I RISCHI NATURALI - studiomasturzo.com · Irpinia nel 1980 Abruzzo nel 1984 Basilicata nel 1990...
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I RISCHI NATURALI
Italia: Paese ad alto rischio
L’Italia è un paese ad alto rischio per la sua particolare collocazione geodinamica
e per la sua alta densità demografica. I rischi naturali più frequenti sono legati ai
seguenti eventi: terremoti; alluvioni; frane; eruzioni vulcaniche; incendi
Non di rado, all’origine di
un’amplificazione dei dissesti in atto
o dell’innesco di nuovi, sono proprio
le modalità inappropriate di utilizzo
e gestione del territorio. Eventi
naturali anche non estremi possono
comportare, in un territorio
altamente antropizzato,
conseguenze comunque gravi sulla
popolazione e sulle infrastrutture a
suo servizio. Per questo motivo, una
precisa individuazione e
caratterizzazione delle aree
soggette a rischio, in particola
quello simico, è funzionale sia alla
salvaguardia delle aree urbane già
esistenti (attraverso azioni di
mitigazione del rischio),
sia alla corretta definizione delle future destinazioni d’uso del territorio
(pianificazione). Il coordinamento delle attività di pianificazione di emergenza,
attività atte a tutelare l’integrità della vita di beni, insediamenti e l’ambiente dai
danni o dal pericolo dei danni derivanti da calamità naturali, da catastrofi e da
altri eventi calamitosa viene svolta dal Dipartimento della Protezione Civile,
struttura della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Figura 1: Mappa della pericolosità dell’Europa
La Protezione Civile
Il Dipartimento della Protezione Civile è una
struttura della Presidenza del Consiglio dei
Ministri. Nasce nel 1982 per dotare l’Italia di
un organismo capace di mobilitare e
coordinare tutte le risorse nazionali utili ad
assicurare assistenza alla popolazione in
caso di grave emergenza. L’assenza di
coordinamento che avevano caratterizzato la
gestione post terremoto in Irpinia del 1980
avevano, infatti, evidenziato la necessità di
istituire una struttura che si occupasse in maniera permanente di protezione
civile. Con la legge n. 225 del 1992 il Dipartimento diventa il punto di raccordo
del Servizio Nazionale della protezione civile, con compiti di indirizzo,
promozione e coordinamento dell’intero sistema. Il Dipartimento si occupa di
tutte le attività volte alla previsione e alla prevenzione dei rischi, al soccorso e
all’assistenza delle popolazioni colpite da calamità, al contrasto e al
superamento dell’emergenza. Le strutture operative del Servizio Nazionale in
coinvolgono la comunità tecnico-scientifica, attraverso la rete dei Centri funzionali
che realizzano quotidianamente, a livello centrale e regionale, attività di
previsione, monitoraggio, sorveglianza e allertamento e dei Centri di
competenza, strutture che svolgono ricerca o forniscono servizi di natura
tecnico-scientifica per finalità di protezione civile. Anche il singolo cittadino ha un
ruolo di primo piano nelle attività di prevenzione dei rischi. Obiettivo delle attività
ordinarie di diffusione della conoscenza di protezione civile e di sensibilizzazione
della popolazione è proprio formare un cittadino più consapevole e preparato.
Nell’organigramma interno di Protezione civile, sono stati istituiti diversi Uffici
aventi competenze specifiche, tra i quali l’ Ufficio III - Rischio sismico e vulcanico
che elabora, propone criteri e metodologie ed esegue analisi per: la valutazione
e la mitigazione dei rischi sismico e vulcanico; la previsione dell’impatto degli
eventi sismici e vulcanici sul territorio; l’ottimizzazione degli interventi in condizioni
di emergenza e ricostruzione post-evento; i programmi di prevenzione, nonché
per la classificazione e la normativa sismica.
