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Page 1: I seguenti alla Seconda Guerra Mondiale intellettuali ... · PDF fileI fatti immediatamente seguenti alla Seconda Guerra Mondiale fanno da sfondo all'ideologia e alla poetica del neorealismo

I fatti immediatamente seguenti alla Seconda Guerra Mondiale fanno da

sfondo all'ideologia e alla poetica del neorealismo (1940-1955).

In questo periodo gli intellettuali italiani sentono la necessità di

considerare la letteratura come impegno concreto nella realtà politica e

sociale.

Nella prima metà degli anni Cinquanta il neorealismo entrerà in crisi

poiché si rivelerà basato su una poetica che da un punto di vista tecnico e

formale appare povera e priva di elementi innovatori.

La poetica neorealista è ispirata al concetto di impegno: lo scrittore deve

far sentire la sua voce all'interno del momento storico, quindi deve

affrontare precise scelte tematiche e di stile, deve inoltre collegarsi almeno idealmente alle forze democratiche e antifasciste.

Lo scopo da raggiungere è quello di rappresentare la realtà di tutti i giorni,

documentarla in modo rigoroso e, quindi, viene utilizzata la lingua parlata, compresi i dialetti.

L'autore deve descrivere quell'Italia misera, arretrata, piena di

contraddizioni che la guerra ha costruito, e mostrare di avere fiducia in

una sua possibilità di riscatto.

Il romanzo neorealista tende al documento in modo sempre più crudo,

pessimista e spietato. Esso può trovare i suoi precedenti storici nel realismo

Palazzeschi, in quello di Comisso e in quello di Alvaro. Ma solo Fontamara di Silone ha tutti i connotati per essere considerata un'autentica anticipazione

del neorealismo.

Bisogna ricordare che quasi tutti i narratori appartenenti all'età del

neorealismo, avevano già prima iniziato la loro attività e la continueranno

anche dopo l'esaurirsi di esso.

In letteratura i massimi rappresentanti del neorealismo sono: Pavese, Vittorini, Calvino, Fenoglio, Pratolini.

Il neorealismo raggiunge forse i risultati migliori nella produzione

cinematografica (Ossessione, 1942, di Luchino Visconti, Roma città aperta,

1945, di Roberto Rossellini; Ladri di biciclette, 1948 di Vittorio de Sica).

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