I sogni che volano. L'inchiostro nel segno. Stamperia d'arte Albicocco 1974/2013
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i sogni che volanol’inchiostro nel segnostamperia d’arte Albicocco 1974/2013
Paolo CrepetRoberto BudassiFrancesca Agostinelli
CoordinatoreGianluca Albicocco
FotografiaMaurizio FrullaniCarlo Sclauzero Riccardo ToffolettiStefano Tubaro
Progetto grafico e impaginazioneMartina Gregori
StampaTipografia Moro Andrea
AllestimentoGianluca AlbicoccoPiero Gabriele
Ringraziamentiarch. Stefano Carlutti
Stamperia d’arte Albicoccowww.stamperiaartealbicocco.it
i sogni che volanol’inchiostro nel segnostamperia d’arte Albicocco 1974/2013
Villa Manin, esedra di levantePassariano di Codroipo, Udine
Renzo TondoPresidente
Elio De AnnaAssessore alla cultura, sport,relazioni internazionali e politichecomunitarie della Regione AutonomaFriuli Venezia Giulia
Azienda speciale Villa ManinCommissario StraordinarioEnzo Cainero
DirettoreGiovanni Fuso
Amministrazione/Gestione EventiMaria Cristina BaldassiMarina ComuzziSimona CossuAlina Del FabbroLuca MoretuzzoGiorgio Pulvirenti
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Nella programmazione delle mostre di Villa Manin molte volte si sono ammirate opere di arte incisoria, frutto della maestria di tanti artisti, ma anche di chi poi doveva tradurre il segno inciso in stampa grafica. E spesso è ricorso il nome della Stamperia d’Arte Albicocco di Udine quale artefice di quelle stampe. Infatti si deve a Corrado Albicocco - erede di un’antica tradizione grafica che ancor oggi nobilita e rende preziose le opere che escono dalla sua “stamperia” - se si possono ammirare - e nelle migliori condizioni di resa - le acquetinte, le acqueforti, le incisioni con altre tecniche che tanti artisti gli affidano.
È quindi con particolare piacere che salutiamo questa mostra di Villa Manin dedicata alla produzione dell’artista udinese, grazie al quale si potranno ammirare opere di insigni esponenti italiani e regionali.
Un nuovo appuntamento con l’arte, quindi, che apre sempre di più la Villa Dogale al territorio, valorizzando il lavoro di chi in esso opera con grande perizia e amore per il bello, come d’altronde fa lo stesso Corrado Albicocco.
Elio De AnnaAssessore alla CulturaRegione Autonoma Friuli Venezia Giulia
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L’Azienda Speciale Villa Manin ha mantenuto fede alla più volte manifestata volontà di esprimere concreto riconoscimento alla lunga attività di Corrado Albicocco, stampatore di apprezzatissima professionalità, divenuto con il trascorrere degli anni il confidente e l’intuitore delle capacità più significative degli artisti incisori.
Corrado Albicocco, urbinate di nascita, geneticamente intriso di spirito artistico e culturale, friulano d’adozione dopo aver svolto in più località d’Italia un’apprezzata attività di calciatore, presenta a Villa Manin un condensato non esaustivo della lunga operatività iniziata, dapprima assieme al collega Santini, poi dal 1994 sviluppata singolarmente nell’attuale sede di Via Ermes di Colloredo ad Udine.È un doveroso omaggio allo stampatore ed alla persona che ha saputo rapportarsi con umanità ed umiltà con un gran numero di artisti acquisendone la fiducia attraverso sensibilità che, grazie ad una maturata esperienza, ha generato rapporti di grande stima.
Perché Corrado Albicocco può infatti legittimamente vantarsi di aver operato per artisti di importanza internazionale uscendo dai confini prettamente locali facendo diventare la sua stamperia un angolo privilegiato, quasi un cenacolo, portandolo anche ad intraprendere un’attività editoriale. Complimenti Corrado, ospitare questa Mostra è per noi momento atteso e siamo molto lieti per averla potuta realizzare.
dott. Enzo Cainero Il Commissario StraordinarioAzienda Speciale Villa Manin
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La Cassa di Risparmio Friuli Venezia Giulia è particolarmente lieta di sostenere ed accompagnare la pregevole Mostra che l’Azienda Speciale Villa Manin dedica allo stampatore d’arte Corrado Albicocco di Udine la cui attività si è sviluppata con crescente successo in termini di attenzione della critica e degli artisti incisori.
Soprattutto nel trascorso decennio la stamperia è diventata un punto di incontro di artisti nazionali ed internazionali che hanno assegnato ad Albicocco l’esecuzione di pregevolissime incisioni contemporanee anche di grandi dimensioni.
Le opere che possiamo ammirare a Villa Manin riassumono infatti un ampio ventaglio di realizzazioni incisorie che hanno come protagonisti artisti di grande notorietà e giovani emergenti che hanno dato energia vitale a questo ambito liberandosi da presunte posizioni di inferiorità rispetto ad altre tecniche artistiche.
Non mancano poi in esposizione opere di Maestri regionali che hanno voluto cimentarsi in questa tecnica conseguendo risultati estremamente interessanti ampliando le potenzialità di valutazione dell’intero movimento regionale dell’Arte nel XX Secolo.
Degna di nota ed ampiamente riconosciuta è una delle peculiari caratteristiche dello stampatore Corrado Albicocco: la serietà professionale e l’aver privilegiato l’aspetto tecnico rispetto a quello prettamente economico, rispettando i voleri degli artisti interpretando in modo esemplare il loro ruolo al fine della divulgazione della grafica d’artista.
CARIFVG si rende parte attiva in questo omaggio ad un protagonista che ha avuto una rilevante incidenza sull’evoluzione del variegato mondo artistico regionale.
dott. Giuseppe Morandini Il Presidente CARIFVG SPA
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Sono nato e cresciuto in mezzo all’arte. I miei due nonni erano artisti. Il primo, quello paterno, si era diplomato all’Accademia delle Belle Arti di Venezia, il secondo, padre di mia madre, a quella di Urbino. Entrambi hanno continuato ad insegnare disegno, pittura, ceramica. Io non sono mai stato capace di tenere un lapis o un pennello in mano, ma l’arte mi è necessaria quanto l’aria che respiro. Forse per compensare i drammi cui il mio mestiere di psichiatra mi ha avvicinato, guardare, toccare, acquistare ogni forma d’arte è stato nella mia vita qualcosa di più di una necessità. Un modo di vivere.
Il primo incontro con il mondo della grafica d’autore mi capitò davvero per caso. Abitavo a Padova ed ero studente di medicina, facevo molta fatica ad affrontare un esame e chiesi a mia nonna -unica donna di fede in una famiglia assolutamente laica- se conosce qualcuno in grado di farmi entrare nel convento benedettino di Praglia, alle pendici del Colli Euganei. Ovviamente mia nonna riuscì ad esaudire il mio desiderio ed io mi ritrovai a passeggiare tra chiostri e giardini, a studiare nell’immensa biblioteca, ma soprattutto a conoscere la laboriosità dei monaci. Ve n’erano che rilegavano libri antichi, chi coltivava gli orti, chi guardava le stelle da un piccolo osservatorio, chi preparava tisane e chi restaurava la carta. Quest’ultimo monaco era taciturno e serioso, andavo a trovarlo un paio di volte al giorno finché una mattina mi raccontò eccitato che era arrivata una stampa dalla Francia, l’aveva portata un misterioso signore raccomandandosi che potesse tornare alla sua bellezza originale. Il monaco da subito si prodigò lavorandoci un paio di giorni, poi una sera lo vidi appendere quel foglio ad un filo, come fosse una federa, ad asciugare all’aria fresca e ombrosa di un portico. Mi avvicinai e stupefatto riconobbi una punta secca di Picasso raffigurante due pagliacci, uno giovane ed uno vecchio. Quella notte pensai che poco sotto la mia cella, stava asciugandosi un foglio firmato da Picasso appena sotto l’impressione della lastra, un valore enorme e stava lì a sventolare come un paio di calzini. Il monaco non sapeva del valore reale di quell’opera e la magia stava proprio in questo: la maestria di un grande artigiano regalata alla bellezza, senza ricavi, senza esibizioni. Pura e semplice, come avrebbe voluto Pablo.
Quando lavoravo presso l’ospedale psichiatrico di Arezzo -il mio primo luogo di lavoro, nella metà degli anni ’70- avevo trovato un luogo meraviglioso dove coltivare quel mio altro modo di vivere. Era un granaio etrusco, proprio sotto la casa-museo di Ivan Bruschi, celeberrimo antiquario e inventore del mercato dell’antiquariato; era posto proprio di fronte alla magnifica facciata della chiesa della Pieve. Me lo aveva affittato perché potessi aprire una piccola galleria d’arte,
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o meglio il mio personale rifugio. Un amico stampatore di Anghiari mi aveva prestato una straordinaria scultura: un torchio per acqueforti, una riproduzione fedele di un marchingegno rinascimentale. Esponevo solo e soltanto grafica e quel torchio a stella aveva contribuito a trasformare quel luogo, dalle pareti costruite con enormi elementi di pietra serena, un’atmosfera da fucina artigianale. Un luogo che sarebbe piaciuto molto ai miei nonni, che purtroppo non avevano fatto a tempo a vedermi dottore. Mi passarono tra le mani opere di Richter, Severini, Dorazio, Zancanaro, Vedova, Masson e molti altri. Mi piaceva annusare quelle carte inchiostrate, lambirne i bordi. Il mio amico era stato un prezioso maestro: mi aveva insegnato a comprendere le acqueforti, le puntesecche, le litografie, xilografie. Un mondo meraviglioso dove la creatività si univa ad una capacità tecnica straordinaria, dove la genialità dell’artista si mischiava, e a volte si piegava, al sapere dello stampatore.
Quel poco che conosco di questo mondo l’ho imparato dalle parole, dai gesti sapienti e tranquilli dei miei nonni, di un monaco e di un giovane artigiano che viveva come Leonardo. Non mi sono mai reputato un collezionista, semmai un appassionato, anche se le opere dei miei nonni, quelle acquistate da mio padre e quelle, molte, che ho aggiunto lungo tutta la mia vita darebbero quell’impressione. Si tratta di un pezzo della mia vita privata che non amo esternare, far fotografare e tanto meno esibire: sarebbe come mostrare la mia dentatura o dichiarare un mio desiderio recondito.Questa passione mi ha fatto trascorrere una gran parte del mio tempo libero tra gallerie, negozi di antiquariato, atelier di artisti e stamperie. Un tempo per me terapeutico, rigeneratore.
Una sera rincorrevo su internet qualche opera grafica di Piero Pizzi Cannella, artista che adoro, del quale non possedevo nulla. Fu così che capitai nel sito di Albicocco. Mi colpì la qualità delle opere, l’elenco degli artisti che avevano collaborato con quella stamperia. Artisti che ho sempre amato, come Emilio Vedova, Luca Pignatelli, David Tremlett, Giuseppe Santomaso, Carla Accardi, Giuseppe Zigana, Giovanni Frangi. Io credo molto negli appuntamenti, piuttosto che nel destino. E credo che uno di questi fosse proprio con la bottega di Albicocco.Capitò qualche settimana dopo quelle ricerca notturna. Avevo una conferenza a Udine, e mi presentai qualche ora prima alla stamperia. Incontrai così Corrado, anzi il suo placido sorriso. Parlammo per un bel po’ di tempo come ci conoscessimo da anni. C’erano, come per magia, molte cose in comune tre lui e me, oltre all’amore per la grafica. C’era Urbino, innanzitutto. La mitica scuola
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del libro frequentata da mio nonno Mario come insegnante prima della guerra, quella parlata dolce, ironica e calma di chi ha dietro di sé secoli di storia da non esibire, ma da far scorrere come ultimo terminale dai polpastrelli delle dita. E lo capisci da come Corrado apre le cartelle, fa scivolare i fogli sul tavolo come tovaglie di lino, da come li accarezza a sentire l’impressione del torchio e i graffi del disegno imprigionati sulla lastra.Ci sono tornato altre volte in quel luogo ed è sempre stato come la prima volta, perché non c’è mai una copia uguale all’altra se non temi di osservare. Specialmente mi incuriosivano le grandi opere, come la “cattedrale” di Pizzi Cannella o come certe acqueforti di Safet Zec o ancora come gli ultimi lavori eseguiti con David Tremlett. In queste opere enormi, ciclopiche, dove le ripassate di colore diventano una sfida all’impossibile, in tutta questa grandiosità respiro finalmente l’ottimismo dei grandi, di quelli che sanno osare, di quelli che sanno, come mi insegnava mio nonno, come bisogna “buttare il cappello oltre l’attaccapanni”. In Corrado Albicocco vedo tutto questo e oltre: la scelta di fare un mestiere antichissimo e futuribile, la totale mancanza di quella orrenda baldanza che si alza anche tra chi non ha fatto nulla vita, mentre lui, nel suo silenzio operoso raggiunge il massimo da un torchio e una carta filigranata. Abitasse più vicino, andrei più spesso alla sera, dopo una giornata uggiosa a riscaldarmi cuore e anima in mezzo agli inchiostri, ai colori, all’odore di cartoni. Andrei a incrociare il sorriso di Corrado che mi fa vedere come sta venendo l’ultima stampa. Perché, in fondo, così è la vita: una montagna di fogli, uno sopra l’altro, nella speranza che il prossimo, quello che ancora non hai sollevato con delicatezza sia sempre il migliore.
Paolo Crepet
Roma, febbraio 2013
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L’atmosfera è spesso viziata. Le essenze aromatiche dei diluenti impregnano l’aria e saturano il respiro fino all’ebbrezza. I miasmi d’inchiostro e olio di lino, di bitume e trementina, si condensano sulle pagine sporche di vita, mentre le trasparenze luminose delle vetrate filtrano l’aria e catturano anche il più sottile pulviscolo dei sentimenti, anche il più fragile palpito delle emozioni. Quando una matrice incontra il foglio, il respiro della carta si fa profondo e s’arrende, infine, alla pressione del torchio. Si ripete così il miracolo dell’arte grafica e rinasce la bellezza, come a nuova vita. L’estrema genesi dell’opera grafica avviene tutta nel segreto di una stamperia. È un dato di fatto acquisito, consolidato nella tradizione e dalla storia. È in stamperia, in questo luogo misterioso e affascinante, ingombro di materiali e strumenti disposti nell’apparente disordine di un’operosità febbrile e silente, che la matrice incontra il foglio e l’abile mano dello stampatore si misura con l’estro creativo dell’artista, per dare vita, assieme, a quella meravigliosa avventura che è l’opera d’arte grafica. Del rapporto dialettico che s’instaura fra matrice e carta, fra artista e stampatore, fra l’artefice dell’opera e chi la rende materialmente visibile, si appunta l’interesse di questa mostra organizzata nella fastosa residenza di Villa Manin a Passariano; mostra dedicata ai preziosi capolavori grafici e alle edizioni di libri d’artista, usciti dai torchi calcografici di Corrado Albicocco, in quella che, a parere unanime, è considerata una delle ultime stamperie “storiche” ancora in attività; dove è possibile parlare di tradizione tecnica, d’incisione originale e di grafica d’arte ai massimi livelli. Ciò premesso, è bene precisare che il pregio di questa esposizione è di presentare al pubblico un significativo nucleo d’incisioni calcografiche giudicate d’inestimabile valore culturale ed estetico, firmate dai grandi nomi dell’arte contemporanea e appositamente selezionate per far apprezzare i contenuti di un’arte raffinata e coinvolgente, che vanta una tradizione illustre per quanto radicata nella storia della nostra civiltà figurativa; ma è anche un modo semplice e diretto, per far conoscere il lavoro di un professionista serio e preparato, che ha saputo dialogare con gli artisti del proprio tempo, condividendo con loro la passione per la bella stampa, per il segno e la sintesi espressiva di un linguaggio, quello grafico, che nasce quasi a compimento di un miracolo tecnico. Realizzare una stampa d’arte è sempre stata un’operazione assai complessa e articolata, dove le tecniche esecutive, il fattore tempo, l’esperienza, lo spirito di collaborazione e il dialogo che s’instaura fra l’artista o, per meglio dire, l’artefice dell’opera e il suo stampatore, oltreché necessari alle finalità dell’opera, giocano un ruolo fondamentale per la buona riuscita dell’impresa. Diversamente dalle altre tecniche espressive di cui è composto il variegato e multiforme olimpo delle arti figurative, nella produzione di un’opera grafica è concesso all’artista di avvalersi delle competenze tecniche e della professionalità di uno stampatore
Quando la lastra incontra il foglio… i sogni volano!!
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per condurre a termine la fase estrema della sua impresa creativa, senza ledere il principio di originalità e autenticità del manufatto artistico. Nel chiedersi, allora, come nasca una stampa d’arte e attraverso quali processi di lavorazione tecnica questa si realizza nel suo aspetto definitivo, conviene precisare alcuni passaggi obbligati, che renderanno affascinante l’acquisizione dei contenuti espressi coralmente da questa mostra friulana.Per i meno esperti in materia, va detto subito che, sostanzialmente, il processo di elaborazione di una stampa d’arte prevede due fasi esecutive ben distinte. La prima, ha inizio quando un artista prende in mano una lastra, in genere di zinco o di rame - ma anche di legno o altro materiale - e v’incide sopra dei segni. In tal modo, la lastra diventa “matrice” e, in quanto tale, adatta a trasmettere i contenuti di un’immagine su di un altro materiale o supporto fisico, in genere un foglio di carta, e ciò avviene tramite ricercati processi di impressione e stampa non senza l’aiuto di un torchio o di una pressa tipografica. L’impronta o, per meglio dire, l’immagine che si ottiene dalla stampa di una matrice, quando poi assume un’inequivocabile valenza estetica e culturale, deve essere considerata, a tutti gli effetti, opera d’arte; opera che, fra l’altro, ha il pregio di poter esser replicata, serialmente, in molteplici esemplari, tutti simili fra loro e mai uguali. La stampa che si ottiene da una matrice originale è, dunque, l’opera d’arte in senso stretto, l’oggetto della nostra contemplazione estetica e non la matrice da cui trae origine la stampa stessa, come molti sono portati a credere. Inoltre, è bene precisare, onde evitare fraintendimenti ed equivoci di sorta, che quando un’artista pensa di realizzare un’opera grafica, la pensa sempre nei termini di un’opera che nasce seriale, capace di essere riprodotta, che possiede cioè l’inestimabile dono di poter essere replicata in numerosi esemplari. In altre parole: un pittore quando dipinge una tela crea un’opera unica, lo stesso pittore che incide una matrice è già cosciente di creare un’opera multipla, replicabile infinite volte, almeno quanto la tecnica e i materiali lo permettono. In tal modo, la stampa artistica diventa un prodotto culturale di massa, “democraticamente” fruibile da un pubblico sempre più vasto ed informato, costituito non più o non solo da appassionati cultori del bello; fatto questo che rende il manufatto grafico davvero speciale, perfettamente rispondente al principio, enunciato da Walter Benjamin anni or sono, dell’opera d’arte entrata nell’epoca della sua riproducibilità tecnica, che ha definitivamente sconfitto l’aura romantica dell’opera d’arte come testo unico, frutto di una volontà creativa irripetibile. Tornando alla stampa d’arte e alla sua genesi costitutiva, va aggiunto che la seconda fase procedurale inizia dove finisce il lavoro manuale e intellettuale dell’artista; inizia con il lavoro professionale dello stampatore. È lo stampatore, infatti, che interviene nella produzione o riproduzione finale di un’opera grafica, ricavando da una matrice precostituita - previa un’abile inchiostratura -
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quell’immagine che l’artista ha così scrupolosamente inciso, seguendo le tecniche originali dettate dalla tradizione dell’arte incisoria (quali sono, ad esempio: l’acquaforte, l’acquatinta, il bulino, la puntasecca, la maniera a zucchero, la maniera nera, il carborundum e via dicendo, solo per rimanere nell’ambito delle tecniche calcografiche). Ed è sempre lo stampatore che, ascoltando le richieste dell’artista e soddisfacendo le sue esigenze di carattere estetico e tecnico, renderà visibile sul foglio il suo lavoro creativo, il contenuto espressivo e poetico della sua opera, la forma sensibile del suo segno, del suo colore, del suo linguaggio, interpretandone il senso con attenzione e intelligenza, mettendo sempre il proprio mestiere, ma anche la propria sensibilità, al servizio dell’arte. Il prodotto finale che si ottiene è frutto, dunque, di una lunga e paziente gestazione creativa, dove nulla è mai lasciato al caso e ancor meno all’improvvisazione, dove ogni azione e ogni gesto dell’artista e dello stampatore sono calcolati, misurati nella perizia di una maestria che si è affinata in anni di paziente lavoro. Le procedure sono collaudate, scandite da operazioni successive e conseguenti, che richiedono un tempo di esecuzione molto lento e prolungato, dove all’invenzione si sostituisce spesso la maestria tecnica. Attraverso l’esperienza del lavoro, il mestiere e l’arte, Corrado Albicocco, come pochi altri stampatori prima di lui, ha messo sempre d’accordo il foglio con la matrice; dosando sapientemente l’inchiostro per riempire lo spessore dei segni, calcolando la pressione giusta del torchio, con il fine ultimo di rendere visibile ciò che l’artista ha voluto dire, esprimere, comunicare attraverso il suo lavoro creativo. In definitiva, è lo stesso Albicocco, da professionista della stampa d’arte, a dar respiro ai sogni, alle fantasie dell’artista, risolvendo quei problemi tecnici, organizzativi e procedurali, che l’opera grafica, per sua natura, possiede in gran numero.Tutto ciò è visibile attraverso la lettura delle opere esposte in mostra. Dalle puntesecche di Safet Zec e Klaus Karl Mehrkens, alle acqueforti di Giuseppe Zigaina, Emilio Vedova, Mersad Berber, Franco Dugo, ai carborundum di Giovanni Frangi e Piero Pizzi Cannella, alle maniere a zucchero di Luca Pignatelli, Bruno Ceccobelli, alle acquetinte di David Tremlett, Giuseppe Santomaso, Carlo Ciussi, Aldo Colò e Carla Accardi, ai rilievi calcografici di Walter Valentini, spiccano il volo e passano alti tutti i sogni grafici di Corrado Albicocco che, da sagace promotore culturale (sua la rivista “Prova d’Artista”, suoi i cataloghi e le mostre udinesi e urbinati sull’arte grafica, suoi i libri d’artista più pregiati dell’attuale editoria di settore), continua con incrollabile volontà, nella strenua difesa di un’arte che molti giudicano forse sorpassata, d’altri tempi, ma che, invece, si rivela al nostro attento sguardo ancora attuale, perché portatrice d’idee, di forme poetiche e di contenuti culturali sempre nuovi; esempi supremi di un’arte grafica che fa dei suoi interpreti gli ultimi
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demiurghi di una storia millenaria, perché ancora capaci di creare, in questa civiltà ipertecnologica, dei sogni fatti solamente di carta e inchiostro, di materiali poveri divenuti improvvisamente nobili e preziosi, per questo nostro tempo così effimero per quanto fragile, fatto com’è di tecnologie informatiche, di internet, di pixel e di immagini virtuali; sogni grafici che possono ancora riscattare la poesia dell’arte dal suo nulla più assoluto.
Roberto Budassi
Urbino, marzo 2013
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Tra lastra e foglioIntervista a Corrado Albicocco, stampatore
Tra lastra e foglio si consuma il gioco dello stampatore e si misura la sostanza del mestiere. E’ una distanza, piccolissima, in cui tutto ciò che deve accadere accade, e il bon à tirer si fa. Ma è anche il luogo enorme in cui si contraggono misteriosamente anni di lavoro, esperienze, in cui cade per prendere immagine il racconto di un’esistenza professionale. Può anche diventare, come per Corrado Albicocco, una culla da cui ha preso il volo il sogno di una vita. Corrado il tuo percorso nasce intorno a un territorio, quello di Urbino, Urbino è famiglia, amicizie, formazione…
Sì, sono nato a Urbino, nel 1947. A Urbino ho passato l’infanzia, la giovinezza, ho conosciuto mia moglie Brunella, anche lei urbinate, ho fatto le scuole, la Scuola del libro. A Urbino sono nati i miei due figli, Pierluigi e Gianluca.
La scuola che hai frequentato è una scuola prestigiosa in cui sono passati incisori, illustratori, stampatori importanti.
Certo, come Castellani, Piacesi, mio insegnante, e poi Battistoni, Valentini, Ciarrocchi, Fiume Brindisi e sicuramente qualcun altro…Alla Scuola del libro ho seguito l’indirizzo di tipografia editoriale, perchè agli esami attitudinali è lì che ho fatto meglio. Ma la mia passione era la calcografia e quando passavo davanti al laboratorio, guardavo dentro e sentivo gli odori degli inchiostri e delle carte … Mi sembrava un sogno, il sogno di qualcosa che non sapevo ancora e che ha iniziato a prendere forma quando ho aperto la mia stamperia.
Anche in questa mostra hai voluto parlare di sogni, “sogni che volano”. E tu nella tua vita di grandi sogni ne hai avuti più di uno mi pare.
È vero. Da ragazzo sognavo di diventare un calciatore: giocavo a calcio e a un certo punto ho sospeso gli studi per tentare il professionismo. Era un sogno meraviglioso, ma ho fatto molta fatica… per me Urbino era tutto. Ricordo che quando andai a giocare nell’Ancona la prima notte scappai per tornare a casa. Vennero a parlare… a riprendermi e così ho giocato per sette anni tra Avellino, Massa, Venezia e poi Trieste.
Avevi dunque più possibilità. Com’è che hai scelto?
Mentre giocavo feci domanda d’insegnamento all’Istituto Statale d’Arte di Udine, il “Sello”. Era il 1972, avevo 25 anni. La domanda fu accettata e ricevetti l’incarico di alcune ore di Grafica pubblicitaria. Così il primo anno ho giocato e insegnato. E’ stata un’esperienza per me bellissima, ma ricordo che partivo da Massa Carrara all’una e mezzo di notte per essere in tempo a scuola. Prendevo l’autostrada per Firenze, passavo gli Appennini e poi Bologna, Venezia. Arrivavo presto a Udine perché avevo paura della nebbia e alle sette e mezzo ero già a scuola. Poi finivo lezione e ripartivo per Massa in tempo per l’allenamento. Non potevo però giocare e insegnare, era chiaro. L’anno dopo mi comprò la Triestina. Ma era difficile ugualmente. Ho scelto di insegnare e lì è cominciato un discorso nuovo.
E lo stampatore com’è nato?
Lo stampatore è nato quasi di conseguenza o quasi per caso non so. Abbandonai il calcio, feci questa scelta. Avevo affittato una casa dove c’era una cantina grandissima e con Federico Santini, il mio amico di Urbino, insegnava anche lui all’Istituto d’Arte, un giorno ci siamo detti “proviamo
a fare qualcosa”. Ma il mestiere ancora non c’era, sapevamo quel poco che avevamo imparato a Urbino e certo non bastava. Siamo partiti ugualmente, eravamo ragazzi e in un primo momento volevamo divertirci. All’inizio stampavamo cose fatte da noi e così abbiamo cominciato a imparare. Poi sono capitate le occasioni, ci siamo fatti conoscere e abbiamo aperto la prima stamperia in Via Volontari della Libertà. L’affitto costava ventimila lire al mese. Ci pioveva dentro. Eppure gli artisti arrivavano e abbiamo iniziato a stampare cose buone. È stato bellissimo.