IL RISCHIO SISMICO
Definizione di rischio sismico
Con il termine Rischio Sismico si intende una stima delle perdite complessive
(vittime, feriti, danni economici e sociali) causate da un terremoto di data intensità
in una determinata area. Il rischio dipende fortemente dai rapporti tra il sistema
geofisico e quello umano, ed è correlato alla capacità che quest’ultimo ha di
assorbire gli effetti di una calamità naturale, nel caso specifico il terremoto.
A definire il rischio sismico concorrono tre fattori:
� La pericolosità misura la probabilità che in un certo periodo di tempo e in
un dato luogo si verifichi un evento sismico capace di produrre danni.
� L’esposizione è rappresentata dalle caratteristiche (consistenza, valore,
posizione) degli elementi a rischio che possono essere influenzati
direttamente o indirettamente da un evento sismico.
� La vulnerabilità è la probabilità o grado di perdita di un dato elemento a
rischio (persone, beni, attività) al verificarsi di un determinato terremoto.
Il rischio sismico dipende in larga misura dalla densità di popolazione, dalla
qualità delle costruzioni e dalla preparazione alle emergenze da parte delle
autorità e della stessa popolazione.
L’Italia ha una pericolosità sismica medio-alta (per frequenza e intensità dei
fenomeni), una vulnerabilità molto elevata (per fragilità del patrimonio edilizio,
infrastrutturale, industriale, produttivo e dei servizi) e un’esposizione altissima (per
densità abitativa e presenza di un patrimonio storico, artistico e monumentale
unico al mondo).
I terremoti in Italia
Negli ultimi 50 anni l’Italia è stata colpita da numerosi e importanti terremoti e
circa una trentina di questi, hanno avuto magnitudo pari o superiore a 5.0. I
terremoti significativi sono stati quelli dell’Irpinia del 1980, Potenza e della Sicilia
Sud-orientale del 1990, i terremoti dell’Umbria-Marche del 1997, il terremoto
dell’Appenino calabro-lucano del 1998, il terremoto di Palermo e del Molise del
2002, i terremoti dell’Abruzzo del 2009, gli eventi sismici dell’Emilia Romagna del
2012 e gli ultimi di Amatrice dell’agosto 2016.
� Irpinia nel 1962
� Belice nel 1968
� Friuli nel 1976
� Val Nerina nel 1979
� Irpinia nel 1980
� Abruzzo nel 1984
� Basilicata nel 1990
� Umbria nel 1997
� Molise nel 2002
� L’Aquila nel 2009
� Emilia nel 2012
� Amatrice 2016
Il Monitoraggio dei fenomeni geofisici viene effettuato dall’ l'Istituto Nazionale di
Geofisica e Vulcanologia (INGV) costituito nel 1999. Coopera con numerose
istituzioni di ricerca nazionali e internazionali; è attualmente la più grande
istituzione europea nel campo della geofisica e vulcanologia. Le sedi principali si
trovano a Roma, Milano, Bologna, Pisa, Napoli, Catania e Palermo. L’ INGV ha
installato e gestisce circa 350 stazioni sismiche su tutto il territorio nazionale. Sono
postazioni fisse, dotate di strumenti che rilevano ogni minimo movimento del
suolo.
Figura 2: Mappa della Pericolosità sismica del territorio nazionale, fonte INGV
CLASSIFICAZIONE SISMICA
Inquadramento normativo
Per ridurre gli effetti del terremoto, l’azione dello Stato si è concentrata sulla
classificazione del territorio, in base all’intensità e frequenza dei terremoti del
passato, e sull’applicazione di speciali norme per le costruzioni nelle zone
classificate sismiche. I principali strumenti normativi nazionali che hanno
introdotto e quindi integrato una classificazione sismica del territorio sono:
� Decreto Ministeriale 7 Marzo 1981 “Dichiarazione in zone sismiche nelle
regioni Basilicata, Campania e Puglia”. Riguardante la classificazione
sismica del territorio basata su uno studio del Centro Nazionale delle
Ricerche.
� Decreto Ministeriale n. 515 del 3 Giugno 1981. Riguardante la
classificazione sismica del territorio e basati su uno studio del CNR. Tale
studio si basava per la prima volta su un indagine di tipo probabilistico ed
è a base della classificazione dell’OPCM 3274.
