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I RISCHI NATURALI

Italia: Paese ad alto rischio

L’Italia è un paese ad alto rischio per la sua particolare collocazione geodinamica

e per la sua alta densità demografica. I rischi naturali più frequenti sono legati ai

seguenti eventi: terremoti; alluvioni; frane; eruzioni vulcaniche; incendi

Non di rado, all’origine di

un’amplificazione dei dissesti in atto

o dell’innesco di nuovi, sono proprio

le modalità inappropriate di utilizzo

e gestione del territorio. Eventi

naturali anche non estremi possono

comportare, in un territorio

altamente antropizzato,

conseguenze comunque gravi sulla

popolazione e sulle infrastrutture a

suo servizio. Per questo motivo, una

precisa individuazione e

caratterizzazione delle aree

soggette a rischio, in particola

quello simico, è funzionale sia alla

salvaguardia delle aree urbane già

esistenti (attraverso azioni di

mitigazione del rischio),

sia alla corretta definizione delle future destinazioni d’uso del territorio

(pianificazione). Il coordinamento delle attività di pianificazione di emergenza,

attività atte a tutelare l’integrità della vita di beni, insediamenti e l’ambiente dai

danni o dal pericolo dei danni derivanti da calamità naturali, da catastrofi e da

altri eventi calamitosa viene svolta dal Dipartimento della Protezione Civile,

struttura della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Figura 1: Mappa della pericolosità dell’Europa

La Protezione Civile

Il Dipartimento della Protezione Civile è una

struttura della Presidenza del Consiglio dei

Ministri. Nasce nel 1982 per dotare l’Italia di

un organismo capace di mobilitare e

coordinare tutte le risorse nazionali utili ad

assicurare assistenza alla popolazione in

caso di grave emergenza. L’assenza di

coordinamento che avevano caratterizzato la

gestione post terremoto in Irpinia del 1980

avevano, infatti, evidenziato la necessità di

istituire una struttura che si occupasse in maniera permanente di protezione

civile. Con la legge n. 225 del 1992 il Dipartimento diventa il punto di raccordo

del Servizio Nazionale della protezione civile, con compiti di indirizzo,

promozione e coordinamento dell’intero sistema. Il Dipartimento si occupa di

tutte le attività volte alla previsione e alla prevenzione dei rischi, al soccorso e

all’assistenza delle popolazioni colpite da calamità, al contrasto e al

superamento dell’emergenza. Le strutture operative del Servizio Nazionale in

coinvolgono la comunità tecnico-scientifica, attraverso la rete dei Centri funzionali

che realizzano quotidianamente, a livello centrale e regionale, attività di

previsione, monitoraggio, sorveglianza e allertamento e dei Centri di

competenza, strutture che svolgono ricerca o forniscono servizi di natura

tecnico-scientifica per finalità di protezione civile. Anche il singolo cittadino ha un

ruolo di primo piano nelle attività di prevenzione dei rischi. Obiettivo delle attività

ordinarie di diffusione della conoscenza di protezione civile e di sensibilizzazione

della popolazione è proprio formare un cittadino più consapevole e preparato.

Nell’organigramma interno di Protezione civile, sono stati istituiti diversi Uffici

aventi competenze specifiche, tra i quali l’ Ufficio III - Rischio sismico e vulcanico

che elabora, propone criteri e metodologie ed esegue analisi per: la valutazione

e la mitigazione dei rischi sismico e vulcanico; la previsione dell’impatto degli

eventi sismici e vulcanici sul territorio; l’ottimizzazione degli interventi in condizioni

di emergenza e ricostruzione post-evento; i programmi di prevenzione, nonché

per la classificazione e la normativa sismica.

IL RISCHIO SISMICO

Definizione di rischio sismico

Con il termine Rischio Sismico si intende una stima delle perdite complessive

(vittime, feriti, danni economici e sociali) causate da un terremoto di data intensità

in una determinata area. Il rischio dipende fortemente dai rapporti tra il sistema

geofisico e quello umano, ed è correlato alla capacità che quest’ultimo ha di

assorbire gli effetti di una calamità naturale, nel caso specifico il terremoto.

