I ragazzi del Collettivo. Il convitto "Francesco Biancotto" di Venezia 1947-1957

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I RAGAZZI DEL COLLETTIVO Il Convitto « Francesco Biancotto» di Venezia 1947-1957

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Catalogo della mostra storico/documentaria sull'esperienza del Convitto per orfani partigiani "Francesco Biancotto" di Venezia (1947-1957): "una straordinaria avventura pedagogica nell'Italia del dopoguerra".

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Francesco Biancotto era un giovane partigiano sandonatese che nel luglio del 1944 fu prelevato dal carcere di S. Maria Maggiore e fucilato sulle rovine di Ca’ Giustinian. A lui fu intitolato il Con-vitto della Rinascita, aperto per iniziativa dell’ANPI nel 1947 a Venezia - come in molte altre città italiane - per ospitare bambini e ragazzi orfani di partigiani. I “biancottini”, che provenivano, ol-tre che dalla provincia e dalla regione, anche da altre regioni, frequentavano al mattino le scuole pubbliche cittadine. Il pomeriggio il Biancotto (la sede era nella ex-Casa del balilla in Fondamenta dei Cereri) apriva i cancelli ai ragazzi del quartiere, che venivano a fare sport, ad assistere a spet-tacoli, a studiare e a giocare. Oltre a una straordinaria avventura pedagogica, dove si sperimentava la formazione del cittadino della neonata Repubblica, il Biancotto è stato uno dei tanti momenti di auto-organizzazione popo-lare, su base solidale, del dopoguerra, per dare risposta al problema delle condizioni drammatiche di bambini e adolescenti. La città “adottò” questi ragazzi. Il Convitto viveva grazie alla solidarietà concreta di intellettuali ed artisti, lavoratori e commercianti, operai di Porto Marghera e donne dell’UDI, partiti democratici e Camere del lavoro. L’Istituto veneziano per la storia della Resistenza e della società contemporanea, che conserva l’archivio del Convitto, ha avviato un progetto di ricerca il cui primo risultato è la mostra documen-taria I ragazzi del collettivo. Il Convitto “Francesco Biancotto” di venezia 1947-1957. Intendiamo con questa iniziativa restituire alla cittadinanza la memoria di un’esperienza di gran-de interesse culturale, pedagogico e sociale, nel contesto della storia di Venezia del dopoguerra: una città che rinasce all’insegna della solidarietà, della intensa vita culturale ed artistica, della partecipazione democratica.

Le curatrici Lia Finzi e Maria Teresa Sega Venezia, 27 ottobre 2012

Finita la guerra di liberazione dai nazifascisti, rimane un Paese da ricostruire. E rimanevano gli orfani dei partigiani che per quella liberazione avevano offerto la loro vita.C’è una nuova generazione da far conoscere, c’è da superare l’orribile ventennio alimentando il valore della libertà, della responsabilità e della democrazia.Nasce così a Venezia il Convitto “Francesco Biancotto”, dedicato al giovanissimo partigiano fucilato dai tedeschi. Nasce sulla scia di altre esperienze simili, i Convitti – scuola della Rinascita per recupera-re all’istruzione gli ex partigiani. Il Convitto Biancotto, ha però una propria caratteristica: accoglie cioè i bambini e i ragazzi dai 6 ai 18 anni. E attorno a quei ragazzi, si sviluppa una straordinaria solidarietà cittadina, che è una delle caratteristiche fondative del nuovo patto civico. Gli operai di Marghera, i pescatori, macellai, i fruttivendoli di Rialto, i portuali e molti altri: tutti donano del loro per sostenere i ragazzi del “Biancotto”. In questo solidarietà si legge la “cifra”di Venezia: città dove non solo si è com-battuto contro i nazisti e i fascisti, ma nella quale il riscatto morale e sociale è proseguito seminando esperienze di democrazia, di libertà, di cura.Lo stesso Convitto Biancotto ha subito una importante trasformazione. Da “istituzione chiusa” diviene un po’ alla volta “istituto aperto”, che sviluppa relazioni di crescita con la città. Non è più solo oggetto di solidarietà, ma, anche attraverso il lavoro dei propri educatori, si integra con la città diventando soggetto che alimenta le trasformazioni. I ragazzi delle aree più povere di Giudecca, S.Marta, S.Giobbe passano il pomeriggio nel “doposcuola”. Le madri, vedove di partigiani e lavoratori, si dedicano al vo-lontariato nell’Istituto, ma anche all’elaborazione dei programmi educativi. Nel comitato di gestione entrano operai, intellettuali, artisti. Molti sono gli incontri con le scuole di Venezia e con importanti associazioni ed esponenti della pedagogia democratica nazionale .Io credo che in tutto ciò il Biancotto sia stato un vero laboratorio di democrazia. E’ la democrazia par-tecipata di cui ha bisogno la nostra città. E’ la democrazia solidale, che ha cura di chi ha bisogno. Ed è la democrazia che alimenta coscienze libere che sanno costruire una città aperta alle speranze.

Andrea Ferrazzi Assessore alle Politiche Educative

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I RAGAzzI DEL COLLETTIVOIl convitto «Francesco Biancotto» di Venezia 1947-1957

Mostra storico-documentaria

a cura di Lia Finzi e Maria Teresa Sega

Ideazione, coordinamento e ricercaIstituto veneziano per la storia della Resistenza e della società contemporanea - IVESERANPI Sette Martiri Venezia

RealizzazioneComune di Venezia - Assessorato Attività CulturaliArchivio della ComunicazioneUfficio grafico e coordinamento immagineIVESER

Grafica e impaginazioneRenzo Brugin

TestiMaria Teresa Sega

Si ringrazianoEnrica BertiTiziano BolpinGiorgio BombieriFranco MalagutiRenato VidalGiorgio Bombieri

Materiali documentari e fotograficiArchivio IVESER - Fondo Convitto BiancottoArchivio Istituto pedagogico della Resistenza - MilanoArchivio Storico Comune di VeneziaArchivio Storico Provincia di VeneziaArchivi privati di ex convittori

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Sezione ʻ7 Martiri’ Venezia

In collaborazione con Con il patrocinio di Assessorato Politiche Educative, Comune di Venezia

Aderiscono: Laboratorio nazionale didattica della storia-LANDIS, Istituti storici della Resistenza di Bologna, Modena, Reggio Emilia, Ferrara, Ravenna, ANPI nazionale, ANPI provinciali di Venezia, Reggio Emilia, Modena, Ferrara e Bologna, FIAP-GL Veneto, Istituto Cervi, Associazione nazionale deportati politici-ANED, Associazione memoria della de-portazione, SPI-CGIL di Venezia, Proteo-Fare sapere, Movimento di Cooperazione educativa

Con il contributo della (legge n.29/2010) e