Ma andiamo ai tuoi luoghi di lavoro, alle lastre, le carte, gli inchiostri. Raccontaci, chi entrava in stamperia allora?
All’inizio come dicevo eravamo noi ed entrava qualche amico. Poi abbiamo cominciato a prendere contatto con gli artisti, avevamo anche bravi colleghi all’Istituto d’Arte. Con il terremoto abbiamo fatto una cartella con dieci artisti friulani e i nostri orizzonti si sono allargati. Le conoscenze, anche attraverso il calcio, ci hanno consentito contatti col collezionismo. Poi siamo arrivati a Zigaina e Zigaina è stato l’inizio di tutto. Stampare con lui ci ha aperto 100 porte. Subito dopo abbiamo lavorato con Santomaso, poi ancora Vedova, in seguito Castellani, Piacesi, Sughi, mi ricordo molto bene… e Fazzini, Pericle Fazzini. Questi erano gli artisti di allora. Con quasi tutti ho continuato a lavorare per anni e anni, alcuni li stampo ancora oggi, pensa. Poi questa stamperia doveva essere ristrutturata e noi ci siamo dati da fare per trovare un altro luogo. In via Gemona c’era questa tipografia dismessa, era del Comune di Udine, siamo andati lì insomma.
Mi ricordo molto bene questa stamperia. Si chiamava “AS”, era in via Gemona 100.
E come no, C’era questo stanzone
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lungo che abbiamo diviso con due pareti … fatte da mio padre… pensa. C’era la parte per l’amministrazione, c’era sempre un freddo terribile, non so dirti se eravamo contenti quando suonava il telefono. E poi c’era la parte dove si lavorava e lì si stava bene.
E poi qui, in Via Ermes di Colloredo.
Qui sono venuto da solo, nel 1994, sono quasi vent’anni. Il tempo che passa si vede da questo accumulo che cresce in continuazione.
Hai cominciato da ragazzo, quasi per gioco e oggi sei in questo posto meraviglioso circondato dal tuo grande lavoro. Ci sarà stata in questo percorso la consapevolezza a un certo punto di essere uno stampatore per davvero, un momento in cui ti sei detto “ora sono uno stampatore”.
Certamente e lo ricordo bene. È stato quando ho stampato Zigaina. E non era facile accontentarlo sai. Era esigente, né più né meno di oggi. È stato quello per me lo scatto verso una consapevolezza nuova. Col senno di poi, guardando la complessità del mestiere però, fuori da ogni percezione emotiva, è stato con Santomaso, col passaggio al colore che si è completata la mia professionalità. La ricerca sul colore di Santomaso, peraltro pittore veneziano, era difficilissima. Abbiamo molto sbagliato, molto imparato. Però se devo dire, rivedendo quella prima stampa (esposta in mostra ndr.) oggi dico che era già fatta bene. Era il 1978 credo.
Quali sono secondo te le qualità che più hanno aiutato e definito la tua professionalità?
Io mi sento di dire che la qualità migliore che ho è la passione È quella che mi porta a fare e rifare le cose finché non sono come dico io. Anche adesso, dopo trentanove anni di lavoro ed esperienze, adesso che potrei lavorare su quello che ho già
imparato, ogni volta mi rimetto in gioco. Quest’ultima incisione di Carla Accardi per esempio, difficilissima, è stata per me una battaglia. Oppure guarda quella grande acquatinta di Tremlett … sono le ultime che ho fatto sai, ho sessantacinque anni e ne ho fatte di prove e tirature ma ancora ci soffro sopra. E poi c’è la pazienza, ma non parliamo neanche di questo perché senza pazienza lo stampatore non esiste.
Dal punto di vista tecnico cosa metti in gioco di così particolare e importante?
Ma non lo so, l’importante sai sono gli artisti…, se proprio dovessi dire, forse mi aiuta l’attenzione per i materiali che adopero. I materiali sono sempre di grande qualità. Non so come dire: io non ho mai ripreso un materiale di scarto per fare neanche una prova. Ogni fase del mio lavoro merita il materiale appropriato e un’uguale dedizione. Così faccio la bagnatura giusta della carta giusta e via avanti. M’impegno nello stesso modo che si tratti di un piccolo o un grande lavoro, che l’autore sia più o meno importante, che stampi un grande maestro o un ragazzo che comincia. Poi succeda quel che succeda -e guai se non succede niente- io sono pronto a giocarmi l’imprevisto.
Quanto conta l’artista nel tuo lavoro?
L’artista per me è tutto. C’è poco da fare. C’è chi mi dice “ma tu qui ci metti del tuo”. Certo, è naturale. Ma l’artista è tutto. Io rubo agli artisti con gli occhi, guardo, non so come dire, la pastosità, come creano le superfici e cerco di immedesimarmi nel loro lavoro per fargli sfruttare la tecnica più congeniale, per farli arrivare prima.
Mi sembra un ruolo importantissimo questo.
Non lo so, ma capirai che è inutile far lavorare all’acquaforte un artista
che nella sua carriera ha usato solo il pennello. Guarda Pignatelli. Nella pittura lavora a campiture larghe, allora ho cercato di consigliargli questa tecnica, vedi, di maniera zucchero che lui ha adottato.Frangi: anche lui maniera zucchero. Ma quando gli ho fatto vedere le possibilità del carborundum ha subito cambiato e la mostra alla GAMUD (Pasadena, Galleria Arte Moderna di Udine, 2008 ndr.) è tutta al carborundum. Eppure l’altro giorno Frangi era qua e io avevo messo in parte tutte le cose che lui aveva scartato qualche anno fa e gliele ho fatte rivedere. Erano molto belle e lui è ripartito con la maniera zucchero. Pizzi Cannella: ha una rapidità inventiva straordinaria, mettiamoci anche quello. E’ un peccato fermare un artista così con una tecnica lenta. E allora bisogna mettere anche lui nella condizione ottimale.
Tra le persone ti senti di dover qualcosa a qualcuno?
Devo molto a tutti, ognuno mi ha dato qualcosa e ha avuto qualcosa da insegnarmi. Ogni tanto penso a Santomaso e cosa ha significato per me lavorare con lui, penso a quanto ho imparato.Non è che mi abbia “insegnato” sai, nessuno t’insegna niente. Ma solo vedendolo lavorare ho appreso molto e certe cose per me sono ancora fondamentali. Poi certo con Vedova, Zigaina, come si fa a non imparare da loro. Solo a stargli vicino, a guardarli mentre lavorano si apre un mondo … e poi mi vogliono bene come un figlio. E ancora Zec, Dugo, grandi incisori, sono amici fraterni. Sai poi io tendo ad affezionarmi alle persone e questo magari può essere un rischio, ma va bene così.
Senza grandi gesti o grandi discorsi ci sono piccole cose o situazioni che aiutano moltissimo: la parola giusta al momento giusto per esempio. Ne sai qualcosa?
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Certo, come no. Ricordo per esempio che ero al torchio con Vedova. Avevamo lavorato tutto il giorno e adesso eravamo in quel momento magico della stampa, quando il foglio esce dal torchio. Un momento per me di grande trepidazione capirai. E’ lì che c’è la verifica del lavoro. Esce il foglio, lo giro e lo stendo bagnato sul tavolo. Vedova guarda… io zitto, col fiato sospeso, figurati… e Vedova dice piano: “Riuscissi a fare in pittura quello che faccio nell’incisione”.
Troppo bella, regalacene un’altra, chissà quante ne hai.
Mi viene in mente, sempre Vedova, una cosa che ancora mi aiuta quando mi prendono i dubbi… mi aiuta ricordare che Vedova, quando le grandi stamperie lo contattavano perché volevano lavorare con lui, rispondeva “io il mio stampatore ce l’ho”. Guarda che parlo delle stamperie storiche, quelle che avevano stampato Afro, Burri, quelle che hanno fatto la storia dell’incisione italiana insomma.
C’è stato qualche avvenimento che ha cambiato il tuo percorso, un’occasione, un colpo di fortuna, una persona, che ti ha aiutato?
Devo dire che c’è più di qualcuno che mi ha aiutato. Ma ricordo una persona una volta, forse era il ‘97 che mi telefonò e mi disse “le faccio una proposta indecente”. Voleva in sostanza acquistare a prezzo bassissimo una quantità importante di libri d’artista. La proposta era veramente indecente e ricordo che presi tempo, non sapevo cosa dire… e ne parlai con il Maestro coinvolto nell’edizione. E questi mi disse “accetta anche se il prezzo non merita, perché questa persona deve avere un grande interesse e deve capirci bene. Non si sa mai”. E aveva ragione, perché si trattava di un cultore, un grande appassionato che m’introdusse nelle sue conoscenze e mi portò da artisti milanesi e romani
di una generazione nuova che hanno portato linfa importantissima alla mia stamperia, le hanno dato slancio, apertura, continuità. Parlo di Frangi, Pignatelli, Pizzi Cannella, Nunzio e ancora altri artisti allora giovanissimi con idee innovative che si sono dimostrate di grande forza anche nel campo della grafica.
Con questo racconto ci hai portato alle Edizioni del Tavolo Rosso, che dal 1994 hanno fatto di te anche un editore. Si tratta di edizioni di libri d’artista che tu idei, stampi, confezioni e curi sotto ogni aspetto. Si pongono nel mondo editoriale come un caso importante, raffinato, esclusivo per un pubblico importante, raffinato, esclusivo. Cosa significa dedicarsi a questo lavoro, intendo come progetto anzitutto?
Diciamo pure che come progetto è “spericolato”, nel senso che il libro d’artista da un punto di vista economico è un vero e proprio azzardo. Ma ancora una volta entra in gioco la passione che si unisce all’obiettivo. Che è sostanzialmente quello di offrire a un pubblico che dicevi un prodotto di qualità, ma anche di creare alleanze culturali intono alla grafica d’arte.Attraverso il libro d’artista metto in comunicazione autori legati all’espressione letteraria e autori d’arte visiva. Con questo, parlo sempre da un punto di vista di progetto e non del libro d’arte come prodotto “estetico”, cerco di creare e diffondere cultura grafica e interesse attorno ad essa.
Andiamo allora alla “Prova d’artista”, il periodico semestrale della stamperia, che nella direzione di Roberto Budassi, dal 2003 si pone come strumento d’informazione, aggiornamento, approfondimento storico in relazione alla grafica d’arte.
Certo e anche in questo senso la cultura grafica si diffonde e l’operazione è proprio finalizzata a questo. Le riviste di grafica in Italia
sono ben poche sai. Evidente che non ci possono essere risultati economici immediati. Si tratta piuttosto di far convergere alte figure culturali, anche di diversa natura, attorno al discorso della grafica d’arte in modo che vi sia un “giro” di pensiero intorno ad essa. Si forma in questo modo una condivisione e diffusione colta della grafica; si eleva il valore, quello invisibile intendo, della grafica che se ne avvantaggia sotto più punti di vista.
Corrado abbiamo parlato molto e ci sarebbe ancora tanto da dire. E ci sono ancora molte cose da fare, capisco bene che i materiali nella tua stamperia cresceranno e cresceranno ancora. Il sogno dello stampatore si è allora realizzato? O forse, per il sognatore che sei, c’è ancora un sogno nascosto che deve prendere il volo?
E come no! Io a questo punto vorrei avere un archivio ordinato, chissà mai. Ma il sogno grande è quello di poter verificare il mio lavoro in grandi esposizioni. Mi piacerebbe per esempio, come adesso che sto preparando la mostra delle grafiche di Kounellis, vedere il mio lavoro esposto bene, rendermi conto dell’insieme, poter percorrere la mia storia e trovarmela davanti come in un film. Anzi come in un sogno. E’ questo oggi il mio sogno. Come vedi “è un sogno che vola” e i sogni che volano non finiscono mai.
Francesca Agostinelli, marzo 2013
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Carla Accardi nasce a Trapani nel 1924. Conseguita la maturità classica nella sua città, frequenta l’Accademia di Belle Arti a Palermo e a Firenze per poi trasferirsi, nel 1946, a Roma. Lo stesso anno compie il suo primo viaggio a Parigi. Nel 1947 firma il manifesto “Forma I” e l’anno dopo partecipa alla XXIV Biennale di Venezia. A Milano, nel 1950, entra in contatto con il “Mac”, il Movimento Arte Concreta e a Roma con il “Gruppo Origine”, fondato nel 1951 da Burri, Capogrossi, Bollacco e Colla. Dal 1954 Michel Tapié si interessa alla sua opera nell’ambito dell’ “Art autre” ed entra a far parte della parigina Galerie Stadler. È nuovamente alla Biennale di Venezia nel 1964 e nel 1988 con una sala personale e, nel 1995, partecipa alla mostra The Italian Metamorphosis al Guggenheim Museum di New York. Tra le pioniere del femminismo in Italia, fa parte con Carla Lonzi del gruppo “Rivolta Femminile”. Nel 1996 è nominata membro dell’Accademia di Brera e, nel 1997, fa parte della Commissione per la Biennale di Venezia nel ruolo di consigliere. Figura di spicco nel panorama internazionale, Carla Accardi espone in tutto il mondo e le sue opere sono nelle principali collezioni pubbliche e private a livello internazionale. In campo grafico la sua ricerca conta poche esperienze che seguono la sua complessiva ricerca pittorica, orientata verso quell’esaltazione del segno-colore in chiave aniconica, che rende l’artista tra i massimi esponenti dell’astrattismo italiano. Una sua incisione, stampata da Corrado Albicocco, partecipa al libro d’arte “Carlo Bo. La natura del critico” con introduzione di Achille Bonito Oliva e una poesia di Mario Luzi, pubblicato nel 2001 per le Edizioni del Tavolo Rosso. Nel 2012 Corrado Albicocco stampa in acquatinta a 3 colori “Azzurro, rosso su nero”. Carla Accardi vive e lavora a Roma.
Carla Accardida “La natura del critico”, 2001xilografia, mm. 124x150
Carla Accardi
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Carla AccardiAzzurro, rosso su nero - 2012acquatinta, mm. 344x493
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Nato a Bosanski Petrovac (Bosnia - Erzegovina) nel 1940, Mersad Berber frequenta la Facoltà di Architettura di Zagabria, quindi i corsi di pittura e incisione all’Accademia di Lubiana con Božidar Jakac, France Miheli�, Gabrijel Stupice e poi con Riko Debenjak. La sua prima mostra personale risale al 1965, quando venticinquenne presenta le sue opere alla Galleria Comunale di Lubiana. Da allora espone in musei e gallerie di tutto il mondo ed è presente nelle più importanti rassegne internazionali di grafica. Nel 1983 è professore associato di pittura all’Accademia di Sarajevo e nel 1984 la Tate Gallery di Londra acquista un suo lavoro. Tra il 1980 e il 1985 realizza il cartone animato “Tempo Secondo”, prodotto dalla Zagreb Film. Progetta scenografie e costumi per i teatri di Lubiana, Zagabria e Sarajevo. Riceve numerosi riconoscimenti e premi: a livello internazionale, vanno ricordati quelli alla Biennale Internazionale di São Paulo (Brasile), alla Biennale del Mediterraneo ad Alessandria d’Egitto, alla Biennale di arte grafica di Tokyo, il premio ICOM a Montecarlo, il Grand Prix dell’Accademia Lalit Kala alla Triennale di New Delhi, il Gran Premio Internazionale alla Triennale di Grafica di Cracovia (Polonia). Dedito all’attività grafica sin dalle origini della sua definizione artistica, Berber caratterizza la sua ricerca per lo sperimentalismo tecnico che spinge la grafica oltre lo specifico nell’uso di prelievi, collages e mezzi del tutto originali. Le soluzioni conducono l’origine figurativa e classica del suo mondo iconologico verso territori aperti a contaminazioni linguistiche nuove e personali. Dopo alcune collaborazioni episodiche, dal 1999 Mersad Berber intrattiene un rapporto continuativo con Corrado Albicocco e oggi sono circa cinquanta le lastre nate dal loro lavoro. Dal 1992 fino alla morte, avvenuta nell’ottobre 2012, Berber ha vissuto e lavorato tra Zagabria e Dubrovnik.
Mersad Berber
Mersad BerberSenza titolo, 1999acquaforte, collage, mm. 500x500
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Mersad BerberUna grande allegoria II,1999acquaforte, collage, mm. 1000x2000
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Mersad BerberUna grande allegoria, 1999acquaforte, collage, mm. 1000x2000
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Mersad BerberUna grande allegoria I, 1999acquaforte, collage, mm. 1000x2000
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Mersad BerberImmigrato,1999acquaforte, collage, mm. 705x470
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Nato a Montecastello di Vibio (Pg) nel 1952, Ceccobelli frequenta l’Accademia di belle Arti di Roma. Con alcuni compagni di studi, tra cui Piero Pizzi Cannella, Marco Tirelli, Nunzio Di Stefano, occupa l’ex-pastificio Cerere nel quartiere San Lorenzo, dando vita alla “Nuova Scuola Romana” o “Officina San Lorenzo”, storicizzata nel 1984 da Achille Bonito Oliva e riconosciuta istituzionalmente nel 2009 con una retrospettiva al MART di Rovereto. Nel 1977 Ceccobelli tiene la sua prima mostra personale e abbandona alla fine del decennio le iniziali ricerche concettuali per recuperare tecniche e modalità della pittura, della scultura. In questi anni si accosta alla grafica. Nel 1984 è presente alla Biennale di Venezia nella sezione “Aperto”; nel 1986 nella sezione “Arte e Alchimia” e alla Quadriennale di Roma. Espone a Parigi, New York, Roma, Madrid, Venezia, Londra, Francoforte, Basilea, Colonia, Vienna, Montreal, Lubiana. Nel 2005 è Direttore dell’Accademia di Belle Arti di Perugia. L’attività grafica di Bruno Ceccobelli muove nel clima romano degli ultimi anni Settanta e si affianca alla pittura facendo propri i valori alchemici e spirituali che caratterizzano la sua complessiva ricerca artistica. Dal bulino alla puntasecca all’acquaforte -tecniche che spesso interagiscono nella stessa opera- Ceccobelli ama l’invenzione e la sperimentazione. Predilige la tiratura bassa, in favore di un ampio numero di lastre; ama la gamma dei grigi quanto lo sperimentalismo cromatico. Risulta ampia anche la sua partecipazione ai libri d’artista, tra cui, per le Edizioni del Tavolo Rosso, “Chi vede trasforma”, pubblicato nel 2003 con sette sue incisioni stampate da Corrado Albicocco. Nel 2010 l’esposizione “In carta sogni. Opere su carta 1980-2010,” realizzata a Pescara, storicizza per la prima volta le principali opere grafiche di Ceccobelli. Nel 2011 partecipa all’esposizione “Meravigliosa natura. La natura morta incisa nel XX secolo”, realizzata presso la Stamperia Albicocco a Udine e la Casa di Raffaello a Urbino.Negli ultimi anni, dopo una carriera trascorsa quasi interamente a Roma, Ceccobelli ritorna a Montecastello di Vibio, dove vive in una torre di guardia medievale.
Bruno Ceccobelli
Bruno Ceccobellida “Chi vede trasforma”, 2003maniera a zucchero, mm. 500x350
Bruno Ceccobellida “Chi vede trasforma”, 2003maniera a zucchero, mm. 500x350
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Bruno CeccobelliTre non più, 2005maniera a zucchero, mm. 955x765
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Bruno CeccobelliSenza titolo, 2013maniera a zucchero, mm. 1300x1000
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Livio Ceschin nasce a Pieve di Soligo nel1962. Si diploma, nel 1982, all’Istituto Statale d’arte di Venezia. Inizia a incidere nel 1991. Gli esordi artistici sono legati allo studio dei maestri incisori del passato, copiando le opere grafiche di Rembrandt, Tiepolo e Canaletto. Alterna in seguito “esercizi di copiatura” su opere di Barbisan, Pitteri e Velly. Nel 1992 si iscrive all’Accademia Raffaello di Urbino e frequenta il Laboratorio di Calcografia del Maestro Incisore Paolo Fraternali. Nel 1994 ottiene il primo riconoscimento: I° Premio al concorso “Premio Arte - Giorgio Mondadori Editore” con l’opera “Riflessi sull’acqua”. Dal 1994 al 1998 gli sono state dedicate numerose Esposizioni in Italia e all’estero presso Gallerie e Istituti di Cultura italo-stranieri. Da ricordare la più importante in Italia presso la Galleria Linati di Milano nel 1998 con la pubblicazione di un catalogo curato dal critico d’Arte Tino Gipponi. Dal 2000 al 2002 partecipa a Biennali e Triennali di grafica; fra le più importanti, quelle di Lubiana, Cracovia e Ourense in Spagna.Nel 2002 entra a far parte della Royal Society of painter-Printmakers di Londra.Nel 2003 gli viene conferito il I° Premio alla Biennale Internazionale Acqui Terme con l’incisione “Nel sottobosco, tra betulle e foglie”. Dal 2004 stringe rapporti di amicizia con lo scrittore di Asiago Mario Rigoni Stern e con l’incisione “Stradina d’inverno” illustra la copertina del libro “La storia di Tönle” per l’edizione polacca. La collaborazione con la Stamperia d’arte Albicocco risale al 2009.Ceschin vive e lavora a Collalto, un piccolo paese in provincia di Treviso.
Livio CeschinParadisi nascosti, 2011acquaforte, mm. 585x940
Livio Ceschin
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Livio CeschinGiardini marginali, 2009acquaforte, puntasecca, mm. 920X595
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Carlo Ciussi
Carlo CiussiSenza titolo, 1982,acquatinta, mm. 426x421
Nato a Udine nel 1930, Carlo Ciussi avvia tredicenne la sua formazione artistica nello studio di Fred Pittino. Dal 1945 al 1949 frequenta il liceo artistico di Venezia, e già nel 1953 tiene la sua prima mostra personale al Circolo ufficiali in Palazzo Barberini a Roma, mentre nel 1955 partecipa alla VII Quadriennale romana. Nel 1964 è invitato alla XXXII Biennale di Venezia e nello stesso anno espone a Milano alla Galleria Stendhal. Apre nel 1965 a Milano un secondo studio e vive tra Udine e Milano. Da allora la sua attività espositiva non conosce soste e le sue opere vengono esposte in mostre personali fra Trieste, Milano, Roma, Firenze, Zurigo, Parigi, Zagabria, Esslingen, Lubiana, mentre nel 2011 i Civici musei di Udine dedicano al suo lavoro l’esposizione “Carlo Ciussi 1964-2011” negli spazi di Casa Cavazzini. La sua attività grafica inizia nel 1963 alla Litografia Chiesa di Udine; procede affiancando l’attività pittorica e completandone gli assunti in termini di contenuto e soluzione formale. Sulle lastre trova immagine il suo mondo di metafisica armonia, reso attraverso forme geometriche in dialogo metamorfico e dinamico. La ricerca grafica concorre alla complessiva analisi sulla forma e sui suoi principi, che l’artista conduce talora in grande formato. Tecnicamente curioso, Carlo Ciussi opera inizialmente in acquaforte e acquatinta, per sperimentare le possibilità offerte dalle soluzioni grafiche maggiormente “pittoriche”, come l’acquatinta o il carborundum. Nel 2003, per le Edizioni del Tavolo Rosso, partecipa con una incisione a “Cjantadis”, libro d’arte con testi poetici di Elio Bartolini. Nel 2008 espone una personale di opere grafiche negli spazi della Stamperia d’arte Albicocco. Carlo Ciussi si spegne a Udine, nell’aprile 2012, all’età di 82 anni. I suoi materiali artistici sono depositati presso lo Studio Invernizzi a Milano che ne cura l’archiviazione e la valorizzazione.
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Carlo CiussiSenza titolo, 1965, acquaforte e acquatinta, mm. 840x975
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Carlo CiussiSenza titolo, 1993, acquatinta, mm. 690x796
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Carlo CiussiSenza titolo, 1996, acquatinta, mm. 247x377
Carlo CiussiSenza titolo, 1996acquatinta, mm. 273x348
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Carlo CiussiSenza titolo, 2007,acquatinta, mm. 990x1994
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Carlo CiussiSenza titolo, 2006, acquatinta, mm. 990x770
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Carlo CiussiSenza titolo, 2008, acquatinta, mm. 720x720
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Carlo CiussiSenza titolo, 2007, acquatinta, mm. 463x385
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Carlo CiussiSenza titolo, 2011, acquatinta, mm. 616x410
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Nato a Modena nel 1928, Aldo Colò si trasferisce con la famiglia a Cividale del Friuli nel 1933. Dopo gli studi classici, si iscrive alla facoltà di Medicina presso l’Università di Padova, ma abbandona l’università per diplomarsi all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Inizia l’attività espositiva non ancora ventenne all’insegna di un’attenta figurazione, approfondita in seguito attraverso importanti viaggi-studio in Europa.Nei primi anni Sessanta Colò inizia a elaborare composizioni di calibrato geometrismo, in grado di trascendere i dati della materia sensibile in linguaggio puro di segni, forme, colore, luce. Su questi presupposti si innesta la ricerca grafica nel decennio successivo, che mai si discosterà nel significato dalla ricerca pittorica dell’artista. Colò muove tecnicamente nella predilezione per l’acquaforte e l’acquatinta, ma si dedica con curiosità alle tecniche incisorie dove più vivo è il carattere sperimentale, come nelle ultime opere del 2009 realizzate, nero su nero, con la tecnica del carborundum unita all’acquatinta. Anche a livello espositivo l’opera grafica ha accompagnato dagli anni Ottanta l’attività pittorica, pervenendo talora a situazioni espositive autonome come, tra tutte per importanza, l’esposizione antologica nel 2009 presso la Stamperia d’Arte Albicocco. Ha partecipato nel 2010 all’esposizione “Incisione Contemporanea in Friuli” organizzata a Villa Manin (Ud) dalla Triennale Europea dell’Incisione. Nel 2003, per le Edizioni del Tavolo Rosso dirette da Corrado Albicocco, partecipa con una incisione a “Cjantadis”, con testi poetici di Elio Bartolini. Aldo Colò vive a Cividale del Friuli e lavora nello studio di Premariacco (Ud).
Aldo ColòTempesta molecolare, 2004acquaforte, acquatinta, mm. 700x700
Aldo Colò
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Aldo ColòMolecole in riordino - 2009acquaforte, acquatinta e collage, mm. 348x500
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Aldo ColòOvale, 1993acquaforte, acquatinta, mm. 173x226
Aldo ColòSenza titolo, 2004acquaforte, acquatinta, collage, mm. 313x430
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Aldo ColòMolecole, 2009acquaforte, acquatinta, mm. 347x348
Aldo ColòSu quadrato bianco, 2009acquatinta, puntasecca, mm. 470x425
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Aldo ColòIncisione nigra, 2009acquatinta, carborundum, mm. 498x800
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Aldo ColòNero su grigio, 2009acquatinta, carborundum, mm. 493x590
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Aldo ColòIncisione nigra, 2009acquatinta, carborundum, collage, mm. 662x510
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Aldo ColòOvale bruno, 2009acquatinta, mm. 445x576
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Alex Corno nasce a Monza nel 1960. Si diploma nel 1982 in Scultura all’Accademia delle Belle Arti di Brera a Milano. Terminati gli studi, insegna per un decennio alle scuole statali, per poi dedicarsi interamente alla propria ricerca artistica. Negli anni Ottanta, partito da una scultura composta di assemblaggi di oggetti di recupero ridipinti, approderà a un lavoro attento alla struttura e allo spazio da esso determinato. Vanta sculture ed opere presso numerose collezioni pubbliche e private. Ha esposto in numerose mostre in Italia e all’estero. Si sottolineano nel 1991” Di ferro e d’acciaio” presso Cavenaghi Arte, Milano; 1995 “Saldature Ascendenti” presso la Galleria San Carlo a Milano; 1996 “Tangibile” allo Studio Reggiani, Milano; 2006 “Alex Corno” alla Galleria Antologica di Monza; 2010 “Tikum Olam: Conflict & Harmony”, Downtown Studio Art Gallery, Colorado Springs, USA; Collezione Pubblica della Provincia di Milano, Idroscalo, Milano.Inizia l’attività incisoria alla fine degli anni ‘90 quando incontra Corrado Albicocco in occasione della realizzazione del libro d’artista “Filando i remi” con testi di Pia Fontana. Continua poi assiduamente nell’attività incisoria, fino alla realizzazione, nel 2013, di 4 opere a carborundum. Vive e lavora a Biassono.