A definire il rischio sismico concorrono tre fattori:

� La pericolosità misura la probabilità che in un certo periodo di tempo e in

un dato luogo si verifichi un evento sismico capace di produrre danni.

� L’esposizione è rappresentata dalle caratteristiche (consistenza, valore,

posizione) degli elementi a rischio che possono essere influenzati

direttamente o indirettamente da un evento sismico.

� La vulnerabilità è la probabilità o grado di perdita di un dato elemento a

rischio (persone, beni, attività) al verificarsi di un determinato terremoto.

Il rischio sismico dipende in larga misura dalla densità di popolazione, dalla

qualità delle costruzioni e dalla preparazione alle emergenze da parte delle

autorità e della stessa popolazione.

L’Italia ha una pericolosità sismica medio-alta (per frequenza e intensità dei

fenomeni), una vulnerabilità molto elevata (per fragilità del patrimonio edilizio,

infrastrutturale, industriale, produttivo e dei servizi) e un’esposizione altissima (per

densità abitativa e presenza di un patrimonio storico, artistico e monumentale

unico al mondo).

I terremoti in Italia

Negli ultimi 50 anni l’Italia è stata colpita da numerosi e importanti terremoti e

circa una trentina di questi, hanno avuto magnitudo pari o superiore a 5.0. I

terremoti significativi sono stati quelli dell’Irpinia del 1980, Potenza e della Sicilia

Sud-orientale del 1990, i terremoti dell’Umbria-Marche del 1997, il terremoto

dell’Appenino calabro-lucano del 1998, il terremoto di Palermo e del Molise del

2002, i terremoti dell’Abruzzo del 2009, gli eventi sismici dell’Emilia Romagna del

2012 e gli ultimi di Amatrice dell’agosto 2016.

� Irpinia nel 1962

� Belice nel 1968

� Friuli nel 1976

� Val Nerina nel 1979

� Irpinia nel 1980

� Abruzzo nel 1984

� Basilicata nel 1990

� Umbria nel 1997

� Molise nel 2002

� L’Aquila nel 2009

� Emilia nel 2012

� Amatrice 2016

Il Monitoraggio dei fenomeni geofisici viene effettuato dall’ l'Istituto Nazionale di

Geofisica e Vulcanologia (INGV) costituito nel 1999. Coopera con numerose

istituzioni di ricerca nazionali e internazionali; è attualmente la più grande

istituzione europea nel campo della geofisica e vulcanologia. Le sedi principali si

trovano a Roma, Milano, Bologna, Pisa, Napoli, Catania e Palermo. L’ INGV ha

installato e gestisce circa 350 stazioni sismiche su tutto il territorio nazionale. Sono

postazioni fisse, dotate di strumenti che rilevano ogni minimo movimento del

suolo.

Figura 2: Mappa della Pericolosità sismica del territorio nazionale, fonte INGV

CLASSIFICAZIONE SISMICA

Inquadramento normativo

Per ridurre gli effetti del terremoto, l’azione dello Stato si è concentrata sulla

classificazione del territorio, in base all’intensità e frequenza dei terremoti del

passato, e sull’applicazione di speciali norme per le costruzioni nelle zone

classificate sismiche. I principali strumenti normativi nazionali che hanno

introdotto e quindi integrato una classificazione sismica del territorio sono:

� Decreto Ministeriale 7 Marzo 1981 “Dichiarazione in zone sismiche nelle

regioni Basilicata, Campania e Puglia”. Riguardante la classificazione

sismica del territorio basata su uno studio del Centro Nazionale delle

Ricerche.

� Decreto Ministeriale n. 515 del 3 Giugno 1981. Riguardante la

classificazione sismica del territorio e basati su uno studio del CNR. Tale

studio si basava per la prima volta su un indagine di tipo probabilistico ed

è a base della classificazione dell’OPCM 3274.

