I soldi di Apple Tim Cook incontra Esclusivo: Ultra HD Chi ...

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MAGAZINE n.125 / 16 25 GENNAIO 2016 I soldi di Apple (e degli altri) per ridurre le tasse La riconfermata amicizia tra Apple, rappresentata dal suo CEO Tim Cook, e il nostro Governo, imper- sonato dal premier Matteo Renzi, ha riportato sotto i riflettori dell’attualità la questione della fiscalità dei colossi dell’hi-tech. Non solo Apple, ma anche Google, Amazon e così via, sono spesso considerati da buona parte della politica, da molti osservatori e anche da molti cittadini, veri e propri evasori. In effetti, quello che queste aziende lasciano come tasse nel nostro Paese è spesso irrisorio rispetto al giro d’affari che generano in Italia. Gli annunci, come quello del recente accordo che ha messo fine al contenzioso tra Apple e fisco italiano, vengono generalmente letti secondo due punti di vista diametralmente opposti: chi dice che 318 milioni di transazione su quasi 900 contestati sia un’elemo- sina; di parere opposto i “realisti”, che festeggiano l’incasso di quattrini che non sarebbero mai entrati (o comunque non presto) nelle casse dello Stato. Il punto nodale, su cui in pochi si soffermano, è le certezze, in quest’ambito, sono poche: Apple e gli altri non sono evasori, nel senso stretto del termine. Al massimo elusori: cercano, tra le regole fiscali differenti e non armonizzate dei diversi Paesi del mondo (ma anche solo dell’Unione Europea), le condizioni per pagare il meno possibile, in alcuni casi con qualche “forzatura”. Il Fisco dal canto suo tende a interpretare ogni norma in maniera da mas- simizzare il proprio introito. Purtroppo – ma questo lo sanno anche i cittadini a cui il fisco ha contestato qualcosa – spesso le regole fiscali sono proprio da interpretare o comunque da applicare a contesti per i quali non erano state pensate, come per esempio la tariffazione dei servizi eseguiti da server esteri ma venduti a clienti italiani. Fanno bene i cittadini a indignarsi: se si vedono comminare una sanzione da parte del fisco, non sono mai in condizione di impostare una trattativa. Dovrebbero però farlo allo stesso modo quando a transare, con non pochi risparmi, è il cantante, l’attore o il calciatore di turno. E ancora: da un lato è vero che i colossi dell’hi-tech fanno grandi fatturati riconducibili all’Italia; ma è an- che vero che il trasferimento degli utili verso l’estero non è un fenomeno limitato al settore dell’hi-tech ma riguarda, con molta meno enfasi mediatica, le multinazionali di tutti i settori: da questo punto di vista le “crociate” di alcuni contro lo società dell’hi- tech sono quantomeno miopi, se non addirittura in cattiva fede. Bisognerebbe guardare a questi accordi tra fisco e multinazionali dell’hi-tech con un po’ più di laicità: nel breve termine sono soldi recuperati che proba- bilmente non si sarebbero incassati altrimenti, alme- no con facilità. Nel medio termine, rappresentano un precedente importante per fissare un principio di maggior rispetto della fiscalità locale. Nel lungo termine – però – devono preludere alla piena armonizzazione fiscale almeno comunitaria: senza un intervento da questo punto di vista si perpetra questa sorta di “fiscal divide” che non può che aumentare la nostra distanza dai Paesi che sono fiscalmente più attraenti di noi e che quindi non ci permettono di giocare ad armi pari. Ci piace pensa- re che accordi come quello tra Apple e il Governo siano la premessa di una rinnovata convenienza per le multinazionali a non premere troppo forte sulla leva fiscale transnazionale: tanto una parte del risparmio fiscale se ne va tra concordati e danni di immagine. Il Governo, però, in attesa di una politica fiscale europea unica, deve usare questi fondi per realizzare obiettivi di riduzione della pressione fiscale, senza i quali resterebbero vive le premesse che hanno generato le storture di oggi. Gianfranco GIARDINA Numeri, dati e segreti del vinile Quanto vendono LP e giradischi? Complice la crescita del mercato dei dischi in vinile abbiamo deciso di fare il punto della situazione ascoltando il parere di appassionati e operatori 04 Esclusivo: Ultra HD Blu-ray Warner in Italia a marzo Chi vende più auto elettriche? Non Tesla e nemmeno Nissan 11 LG 65EF950, l’OLED finalmente è piatto 30 Tutte le serie TV in arrivo Sarà un 2016 spettacolare Importanti adattamenti letterari, qualche gradito ritorno e progetti originali: la nuova stagione si annuncia molto interessante 13 Confusione HDR: cosa c’è da sapere per scegliere il TV Arrivano i TV HDR insieme ai primi film HDR ma esistono diversi standard. Vediamo quali sono i prodotti compatibili tra loro e perché Huawei Mate 8 Autonomia super 32 16 Tim Cook incontra ancora Matteo Renzi Oramai è amicizia 02 IN PROVA IN QUESTO NUMERO 28 Moto X Force 5,4” a prova d’urto 35

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MAGAZINEn.125 / 1625 GENNAIO 2016

I soldi di Apple (e degli altri) per ridurre le tasseLa riconfermata amicizia tra Apple, rappresentata dal suo CEO Tim Cook, e il nostro Governo, imper-sonato dal premier Matteo Renzi, ha riportato sotto i riflettori dell’attualità la questione della fiscalità dei colossi dell’hi-tech. Non solo Apple, ma anche Google, Amazon e così via, sono spesso considerati da buona parte della politica, da molti osservatori e anche da molti cittadini, veri e propri evasori. In effetti, quello che queste aziende lasciano come tasse nel nostro Paese è spesso irrisorio rispetto al giro d’affari che generano in Italia. Gli annunci, come quello del recente accordo che ha messo fine al contenzioso tra Apple e fisco italiano, vengono generalmente letti secondo due punti di vista diametralmente opposti: chi dice che 318 milioni di transazione su quasi 900 contestati sia un’elemo-sina; di parere opposto i “realisti”, che festeggiano l’incasso di quattrini che non sarebbero mai entrati (o comunque non presto) nelle casse dello Stato. Il punto nodale, su cui in pochi si soffermano, è le certezze, in quest’ambito, sono poche: Apple e gli altri non sono evasori, nel senso stretto del termine. Al massimo elusori: cercano, tra le regole fiscali differenti e non armonizzate dei diversi Paesi del mondo (ma anche solo dell’Unione Europea), le condizioni per pagare il meno possibile, in alcuni casi con qualche “forzatura”. Il Fisco dal canto suo tende a interpretare ogni norma in maniera da mas-simizzare il proprio introito. Purtroppo – ma questo lo sanno anche i cittadini a cui il fisco ha contestato qualcosa – spesso le regole fiscali sono proprio da interpretare o comunque da applicare a contesti per i quali non erano state pensate, come per esempio la tariffazione dei servizi eseguiti da server esteri ma venduti a clienti italiani.

Fanno bene i cittadini a indignarsi: se si vedono comminare una sanzione da parte del fisco, non sono mai in condizione di impostare una trattativa. Dovrebbero però farlo allo stesso modo quando a transare, con non pochi risparmi, è il cantante, l’attore o il calciatore di turno.

E ancora: da un lato è vero che i colossi dell’hi-tech fanno grandi fatturati riconducibili all’Italia; ma è an-che vero che il trasferimento degli utili verso l’estero non è un fenomeno limitato al settore dell’hi-tech ma riguarda, con molta meno enfasi mediatica, le multinazionali di tutti i settori: da questo punto di vista le “crociate” di alcuni contro lo società dell’hi-tech sono quantomeno miopi, se non addirittura in cattiva fede.

Bisognerebbe guardare a questi accordi tra fisco e multinazionali dell’hi-tech con un po’ più di laicità: nel breve termine sono soldi recuperati che proba-bilmente non si sarebbero incassati altrimenti, alme-no con facilità. Nel medio termine, rappresentano un precedente importante per fissare un principio di maggior rispetto della fiscalità locale. Nel lungo termine – però – devono preludere alla piena armonizzazione fiscale almeno comunitaria: senza un intervento da questo punto di vista si perpetra questa sorta di “fiscal divide” che non può che aumentare la nostra distanza dai Paesi che sono fiscalmente più attraenti di noi e che quindi non ci permettono di giocare ad armi pari. Ci piace pensa-re che accordi come quello tra Apple e il Governo siano la premessa di una rinnovata convenienza per le multinazionali a non premere troppo forte sulla leva fiscale transnazionale: tanto una parte del risparmio fiscale se ne va tra concordati e danni di immagine. Il Governo, però, in attesa di una politica fiscale europea unica, deve usare questi fondi per realizzare obiettivi di riduzione della pressione fiscale, senza i quali resterebbero vive le premesse che hanno generato le storture di oggi.

Gianfranco GIARDINA

Numeri, dati e segreti del vinile Quanto vendono LP e giradischi? Complice la crescita del mercato dei dischi in vinile abbiamo deciso di fare il punto della situazione ascoltando il parere di appassionati e operatori04

Esclusivo: Ultra HD Blu-ray Warner in Italia a marzo

Chi vende più auto elettriche? Non Tesla e nemmeno Nissan11

LG 65EF950, l’OLED finalmente è piatto

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Tutte le serie TV in arrivo Sarà un 2016 spettacolare Importanti adattamenti letterari, qualche gradito ritorno e progetti originali: la nuova stagione si annuncia molto interessante

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Confusione HDR: cosa c’è da sapere per scegliere il TV Arrivano i TV HDR insieme ai primi film HDR ma esistono diversi standard. Vediamo quali sono i prodotti compatibili tra loro e perché

Huawei Mate 8 Autonomia super

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Tim Cook incontra ancora Matteo Renzi Oramai è amicizia 02

IN PROVA IN QUESTO NUMERO

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Moto X Force 5,4” a prova d’urto

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MAGAZINEn.125 / 1625 GENNAIO 2016

di Gianfranco GIARDINA

P er la seconda volta in poche set-

timane Tim Cook si rivede con

Matteo Renzi. La prima occasione,

che risale allo scorso 10 novembre, era

stata un pranzo a Milano, a margine del-

l’inaugurazione dell’anno accademico

della Bocconi, a cui il CEO di Apple ave-

va partecipato come speaker d’onore.

L’incontro di sabato scorso, invece, lè

avvenuto a Roma, a “casa” di Matteo

Renzi: Tim Cook è arrivato per pranzo

a Palazzo Chigi, dopo essere andato

in visita da Papa Francesco. In mezzo a

questi due incontri, due eventi notevoli,

e di certo correlati: dapprima l’annun-cio dell’accordo da oltre 300 milioni di euro tra Apple e il fisco italiano per

sanare alcune situazioni contestate; e

quindi – annuncio più recente – la pro-spettata creazione di una scuola di coding finanziata da Apple a Napoli, operazione che dovrebbe garantire, ol-

tre ad un auspicato miglioramento delle

competenze sullo sviluppo software dei

giovani italiani, anche 600 posti di lavo-

ro, che da quelle parti non guastano di

certo.

Matteo Renzi è apparso cordiale e in

sintonia con Cook: singolare anche la

somiglianza dei vestiti, forse addirittura

coordinata dagli uffici stampa. Un amo-

re, quello sbocciato tra Apple e il Gover-

no, che sicuramente farà bene all’Italia,

non foss’altro perché potrebbe far usci-

re allo scoperto, ingelositi, altri colossi

dell’hi-tech, come Google, che invece

sembrano meno vicini, come anche ha

evidenziato una nostra inchiesta.Peraltro il premier Renzi non ha mai na-

scosto la sua passione per Apple, diven-

tandone quasi involontario testimonial,

presentandosi spesso in pubblico con

iPhone e Mac e citando spesso nei suoi

discorsi i prodotti Apple come archetipo

di semplicità di utilizzo.

Tim Cook ha incontrato, a margine del

meeting con Renzi (che gli ha regala-

MERCATO Tim Cook, CEO di Apple, ha incontrato a Palazzo Chigi il premier Matteo Renzi

Tim Cook incontra Renzi: oramai è amiciziaL’incontro arriva subito dopo l’accordo fiscale e l’annunciata scuola di coding Apple a Napoli

to, tra le altre cose,

una Moka Bialetti),

anche alcuni rappre-

sentati del Governo:

le ministre Stefania

Giannini (Istruzione,

Università e Rierca)

e Maria Anna Madia

(Semplificazione e

Pubblica Ammini-

strazione) e Paolo

Barberis, consigliere

per l’Innovazione

del premier. Interes-

sante la presenza del Ministro Madia,

almeno per gli amanti delle dietrologie:

ci sono forse possibilità che la Pubblica

Amministrazione passi al Mac?

Insieme a loro 5 giovani sviluppatori

italiani (selezionati da Apple) hanno mo-

strato la propria soluzione a Tim Cook,

alcuni anche con uno strategico e ben

brandito iPhone. Ecco quelli che secon-

do Apple sono gli sviluppatori di app più

promettenti e innovativi in Italia:

Stefano Portu, co-fondatore dell’app

Dove conviene, sicuramente la realtà

più conosciuta del pool. Portu è laureato

in scienze della Comunicazione a Bolo-

gna e con precedenti in Buongiorno e

l’Espresso, forse anche da non annove-

rare più tra i “super-giovani” visto che si

approssima alla quarantina…

Alessandro Petazzi, Ceo di Musement, app (e sito web) lanciato nel 2013 che

suggerisce attrazioni turistiche in tutto il

mondo, gestendo anche la biglietteria.

Petazzi è un bocconiano con master a

Copenhagen con trascorsi in Bain e Fa-

stweb e con gli ultimi anni passati in On

Cubed, società di sviluppo di app per

Smart TV.

Filippo Veronese, Ceo e co-fondatore

di Quokky, una app nata nel 2013 che

gestisce in maniera elettronica docu-

menti cartacei ed eventuali scadenziari

semplicemente fotografandoli. Verone-

se ha un passato da imprenditore e ha

collaborato alla realizzazione di diverse

app, prima di Quokky, come quella della

Milano City Marathon, Ferrari Tribute e

1000 Miglia, in collaborazione con Ac-

centure.

Francesco Marino, co-fondatore di Ga-niza, una app che facilita l’organizzazio-

ne delle uscite serali con gli amici, sug-

gerendo i migliori posti vicini e inviando,

secondo i principi “social” le convoca-

zioni in maniera automatica. Marino è un

giovane siciliano, laureato in economia

a Catania e con un master a Venezia in

Digital Economics & Entrepreneurship.

Roberto Macina, Ceo e co-fondatore di

Qurami, app che permette di gestire in

maniera intelligente e dematerializzata

le code, meglio del classico “bigliettino”

del supermercato. Macina è un inge-

gnere informatico che ha ideato l’app

ancora da studente, nel 2010, e l’ha rea-

lizzata, con alcuni co-fondatori, nel 2011.

Foto e Video Credits: Tiberio Barchielli

e Filippo Attili - Presidenza del Consiglio

dei Ministri Renzi incontra Tim Cook

Un giovane Matteo Renzi in visita alla sede di Apple

Quanto costa essere il motore di ricerca di iOS? 1 miliardo di dollari All’interno dell’iter giudiziario che vede Oracle contro Google è stata svelata la cifra che Big G avrebbe corrisposto ad Apple per rimanere il motore di ricerca di default di iOS: addirittura 1 miliardo di dollari di Gaetano MERO

1 miliardo di dollari: è questa la cifra che Google sembra aver erogato ad Apple per rimanere il motore di ricerca di default su iPhone e sugli altri dispositivi della Mela nel 2014, secondo quando riportato da Bloomberg. L’infor-mazione è trapelata durante una sessione del processo giudiziario, iniziato nel 2010, che vede Oracle contro Google a seguito dell’uso non autorizzato della tecnologia Java per lo sviluppo di Android. Secondo l’avvocato Annette Hurst, che difende in aula Oracle, Apple e Google avrebbero suc-cessivamente siglato un ulterio-re accordo sul 34% del fatturato generato dal motore di ricerca (su dispositivi iOS), cifra che non è chiaro dalle trascrizioni se trat-tenuta direttamente da Apple in base al traffico generato dai pro-pri dispositivi o se corrisposta da Google sul totale. Secondo l’av-vocato di Big G, i numeri dichiarati dalla controparte sono del tutto ipotetici in quanto i dati non sono di dominio pubblico. Il fatto che Google avesse preso accordi con Apple era noto da tempo, tuttavia i due portavoce delle rispettive aziende hanno preferito non commentare la no-tizia che ha comunque messo in luce le dinamiche attuate dalle due società e il giro d’affari da cui restano inevitabilmente fuori i altri competitor del colosso di Mountain View.

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MAGAZINEn.125 / 1625 GENNAIO 2016

di Roberto FAGGIANO

L a Rai inizia il processo di introdu-

zione di nuovi canali in alta defini-

zione, come già annunciato nello scorso ottobre, durante un convegno

dedicato agli installatori TivùSat.

Il primo canale disponibile per il nuo-

vo corso di trasmissioni via satellite in

alta definizione è Rai 4 HD, già visibile

sulla piattaforma TivùSat al numero

110. Anche gli abbonati Sky potranno

seguire il nuovo canale in HD nell’am-

bita posizione 104, andando quindi

a sostituire Retequattro, da tempo

non più disponibile sul satellite sulla

piattaforma di Sky. Secondo il piano

annunciato dalla Rai dovrebbero a

breve termine partire anche i canali

Rai Premium HD e Movie HD, ma al

momento non ci sono ancora comuni-

cazioni ufficiali.

MERCATO Come aveva annunciato, la Rai ha iniziato a trasmettere in HD sul quarto canale

Rai 4 in onda in alta definizione sul satelliteI programmi sono visibili sulla piattaforma TivùSat al numero 110 e su Sky con numerazione 104

Nel mese di agosto poi dovrebbe

essere la volta del secondo canale

sportivo Sport 2, in occasione delle

Olimpiadi di Rio. Sport 2, in occasione

delle Olimpiadi di Rio.

di Simone SANVITTI

Tempo di trimestrali negli Stati Uniti: il

19 gennaio è stato il turno di Netflix,

che ha reso noti i propri fondamen-

tali relativi al Q4 2015, oltre alle stime per

il primo trimestre del 2016. Nel report leggiamo dell’attestazione dei ricavi tri-

mestrali a 1,82 mld di dollari, ovvero in

incremento del 4,9% rispetto al trime-

stre precedente, e di un consistente più

22,8% rispetto allo stesso periodo del

2014. I ricavi totali del 2015 hanno rag-

giunto i 6,77 miliardi di dollari. L’azienda

ha rispettato le stime degli analisti in

quanto a crescita di fatturato, ma ciò che

ha scaldato il cuore degli investitori del

NASDAQ, lanciando il titolo a un tempo-

raneo +8% nella seduta di qualche gior-

no fa, è stato il dato sugli utili per azione

che hanno raggiunto i 10 cent, superan-

do di gran lunga la previsione di 2 cent

per azione.

Ancora più interessante il dato sull’au-

mento delle sottoscrizioni totali: nel pe-

riodo considerato Netflix ha guadagnato

MERCATO I dati arrivano dal report economico relativo all’ultimo trimestre del 2015

Netflix continua a crescere, su ricavi e sottoscrizioniNetflix comunica un incremento dei ricavi in linea con quanto previsto dagli analisti Sono state addirittura superate le stime in termini di nuovi utenti e di utili per azione

5,59 milioni di

nuovi utenti (di

cui 4 all’ester-

no degli Stati

Uniti), supe-

rando di quasi

mezzo milione

la previsione,

raggiungen-

do il numero

globale di 75

milioni di sottoscrizioni. A fine 2014 gli

utenti totali erano 57 milioni, per cui du-

rante il 2015 Netflix ha incrementato la

propria platea di oltre il 30%, e si pone

oggi l’obiettivo di sfondare il muro de-

gli 80 milioni non più tardi del 31 marzo

2016.

La politica di espansione di Netflix non si

ferma, e nella nota di accompagnamento

al report Hastings e Wells (CEO e CFO di

Netflix) hanno potuto felicemente annun-

ciare di essere presenti ormai in 180 Pae-

si. La Cina resta off-limits, ma l’azienda

californiana sta consolidando il proprio

modello di business anche e soprattutto

fuori dalla propria terra natìa, mostrando

tassi di crescita da New Economy.

Che gli affari vadano bene ce lo confer-

ma anche l’andamento del titolo al NA-

SDAQ, che nell’ultimo anno è passato da

50 dollari a oltre 100 dollari, e oggi ve-

leggia attorno ai 110 dollari per azione.

Così, mentre nonostante tutto gli ope-

ratori TV tradizionali ostentano serenità

(vero NBC?) noi ci possiamo sistemare in

poltrona a goderci le nostre serie preferi-

te in streaming, consci che Netflix ci farà

compagnia ancora per un bel po’.

Sharp sull’orlo della bancarotta La rileverà Foxconn? Il manufacturer di Taiwan pronto a rilevare Sharp Offerta doppia rispetto alla concorrenza fa gola il know-how nella produzione di display di Dario RONZONI

Tempi bui per uno dei marchi storici della grande elettronica di consumo: soffocata dai debiti, Sharp è sull’orlo della bancarotta e necessita di un salvataggio a suon di miliardi di yen. La salvezza potrebbe venire dall’estero, nello specifico da Taiwan. Si sta con-cretizzando l’offerta d’acquisto di Foxconn, società impegnata nel-l’assemblaggio dei device Apple. Stando a quanto riportato dal Wall Street Journal, Foxconn sarebbe pronta a sborsare 625 miliardi di yen (5,3 miliardi di dollari) per rilevare l’azienda, offerta doppia rispetto a quanto messo sul piatto dall’Innovation Network Corp. of Japan, fondo di investimento ap-poggiato dal governo nipponico. Acquisendo Sharp e il suo conso-lidato know-how nella produzio-ne di display, Foxconn potrebbe riproporsi sul mercato come un manufacturer a tutto tondo, sia come partner di Apple sia come attore indipendente. D’altro can-to, il Giappone non sarebbe felice di lasciare in mani straniere uno dei fiori all’occhiello della propria industria nazionale. La situazione finanziaria di Sharp è tuttavia in-sostenibile, e Foxconn è pronta anche a ripianare il debito della società, che ammonta a circa 4,4 miliardi di dollari. Una decisione sulla vendita è prevista entro mar-zo, alla chiusura del prossimo tri-mestre fiscale.

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MAGAZINEn.125 / 1625 GENNAIO 2016

di Emanuele VILLA

L a classifica dei vinili si aggiunge ufficialmente alla

Top Of The Music by FIMI / GfK Italia da gennaio

2016. In questo modo il primo comunicato stam-

pa FIMI (Federazione Industria Musicale Italiana) del

2016 pone l’accento sull’inarrestabile ritorno del vini-

le, che dopo un silenzio totale durato più di un decen-

nio ha ricominciato a crescere nel 2007 e da lì non si

è più fermato. Dopo un approfondimento sugli album

e i giradischi disponibili e la visita all’ultima fabbrica

italiana superstite, torniamo sull’argomento per soddi-

sfare alcune curiosità: possibile che in un mondo che

ha quasi completamente smaterializzato la musica si

parli ancora di vinile? Qual è la percezione degli ac-

quirenti e quale quella degli addetti ai lavori?

Il vinile è una nicchia, ma si senteChi vive di pane e tecnologia non ha armi, non ha pro-

prio la forma mentis per comprendere i fondamenti

del ritorno in auge del vinile: come si fa a spendere

40 euro per lo stesso contenuto, per di più scomo-

do, che si trova in Spotify a 9 euro al mese? Chissà

quante volte il teenager di turno si è posto questa

domanda osservando il quarantenne acquistare

The Dark Side of the Moon in doppio vinile. Eppure

gli LP esistono, ci sono e fanno numeri non trascura-

bili in ogni parte del mondo: le grosse catene come

Media World, Trony o La Feltrinelli hanno tutte un’area

dedicata agli LP e i pochissimi negozi di dischi soprav-

vissuti alla musica liquida hanno deciso di dedicare ai

cari e vecchi dischi un bel po’ di spazio, nella speran-

za di tornare ai fasti del passato. Ovviamente i dati di

mercato ci dicono che il vinile non sarà più quello di

una volta, ma questo è scontato: stiamo parlando di un

4% del mercato discografico italiano (che comprende

supporti fisici e digital download) ma con percentuali di

crescita costanti e un’attenzione crescente da parte di

appassionati e operatori. A novembre 2015 il vinile ha

fatto registrare solo in Italia un notevole +74% rispetto

allo scorso anno e non ci stupiremo se raggiungesse

in qualche anno il 10% del mercato. In altre parti del

mondo la situazione è analoga o migliore: negli USA,

mercato che genera numeri ben superiori ai nostri, il

MERCATO Complice la crescita costante del mercato dei dischi in vinile, abbiamo deciso di fare il punto della situazione

Numeri, dati e segreti della musica in vinile LP e giradischi in Italia si vendono davvero?Abbiamo ascoltato il parere di appassionati, dei negozianti e degli operatori. Chi compra la musica sul vecchio vinile?

vinile è al 9% delle vendite totali di supporti fisici.

Difficile confrontarlo al nostro 4% che comprende an-

che i download, ma i dati sono quanto meno parago-

nabili.

Nielsen ha appena fatto uscire il suo rapporto annuale,

dove a fronte di una crescita dello streaming del 93%

rispetto allo scorso anno (non c’è dubbio che la musica

del presente e del futuro sia quella, con 317 miliardi di

canzoni ascoltate), il vinile ha fatto un +30% e, come di-

chiara la stessa Nielsen, stayed strong (è rimasto forte)

durante l’anno con 12 milioni di album venduti. Il rock

è l’assoluto dominatore con il 68% di tutte le vendite

di LP, e chi ne ha giovato di più sono i piccoli negozi di

dischi indipendenti che hanno ottenuto il 45% di tutte

le vendite.

Tra il 10% e il 15% del fatturato di un negozio italiano di dischiDando un’occhiata alle classifiche del 2015 (qui

sotto) è chiaro che l’acquirente tipo di vinili non è

propriamente un quindicenne: se al secondo po-

sto generale troviamo Lorenzo 2015 cc, è peral-

tro vero che la classifica è dominata da artisti del

calibro dei Pink Floyd e dei Led Zeppelin. I primi,

in particolare, hanno letteralmente conquistato il

mercato italiano con The Dark Side of the Moon,

The Wall, Wish you were here, The Endless River e

The Division Bell. Piuttosto istantaneo concludere che

il target primario del vinile nel 2015/2016 siano le stes-

se persone che già compravano dischi all’epoca e che

continuano (giustamente) a coltivare la propria passio-

ne. Abbiamo parlato con tante persone in questo pe-

riodo, tanti acquirenti di LP e letto centinaia di opinioni

su forum e blog. Siamo giunti alla conclusione che non

può esistere un solo motivo che spinge le persone a

comprare un disco in vinile all’alba del 2016: tra i più

gettonati c’è il senso del possesso, che è stato com-

pletamente eliminato con la musica liquida, ma anche

il fatto che il disco in vinile, in quanto tangibile, dà un

valore concreto alla musica che contiene. “I dischi dan-

no valore alla musica, e per questo la gente li compra”

ci dice un amico appassionato che li colleziona da anni

e ha riempito intere stanze con i suoi amati LP, ma vor-

remmo anche riportare questa affermazione trovata su

web, che potrebbe spiegare (quanto meno superficial-

mente e in parte) perché il ritorno del vinile coinvolga

anche i più giovani: “Ho 19 anni e ho sempre e solo

ascoltato Mp3, il che significa che non ho niente di

concreto da tenere in mano, solo dei freddi file incon-

sistenti pieni di 1 e 0”. Poi c’è chi dice (giustamente) che

il vinile è più bello, con le sue maxi-copertine e i suoi

booklet, chi colleziona da decenni e non ha nessuna

intenzione di smettere, chi vive la sessione d’ascolto

segue a pagina 05

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MAGAZINEn.125 / 1625 GENNAIO 2016

come una sorta di rituale (“Quando voglio godermi

davvero la musica, vado verso la mia collezione di

vinili. Ascoltare un vinile richiede la giusta predisposi-

zione e attenzione, non puoi semplicemente premere

“play” e fare altro...”) e un piccolo esercito di appas-

sionati che sostiene che il vinile offra una sessione

d’ascolto più piacevole, coinvolgente, dinamica, calda.

In una parola, che suoni meglio. Per quanto riguarda

l’identikit dell’acquirente ci ha aiutato Mario Buscemi,

titolare dell’omonimo negozio che è una vera e pro-

pria istituzione nel mercato milanese: la maggior parte

degli acquirenti supera i quarant’anni e non ha mai

smesso di acquistarli, alimentando così la propria col-

lezione. Ma ci viene detto che c’è anche una discreta

fetta di giovani che, attratti dal fascino “vintage” dello

strumento, non acquistano altro che vinili: nessun CD,

zero file e di streaming neanche a parlarne. Solo il

caro e vecchio vinile.