Alex CornoScultura, 2000, acquatinta e puntasecca, mm. 272x224
Alex Corno
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Alex CornoL’idea della scultura, 2001, ceramolle, collage, mm. 645x490
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Alex CornoOrange, 2013 acquatinta, mm. 770x533
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Alex CornoScultura, 2013 carborundum, mm. 815x515
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Tonino Cragnolini nasce a Tarcento (UD) nel 1937. Consegue il diploma all’Accademia di Venezia ed espone per la prima volta nel 1958 a Udine, in Palazzo Kechler. Pittore e disegnatore, dalla metà degli anni Settanta si dedica anche alla tecnica dell’incisione, conseguente a una ricerca artistica che fa del segno elemento costruttivo ed espressivo primario. Lavorando prevalentemente in acquaforte, si rivolge tematicamente al racconto che mutua da situazioni storico-letterarie e rivisita con piglio immaginifico e visionario. Soggetto spesso sono le grandi contrapposizioni del Friuli storico, quanto riti e oscurità di una cultura popolare che si stagliano sul fondo di un paesaggio culturale fortemente radicato negli umori di un Friuli arcano e razionalmente indecifrabile. Sulla lastra prendono immagine gli oscuri fatti della rivolta contadina della Zobia grassa quanto l’uccisione del Patriarca Bertrando, i miracoli del santuario di Trava come il processo del tribunale dell’inquisizione al mugnaio Menocchio. Il percorso grafico di Tonino Cragnolini si sviluppa attraverso cicli che hanno trovato esposizione antologica nel 1997 presso la Stamperia d’Arte Albicocco (UD). Sempre in riferimento alla grafica, ha partecipato tra le altre all’esposizione “Incisione Contemporanea in Friuli” organizzata a Villa Manin (UD) dalla Triennale Europea dell’incisione. Ha collaborato con un’acquaforte al libro d’arte “Cjantadis” di Elio Bartolini realizzato nel 2003 per le Edizioni del Tavolo Rosso. Ha partecipato all’esposizione “Meravigliosa natura. La natura morta incisa nel XX secolo” presso la Stamperia d’arte Albicocco a Udine nel 2011. Per una costruzione critica del lavoro di Cragnolini la documentazione si trova presso l’Archivio per l’Arte Italiana del Novecento a Firenze. Vive e lavora a Tarcento.
Tonino Cragnolini
Tonino CragnoliniDa Gulliver ai miracoli di Trava, 1997, acquaforte, mm. 585x792
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Tonino CragnoliniLa lastra, 1997, acquaforte, mm. 575x780
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Tonino CragnoliniZoiba grassa 1511. Una storia friulana, 1997, acquaforte, mm. 800x600
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Piero Dorazio nasce nel 1927 a Roma dove, terminati gli studi classici, studia per quattro anni architettura. Molto giovane, nel 1944, incontra la corrente astrattista della capitale ed inizia una serie di collaborazioni con i suoi protagonisti. Dal 1945 partecipa come esponente di spicco all’attività del gruppo Arte Sociale. Assieme agli amici Lucio Manisco, Mino Guerrini e Achille Perilli frequenta nel primo dopoguerra lo studio di Renato Guttuso, ma ben presto si allontanò dalle tesi del realismo socialista ed aderì al movimento dell’astrattismo.Nel 1947 figura tra i firmatari del manifesto Forma 1, assieme a Ugo Attardi, Pietro Consagra, Mino Guerrini, Achille Perilli, Antonio Sanfilippo, Giulio Turcato e Carla Accardi. Sempre nel 1947 vince una borsa di studio dell’École nationale supérieure des beaux-arts di Parigi, dove risiederà per un anno. Con Perilli e Guerrini nel 1950 apre in via del Babuino, a Roma, la libreria-galleria “L’Age d’Or”, che nel 1951 si fonderà con il gruppo “Origine” di Mario Ballocco, Alberto Burri, Giuseppe Capogrossi, Ettore Colla, dando vita alla “Fondazione Origine”, nel cui ambito Colla e Dorazio pubblicano la rivista “Arti Visive”. Nel 1953 Virginia Dortch diventa sua moglie e si stabiliscano a New York dove tenne le sue prime esposizioni personali nella Wittenborn One-Wall Gallery e nella Rose Fried Gallery nel 1954. Durante il suo soggiorno negli Stati Uniti venne a contatto con le personalità più importanti dell’epoca come i pittori Willem de Kooning, Mark Rothko, Jackson Pollock, Barnett Newman, Robert Motherwell ed il critico d’arte Clement Greenberg. In questo periodo, Dorazio si concentra anche sullo studio degli scritti di Kandinsky, la cui teoria sugli aspetti immateriali della pittura lo influenzerà notevolmente. Nel 1959 partecipa a Documenta 2 a Kassel. Nel 1960, fonda il dipartimento di belle arti alla School of Fine Arts nella Pennsylvania University di Philadelphia, che negli anni sessanta era stata riconosciuta come la scuola d’arte e di architettura migliore degli Stati Uniti e della quale ricoprirà l’incarico di direttore sino al 1967. Espose in tre edizioni della Biennale di Venezia nel 1960 dove, invitato da Lionello Venturi gli viene dedicata una sala personale, poi nel 1966 e nel 1988. Nel 1965 partecipa alla mostra “The responsive eye” al MoMA di New York. Nel 1966 dopo la seconda partecipazione alla Biennale di Venezia espone alla Galerie Im Erker, a San Gallo dove con Giuseppe Ungaretti instaurerà un sodalizio artistico: infatti per l’occasione Ungaretti scrisse un saggio sulla sua pittura per la presentazione del catalogo mentre, nel 1967, sarà Dorazio a realizzare una serie di grafiche per accompagnare la raccolta di poesie di Ungaretti intitolata “La luce”. Nel 1974 si trasferisce definitivamente a Todi, dove acquistò un antico eremo Camaldolese; qui continuò a creare fino all’2005 anno della sua morte. L’incontro con Corrado Albicocco avviene nel 1989; l’occasione è la realizzazione di una serie di grafiche all’acquatinta destinate al Premio Nonino.
Piero Dorazio
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Piero DorazioFiore di maggio, 1989acquatinta, mm. 520x342
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Franco Dugo nasce a Gargaro (Grgar), in Slovenia, nel 1941. Si forma da autodidatta ed espone la prima volta presso la Galleria “Il Torchio” di Gorizia nel 1972. Nello stesso anno rivolge il suo interesse alla calcografia; studia le opere di Dürer, Rembrandt, Goya, Picasso maturando riferimenti stilistici e tecnici propri delle più alte esperienze legate alla storia della grafica.Per anni l’incisione occupa un posto preminente nella sua produzione, così da rendere l’artista presenza costante nelle più importanti rassegne nazionali e internazionali legate allo specifico calcografico. Partecipa alla Biennale di Lubiana nel 1983, 1985, 1987 e 1989; è presente alla Biennale di Bradford nel 1986 e Tokio nel 1986 e 1987; partecipa all’Intergrafik di Berlino nel 1987 e 1990, alla Triennale europea dell’Incisione del 1987 e a quella del 2010 dedicata all’incisione contemporanea in Friuli. Nel 1990 è invitato, e poi premiato, al XXX Premio Suzzara. In quell’anno il Comune di Gorizia allestisce un’antologica sulla sua opera incisoria, con scritti in catalogo di Mario De Micheli, Guido Giuffrè, Vittorio Sgarbi e Marco Goldin. Nel 1995 la Stamperia d’arte Albicocco dedica un’ esposizione monografica al suo lavoro presentata da Paolo Maurensig. Nel 2011 partecipa all’esposizione “Meravigliosa natura. La natura morta incisa nel XX secolo” realizzata nella Stamperia d’arte Albicocco e a Urbino nella Casa natale di Raffaello. Nel 2013 Dugo presenta a Gorizia una personale dal titolo “Picasso e altro maestri”, autentico tributo dell’artista alle grandi figure di riferimento nella storia dell’arte incisoria.Dal 1989 al 1995 è docente di Tecniche dell’incisione all’Accademia di Belle Arti di Venezia, nel 1996 all’Accademia di Belle Arti di Firenze.Nella collaborazione con la Stamperia d’arte Albicocco, nel 1999 ha realizzato otto incisioni per “Poco prima del temporale”, libro d’arte su testo di Fulvio Tomizza stampato per le Edizioni del Tavolo Rosso e ha partecipato a “Cjantadis”, edito sempre per le Edizioni del Tavolo Rosso, su testo di Elio Bartolini (2003). Franco Dugo vive e lavora a Gorizia.
Franco DugoOmaggio a Caravaggio, 1979acquaforte, acquatinta, mm. 601x500
Franco Dugo
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Franco DugoLess liaisons dangereuses, 1978acquaforte, acquatinta, mm. 800x600
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Franco DugoScheda di Vincenzo Perugia, 1982puntasecca, acquaforte, acquatinta, ceramollemm. 598x500
Franco DugoRembrandt, 1978puntasecca, mm. 401x499
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Franco DugoLa modella, 1984acquaforte, puntasecca, mm. 1200x850
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Franco DugoBoxeurs, 1989puntasecca, mm. 500x800
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Franco DugoGrande cipresso, 1993acquaforte, mm. 666x1000
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Franco DugoDeposizione, 1999puntasecca, mm. 2000x1000
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Franco DugoIl cavaliere, la morte e il diavolo, 2005acquaforte, puntasecca, mm. 1000x1000
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Franco DugoIl bagno degli uomini, 2005acquaforte, mm. 1300x1000
76
Franco DugoLe quattro streghe, 2005acquaforte, puntasecca, mm. 1000x750
77
Franco DugoPicasso, 2013acquaforte, mm. 990x650
Franco DugoPicasso, 2013puntasecca, mm. 990x658
78
Giovanni Frangi nasce a Milano nel 1959 e si diploma all’Accademia di Belle arti di Brera nel 1982. Il 1983 è l’anno della sua prima personale alla galleria La Bussola di Torino, quindi nel 1986 espone alla Galleria Bergamini di Milano presentato da Achille Bonito Oliva. Dal 1989 uscite internazionali lo vedono a Berna, Barcellona, New Orleans, Hong Kong, Marsiglia, San Francisco, Los Angeles, Pechino, Hanoi, Francoforte, Bruxelles. Nel 2000 approda alla scultura attraverso grandi opere di carta e gommapiuma sostenuto da una viva curiosità sulle possibilità tecniche del fare artistico che lo conduce anche all’affondo della tecnica calcografica già sperimentata all’interno degli studi a Brera e cresciuta all’interno della sua complessiva dimensione artistica. Avvia nel 2000 la collaborazione con lo stampatore Corrado Albicocco e nel 2001 realizza sei incisioni per il libro d’arte “Estate a notte. (Instabilia loci)”, con testi di Luca Doninelli, pubblicato per le Edizioni del Tavolo Rosso. Sempre nella collaborazione con Corrado Albicocco, realizza una serie di incisioni che seguono tematicamente la sua pittura, con i cicli legati a Estate a notte (2001) a Dora Baltea (2004), a Sassi (2008), Pesci (2008). Realizza ed espone nel 2008 alla Gamud di Udine “Pasadena”, un ciclo di trenta incisioni al carborundum ispirate alle piante dell’Huntington Botanical Gardens. La mostra andrà poi a Bolzano, a Novate e a Francoforte. Nel 2011 prende parte alla collettiva “Meravigliosa natura. La natura morta incisa nel XX secolo” presso la Stamperia Albicocco di Udine e a Urbino nella Casa di Raffaello. Nel 2012 espone “Meravigliosa natura. Il paesaggio inciso nel XX secolo” sempre tra Udine e Urbino.Lo sperimentalismo tecnico, unito a una grande rapidità esecutiva, lo conduce a una produzione grafica rilevante, che rimane ancorata nel senso profondo del soggetto e nelle scelte tecniche all’impianto pittorico e naturalista del suo agire artistico. Maniera zucchero e acquatinta, acquaforte e carborundum trovano unione nell’affrontare la lastra di zinco nell’adozione del bianco e nero e del grande formato, entrambi funzionali all’espressione libera del segno. Giovanni Frangi vive e lavora a Milano.
Giovanni FrangiSan Giorgio, 2004acquatinta, mm. 1000x1750
Giovanni Frangi
79
Giovanni FrangiSenza titolo, 2004acquatinta, mm. 485x698
80
Giovanni FrangiSubacqueo, 2008acquatinta, mm. 487x641
81
Giovanni FrangiSubacqueo, 2008acquatinta, mm. 1000x1290
82
Giovanni FrangiMakana, 2008acquatinta, mm. 790x570
83
Giovanni FrangiSassi, 2008acquatinta, mm. 790x570
84
Giovanni FrangiSunflowers VI, 2008carborundum, mm. 500x700
Giovanni FrangiSunflowers VIII, 2008carborundum, mm. 500x700
Giovanni FrangiSunflowers VII, 2008carborundum, mm. 500x700
Giovanni FrangiOhara, 2008carborundum, mm. 500x700
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Giovanni FrangiIchiyo, 2008carborundum, mm. 500x700
Giovanni FrangiShofutai, 2008carborundum, mm. 500x700
Giovanni FrangiAloe, 2008carborundum, mm. 500x700
Giovanni FrangiNinfee, 2008carborundum, mm. 500x700
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Giovanni FrangiGiardino pubblico, 2013maniera a zucchero, mm. 900x1250
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Giorgio Gomirato nasce a Udine nel 1932. Si forma da autodidatta, sostenuto da doti che fanno del segno qualità prima e naturale del suo essere artistico. Espone con continuità dal 1960 sia in Italia che all’estero, proponendo con piglio ironico e fantastico un mondo d’immagini legato al modificarsi fisico e culturale del territorio friulano. Già nei primi anni Sessanta affianca la ricerca incisoria al disegno e la pittura. Si dedica soprattutto alla xilografia e alla linoleumgrafia, per comprendere dagli anni Ottanta la tecnica diretta della puntasecca, che abbina in seguito alle possibilità che l’acquatinta offre in termini di morbidezza e cromia. Nel 2005 la Stamperia d’Arte Albicocco dedica all’artista un’esposizione monografica che ripercorre con fare antologico l’opera grafica dell’autore dal 1963 sino al 2005. Sin dagli anni Sessanta partecipa alle più importanti rassegne di grafica a livello nazionale. Tra tutte ricordiamo la più recente partecipazione all’esposizione della Triennale europea dell’incisione (2010), dedicata alla “Incisione contemporanea in Friuli” tenutasi a Villa Manin di Passariano (UD). Per le Edizioni del Tavolo Rosso ha lavorato al libro d’Arte “Intorno al Friuli contadino”, che raccoglie quattro racconti di Gian Paolo Gri e sette incisioni dell’artista (2002) e “Cjantadis”, con testi poetici di Elio Bartolini (2003). Ha partecipato all’esposizione “Meravigliosa natura. La natura morta incisa nel XX secolo” presso la Stamperia Albicocco di Udine e a Urbino nella Casa di Raffaello. Nel 2012 espone “Meravigliosa natura. Il paesaggio inciso nel XX secolo” sempre tra Udine e Urbino. Giorgio Gomirato vive e lavora a Udine.
Giorgio GomiratoContadine, 1987 puntasecca, mm. 1000x700
Giorgio Gomirato
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Giorgio GomiratoLa vigna, 2000 puntasecca mm.1300x970
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Jiří Kolář nasce a Protivín in Boemia, nel 1914. È vissuto in Boemia, a Berlino, Parigi e si è spento a Praga nel 2002. Artista e intellettuale poliedrico, negli anni Quaranta è membro dell’“Art Group 42” come poeta. Nel 1945 si trasferisce a Praga, dove dirige una rivista letteraria, si interessa di musica contemporanea e “concreta”, e pubblica raccolte poetiche che alla fine degli anni Quaranta approdano alla “poesia evidente” attraverso composizioni formate da collage anche di carattere tridimensionale. Nel 1952 scrive “Il fegato di Prometeo”, assemblando poesia, prosa e immagini. Il lavoro, sequestrato durante una perquisizione, gli costa l’arresto, la condanna a un anno di detenzione e il divieto di pubblicare che rimarrà in vigore sino al 1964. Nel 1960 con “I poemi del silenzio” abbandona definitivamente la parola in favore di una comunicazione per immagini, ottenuta attraverso assemblaggio di vecchie incisioni, segni geometrici, note musicali e parole libere tratte da alfabeti e linguaggi non codificati. Partecipa nel 1968 a Dokumenta 4 di Kassel e nel 1969 alla Biennale di San Paolo del Brasile. Espone nel 1975, 1978 e nel 1985 al Guggenheim di New York. Nel gennaio 1979, come altri esponenti del mondo culturale cecoslovacco, aderisce a “Charta 77” per la difesa dei diritti umani. Nello stesso anno è a Berlino grazie a una borsa di studio e nel 1980 si stabilisce a Parigi. La sua domanda di permanenza a Parigi non è accettata dalle autorità cecoslovacche che lo condannano a un anno di prigione e alla confisca dei beni in patria. Jiří Kolář chiede cittadinanza francese che ottiene nel 1984. Pubblica ed espone in modo continuativo ponendosi come personalità di spicco del mondo culturale internazionale. L’incontro con Corrado Albicocco avviene a Udine nel 1990 e dalla loro collaborazione nascono tre fotoincisioni e collage che costituiscono un unicum nella produzione dell’artista. Nel 1998, all’età di 84 anni, Jiří Kolář torna a Praga, dove si spegne nel 2002.
Jiří Kolář
Jiří KolářAntica fiaba, 1990fotoincisione, collage, mm. 300x400
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Jiří KolářSenza titolo, 1990fotoincisione, collage, mm. 650x500
Jiří KolářLettera del Faust cieco, 1990fotoincisione, collage, 300x400
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Giovanni La CognataNudo disteso, 2009acquaforte, mm. 495x385
Giovanni La Cognata Giovanni La Cognata nasce a Comiso, in provincia di Ragusa, nel1954. Dopo gli studi all’Istituto d’Arte della sua città, si dedica alla pittura. Del 1978 è la prima esposizione collettiva, di due anni dopo la prima mostra personale. All’inizio il suo lavoro è dedicato al ritratto, ma presto rivolgerà la sua attenzione al paesaggio che sarà, insieme ai dipinti figurativi, fondamentale nella sua crescita poetica e stilistica. Importante per la sua formazione la decisione, nei primi anni ottanta, di trasferirsi a Milano dove troverà maggiori contatti e opportunità nel far conoscere il suo lavoro ai critici e alle gallerie. Dopo circa dieci anni d’attività a Milano, si accorge che la grande fonte di ispirazione dei suoi dipinti è la forza inesauribile dell’attrazione alla sua terra. Decide così di ritornare nella sua Sicilia e rivivere “dal vero” le grandi emozioni della luce mediterranea: sarà la svolta, le sue tele vibreranno di nuovi cromatismi, rendendo gli azzurri dei cieli abbaglianti, infiammando i gialli dei campi d’estate, vivacizzando i verdi di primavera. Nel gennaio 1994 Marco Goldin organizza a Palazzo Sarcinelli la prima mostra antologica dove vengono esposte opere dal 1981 al 1993. Una nuova svolta nel 1999 con la rappresentazione del “paesaggio urbano” dove i palazzi barocchi della sua Comiso e le strette vie diventano pretesto per esaltare ancora la luce e le ombre che deformano ed enfatizzano questa realtà antica. Del 2000 le prime comparse all’estero con una mostra alla Albemarle Gallery di Londra e alla Galerie Prom di Monaco di Baviera. Dal 2001 è chiamato a partecipare a numerose rassegne collettive in luoghi istituzionali come quella del 2004 alla Galleria d’Arte Moderna di Catania con gli artisti del gruppo di Scicli. Incontra la Stamperia d’arte Albicocco nel 2009, con il cui supporto realizzerà una serie di acqueforti ricche della stessa realistica pregnanza delle sue pitture.Sempre nel 2009 è presente alla collettiva “Mirabili inchiostri, dieci incisori tra Roma e Milano” presso la Galleria Sagittaria di Pordenone, mostra a cura di Corrado Albicocco e Giancarlo Pauletto. La Cognata vive e lavora a Comiso.
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Giovanni La CognataBagnanti, 2009acquaforte, mm. 495x320
Giovanni La CognataTurista, 2009acquaforte, mm. 495x320
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Klaus Karl MehrkensPaesaggio, 2005acquaforte, puntasecca, acquatintamm. 690x950
Klaus Karl Mehrkens Klaus Karl Mehrkens nasce a Brema nel 1955. Si forma all’Accademia di Braunschweig, dove si diploma nel 1982.Nel 1985 è a Milano ed espone all’interno della collettiva “Nuove trame dell’Arte”, curata da Achille Bonito Oliva, mentre l’anno successivo è presentato da Giovanni Testori in una personale allo Studio d’Arte Cannaviello.Nel 1989 fa parte del gruppo dei “Nuovi Ordinatori”, protagonisti di una mostra presso “Piramide Arte Contemporanea” di Firenze. La sua attività espositiva da allora non conosce soste e la sua pittura è sostenuta da critici come Maurizio Calvesi, Vittorio Sgarbi, Alessandro Riva, oltre che Giovanni Testori e Achille Bonito Oliva. La grafica s’inserisce nel contesto figurale cui l’arte di Mehrkens si appella con carattere complementare e similare alla pittura per istintività e urgenza. Dedito dal 2000 alle tecniche grafiche, predilige l’acquaforte talora completata (Merkehns pittore è colorista istintivo e irruento), da acquatinta e sostenuta dal punto di vista materico da collage. Nella collaborazione con Corrado Albicocco, nel 2004 partecipa con tredici incisioni alla realizzazione del libro d’artista “I saggi fiori e altri racconti” con testi di Paolo Maurensig per le Edizioni del Tavolo Rosso. Nel 2006 espone nel laboratorio udinese dello stampatore in una antologica che puntualizza il suo percorso grafico. Nel 2011 partecipa a “Meravigliosa natura. La natura morta incisa nel XX secolo” presso la Stamperia d’arte Albicocco di Udine e a Urbino nella Casa di Raffaello. Nel 2012 espone “Meravigliosa natura. Il paesaggio inciso nel XX secolo” sempre tra Udine e Urbino. Nel 2012 espone incisioni e disegni in una monografica presso la Galleria Sagittaria di Pordenone realizzata in collaborazione con la Stamperia Albicocco. Klaus Karl Mehrkens vive e lavora a Spello, in Umbria.
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Klaus Karl MehrkensOlimpiadi per la pace, 2008acquaforte, mm. 850x660
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Klaus Karl MehrkensFigura, 2003acquaforte, acquatinta, ceramolle, mm. 398x291
96
Klaus Karl MehrkensTemporale, 2012acquaforte, mm. 496x590
97
Klaus Karl MehrkensPeriferia, 2010acquaforte, mm. 350x540
98
Klaus Karl Mehrkensda “I saggi fiori”, 2004acquaforte, acquatinta, mm. 350x455
99
Klaus Karl Mehrkensda “I saggi fiori”, 2004acquaforte, mm. 295x395
100
Klaus Karl MehrkensIl ponte, 2012acquaforte, mm. 342x501
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Nato a Villorba (TV) nel 1954, Francesco Michielin si forma inizialmente al Liceo artistico, quindi frequenta l’Accademia di Belle arti di Venezia. Pittore, incisore, disegnatore, nel 1970 tiene la sua prima esposizione di disegni e dipinti alla Galleria La Cave di Treviso. Sue personali si susseguono da quel momento in varie località del Veneto. Nel 1987 viene allestita un’importante mostra ad Asolo, presso l’Ex Convento di San Pietro. Seguono diverse personali e collettive, tra cui quella del 1988 alla Permanente di Milano, del 1990 allo Studio Steffanoni, sempre a Milano, del 1996 a Palazzo Guarnieri e al Fondaco delle Biade di Feltre, del 2001 alla Casa dei Carraresi di Treviso. Partecipa inoltre a diverse edizioni della rassegna dell’Opera Bevilacqua La Masa di Venezia. Nel 1990 disegna e realizza per il Teatro Comunale di Treviso la scenografia del “Galateo in bosco” di Andrea Zanzotto. Dal punto di vista tematico, negli anni giovanili si dedica al paesaggio, per dedicarsi in seguito alla figura umana, rappresentata con solennità e quasi distaccata dal mondo contingente. Ritrova quindi il tema del paesaggio, che tratta con un colore sapiente e ricco, denso di impasti e velature. Dal 1972 incide affiancando la ricerca pittorica all’incisione e, nella predilezione del segno, si dedica alla puntasecca e all’acquaforte. Il suo percorso grafico è sistematizzato nel volume edito nel 1993 per i tipi di Neri Pozza editore. L’opera ripercorre dal 1972 l’itinerario grafico dell’autore affiancando alle immagini i testi di Luca Baldin e di Arnoldo Ciarrocchi. Collabora con Corrado Albicocco dagli anni Novanta e ha partecipato alla collettiva “Meravigliosa natura. Il paesaggio inciso nel XX secolo” presso la Stamperia Albicocco di Udine e nella casa di Raffaello a Urbino. Vive e lavora a Valmareno, in provincia di Treviso.
Francesco MichielinSenza titolo, s.d.acquaforte, mm. 360x455
Francesco Michielin
102
Francesco MichielinPaesaggio, 1994acquaforte, mm. 500x1000
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Nunzio Di Stefano nasce nel 1954 a Cagnano Amiterno, in Abruzzo. Studia all’Accademia di Belle Arti di Roma, diplomandosi in scenografia con Toti Scialoja. Con alcuni compagni di studio stabilisce il suo laboratorio nell’ex Pastificio Cerere, nel quartiere romano di San Lorenzo, dando vita alla “Nuova Scuola Romana” o “Officina San Lorenzo”, storicizzata nel 1984 da Achille Bonito Oliva e riconosciuta istituzionalmente nel 2009 con una retrospettiva al MART di Rovereto. Nel 1981 tiene la prima personale alla Galleria Spazia di Bolzano, dove presenta una serie di superfici ondulate in gesso, installate sulla parete come dipinti, che segnano subito il percorso dell’artista, sempre orientato a esplorare le possibilità espressive della materia e del suo rapporto con la luce e lo spazio. Nel 1984 espone alla galleria l’Attico di Roma e l’anno seguente presso la galleria di Annina Nosei a New York. Partecipa alla LXII Biennale di Venezia, dove vince il Premio 2000 come miglior giovane artista ed espone in numerose personali tra Basilea, Parigi, Roma, Osaka, Darmstadt. Nel 1993 è invitato nuovamente alla Biennale di Venezia, dove torna nel 1995 con una sezione personale, che gli vale la Menzione d’Onore. Nel 2005 si tiene al MACRO di Roma una prima importante antologica dell’artista, seguita nel 2006 dall’antologica presso il Museo d’Arte contemporanea di Belgrado. Nunzio, già dedito all’incisione, si accosta alla Stamperia Albicocco nel 1999 collaborando alla realizzazione di alcuni libri d’arte delle Edizioni del Tavolo Rosso dove, tra xilografia e acquaforte, rilancia con grande rigore tecnico la sua complessa ricerca artistica. Nel 2000 partecipa a “Filando i remi” di Pia Fontana, nel 2001 collabora con un’incisione a “Carlo Bo. La Natura del critico” con introduzione di Achille Bonito Olivo e testo a cura di Sergio Pautasso, mentre nel 2003, sempre per le Edizioni del Tavolo Rosso, realizza sette incisioni per “Tra le cinque e le sette”, libro d’artista con uno scritto di Ersi Sotirompulos. Nunzio vive e lavora tra Roma e Torino.