� Decreto Ministeriale del 14/07/1984. “Classificazione sismica del territorio

italiano”. Individua nel territorio nazionale, sotto l’aspetto sismico, “zone

classificate” e “zone non classificate”.

� Ordinanza del Consiglio dei Ministri n. 3274 del 20 Marzo 2003 “Primi

elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del

territorio nazionale e normative tecniche per le costruzioni in zona sismica”.

Segna il passaggio tra le norme di vecchia concezione, cioè tra le

normative puramente prescrittive e le nuove con impostazione

prestazionale.

� Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3519 del 28 aprile

2006 “Criteri generali per l'individuazione delle zone sismiche e per la

formazione e l'aggiornamento degli elenchi delle medesime zone”,

aggiornamento dello studio di pericolosità di riferimento nazionale previsto

dall’OPCM 3274/03;

� D.M. 14 Gennaio 2008 “Norme Tecniche per le Costruzioni 2008”. Per ogni

costruzione ci si deve riferire ad una accelerazione di riferimento “propria”

individuata sulla base delle coordinate geografiche dell’area di progetto e

in funzione della vita nominale dell’opera.

Il territorio nazionale

La Classificazione sismica introdotta con il Decreto Ministeriale del 14/07/1984,

prevedeva la distinzione del territorio nazionale in 3 categorie in base al valore

delle forze sismiche orizzontali espresse in termini dell’accelerazione di gravità g

[g= 9.81 m/s2] (Categoria I = 0.10 g; Categoria II =0.07g; Categoria III=0.04g).

Vasta porzione del territorio nazionale risultava però non classificata.

Figura 2: Classificazione sismica emanata con Decreto Ministeriale del 14/07/1984

La Classificazione sismica introdotta con l’Ordinanza del Presidente del

Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274 del 20 Marzo 2003, e poi aggiornata

dalle singole regioni, introduce una nuova classificazione della sismicità che

suddivide l’intero territorio nazionale in 4 zone sismiche definite in base al valore

di accelerazione di picco su terreno rigido (ag). Nella zona 1, la più pericolosa si

possono verificare fortissimi terremoti; nella zona 2 possono verificarsi forti

terremoti; nella zona 3 si possono verificare forti terremoti ma rari; la zona 4 è la

meno pericolosa, i terremoti sono rari.

Figura 3: Classificazione sismica con recepimento deli dati aggiornati dalla singole

Regioni (fino al 2004)

Il territorio della Regione Campania

La Classificazione sismica della Regione Campania ante Delibera delle Giunta

Regionale n°5447 del 07/11/2002 suddivideva il territorio in 3 zona sismiche, 1°

Categoria- Elevata Sismicità, 2° Categoria- Media Sismicità; 3 Categoria– Bassa

Sismicità. Una parte del territorio regionale risultava non classificata.

Figura 4: Classificazione sismica della Regione Campania antecedente alla DGR n. 5447

del 07/11/2002

La Classificazione della Regione Campania approvata con Delibera della Giunta

Regionale n.5447 del 07/11/2002, riclassifica il territorio regionale in 3 zone

sismiche. Molti comuni subiscono un passaggio da media sismicità ad alta

sismicità. Vengono, inoltre, classificati tutti i comuni della Regione.

Figura 5: Classificazione sismica della Regione Campania con aggiornata con DGR n.

5447 del 07/11/2002

LA PREVENZIONE DEL RISCHIO SISMICO

Che cos’è la Prevenzione

La prevenzione è l'insieme di azioni finalizzate a impedire o ridurre il rischio. Gli

interventi di prevenzione sono in genere rivolti all'eliminazione o, nel caso in cui la

stessa non sia concretamente attuabile, alla riduzione dei rischi che possono

generare dei danni a persone, animali o infrastrutture.