Cerchiamo anche di capire la visione del fenomeno da

parte di chi lo vive quotidianamente vendendo dischi

da decenni. Buscemi ci conferma che, in una situazio-

ne pressoché stabile di vendita di supporti fisici (tra

cui vinili, CD, DVD e Blu-ray), il vinile sta effettivamente

crescendo con costanza e, complice il fatto che costa

di più degli altri, oggi pesa sul fatturato del negozio

tra il 10% e il 15% anche perché il mercato dell’usato

è molto importante (mercato che la musica liquida ha

completamente azzerato) e numericamente molto dif-

ficile da quantificare. Una nicchia sì, ma niente male

per un supporto che era dato per morto e sepolto or-

mai da anni.

Si vendono molti più giradischi che CD PlayerAnche i produttori di hardware (giradischi, puntine &

co) sembrano soddisfatti dell’andamento del merca-

to. Per avere un’opinione e qualche dato interessante

abbiamo sentito Giancarlo Valletta di Audiogamma,

distributore di importanti marchi audio come Denon,

B&W e Rotel, oltre a Ortofon, Musical Fidelity, Pro-ject

e altri attivi proprio nel mercato della musica in vinile.

Ci viene detto che non solo il mercato è effettiva-

mente in crescita di anno in anno, cosa peraltro ovvia

considerando il lancio di nuovi modelli da parte di

aziende come Sony e Technics, ma che sta raggiun-

gendo numeri di tutto rispetto: la sola Pro-ject produ-

ce 120.000 giradischi al mese e anche le case disco-

grafiche sembrano davvero interessate a investire

nel vinile non solo perchè il mercato è in crescita, ma

anche perché esente da quello che loro considerano

il problema N.1, la pirateria. Inoltre, scopriamo che i

numeri diffusi circa la vendite di dischi non possono

che essere parziali perché non tengono conto del

grande mercato dell’usato.

E che dire del rapporto tra CD e vinile all’alba del

2016? Difficile quantificare in numeri, nel senso che

l’installato CD è estremamente più ampio, ma va detto

che in questo momento il rapporto tra il venduto delle

due categorie è impietoso: su 10 apparecchi, 7 sono

giradischi e 3 lettori CD. Al punto da ipotizzare che in

futuro sopravviveranno 2 strumenti di fruizione musi-

cale, quello “liquido” (lo streaming) che ovviamente

avrà il 90% del mercato, e il vinile, mentre del CD si

saranno ormai perse le tracce.

MERCATO

Numeri e segreti della musica in vinile segue Da pagina 04

di Roberto PEZZALI

U n giorno amici, poche ore dopo

nemici: difficile trovare una chiave

di lettura per quello che sta acce-

dendo sull’asse Sky – Mediaset, ma ci

abbiamo provato.

Come ha infatti riportato il quotidiano

Repubblica, Sky e Mediaset, pizzicate

dall’Antitrust, si sarebbero sparite la tor-

ta dei diritti TV del campionato di calcio

di serie A ostacolando la concorrenza e

trasformando quella che doveva essere

un’asta in una sorta di gioco a due ma-

gistralmente diretto da Bogarelli e da In-

front, l’advisor che doveva essere super

partes e che invece ha svolto un ruolo

attivo nell’assegnazione dei vari pac-

chetti. Nelle mani dell’Antistrust ci sareb-

be un corposo faldone con 56 pagine

MERCATO Mediaset porta in tribunale Sky: chiede 45 milioni di euro per la trasmissione dei canali Mediaset sul satellite

Mediaset e Sky, accordi sui diritti e scontri in tribunaleMa secondo l’inchiesta sui diritti TV le due società si sono mangiate la torta dei diritti senza aggiungere posti a tavola

di relazione e più di 182 documenti che

dimostrano come l’asta dei diritti TV sia

stata tutt’altro che una operazione basa-

ta sui principi della libera concorrenza, e

su come si sia fatto di tutto per attribui-

re a Mediaset il pacchetto di diritti del

digitale terrestre che, buste alla mano,

era finito nelle mani di Sky. Leggendo

il contenuto delle mail recuperate dai

finanzieri durante le perquisizioni nelle

sedi delle società, non sembrerebbe af-

fatto di trovarsi di fronte a due aziende

in lotta: “Questa è stata più dura del so-

lito ma ce l’abbiamo fatta. Ci sentiamo

domani” – esultano gli avvocati di Me-

diaset al termine dell’accordo. “Anche

stavolta ci siamo arrivati!” – replica Sky.

Ecco perché, nella stessa ottica, non

può essere così credibile la richiesta

di 40/45 milioni di euro di risarcimento

fatta da Mediaset

a Sky con una de-

nuncia al Tribunale

di Milano. La notizia

è di oggi e la riporta

sempre Repubblica:

Mediaset chiede a

Sky un compenso

per i diritti di ritra-

smissione dei canali

free Canale 5, Italia

1 e Rete 4, canali che Sky ha trasmesso

sulla piattaforma satellitare fino a quan-

do Mediaset ha deciso di criptarli. Una

causa questa che difficilmente Mediaset

riuscirà a vincere: da parte di Sky infatti

non c’è mai stata una “ritrasmissione”

del segnale, l’operatore satellitare si è

sempre limitato a sintonizzare un canale

che chiunque con un decoder satellitare

poteva vedere in chiaro. Mediaset e Sky

di nuovo nemici? Forse si, forse no: cre-

diamo che la causa in tribunale serva a

entrambe le aziende per riequilibrare la

bilancia in vista del processo per i diritti

TV che inizierà il prossimo 16 febbraio:

secondo l’Agcom Sky e Mediaset sono

pappa e ciccia, ma se ci sono un po’ di

processi di mezzo…

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MAGAZINEn.125 / 1625 GENNAIO 2016

di Gianfranco GIARDINA

Tra i tanti adempimenti di chi in Italia vuole aprire

un’attività commerciale di qualsiasi tipo, c’è l’ade-

sione al CONAI, il Consorzio Nazionale Imballaggi. Il

costo è irrisorio, 5.16 euro una tantum, e aderire è obbli-

gatorio, pena multe da 10mila a 60mila euro. Ma per far-

lo è ancora (incredibilmente) necessario inviare un fax o

una raccomandata A.R.. E per pagare non sono ammes-

si, ovviamente, transazioni online con carta di credito né

PayPal, ma è necessario fare un bonifico bancario o un

bollettino postale, con costi aggiuntivi che rischiano di

sfiorare il costo della tariffa di adesione.

La procedura online ci sarebbe ma CONAI la sconsigliaIn realtà le premesse per chi, nella necessità di aderire

al CONAI, si inizia a interessare sembrano buone: sul

sito del CONAI c’è scritto chiaramente che dall’ottobre

2015 è attiva la procedura di adesione online, attraver-

so il portale governativo impresainungiorno.gov.it, an-

che se – come dice il sito - “è possibile continuare ad

utilizzare anche i canali tradizionali (fax – posta)”.

Provando ad attivare la procedura di adesione online,

però, ci si scontra con i malfunzionamenti del portale

“Impresa in un giorno”: abbiamo provato e farlo funzio-

nare è infatti davvero un’impresa.

Sul portale del Governo vengono infatti riportate due

modalità di registrazione: con smartcard (che non ab-

biamo) o senza, con unsername e password. Ci regi-

striamo senza smartcard e la procedura va a buon fine:

il nostro account viene attivato e riconosciuto in pochi

passaggi. Ma non appena proviamo a passare alla pro-

cedura di adesione online al CONAI ci viene restituito

un errore di autenticazione.

CONAI: “Mandi un fax No, la PEC non la accettiamo...”Dopo ripetuti test e tentativi (che utenti meno esperti

non avrebbero neppure intrapreso), tutti inutili, desistia-

mo e chiamiamo il numero verde del CONAI. Un’opera-

trice molto gentile, risponde senza indugio alla nostra

richiesta di chiarimenti: “No, lasci stare la procedura

MERCATO L’adesione al CONAI è obbligatoria, per esempio, per tutti i commercianti che in Italia vogliono aprire un’attività

Il Consorzio Imballaggi ancora nel secolo scorso Adesioni solamente via fax. E la PEC non vale…Per aderire al CONAI, Consorzio Nazionale Imballaggi, le uniche strade realmente percorribili sono fax e raccomandata La procedura di adesione online non funziona e la PEC non viene accettata. Retroguardia tecnologica all’italiana

online, è molto complicata, serve la smartcard. Guar-

di – prosegue l’operatrice -, la cosa più semplice è

quella di scaricare il modulo dal nostro sito, compilar-

lo e inviarcelo via fax”. A far montare il nostro stupore

contribuisce l’ulteriore chiarimento datoci, alle nostre

richieste di poter utilizzare la PEC (peraltro ben pubbli-

cizzata nella sezione “Contattaci” del sito del CONAI):

“No, non può usare la PEC: le domande tramite posta

certificata non vengono accettate. E mi raccomando

– conclude l’operatrice – aspetti qualche giorno a in-

viare il fax: questi sono giorni di dichiarazioni periodi-

che che intasano il fax”. L’operatrice ha (tristemente)

ragione: proviamo a chiamare a diverse ore del giorno

ma il numero di fax del CONAI è costantemente occu-

pato: altro tempo da perdere. Tra l’altro, non ci risulta

che il ricorso alla PEC possa essere rifiutato, dato che

la legge la omologa alla raccomandata.

Tanto tempo perso dei cittadini e degli operatori CONAINel 2016 c’è di che restare a bocca aperta: non solo

le richieste di adesione, che si fanno una volta nella

vita, devono essere inviate via fax (o peggio ancora per

Raccomandata, ma non per PEC), ma lo stesso siste-

ma “analogico” va utilizzato anche per le dichiarazioni

periodiche, con tanto di numero intasato, cosa che ov-

viamente con una procedura online non accadrebbe.

Risultato: da questa parte del fax qualcuno deve com-

pilare i moduli a mano e dall’altra parte qualcuno deve

reimputare i dati scritti a penna, con i conseguenti costi

e gli inevitabili errori. Peggio ancora: il PDF per l’ade-

sione scaricabile dal sito CONAI non è un modulo elet-

tronico, compilabile con il PC, ma un PDF immodificabi-

le protetto da password. È quindi necessario stampare

il modulo su carta, compilarlo a penna e quindi inviarlo

via fax; presumibilmente alla sede CONAI il fax verrà

ristampato, moltiplicando, oltre al tempo perso e agli

errori, anche i consumi di carta. Carta, tempo e costi

di personale che, con una semplice procedura online,

avrebbero potuto essere del tutto risparmiati.

Mettere al bando il fax (esclusivo)Una vicenda che ha dell’incredibile: nel 2016, con la

diffusione di Internet oramai completa, almeno tra gli

operatori economici, il fatto di non avere una procedu-

ra online valida, accessibile e funzionante, soprattutto

per gli adempimenti obbligatori, non può più essere ca-

talogata come un semplice dimenticanza. La questio-

ne CONAI, che riguarda in Italia centinaia di migliaia

di imprese e negozi, è solo una delle tante in questa

Italia “nostalgica” che non riesce a fare a meno del fax

e delle procedure manuali. Il fax, se deve continuare

a far parte del panorama dei canali di comunicazione,

deve diventare sempre più marginale e comunque far

parte di un ventaglio di opzioni in cui le modalità digi-

tali devono essere favorite. Questo caso si affianca a

quello relativo ai dati TARI gestiti via fax dal Comune di Milano (e dallo stesso comune risolto con l’attiva-zione della procedura online dopo una ventina di

giorni dalla nostra segnalazione): non mancheremo di

segnalare altri casi analoghi, rilanciando anche even-

tuali segnalazioni dovessero arrivarci dai nostri lettori,

che sono invitati a scriverci a [email protected].

Page 7: I soldi di Apple Tim Cook incontra Esclusivo: Ultra HD Chi ...

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MAGAZINEn.125 / 1625 GENNAIO 2016

GoPro licenzia il 7% della forza lavoro: mercato ormai saturo?Nell’ultimo trimestre 2015 GoPro avrebbe totalizzato ricavi inferiori rispetto a quanto previsto tanto da tagliare il 7% della forza lavoro Mercato saturo o concorrenza agguerrita? di Franco AQUINI

Il mercato delle action cam, dopo la scalata degli ultimi anni, comin-cia a diventare affollato e proba-bilmente si sta avvicinando alla saturazione, al punto che GoPro ha recentemente rivisto al ribas-so il prezzo della Hero4 Session. Ma il quarto trimestre 2015 ha affondato il coltello nella piaga, tanto da costringere l’azienda ad annunciare un taglio del 7% della forza lavoro, circa 105 persone. Numeri certi li avremo in occasio-ne dei risultati finanziari ufficiali, attesi per il 3 febbraio, tuttavia GoPro ha affermato sul suo sito di aver realizzato approssimativa-mente 435 milioni di dollari di rica-vi nel quarto trimestre, al di sotto dei 510 milioni che si aspettavano gli investitori e GoPro stessa. Quello delle action cam è un mercato che probabilmente sta raggiungendo la saturazione, non essendo né dispositivi di largo consumo né indossabili in senso stretto. Non è trascurabile nemmeno il problema della con-correnza che comincia a essere agguerrita, soprattutto dal punto di vista del prezzo. Per questo Go-Pro ha recentemente svelato pro-getti paralleli interessanti, come il drone Karma che riprenderà a 360 gradi e il canale di streaming per console, per fare streaming dalla GoPro a uno speciale canale per PS3 o PS4.

di Gaetano MERO

I l 2015 è stato un ulteriore anno di cre-

scita per gli smartphone secondo i dati

diffusi dall’autorevole istituto di ricerca

e statistica TrendForce. Le vendite globali

hanno registrato un incremento del 10,3%

rispetto al 2014 raggiungendo 1,293 mi-

liardi di unità distribuite, numeri destinati

a crescere di un ulteriore 8% nel 2016 se-

condo le prime proiezioni.

Ciò che rileva TrendForce è l’avanzare

inarrestabile dei produttori cinesi, molto

forti nella fascia media del settore, che

raggiungono complessivamente una

quota di mercato superiore al 40% pari a

539 milioni di smartphone venduti, con-

tro i 547 milioni di Samsung ed Apple. Il

sorpasso avverrà quest’anno, in base alle

stime della società di ricerca, in cui uno

smartphone su due venduto sarà cinese.

Se Huawei ha registrato un anno fatto di

grossi numeri in cui è diventato leader tra

i produttori cinesi e terzo a livello mon-

diale superando le 100 milioni di unità di-

stribuite e scavalcando un colosso come

Lenovo, lo stesso non si può affermare

di Samsung che ha avuto un 2015 diffi-

cile non raggiungendo gli obiettivi pre-

fissati. La società coreana ha visto una

diminuzione delle vendite su base annua

dell’1,8% e un calo della propria quota di

mercato globale dal 28% del 2014 al 25%,

pur mantenendo la posizione di leader

mondiale con 320 milioni di smartphone

venduti. Ottimi i risultati di Apple che si

conferma secondo produttore nel mon-

do con la cifra di 227 milioni di iPhone

venduti che si traducono in un +17,7% an-

nuo rispetto ai circa 192 milioni del 2014

consolidando una quota di mercato pari

al 17,5%. Lieve discesa su mercato globa-

le per LG, che aveva fatto molto bene nel

2014, dovuta probabilmente a vendite

di G4 meno brillanti del previsto. L’asso

nella manica pare essere stato il V10 lo

smartphone dal doppio display sovrap-

posto che ha fatto impennare le vendite

nel secondo semestre del 2015.

Esaminando la tabella dei dati su mer-

cato cinese salta all’occhio il balzo di

Huawei che ha venduto 108 milioni di

unità contro i 73 milioni dell’anno prece-

dente, diventando leader in patria con

una fetta di mercato che passa dal 15,6%

al 20%. Buona anche la performance di

Xiaomi che con la linea Mi pur non rag-

giungendo l’obiettivo di 100 milioni di

unità, si ferma a quota 72 milioni assu-

mendo comunque il secondo posto tra

i connazionali e quarto a livello globale.

Lenovo ha subìto un calo delle vendite

annue del 24% scendendo al terzo posto

tra i produttori cinesi e al quinto su sca-

la globale dovuto, probabilmente, a una

fase di assestamento dopo l’acquisizione

di Motorola.

MERCATO Nonostante il primo posto in classifica, è stato un 2015 in lieve calo per Samsung

2015, venduti 1.3 miliardi di smartphone Samsung sempre in vetta, crescono i cinesiI dati di vendita del settore mobile registrano nel 2015 un incremento del 10,3% globale Samsung prima, ottimi i risultati di Apple e Huawei sale al terzo posto per la prima volta

MERCATO Dettagli rilasciati in un’intervista a Yahoo Tech dal vice presidente Paul Misener

I droni Amazon consegneranno pacchi in mezz’oraAmazon spiega come funzionano i droni che è pronta a usare per le consegne a domicilio

di Franco AQUINI

Amazon procede con Amazon Pri-me Air, il progetto che riguarda l’im-

piego dei droni per la consegna a

domicilio. In un’intervista a Yahoo Tech,

il vice presidente Paul Misener spiega

come gestiranno le varie problematiche.

Il drone che consegna in città sarà diver-

so da quello che consegna in periferia,

dove i clienti potranno ricevere i pacchi

nel proprio giardino entro mezz’ora dal-

l’ordine. Sulla questione condomini Mi-

sener afferma che stanno lavorando su

un tipo di drone adatto a questo tipo di

consegne, ma nulla si sa sull’operatività

pratica. Per quanto concerne gli ostacoli,

Misener ha paragonato i propri droni a

cavalli: come è poco probabile che un

cavallo si vada a schiantare contro un

albero, pur ordinandoglielo, così un dro-

ne saprà quando aggirare un ostacolo.

Questo riguarda gli ostacoli fermi, per

quelli volanti Amazon ha studiato un si-

stema che ha già sottoposto alla FAA e

NASA per la gestione dello spazio aereo:-

gli aeromobili con equipaggio volerebbe-

ro sopra i 500 piedi, tra i i 400 e i 500

piedi ci sarebbe una zona di sicurezza, e

tra i 200 e i 400 piedi ci sarebbe lo stra-

to dove far volare i propri droni. L’idea

è al vaglio degli enti preposti alla rego-

lamentazione. Ma Misener sostiene che

Amazon, se i droni fossero pronti prima

delle regolamentazioni negli Stati Uniti,

potrebbe decidere di partire con questo

servizio altrove.

Page 9: I soldi di Apple Tim Cook incontra Esclusivo: Ultra HD Chi ...

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MAGAZINEn.125 / 1625 GENNAIO 2016

TIM, nuovo logo e nuova sedeIl gruppo TIM ha presentato il logo che connoterà società e prodotti Tra gli obiettivi servizi innovativi per gli utenti e investimento di 10 miliardi in Italia per reti e infrastrutture di Gaetano MERO

Il gruppo TIM, sotto il quale sono riunite rete fissa e mobile, ha pre-sentato il suo nuovo logo. Un mar-chio essenziale, dalle linee pulite, che riprende i medesimi colori del precedente ma è più squadrato, rigido, essenzialmente moderno. Il logo rosso che accompagna il brand TIM richiama la “T” del mar-chio e sarà presente su tutta la fu-tura comunicazione e i prodotti. In sede di presentazione, Marco Pa-tuano ha affermato che al logo se-guirà un importante cambiamento dell’operatore il cui obiettivo è es-sere un player industriale e tecno-logico sempre più all’avanguardia. A livello di comunicazione, il cam-bio d’identità sarà accompagnato da una serie di spot che vedran-no protagonisti Tim Berners-Lee, inventore del World Wide Web, il presentatore Fabio Fazio e l’atto-re Pif. Il progetto prevede la nasci-ta di una nuova sede societaria a Roma, nelle Torri anni Cinquanta di Ligini che diventeranno il nuo-vo quartier generale TIM grazie a un piano di risanamento che tra-sformerà il complesso edilizio in una struttura all’avanguardia.TIM ha approfittato dell’evento per ricordare il piano di investi-menti e l’obiettivo che si è posta: 10 miliardi di euro, di cui 5 dedicati alla realizzazione di datacenter e infrastrutture cloud entro il 2017 e l’implementazione delle reti mobili e fisse con il raggiungimento del 95% della popolazione con la tec-nologia LTE e il 75% con la fibra ottica.

di Alvise SALICE

È la più mastodontica acquisizione

all’estero mai effettuata da una

multinazionale cinese nel settore

dell’elettronica e delle apparecchiature.

Rilevando la divisione elettrodomestici di

General Electric per 5.4 miliardi di dollari,

Haier si assicura un gigantesco salto di

qualità soprattutto nel mercato america-

no dei frigoriferi, dove fino ad oggi la sua

penetrazione era stata alquanto modesta

in rapporto alle percentuali medie di cui

gode sul mercato mondiale, essendo

la prima compagnia al mondo con uno

share medio del 10%. Negli States Haier

è attualmente conosciuta come un buon

produttore di elettrodomestici a costo

contenuto, laddove General Electric ven-

de maxi-frigoriferi di lusso che costano

anche più di 8000 dollari. Per la verità,

il colosso a stelle e strisce aveva già

trovato nel 2015 l’accordo per cedere la

divisione Appliances ad Electrolux, ma

in quel caso è intervenuta l’Authority per

l’Antitrus, abortendo l’affare sul nascere.

Tutto sommato una fortuna per General

Electric, dato che la somma pattuita col

gigante svedese si “fermava” a 3.3 mi-

liardi.

Ora, dai cinesi, ne intascherà quasi il

doppio.

MERCATO Nel 2015 GE si era accordata con Electrolux ma l’Antitrus non aveva dato il consenso

Elettrodomestici General Electric ad HaierHaier rileva la divisione elettrodomestici di General Electric per 5,4 miliardi di dollari Chiusura dell’operazione per metà anno. Si attende l’ok delle autorità sulla concorrenza

MERCATO Interessante promozione per chi attiva una SIM in abbonamento o ricaricabile

Tre offre 100 GB di traffico con smartphone “top”La nuova iniziativa di 3 Italia offre uno smartphone top con minuti, SMS e 100 GB all’anno Altra novità, i piani ALL-IN Extra si rinnovano nel 2016 premiando i clienti più fedeli

di Pierfrancesco PETRUZZELLI

Tempo di novità per i gestori telefoni-

ci nostrani con 3 Italia che lancia la

promozione 100 Giga, per chi attiva

una sim in abbonamento o ricaricabile

con smartphone top di gamma avrà a di-

sposizione 100 GB di traffico 4G LTE per

12 mesi. Chi acquista un abbonamento

FREE avrà uno smartphone top (attual-

mente sono iPhone 6s, iPhone 6s Plus,

Galaxy S6 edge e Galaxy S6 edge+) che

potrà sostituire ogni 15 mesi, con SMS e

minuti a partire da 30 euro al mese, nello

specifico:

• FREE 400 – 400 minuti, 400 sms, uno

smartphone top di gamma e 100 GB per

12 mesi tutto incluso a 30 euro al mese.

• FREE Unlimited – minuti e SMS illi-

mitati, uno smartphone top di gamma

e 100 GB per 12 mesi tutto incluso a

35 euro al mese.

• FREE Unlimited Plus – minuti e SMS

illimitati in Italia e all’estero, uno smar-

tphone top di gamma e 100 GB per

12 mesi tutto incluso a 40 euro al mese.

Al termine della promo 100 Giga il traf-

fico dati incluso sarà quello previsto dal

piano sottoscritto. Gli abbonamenti FREE

prevedono anche 100 MB di traffico dati

in roaming nazionale ed il servizio Re-

cupera che offre in caso di furto, smar-

rimento o danneggiamento, la possibilità

di riacquistare lo stesso modello di smar-

tphone a un prezzo scontato.

Per quanto riguarda le ricaricabili, con

Scegli 30 avremo per 30 euro al mese,

oltre i 100 GB annuali, uno smartphone

a scelta tra iPhone 6s Plus, iPhone 6s,

iPhone 6, iPhone 6 Plus, Galaxy S6 edge,

Galaxy S6 edge+, Samsung Galaxy S6,

Huawei Mate S e SMS e minuti illimitati.

Mentre con Scegli 15, al costo di 15 euro

al mese, sono previsti 100 GB annuali,

400 minuti, 400 SMS, e un iPhone 5s.

L’anticipo per lo smartphone varia a se-

conda del modello scelto. Per il momen-

to non sono disponibili informazioni su

eventuali vincoli ma è presumibile che ci

siano delle soglie settimanali da rispet-

tare. Novità anche per chi attiva ALL-IN

Extra che vedrà raddoppiati minuti ed

SMS ogni 6 mesi , con dei limiti massimi

a seconda del piano scelto, e dopo un

anno avrà a disposizione 4 GB al mese.

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MAGAZINEn.125 / 1625 GENNAIO 2016

di Gaetano MERO

I l 2015 non sarà di certo ricordato come

l’anno del Personal Computer. Secon-

do i dati diffusi da IDC il calo di vendite

registrato nell’ultimo trimestre dell’anno

si attesta al 10,6% rispetto allo stesso pe-

riodo del 2014. È il primo anno dal 2008

in cui la distribuzione di unità comples-

sive è scesa al di sotto dei 300 milioni,

il declino più consistente nella storia del

PC. Poco più rassicuranti i dati diffusi da

Gartner secondo cui il calo nell’ultimo tri-

mestre del 2015 sarebbe dell’8,3%.

Qualcosa non ha funzionato. Ci si aspet-

tava un’impennata nelle vendite durante

il periodo natalizio che non si è verifica-

ta, probabilmente “colpa” anche dell’ag-

giornamento gratuito a Windows 10 che

ha visto coinvolti milioni di computer e

che ha forse fatto desistere dall’acqui-

sto di un nuovo PC la maggior parte dei

consumatori, oltre alla diffusione di tablet

e smartphone che hanno rimpiazzato il

computer desktop

nelle operazioni

di tutti i giorni.

C’è comunque da

considerare che

nel calcolo sono

compresi PC de-

sktop, notebook

e ultrabook, ri-

mangono invece

esclusi i dispositivi

2 in 1 che da soli potrebbero risollevare

la percentuale trimestrale di 6 punti.

Tranne Apple, in controtendenza con una

crescita annuale del 6,2%, tutti i produt-

tori hanno registrato una riduzione ven-

dite nel 2015 che porta il dato comples-

sivo a -10,4% (per Gartner -8%). Lenovo

si conferma leader mondiale detenendo

il 20,7% del settore, dopo si collocano

HP e Dell i quali registrano entrambi una

diminuzione del 5,9%, stando ai dati di

IDC, troviamo quindi Apple al quarto po-

sto tra i produttori mondiali con una fetta

di mercato del 7,5%, caduta libera invece

per Acer che, pur rimanendo tra i primi

cinque, registra un calo del 18,1%.

Difficili le previsioni per il 2016, secondo

Gartner si avrà un ulteriore calo dell’1%

essendo il mercato del PC nel bel mez-

zo di un cambiamento strutturale. IDC

pensa invece a una ripresa del settore

dettata dalla necessità di aggiornamento

hardware di PC obsoleti e da prezzi inte-

ressanti per i consumatori.

MERCATO A salvarsi, in controdendenza, è solamente Apple che conquista un +6,2% globale

Windows 10 non frena il crollo del PC: -10% nel 2015Secondo i dati IDC, il 2015 è stato l’anno peggiore per i PC: -10,6% nell’ultimo trimestre

di Giulio MINOTTI

D al Congo, uno dei principali pro-

duttori di minerali chiave per i

cellulari e dispositivi elettronici,

arrivano notizie riguardo le condizioni

degli operai delle miniere di cobalto,

costretti a lavorare in condizioni disa-

strose per uno o due dollari al giorno.

Secondo un report di Amnesty Inter-national e dell’organizzazione non governativa Afrewatch, varie azien-

de tra cui Apple, Samsung, Microsoft,

Volkswagen e Daimler/Mercedes

avrebbero utilizzato il cobalto, estrat-

to nelle miniere congolesi, all’interno

delle batterie inserite in vari prodotti,

smartphone e auto elettriche e ibride.

Non si tratta di un coinvolgimento di-

retto, ma di una catena complessa che,

partendo da aziende locali e passando

da fornitori più o meno diretti dei co-

lossi dell’elettronica, finisce nei pro-

dotti di uso comune. 16 multinazionali

sarebbero coinvolte nello scandalo che

avrebbe avuto origine da una società

cinese, la Huayou Cobalt, che si sareb-

be approvvigionata del materiale attra-

verso una sua sussidiaria in Congo, la

Dongfang Mining International per poi

passare a tre aziende che producono

batterie per smartphone e auto elettri-

che: L&F Materials, Ningbo Shanshan e

Tianjin Bamo. Il processo di estrazione

del cobalto, nel Paese africano che è

il maggior produttore mondiale (quota

prossima al 50%), avviene in miniere

che sfruttano anche bambini di sette

anni, in pessime condizioni lavorative.