� Decreto Ministeriale del 14/07/1984. “Classificazione sismica del territorio
italiano”. Individua nel territorio nazionale, sotto l’aspetto sismico, “zone
classificate” e “zone non classificate”.
� Ordinanza del Consiglio dei Ministri n. 3274 del 20 Marzo 2003 “Primi
elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del
territorio nazionale e normative tecniche per le costruzioni in zona sismica”.
Segna il passaggio tra le norme di vecchia concezione, cioè tra le
normative puramente prescrittive e le nuove con impostazione
prestazionale.
� Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3519 del 28 aprile
2006 “Criteri generali per l'individuazione delle zone sismiche e per la
formazione e l'aggiornamento degli elenchi delle medesime zone”,
aggiornamento dello studio di pericolosità di riferimento nazionale previsto
dall’OPCM 3274/03;
� D.M. 14 Gennaio 2008 “Norme Tecniche per le Costruzioni 2008”. Per ogni
costruzione ci si deve riferire ad una accelerazione di riferimento “propria”
individuata sulla base delle coordinate geografiche dell’area di progetto e
in funzione della vita nominale dell’opera.
Il territorio nazionale
La Classificazione sismica introdotta con il Decreto Ministeriale del 14/07/1984,
prevedeva la distinzione del territorio nazionale in 3 categorie in base al valore
delle forze sismiche orizzontali espresse in termini dell’accelerazione di gravità g
[g= 9.81 m/s2] (Categoria I = 0.10 g; Categoria II =0.07g; Categoria III=0.04g).
Vasta porzione del territorio nazionale risultava però non classificata.
Figura 2: Classificazione sismica emanata con Decreto Ministeriale del 14/07/1984
La Classificazione sismica introdotta con l’Ordinanza del Presidente del
Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274 del 20 Marzo 2003, e poi aggiornata
dalle singole regioni, introduce una nuova classificazione della sismicità che
suddivide l’intero territorio nazionale in 4 zone sismiche definite in base al valore
di accelerazione di picco su terreno rigido (ag). Nella zona 1, la più pericolosa si
possono verificare fortissimi terremoti; nella zona 2 possono verificarsi forti
terremoti; nella zona 3 si possono verificare forti terremoti ma rari; la zona 4 è la
meno pericolosa, i terremoti sono rari.
Figura 3: Classificazione sismica con recepimento deli dati aggiornati dalla singole
Regioni (fino al 2004)
Il territorio della Regione Campania
La Classificazione sismica della Regione Campania ante Delibera delle Giunta
Regionale n°5447 del 07/11/2002 suddivideva il territorio in 3 zona sismiche, 1°
Categoria- Elevata Sismicità, 2° Categoria- Media Sismicità; 3 Categoria– Bassa
Sismicità. Una parte del territorio regionale risultava non classificata.
Figura 4: Classificazione sismica della Regione Campania antecedente alla DGR n. 5447
del 07/11/2002
La Classificazione della Regione Campania approvata con Delibera della Giunta
Regionale n.5447 del 07/11/2002, riclassifica il territorio regionale in 3 zone
sismiche. Molti comuni subiscono un passaggio da media sismicità ad alta
sismicità. Vengono, inoltre, classificati tutti i comuni della Regione.
Figura 5: Classificazione sismica della Regione Campania con aggiornata con DGR n.
5447 del 07/11/2002
LA PREVENZIONE DEL RISCHIO SISMICO
Che cos’è la Prevenzione
La prevenzione è l'insieme di azioni finalizzate a impedire o ridurre il rischio. Gli
interventi di prevenzione sono in genere rivolti all'eliminazione o, nel caso in cui la
stessa non sia concretamente attuabile, alla riduzione dei rischi che possono
generare dei danni a persone, animali o infrastrutture.