La prevenzione sismica rappresenta l’unica strategia applicabile per limitare gli

effetti del fenomeno sismico sull’ambiente antropizzato, attuando adeguate

politiche di prevenzione e riduzione del rischio sismico e quindi di una o più

compenti del rischio stesso (R= PxExV), ovvero:

� Migliorando la conoscenza del fenomeno;

� Attuando politiche di riduzione della vulnerabilità dell’edilizia, degli edifici

“strategici” (scuole, ospedali, strutture adibite alla gestione

dell’emergenza), attraverso un’ottimizzazione delle risorse utilizzate per il

recupero e la riqualificazione del patrimonio edilizio;

� Utilizzando al meglio degli strumenti ordinari di pianificazione, per

conseguire nel tempo un riassetto del territorio che tenga conto del rischio

sismico (pianificazione urbanistica) e per migliorare l’operatività e lo

standard di gestione dell’emergenza a seguito di un terremoto (piani di

emergenza).

� Gestendo in maniera efficace gli interventi secondo piani preventivi

specifici, definendo ruoli e mansioni.

� Intervenendo sulla popolazione con una costante e incisiva azione di

formazione, informazione e sensibilizzazione, diffondendo in modo

capillare le corrette procedure da adottare, iniziando dalle scuole.

� I maggiori strumenti attualmente disponibili per attuare misure di

prevenzione del rischio sismico sono:

� Studi relativi alla valutazione della pericolosità sismica locale:

Microzonazione sismica;

� Interventi finalizzati a ridurre la vulnerabilità: Progettazione antisismica e

adeguamento sismico del patrimonio edilizio.

Microzonazione sismica

Eseguire uno studio di Microzonazione Sismica significa valutare la pericolosità

sismica a livello territoriale, a scala di maggiore dettaglio, attraverso

l’individuazione di zone caratterizzate da comportamento sismico omogeneo. Il

prodotto finale di questi studi è costituito da mappe del territorio in cui sono

indicate zone stabili, nelle quali non si ipotizzano effetti locali di rilievo di alcuna

natura, zone stabili suscettibili di amplificazioni locali, nelle quali sono attese

amplificazioni del moto sismico, e zone suscettibili di instabilità, nelle quali gli

effetti sismici attesi e predominanti sono riconducibili a deformazioni permanenti

del territorio.

Figura 6: Estratto di mappa di microzonazione sismica, Regione Campania

Progettazione antisismica e adeguamento sismico del patrimonio edilizio

Per la progettazione antisismica e per l’adeguamento sismico di un edificio

esistente bisogna rifarsi al DM 14 gennaio 2008 (NTC08) che definisce i principi

per il progetto, l’esecuzione e il collaudo delle costruzioni e affronta anche il

delicato problema delle costruzioni esistenti.

Le NTC08 definiscono, per le costruzioni esistenti i tre diversi tipi di intervento :

� interventi di adeguamento, atti a conseguire i livelli di sicurezza previsti dalle

NTC;

� interventi di miglioramento, atti ad aumentare la sicurezza strutturale

esistente pur senza necessariamente raggiungere i livelli richiesti dalle

NTC;

� riparazioni o interventi locali, che interessino elementi isolati e che

comunque comportino un miglioramento delle condizioni di sicurezza

preesistenti.

Figura 7: Verifiche di vulnerabilità sismica di fabbricati in muratura ai sensi delle NTC2008

Inquadramento normativo

La produzione normativa inerente alla prevenzione del rischio sismico

comprende una vasta serie di provvedimenti di livello nazionale dei quali si

riportano i principali:

� L. 2 febbraio 1974, n. 64 “Provvedimenti per le costruzioni con particolari

prescrizioni per le zone sismiche”, recante norme per le costruzioni con

particolari prescrizioni per le zone sismiche.

� L. 10 dicembre 1981, n. 741, consente alle Regioni di stabilire,

legislativamente, le forme di controllo sulle costruzioni, individua la

necessità di definire in ambito regionale norme e criteri utili

all’adeguamento degli strumenti urbanistici in funzione della prevenzione

sismica.