Nel rapporto di Amnesty si parla di abu-

si fisici, trasporti di carichi pesantissimi

e continue esposizioni a sostanze chi-

miche pericolose che possono causare

anche malattie polmonari fatali.

Molte aziende hanno già risposto in

merito, ma la situazione che si prospet-

ta è di una complessità epocale: alcune

hanno dichiarato di non avere legami

con le aziende coinvolte, altre che è

impossibile verificare che l’origine del

cobalto usato sia proprio il Congo, al-

tre ancora hanno promesso indagini

approfondite, ma in ogni caso nessuna

è stata in grado di fornire informazioni

dettagliate sulla questione.

MERCATO Avrebbero usato il cobalto del Congo estratto in condizioni lavorative disumane

Lavoro minorile e sfruttamento in Congo Amnesty contro Apple, Samsung & CoUn report di Amnesty International coinvolge colossi dell’industria dell’hi-tech e dell’auto

Carte di credito violate negli Hotel HyattUn malware nel sistema di pagamento dei POS degli hotel Hyatt ha sottratto i dati della carta di credito dei clienti di 318 hotel su 627. Tra questi il Park Hyatt di Milano di Roberto PEZZALI

Un malware nel sistema di paga-mento degli alberghi Hyatt, capa-ce di sottrarre i dati delle carte di credito e i dettagli delle transa-zioni: la nota catena di alberghi il 23 dicembre ha ammesso di aver scoperto il codice fraudolento nel suo sistema di pagamento e di aver prontamente provveduto a risolvere il problema. Hyatt ha diramato la lista degli hotel colpi-ti e sono 318 su un totale di 627 del gruppo, lussuosi alberghi a 5 stelle. Tra questi c’è anche il Park Hyatt di Milano in Galleria.Chuck Floyd, Global President of Operations della catena Hyatt, nel comunicato diramato chiede ai clienti degli hotel del gruppo di far attenzione agli estratti conto della carta di credito, soprattutto se questa è stata usata negli hotel colpiti per il pagamento di servizi accessori come Spa, parcheggio e per i conti dei ristoranti. Il malware ha sottratto nome, cognome, data di scadenza e codice di verifica in-terno, quanto basta per effettuare transazioni non autorizzate. La ca-tena Hyatt ha attivato un servizio antifrode gratuito per un anno a tutte le persone che, nei periodi incriminati, hanno visitato uno de-gli hotel della catena. Nel caso di Milano le date a rischio sono quel-le che vanno dal 13 agosto all’8 di dicembre. Al momento sono in corso le indagini per capire chi sono i responsabili della frode.

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MAGAZINEn.125 / 1625 GENNAIO 2016

VLC, il media player definitivo, finalmente su Apple TVLo storico e versatile player (legge anche il web streaming) arriva su Apple TV rendendola un media player ancora migliore di Franco AQUINI

Direttamente dal sito del VLC team, è arrivato l’annuncio uf-ficiale: Il player arriverà anche su Apple TV, andando a colma-re qualche gap dell’extender di Apple che spingeva i potenziali utenti a cercare soluzioni alter-native. VLC è capace di leggere praticamente tutti i formati video (l’elenco completo di media e formati supportati si trova qui), i capitoli, le tracce audio multiple e i sottotitoli. Può, sopratutto, legge-re file dalla rete grazie al suppor-to a protocolli come DLNA/UPnP, alle condivisioni di rete Windows (SMB), all’FTP o direttamente da un server Plex. E’ capace inoltre di scaricare automaticamente dalla rete sottotitoli (da OpenSubtitles.org) e altre informazioni come co-pertine o biografie. Il player, oltre a permettere la visione di conte-nuti locali o dalla rete domestica, ha una funzione chiamata Remote Playback che permette di fruire di contenuti remoti tramite un web browser. Basta copiare l’URL dello stream direttamente nel browser e il gioco è fatto. l team assicura inoltre che sono già previste le future evoluzioni, che prevedono l’integrazione con i più popola-ri servizi di cloud-storage come Dropbox, OneDrive o Box. Grazie a VLC, la Apple TV diventa sicu-ramente un dispositivo ancor più interessante.

di Roberto PEZZALI

Abbiamo fatto quattro chiacche-

re con Barbara Pavone, Vice

President of Group Marketing

Warner Bros Entertainment Italia, per fare

il punto sull’arrivo del formato Blu-ray 4K

nel nostro Paese. Siamo infatti tornati da

Las Vegas con la certezza che Samsung

e Panasonic avrebbero lanciato anche in

Europa i lettori all’inizio del secondo tri-

mestre (marzo – aprile), ma senza alcuna

idea sull’effettiva commercializzazione,

anche in Italia, dei film.

“Il lancio dell’Ultra HD Blu-ray è un

evento di importanza primaria per rivi-

talizzare il supporto fisico”. Inizia così la

nostra chiacchierata, che prosegue con

l’importante conferma che quando arri-

veranno i lettori nel nostro Paese si po-

tranno trovare nei negozi anche i primi

titoli, ovviamente doppiati e localizzati

in italiano. La versione del disco sarà la

stessa che abbiamo avuto modo di ve-

dere al CES di Las Vegas, un package

che conterrà le due versioni dell’opera

su Blu-ray e Ultra HD Blu-ray e permet-

terà anche il download digitale del film

per la visione su tablet e smartphone.

“In America usciranno dai 35 ai 60 titoli

nel corso del 2016” - ci conferma Bar-

bara Pavone - “ma anche in Italia avre-

mo una buona line up, magari con un

leggero ritardo sulle release dovuto so-

prattutto a tempi tecnici”. I dischi, infatti,

saranno tutte versioni da 100 GB con

video Ultra HD e HDR, mentre per l’au-

dio la traccia sarà in Dolby Atmos. Tra i

primi titoli alcuni best seller degli ultimi

mesi come Lego The Movie e Mad Max,

ma arriverà anche American Sniper così

come arriveranno anche alcuni block-

buster in uscita che si prestano partico-

larmente ad un rilascio sull’avveniristico

formato, ad esempio Batman V Super-

man. Manca ancora una indicazione

di prezzo, ma sicuramente costeranno

leggermente di più degli attuali Blu-ray:

pesano la presenza del doppio disco e

il costo di produzione più alto.

ENTERTAINMENT Barbara Pavone (Warner Bros Italia) ci ha conferma l’arrivo degli UHD Blu-ray

Ultra HD Blu-ray Warner in Italia da marzoI primi titoli arriveranno contemporaneamente al lancio dei lettori di Samsung e Panasonic

di Michele LEPORI

N etflix alza il sipario su quello che

ci attenderà in un 2016 che si pro-

spetta davvero interessante.

Le prime certezze arrivano da due nomi

importanti che si guadagnano senza

troppa fatica il rinnovo. Stiamo parlando

di Orange is the New Black, che nono-

stante abbia lasciato per strada la verve

della prima stagione continua a riscuo-

tere un buon successo di pubblico e che

dal 17 giugno vedrà la trasmissione del-

la quarta stagione, e di Jessica Jones, la

serie TV con protagonista la bellissima

Krysten Ritter che cavalca l’onda del

successo che si porta dietro qualunque

cosa porti il logo Marvel. Per gli amanti

delle agonizzanti comedy, due date da

segnare sul calendario: il 15 aprile ritor-

na Kimberly “Kimmy” Schmidt, la baby

sitter più determinata di New York men-

tre il 6 maggio sarà la volta del ritorno

di Grace and Frankie. Per entrambe le

ENTERTAINMENT Nel 2016 di Netflix ci sono importanti conferme ed esclusive prime TV

Netflix, ecco cosa ci riserva il nuovo anno Tornano Jessica Jones e Orange is the New Black, ma non mancano i nuovi contenuti

serie è il secondo rinnovo. Il calendario

delle novità propone però serie TV per

tutti i gusti: si parte il primo di aprile con

il family drama The Ranch, che promet-

te di portare le atmosfere di Dallas nel

nuovo anno, seguito dalla serie TV per

adolescenti Lost & Found Music Stu-

dios. Due settimane dopo, il 15, trove-

remo ai nastri di partenza una serie TV

animata, Kong; gli amanti del political

drama dovranno aspettare il 5 maggio

per l’uscita di Marseille, prima produ-

zione francese di Netflix con un cast

importante fra cui spicca la presenza di

Gérard Depardieu. I mesi estivi, infine,

vedranno le prime del supernatural dra-

ma Stringer Things il 15 luglio ed il musi-

cal drama The get down il 12 agosto.

Page 12: I soldi di Apple Tim Cook incontra Esclusivo: Ultra HD Chi ...

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MAGAZINEn.125 / 1625 GENNAIO 2016

120’’ a 40 cm dalla parete È il nuovo Philips ScreeneoPhilips presenta un proiettore “all in one” Full HD a tiro ultra-corto È compatto, ha audio Dolby Digital 2.1 integrato ed estese opzioni di connettività di Emanuele GHELFI

Philips Screeneo HDP2510 è la nuova proposta dedicata alla vi-deoproiezione domestica “ravvici-nata”: nuovo design con maniglia integrata, compatto e facilmente installabile in ambiente, un siste-ma audio Dolby Digital 2.1 posizio-nato alla base del dispositivo con una potenza di uscita di 26 Watt e possibilità, se posizionato a 10 cm dalla superficie di proiezione, di produrre un’immagine con diago-nale 50’’ (127 cm) che può arrivare fino a 120’’ (3 metri) se posizionato a soli 42 cm dalla parete. L’obietti-vo principale resta la qualità video, per il quale si può avvalere di di-verse tecnologie come LuminAce per il trattamento d’immagine, una nuova generazione di lampade UHP che promettono una lumi-nosità di 2000 lumen per 10.000 ore, la risoluzione Full HD che lo distanzia dalle soluzioni preceden-ti rendendolo un vero prodotto per Home Theater, il FlowMotion che si “esalta” nelle scene di azione e programmi sportivi e via dicendo. L’ultimo arrivato tra i proiettori in casa Philips è dotato di varie tipo-logie di connessione (HDMI, VGS, attacco audio e cuffie, USB ecc.) che consentono di collegarlo a qualsiasi tipo di dispositivo.Il prezzo di vendita dovrebbe aggi-rarsi intorno ai 1.600 euro. Niente male per godersi 120’’ in HD.

di Michele LEPORI

Q uello che prima era un accordo

di distribuzione limitato a singoli

titoli da contrattare individual-

mente è diventata una partnership

tout court che coinvolgerà tutte le pro-

duzioni Showtime: ecco quindi che Sky

diventa il partner ufficiale del network

americano CBS per la distribuzione

delle proprie produzioni su territorio

britannico, irlandese, tedesco, austria-

co e naturalmente italiano.

Dopo quella con HBO e Netflix per par-

te del loro catalogo, ecco l’ultimo colpo

del colosso satellitare di Murdoch che

si aggiudica così i diritti per portare al

di qua dell’Atlantico titoli come l’av-

vincente Billions, nuovo progetto con

protagonista Damian Lewis già andato

in onda le che ha subito attirato l’at-

tenzione del pubblico con 3 milioni di

spettatori (più fredda la critica). Oltre al

ENTERTAINMENT Siglata la partnership tra Sky e CBS per la distribuzione dei contenuti in Europa

Tutta l’offerta Showtime arriverà su Sky Siete pronti per il seguito di Twin Peaks? Il network satellitare si assicura l’esclusiva delle serie TV, tra cui l’atteso sequel di Twin Peaks

di Michele LEPORI

I galeoni dei pirati e i Tie Fighter spaziali

hanno sfiorato la collisione cinemato-

grafica: no, non è la trama di un impro-

babile crossover ma la nuova tabella di

marcia che Disney ha imposto a due dei

suoi titoli di maggior interesse attesi per il

prossimo anno. Il successo al botteghino

di Star Wars Episode VII ha fatto si che in

quel di Burbank venissero modificate le

tabelle di marcia, e la già fissata data di

uscita sul grande schermo di Star Wars

Episode VIII originariamente in program-

mazione il weekend del Memorial Day

statunitense il 29 maggio 2017, verrà po-

sticipata di ben 7 mesi. Stesso timeframe

del prequel, quindi, che monopolizzerà

le sale a cavallo di Natale e che - sempre

negli uffici di Burbank - si augurano pos-

sa superare i finora 1.8 miliardi di dollari

incassati, di cui 852.3 milioni nei soli Stati

Uniti. Lo slot così liberatosi viene subito

rimpiazzato da altre navi, stavolta non

ENTERTAINMENT Il successo ai botteghini di Episodio VII allontana la release dell’atteso seguito

Disney posticipa di 7 mesi Star Wars Episodio VIII Dal Memorial Day si passa a Natale, al suo posto arrivano i galeoni di Pirates of the Caribbean

spaziali, capitanate dal grande ritorno

di Jack Sparrow e della sua nuova av-

ventura Pirates of the Caribbean: Dead

Men Tell No Tales che il 26 maggio si

farà carico di far felici la ciurma di milioni

di fan sparsi per il mondo. Le avventure

del Capitano e della Black Pearl appena

recuperata avrebbero dovuto arrembare

le sale il weekend del 7 luglio.

L’inversione di rotta dei vascelli Disney

impatterà anche sulle rivali cinema-

tografiche di sempre, Sony su tutte:

pochi minuti dopo l’annuncio, il nuo-

vo film di Spider Man viene anticipa-

to dal 28 al 7 luglio 2017, mentre il

film di Jumanji slitta dal 25 dicembre

2016 al 28 luglio 2017. Decisamente

contrariati anche Steven Spielberg e

Warner Bros, che andranno testa a testa

il 15 dicembre con Ready Player One e

che il 22 della settimana successiva ri-

lasceranno Croods 2 e The Six-Million

Dollar Man. Lo spinoff di Star Wars in

uscita questo Natale, Rogue One, non

sembra sia stato affetto dal domino di

prime visioni.

nuovo drama, la partnership con il ca-

nale che ha dato i natali a Dexter, Ray

Donovan e Masters of Sex permetterà

al pubblico italiano di essere in prima

fila quando - nel 2017 - ci sarà l’atte-

sissima messa in onda del sequel di

Twin Peaks su progetto originale dello

stesso David Lynch e Mark Frost. Per

ingannare l’attesa, i clienti Sky avranno

l’accesso completo ai cofanetti com-

pleti di grandi successi del passato

quali Brotherhood, Dexter, I Borgia e lo

stesso Twin Peaks per quanto riguarda

le prime due stagione del 1990 e 1991.

Page 13: I soldi di Apple Tim Cook incontra Esclusivo: Ultra HD Chi ...

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MAGAZINEn.125 / 1625 GENNAIO 2016

di Roberto PEZZALI

Tutti parlano di HDR ma non c’è un solo HDR: at-

tualmente ci sono almeno quattro diversi stan-

dard, ma i nomi che tutti devono considerare

sono sostanzialmente due: HDR-10 e Dolby Vision. Di

HDR abbiamo già parlato a lungo in questo articolo, ma quello che fino ad oggi non era chiaro è il modo in

cui l’HDR potrà essere fruito con i TV di nuova gene-

razione, con i TV di quest’anno che già hanno a bor-

do la tecnologia HDR e con i servizi di streaming e i

nuovi blu-ray Ultra HD. La buona notizia è che esiste

uno standard “mandatory” denominato l’HDR-10: que-

sto standard, certificato dalla Ultra HD Alliance, sarà

utilizzato praticamente da ogni tipo di contenuto HDR

e potrà essere letto e riprodotto da ogni tipo di disposi-

tivo HDR. E’ uno standard tutto sommato semplice, con

una serie di metadati aggiuntivi in grado di garantire

comunque una buona qualità con luminosità di picco

fino a 4000 nits, anche se al momento i contenuti sa-

ranno realizzati per gestire picchi di 1000 nits.

L’altro standard è il Dolby Vision, che è uno standard

più sofisticato e complesso, ma anche migliore per

diversi motivi: le informazioni HDR infatti viaggiano su

un layer aggiuntivo con risoluzione Full HD che viene

sovrapposto, frame per frame, al segnale 4K. Questo

permette di avere, nello stesso flusso, anche una ver-

sione non Dolby Vision del contenuto, ad esempio una

versione Ultra HD fruibile senza problemi sui TV non

HDR. Inoltre, il Dolby Vision gestisce master fino a 12

bit con luminosità di picco che vanno fino a 10.000 nits,

limitati al momento a 4000 nits non essendoci display

consumer in grado di spingersi oltre. Gli altri standard

(Philips e Technicolor) al momento non li consideriamo:

diciamo che ad oggi il mondo consumer ha uno stan-

dard di base, l’HDR-10, e uno standard che promette

qualità più elevata fatto dalla Dolby, il Dolby Vision.

Cosa succede con i TVDi HDR nei TV si è iniziato a parlare lo scorso anno,

alcuni modelli dello scorso anno sono già in grado di

gestire contenuti HDR. Stiamo parlando ad esempio

dei modelli Samsung SUHD, di alcuni TV OLED LG

come il modello piatto provato da noi recentemente

e dei Sony Bravia dello scorso anno che hanno rice-

vuto un update tramite rete per gestire questa funzio-

nalità (S85, X85, X90, X91, X93 e X94). Tutti questi TV

TV E VIDEO Arrivano i TV HDR e i primi contenuti HDR, ma sul mercato esistono molti standard. Saranno compatibili tra loro?

Confusione HDR: come scegliere il nuovo TVCos’è il Dolby Vision e che rapporto c’è con l’HDR? Quali sono i prodotti compatibili? Facciamo il punto della situazione

sono compatibili con il formato HDR-10, quindi sono

già pronti per ogni tipo di contenuto HDR allo stesso

identico modo dei modelli di quest’anno. Alcuni model-

li nuovi, tuttavia, sono compatibili anche con il Dolby

Vision: è il caso dei modelli OLED di LG del 2016, che

possono quindi gestire entrambi i tipi di HDR: se il

contenuto sarà HDR-10 useranno l’HDR-10, se invece

sarà Dolby Vision useranno i dati e il layer aggiuntivo

per visualizzare il formato più evoluto. Ad oggi quasi

tutti i produttori hanno abbracciato solo l’HDR-10: LG,

Hisense, Philips e altri produttori avranno però in gam-

ma prodotti che gestiscono anche il Dolby Vision.

Streaming e HDR Amazon e Netflix sono già prontiAmazon ha iniziato lo scorso anno a fare streaming di

contenuti HDR: questi contenuti sono codificati utiliz-

zando HDR-10 e quindi sono compatibili con ogni TV

HDR in commercio. Per Netflix la questione è legger-

mente più complessa: Netflix ha codificato i contenuti

HDR sia in HDR-10 sia in Dolby Vision: una versione

HDR di Marco Polo Stagione 1 codificata in entrambi

i formati (oltre al tradizionale Ultra HD) è già live sui

server di Netflix per lo streaming (e richiede almeno

22 Mbps). Purtroppo però nessuno può ancora veder-

la: Netflix infatti richiede la certificazione dei televisori,

e ad oggi non ha ancora certificato nessun TV come

HDR. Se guardiamo quindi Marco Polo in Ultra HD con

un TV OLED LG o un SUHD Samsung HDR vedremo

solo la versione Ultra HD standard: il client Netflix non

fornirà lo stream HDR (che esiste) fino a quando i pro-

duttori non saranno certificati dai laboratori Netflix. Neil

Hunt, a Las Vegas, ci ha fatto sapere che servirà qual-

che mese. La certificazione sarà relativa sia ai nuovi TV

che ai modelli già in commercio con a bordo l’HDR, ma

non è dato sapere oggi quali TV saranno coinvolti.

HDR e Blu-ray Ultra HD, tutto sempliceI Blu-ray Ultra HD potranno avere a bordo contenuti

HDR. Al momento attuale, l’unica certezza è l’HDR-10,

quello universalmente riconosciuto da tutti. Nessun

produttore ad oggi ha sviluppato un chip Dolby Vision

per i blu-ray pertanto nessuno dei modelli che arrive-

ranno sul mercato, siano Samsung che Panasonic, sa-

ranno compatibili Dolby Vision. La stessa cosa vale per

i dischi: i dischi Warner ad esempio useranno HDR-10

e saranno compatibili con ogni TV HDR.

Da segnalare che su un disco Ultra HD Blu-ray sarà

presente solo la versione HDR del contenuto: saranno

i player a effettuare una conversione da HDR a versio-

ne standard comprimendo la gamma dinamica.

HDR e broadcasting Un affare complesso ancora da chiarirePiù complessa la questione legata al broadcasting:

su un canale infatti si può trasmettere solo un flusso.

Un problema che è già stato affrontato ai tempi del

3D: Sky ha dovuto creare un canale ad hoc per il 3D

perché non è possibile trasmettere insieme 2D e 3D

lasciando che siano i decoder, a volte vecchissimi, a

gestire una eventuale conversione. Una situazione

questa che rende la trasmissione TV molto più com-

plessa da gestire dello streaming, dove un film può es-

sere codificato in diverse versioni e al Blu-ray Ultra HD,

dove i player dispongono come detto sopra di un siste-

ma per comprimere la dinamica trasformando l’HDR in

una immagini godibile anche su un TV tradizionale. Nel

caso del broadcasting l’HDR-10 è il formato in assoluto

meno indicato: un contenuto codificato in HDR-10, visto

su un TV tradizionale (che ignora i metadati aggiuntivi),

sarà totalmente sbilanciato sulle alte e sulle basse luci.

Dolby sta cercando di proporre il Dolby Vision: grazie

ai due layer si può usare un layer base codificato con

la curva standard, quindi adatto a tutte le TV non HDR,

lasciando il layer aggiuntivo per l’HDR. Così facendo

però sarebbero solo le TV Dolby Vision a godere del-

l’HDR, per tutte le altre TV il segnale sarebbe quello

standard, poco importa se il TV è HDR o non HDR.

segue a pagina 14

Page 14: I soldi di Apple Tim Cook incontra Esclusivo: Ultra HD Chi ...

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MAGAZINEn.125 / 1625 GENNAIO 2016

L’altra soluzione è quella studiata da BBC e NHK chia-

mato Hybrid Log-Gamma, usato dal Centro Televisivo

Vaticano per la diretta da San Pietro in occasione del-

l’apertura della Porta Santa. Questo formato permette

di usare un solo flusso per TV HDR e non HDR, è ro-

yalty free e promette bene: i TV Sony Bravia del 2015

e i TV LG sono già in grado di gestire anche questo

formato.

HDR-10 basta e avanzaDopo aver chiarito quello che succede nei vari settori

possiamo dire tranquillamente che l’HDR-10, quello di

base, basta e avanza per ogni tipo di cosa (tranne le

trasmissioni TV).

Il Dolby Vision è invece una sorta di HDR di nicchia,

migliore come resa ma con un piccolo difetto di fon-

do: Dolby vuole soldi per la licenza. E proprio per que-

sto motivo al momento Samsung, Sony, Panasonic,

Amazon e chi produce gli Ultra HD Blu-ray hanno de-

TV E VIDEO

Confusione HDR Come scegliere il TV giustosegue Da pagina 13

ciso di optare per la soluzione che non costa affatto.

Qualcuno sicuramente lo adotterà, usciranno Blu-ray

(sia dischi che player) che avranno anche il Dolby

Vision oltre all’HDR-10 ma come abbiamo detto ad

oggi è una “chicca” per appassionati che non deve in

alcun modo impattare la scelta di un prodotto. Non è

il caso di farsi troppi problemi neppure per il broadca-

sting: ancora non c’è l’Ultra HD, figuriamoci l’HDR.

La serie TV Marco Polo di Netflix in HDR, riprodotta sullo schermo di un nuovo TV LG 2016

di Roberto PEZZALI

I l classico blocco tramite DNS che so-

litamente gli operatori italiani utilizza-

no per impedire l’accesso a siti che

violano le regole di copyright non è più

sufficiente. Il giudice Paola Gandolfi del

Tribunale di Milano ha stabilito infatti in

un provvedimento del 13 gennaio 2016

che l’ordine di blocco deve “comprende-

re ogni attività di disabilitazione dell’ac-

cesso al sito internet in questione, sia ai

DNS sia agli indirizzi IP associati”. Una

sentenza storica che chiude così una

diatriba lunghissima, quella che vedeva

opposta Mediaset ad alcuni operatori

di telefonia che non avevano inibito per

i propri clienti l’accesso al noto portale

Rojadirecta. Dopo una prima vittoria contro Fastweb datata 18 novembre e

dopo l’arrivo del provvedimento di attua-

zione scattato il 22 dicembre, arriva ora

con una ulteriore sentenza il chiarimento

su come dev’essere implementato que-

sto blocco, e secondo il giudice deve

trattarsi di un blocco assoluto.

Mediaset, nel comunicato stampa, esulta

perché “mai prima d’ora, infatti, la magi-

stratura civile aveva imposto a un forni-

tore di connessione internet di inibire ai

ENTERTAINMENT Il Tribunale impone a Fastweb il blocco degli IP di Rojadirecta tramite firewall

Lotta al calcio gratis: blocco totale per Rojadirecta Mediaset impugnerà la sentenza davanti a tutti gli operatori, che botta per il calcio gratis

propri clienti l’accesso a tutti gli indirizzi

IP collegati a un sito, “Rojadirecta” nel

caso in oggetto. Il provvedimento del

Tribunale di Milano - prosegue Media-

set - fornisce una tutela effettiva ai diritti

esclusivi degli editori, individuando nei

fornitori di connettività gli operatori più

idonei a contrastare la pirateria digitale.”

Una bella gatta da pelare: fino ad oggi gli

operatori si sono limitati a eliminare i siti

dai loro server DNS evitando così che gli

utenti potessero raggiungerli. Un blocco

leggero, come molti ormai sanno: se si

utilizzano server di altri paesi o pubblici,

come quelli noti di Google, i siti bloccati

tornano raggiungibili. Mediaset, a margi-

ne della sentenza, conferma che “farà

valere questa decisione anche presso

le Autorità regolamentari dove il tema

del blocco degli IP è fondamentale per

evitare che i provvedimenti del Garante

possano essere facilmente aggirati”.

Si chiude quindi l’epoca del DNS e si

apre l’epoca del firewall, quasi impossi-

bile da saltare senza una VPN, e in grado

di colpire anche servizi con server privi

di dominio (Acestream e Sopcast) utiliz-

zati per vedere partite in diretta anche

in qualità HD. Per la pirateria legata agli

eventi in diretta questo potrebbe il KO.

ENTERTAINMENT

Netflix Stop all’accesso via proxyNetflix ha l’intenzione di bloccare la fruizione di contenuti non region free da parte di utenti che utilizzino proxy e unblocker vari per aggirare le limitazioni territoriali. La motivazione è palese: onde evitare problemi legali con fornitori di contenuti di terze parti, Netflix intende far rispettare al massimo gli accordi regionali stipulati, con buona pace di chi vorrebbe una diffusione senza confini delle trasmissioni. I contenuti prodotti direttamente da Netflix, precisano da Los Gatos, continueranno invece ad essere trasmessi generalmente worldwide, senza particolari limita-zioni territoriali. L’auspicio di Netflix è quello di arrivare a un servizio realmente globale, nel quale proxy e VPN non saranno più necessari. Fino ad allora, però, bisognerà scendere a compromessi con licenze territo-riali che per il momento limitano la filosofia improntata alla massima diffusione.

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MAGAZINEn.125 / 1625 GENNAIO 2016

di Roberto PEZZALI

L’anno che si è appena chiuso ha visto un totale

netto di nuove serie TV che si ferma all’impres-

sionante quota di 450 progetti. Certo, nel totale

bisogna includere anche i prodotti di canali minori

quali Disney TV e Nick / TeenNick, ma il dato è fa-cilmente visibile sulla rete: una cosa è certa, negli

ultimi anni la quantità di serie TV meritevoli di essere

viste, amate e consigliate sfonda il limite di quelle che

si possono oggettivamente seguire senza ridurre le

ore di sonno o prepensionare la nostra vita sociale. Il

2016 promette di “far soffrire” gli appassionati di serie

TV con un’altra ondata di progetti che non si posso-

no perdere e che invece non si avrà probabilmente il

tempo di seguire: per rendere meno dolorosa la scel-

ta, ecco la nostra lista del meglio in arrivo sui canali

(inizialmente americani e britannici).