La prevenzione sismica rappresenta l’unica strategia applicabile per limitare gli
effetti del fenomeno sismico sull’ambiente antropizzato, attuando adeguate
politiche di prevenzione e riduzione del rischio sismico e quindi di una o più
compenti del rischio stesso (R= PxExV), ovvero:
� Migliorando la conoscenza del fenomeno;
� Attuando politiche di riduzione della vulnerabilità dell’edilizia, degli edifici
“strategici” (scuole, ospedali, strutture adibite alla gestione
dell’emergenza), attraverso un’ottimizzazione delle risorse utilizzate per il
recupero e la riqualificazione del patrimonio edilizio;
� Utilizzando al meglio degli strumenti ordinari di pianificazione, per
conseguire nel tempo un riassetto del territorio che tenga conto del rischio
sismico (pianificazione urbanistica) e per migliorare l’operatività e lo
standard di gestione dell’emergenza a seguito di un terremoto (piani di
emergenza).
� Gestendo in maniera efficace gli interventi secondo piani preventivi
specifici, definendo ruoli e mansioni.
� Intervenendo sulla popolazione con una costante e incisiva azione di
formazione, informazione e sensibilizzazione, diffondendo in modo
capillare le corrette procedure da adottare, iniziando dalle scuole.
� I maggiori strumenti attualmente disponibili per attuare misure di
prevenzione del rischio sismico sono:
� Studi relativi alla valutazione della pericolosità sismica locale:
Microzonazione sismica;
� Interventi finalizzati a ridurre la vulnerabilità: Progettazione antisismica e
adeguamento sismico del patrimonio edilizio.
Microzonazione sismica
Eseguire uno studio di Microzonazione Sismica significa valutare la pericolosità
sismica a livello territoriale, a scala di maggiore dettaglio, attraverso
l’individuazione di zone caratterizzate da comportamento sismico omogeneo. Il
prodotto finale di questi studi è costituito da mappe del territorio in cui sono
indicate zone stabili, nelle quali non si ipotizzano effetti locali di rilievo di alcuna
natura, zone stabili suscettibili di amplificazioni locali, nelle quali sono attese
amplificazioni del moto sismico, e zone suscettibili di instabilità, nelle quali gli
effetti sismici attesi e predominanti sono riconducibili a deformazioni permanenti
del territorio.
Figura 6: Estratto di mappa di microzonazione sismica, Regione Campania
Progettazione antisismica e adeguamento sismico del patrimonio edilizio
Per la progettazione antisismica e per l’adeguamento sismico di un edificio
esistente bisogna rifarsi al DM 14 gennaio 2008 (NTC08) che definisce i principi
per il progetto, l’esecuzione e il collaudo delle costruzioni e affronta anche il
delicato problema delle costruzioni esistenti.
Le NTC08 definiscono, per le costruzioni esistenti i tre diversi tipi di intervento :
� interventi di adeguamento, atti a conseguire i livelli di sicurezza previsti dalle
NTC;
� interventi di miglioramento, atti ad aumentare la sicurezza strutturale
esistente pur senza necessariamente raggiungere i livelli richiesti dalle
NTC;
� riparazioni o interventi locali, che interessino elementi isolati e che
comunque comportino un miglioramento delle condizioni di sicurezza
preesistenti.
Figura 7: Verifiche di vulnerabilità sismica di fabbricati in muratura ai sensi delle NTC2008
Inquadramento normativo
La produzione normativa inerente alla prevenzione del rischio sismico
comprende una vasta serie di provvedimenti di livello nazionale dei quali si
riportano i principali:
� L. 2 febbraio 1974, n. 64 “Provvedimenti per le costruzioni con particolari
prescrizioni per le zone sismiche”, recante norme per le costruzioni con
particolari prescrizioni per le zone sismiche.
� L. 10 dicembre 1981, n. 741, consente alle Regioni di stabilire,
legislativamente, le forme di controllo sulle costruzioni, individua la
necessità di definire in ambito regionale norme e criteri utili
all’adeguamento degli strumenti urbanistici in funzione della prevenzione
sismica.
