giuseppe Scatà, Toti Domina,Paolo Parisi, Carmelo Guglielmino, MarcellaGiammusso, Giancarlo Consoli

Le foto del numero precedente sono di Giuseppe Scatà

Caro DirettoreQuanto le racconto mi è realmente accaduto. L'altra sera camminavo con la

mia ragazza per le vie del centro. Era una tiepida serata di inizio primavera:Catania quella sera era ancora più bella, specialmente passeggiando nella tran-quilla Piazza Università, in piena zona pedonale.

Un puntino blu entra per Porta Uzeda, s'avvicina lentamente a passo d'uomo.Era una volante della polizia. Noi proseguiamo dritto per la nostra strada. Lapattuglia non accenna a spostarsi nonostante il passaggio le sarebbe interdetto,in seguito alle disposizioni Comunali che vietano il passaggio nella zona a traf-fico limitato ai mezzi delle forze dell'ordine, se non in urgente emergenza.

Ma l'auto col suo lento incedere non dava proprio l'idea di emergenza. Sonostato obbligato a scansarmi. Chiedo spiegazioni: "Da qui non potreste passare",sottolineo contrariato. "O' cucchiti, scimunito" mi sento replicare dal poliziotto.

Ho un impeto d'ira e rimprovero l'agente: "Non si permetta". I due rappre-sentanti dello Stato scendono dalla macchina. "Sali su, facciamo una gita inQuestura".

La mia ragazza rimane sola in strada. Non le permetteranno d'entrare nean-che in Questura per dare la propria versione dei fatti. Le minacce nei miei con-fronti si susseguono: "Ti macchiamo le carte! La tua vita sarà un macello. Tirenderai presto conto di quanto è grossa la tua minchiata!" "Incredibile! Nonvoleva che passassimo da Piazza Università, noi, la Polizia. Non sai che a noiè tutto permesso? Per noi le regole sono diverse, non valgono come per voi. Sele infrangiamo è solo per la vostra sicurezza. Se parliamo in macchina al telefo-nino è perché stiamo chiamando il Commissario!" "Ma poi, cosa vuoi che ilCentro diventi come San Cristoforo o Librino, dove non passiamo? Credi chesiamo matti? Quelli non sono posti per cui vale la pena rischiare. Vedrai, vedraiche minchiata hai fatto."

Mi sentivo solo. Mi credevo abbandonato da quella Giustizia in cui ho sem-pre creduto e che adesso è rappresentata da quegli arroganti uomini in divisa.Non sapevo come affrontare la situazione.

Vengono chiamati i miei genitori, nonostante la mia maggiore età.L'umiliazione deve essere completa. Sono stato costretto a chiedere scusadavanti loro. Alla fine mi hanno rilasciato. Credono d'avermi assoggettato.Pensano che ci sarà un suddito ubbidiente in più, pronto a dare testimonianza aquanti credono di cambiare le cose. Ma invece sono incazzato, il mio spiritorivoluzionario è più forte di prima. L'effetto è stato il contrario.

Intanto ci avviamo a tornare a casa, la notte è stata lunga. Un urlo scuote ViaVittorio Emanuele. Ci fa sobbalzare: un altro scippo rimarrà impunito.

Gianni S.

Lettera aperta da CittàInsieme

“Processo cenere…Scapagnini e sei assessori della sua giunta condannatia due anni e sei mesi di reclusione…”

“Ricordati uomo che sei cenere, e nella cenere tornerai…”, così dicono i cri-stiani il mercoledì delle ceneri, che dà inizio alla quaresima…

E’un monito per l’ex sindaco di Catania, il quale però, convinto di aver lan-ciato Catania come città simbolo e faro del Mediterraneo, certo di aver lascia-to la città in floride condizioni economiche, perfettamente funzionante in tutti isettori dipendenti dalla Amministrazione comunale, nonostante la condanna ele altre inchieste in corso, non “torna in cenere” ma viene premiato con un seg-gio alla camera dei deputati, rappresentante dei catanesi riconoscenti.

Siamo certi che i catanesi premieranno anche gli altri componenti della suagiunta, parimenti condannati, fra i quali qualcuno intende candidarsi alle futu-re comunali per continuare le gesta del predecessore.

Cari concittadini, chi si contenta, gode! E GODETEVELA STA CITTÀ, sporca di giorno e al buio di notte, piena di

debiti sanati con altri debiti, insicura persino in via Etnea, il salotto di Catania,città proiettata verso il futuro…!

Ma quale futuro?Nella speranza che l’Etna che ci guarda stupita, non vada qualche giorno su

tutte le furie e incenerisca amministrati e amministratori CittàInsieme

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