Sarà come essere al San Diego ComiCon, tutto l’annoD’accordo, l’immagine forse è un po’ esagerata e ac-

corpa piccolo e grande schermo ma il 2016, lo pos-

siamo dire, sarà l’anno dei supereroi e di chi ama il

mondo dei fumetti: la calzamaglia potrà non accon-

tentare tutti ma l’offerta televisiva di Netflix prima e

soprattutto AMC poi, raccoglierà numerosi consensi.

Il rinnovo di Jessica Jones di cui abbiamo parlato po-

chi giorni fa è infatti solo il primo passo di questo fred-

do inizio di 2016 in direzione di Marvel e affini: aprile

dovrebbe essere, infatti, il mese della messa in onda

di Luke Cage con protagonista il Mike Colter già visto

nelle scene hardcore della serie TV con Krysten Rit-

ter. Cheo Hodari Coker sarà lo showrunner del nuovo

supereroe Marvel in arrivo, e promette di non voler

toccare la malcelata sessualità che tanto ha fatto par-

lare del progetto originale Netflix.

Gli altri due nomi grossi del panorama “comics” sono

targati AMC e FOX, che rilanciano l’offerta Netflix e

vanno all-in con gli attesissimi Preacher (trailer video) e Outcast. Il primo è ad oggi giustamente considerato

come uno dei migliori fumetti di tutti i tempi, e Seth

Rogen giura di essere riuscito a trovare l’alchimia

perfetta per portare la dose di commedia, dramma,

violenza inaudita e temi decisamente forti del prodot-

to cartaceo sul piccolo schermo. E noi gli vogliamo

credere, perché la serie TV figlia del progetto e di-

segno di Garth Ennis la aspettiamo da quando HBO

ENTERTAIMENT Da American Crime Stories a Westworld: per gli appassionati delle serie TV si prospetta un anno spettacolare

Tutte le serie in arrivo e da non perdere nel 2016 Un’invasione di supereroi, qualche adattamento letterario importante e progetti originali, tutti pronti per i prossimo Emmy

sembrava ad un passo dall’annuncio nel 2006.

Su Outcast c’è poco da dire: dovrebbe bastare sapere

che AMC ha opzionato la serie TV del lavoro di Kirk-

man dopo il primo albo uscito nelle edicole america-

ne. La storia: Kyle Barnes è un uomo del West Virginia

posseduto dai demoni fin da ragazzino. Da ragazzo

vivrà la possessione della madre, da adulto quella

della moglie che ferirà anche la loro figlia e da quel

momento Kyle deciderà di isolarsi dal mondo fino a

che non ritroverà il reverendo che lo aiutò da ragaz-

zino e che ora sembra in grado di aiutarlo a capire

cos’ha di diverso dagli altri. Il nome di Robert Kirkman

ormai è una garanzia di successo e “la mia prima vera

storia horror”, per usare la descrizione dell’autore

stesso al New York Comicon del 2013, ha qualcosa

che da sempre i fan delle serie TV vorrebbero che i

produttori avessero ben chiaro in testa: un finale già

pronto.

Tutti per i drama, un drama per tuttiFX, Hulu, HBO e Amazon hanno in serbo un bel po’

di suspence per questo 2016, nelle forme di progetti

originali e adattamenti letterari. Lo diciamo solo per

dovere di cronaca, ma anche stavolta è HBO ad ave-

re le migliori frecce, con FX subito dietro e le altre

due contendenti a strettissimo giro di boa: i nomi da

tenere d’occhio per gli appassionati delle storie di

spessore iniziano ad essere tanti e vanno da Vinyl,

Westworld, The Path, 11.22.63 e American Crime Sto-

ries: the people V. O.J. Simpson”.

Ma c’è anche un gradito ritorno: l’inverno di FX negli

ultimi anni ci vedeva spettatori della spy story negli

anni della guerra fredda fra i coniugi Jennings e le su-

perpotenze Russia e Stati Uniti. La bellissima Keri Rus-

sell e l’enigmatico Matthew Rhys entreranno in scena

con il loro The Americans (qui il trailer) il 9 marzo, data

attorno alla quale, negli anni precedenti, salutavano il

proprio pubblico: tutto il rumore e le perplessità sulla

terza stagione e come potesse arrivare ad un finale

tanto esaustivo quanto in grado di tenere alta la ten-

sione per l’anno successivo sono state spazzate via

nel quasi poetico finale March 8th, 1983. The Ame-

ricans resta una delle serie TV più belle degli ultimi

anni e la quarta stagione ha talmente tanto da dire

che non può proprio sbagliare.

Non contento, il network via cavo raddoppia la pre-

senza televisiva rimpiazzando lo slot di inizio anno

con un nuovo progetto: American Horror Story è una

serie in crisi di identità ed alla deriva di idee, ma il duo

Murphy-Falchuk ha ancora qualcosa da dire ed il can-

didato ideale per farlo è American Crime Stories: the

people V. O.J. Simpson. Gli ingredienti della coppia

di produttori ci sono tutti: narrazione antologica, cast

importante, storia potenzialmente accattivante che in

questa prima stagione ci farà ripercorrere la storia del

runningback dei San Francisco 49ers O.J. Simpson

e dell’omicidio della moglie il cui eco arrivò anche in

Italia a metà anni 80. In virtù di ciò Sarah Paulson (la

pupilla di Falchuk), Cuba Gooding Jr. ed un irricono-

scibile John Travolta daranno vita dal 2 febbraio ad

un legal drama pronto a cavalcare l’onda mediatica

del successo di tutto quello che è ascrivibile alla ca-

tegoria true crime.

Hulu, l’altro nome nuovo dopo l’ormai affermato

Amazon Prime Studios, attaccherà il palinsesto a

metà febbraio (il 15) con uno dei titoli più attesi di tutto

l’anno: 11.22.63. Il romanzo di King è ben noto ai più,

ma un breve riassunto per tutti gli altri suonerebbe

come “… la storia di un insegnate di liceo che cercherà

evitare l’assassinio di John F. Kennedy viaggiando in-

dietro nel tempo”. C’è della fantascienza e sappiamo

bene quanto poco sforzo ci voglia per mandare al-

l’aria un progetto potenzialmente interessante (Helix,

Extant) ma confidiamo nel buon cuore di James Fran-

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MAGAZINEn.125 / 1625 GENNAIO 2016

co e Chris Cooper nel non voler lasciar cadere nella

mediocrità la trama di un romanzo così interessante.

A fine marzo, per la precisione il 30, toccherà invece a

The Path. Inizialmente “The Way” e poi cambiato per

motivi legali, il drama punta sul fervore religioso ed i

conflitti di potere per portare a nuove vette i temi già

visti ed apprezzati in Hand of God: prodotto da Jason

Katim e Jessica Goldberg, il cast scelto da Hulu vede

fra gli altri un nome noto ai fan di Breaking Bad come

Aaron Paul e Michelle Monaghan.

Last but (mai come in questo caso) not least, HBO.

Il network ha disperatamente bisogno di una serie

TV che conquisti il palinsesto: Game of Thrones è

alla sesta stagione, i fan dei romanzi sono in rivolta

perché questo sarà l’anno della materializzazione del

loro incubo peggiore (la serie supererà i romanzi, sa-

crilegio). e se aggiungiamo un True Detective season

3 rimandato a settembre e un Girl che ha perso da

un pezzo la vena ispirata della prima stagione, abbia-

mo un quadro abbastanza chiaro della situazione. A

rimettere le cose a posto sono chiamati Westworld

e Vinyl. Il primo arriverà durante l’anno: ambientato

nel futuristico parco divertimenti a tema Selvaggio

West in cui vivono dei robot senzienti che inizieran-

no a dettare la legge del West a suon di revolver e

sfide all’O.K. Corral, Westworld è la riedizione per il

piccolo schermo del capolavoro cinematografico di

Michael Crichton dal titolo omonimo. Se il tema di

fondo sembra un incrocio tra Jurassic Park e Firefly,

il cast stellare fra cui Anthony Hopkins, Evan Rachel

Wood, Ed Harris e Jeffrey Wright dovrebbe appianare

ogni dubbio. Dovrebbe…

Su Vinyl, invece, zero dubbi e una valanga di cer-

tezze: è probabilmente la serie più attesa dell’anno.

Progetto a 6 mani Winter - Scorsese - Jagger, la serie

raccoglie i fasti di Boardwalk Empire e ci catapulta

nella New York di fine anni ’70 ed inizio ’80 in cui il

trittico sesso, droga e rock’n’roll sono l’unica cosa che

conta. Non necessariamente in quest’ordine. Più che

le parole, mai come in questo caso il trailer parla da

solo. E suona, soprattutto.

E l’Europa? È tutta in costume d’epocaCome tralasciare la sontuosa tradizione televisiva

della TV europea? Impossibile, ecco quindi che dai

Reali Studi Televisivi di Sua Maestà (via Netflix) arri-

va The Crown, serie TV definita senza mezzi termini

“epic” sulla vita della sovrana più longeva della storia

d’Europa, quella Regina Elisabetta II che ancora oggi

detiene le redini del trono d’Inghilterra.

Il ruolo più importante va a Claire Foy, che dopo la

superba interpretazione di Anna Bolena in Wolf Hall

su BBC 2 la scorsa estate, rispolvera dall’armadio il

costume da regina; al suo fianco John Lithgow nel

complesso ruolo di Winston Churchill e Jared Harris

come Giorgio VI.

La sintesi perfetta di drama, costume e history arriva

sempre da BBC ma nella forma di War & Peace: il

capolavoro indiscusso di Tolstoj ritorna oggetto del

desiderio per la produzione televisiva britannica,

che dopo la serie TV del ’72 riporta in auge la Sto-

ria dell’Europa e quella degli uomini in un format di

6 puntate da 1 ora l’una in cui il disegno narrativo si

intreccia indissolubilmente alla campagna di Napo-

leone in Russia.

Per gli amanti di questo genere sicuramente di nicchia

ma in grado di dare grandi soddisfazioni, un cast stel-

lare: Paul Dano e Lily James nei ruoli chiave di Pierre

Bezukhov e Natasha Rostova, la bellissima Tuppence

Middleton nel ruolo di Helene Kuragina, Mathieu Kas-

sovitz nel ruolo di Napoleone e l’ormai onnipresente

(o quasi) Gillian Anderson nel ruolo di Anna Pavlovna

Scherer. Le prime due puntate, già andate in onda nel

Regno Unito con plauso unanime di pubblico e critica,

arriveranno a brevissimo anche oltreoceano su ben 3

network: A&E, Lifetime e History Channel.

Non è esattamente una serie TV in costume nel

senso stretto della terminologia televisiva ma è cer-

tamente adattabile con un po’ di buona volontà:

stiamo parlando di The Young Pope, co produzione

HBO/Sky/Canal+ diretta dal nostro Paolo Sorrentino

in cui si narrano le vicende di Lenny Belardo, il Papa

più giovane mai eletto che passerà alla storia come

Pio XIII. Ridley Scott diresse un paio d’anni fa un pi-

lot per Showtime sul Vaticano e i suoi segreti ma il

progetto non vide la luce del giorno: questa nuova

fatica di Sorrentino con Jude Law protagonista assie-

me all’eterea Diane Keaton, James Cromwell e Cécile

de France dovrebbe avere un taglio decisamente più

introspettivo sulla disamina del rapporto fra uomo e

Fede. Non c’è ancora una data di messa in onda, ma

una release tardo estiva è altamente probabile.

Senza dimenticare l’esercito dei sequel Da Gotham a House of CardsNon di sole serie nuove vive l’appassionato, ecco

quindi una veloce carrellata su cosa ritornerà nel

corso dell’anno. Abbiamo parlato di 2016 anno dei

supereroi, non possiamo quindi non citare Gotham

e Agents of S.H.I.E.L.D. su Fox, così come i vari Da-

redevil, Costantine e Arrow: piacciano o meno, le

calzamaglie saranno onnipresenti e l’azione non

mancherà mai. Manca pochissimo, poi, al ritorno del

fenomeno Vikings, la serie che ha lanciato History

Channel nel rodeo televisivo senza venire disarcio-

nata dalle più blasonate rivali: le vicende di Ragnar

Lothbrok e del popolo vichingo ripartiranno il 18 feb-

braio. Altro nome grosso in arrivo, per la precisione

il 4 marzo, è la nuova stagione di House of Cards

sempre su Netflix, per la quale bisogna ancora ca-

pire se in Italia sarà distribuita in esclusiva su Sky o

prenderà la via dello streaming su Netflix.

È datata 7 marzo, invece, la riapertura del

Bates Motel: A&E ha rinnovato la serie nel 2015

per le stagioni 4 e 5, e l’inquietante teaser appena

distribuito dal network via cavo riporta subito i toni

disturbati della scorsa season finale, con Norman

ormai lanciato sui binari della follia.

Inquietante plot twist televisivo che va a braccetto

con la vita reale anche in Nashville: il musical drama

di ABC tornerà il 16 marzo per la seconda parte di

stagione, e continuerà a non vedere protagonista

Juliette Barnes (Hayden Panettiere) alle prese con

la depressione post-parto. Stessa sindrome che ha

colto l’attrice nella vita reale e che la terrà lontana

dai palchi del country almeno fino alla prossima sta-

gione.

Gli amanti della musica hanno però di che essere

felici con il Vinyl di HBO, ma è bene tengano d’oc-

chio anche Roadies: il progetto segna l’ingresso di

Showtime nel segmento con una dramedy a 4 mani

di Cameron Crowe ed il solito J.J. Carla Gugino e

Luke Wilson impersoneranno i responsabili di un

team al lavoro per una rock band itinerante che li

farà sentire professionalmente soddisfatti ma met-

terà a dura prova le loro vite private. Sponsor del

progetto Kelly Curtis, la manager dei Pearl Jam. Ba-

sterà? Sicuramente è un buon inizio.

Per un gradito ritorno, un addio che farà male: il 2016

sarà l’anno dei saluti per il cast di Person of Interest. Giunge al termine l’epopea a firma Jonathan Nolan

che si è rivelata essere probabilmente la miglior se-

rie TV degli ultimi 10 anni su un network generalista:

non c’è ancora una data, si sa solo che la stagione

sarà da 13 episodi e non i canonici 22. Il teaser di

presentazione è una delle cose più belle ed ispirate

viste negli ultimi anni.

ENTERTAINMENT

Le nuove serie TV 2016segue Da pagina 16

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MAGAZINEn.125 / 1625 GENNAIO 2016

Stile al top per i nuovi Galaxy A A breve in ItaliaSmartphone di fascia media dal design curato nei dettagli e con un rapporto qualità/prezzo interessante di Gaetano MERO

Samsung ha annunciato l’arrivo sul mercato italiano della famiglia di smartphone Galaxy A 2016, ter-minali di fascia medio-alta caratte-rizzati da materiali premium, quali vetro e metallo, e specifiche di tutto rispetto. Al momento saranno solo due i modelli commercializzati nel nostro Paese, A3 e A5. È stato effettuato un grande lavoro per ri-durre al minimo la cornice così da garantire una migliore esperienza visiva, si nota un’accurata rifinitura della scocca in metallo racchiu-sa tra due Gorilla Glass che dona all’insieme un maggiore senso di robustezza. Entrambi hanno ri-cevuto un upgrade del comparto fotografico, montano una fotoca-mera principale da 13 MP e una frontale da 8 MP con lenti f/1.9 che assicurano buona resa anche in si-tuazioni di oscurità; A5 è corredato di stabilizzatore ottico d’immagine OIS anteriore e posteriore. Diverse le dimensioni dei display, entrambi Super Amoled, così come la risolu-zione: A5 monta un 5,2’’ Full HD da 1.920 x 1.080 mentre A3 un 4,7’’ con risoluzione 1.280 x 720. Un proces-sore octa core da 1,6 GHz e 2 GB di RAM costituiscono il cuore pulsan-te dell’A5, A3 invece può contare su un quad core da 1,5 GHz e 1,5 GB di RAM. Entrambi dispongono della connettività LTE, cat.6 per l’A5 e cat.4 per l’A3, Bluetooth 4.1, NFC e Wi-Fi, storage interno da 16 GB e supporto a memorie esterne mi-croSD fino a 128 GB. A5 monta una batteria da 2.900 mAh ed è dotato di funzionalità di ricarica rapida e lettore di impronte digitali e pesa 155 gr. Il Galaxy A3 possiede una batteria da 2.300 mAh e pesa solo 130 gr. Sono equipaggiati con siste-ma operativo Android Lollipop 5.1 e saranno disponibili in tre colorazio-ni, bianco, nero e oro, a un prezzo di 329 € per A3 e 429 € per A5.

di Roberto PEZZALI

I OS 9.3 è quasi pronto: Apple ha rila-

sciato l’ultima beta del suo sistema

operativo dedicato a iPad, iPhone e

iPod Touch per permettere agli svilup-

patori di provare le loro applicazioni e

correggere eventuali problematiche.

Siamo di fronte a un aggiornamento

abbastanza corposo, dove insieme alla

risoluzione di alcuni bug e al migliora-

mento delle prestazioni su iPhone di

ultima generazione, Apple ha inserito

anche alcune funzionalità dedicate

soprattutto alla salute e all’istruzione.

In primo piano c’è senza dubbio Night

Shift, una feature che aiuterà chi si co-

rica abitualmente a letto con un iPhone

o un iPad tra le mani a dormire meglio

e a svegliarsi più riposato. Night Shift,

utilizzando informazioni come la geolo-

calizzazione e l’orario, riuscirà a capire

esattamente quando il sole sta per tra-

montare nel luogo in cui ci troviamo e

progressivamente regolerà lo schermo

del dispositivo passando da tinte più

fredde a toni più caldi. Una scelta che

mira a ridurre le emissioni di luce blu,

una componente luminosa dello spettro

compresa tra i 380 e i 500 nanometri

che può aumentare la concentrazione

limitando la produzione di melatonina,

ormone secreto dalla ghiandola pinea-

le che consente al corpo di rilassarsi al

punto di addormentarsi. Le radiazioni

emesse dalla luce blu, in pratica, impe-

discono al corpo di seguire il naturale rit-

mo circadiano: il nostro organismo non

riesce a distinguere la luce blu emessa

dallo schermo di un tablet alle 11 di sera

dalla luce emessa dal sole di giorno. Ni-

ght Shift non è una novità assoluta: esi-

stono già applicazioni per Android che

fanno questo da tempo (Twilight) e lo

stesso vale per il PC, dove tutti possono

provare gratis l’ottima utility gratuita f.lux. Night Shift tuttavia non sarà dispo-

nibile per tutti coloro che aggiorneran-

no a iOS 9.3: servirà un dispositivo con

processore a 64 bit, quindi iPhone 5 e

5C, iPad Mini e iPad 2, iPad 3 e iPad 4

saranno privi di questa funzionalità.

Restando nell’ambito della persona Ap-

ple ha rivisto interamente anche l’inter-

faccia dell’applicazione Salute: look più

moderno, pannelli di più facile compren-

sione e un focus su alcuni aspetti come

peso, allenamenti e sonno. La scelta non

sembra casuale, con Apple che prepara

il terreno per la pros-

sima generazione di

Apple Watch, dotata

di un numero ancora

maggiore di sensori

e nuove funzionalità

legate al benessere

e all’allenamento.

Spulciando le altre

novità di iOS 9.3

troviamo anche il

Monitor Dati per la

funzione Assisten-

za Wi-Fi: questa

funzione, introdotta

su iOS 9, commuta

automaticamente il

traffico dati dal Wi-

Fi alla connessione cellulare quando

la rete Wi-Fi è eccessivamente lenta,

una soluzione utile ma che ha portato,

secondo alcuni utenti, anche a un con-

sumo anomalo del piano dati in alcune

situazioni. Apple, con il Monitor Dati,

mostrerà direttamente quanti dati 3G

o LTE ha consumato effettivamente per

permettere, a chi la utilizza, di regolarsi

di conseguenza.

Cambiamenti anche in ottica sicurezza:

l’applicazione Note, totalmente rivista

in iOS 9, viene finalmente utilizzata da

molti utenti come un blocco appunti e

spesso ci finiscono an-

che dati sensibili come

password, numeri di te-

lefono e codici pin. Ap-

ple ha quindi introdotto

in iOS 9.3 la possibilità

di bloccare le Note con

una password o tramite

TouchID, aggiungendo

anche l’opzione di or-

dinamento delle note

per data di creazione,

di modifica o per ordine

alfabetico.

L’ultima novità riguarda

l’istruzione: Apple sta per

inaugurare una suite di

applicazioni dedicate alle

scuole e in iOS 9.3 si può

già vedere la traccia di un

grosso lavoro che punta

a rivoluzionare l’istruzio-

ne digitale. La feature più

sorprendente è Shared

iPad, ovvero la possibi-

lità, come dice il nome

stesso, di condividere lo

stesso tablet tra più stu-

denti: non tutti possono

permettersi un iPad, e con

Shared iPad una scuola potrebbe utiliz-

zare un set di iPad per più classi e ogni

alunno, tramite account, potrebbe acce-

dere ai suoi documenti, ai suoi compiti

e alle lezioni. I professori, con un’altra

applicazione chiamata Classroom, po-

tranno gestire tutti gli iPad della classe

in remoto e accedere in tempo reale

allo schermo di ogni studente per con-

trollare quello che sta facendo e bloc-

care, eventualmente, l’accesso ad app

esterne. Non è dato sapere se la suite

Educational verrà però rilasciata anche

in Italia.

MOBILE Un aggiornamento abbastanza corposo con funzionalità dedicate a salute e istruzione

Novità iOS 9.3, da Night Shift all’iPad condivisoInteressante la feature che limita l’emissione della luce blu nelle ore serali per facilitare il sonno

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MAGAZINEn.125 / 1625 GENNAIO 2016

di Dario RONZONI

Ad un mese circa dal Mobile

World Congress di Barcellona,

dove presumibilmente LG svelerà

i dettagli sul suo nuovo top di gamma,

trapelano in rete nuove importanti in-

discrezioni sul G5, lo smartphone col

quale il marchio coreano intende dare

battaglia alla connazionale Samsung

nel segmento premium. Merito di Shai Mizrachi, il leaker israeliano già

autore in passato di alcune succose

soffiate sul mondo mobile.

Lo schema tecnico protagonista del

leak ci consente di apprezzare nel

dettaglio gli elementi di novità del G5,

che per design si discosta in maniera

decisa dai predecessori della serie G,

a conferma dei rumor rimbalzati in rete

nei mesi scorsi. Il nuovo top di gamma

sarà più sottile e ampio del G4, con

misure che parlano di 149.4 x 73.9 x

8.2mm. I controlli del volume sembrano

migrati sul lato sinistro, mentre il tasto

di accensione/spegnimento dovrebbe

rimanere nella sua ormai classica po-

sizione, sul retro sotto la fotocamera,

e molto probabilmente disporrà di uno

MOBILE Il nuovo smartphone LG di fascia premium verrà presentato non prima del prossimo MWC

LG G5 sarà più ampio ma anche più sottileUn leak proveniente da fonte affidabile svela importanti dettagli sul nuovo smartphone LG

scanner per im-

pronte digitali.

Tra le altre indi-

screzioni, da sotto-

lineare il passaggio

a una scocca inte-

ramente metallica,

una novità assoluta

per LG. Il display

edge to edge do-

vrebbe misurare

appross imat i va -

mente 5,6” con risoluzione QHD. Per

la dotazione hardware si parla di 4 GB

di RAM, 64 GB di memoria flash e pro-

cessore Snapdragon 820. Dati ovvia-

mente da prendere con le pinze, per

quanto plausibili.

di Pierfrancesco PETRUZZELLI

U ltimamente si parla con una cer-

ta insistenza di un potenziale

iPhone 7 con schermo OLED, e a

tal fine arriva dalla Corea notizia di un

accordo miliardario stretto dai due inos-

sidabili nemici-amici Apple e Samsung

per la fornitura di schermi OLED.

Secondo quanto riportato da etnews

il colosso coreano sarebbe pronto ad

investire fino a 10 miliardi di dollari per

garantire ad Apple gli elevati volumi

richiesti. Secondo la fonte si prevede

una richiesta (che pare un po’ scarsi-

na) che potrà andare dai 30mila pan-

nelli al mese fino ai 45mila pannelli,

con un investimento per quest’anno di

3,32 miliardi di dollari, in impianti e at-

trezzature, somma a cui si potrebbero

aggiungere altri 7,47 miliardi di dollari

MOBILE Samsung vicina a un accordo miliardario con Apple per fornitura di schermi OLED

iPhone OLED più vicino grazie a SamsungPer garantire gli elevati volumi richiesti, Samsung è pronta a investire 10 miliardi di dollari

nel 2017. Tutto questo sebbene Apple

sia in contatto anche con altre società

specializzate in questo campo tra le

quali citiamo AU Optronics, LG e Japan

Display che hanno già lavorato con la

società di Cupertino per la realizzazio-

ne dei display LCD.

La produzione di questi pannelli da par-

te di Samsung dovrebbe partire già dal

primo trimestre di quest’anno quindi

- qualora la notizia si dovesse rivelare

fondata - difficilmente la prossima ge-

nerazione di iPhone porterà con sé in

dotazione questo nuovo tipo di display.

Surface Pro 5 avrà un pennino ricaricabile Microsoft ha depositato il brevetto di una penna provvista di batteria che si ricarica quando collegata ad una dock di Alvise SALICE

Se la penna delSurface Pro 4 fun-ziona con le più classiche pile mi-nistilo AAA usa-e-getta (rendendo consigliabile averne sempre con sé una scorta, oppure portarsi die-tro un caricabatterie), sembra che il pennino del modello 2016 potrà ricaricarsi in maniera autonoma. All’Ufficio Brevetti americano, in-fatti, Microsoft ha registrato una nuova stilo che non soltanto evi-ta la sostituzione della batteria, ma che si ricarica tramite dock magnetica separabile dal device principale. Soluzione, quest’ultima, che permetterebbe di caricare la nuova Surface Pen in modo assai più confortevole, anche rispetto alla proposta Apple, il cui pennino va invece direttamente connesso allo chassis dell’iPad Pro tramite connettore lightning.Piccola e leg-gera, la dock fungerà inoltre da alloggiamento meno precario per la nuova penna, che sull’odierno Surface Pro 4 viene collegata al display mediante agganci magne-tici. Al momento non è dato sapere con certezza se il nuovo brevetto verrà effettivamente impiegato nei prossimi Surface Pro 5 e Sur-face Book 2; certo è che in questo momento storico Microsoft, anche sul fronte hardware, non smette di mostrarsi aggressiva per innovare un mercato che continua a ripro-porre le medesime idee.

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MAGAZINEn.125 / 1625 GENNAIO 2016

di Pierfrancesco PETRUZZELLI

E ra circolata la notizia secondo la

quale Red Hat e Perception Point,

due società di sicurezza, avevano

rilevato una vulnerabilità grave, 0-day,

su tutti i dispositivi che utilizzano la ver-

sione 3.8 del kernel di Linux, tra cui il

66 % dei dispositivi Android, sempre se-

condo una stima delle due società.

La rispsota da parte di Google non si è

fatta attendere, “Big G” si è detta ram-

maricata per non aver avuto un preavvi-

so da parte delle due società, in manie-

ra tale da permette al team di sicurezza

di studiare la questione, e comunque ha

minimizzato l’accaduto, ritenendo che i

dispositivi affetti da questa vulnerabilità

sono molto meno rispetto a quanto ri-

portato inizialmente. Il colosso di Moun-

tain View ha assicurato che i dispositivi

che utilizzano Android 5.0 o successivi,

MOBILE Google ha rilasciato una dichiarazione che è a metà tra la conferma e la smentita

Per Google il bug di Android non è grave Confermato il bug, ma non riguarderebbe molti dispositivi. Già rilasciata la patch ai partner

compresi i suoi smartphone Nexus,

sono al sicuro grazie ad un nuovo livello

di sicurezza chiamato SELinux che im-

pedisce ad applicazioni di terze parti di

accedere al codice in questione. Inol-

tre, non tutti i dispositivi che utilizzano

Android 4.4 sono affetti da questo pro-

blema. Google ha comunque rilasciato

una patch per il bug a tutti i suoi partner

invitandoli a pubblicarla sotto forma di

aggiornamento entro e non oltre il pri-

mo marzo.