Nunzioda “Tra le cinque e le sette”, 2003acquaforte, mm. 270x195
Nunzio
Nunzioda “Tra le cinque e le sette”, 2003acquaforte, mm. 265x195
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Nunzioda “Tra le cinque e le sette”, 2003acquaforte, mm. 248x197
Nunzioda “Tra le cinque e le sette”, 2003acquaforte, mm. 246x200
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NunzioSenza titolo, 2000xilografia, mm. 225x175
Nunzioda “Filando i remi”, 2000xilografia, mm. 225x175
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Nunzioda “La natura del critico”, 2001xilografia, mm. 220x152
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Nasce a Lecce nel 1935. Quando aveva diciannove anni e Raffaele Carrieri lo aveva soprannominato ragazzo-rondine, dipingeva grandi tazze, lampade, bucra-ni, tovaglie caravaggesche, sedie, cardi spinosi, frutti profumati del sud. I maestri erano Guttuso, Pignon e Fourgeron. Più in là avrebbe recuperato la costruzione spaziale del cubismo e ne sarebbero venute Nature morte dall’impaginazione si-cura e graffiata a carbone. Negli anni Cinquanta arrivano nella sua pittura donne carnose dalla sensualità segreta. La composizione diventa plastica, giocando alla ricerca di una tridimensionalità quasi scultorea. Negli anni Settanta cominciano i paesaggi-presepe; alla fine di questo decennio rigoglioso spuntano ogni tanto de-gli animali, perlopiú nelle Siccità trapassate da serpenti che resteranno per sem-pre nella simbologia dell’artista di Lecce, sia nella pittura che nelle rare sculture. Incontra la Stamperia d’arte Albicocco nel 2003 in occasione della realizzazione del libro d’arte “Controra”, contenente 40 poesie e 20 incisioni dell’artista pu-gliese. Vive e lavora a Milano.
Ercole PignatelliSenza titolo, 2011acquaforte, mm. 435x590
Ercole Pignatelli
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Ercole PignatelliPassione onirica, 2013acquaforte, mm. 700x1000
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Luca Pignatelli nasce nel 1962 a Milano, dove vive e lavora. Si forma al Politecnico di Milano, pervenendo a un approccio con l’arte attraverso l’architettura. Le prime mostre vengono ospitate al Centro San Fedele (1984) e alla Galleria Antonia Jannone (1989), sempre a Milano. Negli anni Novanta inizia a utilizzare i teloni ferroviari come supporto privilegiato di una pittura che ha tra i suoi soggetti volti di Afrodite, locomotive e templi in rovina che ricordano gli skyline delle città contemporanee. Si rivolge quindi agli aerei da guerra, al tema della caccia, che divengono soggetti caratteristici anche dell’opera grafica. Nel 2000 vince il Premio Cairo Communication e col nuovo millennio il suo lavoro conosce risonanza internazionale: sue personali si tengono a Firenze, (2003); New York, (2003-04) Parigi (2005), Berlino, (2005), Roma, (2007). Nel 2008 Achille Bonito Oliva presenta una sua importante personale al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Nel 2009 è tra gli artisti che rappresentano l’Italia nel Padiglione Italia alla LIII Biennale di Venezia. Lo stesso anno espone alla GAMUD - Galleria d’Arte Moderna di Udine, nella personale intitolata “Chimera - Opere grafiche 2002/2009”, che presenta cinquantacinque incisioni stampate da Corrado Albicocco. Alla collaborazione con la Stamperia Albicocco si deve nel 2000 la realizzazione di un’incisione per il libro d’artista “Filando i remi” con testi poetici di Pia Fontana per le Edizioni del Tavolo Rosso e la realizzazione di dodici incisioni per “Alda Merini, Luca Pignatelli. Senza titolo”, stampato nel 2003 sempre per le Edizioni del Tavolo Rosso. Nel dicembre 2011 l’Istituto Nazionale per la Grafica a Roma, in collaborazione con la Galleria Poggiali Forconi di Firenze, presenta “Luca Pignatelli - Icons Unplugged”, a cura di Antonella Renzitti. Sempre negli spazi dell’Istituto Nazionale della Grafica, Pignatelli, in concerto con la Stamperia d’arte Albicocco, tiene un workshop di cinque giorni in cui vengono realizzate cinque incisioni. Nel 2011 partecipa all’esposizione “Meravigliosa natura. La natura morta incisa nel XX secolo”, presso la Stamperia Albicocco di Udine e a Urbino nella Casa di Raffaello. Nel 2012 espone “Meravigliosa natura. Il paesaggio inciso nel XX secolo” sempre tra Udine e Urbino.
Luca PignatelliBosco/2709, 2009maniera a zucchero, collage,mm. 350x500
Luca Pignatelli
110
Luca PignatelliArsenale, 2009maniera a zucchero, mm. 1000x990
111
Luca PignatelliCantiere, 2012maniera a zucchero, collage, mm. 705x795
112
Luca PignatelliFigura tra le rocce, 2012maniera a zucchero, mm. 403x710
113
Luca Pignatellidal ciclo “Il circo”, 2012maniera a zucchero, collage, mm. 470x687
114
Luca PignatelliIncendie, 2012maniera a zucchero, collage, mm. 566x400
115
Luca PignatelliLa caccia, 2012maniera a zucchero, collage, mm. 638x400
116
Luca Pignatellida “Senza titolo”, 2012maniera a zucchero, collage, mm. 355x710
117
118
Luca PignatelliSan lorenzo - Olympic flame, 2008maniera a zucchero, collage, mm. 840x645
119
Luca PignatelliSan lorenzo - Olympic flame, 2008maniera a zucchero, collage, mm. 840x645
120
Luca PignatelliJu87/2745, 2009maniera a zucchero, mm. 420x453
121
Luca Pignatellida “Senza titolo”, 2002maniera a zucchero, mm. 355x255
122
Luca PignatelliPaesaggio con treno, alberi e ponte di ferro, 2006maniera a zucchero, mm. 485x730
123
Luca PignatelliPaesaggio di frontiera, 2009maniera a zucchero, mm. 495x610
124
Luca PignatelliLeone in una foresta, 2012maniera a zucchero, collage, mm. 830x710
125
Piero Pizzi Cannella nasce a Rocca di Papa, in provincia di Roma, nel 1955. Frequenta l’Accademia di Belle Arti di Roma e la Facoltà di filosofia all’Università degli Studi “La Sapienza”. Nel 1977 tiene la sua prima mostra nella capitale alla Galleria “La Stanza”. Nel 1982 stabilisce il suo studio nell’ex pastificio Cerere, nel quartiere di San Lorenzo, dando vita alla “Nuova Scuola Romana” o “Officina San Lorenzo”, storicizzata nel 1984 da Achille Bonito Oliva e riconosciuta istituzionalmente nel 2009 con una retrospettiva al MART di Rovereto. Nel 1984 espone alla galleria l’Attico di Roma e a New York presso l’Annina Nosei Gallery. E’ quindi alla Skulima di Berlino, alla Galleria Bagnai di Siena, alla Triebold di Basilea, alle Gallerie Vidal - Saint Phalle e Di Meo a Parigi e ancora in altre esposizioni personali sia pubbliche sia private, che lo affermano a livello internazionale. È presente nelle più significative rassegne artistiche tra cui la XLIII Biennale di Venezia, la XII Quadriennale di Roma, la Biennale Internazionale d’arte di Istanbul, la prima Biennale Internazionale d’arte di Pechino. La collaborazione con la Stamperia Albicocco prende avvio nel 1999 con la partecipazione nel 2000 al libro d’arte “Filando i remi” con testi poetici di Pia Fontana. Nel 2003 viene stampato “Diario di Bordo”, con aforismi e tredici incisioni dell’artista, realizzato sempre per le Edizioni del Tavolo Rosso.È del 2011 la mostra “Bon a tirer”, presentata presso la GAMUD, Galleria d’Arte Moderna di Udine, costituita da opere grafiche, perlopiù acqueforti, puntasecca, carborundum e maniera zucchero, realizzate in collaborazione con la Stamperia d’Arte Albicocco e incentrate sui temi che caratterizzano l’attività pittorica dell’autore. Nel 2011 Pizzi Cannella prende parte alla collettiva “Meravigliosa natura. La natura morta incisa nel XX secolo” presso la Stamperia Albicocco di Udine e a Urbino nella Casa di Raffaello. Nel 2012 espone “Meravigliosa natura. Il paesaggio inciso nel XX secolo” sempre tra Udine e Urbino.Piero Pizzi Cannella vive e lavora a Roma
Piero Pizzi Cannella
Piero Pizzi CannellaSalon de musique, 2010acquaforte, puntasecca, mm. 678x993
126
Piero Pizzi CannellaCattedrale, 2010carborundum, mm. 1000x2000
127
128
Piero Pizzi CannellaCattedrale, 2010carborundum, mm. 763x902
129
Piero Pizzi CannellaMappe del mondo, 2003acquaforte, mm. 356x466
130
Piero Pizzi CannellaLontano, 2010carborundum, mm. 1000x2000
131
132
Piero Pizzi CannellaGioia o gioiello, 2010carborundum, mm. 502x332
Piero Pizzi CannellaGioia o gioiello, 2010carborundum, puntasecca, mm. 727x306
133
Piero Pizzi CannellaOmbra cinese, 2010carborundum, mm. 2000x1000
134
Piero Pizzi CannellaSospeso per amore, 2010maniera a zucchero, mm. 330x500
Piero Pizzi CannellaGirotondo, le spose di mezzogiorno, 2010maniera a zucchero, mm. 503x667
135
Piero Pizzi CannellaBallo d’oriente, 2010acquaforte, puntasecca, mm. 500x670
136
Piero Pizzi CannellaSospeso per amore, 2013maniera a zucchero, mm. 1000x700
137
Giuseppe Santomaso nasce nel 1907 a Venezia, dove si spegne nel 1990.La sua formazione artistica avviene presso l’Accademia di Belle Arti della sua città, dove inizia a esporre appena diciannovenne. Nel 1934 partecipa per la prima volta alla Biennale veneziana e nel 1939 si trasferisce a Parigi in occasione della sua prima personale alla “Galleria Rive Gauche”. Nello stesso anno espone a Milano con il gruppo “Corrente” e nel 1943 partecipa alla Quadriennale di Roma. Dopo il primo periodo figurativo si dedica alla realizzazione di una serie di opere dove è forte l’influenza della ricerca post - cubista per passare poi, negli anni Cinquanta, a un’astrazione intrisa di sensazione e di un caldo colorismo tonale. Nel 1946 è uno dei fondatori della “Nuova secessione artistica italiana”, poi “Fronte Nuovo delle Arti” di Venezia e nel 1952 del “Gruppo degli Otto” guidato da Lionello Venturi. Nella XXVII Biennale di Venezia del 1954 riceve il Gran premio della giuria per un artista italiano e nel 1958 gli viene assegnato il Premio Marzotto alla Mostra internazionale di pittura contemporanea di Valdagno. Nel 1957 realizza la prima importante personale americana a New York, e negli anni Sessanta la sua ricerca si pone con sicurezza a livello internazionale: Giuseppe Santomaso espone in tutto il mondo e le sue opere sono nelle principali collezioni pubbliche e private. Si dedica alla grafica dal 1938 e dal 1955 affronta con maggiore intensità l’incisione partecipando alle più significative esposizioni italiane e internazionali. E’ presente a “Documenta” di Kassel (1955, 1959, 1964); partecipa nel 1957 e 1971 all’Esposizione Internazionale di Grafica di Lubiana, dove, nel 1957, ottiene il premio per l’incisione. Nel 1967 è alla Biennale Internazionale della Grafica di Tokyo. Nel 1972 è premiato alla Biennale internazionale di grafica di Cracovia e alla VII Biennale Internazionale di Grafica di Tokyo. Partecipa nel 1975 alla mostra Grafica Oggi della XXVI Biennale di Venezia e alla X Quadriennale di Roma. Insegna all’Accademia di Belle Arti di Venezia dal 1954 al 1974. La collaborazione con Corrado Albicocco ha inizio nel 1979 all’interno della prima stamperia udinese “Albicocco e Santini” in Via Volontari della Libertà. Figura guida per lo stampatore allora poco più che ventenne, Santomaso trasmette un patrimonio di saperi ed esperienze che risulteranno fondamentali per l’affermazione professionale di Corrado Albicocco. Dalla collaborazione con la stamperia udinese, durata sino alla scomparsa dell’artista veneziano, rimane una decina di importanti opere calcografiche.
Giuseppe SantomasoSenza titolo, 1982acquatinta, mm. 194x189
Giuseppe Santomaso
Giuseppe SantomasoSenza titolo, 1984acquatinta, ceramolle, mm. 300x160
138
Giuseppe SantomasoSenza titolo, 1985acquatinta, mm. 400x300 circa
139
Giuseppe SantomasoSenza titolo, 1980acquatinta, mm. 585x385
140
Giuseppe SantomasoOlimpiadi a Sarajevo, 1983acquatinta, ceramolle, mm. 640x455
141
Giuseppe SantomasoA cielo aperto, 1984acquatinta, ceramolle, mm. 780x630
142
Giuseppe SantomasoSenza titolo, 1983acquatinta, mm. 434x320
143
Giuseppe SantomasoSenza titolo, 1985acquatinta, mm. 520x350
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Giuseppe SantomasoSenza titolo, 1985acquatinta, ceramolle, mm. 480x350
145
Giuseppe SantomasoSenza titolo, 1985acquatinta, mm. 375x412
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Giuseppe SantomasoSenza titolo, 1984puntasecca, mm. 180x145
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David Tremlett è nato a St. Austell, in Cornovaglia, nel 1945. Ha frequentato il Falmouth College of Art dal 1962 al 1963. Ha viaggiato dai primi anni 1970 in Nord America e in Australia e dal 1978 al 1987 in Medio Oriente e in Africa.La sua prima mostra personale è stata con la Nigel Greenwood Gallery di Londra nei primi anni settanta, dove è salito alla ribalta accanto ad artisti come Richard Long e Gilbert and George. Tremlett aveva iniziato a realizzare disegni murali in quel periodo: il primo fu nel 1969. Dal 1980 il suo mezzo di comunicazione primario è stato il pastello, di cui dice: “È una polvere fragile, delicata, così leg-gera che si può soffiare via, ma con la quale, al tempo stesso, si può fare qualcosa di forte, esigente, e strutturalmente resistente”. Come il suo materiale, i disegni di Tremlett alle pareti variano tra effimero e duraturo. In effetti, molti dei suoi wall drawings esistono solo per un breve periodo di tempo prima che vengano alterati da elementi naturali o prima che vengano coperti in preparazione per lo mostra successiva della galleria. Nel 1992 è stato selezionato per il Turner Prize “per i suoi molti wall drawings dislocati in tutto il mondo, in particolare presso il Kestnergesellschaft di Hannover.” Fino dalla fine degli anni ‘70, ha creato innumerevoli wall drawings, presso l’ambasciata britannica a Berlino (il suo più grande fino ad oggi 16 x 46 metri), il British Council Building a Nairobi, in Kenya, (progettato da Squire and Partners nel 2004) e la Capella Delle Brunate a La Morra, Barolo, con il suo amico Sol LeWitt. Le sue vetrate per la Chiesa di San Pietro e St. Paul in Villenauxe-la-Grande in Francia sono state completate nel 2006. Tremlett ha esposto a livello internazionale in molte gallerie private e in numerosi musei. La sua storia comprende mostre personali presso il Centre Georges Pompidou di Parigi, il Museo Stedelijk di Amsterdam, Musée des Beaux Arts, Grenoble, Museo Pecci, Prato e il MOMA, Museum of Modern Art di New York. Nel 2011 gli è stato chiesto di creare un lavoro di 450 metri quadrati per l’ingresso della Sala Manton alla Tate Britain di Londra.Conosce Corrado Albicocco nel 2005 con il quel realizza una edizione con 4 ope-re all’acquatinta, edita dalla Visconti Fine Art di Lubiana.Seguirà, poi, il libro d’arte “Between you and me”. Nel 2012, l’artista inglese in collaborazione con la Stamperia d’arte Albicocco realizza “East”, un’acquatinta a tre lastre di dimensioni mm. 1000x2000.Vive e lavora a Bovingdon, Hertfordshire, England.
David Tremlett
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David TremlettIf things could talk, 2005acquatinta, mm. 515x510
David TremlettIf things could talk, 2005acquatinta, mm. 515x510
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David TremlettIf things could talk, 2005acquatinta, mm. 515x510
David TremlettIf things could talk, 2005acquatinta, mm. 515x510
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David TremlettUntitled, 2007acquatinta, mm. 380x1440
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David TremlettEast, 2012acquatinta, mm. 1000x2000
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Walter Valentini nasce a Pergola (PU) nel 1928. Nel 1949 a Milano è allievo di Max Huber, Albe Steiner e Luigi Veronesi. Nel 1950 si trasferisce a Urbino e frequenta la Scuola del Libro, ove matura la sua dedizione verso l’arte incisoria. Terminati gli studi, torna a Milano. Affascinato da sempre dall’universo geometrico, si impegna in una ricerca tra pittura e incisione, che lo porta a soluzioni risolte nella prevalenza assoluta del bianco e nella sempre più rigorosa essenzialità che si concretizza negli anni Ottanta nelle “Stanze del tempo”, nel “Muro del tempo” e poi nelle opere dedicate alla “Città del Sole”, alla “Città ideale”, quindi alle grandi tavole dipinte del ciclo “Le misure, il cielo”. La sua attività d’incisore è sostenuta da una raffinata tecnica calcografica a secco, che si completa con acquaforte, acquatinta e puntasecca, nell’adozione di uno sperimentalismo inedito, volto a condurre i processi incisori e i metodi di stampa tradizionali a coraggiosa semplificazione.Nel 1984 gli viene assegnato il Grand Prix della Biennale Internazionale di Grafica di Cracovia. Nel 1989 è invitato ad allestire una sala personale alla XVIII Biennale Internazionale di Grafica di Lubiana. Nello stesso anno viene promossa un’antologica di grafica e di pittura nel Palazzo dell’Arengo di Rimini. Tra grafica e pittura si susseguono molte mostre personali in Italia e all’estero (Boston, Stoccolma, Amburgo, Colonia, New York, Aspen Tokyo, Monaco, Vienna, Istanbul, Parigi, Milano). È invitato alla XLVII Biennale di Venezia (1997) nella sezione “Unimplosive art. Verso la nuova Classicità” e nel 1999 alla Quadriennale di Roma. La collaborazione con Corrado Albicocco risale ai primi anni di attività dello stampatore all’interno della stamperia “AS” di Albicocco e Santini in Viale Volontari della Libertà a Udine. Procede negli anni Ottanta negli spazi di Via Gemona 100 e si precisa all’interno della Stamperia d’Arte Albicocco in Via Ermes di Colloredo, dove nascono dalla metà degli anni Novanta diverse calcografie. Walter Valentini vive e lavora a Milano.
Walter ValentiniSenza titolo, 1980acquaforte, acquatinta, mm. 205x626
Walter Valentini
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Walter ValentiniLa stanza del tempo, 1985acquaforte, mm. 280x560
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Walter ValentiniLa città del sole, 1986puntasecca, mm. 1300x880
Walter ValentiniSenza titolo, s.d.acquaforte, mm. 650x455
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Emilio Vedova nasce nel 1919 a Venezia. Autodidatta, attraversa diverse esperienze figurative e nel 1942 aderisce al movimento antinovecentista “Corrente”. Nel 1944-’45 partecipa alla resistenza. Nel dopoguerra è fra i protagonisti della “Nuova Secessione italiana”, poi “Fronte Nuovo delle Arti”, con cui espone nella Biennale veneziana del 1948. Nel 1950 entra a far parte del “Gruppo degli Otto” guidato da Lionello Venturi. Negli anni Cinquanta approda all’Informale. Espone a Roma, Kassel, Amsterdam, New York, Washington. Nei primi anni Sessanta lavora ai “Plurimi”, dipinti polimaterici che escono da parete e si articolano nello spazio espositivo. Tiene conferenze in molte Accademie di belle arti e istituzioni culturali in Europa, negli Stati Uniti e in America latina. Insegna alla Sommerakademie di Salisburgo nel periodo 1965 - 1969. Dal 1975 al 1986 è docente all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Dall’amicizia con il musicista Luigi Nono nascono opere come “Intolleranza ’60”, per la quale realizza scenografie e costumi (1960), e “Prometeo” (1984) che si avvale dei suoi “interventi - luce” inseriti nella struttura lignea progettata da Renzo Piano. Con la sua presenza ha segnato la Biennale di Venezia (Gran Premio per la Pittura nel 1960 e alla carriera nel 1997) e la rassegna di Kassel “Documenta”, alla quale ha preso parte quattro volte. La sua vasta opera grafica, avviata nel 1958, è componente espressiva fondamentale dell’artista. È costituita soprattutto di acqueforti e acquetinte, che sostengono con grande intensità l’esplosione dei suoi segni neri. La collaborazione con Corrado Albicocco risale al 1979 all’interno della stamperia “AS” di Albicocco e Santini in Viale Volontari della Libertà a Udine. Procede negli anni Ottanta negli spazi di Via Gemona 100 e si precisa nella Stamperia d’Arte Albicocco in Via Ermes di Colloredo, dove Vedova realizza diversi brani incisori e partecipa a preziosi libri d’artista come “Frammenti”, con cinque acqueforti e acquetinte e “Gli angeli di Vedova”, con testo di Massimo Cacciari editi per le edizioni del Tavolo Rosso. Nel 2002 la Stamperia udinese ha dedicato una esposizione monografica al lavoro incisorio dell’artista.Emilio Vedova si spegne a Venezia nel 2006 all’età di ottantasette anni.
Emilio Vedovadal ciclo “Oltre”, 1986acquatinta, mm. 350x550
Emilio Vedova
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Emilio Vedovadal ciclo “Registrazioni”, 1977acquatinta, mm. 350x500
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Emilio Vedovadal ciclo “Registrazioni”, 1977acquatinta, mm. 350x500
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Emilio VedovaLe colombiadi, 1992acquatinta, mm. 950x1800
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Emilio Vedovadal ciclo “Oltre”, 1986/1989acquatinta, mm. 500x350
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Emilio Vedovadal ciclo “Oltre”, 1986/1989acquatinta, mm. 500x350
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Emilio Vedovadal ciclo “Oltre”, 1986/1989acquatinta, mm. 500x700
169
Emilio Vedovadal ciclo “Oltre”, 1986/1989acquatinta, mm. 500x700
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Emilio Vedovadal ciclo “Oltre”, 1986/1989acquatinta, mm. 500x700
171
Emilio Vedovadal ciclo “Oltre”, 1986/1989acquatinta, mm. 500x700
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Emilio Vedovadal “Gli angeli di Vedova”, 1989acquatinta, mm. 250x350
Emilio Vedovadal “Gli angeli di Vedova”, 1989acquatinta, mm. 250x350
Emilio Vedovadal “Gli angeli di Vedova”, 1989acquatinta, mm. 250x350
Emilio Vedovadal “Gli angeli di Vedova”, 1989acquatinta, mm. 250x350
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Emilio Vedovadal “Gli angeli di Vedova”, 1989acquatinta, mm. 250x350
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Emilio Vedovadal ciclo “De America”, 1970/1971acquatinta, mm. 500x350
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Emilio Vedovadal ciclo “Spagna”, 1975/1976acquatinta, mm. 500x350
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Emilio VedovaNel palmo della mano, 1984/1986acquatinta, mm. 650x190
Emilio Vedova…un segno per Rivoli, 1986/1987acquatinta, mm. 650x187
Emilio VedovaNel palmo della mano, 1986/1988acquatinta, mm. 640x950
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Emilio Vedovadal ciclo “Carnevale”, 1983acquatinta, mm. 350x500
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Gian Carlo Venuto nasce nel 1951 a Codroipo (Ud). Si forma all’Accademia di Belle arti di Venezia ed esordisce con una prima mostra alla Galleria La Roggia di Pordenone nel 1974. Nel 1975 vince una borsa di studio presso l’Opera Bevilacqua la Masa, nella cui galleria espone nell’anno successivo una serie di severi lavori d’impianto concettuale ispirati all’esperienza manicomiale vissuta a fianco di Franco Basaglia. Nei primi anni Ottanta si orienta verso un recupero dei pittori del primo Cinquecento italiano producendo serie che alla fine degli Ottanta vengono assorbite nel carattere naturalistico e metamorfico del ciclo “Die Zauberflöte”. Negli anni Novanta, prolungati soggiorni all’estero (Scozia, Inghilterra, Australia, Senegal, Ungheria, Turchia, Lituania, Germania, Finlandia, Grecia, Spagna e Portogallo) indirizzano la pittura di Venuto verso il recupero di una forma plastica, destinata a stemprarsi nei mobili contorni di ninfee o nuvole delle opere successive. Espone a livello internazionale e le sue opere si trovano in un ampio collezionismo sia a carattere privato che pubblico. Dal 1985 svolge attività di docenza presso l’Accademia di Venezia, Torino, Milano. La ricerca grafica accompagna l’artista dalle sue origini. Sono del 1973 le prime esperienze in puntasecca, cui segue l’acquaforte, l’acquatinta, la maniera zucchero, il carborundum, la tecnica lavis, in un procedere esplorativo continuo, capace di superare le convenzioni legate allo specifico per cercare soluzioni via via più vicine alla sostanza poetica e alla tenuta formale del suo linguaggio visivo. Nel 2010 e nel 2011 partecipa alla Triennale europea dell’incisione. Dalla collaborazione con Corrado Albicocco nasce la partecipazione a “Cjantadis”, il libro d’artista con testi di Elio Bartolini, pubblicato nel 2003 per le Edizioni del Tavolo Rosso; partecipa ad “Aspetti dell’incisione contemporanea europea” presso la Galleria Spazzapan di Gradisca d’Isonzo nel 2006 e all’esposizione “Meravigliosa natura. La natura morta incisa nel XX secolo” presso la Stamperia Albicocco di Udine e a Urbino nella Casa di Raffaello. Nel 2012 espone “Meravigliosa natura. Il paesaggio inciso nel XX secolo” sempre nella collaborazione con la Stamperia d’arte Albicocco, tra Udine e Urbino. Vive e lavora tra Gorizzo di Codroipo (Ud) e Milano.