� DPR 6 giugno 2001, n. 380, “Testo Unico per l’Edilizia” che contiene
provvedimenti per le costruzioni con particolari prescrizioni per le zone
sismiche.
� D.M. 14 gennaio 2008 “Approvazione delle nuove norme tecniche per le
costruzioni”.
� L. 24 giugno 2009, relativa agli interventi urgenti in favore delle popolazioni
colpite dagli eventi sismici dell’aprile 2009 in Abruzzo, cui si deve, all’art.
11, l’istituzione di un fondo per la prevenzione del rischio sismico con la
finalità di favorire la crescita di una cultura della prevenzione sismica da
parte della popolazione e degli amministratori pubblici.
� OPCM n. 3843 del 19 gennaio 2010 “Ulteriori Interventi urgenti diretti a
fronteggiare gli eventi sismici verificatisi nella regione Abruzzo il giorno 6
aprile 2009 e altre disposizioni di protezione civile”. E’ stata istituita una
Commissione di esperti del rischio sismico che ha definito obiettivi e criteri
generali di un’efficace azione di prevenzione da attuare con i fondi messi a
disposizione dall’art.11. Gli obiettivi individuati dalla Commissione
riguardano, in particolare, la mitigazione del rischio sismico attraverso
azioni e interventi solo marginalmente sviluppati negli anni passati, quali:
studi di microzonazione sismica per la scelta dei luoghi idonei dove
costruire e interventi sull'edilizia privata, attraverso contributi economici
diretti per il rafforzamento o miglioramento sismico delle strutture.
Il punto di vista delle Istituzioni
Il ruolo delle istituzioni sulla prevenzione del rischio sismico è strettamente
connesso alle azioni di rivalutazione degli aspetti normativi vigenti ed attuazione
della funzione di controllo atto a garantire la sicurezza dei cittadini.
Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, a seguito degli eventi che hanno colpito
il nostro paese lo scorso 26 agosto 2016, ha dichiarato la necessità di un sistema
di prevenzione infrastrutturale che eviti per il futuro la triste conta dei morti che
colpisce l'Italia dopo ogni terremoto. Propone il progetto Casa Italia che “nasce
con l’idea di mettere in sicurezza tutta l’Italia per poter realizzare un’opera di vera
e propria prevenzione dal rischio sismico.”
Il Presidente del Consiglio ribadisce che è richiesto l’ausilio di tutti gli organi
istituzionali che dovranno impegnarsi in un progetto comune, complesso e che
abbia delle linee guida precise e condivisibili da tutti. Matteo Renzi ha inquadrato
il ruolo delle istituzioni, dichiarando “Vorrei che a tutti i sindaci, i presidenti di
Regione e gli amministratori arrivasse il messaggio che in Italia si torna a fare
progettazione con criteri nuovi e tecnicamente all’avanguardia”. In sintesi nel
breve periodo dovrà essere emanato un decreto legge, necessario ed
imprescindibile, con cui si dovranno individuare i principi generali per realizzare
un’attività di monitoraggio che definisca i diversi livelli di vulnerabilità degli edifici
e che porterà alla definizione di un Piano di
Prevenzione del Rischio Sismico.
Il Presidente De Luca, ha dichiarato, in
relazione alla problematica della prevenzione
che è fondamentale “il Fascicolo del
fabbricato, ovvero una certificazione tecnica
che possa fotografare la situazione reale del
singolo edificio”. Inoltre ha dichiarato che
saranno previsti finanziamenti esclusivi
riservati all’edilizia pubblica, dando priorità
per la messa in sicurezza di scuole e
ospedali”.