Ancora un rinvio per il roll out di Windows 10 Mobile A sorpresa, Microsoft avrebbe posticipato per l’ennesima volta il rilascio del nuovo OS per i vecchi Lumia che resteranno fermi a Denim almeno fino a febbraio/marzo di Alvise SALICE

Nel mondo Microsoft Lumia tut-to lasciava pensare che fosse la volta buona per il balzo a Windows 10 Mobile dei vecchi telefoni compatibili col nuovo si-stema operativo, che è già instal-lato nei Lumia 950, 950 XL o 550. Mentre cresceva spasmodica-mente l’attesa, è piombato invece un tweet di Bouygues Telecom a rovinare la festa: l’operatore francese delle telecomunicazio-ni infatti, ha appena corretto il tiro rispetto a quanto annunciato la settimana scorsa, rinviando l’update a fine febbraio. Una no-tizia davvero inaspettata non solo alla luce delle molteplici confer-me che erano circolate nell’ultimo periodo, ma anche perché una build sostanzialmente definitiva di Windows 10 Mobile è ormai da tempo disponibile per tutti gli utenti Insider Preview in possesso di uno smartphone compatibile.In ogni caso, ricordiamo che Microsoft non ha mai comunicato una data di rilascio ufficiale, ma solo la precisazione che il (so-spirato) roll-out verrà eseguito in tre distinte tranche, interessando all’inizio uno spettro di telefoni ben ristretto (fra cui sicuramente i Microsoft Lumia 640 e 640 XL, e il Nokia Lumia 830). Non ci resta che attendere ancora un po’...

di Roberto FAGGIANO

F ender, il produttore delle celeberrime

chitarre Telecaster e Stratocaster en-

tra nel mercato di cuffie e auricolari.

Per farlo ha acquistato il costruttore spe-

cializzato Aurosonics, un marchio USA di

auricolari di alto livello, e ne ha sfruttato

esperienza e laboratori di ricerca per rea-

lizzare cinque nuovi auricolari con carat-

teristiche tecniche di tutto rispetto e con

prezzi di listino che partono dai 99 dollari

per arrivare a 499 dollari. I nuovi aurico-

lari nascono come monitor personali per

i musicisti sul palco ma sono ottimi per

l’ascolto individuale da smartphone e

tablet. Tra le caratteristiche tecniche spic-

cano i trasduttori in titanio appositamente

MOBILE Il celebre marchio di chitarre scende in campo nel combattuto settore degli auricolari

Da Fender gli auricolari per chi “vive” di musicaDefiniti “in-ear monitor”, offrono molta tecnologia esclusiva e una costruzione accurata

realizzati, cavo di collegamento staccabi-

le e la costruzione con stampanti 3D del

guscio dei modelli della serie FX; questi

gusci secondo Fender sono stati studiati

accuratamente per adattarsi alla maggior

parte dei padiglioni auricolari e per giun-

gere a questi risultati sono state analizza-

te le orecchie di migliaia di persone.

Il modello di ingresso della nuova serie è

il DXA1 (99$), con trasduttore in titanio da

8,5 mm per una risposta in frequenza da

14 a 22.000 Hz, impedenza di 16 ohm e

sensibilità di 116 dB/mW; il cuscinetto iso-

lante assicura una diminuzione di 18 dB

dei rumori esterni.

Il modello FXA2 ha il guscio azzurro rea-

lizzato con tecnologia 3D, ha un trasdut-

tore in titanio da 9,25 mm con magnete

in terre rare e tecnologia Groove tuned

per le migliori prestazioni. La sensibilità

è di 112dB/mW, l’impedenza è di 16 ohm

mentre la risposta in frequenza va da 6

a 23.000 Hz.

Il modello FXA5 ha il guscio 3D in colo-

re argento e la tecnologia Hybrid driver

di Aurisonics per ottenere una risposta in

frequenza compresa tra 19 e 21.000 Hz

con impedenza di 16 ohm e sensibilità

molto elevata, pari a 120 dB/mW.

Il modello FXA6 con guscio rosso ha

sempre il trasduttore ibrido HDBA (Hybrid

Dynamic Balanced Armature) in grado di

riprodurre le frequenze comprese tra 6 e

22.000 Hz, impedenza sempre a 16 ohm

e sensibilità di 109 dB/mW.

Infine il top di gamma FXA7 con il suo gu-

scio 3D dorato e un prezzo di 499$ per

mettersi in competizione con i migliori

concorrenti di apri blasone; anche questo

modello utilizza la tecnologia HDBA con

trasduttore tweeter da 9,25 mm per una

risposta in frequenza compresa tra 6 e

24.000 Hz, impedenza di 16 ohm e sen-

sibilità di 110 dB/mW. I nuovi auricolari sa-

ranno in commercio dal mese di marzo.

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MAGAZINEn.125 / 1625 GENNAIO 2016

Presto su iPhone La tastiera Word Flow La tastiera predittiva Word Flow è uno degli elementi che caratteriz-zano Windows Mobile e finora è rimasta un’esclusiva degli uten-ti Windows Phone. Ma la situazione potrebbe presto cambiare con l’arrivo di Word Flow anche su piattaforma iOS e Android, stando ad una mail inviata ad alcuni iscritti del programma Windows Insider dove Microsoft invita i possessori di un iPhone 5, o superiore, a provare la nuova tastiera. Word Flow si distingue per accuratez-za nel suggerire le parole o correggere gli errori di ortografia, funziona a trascinamento e riconosce anche molti nomi propri, luoghi e altre parole che iniziano con la lettera maiusco-la. Per il momento non si conosce ancora la data di arrivo della tastiera di Microsoft nei vari app store digitali ma sembra proprio che arriverà a breve.

MOBILE Il codice di iOS9 rivela l’interesse di Apple per il Li-Fi

iPhone 7 (o 8) supporterà il Li-Fi? È 100 volte più veloce del Wi-Fi

di Dario RONZONI

Talvolta gli indizi bisogna andare a scovarli in profondità, magari tra le fitte stringhe

di un codice. È quanto successo al jailbreaker Chase Fromm, che spulciando il co-

dice di iOS 9.1 ha scoperto un dettaglio, subito twittato e ripreso da Appleinsider, riguardante una futura compatibilità dei device mobili Apple con la tecnologia Li-Fi.

Per chi non lo sapesse, la connettività Li-Fi sfrutta la luce per il trasferimento dati. Fino

a 100 volte più veloce del Wi-Fi, necessità tuttavia di un continuo contatto visivo tra

la fonte luminosa e il dispositivo. Per questo motivo, non può essere considerata al

momento una tecnologia sostitutiva del più lento Wi-Fi, semmai un’integrazione in

vista di sviluppi futuri. La necessità di un contatto visivo, e quindi di una vicinanza tra

device, potrebbe però rappresentare anche un vantaggio in termini di sicurezza, oltre

che una possibile alternativa al Bluetooth. Sebbene si parli già di un’implementazione

su iPhone 7, ben difficilmente vedremo il Li-Fi integrato sugli smartphone Apple della

prossima generazione. La tecnologia è ancora acerba, ma quella singola menzione

nel codice di iOS rende già palese la direzione intrapresa dagli ingegneri di Cuperti-

no. Non ci resta che attendere.

Risolto il “pengate” di Galaxy Note 5 Vittoria per i distratti Samsung ha modificato l’alloggiamento della S-Pen del Note 5 per rendere sicura l’espulsione del pennino anche se inserito al contrario di Roberto PEZZALI

Il Galaxy Note 5, lanciato ad ago-sto da Samsung e commercializza-to sui soli mercati nordamericano ed asiatico, è ricordato anche per un piccolo ma fastidioso problema riscontrato con l’alloggiamento del pennino, ribattezzato PenGa-te. Se sbadatamente si inserisce al contrario, con la punta rivolta verso l’esterno, la S-Pen può inca-strarsi nel meccanismo di blocco e al successivo utilizzo causare la rottura del congegno invalidando anche il funzionamento del sen-sore con cui la penna interagisce. La risposta della società coreana fu quella di invitare semplicemen-te gli utenti a leggere il manuale d’istruzioni oltre all’aggiunta di informazioni all’interno della con-fezione di vendita. A quanto pare, in base ad alcuni scatti spuntati in rete sul sito Phandroid, Samsung ha risolto la svista attraverso una modifica alla scocca interna che permette la fuoriuscita del pennino anche in caso di inserimento sba-gliato. Samsung ha effettivamente confermato la piccola correzione hardware quale soluzione definiti-va al problema consigliando di fare comunque fede al manuale per un corretto utilizzo dell’S-Pen. Nessu-na informazione però sarà fornita ai consumatori circa i modelli con modifica, sarà dunque praticamen-te impossibile distinguerli.

di Roberto PEZZALI

S econdo alcune indiscrezioni, il

prossimo dispositivo Microsoft

Lumia 650 sarà presentato il

prossimo 1 febbraio con un comunica-

to stampa all’interno del blog ufficiale

dell’azienda, e andrà probabilmente

a sostituire il Lumia 640 come dispo-

sitivo di fascia media. Nessun evento

ad hoc, nessuna particolare enfasi su

questa nuova uscita che però potrebbe

segnare un cambio di rotta nella strate-

gia mobile di Microsoft.

Non si hanno ancora conferme ufficia-

li circa le caratteristiche tecniche del

nuovo dispositivo che però dovrebbe

distinguersi dagli altri modelli della fa-

miglia Lumia per la scocca in metallo,

il sistema operativo sarà ovviamente

Windows 10 Mobile mentre per quanto

riguarda la parte hardware dovremmo

trovare processore Snapdragon 212 da

1,3 GHz, GPU Adreno 304, schermo da

5” con risoluzione 720p, 1 GB di RAM,

fotocamera posteriore da 8 MP con

Flash Led e anteriore da 5MP, modem

X5 LTE, supporto dual SIM e HD Voice.

Da diverse parti si vocifera che questo

possa essere l’ultimo e unico dispositi-

vo Lumia presentato da Microsoft per

quest’anno per permettere all’azienda

di concentrarsi sullo sviluppo di Surfa-

ce Phone che dovrebbe essere pron-

to entro la fine del 2016. Per quanto

riguarda invece Il Lumia 650 non si

conosce data di commercializzazione

e prezzo tuttavia è lecito aspettarsi un

posizionamento simile a quello del Lu-

mia 550 quindi intorno ai 150 Euro.

MOBILE Secondo gli ultimi rumors, il nuovo Lumia 650 sarà presentato agli inizi di Febbraio

Lumia 650 arriva il 1 febbraio. Sarà l’ultimo?Prezzo intorno ai 150 euro, potrebbe trattarsi dell’ultimo dispositivo con il brand Lumia

Page 22: I soldi di Apple Tim Cook incontra Esclusivo: Ultra HD Chi ...

Television

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Page 23: I soldi di Apple Tim Cook incontra Esclusivo: Ultra HD Chi ...

torna al sommario 23

MAGAZINEn.125 / 1625 GENNAIO 2016

di Gaetano MERO

L o sappiamo da tempo, una corretta

alimentazione è il primo fondamen-

tale passo per il benessere fisico,

tuttavia le esigenze nutrizionali cambiano,

a volte anche radicalmente, da individuo

ad individuo. L’elemento comune ad ogni

regime alimentare risiede nella misurazio-

ne dei valori nutrizionali dei cibi assunti

al fine di assicurare un corretto apporto

calorico al proprio fabbisogno quotidiano.

Negli anni sono apparse diverse applica-

zioni per smartphone in grado di aiutarci

nell’individuazione del valore nutritivo dei

cibi attraverso, ad esempio, la lettura del

codice a barre o con la ricerca e l’inse-

rimento manuale dell’alimento, sistemi

dunque poco intuitivi e macchinosi. Due

ricercatori dell’Università di Washington

intendono semplificarci la vita, e miglio-

rala, grazie a NutriRay 3D, uno scanner

laser dalle dimensioni ridotte che ana-

lizzerà il nostro pasto e determinerà in

tempo reale e con precisione le calorie

e gli altri valori del cibo che

stiamo per ingerire. Il progetto

era inizialmente rivolto a nutri-

zionisti ed esperti del settore

alimentare, ora, invece, Nutri-

Ray 3D è alla ricerca di fondi

attraverso il metodo collaudato

del crowdfunding e sarà dispo-

nibile da settembre, se l’obietti-

vo del finanziamento sarà rag-

giunto, per tutti i dispositivi Android, iOs

e Windows Phone. Lo scanner si collega

allo smartphone attraverso la porta micro

USB o Lightning, che funge anche da ali-

mentazione, e attraverso i laser genererà

una mappa 3D del cibo calcolandone vo-

lume e consistenza. Al laser il dispositivo

combina le immagini della fotocamera

per riconoscere il tipo di alimento e trami-

te un’app dedicata analizzerà le informa-

zioni restituendo i valori nutrizionali che

saranno di volta in volta memorizzati sul

telefono. I prototipi già funzionanti sono

riusciti ad operare con oltre 9.000 tipi di

prodotti diversi fornendo risultati con un

livello di precisione tra l’87,5% e il 91%. Il

team di sviluppo è attualmente al lavoro

sull’ottimizzazione del software applicati-

vo e sull’adattabilità del dispositivo ad un

numero sempre maggiore di telefoni. Ci

si può assicurare un NutriRay 3D a partire

da 199 dollari.

GADGET Il dispositivo sta nel palmo di una mano e si collega allo smartphone tramite micro USB

II laser NutriRay 3D scansiona il cibo e mette a dietaLo scanner sfrutta i raggi laser per mappare in 3D il cibo e misurare le calorie e altri valori

di Francesco FIORILLO

AOC, azienda specializzata nella

produzione dei display per PC, ha

divulgato tutte le specifiche, com-

preso prezzo di vendita e data d’uscita

nel nostro Paese, del suo nuovo monitor

da 35 pollici dedicato al gaming. L’AOC

C3583FQ, grazie a un raggio di 2.000

mm, non solo sarà uno dei pannelli mag-

giormente curvi presenti sul mercato, ma

potrà fare affidamento su tutta una serie

di caratteristiche che lo renderanno un

ottimo acquisto per tutti i giocatori poco

inclini al 4K. Un refresh rate estremamen-

te veloce, parliamo di 160 Hz, unito alla

tecnologia Adaptive-Sync (compatibile

con FreeSync) e alla risoluzione Wide

Full HD (2.560 x 1.080), sono pensati per

garantire un’esperienza di gioco fluida e

sprovvista del fastidioso effetto tearing (le

situazioni in cui l’immagine appare divisa

in 2 o più parti per colpa del refresh rate).

AOC assicura poi che l’Adaptive-Sync eli-

minerà anche qualsivoglia rallentamento

legato allo stuttering, mentre un input lag

di 4ms garantirà una risposta adeguata in

ogni circostanza. Il nuovo display offre un

pannello MVA da 35 pollici con angolo di

visuale di 178° e capace di un contrasto

(dichiarato) di 2.000:1; inoltre, attivando

la modalità Game, il monitor modifiche-

rà in automatico brillantezza e contrasto

al fine di ottimizzare l’esperienza. L’AOC

C3583FQ potrà contare su due porte

HDMI (MHL), una DVI, un ingresso VGA,

l’immancabile uscita audio e su due en-

trate DisplayPort, rispondendo così agli

standard di connettività odierni. Il moni-

tor sarà disponibile a partire da febbraio

2016, a un prezzo al pubblico di 799 €.

PC Un nuovo display AOC curvo per videogiocatori: risoluzione Wide Full HD (2560 x 1080 pixel)

Da AOC il monitor “ultra curvo” per gamerAltre caratteristiche: refresh rate a 160 Hz, supporto FreeSync e contrasto dichiarato di 2.000:1

Microsoft supporta le nuove CPU solo su Windows 10Microsoft cambia la policy sul supporto hardware: i futuri processori Intel, AMD o Qualcomm supporteranno solo Windows 10 Vale anche per Skylake ma è pronta una lista di “eccezioni” di Pierfrancesco PETRUZZELLI

Microsoft ha annunciato un cam-biamento della sua politica di sup-porto per i processori di prossima generazione, (Intel Kaby Lake, il Qualcomm 8996 e i chip AMD Bristol Ridge) che richiederanno di fatto l’ultima piattaforma Windows disponibile al momento dell’uscita. Nel caso delle CPU di prossima generazione si tratterà ovviamen-te di Windows 10. Windows 7 e 8.1 comunque saranno regolarmente supportati fino al 14 gennaio 2020 e al 10 gennaio 2023 per quanto riguarda le piattaforme precedenti (non “pensate” per Windows 10, in pratica), mentre per venire incon-tro alla fascia business, Microsoft rilascerà a breve un elenco con i modelli basati su Skylake ancora in grado di eseguire perfettamente una versione antecedente a Win-dows 10. Tuttavia Microsoft avver-te che a partire dal 17 luglio 2017 smetterà in ogni caso di fornire aggiornamenti specifici e si potrà incorrere in problemi di prestazio-ni, consumi e di instabilità: in pra-tica, le aziende hanno fino a metà 2017 per aggiornare i PC al nuovo sistema operativo. Questa nuova politica contribuirà sicuramente a creare un integrazione più profon-da tra sistema Windows e hard-ware ma l’obiettivo non dichiarato di Microsoft è sicuramente quello di spingere le grandi aziende ad aggiornare i loro sistemi con il fine ultimo di ottenere il maggiore sup-porto possibile.

Page 24: I soldi di Apple Tim Cook incontra Esclusivo: Ultra HD Chi ...

torna al sommario 24

MAGAZINEn.125 / 1625 GENNAIO 2016

di Alvise SALICE

M eno affascinanti di un agente segreto, ma an-

che più silenziosi, instancabili e incorruttibili.

Saliti alla ribalta negli ultimi anni come arma

tattica militare, i droni trovano oggi applicazione an-

che in campo civile: dall’aerofotogrammetria ludica e

professionale fino all’agricoltura e alla vigilanza di si-

curezza. Il mercato degli UAV (Unmanned Aerial Vehi-

cle) cresce ormai vertiginosamente, con nuovi modelli

presentati ad ogni pie’ sospinto e via via sempre più

accessibili: un esempio l’ultimo Bepop 2 della Par-rot, che costa quanto uno smartphone e si controlla

mediante app.

Naturalmente, esiste anche l’altro lato della medaglia.

“Da grandi poteri derivano grandi responsabilità”,

diceva qualcuno che non sarebbe proprio impazzito

d’amore per questi gioiellini volanti. I droni hanno in-

fatti dischiuso le porte dei cieli alla fantasia di diverse

tipologie d’utenza, attirando pure le inevitabili atten-

zioni del sottobosco criminale hi-tech. Sono così nate

modalità inedite non solo di terrorismo, ma anche di

spionaggio (militare, industriale, privato), violazione

della privacy, contrabbando e altre forme d’illecito:

caso eclatante quello del drone atterrato sull’ufficio

del Premier giapponese, teleguidato probabilmente

dagli attivisti anti-nucleari di Tokyo. Non a caso, in

moltissime nazioni sono da tempo in vigore apposi-

te normative disciplinanti l’impiego di UAV (in Italia,

è notizia recente l’inasprimento del Regolamento

Mezzi Aerei a Pilotaggio Remoto, ad opera dell’ENAC,

che ha inasprito le sanzioni e introdotto - tra l’altro -

l’obbligo dei paraeliche per i droni al di sotto dei 300

grammi). Ma accanto alle contromisure normative non

mancano quelle tecnologiche.

Il detector casalingo che tutela la privacyPartiamo con un oggettino alla portata di tutti e non

solo delle star che vogliono proteggersi dai robo-pa-

parazzi volanti. Al prezzo di poche centinaia di euro,

si possono ordinare equipaggiamenti casalinghi tipo il

Personal Drone Detection System della DDC (Dome-

stic Drone Countermeasures).

Costituiti da un controller centrale più un paio di

scanner che vengono collocati in zone-cardine del-

l’abitazione, queste unità risultano tanto semplici da

GADGET I droni sono divertenti ma hanno un lato oscuro: possono essere impiegati per violare la privacy o commettere reati

Tutti i modi (anche bizzarri) per difendersi dai droniVediamo come i privati, le aziende e le istituzioni possono difendersi dai droni oggi e come potranno farlo in futuro

installare quanto efficaci nel triangolare lo spazio ae-

reo di riferimento, rilevando i velivoli di passaggio e

segnalandoli su apposito monitor collegato via HDMI.

Non hanno capacità di disturbo ma quanto meno se-

gnalano la presenza degli ospiti indesiderati, anche i

più silenziosi.

Il drone che cattura il drone Per chi vuole esagerareSulla falsariga degli apparecchi volanti anti-drone già

impiegati dalla polizia di Tokyo, un’equipe di studenti

della Michigan Tech University, guidata dal professore

associato dr. Rastgaar, ha presentato un prototipo di

Octocottero radiocomandato in grado di individuare

e disinnescare la minaccia dei droni che si siano intro-

dotti nel proprio spazio aereo. Ribattezzando questa

caccia all’intruso come “falconeria robotica”, Rastgaar

e i suoi collaboratori hanno mostrato come l’Octocot-

tero possa catturare qualunque drone nel raggio di

oltre 12 metri lanciandogli una rete che lo intrappola,

facendolo precipitare al suolo. Il video è eloquente (e

anche divertente).

Manovre di disturbo con un jammerLa soluzione più diffusa tra le tecnologie anti-drone è

senz’altro il jammer, che tra l’altro può avere applica-

zione anche consumer come strumento di protezione

della privacy. Una volta attivato, questo dispositivo

anti-UAV emette migliaia di onde-radio che disturbano

le comunicazioni fra drone e controller. Originariamen-

te impiegato nella difesa anti-radar di edifici militari ad

alto rischio d’incursione segreta, questo modulo multi-

frequenza è da anni facilmente reperibile sul mercato

mainstream, in forma di trasmittente portatile o di ac-

cattivante fucile.

Ecco come si difendono gli stadi e i penitenziariPer completezza passiamo in rassegna anche le so-

luzioni di tipo industriale/militare. Con l’avvento della

robo-criminalità volante (specie negli Stati Uniti e in

segue a pagina 25

Il drone che catturagli altri droni

Page 25: I soldi di Apple Tim Cook incontra Esclusivo: Ultra HD Chi ...

torna al sommario 25

MAGAZINEn.125 / 1625 GENNAIO 2016

Giappone), molte aziende non hanno tardato ad in-

vestire nel neonato business della sicurezza hi-tech a

prova di drone.

La Drone Shield ha sviluppato una piattaforma di mo-

nitoraggio basata su percettori acustici ad altissima

sensibilità, che si attivano all’avvicinarsi di un drone,

avvertendo il personale di sorveglianza.

Già di largo impiego nei penitenziari americani, negli

stadi e negli uffici governativi, questi speciali sensori

sono stati recentemente utilizzati per vigilare sulla Ma-

ratona di Boston.

Per mali estremi c’è la cannonataCosterà almeno un milione di Euro a pezzo. Ma quan-

do sarà pronto, c’è da scommettere che ogni Ministero

della Difesa si metterà in fila per averlo, onde non re-

TEST

Tutti i modi per difendersi dai dronisegue Da pagina 24

stare indietro nella lotta al terrorismo.

L’ultima frontiera della controffensiva tecnologica mili-

tare è un cannone radio a quadrupla frequenza in svi-

luppo presso 3 aziende britanniche (Chess Dynamics,

Blighter ed Enterprise Control System), che può inter-

cettare qualunque Aeromobile a Controllo Remoto si

muova nel raggio di ben 8 km, e rilasciare un’ondata di

interferenze che ne disattiva il funzionamento.

Ma lo scudo è un po’ meno invasivoAl recente London Defence and Security Equipment

International Exhibition, la Selex ES ha tolto i veli dal

triennale progetto Falcon Shield. Facendo ampio uso

di radar, videocamere e sensori elettronici a profusio-

ne, il nuovo scudo è in grado di tenere sotto controllo

l’intero spettro elettromagnetico, monitorando qualun-

que scambio-dati intercorra fra il drone e il suo pilota a

distanza, onde tracciarne il percorso ed identificarne in

anticipo gli eventuali bersagli.

di Emanuele VILLA

F ar svolazzare i droni senza che urti-

no contro ciò che gli si para davanti

è tutt’altro che un’impresa sempli-

ce. La localizzazione degli ostacoli e la

pianificazione di volo sono due delle

sfide più difficili che oggi l’informatica

si trova ad affrontare, perché l’elabora-

zione deve essere in tempo reale per

tenere conto di fenomeni con prevedi-

bili come il vento e le condizioni atmo-

sferiche avverse. In un paio di progetti,

i ricercatori dell’Istituto di Tecnologia

del Massachusetts (MIT) hanno mostra-

to un software che permette ai droni di

arrestare la propria corsa in pochissimo

spazio e di effettuare manovre sopra,

sotto e intorno a 26 distinti ostacoli in

una foresta simulata.

Il video mostra un piccolo drone che di-

segna traiettorie circolari ed a forma di

8 in un percorso a ostacoli, costituiti da

cavi e tubi in PVC. La cosa sorprenden-

te è che il drone riesce a raggiungere

una velocità di un metro al secondo in

GADGET Avanzati algoritmi consentono ai droni di volare da soli in ambienti ricchi di ostacoli

Il drone del MIT schiva gli ostacoli da soloPossibili applicazioni nelle missioni di ricerca e soccorso in ambienti e situazioni difficoltose

uno spazio di poco inferiore al metro

quadrato senza impattare rovinosamen-

te su ciò che dovrebbe rappresentare i

tronchi ed i rami degli alberi. Gli algoritmi

utilizzati per questo progetto si basano

su quelli impiegati dal robot umanoide

Atlas per pianificare i passi da seguire in

occasione della DARPA Robotics Chal-

lenge dell’anno scorso. Tuttavia, il drone

anziché programmare il proprio traccia-

to sugli ostacoli incontrati, lo fa mappan-

do gli spazi liberi (un approccio molto

più adatto a questo tipo di veicoli).

Per determinare correttamente la posi-

zione del drone è stato utilizzato un sen-

sore ottico di rilevamento del movimen-

to (fuori bordo) e un’unità di misurazione

inerziale a bordo. Questo sistema, sep-

pure ingegnoso, non è stato ancora ot-

timizzato per la pianificazione di volo in

tempo reale ed impiega fino a 10 minuti

per creare un ventaglio di possibili

percorsi. Il secondo progetto, invece,

mostra un aeroplanino ad ala fissa che

riesce a evitare gli ostacoli senza alcu-

na notizia pregressa dello spazio in cui

si trova a districarsi, anche in presenza

di vento ed altre dinamiche particolari.

L’approccio in questo caso è totalmente

diverso: il veicolo è dotato di un archivio

di possibili manovre, calcolate attraver-

so un algoritmo di verifica rigoroso, che

rappresentano lo scenario peggiore per

il sistema. In volo, il drone scansiona

continuamente il proprio archivio alla

ricerca di quelle manovre che, eseguite

in successione, gli consentano di evita-

re gli ostacoli incontrati.

La pianificazione del volo, in questo

caso, avviene in tempo reale, ma l’aspet-

to ancora più interessante è un altro. A

differenza di quanto farebbe un pilota

esperto, questo sistema è in grado di

scegliere la manovra più sicura tra due

possibili alternative, anche se potrebbe

apparire più rischiosa.

Il mondo dei droni sta compiendo dei

passi da gigante. A beneficiarne saremo

tutti noi, perché questi sistemi potranno

essere utilizzati per esplorare cave o ca-

verne oppure, ancora, per raggiungere

posti difficilmente accessibili a seguito

di eventi catastrofici. Il futuro della ri-

cerca e delle missioni di soccorso oggi

appare più radioso, perché potrà rag-

giungere un nuovo livello di efficacia e

sicurezza. Il volo del drone del MIT

GADGET

Adidas lancia le scarpe “avvolgenti”Adidas torna a far parlare di sé per le scarpe da calcio hi-tech: le Ace 16+ Pure Control sono le prima scarpe da calcio Adidas che calzano in maniera totalmente avvolgente senza necessità di lacci, grazie a uno speciale tipo di poliuretano impiegato nella realizzazione di cover per smartphone. Il poliuretano termoplastico, conosciuto come TPU, è un materiale ormai caro alla nuova generazione di scarpe da corsa, dove viene usato normalmen-te per la suola, essendo in grado di assicurare grandissime doti di resistenza pur essendo molto elasti-co. In questo caso Adidas l’ha usato per la tomaia della scarpa, andando poi a completare con un tessuto pro-prietario denominato PrimeKnit, che favorisce l’ingresso della pianta del piede senza l’impiego di cuciture.Le Ace 16+ arriveranno nei negozi ufficiali Adidas di Parigi, Marsilia, Londra, Barcellona, Manchester e in altri non specificati “rivenditori selezionati”.