Giancarlo VenutoNugae, 2003 carborundum, 600x2000
Giancarlo Venuto
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Giancarlo VenutoNugae, 2003 carborundum, mm. 600x2000
180
Nato nel 1943 a Rogatica, oggi in Bosnia - Erzegovina, Safet Zec si forma alla la Scuola di Arti Applicate di Sarajevo, quindi si diploma e perfeziona all’Accademia di Belle Arti di Belgrado. Sino allo scoppio della guerra lavora nella sua casa-studio a Pocitelj, nei pressi di Mostar, e a Sarajevo, dove si dedica a una ricerca sostenuta dal pluralismo tecnico attraverso cui dà immagine alle sue vedute d’interno, ai giardini, ai paesaggi. Con la guerra molte sue opere vengono distrutte: nei bombardamenti va perduta l’intera sua opera incisoria. Nel 1992 fugge con la famiglia a Udine, dove riprende l’attività grafica incoraggiato dallo stampatore Corrado Albicocco. Nel 1994 Conegliano, in Palazzo Sarcinelli, ospita la prima antologica italiana dell’artista. Nel 1996 riceve il Grand Prix “Alpe Adria” a Lubiana e, nello stesso anno, presenta nella Stamperia d’Arte Albicocco la sua opera grafica. Nel 1998 è realizzato “Tutto il resto lo cambio”, il libro d’arte edito per le Edizioni del Tavolo Rosso con diciannove incisioni di Zec e testi di Izet Sarajilic, Abdulah Sidran e Mesa Selimovic,: Del 2005 è “Pomona Adriatica”, con testi di Paolo Frasson e otto incisioni di Zec, e “Hacer Tiempo” del 2006, con testi di Jorge Semprun e sei incisioni di Zec, sempre stampate da Corrado Albicocco. Nel 1998 si trasferisce a Venezia; cambiano i soggetti della sua pittura e i formati delle opere, anche grafiche, spesso diventano monumentali. Nel 2001 si svolge in Francia, a Lille, una delle più importanti antologiche dedicate all’artista. Nel 2010 presenta centotrenta opere presso il Museo Correr di Venezia e nel 2012, nella cura di Stefano Zuffi, espone cinquanta capolavori pittorici e venti incisioni alla Rotonda della Besana di Milano. Nel mese di novembre del 2012, la Triennale Europea dell’Incisione, dedica una mostra monografica alla sua opera grafica a Villa Manin (Ud). Nel 2011 prende parte alla collettiva “Meravigliosa natura. La natura morta incisa nel XX secolo” presso la Stamperia Albicocco di Udine e a Urbino nella Casa di Raffaello. Nel 2013 espone “Meravigliosa natura. Il paesaggio inciso nel XX secolo” sempre tra Udine e Urbino. Lo Studio-collezione Zec, nel cuore di Sarajevo, alla fine del conflitto è stato riaperto ed è ora un centro d’iniziative culturali. La sua casa-studio di Pocitelj è stata restaurata e ospiterà una scuola di grafica.
Safet ZecTre finestre I, 2010acquaforte, puntasecca, mm. 552x850
Safet Zec
181
Safet ZecSotto la chioma, 1994acquaforte, puntasecca, mm. 660x980
182
Safet ZecLa finestra aperta, 1993acquaforte, puntasecca, collage, acquarellata, mm. 800x1000
183
Safet ZecLa camera di mia madre, 1994acquaforte, puntasecca, mm. 990x1300
184
Safet ZecAlbero inclinato, 1995acquaforte, puntasecca, mm. 1000x750
185
Safet ZecMuro, 1994acquaforte, puntasecca, mm. 1000x730
186
Safet ZecTavolo rosso, 1998acquaforte, puntasecca, mm. 700x1000
187
Safet ZecTavolo rosso, 1992acquaforte, puntasecca, mm. 275x390
190
Safet ZecOmaggio a Rembrandt, 2000acquaforte, puntasecca, mm. 1000x1400
191
Safet ZecGrande casa bianca, 1997/1978acquatinta, puntasecca, mm. 1000x1350
192
Safet ZecPreghiera, 2004acquaforte, puntasecca, mm. 692x487
Safet ZecPreghiera, 2003ceramolle, puntasecca, mm. 306x250
193
Safet ZecMani sul volto I, 2001ceramolle, puntasecca, mm. 455x394
Safet ZecMani in preghiera, 2001ceramolle, puntasecca, mm. 220x200
194
Giuseppe Zigaina nasce nel 1924 a Cervignano del Friuli (Ud). Durante la guerra studia in collegio a Tolmino, nell’alta valle dell’Isonzo. Si trasferisce a Venezia dove, nel 1944, ottiene la maturità artistica. Nel 1946 conosce Pier Paolo Pasolini, dando avvio a un lungo sodalizio, che lo porta a collaborare con il regista al film Teorema (1968) e al Decameron (1971), dove Pasolini gli affida la parte del frate santo. Nel 1948 partecipa per la prima volta alla Biennale di Venezia, dove tornerà anche nel 1950, ’52, ’54, ’60, ’66, ’82, 2011. Protagonista della pittura italiana, le opere dell’artista sono esposte a livello internazionale e i suoi lavori si trovano nelle principali collezioni pubbliche e private del mondo. Zigaina si dedica alla grafica muovendo dal segno, elemento originario della ricerca dell’artista e predilige la tecnica dell’acquaforte.Numerose sono le partecipazioni a mostre collettive di grafica, come, ad esempio, “Grafica italiana contemporanea”, Pisa 1958; Biennale internazionale della grafica di Firenze, 1974; Biennale internazionale de la gravure, Mulhouse 1980; World prints ’83, San Francisco; Intergrafik ’84 a Monaco di Baviera; Grafica italiana della segunda midad del siglo XX, Caracas 1994, “Aspetti dell’incisione contemporanea europea”, 2006, Gradisca d’Isonzo. Numerose anche le personali dedicate alla grafica dell’artista come, tra tutte, “Giuseppe Zigaina. Zeichnungen und Radierungen. Disegni e incisioni 1947-2001”, itinerante nel 2001-2002 tra Monaco, Bologna, Udine, Salisburgo.La collaborazione con la Stamperia AS, nasce nel 1976 quando il maestro affida agli stampatori alcune lastre di prova. La collaborazione, da allora, non è mai cessata. Nel 1994 la Stamperia d’arte Albicocco inaugura i nuovi spazi in Via Ermes di Colloredo, proprio con una personale di grafica dedicata a Zigaina. Per l’occasione l’artista definisce quella di Albicocco “..una Galleria ideale, che mi fa venire in mente, non so perché, l’antico forno a legna dove le nostre madri portavano a cuocere le colombe pasquali. La fragranza è la stessa, anche se, al posto dell’indefinibile profumo del pane fresco, aleggia l’altrettanto divino - per me - odore della trementina”. Il lavoro di Zigaina inaugura anche le Edizioni del Tavolo Rosso con il libro d’artista “Giuseppe Zigaina. Anatomia di un’immagine” nel 1994. A questo seguirà la partecipazione ad altri quattro preziosi volumi, sempre per le Edizioni del Tavolo Rosso.
Giuseppe Zigainada “Una polemica in prosa”, 2000acquaforte, acquatinta, mm. 180x325
Giuseppe Zigaina
195
Giuseppe ZigainaVerso la laguna n. 7, 1993acquaforte, mm. 945x835
196
Giuseppe ZigainaImmagine per un paesaggio con farfalla notturna, 1983acquaforte, mm. 742x995
197
Giuseppe ZigainaIcona per un transito n. 8, 1993acquaforte, morsura libera, mm. 787x995
198
Giuseppe ZigainaImmagine per un paesaggio con astronave, 1983acquaforte, mm. 882x1238
199
Giuseppe ZigainaIcona per un transito, 1989acquaforte, morsura libera, mm. 590x450
200
Giuseppe ZigainaLa sera nel vigneto, 1988acquaforte, mm. 645x490
201
Giuseppe ZigainaDue studi, 1974acquaforte, mm. 414x365
202
Giuseppe ZigainaVisitazione - Notturno, 1976acquaforte, acquatinta 244x327
203
Giuseppe ZigainaIl salice e l’astronave, 1981acquaforte, mm. 472x462
204
Giuseppe ZigainaFarfalla - Visitazione, 1994acquaforte, maniera a zucchero, mm. 315x242
205
Giuseppe Zigainada “Una polemica in prosa”, 2000acquaforte, acquatinta, mm. 305x200
207
Con Giuseppe Santomaso.
Con Giuseppe Santomaso e Lazo Vujić.
208
209
Con Giuseppe Santomaso.
Con Piero Dorazio.
Con Walter Valentini.
Con Albert Merz.
Con Emilio e AnnabiancaVedova.
210
Con Emilio Vedova.
211
212
213
Con Tonino Cragnolini.
Con Franco Dugo e Paolo Maurensig.
Con Carlo Ciussi.
Con Franco Dugo.
Con l’amicoPiero Gabriele.
Con Giuseppe Zigaina.
214
215
Con Safet Zec.
Con Mersad Berbere Dario Del Pin.
216
217
Con Giovanni Frangi e Giovanni Agosti.
Con Bruno Ceccobelli.
Con Klaus Karl Mehrkens.
Con Luca Pignatelli alla Calcografia Nazionale.
218
219
Con Piero Pizzi Cannella.e il suo assistente Davide.
Lastre realizzate nell’atelier di Piero Pizzi Cannella a Roma.
Con David Tremlett.
Con Giancarlo Venuto.
Con Alex. Corno.
Forse sono irrimediabilmente tramontati i tempi di Ambroise Vollard ed Henry Kahnweiler, degli editori Iliazd, Tériade, Skira, Maeght e Mardersteig, importanti, anzi, fondamentali, per la creazione storica di un fenomeno e per la costruzione estetica e formale, direi quasi “architettonica”, del libro d’artista, e le iniziative pionieristiche e sperimentali di un tempo, forse hanno esaurito la loro ragion d’essere, lasciando il posto ad una consolidata, quieta ma pur sempre decorosa tradizione tipografica e editoriale che, quando mantenuta ad alto livello, sa ancora misurare il contributo dei vari interventi finalizzati alla creazione del libro d’artista come lo conosciamo e lo abbiamo nel tempo amato e ammirato. Le edizioni “Il Tavolo Rosso” di Udine, casa editrice che dal 1994 ha iniziato a produrre libri d’arte seguendo ancora i canoni della tradizione artigianale più rigorosa, è riuscita, attraverso la scelta mirata degli autori, dei testi e degli artisti chiamati ad illustrarli con incisioni originali, a confezionare un “prodotto” finito di pregio, che si presenta come un insieme armonico d’altissimo valore estetico e librario. La casa editrice nasce dalla passione di Corrado Albicocco per i libri d’arte, passione maturata come allievo della prestigiosa “Scuola del libro” di Urbino e consolidata in trent’anni di lavoro come stampatore fiduciario dei maggiori peintre-graveur italiani e stranieri, da Santomaso a Vedova, da Zigaina a Zec, da Dugo a Velasco, da Pignatelli a Frangi. In questi anni di certosino lavoro, la collana di libri d’artista del “Tavolo Rosso” si è arricchita di trentatre opere. Fra i titoli più significativi si segnalano i primi volumi editi con testi ed incisioni originali di Giuseppe Zigaina, “Anatomia di un’immagine” del 1994, “Il tempo delle origini” del 1998, “Una polemica in prosa” del 2000, che ci offrono, nell’insieme, uno spaccato sincero e graffiante, della vena letteraria, critica e poetica dell’illustre pittore friulano; non da meno, il libro “Tutto il resto lo cambio” del 1998, con testi dei Sarajcic’, Selimovic’ e Sidran, arricchito con diciannove incisioni di Safet Zec. Nel 2001 l’insegna del Tavolo Rosso è chiamata a realizzare per l’U.N.E.S.C.O. un’impresa editoriale complessa e di ampio respiro. Si vuole rieditare, a cura di Sergio Pautasso, il celebre saggio di Carlo Bo “La natura del critico”, uno dei testi fondamentali della moderna ermeneutica letteraria, in omaggio all’opera dell’illustre critico, per il traguardo dei suoi novant’anni. A corredo del testo: una prefazione di Giovanni Puglisi, una poesia di Mario Luzi e un’introduzione “all-armata” di Achille Bonito Oliva. Completa l’edizione una nutrita selezione di opere grafiche di artisti contemporanei, legati anche affettivamente a Carlo Bo, con incisioni originali di Carla Accardi, Domenico Bianchi, Mario Ceroli, Sandro Chia, Jannis Kounellis, Ignazio Moncada, Nunzio, Mimmo Paladino, Alfredo Pirri, Vettor Pisani, Arnaldo e Giò Pomodoro, Emilio Vedova e Giuseppe Zigaina. L’improvvisa morte del critico, avvenuta quando ancora il libro era in corso di stampa, ha mutato l’originario omaggio in un tributo “alla memoria”. Un’opera monumentale, di straordinaria bellezza e importanza, presentata ed esposta nelle sedi di prestigiose istituzioni culturali, da Milano (IULM) a Roma (UNESCO) e Chicago (Istituto di Cultura Italiana). Con “Frammenti” e “Gli Angeli di Vedova”, del 2003, si realizzano due capolavori dell’editoria moderna e, al contempo, si rende un doveroso omaggio all’arte di Emilio Vedova. Si tratta di due libri di eccezionale fattura compositiva, nati dalla decennale collaborazione tra l’artista veneziano e il suo torcoliere di fiducia. Libri che si lasciano sfogliare e conquistare con lo sguardo e dove, ad ogni istante, si rinnova il piacere per la bella pagina scritta e illustrata, dove magnifiche incisioni originali, desunte dai cicli “De America”, “Gli Angeli” e le “ Annunciazioni”, gli “Oltre”, arricchiscono i testi autografi e quelli scritti dell’amico-filosofo Massimo Cacciari; libri che nell’insieme vanno a costituire una breve antologia della poesia minimale ma anche del pensiero e dell’arte del pittore veneziano. Roberto Budassi
“Il libro illustrato come lo conosciamo oggi è l’incontro di un’espressione letteraria e di un’espressione plastica che per reciproca complicità si sommano in due scritture.”
Françoise Chapon
222
Anatomia di un’immagine. Ed. 1994. Libro d’artista con due racconti autobiografici e 14 incisioni all’acquaforte e acquatinta di Giuseppe Zigaina; tiratura di 110 esemplari numerati e firmati dall’artista.
Il tempo delle origini. Ed. 1998. Libro d’artista con 3 racconti autobiografici e 16 incisioni all’acquaforte e acquatinta di Giuseppe Zigaina; tiratura di 110 esemplari numerati e firmati dall’artista.
Tutto il resto lo cambio. Ed. 1998. Libro d’artista con cinque poesie di Izet Sarajelic, un racconto di Meša Selimovic’ e cinque poesie di Abdulah Sidran e 19 incisioni all’acquaforte e acquatinta di
Zec Safet; tiratura complessiva di 110 esemplari numerati e firmati dall’artista.
Il tempo delle origini, edizione economica che riproduce i tre racconti e le 16 incisioni del libro d’artista; le prime cento copie contengono un’acquaforte e acquatinta originale numerata e firmata dal maestro.
223
Come una vita. Ed. 1998. Libro d’artista con 5 poesie e 8 puntesecche di Elisa Mestroni, tiratura di 60 esemplari numerati e firmati dall’artista, 33 in numeri arabi, 20 in numeri romani e 7 prove d’artista.
Poco prima del temporale. Ed. 1999. Libro d’artista con 7 racconti di Fulvio Tomizza e 8 incisioni di Franco Dugo; tiratura complessiva di 110 esemplari numerati e firmati dall’artista.
La casa di fronte. Ed. 1999. libro d’artista con 2 racconti di Paolo Maurensig e 7 incisioni di Leonardo Cremonini, Gianfranco Ferroni, Piero Guccione, Nunzio Gulino, Walter Piacesi,
Riccardo Tommasi Ferroni, Giuseppe Zigaina; tiratura complessiva di 100 esemplari numerati e firmati dagli artisti.
224
Emozioni. Ed. 2000. Libro d’artista con una raccolta di 15 poesie e 10 puntesecche di Elisa Mestroni, tiratura complessiva di 60 esemplari numerati e firmati dall’artista.
Una polemica in prosa. Ed. 2000. Libro d’artista con testo e5 acqueforti e acquetinte di Giuseppe Zigaina; tiratura complessiva di 60 esemplari numerati e firmati dall’artista.
Filando i remi. Ed. 2000. Libro d’artista con testi di Pia Fontana e 10 incisioni di Alex Corno, Stefano Di Stasio, Luca Pignatelli, Nunzio, Piero Pizzi Cannella, Marco Tirelli, Velasco, Giuseppe Bergomi,
Paolo Jachetti, Tommaso Cascella; tiratura complessiva di 100 esemplari numerati e firmati dagli artisti.
225
Dopo un lungo silenzio. Ed. 2001. Libro d’artista con 4 poesie di William Butler Yeats tradotte da Eugenio Montale e 4 incisioni all’acquaforte di Arnoldo Ciarrocchi;
Giuseppe Zigaina per Friederike Mayrocker. Ed. 2001. Libro d’artista con testo e 3 incisioni di Giuseppe Zigaina e 3 incisioni di Friederike Mayrocker; tiratura complessiva di 70 esemplarinumerati e firmati.
Carlo Bo, La natura del critico, testo di Sergio Pautasso, prefazione di Giovanni Puglisi, introduzione di Achille Bonito Oliva, una poesia di Mario Luzi. Ed. 2001. Libro d’artista “in memoria di Carlo Bo”
tiratura complessiva di 70 esemplari numerati e firmati dall’artista.
con 14 incisioni originali di: Carla Accardi, Domenico Bianchi, Mario Ceroli, Sandro Chia, Jannis Kounellis, Ignazio Moncada, Nunzio, Mimmo Paladino, Alfredo Pirri, Vettor Pisani, Arnaldo
Pomodoro, Giò Pomodoro, Emilio Vedova, Giuseppe Zigaina. Edizione d’arte tirata in 70 esemplari, 50 in numeri romani, 14 fuori commercio riservati agli autori, 3 prove d’artista, 3 prove di stampa.
226
Corots. Ed. 2002. Libro d’artista con un racconto e 4 incisioni di Umberto Valentinis, presentazione di Renzo Pellegrini; tiratura complessiva di 50 esemplari numerati e firmati dall’artista.
Intorno al Friuli contadino. Ed. 2002. Libro d’artista con racconti di Gian Paolo Gri e 7 incisioni di Giorgio Gomirato, presentazione di Renzo Pellegrini; tiratura di 50 esemplari numerati e firmati dall’artista.
Estate a notte (Instabilitas Loci). Ed. 2001. Libro d’artista con un racconto di Luca Doninelli e 6 incisioni di Giovanni Frangi; tiratura di 40 esemplari in numeri arabi, numerati e firmati dall’artista.
227
Fotogrammi. Ed. 2002. Libro d’artista con un racconto di Pino Corrias e 13 incisioni di Velasco Vitali; tiratura complessiva di 75 esemplari di cui 40 in numeri arabi, 20 in numeri romani
Senza titolo. Ed. 2002. Libro d’artista con undici poesie di Alda Merini e 12 incisioni di Luca Pignatelli; tiratura complessiva di 65 esemplari di cui 40 copie in numeri arabi, 20 copie in numeri romani
I Professori. Ed. 2002. libro d’artista con un racconto di Marco Lodoli e 6 incisioni di Stefano di Stasio; tiratura complessiva di 65 esemplari di cui 40 in numeri arabi, 20 in numeri romani e
e alcune prove d’autore e fuori commericio.; numerati e firmati dall’artista.
(destinate agli autori), 5 copie in prova d’artista fuori commercio; tutti gli esemplari sono numerati e firmati dall’artista.
alcune prove d’autore e fuori commericio; numerati e firmati dall’artista.
228
Frammenti. Ed. 2003. Libro d’artista con scritti e 5 incisioni di Emilio Vedova; tiratura complessiva di 75 esemplari di cui 50 in numeri arabi, 20 in numeri romani, 5 prove d’autore
Tra le cinque e le sette. Ed. 2003. Libro d’artista con uno scritto Ersi Sotiropoulos (con traduzione a fronte) e 7 incisioni di cui tre xilografiche di Nunzio (Di Stefano); tiratura complessiva di 65
Di noi per dopo. Ed. 2002. Libro d’artista con poesie e 11 incisioni di Alberto Ghinzani; tiratura complessiva di 65 esemplari di cui 40 in numeri arabi, 20 in numeri romani e alcune prove
d’autore e fuori commericio; numerati e firmati dall’artista.
e fuori commericio; numerati e firmati dall’artista.
esemplari di cui 40 in numeri arabi, 20 in numeri romani e alcune prove d’autore e fuori commericio; numerati e firmati dall’artista.
229
Cjantadis. Ed. 2003. Libro d’artista con dieci cantate di Elio Bartolini e 7 incisioni di Carlo Ciussi, Aldo Colò, Tonino Cagnolini, Franco Dugo, Giorgio Gomirato, Giancarlo Venuto,
Come se uno si mettesse a parlare alle case. Ed. 2003. Libro d’artista con venti poesie di Umberto Fiori e 11 incisioni di Marco Petrus; tiratura complessiva di 40 esemplari numerati e firmati dall’artista.
Storie di bordo. Ed. 2003. Libro d’artista con aforismi e 13 incisioni Piero Pizzi Cannella; tiratura complessiva di 40 esemplari numerati e firmati dall’artista.
Giuseppe Zigaina; tiratura complessiva di 60 esemplari numerati firmati dagli artisti.
230
Gli Angeli di Vedova. Ed. 2003. Libro d’artista con un testo di Massimo Cacciari e 8 incisioni di Emilio Vedova; tiratura complessiva di 80 esemplari numerati e firmati dall’artista.
Controra. Ed. 2003. Libro d’artista con quaranta poesie e 20 incisioni di Ercole Pignatelli; tiratura complessiva di 40 esemplari numerati e firmati dall’artista.
Chi vede trasforma. Ed. 2003. Libro d’artista con aforismi e 7 incisioni di Bruno Ceccobelli; tiratura complessiva di 40 esemplari numerati e firmati dall’artista.
231
Attorno al tavolo. Ed. 2003. Libro d’artista con poesie in dialetto lombardo e in italiano di Franco Loi e 11 incisioni di Giancarlo Vitali; tiratura complessiva di 60 esemplari numerati e firmati dall’artista.
I saggi fiori. Ed. 2004. Libro d’artista con 2 racconti di Paolo Maurensig e 12 incisioni di Klaus Karl Mehrkens; tiratura complessiva di 40 esemplari numerati e firmati dall’artista.
Pomona Adriatica. Ed. 2005. Libro d’artista con poesie e racconti di Paolo Frasson e 8 incisioni di Safet Zec; tiratura di 60 esemplari più alcune prove d’artista. Numerati e firmati dall’artista.
232
Dal paesaggio. Ed. 2006. Libro d’artista con poesie di Andrea Zanzotto con 9 incisioni di Graziella Da Gioz; tiratura complessiva 60 esemplari numerati in numeri arabi e firmati dall’autore.
Hacer Tiempo. Ed. 2006. Libro d’artista con testi di Jorge Semprun e 6 incisioni di Safet Zec; tiratura complessiva 60 esemplari numerati in numeri arabi e firmati dall’autore.
Tracce di oracoli terrestri (una dedica e quattro testi nel tempo, 1999 - 2009). Ed. 2009. Libro d’artista con testi di Eugenio De Signoribus e 5 incisioni di Enrico Ricci; tiratura complessiva 70 esemplari
numerati in numeri arabi e firmati dall’autore.
233
Il volo della martora. Ed. 2013. Libro d’artista con testo di Mauro Corona e prefazione di Claudio Magris con tre acqueforti di Livio Ceschin. Libro in fase di realizzazione.
La Genesi. Inno a Dio Creatore. Ed. 2013. Libro d’artista con sei maniera a zucchero di Alessandra D’Este. Libro in fase di realizzazione.