Il punto di vista dei Tecnici
L’organizzazione dei professionisti,
Rete Nazionale delle Professioni
Tecniche e scientifiche, brevemente
detta RPT, è stata costituita nel 2013. Ne
fanno parte il Consiglio Nazionale degli
Architetti, Pianificatori, Paesaggisti
Conservatori, il Consiglio Nazionale
Ingegneri, il Consiglio Nazionale dei
Geologi, il Collegio Nazionale dei Periti
Agrari e dei Periti Agrari laureati, il
Consiglio nazionale dei Chimici, il
Consiglio dell’Ordine Nazionale dei
Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali, il Consiglio Nazionale Geometri e
Geometri laureati, il Consiglio Nazionale dei Periti industriali e dei Periti industriali
laureati. La Rete Professioni Tecniche si propone, tra l’altro di promuovere
l’utilizzo delle conoscenze tecniche e scientifiche del settore affinché le attività
connesse siano coerenti con i principi dello sviluppo sostenibile e della
bioeconomia; promuovere politiche globali per le costruzioni, l’ambiente, il
paesaggio, il territorio, le risorse e i beni naturali, i rischi, la sicurezza, l’agricoltura,
l’alimentazione. In merito alla problematica della prevenzione, la RTP sostiene la
necessità di dar vita a un processo efficace per mettere in sicurezza il tutto il
territorio e il patrimonio immobiliare italiano. La Rete delle Professioni Tecniche
ha illustrato, nel mese settembre (2016) la propria proposta per la definizione di
un Piano di Prevenzione del Rischio Sismico che considera le seguenti fasi:
monitoraggio del livello di vulnerabilità di ciascun edificio; elaborazione del
Fascicolo del fabbricato; certificazione sismica obbligatoria redatta a cura di un
tecnico abilitato. I professionisti si impegnano a svolgere le loro mansioni
secondo il principio di sussidiarietà rispetto alla pubblica amministrazione. La
sussidiarietà diviene uno degli elementi cardine per la corretta attuazione e per
l’efficacia di un piano di prevenzione del rischio sismico nell’ambito del quale alle
amministrazioni dev’essere assegnata la funzione di programmazione, con
un’efficace sistema di coordinamento e controllo ex post degli interventi di
prevenzione. Ai professionisti tecnici dovrà essere riconosciuto il ruolo di attuatori
di interventi specifici che operano secondo norme tecniche.
Il ruolo del Volontariato
Il volontariato in Italia è costituito da
oltre 44 mila associazioni. I dati
aggiornati al 2015 svelano il volto
del volontariato in Italia. La maggior
parte delle associazioni opera nel
campo dell’assistenza sociale e
della sanità. Le associazioni di
volontariato sia di protezione civile
che di altre organizzazioni a scopo
umanitario e sociale hanno
l’importantissimo compito di
divulgazione e sensibilizzazione in materia di prevenzione del rischio attraverso
la realizzazione di compagne informative e manifestazioni sul territorio.
Lions Clubs International è l’organizzazione di club di assistenza più grande del
mondo. Vanta 46.000 club con oltre 1,36 milioni di soci che la rendono
l’organizzazione di servizio più grande del mondo. Fondata nel 1917 si dedica al
volontariato per diversi progetti comunitari, tra cui protezione dell’ambiente, lotta
alla fame e assistenza agli anziani e ai disabili. Le finalità del Club sono
principalmente: creare e promuovere uno spirito di comprensione e d’intesa fra
i popoli del mondo; promuovere i principi di buon governo e buona cittadinanza;
partecipare attivamente al bene civico, culturale, sociale e morale della
comunità; fornire un luogo di dibattito per discussioni aperte su tutte le questioni
di interesse pubblico, ad eccezione di argomenti di carattere politico e religioso,
incoraggiare l’efficienza e promuovere alti valori di etica nel commercio,
nell’industria, nelle professioni, nelle attività pubbliche e in quelle private. I
programmi di contromisure e soccorso in caso di calamità consentono anche ai
Lions di aiutare le comunità locali e di portare soccorso in paesi colpiti da
calamità naturali, disastri causati dall'uomo o emergenze sanitarie. Molti Lions
locali si offrono come volontari per portare soccorsi immediati nelle comunità
colpite dai disastri naturali e la Fondazione Lions ha assegnato ingenti risorse
economiche in sussidi per finanziare il lavoro umanitario.