Page 26: I soldi di Apple Tim Cook incontra Esclusivo: Ultra HD Chi ...

torna al sommario 26

MAGAZINEn.125 / 1625 GENNAIO 2016

di Gaetano MERO

I gadget hi-tech rivolti al mondo dello

sport stanno letteralmente invadendo

il mercato, tra dispositivi superflui e

poco pratici e strumenti, al contrario, mol-

to validi e precisi. In ogni caso bisogna

riconoscere loro il merito di far avvicina-

re sempre più persone a uno stile di vita

sano grazie anche a funzioni di monito-

raggio che accompagnano l’utente pas-

so dopo passo nel raggiungimento degli

obiettivi. Arriva sul mercato statunitense

il primo portaborraccia smart per tutti gli

amanti del ciclismo. Il BP100 prodotto

dalla neonata WI-MM è un dispositivo

capace di rilevare in tempo reale le pre-

stazioni durante la pedalata tra cui velo-

cità di marcia, calorie bruciate e distanza

percorsa, e di trasferirle in maniera auto-

noma, senza l’ausilio di uno smartphone

collegato, ad un cloud accessibile da

qualsiasi PC. Tutto ciò è reso possibile

da un modem integrato nel device che

sfrutta la connessione dell’operatore

americano Verizon, partner del progetto.

Il BP100 è dotato inoltre di GPS che oltre

a mappare il nostro percorso ha anche

il compito di aiutarci in caso di incidenti

inviando automaticamente la nostra po-

sizione, se i sensori rilevano movimenti

bruschi, ad alcuni contatti da noi precari-

cati e di farci ritrovare il nostro mezzo se

qualcuno ce lo ruba. Il BP100 è costruito

con materiali impermeabili, va alloggiato

direttamente sul telaio al posto del clas-

sico portaborraccia ed è compatibile con

la maggior parte delle bici in commercio.

Tra le altre funzioni dispone di un cicalino

antifurto che può essere attivato manual-

mente quando abbiamo necessità di la-

sciare per qualche tempo la bici incusto-

dita e si attiva se la stessa viene mossa in

nostra assenza. È dotato in ogni caso di

bluetooth che rende semplice la comuni-

cazione con il nostro smartphone tramite

un’app dedicata. La batteria del BP100 ha

una durata di circa 10 ore durante le ses-

sioni di allenamento, grazie al sensore di

movimento il dispositivo si spegne auto-

maticamente quando ci si ferma. BP100 è

in vendita sul sito del costruttore, dispo-

nibile in colore nero o grigio, ad un prez-

zo di 199$. Ci sono però da aggiungere

ulteriori 4$ al mese per il servizio mobile

di Verizon senza dimenticare il telaio per

borraccia non incluso.

FOTOGRAFIA La Fujifilm X-Pro2 sarà in vendita da febbraio al prezzo indicativo di 1829,99 euro

Debutta a febbraio la nuova top di gamma della serie XSpiccano il nuovo sensore, sensibilità ISO notevole e il mirino ibrido elettronico-ottico migliorato

GADGET Arriva in America un dispositivo dedicato agli amanti delle due ruote: BP100 di WI-MM

Il portaborraccia che rende smart la bici Monitora in tempo reale le prestazioni durante la corsa e invia i dati sul cloud autonomamente

di Dario RONZONI

N e avevamo già parlato quando

erano uscite di soppiatto le prime

immagini della nuova mirrorless

giapponese, erede della fortunata X-

Pro1. Ora Fujifilm annuncia l’imminen-

te lancio della X-Pro2, il top di gamma

della serie X, dedicata nello specifico a

professionisti e fotoamatori avanzati.

La X-Pro2 si propone come massima

evoluzione del concetto mirrorless se-

condo Fujifilm, forte di una filosofia rea-

lizzata che negli ultimi anni ha portato il

marchio giapponese ai vertici del mer-

cato delle “senza specchio”. All’interno

di un corpo in lega di magnesio tropi-

calizzato, pulsano un sensore X-Trans

CMOS III da 24,3 Megapixel e un pro-

cessore di immagine X-Processor Pro.

Il sistema di autofocus può contare su

77 punti e la gamma ISO si

spinge fino al ragguardevole

valore di 12.800.

Riproposto e migliorato il

mirino Multi Hybrid, ovvero

un mirino in grado di combi-

nare modalità elettronica e

ottica. Dotato della funzione

Multi-Magnification, passa

automaticamente all’ingran-

dimento ottimale a seconda

dell’obiettivo in uso. Può

inoltre essere utilizzato il telemetro

elettronico che mostra un piccolo miri-

no elettronico sopra quello ottico, per

controllare in tempo reale la messa a

fuoco, la parallasse, l’esposizione e il

bilanciamento del bianco. Sul versante

video, niente 4K, ma solo un classico

1080p, a dimostrazione di un’anima

spiccatamente fotografica. La versati-

lità della X-Pro2 è poi garantita da un

parco ottiche Fujinon che può contare

su ben 21 obiettivi, da un ultra wide a

un super tele, oltre a cinque luminose

lenti prime. La Fujifilm X-Pro2 sarà in

vendita da febbraio al prezzo indicativo

di 1829,99 euro.

Leica X-U Prima extralusso da maltrattareDebutta la nuova Leica dedicata all’avventura e al tempo libero Grande attenzione per i materiali, prestazioni top e prezzo in linea coi prodotti del marchio tedesco di Dario RONZONI

Leica lancia sul mercato la nuova X-U, la risposta del marchio tedesco al segmento delle fotocamere rug-ged, destinate a un uso intensivo, in condizioni estreme. Non siamo di fronte a una “semplice” compat-ta waterproof, ma a una fotoca-mera tecnologicamente allo stato dell’arte, realizzata con materiali di prim’ordine e, di conseguenza, dal prezzo decisamente poco popolare. Tecnicamente, si notano le paren-tele con la sorella più educata, la Leica X: dalla compatta premium la X-U mutua il sensore, un CMOS APS-C da 16,2 Megapixel, e l’obiet-tivo, il luminosissimo Summilux 23mm f/1.7 ASPH, equivalente a un 35mm su full frame. Il comparto video, come per la X, prevede fil-mati in Full HD. La qualità sta nei dettagli e nella cura certosina per assemblaggio, design minimalista (opera di Audi Design) e scelta dei materiali: il corpo, resistente all’ac-qua fino a 15 metri, è in alluminio rivestito in TPE ad alta presa. Le ghiere di comando sono in allumi-nio anodizzato e il flash integrato è in asse con l’obiettivo. La finitura antisdrucciolo, una copertura tem-prata per il monitor e un doppio sistema di bloccaggio del vano batteria e dello slot SD sono tutti elementi introdotti per carrozzare al meglio una macchina destinata a resistere alle condizioni più avver-se. Prezzo al pubblico: 3.300 euro.

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torna al sommario 27

MAGAZINEn.125 / 1625 GENNAIO 2016

di Roberto PEZZALI

Whatsapp diventa gratuito: il fon-

datore Jan Koum durante la

conferenza DLD di Monaco ha annunciato l’abolizione del canone an-

nuale di 0.89 euro richiesto, per tutte le

piattaforme, dopo il primo anno di utiliz-

zo. Nonostante si tratti di una cifra tutto

sommato irrisoria, soprattutto in rapporto

al servizio che la piattaforma offre ogni

giorno ai suoi 900 milioni di utilizzatori,

Whatsapp crede che il canone sia ormai

solo un ostacolo alla futura espansione

del servizio. Non tutti hanno una carta

di credito, e soprattutto ci sono appli-

cazioni di messaggistica gratuite, come

Facebook Messenger, che hanno ormai

avvicinato Whatsapp nella classifica del-

le app di messaggistica più utilizzate,

800 milioni di utenti attivi l’ultimo mese

e un trend in crescita (vedi scheda).

La scelta di togliere il canone tuttavia

crea un problema non

da poco a Whatsapp,

che ancora non ha

trovato un metodo per

monetizzare il servizio:

Facebook Messenger

ha Facebook che ma-

cina soldi, Whatsapp,

che appartiene sempre

alla galassia Facebook,

tolto il canone non ha

più alcun introito. Ecco perché l’azien-

da sta studiando soluzioni diverse dalla

classica pubblicità, che sarebbe malvista

da molti utenti: in progetto ci sono molte

idee, come ad esempio la possibilità di

utilizzare Whatsapp anche come piat-

taforma business. Si può pensare, ad

esempio, a call center che rispondono

tramite Whatsapp ai problemi degli uten-

ti o a notifiche per servizi e pagamenti

che, al posto di arrivare tramite SMS

tradizionale, arrivano senza costi tramite

l’app di messaggistica. Le possibilità in

fase di studio sono tante, ma lo stesso

Jan Koum, nel corso della conferenza,

ha ammesso che attualmente non è an-

cora stata scritta una sola riga di codice

per esplorare queste nuove opzioni.

Nessuna novità neppure sul fronte delle

videochiamate: potrebbero arrivare tra

qualche mese così come potrebbero

non arrivare mai.

APP WORLD Il servizio sarà totalmente gratis per crescere e incrementare il numero di utenti

Whatsapp: sparisce il canone di 0.89 cent.Per far rendere l’app ci sarebbero in progetto soluzioni diverse dalla classica pubblicità

di Emanuele GHELFI

N on sarà magari un problema cui

tutti rivolgono un pensiero quoti-

dianamente, ma in effetti per chi

ha fatto la scelta vegan l’acquisto di una

automobile di fascia alta può risultare

“complicato”: nel caso di vetture di fa-

scia premium l’opzione di scelta per gli

interni è la pelle naturale per la maggior

parte dei produttori. Proprio per questo

PETA si è complimentata con Tesla, il

noto produttore di auto elettriche, per

la proposta a catalogo di interni ve-

gan-friendly per il suo nuovo modello,

il SUV Model X. Il noto gruppo per i di-

ritti degli animali (People for the Ethical

Treatment of Animals), che è tra le altre

cose azionista di Tesla stessa, aveva

fatto pressioni per l’utilizzo di materia-

li non di origine animale già lo scorso

anno stimolando Elon Musk, CEO della

società californiana, circa la possibilità

di utilizzare pelle sintetica per gli interni

delle proprie auto elettriche e da allora

PETA stessa ha lavorato con Tesla su

questo progetto. Tuttavia, questa non

è la prima automobile vegan-friendly

di Tesla. L’azienda ha sempre offerto in-

terni in tessuto per i clienti che non de-

siderassero utilizzare pelle, sotto forma

di posti a sedere stoffa sintetica, inserti

in ecopelle e un volante non in pelle ma

l’organizzazione no profit ha voluto cele-

brare in questo caso la realizzazione del-

la più eccellente opzione di finta pelle.

PETA fa notare anche che - così come

le preoccupazioni etiche sulle uccisioni

di animali - lo stesso processo produttivo

della pelle utilizza una significativa quan-

tità di risorse naturali - con quasi 60.000

litri di acqua per tonnellata di pelle - e

svariati prodotti chimici tossici. Per que-

sto motivo, si potrebbe soddisfare ap-

pieno l’immagine eco-friendly delle auto

elettriche passando ad interni in pelle

sintetica. In un rapporto del New York

Times un portavoce di Tesla ha dichiara-

to che i clienti apprezzano entrambe le

opzioni - in vera pelle e in pelle sintetica

- e che l’impegno di Tesla sarà sempre

rivolto a dare ai clienti la possibilità di

acquistare l’automobile che risponda al

meglio alle loro esigenze e al loro stile di

vita. Vegani compresi.

AUTOMOTIVE Tesla ha realizzato una versione di interni tutta vegana per il nuovo SUV model X

Tesla presenta Model X, l’auto perfetta per i veganiTesla si è meritata il plauso di PETA, organizzazione no profit che sostiene i diritti degli animali

Minecraft insegnerà scienze, arte e musica ai nostri figliGli insegnanti potranno dare vita a una visita interattiva delle Grandi Piramidi di Giza o dedicarsi alla Pixel Art e alla distruzione dei rifugi antiaerei nella Seconda Guerra Mondiale. Tutto con i blocchi di Mojang di Francesco FIORILLO

Giusto qualche mese fa l’AD di Microsoft, Satya Nadella, dichiarò che il fenomeno Minecraft avrebbe potuto e dovuto aiutare gli studenti nell’apprendimento dei principi di programmazione e non solo. Mol-ti passi sono stati fatti e Microsoft, insieme a Mojang, ha presentato Minecraft: Education Edition: una nuova versione del famoso gio-co pensata per le scuole di tutto il mondo. Gli sviluppatori hanno am-pliato il programma MinecraftEdu, rendendolo più completo. Gli in-segnanti potranno così utilizzare il gioco per qualsiasi materia, per poi salvare i mondi creati e condividerli all’occorrenza. Il nuovo software, inizialmente previsto anche in ver-sione gratuita per 12 mesi, include-rà funzionalità non presenti nella versione attualmente in commercio di Minecraft, come l’implementazio-ne di un secondo schermo per gli insegnanti o la presenza di mappe con sistema di coordinate. Sarà possibile comporre musica, risolve-re problemi di logica o ammirare il Tempio di Artemide. Gli insegnan-ti potranno dare vita ad una visita interattiva delle Grandi Piramidi di Giza, o dedicarsi alla Pixel Art e alla visione dei rifugi antiaerei della Se-conda Guerra Mondiale. Microsoft ha intenzione di proporre Minecraft: Education Edition a scuole, bibliote-che e musei, mentre il sito ufficiale offre già qualche aiuto ai docenti interessati a questo metodo di inse-gnamento videoludico.

Page 28: I soldi di Apple Tim Cook incontra Esclusivo: Ultra HD Chi ...

torna al sommario 28

MAGAZINEn.125 / 1625 GENNAIO 2016

GADGET Numerose le funzioni per la pesca e la navigazione

Garmin lancia sul mercato Quatix 3 Lo smartwatch per i lupi di mare

di Dario RONZONI

S i chiama Quatix 3 il nuovo smartwatch di Garmin, pensato espressamente

per l’attività in mare. Derivato dal “terrestre” Fenix 3, il nuovo wearable del

marchio svizzero affianca al GPS integrato numerose funzioni dedicate alla

pesca e alla navigazione a motore e a vela. Lo schermo da 1,2” in vetro zaffiro an-

tiriflesso e un design moderno fanno da cornice a uno smartwatch dalla dotazione

completa: funzione LiveTrack, visualizzazione delle Smart Notification del proprio

smartphone e compatibilità con Connect IQ consentono di personalizzare i qua-

dranti dell’orologio, i campi dati, i widget e le attività. Collegato via wireless alla

rete NMEA 2000 dell’imbarcazione, consente all’utente di tenere sotto controllo

direttamente dal polso numerosi sensori di bordo, dalla velocità alla profondità, fino

alla temperatura e al vento. Inoltre, Quatix 3 può controllare l’action-cam Garmin

VIRB e il sistema multimediale di bordo FUSION. Sul versante sicurezza, in caso

di incidente la funzione Man Overboard (MOB) permette di creare

un waypoint sul chartplotter Garmin e facilitare le operazioni di

recupero. Disponibili anche funzioni specifiche per la pesca

(timer per le competizioni e sistema di registro delle catture)

e la vela. Il Quatix 3 è resistente all’acqua fino a 100 metri e

dispone di un’autonomia fino a 6 settimane in modalità oro-

logio, 50 ore in modalità UltraTrac e 16 ore in modalità GPS

acceso. Lo smartwatch di Garmin sarà in vendita da febbraio

al prezzo di 599 euro.

Tanto “social” nel prossimo aggiornamento di Xbox OnePer tutti gli iscritti al programma Previewl’update arriverà entro la fine di gennaio e porterà con sé diverse migliorie e qualche attesa novità di Francesco FIORILLOSaranno i membri iscritti al pro-gramma Preview a sperimentare per primi le nuove implementazioni, mentre gli altri dovranno attendere qualche settimana prima di poter aggiornare la console. La nuova versione del software di sistema offrirà la possibilità di vedere i par-tecipanti ai party chat prima di de-cidere se prenderne parte, esten-derà le classifiche Gamerscore (gli obiettivi sbloccabili) a livello mon-diale e semplificherà le operazioni per raggiungere le trasmissioni su Twitch attraverso il Game Hub. La possibilità di riorganizzare le icone nella Home, unita alla tanto attesa opzione finalizzata alla rimozione dei titoli indesiderati presenti nella lista dei giochi da reinstallare, do-vrebbe garantire un nuovo livello di personalizzazione. In ambito social, il nuovo update porterà la segnalazione degli aggiornamenti nell’Activity Feed, diversi migliora-menti applicati alla sezione Amici consigliati nell’area Community e introdurrà una serie di modifiche all’Avatar Store. Cercare possibili conoscenti sarà dunque una prati-ca più snella, grazie all’utilizzo con-giunto di gamertag, del vero nome (se condiviso), della Gamerpic e dell’immagine Xbox Avatar, mentre il nuovo negozio pieno di accesso-ri garantirà un look nuovo al nostro io virtuale. Microsoft ha annuncia-to che quest’ultima implementa-zione sarà presente anche su PC Windows 10 e su smartphone, tra-mite app Avatar Store. L’aggiunta dell’opzione Xbox News, utile per tenere sott’occhio tutte le ultime notizie legate al mondo Xbox, e va-rie modifiche all’app ufficiale Xbox chiudono le novità.

di Massimiliano ZOCCHI

Sebbene il numero di unità ven-

dute sia ancora marginale per un

mercato enorme come quello au-

tomotive, le auto “con la spina” stanno

diventando sempre più diffuse. I pio-

nieri si buttano già oggi sul 100% elet-

trico, mentre altri preferiscono la strada

sicura dell’ibrido, che in versione plug-

in permette di ricaricare le batterie da

una presa di corrente e percorrere

alcune decine di Km in modalità solo

elettrica. Per alcuni costruttori i numeri

iniziano ad essere interessanti. Tesla

Motors proprio sul filo di lana del 2015

ha annunciato di aver raggiunto i tra-

guardi prefissati, superandoli legger-

mente, con 50.557 veicoli consegnati

tra Model S e la nuova Model X. In casa

Nissan come sempre le cose procedo-

no bene, e la Leaf mantiene la palma

d’oro di auto elettrica più venduta al

mondo con oltre 200.000 unità. Nel

solo 2015 le vendite combinate della

Leaf, e del van elettrico e-NV200 han-

no sfiorato anche in questo caso quota

50.000. Dietro i leader del mercato ci

sono altre case che da meno tempo si

stanno impegnando ma che possono

portare risultati interessanti. BMW con

la ibrida supersport i8 e le due versioni

dell’elettrica i3 pare abbia raggiunto

30.000 vendite in tutto lo scorso anno.

Appena sotto Ford, che ha buoni risul-

tati negli Stati Uniti con Focus Electric,

oltre alle ibride Fusion e C-Max, ma

quasi latita in Europa. Risultato: solo

20.000 vetture in mano ai clienti. Infi-

ne General Motors, che con il marchio

Chevrolet sarà uno dei protagonisti dei

prossimi anni grazie alla attesissima

Bolt, ma che per ora si deve accon-

tentare delle 20.000 unità vendute tra

Volt e Spark EV. Ma il record di vendite

per il 2015 se l’è assicurato BYD, casa

cinese che già dal 2008 ha puntato sui

motori elettrici, producendo la prima

ibrida plug-in, la F3DM. Da allora non

si sono più fermati e hanno

realizzato diversi modelli,

sia completamente elettrici

come la E6, sia ibridi come

Qin o il SUV Tang. Consi-

derando che BYD vende

quasi esclusivamente sul

mercato cinese, con picco-

le esportazioni in mercati

selezionati, i numeri rag-

giunti fanno impressione:

61.722 veicoli eco-friendly in un solo

anno. La politica del governo cinese

ha sicuramente influito, incentivando

fortemente i veicoli a basse emissioni

per contrastare i cronici problemi di

inquinamento del paese asiatico, ma

BYD ci ha messo del suo realizzando

auto dal buon design e discrete dota-

zioni. E il business di BYD non è solo

consumer, produce anche bus elettrici

per il trasporto pubblico, con ben 549

kWh di batterie. A quando lo sbarco in

Europa?

AUTOMOTIVE Nel 2015 le vendite di auto elettriche e ibride plug-in hanno avuto un forte incremento

Chi vende più auto elettriche nel mondo?La risposta non è così scontata, non è né Tesla e nemmeno Nissan come si potrebbe pensare

Page 29: I soldi di Apple Tim Cook incontra Esclusivo: Ultra HD Chi ...

Avvicinatevi al vostro grande schermo UHD e tuffatevi in un’immagine di una ricchezza incredibile di det-tagli. Un’immagine che non è mai stata cosi profonda grazie alla precisione dei contorni, anche nei dettagli più lontani. Un’immagine che non è mai stata cosi realistica grazie alla nitidezza dei colori. Ammirate la perfetta fl uidita del movimento, resa possibile dalla tecnologia Clear Motion Index 800 Hz.

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Page 30: I soldi di Apple Tim Cook incontra Esclusivo: Ultra HD Chi ...

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MAGAZINEn.125 / 1625 GENNAIO 2016

di Paolo CENTOFANTI

F inalmente piatto! In quale altro modo si può ini-

ziare un articolo sull’attesa gamma EF950 di TV

OLED LG? Sembra incredibile, ma una delle fun-

zionalità più attese dagli appassionati per i nuovi OLED

di LG con l’elettronica aveva a poco a che fare: l’OLED

era nato curvo, ma sono tanti gli utenti a cui questa

moda non è mai andata giù, e finalmente anche per

loro la tecnologia che si sta imponendo come l’erede

di quella al plasma sul fronte della qualità di immagi-

ne è disponibile in un formato “tradizionale”. La serie

EF950, che ormai appartiene all’anno appena conclu-

sosi, è la prima di TV OLED con schermo piatto, e come

abbiamo visto dal recente CES di Las Vegas, si tratta

di una gamma che presto andrà ad arricchirsi di nuovi

modelli. La curiosità è però tanta perché è l’occasione

per capire se ci sono differenze tra curvo e piatto ed

eventualmente scoprire quali sono. L’OLED è ancora

una tecnologia all’avanguardia in ambito consumer e

ogni prodotto porta sempre qualcosa di nuovo da im-

parare.

Con un pannello da 5 mm è facile fare un bel TVGrazie al pannello OLED da soli 5 mm di spessore non

è difficile per LG realizzare un bel TV: basta abbinare

una base e il gioco è fatto, anche perché la cornice

è davvero ridotta all’osso. LG ha curato comunque le

finiture in modo particolare, preoccupandosi anche del

lato B con un pannello chiaro lavorato con un motivo

a scacchi appena pronunciato. Unico appunto, ma è

sempre una questione di gusti, la base un po’ pesante:

la base a foglia di altri modelli OLED era senza dubbio

molto più convincente e più “leggera” alla vista.

Come per il modello curvo anche questo modello piat-

to è completissimo sotto il profilo degli ingressi, tuner

doppio sat / DVB-T2 e possibilità di sintonizzare il ca-

nale demo HEVC su Eultelsat. In dotazione, come sem-

pre, il bellissimo e pratico telecomando con giroscopio

e un kit di occhiali 3D, per ricordarsi che il TV può an-

che riprodurre contenuti stereoscopici.

Funzionalità complete con WebOSIl 65EF950 si differenza dai precedenti modelli usciti

nel 2015 esclusivamente sul fronte del design, della

base e naturalmente per la mancanza di curvatura dello

schermo. Questo vuol dire che la piattaforma hardware

TEST Finalmente la migliore tecnologia di TV sul mercato è disponibile anche nel formato “piatto”, per molti ancora il più amato

LG 65EF950 in prova: finalmente l’OLED è piatto È la prima occasione per un raffronto tra OLED curvo e piatto e per scoprire se ci sono nuovi sviluppi nella tecnologia OLED

e software non presenta alcuna differenza rispetto alla

serie EG960 che avevamo testato a settembre. Il TV

è dunque sempre basato su WebOS, con la semplice

interfaccia animata, colorata e piacevole da utilizzare,

e presenta le stesse medesime funzionalità già viste

sul 55 pollici Ultra HD curvo (a cui vi rimandiamo per tutti i dettagli). Vale dunque la pena giusto segnalare

la presenza di app per i servizi sicuramente più impor-

tanti (Netflix, Infinity, Premium Play, YouTube, Chili, Goo-

gle Play, Wuaki e molti altri), il lettore multimediale inte-

grato con supporto per server DLNA, browser internet,

screen mirroring via Miracast, timeshift e registrazione

PVR su periferiche USB. Insomma un TV completo sot-

to ogni punto di vista.

Si vede ancora meglio del curvo Che già si vedeva benissimoCon questo modello non ci troviamo di fronte a un TV

con un pannello del tutto nuovo. Certo è piatto, ma la

generazione è essenzialmente la medesima dell’ultimo

modello curvo da noi testato. Ma comunque, a ogni

nuovo OLED di LG che arriva sul mercato, rimane la

curiosità per eventuali cambiamenti/miglioramenti sul

fronte della già elevata qualità di immagine. Nonostante

tutti gli aspetti sbalorditivi della tecnologia OLED di LG,

sono essenzialmente due i punti su cui sono focalizza-

ti gli occhi di tutti gli appassionati in questo momento:

l’uniformità dell’immagine e la precisione sui livelli di

segnali prossimi al nero. Sul primo aspetto, il modello

“piatto” introduce un leggero miglioramento: c’è an-

cora quella leggera vignettatura ai bordi che in alcune

situazioni può diventare evidente, ma, curiosamente, si

manifesta maggiormente su un solo lato, il che lascia

supporre che in qualche modo la curvatura dello scher-

mo va in qualche modo a impattare sull’uniformità. Con

un segnale tra l’1 e il 5% di grigio si notano poi alcune

bande verticali di differente luminosità, cosa questa che

nella visione di normali filmati però non si nota mai. Sul

versante invece della precisione, anche questo nuovo

segue a pagina 31

LG 65EF950VUN OTTIMO TV, MA CHE COSTA ANCORA MOLTO 5.999,00 €Sul fronte della qualità di immagine siamo già ai vertici del mercato, pur con alcuni margini di miglioramento importanti sul fronte dell’unifor-mità e della pulizia sulle basse luci. A livello di funzionalità è sicuramente un TV completo, quanto lo era la serie curva EG960 e tutte le altre che si sono avvicendate sul mercato nel 2015 appena conclusosi. Purtroppo rimane molto elevato il prezzo di listino, soprattutto alla luce di ciò che ha annunciato LG al CES 2016: nel giro di 5/6 mesi arriverà sul mercato la nuova generazione di TV OLED, con certificazione Ultra HD Premium, nuovi pannelli e supporto migliorato per i contenuti HDR. Viste le cifre in gioco, aspettare è quasi d’obbligo.

COSA CI PIACE COSA NON CI PIACEQualità immagine sbalorditivaÈ piattoFunzioni complete

Uniformità su basse luci migliorabilePrezzo ancora molto elevatoModelli più evoluti sono già in arrivo

Qualità Longevità Design Semplicità D-Factor Prezzo

9 7 9 8 9 88.4

lab

video

Page 31: I soldi di Apple Tim Cook incontra Esclusivo: Ultra HD Chi ...

torna al sommario 31

MAGAZINEn.125 / 1625 GENNAIO 2016

TEST

TV OLED LG 65EF950Vsegue Da pagina 30

65 pollici, nonostante i neri strabilianti, tende un po’ ad

accentuare rumore e artefatti di compressione sulle

scene più scure: un effetto minimo con i dischi Blu-ray,

più evidente con sorgenti come i servizi di streaming in

cui la compressione digitale è più sostenuta. Fatta que-

sta doppia premessa, per il resto abbiamo solo cose

positive da dire sul nuovo 65EF950 di LG. Come per

gli altri OLED del produttore coreano, il primo impatto

è semplicemente clamoroso, in senso positivo, so-

prattutto per chi è abituato all’immagine degli schermi

LCD: contrasto elevatissimo, neri perfetti, colori caldi e

vibranti, ottimo dettaglio. L’OLED è su un livello del tutto

superiore, e solo il plasma e i migliori LCD full LED con

local dimming possono avvicinarsi.

LG sta migliorando anche l’elettronica di controllo di ge-

nerazione in generazione di prodotto, e la buona notizia

è che il 65EF950 non esce di fabbrica con una calibra-

zione così lontana dal riferimento, anche se qualche ag-

giustamento è necessario sul bilanciamento del bianco

e il contrasto. In particolare l’efficienza luminosa, rimane

uno dei nodi da risolvere di questo tipo di tecnologia,

un aspetto evidenziato dal grafico che mostra come

quasi le componenti cromatiche principali, al 100% di

saturazione non riescono a mantenere il livello di lumi-

nosità necessario. Il grafico che vi propniamo è stato ot-

tenuto effettuando misure su una finestra grande circa

il 20% dello schermo e dopo aver aggiustato la lumino-

sità massima su circa 120 cd/mq. Con le impostazioni di

default il calo di luminosità è molto più deciso e introdu-

ce un errore deltaE sui primari e secondari più elevato.