234
Kengiro Azuma
Azuma, Senza titolo, 2010 acquaforte, mm. 470x317
Azuma, Senza titolo, 2010 acquaforte, mm. 467x320
Mersad Berber
Berber, Senza titolo, 1999acquaforte, mm. 690x350
Berber, Senza titolo,1999acquaforte, mm. 690x350
Gianni Borta
Berber, Senza titolo, 1999acquaforte, collage, mm. 705x470
Berber, Senza titolo, 1999acquaforte, collage, mm. 390x592
Borta, Rosolaccio e girasoli, 1989acquaforte, acquatinta, ceramolle, mm. 585x895
Borta, Le monde des fleurs savvages, 1990acquaforte, acquatinta, ceramolle, mm. 600x750
Borta, Fiori di prato, 2002acquaforte, acquatinta, ceramolle, mm. 715x495
235
Gianpietro Carlesso
Borta, Alla ricerca del fiore perduto, 2008acquaforte, at. al carbondrum, mm. 585x975
Borta, Prato antico di Varbie, 2009acquaforte, acquatinta, ceramolle, mm. 850x1225
Leonardo Castellani
Carlesso, Senza titolo, 2013acquatinta, mm 125x170
Castellani, Modella che si veste, s.d. acquaforte, mm. 245x160
Bruno Ceccobelli
Castellani, Monte San Bartolo, 1977/79acquaforte, mm. 348x245
Ceccobelli, Senza titolo, 2002, acquaforte e acquatinta, diametro mm. 220
Ceccobelli, da “Chi vede trasforma”, 2003maniera a zucchero, mm. 500x350
Ceccobelli, da “Chi vede trasforma”, 2003, maniera a zucchero, mm. 500x350
Ceccobelli, da “Chi vede trasforma”, 2003, maniera a zucchero, mm. 500x350
236
Ceccobelli, da “Chi vede trasforma”, 2003, maniera a zucchero, mm. 500x350
Ceccobelli, da “Chi vede trasforma”, 2003, maniera a zucchero, mm. 500x350
Ceccobelli, Amare, 2003maniera a zucchero, mm. 536x358
Livio Ceschin
Ceccobelli, Senza titolo, s.d. acquatinta, puntasecca, mm. 305x215
Ceccobelli, Senza titolo, s.d. acquatinta, puntasecca, mm. 305x215
Ceschin, Biancori accecanti, 2009acquaforte e puntasecca, mm. 605X605 mm
Ceschin, Tracce del passato, 2010acquaforte e puntasecca, mm. 580X585
Ceschin, Dal tempo, sopra la pietra antica, 2010acquaforte e puntasecca, mm. 585x940 mm
Sandro Chia Arnoldo Ciarrocchi
Chia, da “La natura del critico”, 2001acquaforte, mm. 312x252
237
Ciarrocchi, Rinalda, 1975acquaforte, mm. 153x116
Ciarrocchi, Senza titolo, s.d. acquaforte, mm. 142x107
Ciarrocchi, Senza titolo, s.d.acquaforte, mm. 162x125
Ciarrocchi, Rita, s.d.acquaforte, mm. 170x108
Ciarrocchi, Senza titolo, s.d.acquaforte, mm. 195x155
Ciarrocchi, Senza titolo, s.d.acquaforte, mm. 162x157
Ciarrocchi, Senza titolo, s.d. acquaforte, mm. 107x98
Ciarrocchi, La bella, s.d. acquaforte, mm. 120x108
Ciarrocchi, Senza titolo, s.d. acquaforte, mm. 330x248
Ciarrocchi, Senza titolo, s.d.acquaforte, mm. 112x92
Ciarrocchi, Senza titolo, s.d. acquaforte, mm. 188x168
Ciarrocchi, Senza titolo, s.d.acquaforte e acquatinta, mm. 482x590
238
Carlo Ciussi
Ciarrocchi, Senza titolo, s.d.acquaforte, mm. 152x187
Ciussi, Senza titolo, 1978acquatinta, mm. 384x692
Ciussi, Senza titolo, 1978acquatinta, mm. 221x469
Ciussi, Senza titolo, 1978acquatinta, mm. 240x318
Ciussi, Senza titolo, 1978acquatinta, mm. 80x185
Ciussi, Senza titolo, 1980acquatinta, mm. 423x427
Ciussi, Senza titolo, 1981acquatinta, mm. 226x463
Ciussi, Senza titolo, 1982acquatinta, mm. 426x421
Ciussi, Senza titolo, 1982acquatinta, mm. 250x245
Ciussi, Senza titolo, 1982acquatinta, mm. 525x87
Ciussi, Senza titolo, 1982acquatinta, mm. 525x87
239
Ciussi, Senza titolo, 1982acquatinta, mm. 525x87
Ciussi, Senza titolo, 1982acquatinta, mm. 590x48
Ciussi, Senza titolo, 1982acquatinta, mm. 590x48
Ciussi, Senza titolo, 1983acquaforte e acquatinta, mm. 233x237
Ciussi, Senza titolo, 1983acquaforte, mm. 225x225
Ciussi, Senza titolo, 1984acquaforte e acquatinta, mm. 515x173
Ciussi, Senza titolo, 1985acquaforte, mm. 522x178
Ciussi, Senza titolo,1985acquaforte, mm. 239x244
Ciussi, Senza titolo, 1987acquaforte, mm. 395x318
Ciussi, Senza titolo, 1987acquaforte e acquatinta, mm. 195x226
Ciussi, Senza titolo, 1988acquaforte, mm. 373x435
Ciussi, Senza titolo, 1990acquaforte e acquatinta, mm. 263x686
240
Ciussi, Senza titolo, 1990 acquaforte e acquatinta, mm. 263x686
Ciussi, Senza titolo, 1993puntasecca, mm. 540x230
Ciussi, Senza titolo, 1993puntasecca, mm. 443x625
Ciussi, Senza titolo, 1993puntasecca, mm. 443x625
Ciussi, Senza titolo, 2003acquatinta, mm. 357x260
Ciussi, Senza titolo, 2007acquatinta, mm. 499x301
Ciussi, Senza titolo, 2007acquatinta, mm. 403x775
Ciussi, Senza titolo, 2011acquaforte, acquatinta, mm. 295x235
Ciussi, Senza titolo, 2012acquaforte, acquatinta, mm. 245x196
Aldo Colò
Ciussi, Senza titolo, 2012acquaforte, acquatinta, mm. 486x350
Colò, Ovale grigio, 1982acquaforte e acquatinta, mm. 348x243
241
Colò, Grande ovale nero, 1983 acquaforte e acquatinta, mm. 370x276
Colò, Ovale con tracce, 1987acquaforte e acquatinta, mm. 408x320
Colò, Ovale con tracce,1987 acquaforte e acquatinta, mm. 226x300
Colò, Ovale n.1, 1990acquaforte e acquatinta, mm. 176x231
Colò, Ovale, 1993acquaforte e acquatinta, mm. 173x226
Colò, Per Elio, 2003acquaforte, acquatinta e collage, mm. 245x197
Colò, Senza titolo, 2004acquaforte, acquatinta e collage, mm. 313x430
Colò, Senza titolo, 2004 acquaforte, acquatinta e collage, mm. 313x430
Colò, Senza titolo, 2009acquaforte, acquatinta e collage, mm.440x628
Colò, Composizione, 2009acquaforte, acquatinta e collage, mm. 446x573
Colò, Molecole in effervescenza, 2009acquatinta, mm. 360x490
Colò, Ovale con traccia bianca, 2009acquatinta, ceramolle e collage, mm. 380x492
242
Colò, Senza titolo, 2009acquatinta e collage, mm. 357x407
Colò, Nero su nero, 2009acquatinta e carborundum, mm. 553x1000
Colò, Incisione nigra, 2009acquatinta e carborundum, mm 570x730
Colò, Ovale nero, 2009maniera zucchero, mm. 460x332
Colò, Molecole in transizione, 2009carborundum e collage, mm. 459x805
Colò, Grande grigio, 2009acquatinta, mm 1000x1860
Alex Corno
Corno, Scultura, 2008incisione, mm. 298x178
Corno, Scultura, 2010incisione, mm. 350x253
Corno, Scultura cactus, 2010incisione, mm. 292x192
Corno, Da scultura cactus, 2010incisione, mm. 332x122
Corno, Scultura, 2013carborundum, mm. 700x500
243
Tonino Cragnolini
Corno, Scultura, 2013carborundum, mm. 1000x700
Corno, Scultura, 2013carborundum, mm. 500x350
Cragnolini, Luoghi e personaggi del Nievo - Il cavalier Spaccafumo Colloredo e Fratta, s.d.ceramolle, mm. 400x300
Cragnolini, Luoghi e personaggi del Nievo - Il cavalier Spaccafumo, s.d.acquaforte, mm. 300x400
Cragnolini, La guerra, s.d.acquaforte, mm. 250x205
Cragnolini, La guerra, s.d.acquaforte, mm. 300x212
Cragnolini, La guerra, s.d.ceramolle, mm. 192x144
Cragnolini, Il ponte del Diavolo a Cividale, s.d.acquaforte, mm. 323x245
Cragnolini, Zoiba grassa 1511 - Una storia friulana, s.d.puntasecca, mm. 295x210
Cragnolini, Zoiba grassa 1511 - Una storia friulana, s.d.ceramolle, puntasecca, mm. 474x328
Cragnolini, Zoiba grassa 1511 - Una storia friulana, s.d.acquaforte, mm. 242x182
244
Cragnolini, Maschere e bestiario, s.d.acquaforte, puntasecca, mm. 400x500
Cragnolini, Purcità, 1990acquaforte, mm. 230x177
Cragnolini, Purcità, 1990acquaforte, mm. 116x76
Cragnolini, Purcità, 1990acquaforte, mm. 120x90
Cragnolini, I viaggi di Gulliver, 1997acquaforte, puntasecca, mm. 800x600
Cragnolini, Colloredo, 2000acquaforte, mm. 495x698
Cragnolini, Inquisizione in Friuli, 2000acquaforte, mm. 858x565
Cragnolini, 1232 - Federico II approda ad Aquileia, 2001acquaforte, mm. 800x600
Cragnolini, Cassacco, 2006acquaforte, mm. 503x700
Cragnolini, Venzone, 2006acquaforte, mm. 348x500
Cragnolini, Gemona e Venzone, 2006acquaforte, mm. 322x500
Cragnolini, Colloredo, 2006acquaforte, mm. 500x698
245
Leonardo Cremonini
Cragnolini, Summaga, 2006acquaforte, mm. 283x348
Cragnolini, Il Puint dal Diaul a Cividat, 2007acquaforte, mm. 500x800
Graziella Da Gioz
Cremonini, da “La casa di fronte”, 1999acquaforte e acquatinta, mm. 287x233
Da Gioz, Dal Paesaggio, 2006puntasecca, mm. 100x130
Da Gioz, Dal Paesaggio, 2006acquatinta, puntasecca, mm. 245x158
Da Gioz, Dal Paesaggio, 2006puntasecca, mm. 245x124
Da Gioz, Dal Paesaggio, 2006acquatinta e puntasecca, mm. 245x123
Da Gioz, Dal Paesaggio, 2006acquatinta e puntasecca, mm. 245x123
Da Gioz, Dal Paesaggio, 2006acquatinta e puntasecca, mm. 206x164
Da Gioz, Dal Paesaggio, 2006puntasecca e acquatinta, mm. 180x150
246
Da Gioz, Dal Paesaggio, 2006acquatinta e puntasecca, mm. 295x197
Da Gioz, Dal Paesaggio, 2006puntasecca e acquatinta, mm. 180x150
Da Gioz, Dal Paesaggio, 2006puntasecca, mm. 295x197
Da Gioz, Senza titolo, 2006puntasecca, mm. 245x136
Da Gioz, Senza titolo, 2006puntasecca, mm. 177x126
Da Gioz, Senza titolo, 2006acquatinta, puntasecca, mm. 235x150
Mario Di Iorio
Di Iorio, Senza titolo, 1977acquaforte, aquatinta, mm. 260x381
Di Iorio, Senza titolo, 1986acquaforte, aquatinta, puntasecca, mm. 390x296
Stefano Di Stasio
Di Iorio, Senza titolo, 1986acquaforte, mm. 193x247
Di Stasio, da “Filando i remi”, 2000acquaforte, mm. 230x158
247
Di Stasio, da “I Professori”, 2002acquaforte, acquatinta, mm. 315x213
Di Stasio, da “I Professori”, 2002acquaforte, acquatinta, mm. 245x198
Di Stasio, da “I Professori”, 2002acquaforte, acquatinta, mm. 245x195
Di Staio, Senza titolo, 2003acquaforte, mm. 338x254
Di Stasio, da “I Professori”, 2002acquaforte, acquatinta, mm. 247x196
Di Stasio, da “I Professori”, 2002acquaforte, mm. 45x135
Di Stasio, da “I Professori”, 2002acquaforte, mm. 320x90
Di Stasio, Senza titolo, 2002acquaforte, acquatinta, mm. 416x295
Di Stasio, Senza titolo, 2002acquaforte, mm. 234x165
Di Stasio, Senza titolo, 2003acquaforte, mm. 338x256
Di Stasio, Senza titolo, 2003acquaforte, mm. 230x160
Di Stasio, Senza titolo, 2004acquaforte, mm. 210x145
248
Piero Dorazio
Dorazio, Senza titolo, 1989 puntasecca, mm. 180x120
Dorazio, Senza titolo, 1989 puntasecca, mm. 255x188
Franco Dugo
Dugo, Racconto, 1975acquaforte, mm. 300x400
Dugo, Hobo (omaggio a Woody Guthrie), 1978acquaforte, acquatinta, mm. 601x799
Dugo, La sciarpa bianca, 1978Acquaforte, mm. 600x799
Dugo, Ulisse (omaggio a Umberto Saba), 1979acquaforte, acquatinta, mm. 498x515
Dugo, Identificazione, 1980acquaforte, acquatinta, ceramolle, mm. 600x910
Dugo, Identificazione, 1980acquaforte, acquatinta, ceramolle, mm. 600x910
Dugo, Identificazione, 1980acquaforte, acquatinta, ceramolle, mm. 600x910
Dugo, Portrait del Marchese Eduardo De Valfierno, 1982mezzatinta, acquaforte, mm. 633x500
249
Dugo, La Gioconda recuperata dai carabinieri, 1982puntasecca, mezzotinta, fotoincisione, mm. 501x601
Dugo, Il pittore Yves Chaudron nello studio, 1982puntasecca, mezzotinta, fotoincisione, mm. 500x599
Dugo, Omaggio a Dürer (secondo stato), 1983/1988acquaforte, puntasecca, mm. 400x599
Dugo, En pose, 1985acquatinta, puntasecca, mm. 500x700
Dugo, En pose, 1985acquatinta, puntasecca, mm. 500x700
Dugo, En pose, 1985acquatinta, puntasecca, mm. 500x700
Dugo, La modella, 1986acquatinta, puntasecca, mm. 500x700
Dugo, La modella, 1986acquatinta, puntasecca, mm. 500x700
Dugo, La bicicletta, 1988puntasecca, mezzatinta, mm. 381x499
Dugo, Boxeur, 1989puntasecca, mm. 800x500
Dugo, Boxeur, 1989puntasecca, mm. 800x500
Dugo, Mio padre, 1989puntasecca, mezzatinta, mm. 500x380
250
Dugo, Mio padre, 1989puntasecca, mezzatinta, mm. 500x350
Dugo, Rembrandt, 1990puntasecca, mm. 501x401
Dugo, Doppio autoritratto, 1990puntasecca, mm. 401x501
Dugo, I miei genitori, 1990puntasecca, acquatinta, mm. 701x502
Dugo, Cipresso e paesaggio nuvoloso, 1995acquaforte, puntasecca, mm. 560x400
Dugo, Ritratto di Kafka, 1995puntasecca, mm. 230x300
Dugo, Pasolini, 1995puntasecca, mm. 500x400
Dugo, Boxeur, 1999puntasecca, mm. 1200x1000
Dugo, L’uomo dei castagni, 1999acquaforte, mm. 500x350
Dugo, Eva, 2005puntasecca, mm. 1000x700
Dugo, Adamo (da Dürer), 2005puntasecca, mm. 1000x700
Dugo, Adamo ed Eva, 2005acquaforte, puntasecca, mm. 1300x1000
251
Dugo, Adamo, Eva e il pappagallo, 2005puntasecca, mm. 420x360
Dugo, Il bagno delle donne, 2005acquaforte, mm. 720x700
Dugo, Autoritratto con pelliccia (da Dürer), 2005puntasecca, mm. 700x500
Dugo, Melancolia 1, 2005acquaforte, mm. 700x700
Dugo, La scimmia, (da “La vergine con la scimmia”), 2005puntasecca, mm. 600x500
Dugo, Leprotto (da Dürer), 2005puntasecca, mm. 600x500
Dugo, Nudo di donna con bastone, 2005acquaforte, mm. 500x350
Dugo, Nudo di donna visto da dietro, 2005acquaforte, mm. 500x350
Dugo, Uomo che disegna un vaso, 2005acquaforte, mm. 500x550
Dugo, Uomo inclinato, 2005acquaforte su zinco, mm. 500x350
Dugo, Uomo in movimento, 2005acquaforte, puntasecca, mm. 500x350
Dugo, Il ratto sull’unicorno, 2005acquaforte, puntasecca, mm. 1000x1000
252
Gianfranco Ferroni
Dugo, I quattro cavalieri dell’apocalisse (da Dürer), 2005acquaforte, puntasecca, mm- 1300x990
Ferroni, Città, 1961 acquaforte, mm. 117x140
Giovanni Frangi
Frangi, da “Estate a notte”, 2001maniera zucchero, mm. 87x70
Frangi, da “Estate a notte”, 2001maniera zucchero, mm. 350x257
Frangi, da “Estate a notte”, 2001maniera zucchero, mm. 350x257
Frangi, da “Estate a notte”, 2001maniera zucchero, mm. 350x257
Frangi, da “Estate a notte”, 2001maniera zucchero, mm. 350x257
Frangi, da “Estate a notte”, 2001maniera zucchero, mm. 350x257
Frangi, San Giorgio, 2004maniera a zucchero, mm. 245x445
Frangi, Senza titolo, 2007acquatinta, mm. 380x492
253
Frangi, Sassisassi, 2007maniera a zucchero, mm. 630x950
Frangi, Vallemosso, 2007maniera a zucchero, mm. 480x630
Frangi, San Giacomo, 2007maniera a zucchero, mm. 410x530
Frangi, Alghe, 2007maniera a zucchero, mm. 490x610
Frangi, Nageire, 2008,incisione al carborundum, mm. 500x700
Frangi, Shimputai, 2008,incisione al carborundum, mm. 500x700
Frangi, Ikenobo, 2008,incisione al carborundum, mm. 500x700
Frangi, Alba, 2008,incisione al carborundum, mm. 500x700
Frangi, Thelocactus, 2008,incisione al carborundum, mm. 500x700
Frangi, Cactus, 2008,incisione al carborundum, mm. 500x700
Frangi, Desert Garden , 2008,incisione al carborundum, mm. 500x700
Frangi, Huntington, 2008,incisione al carborundum, mm. 500x700
254
Omar Galliani
Frangi, Camellia, 2008,incisione al carborundum, mm. 500x700
Galliani, Senza titolo, 2001,ceramolle, mm. 247x247
Paola Gandolfi Alberto Ghinzani
Gandolfi, Senza titolo, 2001acquaforte, acquatinta, mm. 335x254
Ghinzani, da “Di noi per dopo”, 2002acquatinta, mm. 280x194
Ghinzani, da “Di noi per dopo”, 2002acquaforte, acquatinta, mm. 305x247
Ghinzani, da “Di noi per dopo”, 2002acquaforte, acquatinta, mm. 100x74
Ghinzani, da “Di noi per dopo”, 2002acquaforte, acquatinta, mm. 280x192
Ghinzani, da “Di noi per dopo”, 2002ceramolle, mm.295x194
Ghinzani, da “Di noi per dopo”, 2002acquatinta, mm. 190x293
255
Ghinzani, da “Di noi per dopo”, 2002acquatinta, mm. 295x194
Ghinzani, da “Di noi per dopo”, 2002acquaforte, acquatinta, mm. 236x246
Ghinzani, da “Di noi per dopo”, 2002acquatinta, mm. 195x244
Giorgio Gomirato
Gomirato, Stenditrice, 1987acquaforte, mm. 500x350
Gomirato, Uccello sul gelso, 1989puntasecca, acquatinta, mm. 500x700
Gomirato, Il terremoto, 1998puntasecca, mm. 500x700
Gomirato, Motivo autunnale, 1991puntasecca, mm. 500x700
Gomirato, Colomba sul ceppo, 1991puntasecca, mm. 350x500
Gomirato, I nonni, 1991acquaforte, puntasecca, mm. 700x500
Gomirato, Uomo con cane, 1991puntasecca, mm. 500x350
Gomirato, Bracconiere, 1992puntasecca, acquatinta, mm. 350x500
256
Gomirato, Natura morta e paesaggio, 1999puntasecca, acquatinta, mm. 500x350
Gomirato, Cani in lotta, 1992puntasecca, acquatinta, mm. 350x500
Gomirato, Verso la casa, 1993puntasecca, mm. 350x500
Gomirato, Donna con fascina, 1994puntasecca, acquatinta, mm. 700x500
Gomirato, Le due contadine, 1994puntasecca, acquatinta, mm. 700x500
Gomirato, Le due contadine, 1994puntasecca, acquatinta, mm. 700x500
Gomirato, Passeggiata sotto la luna, 1994acquatinta, puntasecca, mm. 350x500
Gomirato, Donna con fascina, 1996puntasecca, mm. 350x500
Gomirato, Passeggiata al tramonto, 1996puntasecca, mm. 350x500
Gomirato, Contadina con fascina, 2000 puntasecca mm. 1300x1000
Gomirato, Crocifissione, 2000puntasecca, acquatinta, mm. 750x560
Gomirato, Contadina con fascina, 2000puntasecca, mm. 1300x1000
257
Gomirato, Incontro, 2002 puntasecca, mm. 1300x1000
Gomirato, Ritorno a casa, 2002puntasecca, mm. 700x500
Gomirato, Sposi in bicicletta, 2003puntasecca, mm. 500x700
Emilio Greco
Gomirato, Incontro, 2003puntasecca, mm. 500x700
Greco, Senza titolo, 1983acquaforte, mm. 407x480
Piero Guccione Nunzio Gulino
Guccione, da “La casa di fronte”, 1999acquaforte, acquatinta, mm. 85x180
Gulino, Il guanto di Elisa, 1979acquaforte, mm. 198x245
Gulino, Paesaggio, 1985acquaforte, mm. 365x276
Gulino, Estate, 1985acquaforte, mm. 394x320
258
Gulino, Girasole con paesaggio, 1989acquaforte, mm. 248x176
Gulino, Senza titolo, 1990acquaforte, mm. 115x85
Gulino, Paesaggio, 1994acquaforte, mm. +197x247
Peter Halley
Gulino, Attesa, 1997acquaforte, mm. 286x314
Halley, da “Il bagno penale”, 2010acquatinta, mm. 400x500
Irwin
Irwin, Razsvetljenje, 1992Xilografia, acquatinta, mm. 910x645
Irwin, Razsvetljenje, 1992Xilografia, acquatinta, mm. 950x1350
Giovanni La Cognata
Irwin, Razsvetljenje, 1992Xilografia, acquatinta, mm. 910x645
La Cognata, Donna che fuma, 2007 acquaforte, mm. 532x492
259
La Cognata, Figura e città, 2007acquaforte, mm. 480x333
La Cognata, Nudo disteso, 2009puntasecca, mm. 495x385
La Cognata, Nudo sulla soglia, 2009acquaforte, mm. 465x348
Živko Ira Marušič
La Cognata, Bagnanti, 2009acquaforte, mm. 495x320
La Cognata, Turista, 2009acquaforte, mm. 495x320
Marušic, Dance, 1989/2007xilografia, mm. 342x283
Marušic, Tre, 1993/2007xilografia, mm. 170x195
Marušic, Il bacio, 1994xilografia, mm. 980x1260
Marušic, Campo con tulipani, 1994xilografia, mm. 980x1260
Marušic, Eco, 1994xilografia, mm. 1260x450
Marušic, Arbeit mecht frei, 1994xilografia, mm. 1260x450
260
Marušic, Senza titolo, 1994xilografia, mm. 340x278
Marušic, Senza titolo, 1994xiolografia, mm. 338x277
Marušic, Senza titolo, 1994xilografia, mm. 350x265
Marušic, Senza titolo, 1994 xilografia, mm. 423x270
Marušic, 4x volte, 1996/2007 xilografia, mm. 348x280
Marušic, Senza titolo, 1997xilografia, mm. 344x270
Marušic, Bibiska, 1997/2007 xilografia, mm. 185x160
Marušic, Spitfire, 1998/2007xilografia, mm. 238x345
Marušic, Senza titolo, 1999 xilografia, mm. 193x328
Matteo Massagrande
Marušic, Senza titolo, 1999xilografia, mm. 240x290
Marušic, Senza titolo, 2006 xilografia, mm. 344x268
261
Massagrande, Senza titolo, s.d. acquaforte, mm. 393x295
Massagrande, La prima neve , s.d. acquaforte, mm. 325x244
Massagrande, Fiori sulla sedia, 1998acquaforte, mm. 295x193
Klaus Karl Mehrkens
Massagrande, Fiori sul comodino, 1998acquaforte, mm. 315x195
Mehrkens, Figura n. 2, 2003acquaforte, mm. 223x154
Mehrkens, da “I saggi fiori”, 2004acquaforte, acquatinta, mm. 360x715
Mehrkens, da “i saggi fiori”, 2004acquaforte, mm. 300x202
Mehrkens, da “i saggi fiori”, 2004acquaforte, mm. 202x202
Mehrkens, da “I saggi fiori”,2004acquaforte, mm. 201x202
Mehrkens, da “I saggi fiori”, 2004acquaforte, acquatinta, mm. 350x455
Mehrkens, da “I saggi fiori”, 2004acquaforte, acquatinta, mm. 350x455
262
Mehrkens, da “I saggi fiori”, 2004acquaforte, mm. 299x200
Mehrkens, da “I saggi fiori”, 2004acquaforte, puntasecca, mm. 200x203
Mehrkens, da “i saggi fiori”, 2004acquaforte, mm. 200x102
Mehrkens, da “I saggi fiori”, 2004acquaforte, ceramolle, mm. 300x200
Mehrkens, da “i saggi fiori”, 2004acquaforte, mm. 159x151