� DPR 6 giugno 2001, n. 380, “Testo Unico per l’Edilizia” che contiene

provvedimenti per le costruzioni con particolari prescrizioni per le zone

sismiche.

� D.M. 14 gennaio 2008 “Approvazione delle nuove norme tecniche per le

costruzioni”.

� L. 24 giugno 2009, relativa agli interventi urgenti in favore delle popolazioni

colpite dagli eventi sismici dell’aprile 2009 in Abruzzo, cui si deve, all’art.

11, l’istituzione di un fondo per la prevenzione del rischio sismico con la

finalità di favorire la crescita di una cultura della prevenzione sismica da

parte della popolazione e degli amministratori pubblici.

� OPCM n. 3843 del 19 gennaio 2010 “Ulteriori Interventi urgenti diretti a

fronteggiare gli eventi sismici verificatisi nella regione Abruzzo il giorno 6

aprile 2009 e altre disposizioni di protezione civile”. E’ stata istituita una

Commissione di esperti del rischio sismico che ha definito obiettivi e criteri

generali di un’efficace azione di prevenzione da attuare con i fondi messi a

disposizione dall’art.11. Gli obiettivi individuati dalla Commissione

riguardano, in particolare, la mitigazione del rischio sismico attraverso

azioni e interventi solo marginalmente sviluppati negli anni passati, quali:

studi di microzonazione sismica per la scelta dei luoghi idonei dove

costruire e interventi sull'edilizia privata, attraverso contributi economici

diretti per il rafforzamento o miglioramento sismico delle strutture.

Il punto di vista delle Istituzioni

Il ruolo delle istituzioni sulla prevenzione del rischio sismico è strettamente

connesso alle azioni di rivalutazione degli aspetti normativi vigenti ed attuazione

della funzione di controllo atto a garantire la sicurezza dei cittadini.

Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, a seguito degli eventi che hanno colpito

il nostro paese lo scorso 26 agosto 2016, ha dichiarato la necessità di un sistema

di prevenzione infrastrutturale che eviti per il futuro la triste conta dei morti che

colpisce l'Italia dopo ogni terremoto. Propone il progetto Casa Italia che “nasce

con l’idea di mettere in sicurezza tutta l’Italia per poter realizzare un’opera di vera

e propria prevenzione dal rischio sismico.”

Il Presidente del Consiglio ribadisce che è richiesto l’ausilio di tutti gli organi

istituzionali che dovranno impegnarsi in un progetto comune, complesso e che

abbia delle linee guida precise e condivisibili da tutti. Matteo Renzi ha inquadrato

il ruolo delle istituzioni, dichiarando “Vorrei che a tutti i sindaci, i presidenti di

Regione e gli amministratori arrivasse il messaggio che in Italia si torna a fare

progettazione con criteri nuovi e tecnicamente all’avanguardia”. In sintesi nel

breve periodo dovrà essere emanato un decreto legge, necessario ed

imprescindibile, con cui si dovranno individuare i principi generali per realizzare

un’attività di monitoraggio che definisca i diversi livelli di vulnerabilità degli edifici

e che porterà alla definizione di un Piano di

Prevenzione del Rischio Sismico.

Il Presidente De Luca, ha dichiarato, in

relazione alla problematica della prevenzione

che è fondamentale “il Fascicolo del

fabbricato, ovvero una certificazione tecnica

che possa fotografare la situazione reale del

singolo edificio”. Inoltre ha dichiarato che

saranno previsti finanziamenti esclusivi

riservati all’edilizia pubblica, dando priorità

per la messa in sicurezza di scuole e

ospedali”.