Contenendo invece la luminosità massima, si ottiene

una colorimetria del pannello sufficientemente precisa

e nella norma per un TV consumer. Il TV è dotato di

abbondanza di controlli per le regolazioni di immagini,

compresa la calibrazione della scala di grigio addirittura

su 20 step. Per lo spazio colore ci sono invece gli ormai

consueti controlli a 3 assi per primari e complementari

(luminosità, tinta e saturazione). Come già detto, a livello

di menù, interfaccia e funzionalità, non ci sono novità di

alcun tipo rispetto agli altri modelli di OLED LG usciti nel

2015 e il comportamento del TV è praticamente il me-

desimo dell’EG960 da noi testato qualche mese fa. Ciò

vale anche per la luminosità massima del pannello che

è “castrata” di fabbrica in modo tale e supera le 200

cd/mq solo su una piccola finestra, dove può arrivare

anche oltre le 400 cd/mq. Ciò è necessario più che altro

per i prossimi contenuti masterizzati in HDR con cui il

65EF950 è già compatibile.

LG ci ha fornito un paio di clip demo in HDR per testare

questo aspetto, a dire il vero non proprio il massimo per

valutare la qualità di immagine in questa modalità, trat-

tandosi di video con un montaggio fin troppo serrato.

Una di queste in particolare però restituisce un’immagi-

ne con luci estremamente realistiche, tanto che a tratti

sembra quasi di guardare fuori da una finestra più che

uno schermo televisivo e tanto basta per farci capire

due cose: l’OLED non ha nessun problema nel far per-

cepire i benefici dell’HDR già con questa generazione

di prodotti, mentre la maggiore gamma dinamica pre-

sente in questo tipo di contenuti ha tutto il potenziale,

se ben utilizzata, di offrire davvero qualcosa in più.

Per il resto abbiamo davvero poco da aggiungere ri-

spetto a quanto visto sull’EG960 (a cui nuovamente vi rimandiamo). A livello di definizione, con contenuti 4K,

la resa è molto buona anche se l’OLED tende ad avere

un’impronta morbida, il che non è affatto uno svantag-

gio, anzi l’immagine è se vogliamo maggiormente cine-

matografica. La risoluzione in movimento è in linea con

quella di altre tecnologie, perché se è vero che l’OLED

ha un tempo di risposta rapidissimo, il metodo di visua-

lizzazione sample&hold lascia percepire comunque

leggero blur in alcune situazioni, che può essere ridotto

significativamente con il circuito di interpolazione True-

Motion. Niente comunque che possa lontanamente

pregiudicare la qualità di visione.

LG 65EF950V, le nostre misure. La calibrazione di fabbrica è buona, ma occorre comunque intervenire

di Giulio MINOTTI

Aarrivano ora nuovi dettagli sul

proiettore domestico (ma anche

portatile) Sony SPX-P1, già visto al

CES 2016. Stiamo parlando di un proiet-

tore a tiro ultra corto, dalle dimensioni

compatte (81 X 131 X 131 millimetri e peso

di 930 grammi) in grado di produrre im-

magini da 22 a 80 pollici, praticamente su

ogni superficie. Orientabile a piacimen-

to, può essere posizionato a pochissima

distanza da una parete o può addirittu-

ra proiettare immagini su una scrivania,

sfruttando anche le sue funzionalità

wireless. Il LSPX-P1 ha al suo interno una

batteria con un’autonomia di circa 2 ore

e due piccoli speaker da 2 W. Sony forni-

sce anche un piccolo trasmettitore wire-

TV E VIDEO Nuovi dettagli sull’LSPX-P1, proiettore portatile a tiro ultra corto già visto al CES

Il proiettore a tiro corto Sony è Wi-Fi e “portatile” Il piccolo proiettore Sony è dotato di speaker interni e può riprodurre immagini fino a 80”

less con un ingresso HDMI, fino a 1080p,

capace di inviare segnali al proiettore in

modalità senza fili, tramite connessio-

ne IEEE802.11an a 5 GHz. Il proiettore

supportale connessioni Bluetooth 4.0,

il WiFi (b/g/n 2.4GHz, 5GHz) e Miracast.

Inoltre è in grado di riprodurre foto JPEG,

GIF, PNG, BMP e video MPEG-2, H.264,

MPEG-4, H.263. Tra le caratteristiche più

curiose, la possibilità di visualizzare sulla

parete un’immagine diversa a seconda

delle condizioni meteo e l’attivazione

automatica a distanza da smartphone

e tablet, via Bluetooth (BLE). Il LSPX-P1

può essere controllato tramite teleco-

mando, attraverso un’apposita App per

iOS ed Android o via mouse. Al suo in-

terno troviamo una memoria da 4GB e

sensori di posizione e di luminosità. Il

sistema di proiezione adottato è un LCD

SXRD con una risoluzione di 1366 × 768

pixel e sorgente di luce laser (lumino-

sità 100 lm) con auto focus. L’arrivo sul

mercato giapponese è previsto a metà

febbraio con un prezzo, tasse escluse, di

730 Euro circa.

MAGAZINE

Estratto dal quotidiano onlinewww.DDAY.it

Registrazione Tribunale di Milanon. 416 del 28 settembre 2009

direttore responsabileGianfranco Giardina

editingClaudio Stellari, Maria Chiara Candiago,

Alessandra Lojacono, Simona Zucca

EditoreScripta Manent Servizi Editoriali srl

via Gallarate, 76 - 20151 MilanoP.I. 11967100154

Per [email protected]

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MAGAZINEn.125 / 1625 GENNAIO 2016

di Vittorio Romano BARASSI

A qualche mese di distanza dalla prova dell’ot-timo Mate S, eccoci ora alle prese con il nuo-

vo arrivato della gamma Huawei. Mate 8 è un

phablet completo, molto interessante sotto il punto di

vista estetico, ben costruito e con caratteristiche tecni-

che che non hanno nulla da invidiare ai prodotti della

concorrenza.

Huawei ha annunciato il dispositivo nel novembre scor-

so ma solo in queste prime settimane del 2016 Mate 8

inizia a fare capolino sui mercati europei, Italia compre-

sa. Per portarselo a casa bisogna sborsare 599 euro e

si può scegliere tra una versione in colorazione nera ed

una seconda bianca.

Family-feeling e costruzione impeccabileSe come si dice “il buongiorno si vede dal mattino”,

la confezione di vendita di Mate 8 è sicuramente un

buon biglietto da visita: curata, ordinata, ben realiz-

zata ed elegante. C’è il caricabatterie con cavo mi-

cro-USB (niente USB Type C), ci sono le cuffie, non

manca una graffetta per facilitare l’accesso allo slot

SIM/microSD e c’è pure una custodia trasparente

- in plastica - realizzata per tutti coloro che vogliono

proteggere il dispositivo dagli incidenti; di solito sia-

mo favorevoli all’utilizzo di queste cover, ma questa

proprio non ci ha convinto: è troppo rigida, difficile da

mettere/togliere e rovina il design del dispositivo. Ce

ne faremo una ragione.

Proprio il design è uno degli elementi distintivi di que-

sto Mate 8; Huawei ha deciso di riproporre gli stessi

stilemi dei precedenti dispositivi e la mossa si è di-

mostrata particolarmente azzeccata. Chi ha familiarità

con gli smartphone Huawei magari non rimarrà scon-

volto dal design che ha poco di rivoluzionario, ma tutti

gli altri resteranno piacevolmente sorpresi dalle linee

di questo Mate 8.

Come per Mate S, sottoponendo il terminale al giudi-

zio di amici e parenti, Mate 8 ha saputo conquistare

le giuste attenzioni, segno indiscusso che in Huawei

hanno fatto centro, anche con il pubblico femminile.

Mate 8 è un phablet dalle dimensioni decisamente

generose e dal peso non indifferente; parliamo di 157,1

x 80,6 per 7,9 millimetri di spessore e un valore sulla

TEST Huawei propone prodotti sempre più interessanti; Mate 8 è bello da vedere e costruito in maniera davvero esemplare

Huawei Mate 8, prestazioni da primo della classeÈ uno smartphone con pochi punti deboli e molti elementi vincenti, tra cui l’elevata potenza e una straordinaria autonomia

bilancia di ben 185 grammi. Inutile sottolineare come

metterlo nella tasca dei jeans sia piuttosto difficile e

come nell’uso di tutti i giorni il peso lo si senta tutto;

detto questo, però, si apprezza l’ottimo bilanciamen-

to e dopo qualche giorno ci si scorda di avere tra le

mani un phablet di quasi 200 grammi. A giustificare

l’importante mole c’è una costruzione di primissimo li-

vello: il corpo è interamente realizzato in metallo, non

ci sono scricchiolii di alcun tipo, le finiture sono ottime

e la sensazione di solidità è assoluta.

I tasti volume e blocco/sblocco sono sul lato destro,

sul sinistro c’è solo lo slot per le schede nanoSIM-mi-

croSD, in basso - tra due viti alle estremità - sono pre-

senti due griglie simmetriche (microfono principale e

altoparlante) con al centro l’ingresso micro USB e la

porzione superiore è contraddistinta da un microfo-

no secondario e dall’ingresso jack 3.5 mm. Il retro di

Mate 8 è minimal: fotocamera in bella vista, flash LED

dual-tone al suo fianco e poco più in basso spazio al

sensore di impronte digitali, precisissimo ed estrema-

mente veloce nello svolgere il suo compito.

Ottimo IPS da 6 pollici, “solo” Full HDMettere un buon display su un phablet è vitale e

Huawei, anche stavolta, non ha sbagliato. Dopo l’otti-

mo e “coloratissimo” AMOLED di Mate S eccoci davanti

ad un pannello LCD non sconvolgente ma dalle indub-

bie qualità e dalle dimensioni generose: ben 6 pollici

di diagonale. Quello di Mate 8 è un IPS-NEO dai colori

naturali (volendo dalle impostazioni si possono anche

tarare a piacimento), da buone luminosità e contrasto e

con degli ottimi angoli di visione; molto buoni i bianchi,

non eccezionali i neri. La risoluzione Full HD garantisce

una densità pari a 368 ppi e anche se su questa dimen-

sione avrebbe forse fatto comodo un display QHD (la

concorrenza propone questa feature anche su “tagli”

più piccoli), possiamo tranquillamente affermare che i

1080p sono più che sufficienti per eseguire qualunque

tipo di operazione. A tutto vantaggio dell’autonomia.

Quel che più impressiona di questo display è che esso

ricopre quasi l’80% della superficie frontale del dispo-

lab

video

Huawei Mate 8UN OTTIMO SMARTPHONE, CON UNA STRAORDINARIA AUTONOMIA

599,00 €Dire che Mate 8 sia una rivoluzione rispetto ai prodotti presentati in passato sarebbe esagerato, ma affermare che questo dispositivo si presenti come un’ottima evoluzione è quanto mai azzeccato. Huawei è riuscita a migliorarsi in molti frangenti e il risultato finale è un phablet costruito in maniera esemplare, bello da vedere, potentissimo e, finalmente, con un’autonomia di gran lunga superiore alla media di categoria. Non è un pro-dotto perfetto; la fotocamera non dà ancora la sensazione di essere al livello dei “mostri sacri” di LG, Samsung, Apple e Microsoft, il software ogni tanto risulta confusionario ma l’impressione è che Huawei abbia imboccato con decisione la strada giusta. Sul rapporto qualità/prezzo c’è poco da dire: in molti sperano sempre che Huawei proponga “di più a meno”, ma la cifra di 599 euro (di listino) ci sembra più che giusta per il dispositivo in questione. Mate 8 è - a tutti gli effetti - un dispositivo “premium”.

COSA CI PIACEAutonomia sensazionalePrestazioni elevateCostruzione impeccabile

Manca il doppio-tap per accendere il displayEMUI occasionalmente poco intuitivaFotocamera non al livello della concorrenza

Qualità Longevità Design Semplicità D-Factor Prezzo

9 8 9 8 8 88.5

COSA NON CI PIACE

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MAGAZINEn.125 / 1625 GENNAIO 2016

sitivo; i bordi laterali sono davvero sottili e sia in alto

che in basso c’è pochissima cornice. Sopra lo scher-

mo c’è la cuffia auricolare con a fianco la fotocamera

frontale e i sensori di luminosità (purtroppo abbastanza

“pigro”, poco preciso) e prossimità; sempre in alto, a

sinistra, c’è anche spazio per un piccolo ma elegante

LED RGB di notifica. Sotto lo schermo campeggia solo

il logo Huawei.

A proteggere il display e tutto il frontale c’è un vetro

Gorilla Glass 4 di Corning e, come se non bastasse,

Huawei ha anche deciso di applicare già in sede di as-

semblaggio una sottilissima pellicola trasparente che

funge da ulteriore “sistema di sicurezza”. La pellicola

è incollata molto bene e si fa davvero fatica a notare

la sua presenza.

Processore fatto in casa 8 core velocissimiHuawei è una delle poche aziende del settore che

realizza i SoC in casa; sebbene inizialmente in molti

abbiano criticato questa scelta, col passare degli anni

Huawei ha saputo raggiungere livelli decisamente

elevati anche su questo fronte e il chipset HiSilicon

Kirin 950 (64-bit con processo produttivo a 16nm) ne

è la piena testimonianza. Abbiamo a che fare con un

SoC dotato di processore da ben otto core, composto

da quattro Cortex-A72 con clock a 2,3 GHz e da altret-

tanti Cortex-A53 da 1,8 GHz; la GPU è una Mali-T880

mentre per quanto concerne la memoria siamo in pre-

senza di un dispositivo con 3 GB di RAM. Sebbene in

Italia pare sia prevista solo questa versione, su diversi

mercati Huawei lancerà anche una variante con più

RAM e maggiore spazio fisico di archiviazione: 4 GB

abbinati a ROM da 64 GB, contro i 32 GB della ver-

sione nostrana.

Che il nuovo Kirin 950 sia un mostro di potenza lo si

capisce immediatamente: mai un rallentamento, fluidi-

tà estrema e nessuna limitazione nell’uso quotidiano.

Nei benchmark che siamo soliti eseguire tende quasi

a “doppiare” il cugino Mate S: in GeekBench 3 abbia-

mo registrato un punteggio di oltre 6000 nel test MC

e anche nel nuovo test AnTuTU, da prendere molto

con le pinze, il terminale si piazza molto in alto nella

classifica.

Benchmark a parte, nell’utilizzo quotidiano non dà

mai l’impressione di essere in difficoltà; anche apren-

do/chiudendo in rapida successione numerose appli-

cazioni non si avvertono rallentamenti e dopo diversi

giorni di uso continuativo interviene anche l’ottimizza-

tore di sistema che con un paio di tap aiuta a tenere

pulite le varie memorie del dispositivo. Huawei Mate

8 è perfettamente in grado di far girare a framerate

elevati tutti i videogiochi di ultima generazione pre-

senti sul Play Store come di riprodurre senza problemi

anche video 4K a 30 frame per secondo; niente da

fare, invece, per i filmati 4K@60fps. Buono il player

video di sistema.

Ci preme sottolineare una peculiarità di questo dispo-

sitivo: nonostante la potenza in gioco e il corpo metal-

lico, anche dopo lunghe sessioni di gioco Mate 8 non

dimostra di avere alcuna tendenza al surriscaldamen-

to. Lo smartphone rimane sempre “fresco”, davvero

una cosa insolita (positiva!) considerando che ormai

da anni siamo abituati a device che, chi più e chi

meno, scaldano un po’ nella porzione posteriore. La

concorrenza prenda esempio.

Emotion UI 4.0 e Android 6.0 Accoppiata vincenteHuawei Mate 8 è il primo dispositivo dell’azien-

da cinese ad arrivare sul mercato con Android 6.0

Marshmellow preinstallato a bordo e ad affiancare il

sistema operativo c’è l’ormai affermata Emotion UI di

Huawei stessa, ormai giunta alla versione 4.0. Rispet-

to alle precedenti 3.x i cambiamenti non sono poi così

tanti: graficamente l’interfaccia è rimasta pressoché

identica (si può scegliere tra una mezza dozzina di

temi, non se ne possono scaricare di nuovi online) e

le modifiche principali sono più a livello di codice.

È stato introdotto un buonissimo sistema di gestione

delle autorizzazioni che lavora in connubio con quel-

lo predefinito di Android 6.0 e non mancano opzioni

per definire ad-hoc tutto ciò che riguarda il risparmio

energetico e la privacy. Abbastanza invasivo il sistema

di notifiche: spesso nel notification center (al quale si

può accedere anche senza sbloccare lo schermo) ap-

pare qualche “avviso” di troppo ma con un po’ di pa-

zienza, dalle impostazioni, si può configurare il tutto

nel miglior modo possibile. Come in passato confer-

miamo il nostro giudizio sulla sezione “impostazioni”:

completa sotto ogni aspetto, ma forse un po’ caotica

e poco immediata.

Bella e minimal la schermata di blocco, molto buone

tutte le applicazioni di sistema e ottima l’app Gestione

Telefono attraverso la quale, in men che non si dica,

si potrà “pulire” il dispositivo liberandosi di tutti i file

non necessari e delle impostazioni incongrue che

possono concorrere - a lungo andare - all’eventuale

rallentamento del sistema.

Come su Mate S anche qui si possono utilizzare le

nocche per effettuare azioni rapide: doppio tap con

una nocca per catturare le schermate e doppio tap

con due per avviare una registrazione video (n HD o

“mini”) di ciò che avviene sullo schermo.

EMUI 4.0, come le precedenti versioni, non ha un

vero e proprio app drawer ma le applicazioni sono

accessibili direttamente dai vari desktop a disposizio-

ne dell’utente; questa logica in stile iOS può piacere

o meno, ma nell’utilizzo di tutti i giorni incide molto

poco. Ci si abitua subito. Huawei ha detto addio al suo

browser e ha dotato Mate 8 esclusivamente di Chro-

me, software per la navigazione web che continua a

migliorare di giorno in giorno e che su questo device

si trova molto a suo agio.

Molto apprezzabile è la scelta di Huawei di mettere a

disposizione degli utenti la modalità landscape già a

livello “desktop”: con 6 pollici a disposizione, in deter-

minate circostanze, può ritornare molto utile. Chiudia-

mo la nostra panoramica sul software sottolineando

una mancanza piuttosto grave: non c’è la possibilità

di sbloccare il display con il doppio-tap, davvero una

seccatura soprattutto per tutti coloro che decideran-

no di utilizzare il sensore di impronte digitali.

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TEST

Huawei Mate 8segue Da pagina 32

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MAGAZINEn.125 / 1625 GENNAIO 2016

16 buoni megapixel Ma si può ancora fare meglioLa fotocamera principale di Mate S, pur non entusia-

smandoci particolarmente, era riuscita a convincerci

e quella del nuovo Mate 8 non è stata da meno.

Huawei ha messo da parte il precedente modulo da

13 megapixel e ha dotato il dispositivo di un nuovo

sensore IMX298 da 16 megapixel realizzato da Sony;

ad accompagnarlo ci sono un obiettivo grandangola-

re f/2.0, un sistema di autofocus “classico” a rileva-

mento di fase e uno stabilizzatore ottico che compie

egregiamente il suo dovere.

Scattare foto con Mate 8 non è mai un problema: di

giorno e, in generale, in condizioni di buona illumina-

zione le fotografie prodotte sono più che buone.

Buoni i dettagli, bianchi ben bilanciati e colori quasi

sempre naturali; la modalità HDR costringe l’utente a

tenere fermo il dispositivo per qualche attimo di trop-

po e abbiamo riscontrato qualche piccolo problema

nel fotografare in condizioni di elevata luminosità.

A conti fatti, anche quello di Mate 8 è un modulo che

soddisfa ma non strabilia; vale lo stesso discorso fat-

to per Mate S: siamo in presenza di una fotocamera

degna di un top di gamma ma che dà ancora l’im-

pressione di essere leggermente al disotto della più

blasonata concorrenza.

Davvero un peccato perché il software di gestione

della fotocamera è forse uno dei migliori in circola-

zione e le opzioni tra le quali scegliere sono davvero

tantissime; non manca, inoltre, la buonissima modali-

tà Professionista che permette di impostare manual-

mente moltissimi parametri di scatto.

Non molto d’aiuto il flash dual-LED (dual tone) pre-

sente al fianco dell’obiettivo: meglio tenerlo disatti-

vato il più possibile e sfruttare l’ampia apertura della

lente.

Nonostante sia perfettamente in grado di riprodur-

re filmati 4K, Huawei Mate 8 manca di una modali-

tà di registrazione video in Ultra HD, ormai quasi un

“must” (più per non sfigurare piuttosto che per reale

necessità) per un prodotto appartenente a questa

fascia di mercato. Il modulo Sony a disposizione del

device permette la “sola” cattura di filmati Full HD,

fortunatamente ad una velocità di 60 frame per se-

condo, caratteristica che per molti è decisamente

più appetibile della mera possibilità di registrare a

2160@30p. I video, in ogni caso, non risultano essere

affatto memorabili: sufficiente il risultato ottenibile in

condizioni ottimali e discreto quello che è possibile

registrare di sera. Come modulo secondario Huawei

ha scelto di equipaggiare Mate 8 con un sensore

IMX179 prodotto sempre da Sony; la risoluzione è di

8 megapixel, l’apertura dell’obiettivo si ferma a f/2.4

e tutto ciò basta e avanza per fare selfie di ogni tipo

e in ogni condizione di luce. Nonostante manchi un

flash frontale, infatti, Mate 8 permette anche auto-

scatti decenti in notturna: la luce del grosso display

da 6 pollici, spesso, è più che sufficiente.

Autonomia incredibile Ed è anche dual SIMSe le fotocamere non ci hanno lasciato a bocca aper-

ta, l’autonomia garantita dal parco batterie - non ri-

movibile - da ben 4000mAh è riuscita a sorprenderci.

Huawei Mate 8, sotto questo aspetto, diventa assolu-

tamente il punto di riferimento della categoria poiché

con un uso particolarmente intenso è in grado di ar-

rivare a sera anche con poco meno del 50% di carica

ancora a disposizione, risultato che quasi tutti i diretti

concorrenti possono solo sognare. Huawei è riuscita

a progettare un chipset davvero parco nei consumi

che beneficia appieno delle caratteristiche di rispar-

mio energetiche già insite nell’animo di Android 6.0

Marshmellow; il nuovo Kirin 950 è davvero un piccolo

gioiello: velocissimo, efficiente e “freddo”. Dopo anni

di dispositivi che fanno fatica ad arrivare alle 21, pare

finalmente che le cose inizino ad andare meglio…

Per quanto concerne la parte prettamente telefonica

Mate 8 non si contraddistingue in nulla di particolare:

le chiamate sono di buona qualità, il sistema di ridu-

zione dei rumori ambientali funziona bene (ma forse

tende a ridurre un po’ troppo il volume delle chia-

mate) e la ricezione è nella media. Mate 8 è anche

un dispositivo dual-SIM: la gestione delle due schede

(nano) è esemplare e - in questo campo - tutti i pro-

duttori dovrebbero imparare da Huawei.

Gli auricolari offerti in dotazione riescono a restitui-

re un buon audio come buono e potente è il suono

che Mate 8 è in grado di far fuoriuscire da una delle

due griglie (quella di destra) presenti nella porzione

inferiore del dispositivo. La vibrazione non è straordi-

nariamente vigorosa, ma il rischio di perdere qualche

notifica non è molto alto. Per quanto concerne la con-

nettività Huawei Mate 8 non manca di nulla: è 4G/LTE

(con tutte le bande “europee” a disposizione), ha il

Wi-Fi 802.11 a/b/g/n/ac, WiFi Direct, Bluetooth 4.2 LE

e non mancano GPS/GLONASS e supporto DLNA.

Alcuni scatti eseguiti con il Huawei Mate 8, selezionare la foto per visualizzare l’ingrandimento

TEST

Huawei Mate 8segue Da pagina 33

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MAGAZINEn.125 / 1625 GENNAIO 2016

di Andrea ZUFFI

Se la caduta a terra di uno smartphone, con tanto

di rottura dello schermo rappresenta un evento

fastidioso oltre che costoso, può convenire af-

fidarsi alla saggezza del detto “chi più spende meno

spende” e prestare attenzione a quanto recentemente

commercializzato da Motorola. Potrebbe esserci sta-

ta una considerazione di questo tipo alla base della

scelta dei vertici della casa “alata” di progettare un

dispositivo Android con caratteristiche tecniche di pri-

missimo piano e con un display a prova di impatto al

suolo. Grazie alla tecnologia ShatterShield il display del

nuovo Moto X Force è infatti infrangibile: la protezione

dello schermo dai danni di una caduta accidentale è

ottenuta con una speciale tecnica costruttiva che vede

la sovrapposizione al display e al digitalizzatore di

due ulteriori strati di materiale protettivo. Il compound

a 5 strati così ottenuto è garantito da Motorola per 4

anni contro la frantumazione e la scheggiatura da uso

quotidiano, il che presuppone però non solo le clas-

siche chiavi che sfregano in tasca, ma anche cadute

e colpi di diversa natura. Il produttore specifica però

che il display non è da considerarsi indistruttibile e

nella garanzia sono previste alcune limitazioni. Moto X

Force è, inoltre, protetto da un nano rivestimento che

lo rende repellente all’acqua ma senza alcuna certifi-

cazione riguardo l’impermeabilità. Rimane lodevole il

tentativo, che speriamo venga seguito da altri marchi,

di mettere nelle mani dei consumatori terminali belli e

robusti al tempo stesso, a prova di caduta. Infrangibilità

a parte, Moto X Force (modello con codice XT1580) è

uno smartphone dalle specifiche interessanti che lo

collocano senza dubbio nella fascia alta del merca-

to. In termini qualitativi il display è un Amoled da 5.4

pollici con risoluzione Quad-HD da 2560 x 1440 pixel

e densità pari a 540 ppi. Ad animare Android 5.1.1 ci

pensa il processore Snapdragon 810 octa-core da 2.0

GHz che costituisce il cuore pulsante del sistema di

elaborazione, coadiuvato dalla GPU Adreno 430 e da

due coprocessori, uno per la gestione del linguaggio

TEST Abbiamo provato Motorola Moto X Force, è elegante, potente e con uno schermo da 5,4” che sopporta colpi e cadute

Moto X Force: prestazioni super e display infrangibileLa speciale tecnologia Motorola ShatterShield rende lo schermo “a prova di bomba”, indifferente graffi e scheggiature

naturale e l’altro che si occupa dell’elaborazione dei

dati provenienti dai vari sensori integrati nel dispositi-

vo. La RAM è da 3 GB e la ROM da 32 GB, 24 GB dei

quali disponibili per l’utente e ulteriormente espandi-

bili, in linea teorica fino a 2 TB, tramite uno slot per

schede microSD. Come d’obbligo, a bordo di Moto

X Force trovano posto due fotocamere, la principale

delle quali è da 21 Mpx con stabilizzatore e flash LED

dual tone. Il sensore frontale ha, invece, risoluzione

pari a 5 Mpx e, cosa che colpisce fin dal primo sguar-

do, dispone di un flash LED per illuminare la scena

anche in caso di selfie al buio o in penombra. Connet-

tività senza compromessi grazie al supporto per rete

dati 3G e 4G, al Wi-Fi a/b/g/n/ac sui 2.4 GHz e 5,0 GHz

con tecnologia MIMO, Bluetooth 4.1 LE e NFC. Grande

assente su un terminale di fascia alta che arriva sul

mercato a fine 2015 è il lettore di impronte digitali, un

sensore ormai indispensabile sia per aumentare la si-

curezza fisica localmente sul dispositivo sia per striz-

zare l’occhio ai futuri sistemi di pagamento mobili che

presto o tardi saranno una realtà nel nostro paese e

non solo. Ma Lenovo ha già dichiarato che i “Moto” del

2016 ne saranno provvisti. Moto X Force è in vendita

in esclusiva Vodafone a 749,99 euro. A qualche mese

dal lancio ci sarà poi un fisiologico assestamento ver-

so il basso del prezzo che rimarrà importante ma in

linea con altri dispositivi di pari livello. A differenziare

questo terminale dalla concorrenza potrebbe essere

proprio la robustezza dello schermo e la certezza che

a fronte di “incidenti” ce la si potrà cavare con graffi

e ammaccature sulla scocca metallica, scongiurando

la compromissione dello schermo e quindi l’usabilità

del fidato e inseparabile tecno-assistente. Nel pano-

rama del mercato di fascia alta cui questo terminale

si rivolge, per affinità di prezzo, dimensioni e caratteri-

stiche si trovano big del mondo Android del calibro di

Samsung S6 Edge e Huawei Mate S. Spaziando in al-

tri sistemi operativi il confronto d’obbligo è con Apple

che offre a un prezzo molto simile iPhone 6s Plus con

16 GB di memoria, mentre gli amanti di Windows 10 si

possono orientare su Lumia 950 XL.

segue a pagina 36

lab

video

Motorola Moto X ForceSCATTANTE E ROBUSTO 749,00 €Pur non trovandoci di fronte a un “rugged phone”, la ricerca compiuta da Motorola ha portato alla realizzazione di un device robusto e resistente e di questo va dato atto a un produttore dal passato ricco di idee e innovazione. Moto X Force è uno smartphone interessante, con ottime performan-ce e offre agli utenti anche la tranquillità di non vedere frantumato il proprio acquisto al primo “sinistro”. Il prezzo da pagare per questa tranquillità è oggi forse ancora un po’ alto. Volendo fare un confronto con altri prodotti di fascia alta, qui pesa soprattutto l’assenza del sensore biometrico per le impronte digitali: un terminale che fa vanto della propria robustezza e quindi della durata nel tempo dovrebbe essere pronto a supportare questo standard di sicurezza fisica. Molto buona la durata della batteria e sempre fluida e appagante l’esperienza d’uso. La dissipazione del calore prodotto dallo SnapDragon 810 è molto efficiente rispetto ad altri dispositivi ma il surriscaldamento c’è e si sente. Le personalizzazioni dell’inter-faccia utente sono “poche ma buone”, specialmente per quanto riguarda i comandi vocali e l’uso estremamente intuitivo della fotocamera.