Mehrkens, Nudo, 2004acquaforte, mm. 369x290
Mehrkens, Paesaggio con gru, 2005acquaforte, acquatinta, mm. 357x557
Mehrkens, Berlin, 2006acquaforte, collage, mm. 280x295
Mehrkens, Stadtrand, 2006acquaforte, mm346x498
Mehrkens, La sera, 2006acquaforte, collage, mm. 354x495
Mehrkens, Paesaggio, 2006acquaforte, mm. 347x494
Mehrkens, Ziegelei, 2006acquaforte, collage, mm. 295x493
263
Mehrkens, Cascina, 2006acquaforte, mm. 296x294
Mehrkens, Ragazzo, 2006acquaforte, collage, mm. 400x302
Mehrkens, Figura, 2006puntasecca, mm. 1300x980
Mehrkens, Volto, 2006acquaforte, collage, mm. 347x495
Mehrkens, Die muehle, 2006acquaforte, collage, mm. 695x497
Mehrkens, Il fabbricone, 2012acquaforte, mm. 500x697
Mehrkens, Il fiume, 2012acquaforte, acquatinta, mm. 343x489
Mehrkens, Gasometro, 2012acquaforte, mm. 345x500
Mehrkens, Gasometro, 2012acquaforte, mm. 491x594
Albert Merz
Merz, Senza titolo, 1990maniera a zucchero, puntasecca, mm. 820x1080
Merz, Senza titolo, 1990maniera a zucchero, puntasecca, mm. 1090x930
264
Merz, Senza titolo, 1990maniera a zucchero, puntasecca, mm. 992x736
Merz, Senza titolo, 1990maniera a zucchero, puntasecca, mm. 1090x830
Merz, Senza titolo, 1990maniera a zucchero, puntasecca, mm. 1090x830
Francesco Michielin
Michielin, Emigranti, 1976acquaforte, mm. 106x102
Michielin, Un’altalena per Rembrandt Giorgio (Fina), 1981acquaforte, mm. 290x200
Michielin, Una coppia, 1983acquaforte, mm. 238x228
Michielin, Paesaggio, 1985acquaforte, mm. 358x220
Michielin, Per ritrovare il barco, 1989acquaforte, mm. 150x94
Marco Petrus
Michielin, La porta sul borgo, 2000acquaforte, mm. 395x400
Petrus, da “Come se uno si mettesse a parlare alle case”, 2003acquaforte, acquatinta, mm. 175x252
265
Petrus, da “Come se uno si mettesse a parlare alle case”, 2003acquaforte, acquatinta, mm. 225x156
Petrus, da “Come se uno si mettesse a parlare alle case”, 2003acquaforte, mm. 112x150
Petrus, da “Come se uno si mettesse a parlare alle case”, 2003acquaforte, mm. 350x135
Petrus, da “Come se uno si mettesse a parlare alle case”, 2003acquaforte, acquatinta, mm. 350x250
Petrus, da “Come se uno si mettesse a parlare alle case”, 2003acquaforte, acquatinta, mm. 350x250
Petrus, da “Come se uno si mettesse a parlare alle case”, 2003acquaforte, acquatinta, mm. 350x250
Petrus, da “Come se uno si mettesse a parlare alle case”, 2003acquaforte, acquatinta, mm. 350x175
Petrus, da “Come se uno si mettesse a parlare alle case”, 2003acquaforte, acquatinta, mm. 350x137
Petrus, da “Come se uno si mettesse a parlare alle case”, 2003acquaforte, acquatinta, mm. 360x255
Petrus, da “Come se uno si mettesse a parlare alle case”, 2003acquaforte, acquatinta, mm. 350x250
Petrus, Senza titolo, 2003acquaforte, mm. 232x160
Petrus, Senza titolo, 2003acquaforte, acquatinta, mm. 232x160
266
Walter Piacesi
etrus, Senza titolo, 2003acquaforte, acquatinta, mm. 230x156
Piacesi, Farfalle, s.d.acquaforte, mm. 190x330
Piacesi, Comizio con pretaccio, s.d.acquaforte, mm. 250x435
Piacesi, Amore, s.d.acquaforte, mm. 272x212
Piacesi, Agosto a Cattolica, 1980acquaforte, mm. 276x452
Piacesi, Interno, 1980acquaforte, mm. 435x250
Piacesi, La parete, 1981acquaforte, mm. 392x230
Piacesi, Cattolica, 1981acquaforte, mm. 185x245
Piacesi, Maschera, fi ori secchi, scheletro di gufo, 1981 acquaforte, mm. 350x263
Piacesi, Studio a Cattolica, 1983acquaforte, mm. 285x 357
Piacesi, Pagina di studio all’acquaforte, 1983acquaforte, mm. 246x350
267
Luca Pignatelli
Piacesi, L’amico delle nuvole, 1999acquaforte, mm. 234x175
Luca Pignatelli, da “Filando i remi” , 2000acquaforte, mm. 240x185
Luca Pignatelli, da “Senza titolo”, 2002maniera a zucchero, mm. 355x710
Luca Pignatelli, da “Senza titolo”, 2002maniera a zucchero, mm. 355x255
Luca Pignatelli, da “Senza titolo”, 2002 maniera a zucchero, mm. 355x255
Luca Pignatelli, da “Senza titolo”, 2002maniera a zucchero, mm. 355x255
Luca Pignatelli, da “Senza titolo”, 2002maniera a zucchero, mm. 355x255
Luca Pignatelli, da “Senza titolo”, 2002maniera a zucchero, mm. 355x255
Luca Pignatelli, da “Senza titolo”, 2002maniera a zucchero, mm. 355x255
Luca Pignatelli, da “Senza titolo”, 2002 maniera a zucchero, mm. 355x255
Luca Pignatelli, da “Senza titolo”, 2002 maniera a zucchero, mm. 355x255
268
Luca Pignatelli, da “Senza titolo”, 2002maniera a zucchero, mm. 355x255
Luca Pignatelli, da “Senza titolo”, 2002maniera a zucchero, mm. 355x255
Luca Pignatelli, da “Senza titolo”, 2002maniera a zucchero, mm. 355x255
Luca Pignatelli, Paesaggio italiano, 2006maniera a zucchero, mm. 490x595
Luca Pignatelli, Paesaggio italiano, 2006maniera a zucchero, mm. 490x595
Luca Pignatelli, Paesaggio italiano, 2006maniera a zucchero, mm. 247x344
Luca Pignatelli, San Lorenzo, Olympic Flame, 2008maniera a zucchero, mm. 840x645
Luca Pignatelli, Teatro Argentina, 2008maniera a zucchero, mm. 470x335
Luca Pignatelli, Teatro Argentina, 2008maniera a zucchero, mm. 470x335
Luca Pignatelli, La caccia, 2008maniera a zucchero, mm. 470x335
Luca Pignatelli, La caccia, 2008 maniera a zucchero, mm. 470x335
Luca Pignatelli, Bizantino, 2009maniera a zucchero, mm. 420x273
269
Luca Pignatelli, Afrodite, 2009maniera a zucchero, mm. 802x275
Luca Pignatelli, Afrodite, 2009maniera a zucchero, mm. 802x275
Luca Pignatelli, Bosco/2709, 2009maniera a zucchero, mm. 350x500
Luca Pignatelli, Bosco/2709, 2009maniera a zucchero, mm. 350x500
Luca Pignatelli, Senza titolo, 2009maniera a zucchero, mm. 276x205
Luca Pignatelli, Cantiere,2009maniera a zucchero, mm. 700x500
Luca Pignatelli, Senza titolo, 2009maniera a zucchero, mm. 355x260
Luca Pignatelli, Imboscata, 2009 maniera a zucchero, mm. 660x1000
Luca Pignatelli, Arsenale 2750, 2009maniera a zucchero, mm. 1000x990
Luca Pignatelli, Dogana marittima, 2009maniera a zucchero, mm. 390x510
Luca Pignatelli, Dogana marittima, 2009maniera a zucchero, mm. 390x510
Luca Pignatelli, Passaggio di frontiera, 2009maniera a zucchero, mm. 495x610
270
Luca Pignatelli, JU87/2745, 2009maniera a zucchero, mm. 420x453
Luca Pignatelli, JU87/2745, 2009maniera a zucchero, mm. 420x453
Luca Pignatelli, Paesaggio con le bombe, 2009maniera a zucchero, mm. 490x665
Luca Pignatelli, 2420, 2009maniera a zucchero, mm. 435x595
Luca Pignatelli, 2420, 2009maniera a zucchero, mm. 435x595
Luca Pignatelli, Tigri, 2009acquatinta, mm. 315x515
Luca Pignatelli, Selinunte, 2009maniera a zucchero, mm. 450x415
Luca Pignatelli, Selinunte, 2009maniera a zucchero, mm. 450x415
Luca Pignatelli, Tigri, 2009acquatinta, mm. 315x515
Luca Pignatelli, Dirigibile/2714, 2009maniera a zucchero, mm. 510x370
Luca Pignatelli, JU87/9417, 2009maniera a zucchero, mm. 330x610
Luca Pignatelli, JU87/9417, 2009maniera a zucchero, mm. 330x610
271
Ercole Pignatelli
Luca Pignatelli, Dirigibile/2714, 2009maniera a zucchero, mm. 510x370
Luca Pignatelli, Reliquia di San Marco, 2012maniera a zucchero, mm. 400x350
Ercole Pignatelli, Senza titolo, 2002acquaforte, mm. 243x179
Ercole Pignatelli, Senza titolo, 2002acquaforte, mm. 230x160
Ercole Pignatelli, Senza titolo, 2002acquaforte, mm. 250x153
Ercole Pignatelli, da “Controra”, 2003acquatinta, mm. 350x250
Ercole Pignatelli, da “Controra”, 2003acquatinta, mm. 350x250
Ercole Pignatelli, da “Controra”, 2003acquaforte, mm. 350x250
Ercole Pignatelli, da “Controra”, 2003acquatinta, mm. 350x250
Ercole Pignatelli, da “Controra”, 2003acquaforte, mm. 350x250
Ercole Pignatelli, da “Controra”, 2003acquaforte, mm. 350x250
272
Vettor Pisani
Ercole Pignatelli, da “Controra”, 2003acquaforte, mm. 350x250
Ercole Pignatelli, da “Controra”, 2003acquaforte, mm. 350x250
Piero Pizzi Cannella
Vettor Pisani, da “La natura del critico”, 2001acquaforte, mm. 265x195
Pizzi Cannella, Particolare per una camera d’artista, 2002acquaforte, mm. 241x178
Pizzi Cannella, Particolare per una camera d’artista, 2003puntasecca, mm. 264x364
Pizzi Cannella, Lontano, 2003acquaforte, mm. 362x257
Pizzi Cannella, Lontano, 2003acquaforte, mm. 363x260
Pizzi Cannella, Interno, 2003acquaforte, mm. 363x461
Pizzi Cannella, Dall’atelier dei mari e dei venti, 2003acquaforte, mm. 362x249
Pizzi Cannella, Autoritratto, 2003acquaforte, mm. 282x203
273
Pizzi Cannella, Dall’atelier dei mari e dei venti, 2003acquaforte, mm. 365x265
Pizzi Cannella, Particolare per una camera d’artista, 2003acquaforte, mm. 364x262
Pizzi Cannella, Dietro quel palazzo…, 2003acquaforte, mm. 282x200
Pizzi Cannella, Gli sposi, 2003acquaforte, mm. 244x200
Pizzi Cannella, Gli sposi, 2003acquaforte, mm. 244x200
Pizzi Cannella, La costellazione delle lucertole, 2010carborundum, mm. 333x500
Pizzi Cannella, Muovo la testa a scatti…, 2010acquaforte, mm. 250x223
Pizzi Cannella, Al re, alla regina…, 2010acquaforte, mm. 252x223
Pizzi Cannella, Gli anelli della cattedrale, 2010carborundum, puntasecca, mm. 500x334
Pizzi Cannella, Salle du verre, 2010carborundum, mm. 334x501
Pizzi Cannella, Bagno turco, 2010maniera a zucchero, puntasecca, mm. 652x500
Pizzi Cannella, Nord, Nord-Ovest, 2010maniera a zucchero, puntasecca, mm. 668x500
274
Pizzi Cannella, L’uccello variopinto porta l’acqua bella, 2010acquaforte, mm. 328x347
Pizzi Cannella, E torna rondinella…, 2010acquaforte, mm. 329x237
Pizzi Cannella, Solo, sempre solo, 2010acquaforte, mm. 328x237
Pizzi Cannella, La testa del coniglio, 2010acquaforte, mm. 250x222
Pizzi Cannella, Ferito a morte o addormentato, 2010acquaforte, mm. 245x218
Pizzi Cannella, Ci baciava in fronte e sorrideva, ci baciava ancora e poi cantava, 2010acquaforte, mm. 250x222
Pizzi Cannella, Salone de musique, 2010carborundum, puntasecca, mm. 504x330
Pizzi Cannella, Autoritratto, Pulcinella, 2010carborundum, puntasecca, mm. 506x337
Pizzi Cannella, I cuochi, le amanti, gli artisti…, 2010acquaforte, mm. 248x220
Pizzi Cannella, Autoritratto, Pulcinella, 2010carborundum, puntasecca, mm. 505x340
Pizzi Cannella, Gioia o gioiello, 2010carborundum, puntasecca, mm. 467x363
Pizzi Cannella, Mappa, 2010maniera a zucchero, mm. 330x500
275
Pizzi Cannella, Cattedrale, 2010carborundum, mm. 590x493
Pizzi Cannella, Ombra cinese, 2010carborundum, mm. 503x668
Pizzi Cannella, Zingaro, 2010acquaforte, mm. 670x500
Pizzi Cannella, La isla, 2010maniera a zucchero, puntasecca, mm. 500x660
Pizzi Cannella, Grand hotel, 2010acquaforte, mm. 667x505
Pizzi Cannella, Orientale, 2010carborundum, mm. 646x408
Armando Pizzinato
Pizzi Cannella, Auguri di buon viaggio 2013, 2012acquaforte, collage, mm. 214x279
Pizzinato, Senza titolo, 1979acquaforte, acquatinta, mm. 485x320
Aldo Poli
Pizzinato, Senza titolo, 1979acquaforte, mm. 240x310
Poli, Iris, 1990puntasecca, acquatinta, mm. 372x506
276
Poli, Ortensie, 1990puntasecca, acquatinta, mm. 320x490
Poli, Senza titolo, 1995puntasecca, acquatinta, mm. 576x600
Poli, I girasoli, 1995puntasecca, acquatinta, mm. 575x605
Poli, Paesaggio, s.d.puntasecca, mm. 100x315
Poli, Porta, s.d. acquatinta e puntasecca, mm. 235x170
Poli, Fiori, s.d. acquatinta e puntasecca, mm. 245x152
Federico Righi
Poli, Senza titolo, s.d.acquatinta e puntasecca, mm. 121x271
Righi, Senza titolo, 1985acquaforte, acquatinta, mm. 387x300
Righi, Senza titolo, 1985acquaforte, acquatinta, mm. 644x290
Righi, Senza titolo, 1985acquaforte, acquatinta, mm. 294x249
Righi, Senza titolo, 1985acquaforte, acquatinta, mm. 290x245
277
Piero Ruggeri
Righi, Senza titolo, 1985acquaforte, acquatinta, mm. 2841x296
Righi, Senza titolo, 1985acquaforte, acquatinta, mm. 315x507
Franz Schwarzinger
Ruggeri, Senza titolo, s.d. puntasecca, mm. 168x117
Schwarzinger, Senza titolo, 1994acquatinta, ceramolle, puntasecca, mm. 430x300
Marco Tirelli
Schwarzinger, Senza titolo, 1994acquatinta, ceramolle, puntasecca, mm. 430x300
Schwarzinger, Senza titolo, 1994acquatinta, ceramolle, puntasecca, mm. 430x300
Riccardo Tommasi Ferroni
Tirelli, Senza titolo, 2001acquatinta, mm. 200x152
Tommasi Ferroni, da “La casa di fronte”, 1999acquaforte, mm. 145x205
278
Virgilio Tramontin
Tommasi Ferroni, Senza titolo, 1999acquaforte, mm. 130x190
Tramontin, Senza titolo, 1933/1987acquaforte, mm. 162x130
Tramontin, Alberi spogli, 1956acquaforte, mm. 275x380
Tramontin, Viale, 1958acquaforte, mm. 285x345
Tramontin, la neve sul viale, 1958/1978acquaforte, mm. 349x304
Tramontin, Senza titolo, 1978/1987acquaforte, mm. 142x167
Tramontin, Bonifica, s.d.acquaforte, mm. 295x495
Tramontin, Senza titolo, s.d.acquaforte, mm. 178x258
Tramontin, Senza titolo, s.d.acquaforte, mm. 120x110
Tramontin, Senza titolo, s.d.acquaforte, mm. 176x250
Tramontin, Senza titolo, s.d.acquaforte, mm. 232x162
279
Tramontin, Senza titolo, s.d.acquaforte, mm. 120x128
Tramontin, Senza titolo, s.d.acquaforte, mm. 174x115
Tramontin, Senza titolo, s.d.acquaforte, mm. 185x128
Tramontin, Senza titolo, s.d.acquaforte, mm. 150x130
Tramontin, Mattino di neve, s.d.acquaforte, mm. 143x150
Tramontin, natura morta, s.d.acquaforte, mm. 178x235
David Tremlett
Tremlett, da “Between you and me”, 2006acquatinta, mm. 295x295
Tremlett, da “Between you and me”, 2006acquatinta, mm. 295x295
Tremlett, da “Between you and me”, 2006acquatinta, mm. 295x295
Tremlett, da “Between you and me”, 2006acquatinta, mm. 295x295
Tremlett, da “Between you and me”, 2006acquatinta, mm. 295x295
280
Mario Tudor
Tremlett, da “Between you and me”, 2006acquatinta, mm. 295x295
Tremlett, da “Between you and me”, 2006acquatinta, mm. 295x295
Tudor, Senza titolo, 2001acquaforte, acquatinta, mm. 345x945
Tudor, Senza titolo, 2001acquaforte, acquatinta, mm. 345x945
Tudor, Senza titolo, 2001acquaforte, acquatinta, mm. 345x945
Lorenzo Vale
Tudor, Senza titolo, 2001acquaforte, acquatinta, mm. 345x945
Tudor, Senza titolo, 2001acquaforte, acquatinta, mm. 345x945
Vale, Sette di fiori, 2008acquaforte, acquatinta, mm. 246x178
Vale, Senza titolo, 2008acquaforte, mm. 226x197
Vale, L’astrologo, 2008acquaforte, mm. 227x157
281
Vale, Cat, 2009acquaforte, mm. 295x183
Vale, Il sole a riposo, 2009acquaforte, mm. 268x225
Vale, Alfabeta, 2010acquaforte, mm. 590x408
Vale, Senza titolo, 2010acquaforte, mm. 390x390
Vale, Senza titolo, 2010acquaforte, mm. 398x400
Vale, Senza titolo, 2010acquaforte, mm. 368x492
Walter Valentini
Vale, Senza titolo, 2010acquaforte, diametro mm. 395
Vale, Autoritratto con migliori amici, 2012acquaforte, acquatinta, mm. 237x332
Valentini, Le misure, il cielo, 1995acquaforte, mm. 260x207
Valentini, Senza titolo, 2004acquaforte, mm. 240x145
Valentini, La porta del cielo, 2004acquaforte, mm. 385x235
282
Emilio Vedova
Vedova, da “Frammenti”, 1965acquatinta, mm. 320x215
Vedova, De America, 1970/1971acquatinta, mm. 320x220
Vedova, De America, 1970/1971acquatinta, mm. 320x220
Vedova, Immagini del nostro tempo, 1970/1973acquatinta, mm. 185x245
Vedova, Senza titolo, 1971/1983acquatinta, mm. 317x222
Vedova, Immagini del nostro tempo, 19872/1981acquatinta, mm. 252x350
Vedova, dal ciclo “Spagna”, 1975/1976acquatinta, mm. 500x350
Vedova, Del nostro tempo, 1977acquatinta, mm. 500x350
Vedova, da “Aus dem Augenrund”, 1980/1985acquatinta, mm. 500x350
Vedova, da “Aus dem Augenrund”, 1980/1985acquatinta, mm. 500x350
Vedova, da “Aus dem Augenrund”, 1980/1985acquatinta, mm. 500x350
283
Vedova, Senza titolo, 1981acquatinta, mm. 130x115
Vedova, Senza titolo, 1982/1985acquatinta, mm. 166x116
Vedova, Senza titolo, 1982/1985acquatinta, mm. 127x150
Vedova, Senza titolo, 1982/1985acquatinta, mm. 127x225
Vedova, Senza titolo, 1982/1985acquatinta, mm. 126x170
Vedova, Senza titolo, 1982/1985acquatinta, mm. 187x245
Vedova, Senza titolo, 1982/1985acquatinta, mm. 120x160
Vedova, Senza titolo, 1983acquatinta, mm. 256x187
Vedova, Nel palmo della mano, 1984acquatinta, mm. 63x102
Vedova, Nel palmo della mano, 1984acquatinta, mm. 75x65
Vedova, Nel palmo della mano, 1984acquatinta, mm. 65x100
Vedova, Nel palmo della mano, 1985acquatinta, mm. 115x65
284
Vedova, Angelo, 1986acquatinta, mm. 167x114
Vedova, Oltre opposti, 1986acquatinta, mm. 498x710
Vedova, da “La natura del critico”, 1986acquatinta, mm. 255x185
Vedova, dal ciclo “Oltre”, 1986/1988acquatinta, mm. 505x350
Vedova, dal ciclo “Oltre”, 1986/1988acquatinta, mm. 500x700
Vedova, dal ciclo “Oltre”, 1986/1988acquatinta, mm. 500x700
Vedova, dal ciclo “Oltre”, 1986/1988acquatinta, mm. 505x352
Vedova, da “Gli Angeli di Vedova”, 1986/1989acquatinta, mm. 250x350
Vedova, da “Gli Angeli di Vedova”, 1986/1989acquatinta, mm. 250x350
Vedova, da “Gli Angeli di Vedova”, 1986/1989acquatinta, mm. 250x350
Vedova, da “Gli Angeli di Vedova”, 1986/1989acquatinta, mm. 250x350
Vedova, da “Gli Angeli di Vedova”, 1986/1989acquatinta, mm. 213x185
285
Vedova, da “Gli Angeli di Vedova”, 1986/1989acquatinta, mm. 254x190
Vedova, da “Gli Angeli di Vedova”, 1986/1989acquatinta, mm. 250x350
Vedova, da “Gli Angeli di Vedova”, 1986/1989acquatinta, mm. 250x350
Vedova, dal ciclo “Oltre”, 1986/1988acquatinta, mm. 250x350
Vedova, da “Gli Angeli di Vedova”, 1986/1989acquatinta, mm. 250x350
Vedova, da “Gli Angeli di Vedova”, 1986/1989acquatinta, mm. 250x350
Velasco
Vedova, da “Gli Angeli di Vedova”, 1986/1989acquatinta, mm. 350x500
Vedova, Senza titolo, 1987acquatinta, mm. 167x225
Velasco, da “Filando i remi”, 2000acquaforte, mm. 260x210
Velasco, paesaggio siciliano, 2001acquaforte, acquatinta, mm. 290x200
Velasco, da “Fotogrammi”, 2002acquaforte, acquatinta, mm. 200x250
286
Velasco, da “Fotogrammi”, 2002acquaforte, mm. 270x138
Velasco, da “Fotogrammi”, 2002acquaforte, mm. 350x250
Velasco, da “Fotogrammi”, 2002acquaforte, acquatinta, mm. 360x250
Velasco, da “Fotogrammi”, 2002acquaforte, acquatinta, mm. 250x440
Velasco, da “Fotogrammi”, 2002acquaforte, acquatinta, mm. 350x250
Velasco, da “Fotogrammi”, 2002acquaforte, acquatinta, mm. 350x190
Velasco, da “Fotogrammi”, 2002acquaforte, acquatinta, mm. 290x180
Velasco, da “Fotogrammi”, 2002acquaforte, acquatinta, mm. 135x170
Velasco, da “Fotogrammi”, 2002acquaforte, mm. 155x205
Velasco, Senza titolo, 2002acquaforte, mm. 168x220
Velasco, Senza titolo, 2002acquaforte, acquatinta, mm. 166x250
Velasco, Paesaggio siciliano, 2003acquaforte, acquatinta, mm. 295x200
287
Vladimir Veličkovič
Velickovic, Man serving tennis ball, 1990ceramolle, collage, serigrafia, mm. 740x490
Velickovic, Man serving tennis ball, 1990ceramolle, collage, serigrafia, mm. 740x490
Giancarlo Venuto
Velickovic, Man serving tennis ball, 1990ceramolle, collage, serigrafia, mm. 740x490
Venuto, Frutti italiani, 1986 ceramolle, acquatinta, mm. 650x485
Venuto, Die Zauberflote, 1988acquatinta, ceramolle, mm. 562x190
Venuto, Agave turca, 1993 acquatinta, ceramolle, mm. 690x496
Venuto, I giardini dell’anima, 1994acquatinta, ceramolle, acquarellata a mano, mm. 590x380
Venuto, I cieli sopra Berlino, 1996 acquatinta, lavis, mm. 1000x1500
Venuto, I cieli sopra Berlino, 2001 acquatinta, mm. 700x1000
Venuto, Eden celeste, 2010 acquatinta, diametro, mm. 320
288
Giancarlo Vitali
Venuto, Paesaggio romano, la casa del frutteto, 2012 ceramolle, acquatinta, mm. 1000x700
Vitali, Salle à manger, 1985acquaforte e acquatinta, mm.143x125
Vitali, Gallo sulla sedia, 1989acquaforte e acquatinta, mm. 232x205
Vitali, Dal Caravaggio, 1992acquaforte e acquatinta, mm. 315x258
Vitali, da “Attorno al tavolo”, 2003acquaforte, acquatinta, mm. 318x426
Vitali, da “Attorno al tavolo”, 2003acquaforte, acquatinta, mm. 147x195
Vitali, La zuppa, 1989acquaforte e acquatinta, mm.