Il punto di vista dei Tecnici

L’organizzazione dei professionisti,

Rete Nazionale delle Professioni

Tecniche e scientifiche, brevemente

detta RPT, è stata costituita nel 2013. Ne

fanno parte il Consiglio Nazionale degli

Architetti, Pianificatori, Paesaggisti

Conservatori, il Consiglio Nazionale

Ingegneri, il Consiglio Nazionale dei

Geologi, il Collegio Nazionale dei Periti

Agrari e dei Periti Agrari laureati, il

Consiglio nazionale dei Chimici, il

Consiglio dell’Ordine Nazionale dei

Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali, il Consiglio Nazionale Geometri e

Geometri laureati, il Consiglio Nazionale dei Periti industriali e dei Periti industriali

laureati. La Rete Professioni Tecniche si propone, tra l’altro di promuovere

l’utilizzo delle conoscenze tecniche e scientifiche del settore affinché le attività

connesse siano coerenti con i principi dello sviluppo sostenibile e della

bioeconomia; promuovere politiche globali per le costruzioni, l’ambiente, il

paesaggio, il territorio, le risorse e i beni naturali, i rischi, la sicurezza, l’agricoltura,

l’alimentazione. In merito alla problematica della prevenzione, la RTP sostiene la

necessità di dar vita a un processo efficace per mettere in sicurezza il tutto il

territorio e il patrimonio immobiliare italiano. La Rete delle Professioni Tecniche

ha illustrato, nel mese settembre (2016) la propria proposta per la definizione di

un Piano di Prevenzione del Rischio Sismico che considera le seguenti fasi:

monitoraggio del livello di vulnerabilità di ciascun edificio; elaborazione del

Fascicolo del fabbricato; certificazione sismica obbligatoria redatta a cura di un

tecnico abilitato. I professionisti si impegnano a svolgere le loro mansioni

secondo il principio di sussidiarietà rispetto alla pubblica amministrazione. La

sussidiarietà diviene uno degli elementi cardine per la corretta attuazione e per

l’efficacia di un piano di prevenzione del rischio sismico nell’ambito del quale alle

amministrazioni dev’essere assegnata la funzione di programmazione, con

un’efficace sistema di coordinamento e controllo ex post degli interventi di

prevenzione. Ai professionisti tecnici dovrà essere riconosciuto il ruolo di attuatori

di interventi specifici che operano secondo norme tecniche.

Il ruolo del Volontariato

Il volontariato in Italia è costituito da

oltre 44 mila associazioni. I dati

aggiornati al 2015 svelano il volto

del volontariato in Italia. La maggior

parte delle associazioni opera nel

campo dell’assistenza sociale e

della sanità. Le associazioni di

volontariato sia di protezione civile

che di altre organizzazioni a scopo

umanitario e sociale hanno

l’importantissimo compito di

divulgazione e sensibilizzazione in materia di prevenzione del rischio attraverso

la realizzazione di compagne informative e manifestazioni sul territorio.

Lions Clubs International è l’organizzazione di club di assistenza più grande del

mondo. Vanta 46.000 club con oltre 1,36 milioni di soci che la rendono

l’organizzazione di servizio più grande del mondo. Fondata nel 1917 si dedica al

volontariato per diversi progetti comunitari, tra cui protezione dell’ambiente, lotta

alla fame e assistenza agli anziani e ai disabili. Le finalità del Club sono

principalmente: creare e promuovere uno spirito di comprensione e d’intesa fra

i popoli del mondo; promuovere i principi di buon governo e buona cittadinanza;

partecipare attivamente al bene civico, culturale, sociale e morale della

comunità; fornire un luogo di dibattito per discussioni aperte su tutte le questioni

di interesse pubblico, ad eccezione di argomenti di carattere politico e religioso,

incoraggiare l’efficienza e promuovere alti valori di etica nel commercio,

nell’industria, nelle professioni, nelle attività pubbliche e in quelle private. I

programmi di contromisure e soccorso in caso di calamità consentono anche ai

Lions di aiutare le comunità locali e di portare soccorso in paesi colpiti da

calamità naturali, disastri causati dall'uomo o emergenze sanitarie. Molti Lions

locali si offrono come volontari per portare soccorsi immediati nelle comunità

colpite dai disastri naturali e la Fondazione Lions ha assegnato ingenti risorse

economiche in sussidi per finanziare il lavoro umanitario.