COSA CI PIACEDisplay infrangibileReattività e prestazioniAutonomia

Assenza lettore di impronte digitaliPrezzo elevato

Qualità Longevità Design Semplicità D-Factor Prezzo

9 8 7 9 9 78.3

COSA NON CI PIACE

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MAGAZINEn.125 / 1625 GENNAIO 2016

TEST

Motorola Moto X Forcesegue Da pagina 35

Esperienza Android pura e sempliceA un primo contatto Moto X Force ha un aspetto si-

curamente piacevole ma non particolarmente moder-

no nel design. La scocca è di tipo unibody con bordi

curvi in alluminio e una finitura in nylon balistico tanto

inusuale quanto bella sul retro. I 169 grammi di peso

sono ben distribuiti, la qualità costruttiva e la solidità

sono indiscutibili ma il grip non è eccezionale e nel

complesso la sensazione che prevale è quella di

un’impugnatura un po’ scivolosa. A nostro avviso la

forma delle feritoie posizionate sotto al display per

ospitare microfono e altoparlante non è particolar-

mente azzeccata e conferisce alla parte frontale uno

stile un po’ vetusto. Una volta inserita la nano-sim e

premuto il tasto di accensione, che si trova sul lato

destro ed è zigrinato per distinguersi al tatto dal bilan-

ciere del volume posto appena sotto, ci si ritrova al-

l’interno del mondo Lollipop, poco personalizzato da

Motorola per un’esperienza pura ed essenziale a tutto

vantaggio della semplicità del sistema stock di Goo-

gle. Ciascun utente può così aggiungere app e funzio-

nalità a seconda delle proprie esigenze e del proprio

gusto personale. Come nel caso del file manager alla

cui mancanza si rimedia facilmente scegliendo tra de-

cine di app. Il display Amoled è ampio e, con i suoi 5,4

pollici di diagonale e la risoluzione da 2560 x 1440

pixel, offre una grande leggibilità rendendosi adatto a

ogni genere di attività lavorativa e di svago. Lo scher-

mo si usa senza alcun problema e la presenza degli

strati di protezione si percepisce appena e non infi-

cia minimamente la sensibilità e la reattività durante

la digitazione. La percezione è comunque molto più

blanda di quella che si può avere con l’applicazione di

uno schermo protettivo esterno che invece modifica

in modo marcato la sensibilità intrinseca di qualsiasi

pannello touch. La resa visiva è buona in qualunque

condizione di luce anche se il contrasto e la brillan-

tezza non sono da record. L’angolo di visione è molto

ampio e come per tutti gli Amoled il nero è assoluto

mentre il bianco non è sempre candido, specialmente

se si varia l’angolo di incidenza dello sguardo. In que-

sto senso la tendenza a virare dei bianchi potrebbe

essere favorita dagli strati protettivi dello schermo, vi-

sto che la luce deve compiere un percorso differente

rispetto a quello che farebbe attraverso il vetro di un

display classico. Ai quattro lati della superficie frontale

sono inseriti altrettanti sensori all’infrarosso che rie-

scono a rilevare il passaggio della mano in prossimità

del device e di attivare lo schermo. Questa funzione

è utile per verificare al volo se ci sono notifiche di

chiamate, messaggi o email senza dover toccare o

sbloccare il sistema. Questa funzione sopperisce, an-

che se non completamente, alla mancanza di un led

per le notifiche. Grazie ai sensori di prossimità è inol-

tre disponibile una funzionalità che Motorola chiama

“Schermo attento” e che si preoccupa di mantenere

attivo il display fintanto che l’utente sta guardando lo

schermo stesso. La funzione è infallibile e molto co-

moda specie se si sta leggendo un lungo messaggio

o si sta guardando un’immagine per lungo tempo. E

non appena si distoglie la faccia dal display, questo

si spegne.

Potenza e solidità, serve altro?Dal punto di vista delle prestazioni Moto X Force si

comporta in modo egregio e durante la prova non ab-

biamo mai percepito alcuna esitazione o momenti di

affaticamento del processore che ha sempre esegui-

to applicazioni, servizi e task multipli in modo fluido e

realmente instancabile. Snapdragon 810 è una forza

e con il supporto della GPU Adreno 430 a 630 MHz

è in grado di reagire a qualunque tipo di sollecitazio-

ne, anche in condizioni in cui si è voluto andare alla

ricerca dello stress massimo, attivando musica, video

e giochi che ricorrono pesantemente alla grafica 3D.

Moto X Force ha sempre reso un servizio eccellente

grazie anche ai 3 GB di RAM che sembrano non finire

mai. Il punteggio con Antutu Benchmark 6 è di oltre

80.000 con un posizionamento al 6° posto della clas-

sifica. Unica pecca il surriscaldamento tipico di questo

processore e che, nonostante gli sforzi di Motorola

per ottimizzare la dissipazione, in alcuni casi si fa sen-

tire in modo non trascurabile. Per quanto riguarda il

Crash Test non possiamo che esprimerci in maniera

positiva: fermo restando che prove come buttare il te-

lefono sotto un treno in corsa o in un burrone hanno

senso solo per attirare attenzione, l’uso “sbadato” di

tutti i giorni non ha mai risentito di traumi di alcuna

natura: il telefono si può tranquillamente tenere in

tasca insieme a chiavi e monete, può cadere dalla

tasca, dalla scrivania, addirittura da 2 metri diretta-

mente sul display e non si danneggia in alcun modo.

Moto X Force è tra i dispositivi che in futuro riceveran-

no l’aggiornamento ad Android 6.0 e non si capisce

perché non esca già ora con Marshmallow preinstalla-

to. Ciò premesso la versione in uso di Android è la 5.1.1

in configurazione pressoché originale; le sole perso-

nalizzazioni inserite dal produttore riguardano la suite

Moto e l’interfaccia dell’app fotocamera. Nel pacchet-

to Moto, di cui fanno parte note app come Assist, Ac-

tions, Display e delle cui caratteristiche abbiamo già

parlato nella prova estiva dell’impermeabile Moto G,

spicca in modo particolare Moto Voice, il sistema di

riconoscimento vocale sviluppato da Motorola che,

pur non aggiungendo nulla di nuovo alle funzionalità

di Google Now, vi si integra alla perfezione con il va-

lore aggiunto di attivarsi con la voce anche quando il

terminale è bloccato, senza mai perdersi un comando

anche se si parla a voce bassa e a una certa distanza.

Per sapere, ad esempio, se ci sono messaggi o chia-

mate perse non serve toccare il dispositivo ma è suf-

ficiente pronunciare la frase di sblocco pre-registrata

seguita da “novità?” e avere un immediato feedback

vocale. Lo stesso vale per richieste del tipo “che ore

sono?” oppure “meteo domani?” o ancora scatta una

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Page 37: I soldi di Apple Tim Cook incontra Esclusivo: Ultra HD Chi ...

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MAGAZINEn.125 / 1625 GENNAIO 2016

TEST

Motorola Moto X Forcesegue Da pagina 36

foto fino a “trova il mio telefono” che fa emettere un

suono costante al telefono che magari non vediamo

perché finito sotto le scartoffie sul tavolo o in qualche

angolo della stanza.

Connettività ultra veloce e audio sempre limpidoLa sensibilità e ricettività di tutte le antenne a bordo

dello smartphone sono massime. Il GPS aggancia i

satelliti in modo fulmineo e anche per il primo fix, che

notoriamente richiede alcuni secondi, i tempi di attesa

sono stati pressoché nulli. Nel corso della settimana

di prova la navigazione web e il download non sono

mai stati un problema sia sulle veloci reti 4G che con

copertura Wi-Fi multibanda. Con Il browser Chrome il

caricamento e la navigazione in qualsiasi pagina web

è sempre stato soddisfacente e in linea con le aspet-

tative. A completamento del quadro di un’esperienza

d’uso che può definirsi positiva sotto ogni punto di

vista, non possiamo non segnalare l’ottima qualità

dell’audio in chiamata che, grazie a un sistema di

soppressione dei rumori basato su cinque microfoni

sparsi per lo chassis, è risultata sempre soddisfacen-

te anche per l’interlocutore. Buona ma non eccelsa la

potenza dello speaker vivavoce sia in conversazione

che per l’ascolto di musica purché in ambienti non

troppo rumorosi. Nonostante la resistenza alla rot-

tura dello schermo sia una marcia in più per questo

smartphone l’assenza di un lettore di impronte digitali

è imperdonabile poiché avrebbe reso Moto X Force

veramente completo e in grado di reggere il confron-

to con qualunque competitor.

21 Mpx sempre pronti allo scattoMotorola ci ha abituato a non intervenire stravolgen-

do l’esperienza d’uso di Android ma nel caso della fo-

tocamera l’app, all’apparenza spartana, si rivela molto

funzionale per il controllo di tutte le possibili opzioni

di scatto di X Force. Con il sensore della fotocamera

principale si possono catturare immagini con risolu-

zione pari a 21 Mpx (5344 x 4008 pixel) se in propor-

zione 4:3 oppure di 16 Mpx (5344 x 3006 pixel) impo-

stando i 16:9. L’apertura massima dell’obiettivo è F/2.0

e con lo stesso si possono riprendere anche filmati

stabilizzati in HD a 1080p e in 4K a 30 fps. Per i video

è disponibile l’opzione “rallentatore” che permette di

registrare avvenimenti veloci in forma rallentata con

la risoluzione ridotta a 720p. Il set delle modalità fo-

tografiche e degli effetti applicabili alle immagini non

è paragonabile a quello di altri camera-phone ma qui

c’è tutto quanto serve per sfruttare al meglio i 21 Mpx

del sensore principale. Sono infatti disponibili l’HDR

automatico, la modalità Panorama, Notte, Autoscatto

e il geotagging. Inoltre, la fotocamera può leggere i

codici QR senza bisogno di software aggiuntivi. Non

nuova per Motorola, ma interessante, la modalità di

attivazione rapida, per non dire immediata della fo-

tocamera, che si ottiene a schermo bloccato sempli-

cemente impugnando saldamente lo smartphone e

compiendo una o due rapide rotazioni del polso. La

possibilità di scattare toccando un punto qualsiasi

dello schermo è molto comoda perché permette di

impugnare il dispositivo senza vincoli legati alla posi-

zione del pulsante di scatto, ma occorre farci un po’ la

mano per evitare la cattura di foto indesiderate, ma-

gari anche a raffica. L’utilizzo spesso frettoloso della

fotocamera è uno di quei casi in cui uno schermo così

grande e in proporzione sottile non è semplice da

gestire, soprattutto con una mano sola. Come per gli

altri modelli recenti di Moto, tutte le impostazioni sono

regolate a partire dalla ghiera software a scomparsa

che si trova sul lato sinistro del display. Particolar-

mente efficace la gestione manuale dell’esposizione

e del fuoco che avviene tramite un’intuitiva icona in

sovraimpressione che modifica in tempo reale il risul-

tato finale. L’autofocus è di tipo PDAF a rilevamento di

fase e si è dimostrato sempre veloce e affidabile. Lo

zoom è ovviamente solo digitale e arriva a 4x: utile,

ma soltanto in condizioni di piena luce e con la mano

molto ferma, altrimenti meglio evitare. In generale con

Moto X Force si possono ottenere risultati fotografici

piuttosto interessanti e, anche in condizioni di scarsa

luminosità si riescono sempre a immortalare gli istanti

di nostro interesse. L’otturatore è velocissimo e quan-

do serve, il flash dual LED a due colori di tipo CCT

(Color Correlated Temperature) permette di illuminare

in modo efficace e naturale i soggetti. La fotocame-

ra frontale ha una risoluzione di 5 Mpx per scatti da

2592 x 1944 pixel. L’obiettivo, con apertura massima

f/2.0 è un grandangolare particolarmente idoneo per i

selfie e dispone di un flash dedicato per foto di grup-

po anche al buio.

A sera la batteria è viva e la ricarica è TurboLa batteria non removibile da 3.760 mAh è dimensio-

nata per fornire l’energia necessaria a una giornata

di uso intenso, avanzando ancora un po’ di energia.

Spremendo a fondo Moto X Force per molte ore,

alternando ascolto di musica in streaming, la naviga-

zione GPS, chiamate, SMS, messaggi e-mail e social,

qualche foto e clip video e rimanendo sempre rigo-

rosamente connessi a internet per le news, si arriva

a sera con il 15-20% di carica residua. Con un uso

più parsimonioso e meno frenetico a fine giornata

può rimanere anche un 30%. Inserendo poi il rispar-

mio energetico l’autonomia supera il giorno e mezzo

(notte compresa) ma quando lo si attiva si deve esse-

re disposti a rinunciare a buona parte delle funzioni

“smart”. Tale modalità è quindi consigliata solo nei

casi in cui si vuole un telefono “solo per telefonate e

SMS” che mantenga la ricarica il più a lungo possibile.

Le limitazioni legate al risparmio batteria impattano in-

fatti le prestazioni generali del dispositivo e lo scam-

bio di dati in background, il che significa che email

e notifiche varie non verranno aggiornate automati-

camente. Anche i servizi di localizzazione verranno

limitati rendendo inutilizzabile, ad esempio, il naviga-

tore e tutte le azioni basate sulla posizione real time.

Un buon compromesso è sempre quello di abilitare

l’innesco automatico della funzione di risparmio solo

quando la ricarica va al di sotto di una certa soglia di

carica residua, che per Lollipop può essere il 15 o il 5

percento. Con il caricatore TurboPower in dotazione

la ricarica è particolarmente veloce: partendo da un

livello prossimo allo zero ci vogliono soltanto 30 mi-

nuti per raggiungere il 70 %, mentre al 100% si arriva

dopo circa 80 minuti. La velocità di ricarica di Turbo-

Power non è lineare ma diminuisce con il progredire

dell’operazione di ricarica. Moto X Force supporta,

inoltre, la ricarica wireless per induzione magnetica

secondo gli standard Qi ma serve un apposito carica-

tore non fornito con lo smartphone.

Interessanti i risultati fotografici ottenuti con Moto X Force, anche in condizioni di scarsa luminosità

Page 38: I soldi di Apple Tim Cook incontra Esclusivo: Ultra HD Chi ...

www.audiogamma.it

P5 Wireless.Abbiamo eliminatoil cavo ma il suonoè rimasto lo stesso.

P5 Bluethooth, musica in mobilitàsenza compromessi con 17 ore diautonomia e ricarica veloce perperformance allo stato dell'arte. Lasolita qualità e cura nei materiali diBowers & Wilkins adesso senza filigrazie alla nuova P5 S2 Bluetooth.

133_bw_P5w_dtr_pgp.qxp:- 1-09-2015 18:59 Pagina 1

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torna al sommario 39

MAGAZINEn.125 / 1625 GENNAIO 2016

di Franco AQUINI

È arrivata senza preavviso la nuova app Apple per

musicisti Memo Musicali, ed è un’idea talmente

semplice da chiedersi come mai nessuno ci aves-

se mai pensato prima. E’ semplice ed essenziale, ma

siamo pronti a scommettere che diventerà presto indi-

spensabile per ogni musicista che vuole annotare un

giro di chitarra o una semplice idea da sviluppare più

tardi. Insieme a Memo musicali arriva anche l’aggiorna-

mento 2.1 di Garage Band per iOS: qui le novità sono

tantissime e ci siamo subito tuffati sull’iPad per provarle

tutte, consapevoli del fatto che per sfruttarlo al meglio

sarà necessario utilizzarlo più a fondo. Ecco comunque

le nostre prime impressioni.

Memo Musicali Registra e arrangia in mobilitàLanciando la nuova applicazione Memo Musicali tro-

viamo un solo tasto: basta premerlo per iniziare la re-

gistrazione dal nostro strumento musicale. Al termine

della registrazione possiamo riascoltare la nota con

un accompagnamento di basso e batteria generato

automaticamente. Come fa? Una volta registrata la

clip l’applicazione riconosce velocemente tempo,

suddivisione in battute e tonalità, quindi ci mostra

graficamente la forma d’onda con la suddivisione in

battute e la tonalità in notazione americana (quindi

con le lettere dalla A alla G). Possiamo quindi attivare

l’ascolto della traccia di basso e/o batteria semplice-

mente premendo l’icona. Ma non finisce qui, perché la

clip può essere tagliata o aggiustata; possiamo variare

il tempo, il basso delle singole battute oppure variare

velocemente lo stile dell’accompagnamento o il kit di

batteria (ce ne sono due: moderno e vintage) o il bas-

so (elettrico o con-

trabbasso). Certo i

kit sono ancora

pochi e sarebbe

stato bello avere

a disposizione

anche un altro

strumento, come

piano o chitarra.

L’app nasce co-

munque con il

chiaro scopo di

registrare brevi

idee con la chi-

tarra e infatti non

manca la possi-

bilità di segnarsi

l’accordatura che

abbiamo usato

per registrare il

TEST Apple aggiorna Garage Band e pubblica l’app Memo Musicali, per i musicisti che hanno bisogno di annotare velocemente le idee

Con il nuovo Garage Band e con Memo Musicali fare musica diventa davvero un gioco da ragazziCon le nuove app, l’iPad si trasforma in un mini studio portatile con tutto quello che ogni musicista ha sempre desiderato

lab

video

pezzo o se abbiamo usato un capotasto. Peccato, ma

non escludiamo che Apple possa migliorare col tem-

po l’applicazione, proprio come ha fatto con Garage

Band. Per ricercare velocemente le note c’è la possi-

bilità di inserire dei tag e il tutto può essere esporta-

to e condiviso velocemente su iCloud Drive. Memo

Musicali non sarebbe un’app davvero eccezionale se

non permettesse di esportare anche la clip audio in

Garage Band, per poterla elaborare e finalizzare poi

con l’arrangiamento finale. Davvero una sorpresa

gradita e, cosa che non guasta mai, anche gratuita.

Memo musicali è disponibile su App Store ed è com-

patibile con iPhone 4s (e modelli successivi) e iPad 2

(e versioni successive).

A tu per tu con il nuovo Garage BandLe novità di Apple in ambito musicale non si sono

limitate alla pubblicazione di Memo Musicali, ma

hanno investito anche Garage Band, un’app davvero

eccezionale per chi ama lavorare con la musica in

mobilità. Garage Band è un editor multitraccia con

un ampia varietà di strumenti simulati che è possibi-

le suonare tramite lo schermo touch dell’iPad o del-

l’iPhone. Ci sono poi i loop, utilissimi per realizzare

velocemente un accompagnamento professionale

senza dover acquistare costosi pacchetti aggiun-

tivi. L’aggiornamento 2.1 ha introdotto una quantità

davvero esagerata di novità, compreso il supporto

al 3D touch per l’aftertouch polifonico sui suoni delle

tastiere. Premendo di più sullo schermo dell’iPhone

(6S o 6S plus), si otterranno effetti come il vibrato o il

tremolo, a seconda dello strumento che simuleremo.

Garage Band inoltre aggiunge il supporto all’iPad

Pro, il cui schermo ampio giova moltissimo all’uso

degli strumenti touch.

Tutto parte dai Live LoopsLa novità principale della versione 2.1 di Garage Band

sono i Live Loops, ovvero dei Loop da utilizzare per

arrangiare i brani, che sono però editabili in maniera

live, ovvero mentre li si registra. Quando si accede

alla sezione relativa agli strumenti ora c’è una nuova

voce che ci permette di selezionare uno dei 9 Live

Loops già pronti (EDM, Hip Hop, Dubstep, RnB, Hou-

se, Chill, Rock, Electro Funk, Beat Masher), oppure

creare uno nostro. La struttura del Live Loops è simile

a quella del normale editor multitraccia, dove sulla co-

lonna di sinistra troviamo le tracce a cui assegnare

loop o strumenti.

La struttura però è a blocchi, disposti in modo da for-

mare una griglia. Le colonne verticali che si creano,

formate dall’incastro dei vari loop e dei vari strumenti,

formeranno dei loop che sarà possibile selezionare

verticalmente mentre si registra il brano. In più ci sono

dei pad virtuali per simulare filtri oppure cambiare la

forma d’onda.

segue a pagina 40

Page 40: I soldi di Apple Tim Cook incontra Esclusivo: Ultra HD Chi ...

torna al sommario 40

MAGAZINEn.125 / 1625 GENNAIO 2016

Il concetto dei Live Loops è certamente più compli-

cato da spiegare da che da usare, ma immaginate di

assegnare una traccia a una drum machine, un’altra

al basso e un’altra a un effetto. Sui singoli blocchi che

formano una traccia, sarà possibile inserire diversi

loop o file audio. Le sovrapposizioni verticali dei bloc-

chi delle varie tracce formeranno delle colonne che

sarà possibile far suonare simultaneamente. Metten-

do in registrazione il brano, si potrà passare da una

colonna all’altra, componendo l’arrangiamento che

desideriamo. Uno strumento davvero eccezionale

che amplia in maniera notevole la possibilità di crea-

re arrangiamenti personalizzati. In pratica è un editor

nell’editor, uno strumento per creare loops da integra-

re nel brano che stiamo producendo.

Benvenuto al batterista virtualeSuonare la batteria virtuale tramite il touch screen

dell’iPad è sempre stato molto divertente, ma andare

a tempo e produrre una traccia utilizzabile spesso co-

TEST

Garage Band e Memo Musicalisegue Da pagina 39

stringe a creare la traccia manualmente sul Mac.

Il nuovo aggiornamento introduce invece il batterista

virtuale, un generatore di loop di batteria da gestire

tramite un editor in alcune parti simile a quello visto in

Memo musicali, in cui potremo variare lo stile dell’ac-

compagnamento, i pezzi del kit che andranno utilizza-

ti, lo stile più o meno complesso, lo swing, la presenza

di stacchi oppure lo strumento che la batteria dovrà

seguire. Un’aggiunta che fa davvero la differenza e

che farà risparmiare un mucchio di tempo nella gene-

razione della traccia di batteria. Nel corso della nostra

prova, registrato un riff di chitarra, abbiamo aggiunto

la batteria in una manciata di minuti, e il risultato è

stato più “umano” che non creando la traccia colpo

dopo colpo.

Amplificatori ed effetti rinnovatiCon la versione 2.1, Garage Band entra in concorren-

za con Amplitube e con tutte le app che permettono

di collegare lo strumento direttamente all’iPhone e

simulare amplificatori e multi-effetti. Ovviamente non

ci sarà la varietà di amplificatori e effetti delle app di

terze parti, ma ce n’è comunque una buona varietà.

In questo nuovo aggiornamento, oltre a trovare diver-

si amp per chitarra e basso, possiamo modificare in

tempo reale mentre registriamo, i controlli di segnale

(Gain, Master e Output), l’equalizzatore a 3 bande e

il compressore. Quindi, se non bastano i loops, i live

loops o gli strumenti touch, possiamo collegare il no-

stro basso o la nostra chitarra direttamente all’iPho-

ne o all’iPad e simulare l’amp preferito, equalizzare il

suono e poi aggiungere una catena di effetti a scelta

tra Phase Tripper, Vintage Drive, Treble Boot, Fuzz

Machine, Heavenly Chorus, Robo Flanger, The Vibe,

Auto-Funk, Blue Echo e Squash Compressor. Garage

Band gestisce fino a 32 tracce audio contemporanee,

a patto di avere un iPhone 5s o successivi, iPad Air

o iPad mini 2. Se invece utilizzate applicazioni mul-

ti-effetto di terze parti e volete utilizzarle in Garage

Band, allora potrete sfruttare Audio Unit, tramite il

quale potrete registrare il vostro strumento elaborato

dall’app che preferite, a patto che supporti Audio Unit

ovviamente. Il vostro iPhone, in pratica, diventerà un

vero studio di registrazione. Può sembrare assurdo

che uno smartphone possa diventare un multieffet-

to, e invece il tutto funziona egregiamente, anche se

registrare sullo schermo dell’iPhone è improponibile.

Meglio l’iPad Air o, se siete tra i fortunati possessori,

lo schermo 13 pollici (o quasi) dell’iPad Pro.

A condire il tutto ci sono 1.200 nuovi Apple Loops e

nuovi suoni. GarageBand 2.1 per iOS è gratuito con

nuovi dispositivi iOS con capacità 32GB e superiore,

mentre è disponibile come aggiornamento gratuito

per gli attuali utenti che utilizzano dispositivi compati-

bili con iOS 9 o successivi. Per tutti gli altri può essere

acquistato su App Store a €4,99, e possiamo dire con

tranquillità che li vale proprio tutti.

di Dario RONZONI

L a diatriba tra fornitori di contenuti

web e software adblocker ritor-

na a ciclo continuo a far parlare

di sé. Da un lato, i siti che guadagnano

denaro dalle inserzioni si lamentano

giustamente per il blocco di banner e

contenuti vari, con conseguente annul-

lamento del valore stesso della pubblici-

SOCIAL MEDIA E WEB Nella guerra tra publisher e app che bloccano le pubblicità, si inserisce un browser che traccia una nuova strada

Brave, il browser con adblocker che fa guadagnare tutti Sostituisce la pubblicità con contributi meno aggressivi. Suddivisione dei profitti tra i publisher, gli utenti e ovviamente Brave

tà, dall’altro gli utenti si ritrovano spesso

a che fare con pagine web rallentate

da un advertising invasivo e fastidioso.

Una soluzione? Forse c’è…

Basato su Chromium, Brave è il nuovo

browser ideato da Brendan Eich, ex CEO

di Mozilla e creatore del linguaggio di

programmazione JavaScript. Attualmente

giunto alla versione 0.7 e disponibile per

i tester su sistemi

operativi Windows,

Mac, Android e iOS,

Brave propone un

adblocker integra-

to: secondo quanto

riportato da The

Verge, il sistema

blocca tutti i cookie

traccianti di terze

parti, le tecniche di

fingerprinting e gli

script che cercano di inserire pubblicità,

velocizzando la navigazione di un buon

40% su desktop e di oltre quattro volte su

mobile. Fin qui nulla di eclatante. L’enorme

differenza con gli adblocker attualmente

disponibili sta nel supporto futuro che

Brave offrirà ai creatori di contenuti. Detta

così suona sibillina. Proviamo a spiegarla:

Brave non si limiterà a bloccare i conte-

nuti pubblicitari classici, ma li sostituirà

con altri, meno aggressivi e più “leggeri”,

creati appositamente, che permetteranno

una suddivisione dei profitti tra i publisher,

gli utenti e, ovviamente, la società che fa

capo a Brave. Il 55% delle entrate andrà

ai siti, mentre un 15% ciascuno a Brave,

ai suoi partner e agli utenti, che potranno

incassare i proventi, strutturati secondo il

protocollo BitCoin, oppure, auspica Eich,

reinvestirli nei siti stessi, con micropa-

gamenti per singoli articoli o donazioni.

Quella che, tutto sommato, suona come

una furbata neanche tanto celata (il brow-

ser che si accaparra introiti pubblicitari

destinati originariamente ai publisher), po-

trebbe in realtà trasformarsi nel primo vero

tentativo virtuoso di mediazione tra chi sui

contenuti pubblicitari ci campa e chi non

ne può più di navigare dribblando banner,

pop-up e compagnia. L’advertising interno

di Brave si baserà su tag di interesse ano-

nimi e non più su sistemi di tracciamento

personali, tecnica decisamente meno in-

vasiva per l’utente. Se adottato su larga

scala, Brave potrebbe diventare per i siti

una fonte di guadagno maggiore del clas-

sico sistema di advertising attualmente in

uso. La sfida sta tutta nel trovare inserzio-

nisti interessati (secondo Eich ce ne sono

già molti) e nel far funzionare a dovere un

circolo di ridistribuzione dei proventi di

non facilissima applicazione.