Vitali, Il cuoco, 2003acquaforte e acquatinta, mm. 343x106
Vitali, da “Attorno al tavolo”, 2003acquaforte, acquatinta, mm. 177x228
Vitali, da “Attorno al tavolo”, 2003acquaforte e acquatinta, mm. 350x496
Vitali, da “Attorno al tavolo”, 2003acquaforte, acquatinta, mm. 267x177
289
Vitali, ..ma dove stiamo andando?, s.d. acquaforte e acquatinta, mm. 204x226
Vitali, Senza titolo, s.d. acquaforte e acquatinta, mm. 293x442
Vitali, Senza titolo, s.d. acquaforte e acquatinta, mm. 268x256
Safet Zec
Zec, Barattolo con pennelli, 2000acquatinta, puntasecca, mm. 500x300
Zec, Chioma e staccionata, 1993acquaforte, puntasecca, mm. 700x1000
Zec, Cortile, 1994acquatinta, puntasecca, mm. 700x1000
Zec, Case di pietra, 1994acquaforte, puntasecca, mm. 400x500
Zec, Sotto la chioma, 1995acquaforte, puntasecca, mm. 1350x1000
Zec, Finestra chiusa, 1995acuqaforte, puntasecca, mm. 900x600
Zec, Studio di mani, 1995ceramolle, collage, mm. 565x430
Zec, Tavolo rosso, 1995/1996acquatinta, puntasecca, collage, mm. 700x1000
290
Zec, Grande albero inclinato, 1996acquaforte, puntasecca, collage, mm. 1000x750
Zec, Tavolo rosso, 1996acquaforte, puntasecca, collage, mm. 700x1000
Zec, Il pane, 1997acquatinta, puntasecca, mm. 700x1000
Zec, Bentbaša, 1997acquaforte, puntasecca, mm. 330x473
Zec, Il ponte, 1997acquaforte, puntasecca, mm. 1000x1350
Zec, Drappo sul cavalletto, 1997/1998acquatinta, mm. 1350x1000
Zec, Piatto e cucchiaio, 1997/1998acquatinta, collage, mm. 800x1000
Zec, Abbraccio, 1997/1998acquatinta, puntasecca, mm. 1350x1000
Zec, Paesaggio con alberi, 1998acquaforte, puntasecca, mm. 690x980
Zec, Preghiera, 1999acquaforte, puntasecca, mm. 350x250
Zec, Casa di pietra II, 1999acquatinta, mm. 700x1000
Zec, Mani sul volto I, 2001ceramolle, puntasecca, mm. 700x500
291
Zec, La carriola, 2001ceramolle, mm. 283x245
Zec, Studio, 2001acquaforte, puntasecca, mm. 290x248
Zec, Disperazione, 2003ceramolle, mm. 350x250
Zec, Cestino, 2003/2005ceramolle, puntasecca, mm. 650x500
Zec, Bacinella, 2003/2005ceramolle, puntasecca, mm. 650x500
Zec, Gabbia per uccelli, 2003/2005ceramolle, puntasecca, mm. 628x500
Zec, Scale. Omaggio a Tina Modotti, 2003/2005ceramolle, puntasecca, mm. 642x490
Zec, Finestra chiusa, 2004acquaforte, puntasecca, mm. 800x504
Zec, Drappo sulla sedia, 2005ceramolle, puntasecca, mm. 925x673
Zec, Porta, 2005ceramolle, puntasecca, mm. 642x489
Zec, Piatto, 2005ceramolle, puntasecca, mm. 602x550
Zec, Tre studi, 2005ceramolle, acquaforte, puntasecca, varie misure
292
Zec, Preghiera, 2005ceramolle, acquaforte, puntasecca, varie misure
Zec, Cappotti, 2005ceramolle, puntasecca, mm. 700x500
Zec, Cappotti, 2005acquaforte, puntasecca, mm. 600x500
Zec, Barca, 2005ceramolle, puntasecca, mm. 980x670
Zec, Barca, 2005acquaforte, puntasecca, mm. 390x545
Zec, Il portone, 2005ceramolle, puntasecca, mm. 990x675
Zec, Facciata, 2006ceramolle, puntasecca, mm. 500x800
Zec, Specchio, 2006acquatinta, mm. 1350x1000
Zec, Specchio, 2006acquatinta, mm. 1350x1000
Zec, L’abbraccio, 2006ceramolle, mm. 540x380
Zec, Tre finestre I, 2010acquaforte, puntasecca, mm. 700x1000
Zec, Patate, 2007ceramolle, puntasecca, colorata a mano, mm. 1000x700
293
Zec, Studio di mani, 2010ceramolle, puntasecca, mm. 350x250
Zec, Credenza, 2011ceramolle, puntasecca, mm. 700x490
Zec, La credenza, 2011acquaforte, puntasecca, mm. 695x490
Giuseppe Zigaina
Zec, Tre finestre, s.d.acquaforte, puntasecca, mm. 500x800
Zec, La sedia, s.d.acquatinta, puntasecca, mm. 1000x700
Zigaina, Anatomia con uccello notturno, 1971acquaforte, mm. 257x160
Zigaina, Studio per anatomia n. 2, 1971acquaforte, mm. 249x174
Zigaina, Anatomia - Notturno, 1971acquaforte, acquatinta, mm. 183x216
Zigaina, Studio per interrogatorio, 1971acquaforte, mm. 415x362
Zigaina, per un autoritratto, 1972acquaforte, mm. 220x178
Zigaina, Omaggio al Dürer - Omaggio a Vesalio, 1972acquaforte, mm. 396x346
294
Zigaina, Interrogatorio - Anatomia n. 2, 1972acquaforte, mm. 412x367
Zigaina, Anatomia e grande insetto, 1973acquaforte, mm. 216x376
Zigaina, Due studi per anatomia, 1973acquaforte, mm. 363x406
Zigaina, Due studi, 1974acquaforte, mm. 414x365
Zigaina, Lo stagno n. 2, 1974acquaforte, mm. 305x308
Zigaina, Per Venezis, 1974acquaforte, mm. 199x298
Zigaina, Anatomia per un ritratto, 1977acquaforte, mm. 295x245
Zigaina, Il campo di grano, 1977acquaforte, mm. 298x245
Zigaina, Incendio nell’orto, 1978acquaforte, acquatinta, mm. 243x330
Zigaina, Qualcosa che brucia, 1979acquaforte, mm. 362x206
Zigaina, Mio padre in sogno, 1980acquaforte, mm. 278x378
Zigaina, L’orto n. 1, 1980acquaforte, mm. 195x245
295
Zigaina, La nuvola come astronave, 1980acquaforte, mm. 320x240
Zigaina, L’orto n. 3, 1980acquaforte, mm. 210x252
Zigaina, Il viaggiatore notturno, 1980acquaforte, mm. 295x397
Zigaina, La mano e l’insetto, 1981acquaforte, mm. 247x245
Zigaina, Mio padre l’ariete - la laguna, 1981acquaforte, morsura libera, mm. 480x378
Zigaina, Mio padre e l’ariete - Il sogno, 1981acquaforte, morsura libera, mm. 498x375
Zigaina, Paesaggio come anatomia con nave spaziale, 1981acquaforte, acquatinta, mm. 298x388
Zigaina, Mio padre l’ariete - Notturno, 1981acquafort, morsura libera, mm. 498x375
Zigaina, Girasoli e insetto, 1983acquaforte, mm. 803x1012
Zigaina, Mio padre e l’ariete n. 6, 1983acquaforte, mm. 373x287
Zigaina, Astronave sulla laguna, 1983acquaforte e morsura libera, mm. 364x487
Zigaina, Mio padre tra i girasoli n. 3, 1984acquaforte, mm. 209x214
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Zigaina, Mio padre e l’ariete n. 7, 1984acquaforte, mm. 385x302
Zigaina, Mio padre tra i girasoli, 1984acquaforte, mm. 209x214
Zigaina, Interrogatorio, 1984acquaforte, mm. 250x252
Zigaina, Mio padre tra i girasoli, 1984acquaforte, mm. 890x1190
Zigaina, Mio padre e l’ariete n. 8, 1984acquaforte, mm. 173x268
Zigaina, Notturno sulla laguna, 1985acquaforte, acquatinta, mm. 205x207
Zigaina, Verso la laguna n. 2, 1988acquaforte, mm. 228x304
Zigaina, Icona per un transito, 1989acquaforte, mm. 540x394
Zigaina, Icona per un transito, 1992acquaforte, morsura libera, mm. 222x161
Zigaina, Verso la laguna n. 7, 1993acquaforte, mm. 945x835
Zigaina, Notturno, 1993acquaforte, acquatinta, mm. 220x162
Zigaina, Quasi un ex-voto, 1994acquaforte, mm. 220x160
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Zigaina, Mio padre come anatomia, 1994acquaforte, maniera a zucchero, acquatinta, mm. 222x161
Zigaina, Mio padre che ascolta, 1994acquaforte, maniera a zucchero, acquatinta, mm. 205x130
Zigaina, Plenilunio, 1994acquaforte, maniera a zucchero, acquatinta, mm. 247x245
Zigaina, da “Una polemica in prosa”, 1998acquaforte, mm. 215x373
Zigaina, da “Il tempo delle origini”, 1998acquaforte, mm. 240x236
Zigaina, da “Il tempo delle origini”, 1998acquaforte, mm. 245x203
Zigaina, da “Il tempo delle origini”, 1998acquaforte, mm. 246x215
Zigaina, da “Il tempo delle origini”, 1998acquaforte, mm. 217x226
Zigaina, da “La casa di fronte”, 1999acquaforte, mm. 216x210
Zigaina, da “Una polemica in prosa”, 2000acquaforte, mm. 326x358
Zigaina, da “Una polemica in prosa”, 2000acquaforte, mm. 243x194
Zigaina, da “La natura del critico”, 2001acquaforte, mm. 290x235
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Caro Corrado, in questi giorni convulsi di lavoro vorrei tanto sedermi con te da qualche parte per raccontarti una fiaba. Te l’ho detto altre volte, ricordi? Forse per uscire dal tempo , per raggiungere un luogo dove esista ancora il silenzio - e la calma soprattutto - con cui nelle notti estive della mia infanzia ci si sedeva sulla pie-tra fuori casa ad ascoltare il canto delle rane. Perché una fiaba? Perché la fiaba è l’ombra rimastaci addosso dei miti-ci racconti dei nostri antenati. I quali racconti, come sai, narravano sempre l’ “inizio” di un qualcosa di assoluta-mente reale, ineluttabile e fatale. Ora l’inizio è alle porte. E quando si parla di inizio vuol dire che c’è stata o ci sarà, imminente, una fine. Il mio tuttavia non vuol essere un congedo. Anzi sogno sempre di riprendere il lavoro all’ac-quaforte per poter sperimentare ciò che sto facendo da tempo con altre tecniche pittoriche. Sperimentando su grandi la-stre, con l’aiuto della tua disponibilità e del tuo sorridente entusiasmo. Ades-so che ci penso, lavorare con te è come confidarti i miei segreti, i miei sogni, le mie ansie, insomma è come raccontarti la fiaba della mia vita. Quando tu, Cor-rado, stacchi lentamente il feltro dal foglio della prima prova io, se sono pre-sente, sono preso da un infantile tremo-re; come se si trattasse dell’aspettazione di un qualcosa che prima non c’era e che adesso, come in uno specchio ma-gico si mostra: alla rovescia, come ben sai. Di qui la vertigine.. Che poi si pla-ca quando l’immagine che avevo negli occhi incidendo la lastra si sovrappone per magia a quella del foglio fresco di stampa. E forse per questo, l’oggetto delle nostre cure sottostà a leggi e ritmi suoi propri: quelli che ti lasciano lavo-rare in luoghi e tempi separati dai miei.Ma io di notte penso, come penso all’a-cido che scava i solchi in una nebbia di bollicine d’argento… E così la fiaba continua. Alle nostre prime esperienze, quando ti parlavo di quel fondino di cui avevo solo l’“immagine” dentro di me (ed era forse all’atmosfera del sogno che pensavo) ti chiedevo in sostanza di immergere i miei segni in un territorio
inesistente, ma reale come tutto ciò che è alle soglie di una “fisica gloria”. Ti chiedevo un nulla che come un cielo do-vesse avvolgere una folgore, ad esem-pio, o la visitazione del Grande insetto. Dapprima hai pensato ad un velo di ac-quatinta costantemente ripetibile. Poi, lentamente, l’idea del cielo come atmo-sfera del sogno si è fatta strada. Ciò che sei riuscito a fare, - dal nulla o dal nero caos dell’inchiostro - è indicibile, chè di un “nulla esistente” quel nero residuo è l’idea incarnata. Ora tu chiami sem-plicemente “fondino” quel territorio che decide dell’alterità del segno, che lo rende irripetibile, che lo trasforma in un’amalgama dei nostri pensieri. Tu sai da quanti anni lavoriamo assieme? Da quanti anni sperimentiamo quel mi-sterioso ritaglio di cielo su cui appaiono le “nuvole astronavi” o “mio padre l’a-riete” che ci osserva da qualche parte nel cosmo? (E il tuo? Dimmi, chissà se tuo padre si è accorto, in cimitero, di essere protetto anche di notte da un gesto che ricorda la mia mano?) Oltre ad aver stampato per me tantissime ac-queforti, tu hai fatto - con me, certa-mente - due bellissimi libri, due “libri d’arte”, tu dici. Anch’io lo penso, anzi lo spero.. Ma forse in realtà i racconti autobiografici che accompagnano quel-le lastre rivalutate costituiscono proprio quella fiaba di cui parlavo. Dopo tut-to, il segno dell’acquaforte non è molto lontano dal “segno” scritto - verbale di un racconto. Nascono assieme da quel-la cannula d’osso o di metallo che è lo stilo con cui gli antichi scrivevano sulle tavolette di cera. La punta acuminata tracciava dei segni che consentivano di comunicare ad altri un messaggio, e, a un certo livello, di esprimersi; è così che il segno tracciato dallo “stilo” diventa “stile”. E questo, tu lo sai, è il Giano bi-fronte che mi perseguita e mi protegge fin da quando ero bambino. Ed è forse questa la fiaba che ti vorrei racconta-re, ma a voce, con calma, passeggiando sull’argine del Torre, ad esempio, dove ancora, ai margini di Ruda, dovrebbe persistere l’eco delle mie parole di un tempo.Giuseppe Zigaina, 1999
I legami tra un’opera d’arte e l’ambien-te in cui essa nasce sono assai misterio-si. A volte parrebbe il contrario: le tele di Friederich non avrebbero potuto es-ser dipinte che nella nudità dello spazio in cui Kersting ha collocato il maestro di Greifswald, quelle di Francis bacon nel caos di un atelier che era quasi una discarica d’artista. Parrebbe, ma le ec-cezioni sono innumerevoli,; non è con-sigliabile dedurre il risultato dall’or-dine o dal disordine esterno, dalla tavolozza raschiata e lisciata ogni sera o invece traboccante di grumi. Nella stamperia d’arte le considerazioni si complicano per la presenza della figura assai singolare dello stampatore. Anche la stamperia è un atelier - laboratorio dall’aspetto imprevedibile, tra il parla-torio di un convento e il ripostiglio; può regnarvi una pulizia asettica, lunare, o una trascuratezza che soverchia lo stes-so piano del torchio. E, di nuovo, non ne dedurresti la nettezza o la trasanda-tezza dei fogli che vi stampano. Figura singolare, dicevo, lo stampatore. Tanti artisti sono stati o sono stampatori di se stessi, ma altrettanti - in maggio-ranza - non sanno prescinderne. Per-ché, dunque, singolare? Lo stampatore è una sorta di contraddizione vivente: tanto la sua opera è capitale, ed egli è ricercato e taluni incisori ne sposano la collaborazione come prendessero i voti, tanto in quella collaborazione egli si annulla. Interpreta, condivide, e nella condivisione sparisce. Come un inter-prete musicale, la sua statura è nella comprensione del testo e nella capacità di restituirlo intatto, non di aggiunger-vi di sé. Se non è all’altezza, noi but-tiamo via il pianista, non Mozart, e se il pianista è grande è di Mozart la vera grandezza. Ma lo stampatore collabo-ra con l’artista, ed è difficile sondare in questo caso il vero significato di quel verbo. In linea di massima un avvocato difende tutti gli imputati, un attore re-cita tutti gli autori, e lo stampatore non seleziona gli artisti; ma se l’impegno, la professionalità e la cura sono costan-ti, il cuore non batte sempre allo stesso modo. E basta la prima lastra perché, se deve avvenire, i cuori dell’artista e
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che di tutto ciò - cura, sapienza, amore - privati del futuro, languente il pre-sente, non si potesse più che parlare al passato.Guido Giuffrè, 1999
Stimo Corrado. Corrado ha l’aspetto fisico di un antico cavaliere, Celtico o Longobardo, Arabo o Svevo. Mi piace immaginarlo: al soldo delle carovane dei Polo nei viaggi verso l’Oriente, con loro, in qualità di fornitore di cavalli Berberi. Poi insuperabile cacciatore con l’aquila, ospite delle tribù mon-gole, e ancora, maestro falconiere nel-le interminabili scorribande di caccia con Federico II durante la breve per-manenza dell’Imperatore in Friuli nel 1232. Poi so questo esperto falconiere al soldo del Papato come implacabile esattore (e/o abile tagliaborse) lascia-ti: cavalli, falchi, imperatori e nomadi; si fa stanziale. Gli urbinati increduli lo spiano mentre notte tempo si af-fanna a rincorrere un’informe palla di pezza. La sua abilità anche con il gio-co di gambe, e cita qualche decina di concittadini urlanti che lo fanno ido-lo. Messe poi a riposo gambe e piedi si fa (sempre a Urbino) monasticamente apprendista stampatore. Lo ritroviamo ancora in Friuli (lo sapevamo già fal-coniere con Federico II) a metter su bottega. Le prime due stamperie ben presto dissolte in un’impalpabile nu-voletta solfurea, erano condivise con un suo conterraneo. Tanto erano mute, buie, tetre le prime due botteghe, tan-to luminosa, ciarliera e vitalmente im-periale l’attuale. Dal circo della vita il nostro Maestro di bottega ha conser-vato oltre alle irreperibile esperienze, un paio di trampoli da giocoliere cir-cense che, non visto, usa abitualmen-te. Dall’alto dei suoi trampoli, in parte mascherati da un lungo mantello rosso, (tavolo?) lo stampatore ha una visione a volo di falco su tutto ciò che avviene in stamperia. Così anche Corrado come il protagonista del Barone Rampante di Calvino, credono di aver vinto la gra-vità, vive questa piacevole irrealtà. Da lassù, come un incontenibile diretto-
dello stampatore si riconoscano. Come è diverso l’occhio dello stampatore dall’occhio dello spettatore comune. Se guarda il foglio stampato egli vede la lastra e se guarda la lastra vede il foglio stampato. Il solco per lui è se-gno, un intreccio vuole questa o quella inchiostrazione, una spazio richiede o rifiuta la velatura. Quante volte artista e stampatore dicono insieme o si prece-dono l’un l’altro nel dire: rinforziamo qua, alleggeriamo là, o si correggono o divergono per concordare di nuovo. E quante volte in una tacita divisione di compiti è il secondo, intuendo i fini dell’altro, a proporre soluzioni tecniche che poi, insieme, vengono modificate, messe a punto, rielaborate. Quanto più la visione dell’artista è profonda (quale che sia la complessità della la-stra) tanto più è messa alla prova la sensibilità dello stampatore; egli deve comprendere che cosa quel segno è nel-la visione dell’autore. Non basta cono-scere metalli e acidi, saper tonificare una matrice stanca, regolare pressioni al milligrammo o quant’altro - se non si intende il senso della visione poetica. L’artista affida la lastra allo stampato-re come la salute al medico o l’anima al confessore, e capisce d’istinto se è in buone mani, come d’istinto, da indizi altrettanto sfuggenti (il primo sguardo, una parola, un gesto) lo stampatore ca-pisce che cosa gli viene richiesto. Più ancora di quanto viene dato alla lastra, conta quanto alla lastra si chiede. Ci si lavori due ore o due mesi, un giorno o un anno, nell’acido, col metallo, sono immersi lavoro attese e speranze, e il gesto che stacca dal torchio il primo fo-glio pronuncia una sentenza. Il nome di chi stampa non viene segnato in calce; esso resta sconosciuto ai più e l’anoni-mato copre virtù e difetti. Talora egli fa troppo, perché troppo poco fa l’arti-sta, talaltra la riuscita felice va alla sua cura, sapienza, amore. Come si potreb-be privarlo di una sepolta ma impre-scindibile paternità? Non vorremmo, coi tempi che corrono, consumistici, mercificati, snobistici, con i pretesi spe-rimentalismi e le pretese novità, non vorremmo (sarebbe crollo fra i crolli)
re d’orchestra, Corrado impone il suo spartito: indica, zittisce, suggerisce, entra in controcanto e amabilmente impreca. Le braccia dello stampatore ormai dilatate a dismisura, sono simili a due proboscidi di elefante, proboscidi che gli consentono, sempre tenendosi ben saldo sui trampoli di: telefonare, acidare, stampare, salutare i passanti, ingurgitare in maniera pantagruelica enormi quantità in fumanti brioches, stendere preziosi tappeti caucasici ai piedi degli artisti in transito, che come meteore attraversano la stamperia. Dopo ogni passaggio di questi preziosi corpi astrali il tempo improvvisamente si ferma, e assistiamo ad una tempo-ranea metamorfosi. Il Nostro (trampo-liere) abbagliato da tante celestialità vacilla, la sua vasta ombra si estende su tutte le pareti, poi un oplà, e Corra-do lasciati i trampoli scende momen-taneamente e rapidamente, coadiuvato dall’amabile Franco Pillon, si precipita a (fermare) prima che possa svanire, l’orma preziosa lasciata sul tappeto dal divino di turno. A Corrado nulla sfugge - sarebbe un’imperdonabile iat-tura. Per lo stampatore , ogni alitare dell’incisore, ogni gesto del corpo, ogni modulare della voce anche nella fone-si più impercettibile, deve trasformarsi in un’opera incisa. E Corrado tuffatosi nelle vasche dell’acido nitrico soddisfa tutti. Poi, pago di tanto altruismo, risa-le sui trampoli a sognare le scorribande vissute. Di Corrado, per Corrado, su Corrado avrei potuto raccontare cose inverosimili, inenarrabili e fantasma-goriche, ma onde evitare qualsivoglia fraintendimento ho preferito attenermi ai fatti concreti.Tonino Cragnolini, 1999
L’artista, lo stampatore, la stamperia.Quelle che seguono sono alcune osser-vazioni sul rapporto che si stabilisce tra l’artista che incide la lastra e lo stam-patore. Sono riflessioni che nascono da una più che ventennale esperienza, viva e profondamente sentita. Le mie prime lastre sono state stampate alla Galleria Cartesiana di Trieste. Nello
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gio complesso, usando le varie tecni-che separate o insieme in una magica combinazione, sfruttando le infinite risorse del mezzo incisorio. Il momen-to più emozionante, comunque, resta sempre quello della stampa. Un’ inci-sione è bella solo se stampata bene e stampare bene non è cosa facile. Ho imparato a stampare bene da Corrado, è lui che mi ha insegnato a preparare nel modo giusto l’inchiostro, a ren-derlo fluido con un po’ di olio di lino e a sgrassarlo aggiungendo amido di riso o magnesio in polvere nelle giuste proporzioni. È importante preparare bene l’inchiostro per rendere più age-vole l’operazione della pulitura della lastra e ottenere una stampa perfetta. Non tutte le lastre si puliscono nello stesso modo, dipende dalle tecniche di incisione usate; una lastra incisa all’ac-quaforte si pulisce in maniera diversa da una incisa alla puntasecca o da una preparata alla maniera nera e un bra-vo stampatore deve conoscere la giusta tecnica di pulitura, usare la tarlatana o il palmo della mano o la carta per ottenere il migliore risultato. Ecco che il discorso via via è diventato discorso propriamente da stampatore più che da incisore; giustamente, in quanto io ho voluto essere anche stampatore, anzi-tutto per l’esigenza, di cui ho già detto, di conoscere tutte le fasi che portano alla creazione di una grafica; poi an-che perché ritengo che se si è incisori e stampatori assieme, si è in grado di sta-bilire meglio una giusta relazione con chi precisamente si occupa dell’ultimo stadio di questo complesso lavoro, una relazione cioè che non vede la stampa come operazione da delegare, in modo, a parer mio, un po’ subalterno a un tecnico, quasi si trattasse di una fase talmente “altra” da avere legami solo meccanici con quella precedente; così sicuramente non è per il genere di gra-fica che faccio. Mentre lavoro ad una lastra, infatti, ho necessità di fare mol-te prove di stampa per controllare i vari stati dell’opera e per questo ho bisogno di grande concentrazione, di solitudine, che posso avere solo nel mio laborato-rio. È anche vero che quando la lastra
stesso periodo ho conosciuto Corrado Albicocco e Federico Santini che ave-vano la stamperia a Udine, in Piazzale Osoppo., sopra la roggia. Era il 1975 e dovevo tenere la mia prima mostra personale di incisione al Centro Inter-nazionale della Grafica di Venezia. Da quel momento, Corrado è stato il mio stampatore, quando non provvedevo io stesso alla stampa poiché ho sempre pensato che per me era necessario esse-re autonomo nel mio lavoro di inciso-re. Volevo diventare un artista incisore completo, imparare tutti i segreti di questa affascinante e un po’ misterio-sa arte ed ero attratto da tutta la parte artigianale, da “apprendista stregone”, che serviva per l’esecuzione di una lastra. Ero affascinato dalla termino-logia, per me tutta nuova, del mondo dell’incisione: acquaforte, acquatinta, vernice molle, maniera nera, puntasec-ca, maniera a zucchero; e i nomi degli strumenti: bulino, berceau, rotelline, brunitoio; e poi: mordente olandese, bitume giudaico, colofonia, morsura, tarlatana. Era il mio mondo e lo vo-levo esplorare tutto. Avevo bisogno di un posto tutto mio, completo di tutta l’attrezzatura necessaria, per realizzare questo mio bisogno in assoluta solitu-dine, un posto dove mettere un torchio, i banchi di lavoro, la piastra per riscal-dare le matrici, una bella lastra di mar-mo sulla quale preparare gli inchiostri, le mensole con allineati tanti baratto-li, vasetti pieni di vernici, bottiglie e bottigliette, lattine di petrolio, di olio di lino, di solventi vari e scatole piene di magnesio, di amido di riso, e, appe-se, le molle di ferro per l’affumicatura delle lastre, stracci, vecchi giornali e la tarlatana per la pulitura delle lastre e pacchi di carta da stampa. Insomma, volevo una mia piccola stamperia, con gli odori intensi degli inchiostri, delle vernici e dei solventi, uno spazio dove rinchiudermi e imparare a fondo l’arte di incidere e conoscere tutte le tecni-che e le possibilità di usarle per le mie esigenze espressive. Tutto questo l’ho avuto e per molti anni mi sono impe-gnato quasi esclusivamente nel campo dell’incisione, elaborando un linguag-
è finita mi piace vedere le prime prove stampate con il mio torchio; è un’emo-zione che ho voluto provare sempre da solo, egoisticamente, nell’intimità del mio studio. Soltanto dopo, con le pro-ve e la lastra, vado da Albicocco nella sua stamperia ed è in questo momento che si viene a creare quel delicato rap-porto, quella sintonia, quella specia-le comunione che lega l’artista al suo “stampatore”. Corrado guarda attenta-mente la lastra, le prove di stampa (sa che sono un bravo stampatore e sono molto esigente) e capisce subito come desidero venga stampata; mi dà i suoi suggerimenti, ne discutiamo insieme: a quel punto inizia il suo compito e io gli affido la mia lastra con grande fiducia e piacere. Non ho alcuna preoccupa-zione perché so che Corrado possiede tutte le qualità necessarie che hanno fatto di lui non solo uno stampatore in-stancabile, ma fra i migliori che io ab-bia conosciuto, un vero artista nel suo campo. Per questo mestiere (nel senso più alto del termine), ci vuole molta passione, grande sensibilità artistica e anche forza fisica perché stampare è faticoso, specialmente se le lastre sono di grandi dimensioni o se si deve ese-guire un’intera tiratura. Una stamperia è anche un punto di incontro di artisti, collezionisti e appassionati, di persone che apprezzano una forma d’arte così “segreta” e affascinante come l’incisio-ne. È uno spazio fisico nel quale si con-cretizzano legami di amicizia, di stima, dove si discute, si scambiano idee, opi-nioni, esperienze, dove nascono proget-ti di lavoro anche con altri artisti, dove si tengono talvolta dei corsi di insegna-mento delle tecniche dell’incisione per coloro che voglio avvicinarsi a questa importante forma d’arte e approfondire la conoscenza. Il punto di riferimento, il trait d’union di tutta questa attività è lo stampatore, in questo caso Corrado Albicocco. La sua stamperia, il suo la-boratorio, è il luogo ideale per favorire questi fermenti: bella, ampia, lumino-sa, attrezzatissima, con il grande tor-chio elettrico nel mezzo, le incisioni alle pareti e il vecchio tavolo rosso, diven-tato simbolo dell’atelier e “logo” delle
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Stamperiaperta… aperta a tutti coloro che vogliono approfondire le proprie conoscenze in un campo tanto affasci-nante quanto poco conosciuto perfino agli stessi artisti. È davvero l’occasione per i non addetti ai lavori di accedere, come “osservatori”, ai riti che in gene-re ammettono i soli “iniziati”. La bella stampa calcografica, adeguatamente incorniciata sottovetro ed appesa alla parete, è solo il risultato finale di un la-voro sapiente e praticato da pochi ma-estri; esso consiste in una serie di ope-razioni eseguite in perfetta simbiosi tra stampatore ed artista. Tutto accade in un’atmosfera che oserei definire “magi-ca”: dalla preparazione della lastra di rame o di zinco coperta da una sottile vernicetta, che emana un profumo di cera vergine e trementina, all’affumi-catura della superfice con la lampada; dalle varie morsure “nell’acqua forte” (acido nitrico) all’inchiostratura e puli-tura della lastra con la tarlatana, lastra che a volte, nell’ultimo passaggio, viene “accarezzata” con il palmo della mano. Sembra di vivere in una dimensione an-tica. A questo punto inizia la vera fase di stampa dove il foglio di carta, oppor-tunamente umido, viene fatto passare sotto i rulli del torchi che, attraverso la morbida pressione del feltro, spinge la carta a ricevere l’inchiostro nell’incavo della lastra. È il momento di sollevare il foglio stampato.. sono istanti di intensa attesa che si ripetono per ogni singola stampa ed ogni volta si avverte questo brivido in modo sorprendentemente unico e suggestivo.Franco Pillon, 1999
raffinate e prestigiose edizioni di libri d’arte che sono l’orgoglio e la grande passione di Corrado, figlio della famosa Scuola del Libro di Urbino. La stampe-ria d’arte di Corrado è anche lo spazio più adatto per esporre le incisioni: sulle grandi pareti bianche, fra l’odore degli inchiostri e dei solventi, tra i torchi e i banconi di lavoro, vicino a spatole e tarlatana, le stampe sembrano davvero vivere, quasi recassero impressa, assie-me ai segni, l’emozione profonda che prende nel momento in cui il passaggio del rullo e appare l’immagine che fino a quel momento era solo nella mente dell’artista, fino a quel momento solo evocata, come in uno specchio oscuro, nella lastra.Franco Dugo, 1999
Un testimonianza sulla stamperia - dice Corrado Albicocco. Ma chi è la stamperia? La stamperia è Corrado Al-bicocco. Quindi la testimonianza è su Corrado Albicocco. Che è ottimo stam-patore, questo si sa. Per cui, se si va nella sua stamperia, si è intanto sicuri di vedere delle belle stampe, nel sen-so specifico di stampe ben stampate. Buonissima cosa, ma insufficiente - per quanto mi riguarda - a farmi andare da Portogruaro a Udine e, trovandomi a Udine, a finire in stamperia. Mentre io, quando sono a Udine - ma talvolta anche appositamente - ci vado sempre. E Corrado non può farmi sgarbo peg-giore che farmela trovare chiusa. Per-ché la sua stamperia è uno dei rari ap-prodi ai quali mi piace attraccare, per la precisissima ragione che dentro c’è lui. Che ti accoglie sorridendo. Che ti lascia in pace a leggerti il giornale. Che chiacchiera se hai voglia di chiacchie-rare, e intanto prende, bagna, imposta, registra, annusa, osserva, ripulisce e alla fine ti mostra lo splendore della lastra lucidata, o uno degli ultimi, bel-lissimi libri. E poi sospende per offrirti un bicchiere. Questo è il punto, lui è l’arte e amicizia insieme. Prendi due e paghi nulla. Lunga vita a Corrado Al-bicocco.Giancarlo Pauletto, 1999