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RIFLESSIONI SULLA SECONDA GUERRA MONDIALE: UN CONFLITTO DEVASTANTE di Luisa Tosetto, 3 C

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Page 2: RIFLESSIONI SULLA SECONDA GUERRA MONDIALE: UN … · RIFLESSIONI SULLA SECONDA GUERRA MONDIALE: UN CONFLITTO DEVASTANTE di Luisa Tosetto, 3 C ... Nel corso della Seconda Guerra Mondiale

La Seconda Guerra Mondiale mi ha stupita. Inizialmente credevo che sarebbe stata la solita barbosa guerra ripetitiva nella quale si sentono solo ed esclusivamente spari, morti e conflitti. Adesso che ho finito di studiarla e di approfondirla in classe, però, posso affermare che mi ha colpita positivamente: ovvio, si è parlato di armi ed uccisioni, ma c’era anche molto altro. La Seconda Guerra Mondiale è stata devastante a livello sociale ed ideologico. L’aspetto che mi ha segnata maggiormente è stato il fatto che siano morti bambini, anziani e donne, gli unici che erano innocenti di ciò che stava accadendo. È assurdo pensare a come delle persone abbiano visto morire davanti ai loro stessi occhi, della gente che non aveva mai fatto nulla di male, è impensabile che quelle persone abbiano pagato per gli altri. La Seconda Guerra Mondiale è stata diversa dalla Prima, proprio per questo. Durante la Grande Guerra si combatteva nelle trincee, lontano dalle città per non ferire tutte le persone dall’animo gentile e con un grande cuore alle quali era capitata la grande sfortuna di nascere in un periodo del genere. Hanno ucciso i bambini, gli innocenti, hanno ucciso delle piccole creature che non avevano fatto loro nulla. Hanno tolto il futuro a migliaia e migliaia di ragazzi innocenti, piccoli e spaventati.

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Nel corso della Seconda Guerra Mondiale sono state rase al suolo la gran parte delle sculture, degli edifici e tutti ciò che potrebbe riportare le menti delle persone al passato dove, forse, si stava meglio. Sono morte moltissime persone anche in Guerra, mentre combattevano: di fame, di freddo, di stanchezza o di debolezza. Ma viste tutte le ripercussioni che provoca la Guerra mi chiedo: “ne vale la pena?” Vale la pena perdere la cultura di un Paese? Vale la pena vedere il volto della gente sfinito e stanco di vivere in un Mondo così? Vale la pena buttare all’aria anni ed anni di sacrificio per ristabilire la pace? Vale veramente la pena farsi la Guerra, uccidersi e rovinare un Mondo intero? E poi per cosa? Solo per avere la soddisfazione di essere temuti dal resto del pianeta? Non ho mai creduto che la Guerra possa essere la soluzione ai problemi. Non l’ho mai fatto e mai lo farò. Sono dell’opinione che sarebbe meglio discutere, parlare e dialogare. Sarebbe più corretto esporre i problemi della società e far di tutto per provare, perlomeno, a risolverli nel migliore dei modi, senza finire col litigare. L’argomento della Seconda Guerra Mondiale, è vero, lo aspettavo fin dal primo anno delle medie. Non so precisamente il perché, ma so per certo che mi ha sempre incuriosita. Probabilmente volevo solo capire il motivo per cui sono morte così tante persone ed il perché ci fosse la necessità di innescare un conflitto del genere. Magari volevo capire per cosa si combattesse di così tanto importante.

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Fin da piccola ho imparato che il ventisette gennaio è il giorno in cui si ricordano i caduti della Shoah ma solo in terza media sono arrivata a cogliere veramente il concetto di “campi di concentramento e “camere a gas”. Ho capito tutto ciò grazie al signor Vanzini che è venuto nella mia scuola a raccontare a me ed ai miei compagni l’inferno che ha passato rinchiuso in quel campo. Ciò che mi è piaciuto di lui è stato il modo in cui ha raccontato il tutto. aveva gli occhi lucidi di chi ne ha passate tante ed il sorriso di chi le ha affrontate tutte. Vanzini è per me un modello da cui prendere spunto nei momenti di debolezza; è veramente un uomo forte da ammirare. Quest’anno sarebbero dovuti venire anche gli Alpini a portarci la loro testimonianza ma sfortunatamente non è stato possibile. Ero entusiasta all’idea che sarebbero venute delle persone del genere a parlarci, non vedevo l’ora ed appunto per questo mi ha amareggiato sapere che non si sarebbero presentati all’evento organizzato dalla mia scuola.

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L’episodio che mi ha fatto riflettere maggiormente riguardo alla Seconda Guerra Mondiale è stato l’avvenimento del sei agosto 1945 a Hiroshima. In quel giorno, infatti, è stata sganciata la prima bomba atomica, chiamata Little Boy, nel cuore della città. Inutile dire che l’accaduto ha provocato la morte di centinaia di migliaia di persone come è inutile dire che la città sia stata rasa al suolo. Il fatto che mi ha ancora più destabilizzata è stato che il pilota al comando dell’aereo, era consapevole di trasportare una bomba ma non era a conoscenza della sua portata e degli effetti che avrebbe successivamente causato. Quel pilota, in seguito allo sgancio di Little Boy, ha avuto problemi psicologici per il resto della sua vita ed è stato costretto a convivere con questo peso sulle spalle, il peso di aver devastato un’intera popolazione. Da una parte mi duole per quest’uomo che non era a conoscenza del calibro della bomba, ma dall’altro mi rincuora abbia passato il resto della sua vita in quelle condizioni. Da un lato è come se gli fosse andato contro il Karma: aveva fatto del male ad altri ed ora lo avrebbe scontato. La mia professoressa, dopo aver approfondito quest’argomento in classe, ci ha letto una lettera scritta da una bambina morta quel maledetto sei agosto. Mentre la prof la leggeva ad alta voce, mi sono sentita male per quella bimba, ma soprattutto mi sono sentita impotente. Avrei voluto fare sul serio qualcosa per lei e per tutti coloro che si trovavano a Hiroshima quando è stata sganciata la bomba.

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Vorrei con tutto il mio cuore riparare agli errori commessi dai miei avi, ma non posso. L’impotenza è, a mio avviso, la peggior cosa che qualcuno possa provare. È orrendo voler sistemare le cose ma non poter fare niente, è orrendo starsene qui con le mani in mano. Tutto questo ha l’aspetto di una frase fatta ben sviluppata, ma non potrei esporre meglio ciò che sento. La Seconda Guerra Mondiale è stata un inferno per tutti: colpevoli ed innocenti, vincitori e vinti, deboli e forti, ebrei e non. Molti vorrebbero dimenticare ciò che è stato e proseguire pensando al futuro ma non è così che si migliorerebbero le cose. Non è trascurandoli che i problemi se ne andranno, l’unica maniera per far sì che questo accada sarebbe parlarne apertamente, dicendo tutto e soprattutto posando le maschere che ogni giorno portiamo sui nostri volti. È una fortuna che ad un argomento così importante vanga dato così tanto spazio, è necessario che tutte le generazioni, non tralasciandone nemmeno una, sappiano cos’è successo negli anni che vanno dal 1939 al 1945, è necessario che tutti noi ci impegniamo affinché il nostro diventi un mondo migliore. È necessario che il passato non abbia ripercussioni sul nostro futuro, dobbiamo far sì che il passato rimanga nel regno del passato ma allo stesso tempo non dobbiamo dimenticarcene. Questo Mondo ha bisogno di cambiare, e per cambiare si ha bisogno di una svolta.