I racconti dei “Battuti” - Associazione CENTRONOVE · servizio di endoscopia digestiva, di...

36
I racconti dei “Battuti” LA SCUOLA INFERMIERI PROFESSIONALI DI SAN VITO nel ricordo dei suoi allievi di Giacomo Tasca a cura del CENTRONOVE Circolo Aziendale Ospedaliero di San Vito al Tagliamento n. 4 - Dicembre 2011

Transcript of I racconti dei “Battuti” - Associazione CENTRONOVE · servizio di endoscopia digestiva, di...

I raccontidei “Battuti”

LA SCUOLAINFERMIERI

PROFESSIONALIDI SAN VITO

nel ricordodei suoi allievi

di Giacomo Tasca

a cura del CENTRONOVECircolo Aziendale Ospedaliero

di San Vito al Tagliamento

n. 4 - Dicembre 2011

L’ Ospedale “Santa Maria dei Battuti” diSan Vito al Tagliamento ha vissuto tra il 1963 ela fine del Novecento un periodo di sviluppoeccezionale che, per importanza ed efficienza,trova forse paragone solo con l’acquisto delPalazzo Heimann e dipendenze nel 1875 e conl’arrivo da Padova del primo chirurgo modernoVittorio Fiorioli della Lena. Con l’anno 1963 èiniziato il potenziamento progressivo del perso-nale medico e infermieristico, sono stati istituitinuovi reparti di diagnosi e cura con relativiambulatori che, in successione cronologica, sonostati quelli di ostetricia e ginecologia, centro dichirurgia della mano, pediatria; ortopedia e trau-matologia; otorinolaringoiatria, oculistica e nuoviservizi diagnostico-terapeutici e tecnici: laborato-rio di analisi cliniche, centro trasfusionale, centrodi rianimazione e terapia intensiva con due postiletto (il primo inaugurato nella nostra regione),servizio di endoscopia digestiva, di oncologia, difisioterapia, di emodialisi. Ovviamente anche ireparti di degenza preesistenti (chirurgia e medi-cina) e la radiologia usufruirono di un tempesti-vo e continuo potenziamento tecnico-strumenta-le in armonia con il rapido evolvere del progressoscientifico.

Fra le nuove realizzazioni più utili rientra laistituzione nel 1979 della Scuola per InfermieriProfessionali, intitolata al compianto dottorGirolamo Jacobelli, che è rimasta funzionantefino a tutto il 1997 quando l’insegnamento dellaprofessione infermieristica è passato con la nuova

legge alle università statali nell’ambito della facol-tà di Medicina e Chirurgia. È ancora vivo fra imiei ricordi degli anni Sessanta il forte bisognoche l’ospedale aveva di disporre di infermieri pro-fessionali, necessità che veniva soddisfatta assu-mendo infermiere diplomatesi dopo due anni distudio nelle scuole-convitto di Pordenone, Udinee, soprattutto, di Gorizia dove la scuola era rettadalle Suore della Provvidenza presenti nel nostroospedale dal 1883. Per soddisfare il bisogno diinfermieri generici si provvedeva con corsi di stu-dio interni gestiti da quelle suore con diploma diinfermiere professionali che potevano quindidedicarsi all’insegnamento delle tecniche infer-mieristiche. Per quanto riguarda le infermiereprofessionali l’ospedale aveva cominciato adassumere alcune neodiplomate che in queglianni hanno portato la freschezza della giovaneetà e la buona volontà di lavorare. Tra queste nonposso non citare con la più viva gratitudine perla loro intelligente e affettuosa collaborazione insala operatoria due ragazze di Bagnarola: LuciaDel Frari strumentista e in seguito responsabiledelle sei sale operatorie dell’ospedale nuovo eMaurizia Zamparo anch’essa strumentista cheproveniva dalla scuola infermieri dell’ospedale diUdine; ad esse seguì Egle Tommasin diplomatapresso la scuola di Gorizia e destinata a reggerecon grande senso di responsabilità per molti annila segreteria e l’attività ambulatoriale della divi-sione chirurgica. Nell’autunno del 1967 SuorGerosa Vidali, che aveva notevole esperienzadidattica, diresse il primo corso per infermierigenerici; durò un anno solare da marzo a marzodell’anno seguente con vacanza solo nel mese diagosto come ben ricorda un bravissimo allievo diallora, Leonardo Querin destinato a diventareun importante riferimento nella cerchia del per-sonale di assistenza in anestesia e rianimazione.Altri corsi seguirono negli anni successivi.Nell’autunno del 1971 iniziò anchenell’Ospedale di San Vito il primo corso diriqualificazione istituito dal Ministero per infer-

mieri generici che erano in possesso di certi tito-li di studio, che rispondevano ad una formulaconcordata con i sindacati, potessero ottenere,previo esame finale tenuto presso la ScuolaInfermieri “Maran” di Pordenone, il diploma diinfermieri professionali alla fine di un anno distudio. A questo primo corso parteciparono ottoinfermiere generiche tra le quali ricordo BrunaPiagno, Suor Pierpaola e Graziella Falcomer e,unico infermiere, Antonio Daneluzzi che dopola quiescenza dall’Ospedale di San Vito (luglio‘95), continua ad esercitare con passione e dedi-zione la professione d’infermiere in una casa diriposo. Seguì nel 1972 un secondo corso diriqualificazione dal quale emersero tra gli altriLuisa D’Italia, una struttura portante del repar-to di chirurgia, apprezzata da colleghi e mediciper la sua efficienza nel lavoro di corsia, AdrianoCentis che diventò un elemento prezioso nel ser-vizio di anestesia e rianimazione e NadiaChiarotto provetta strumentista da me moltoconsiderata per serietà, precisione e prontezza.Ho ricordato con vero piacere e con senso diriconoscenza queste persone in rappresentanza ditante altre che nella mia attività di chirurgo hopotuto conoscere molto da vicino e stimare per illoro senso di responsabilità e per il tratto pienodi riguardi verso i malati. Sono tutte persone chehanno validamente cooperato alla conservazionee alla crescita del buon nome che l’ospedale diSan Vito ha sempre goduto presso le popolazio-ni che ha servito.

Nel settembre 1979 il Consiglio di ammini-strazione istituì la Scuola di InfermieriProfessionali e ne affidò la direzione al dr.Giovanni Bassi, primario anestesista e Direttoresanitario, la direzione didattica a Suor MichelinaBettega. Ho collaborato anch’io all’attività diinsegnamento fin dal primo anno per il quale mifu affidata Scienza dell’Alimentazione. Negli annisuccessivi fino al 1995 insegnai PatologiaChirurgica partecipando quasi sempre agli esamidi diploma. È stata per me un’esperienza piacevo-

le e utile che conservo tra i ricordi più belli dellamia vita ospedaliera.

Ho cercato qui di ricostruire una memoria diquesta Scuola durata per sedici corsi di tre anniognuno dando voce ad alcuni ex-alunni che mihanno fatto partecipe dei loro ricordi. In sedicicorsi la Scuola ha portato al diploma 266 studen-ti e non era materialmente possibile raccogliere iricordi di tutti. Per questo motivo si è dovutoriservare la ripartizione delle succinte interviste apoche persone cercando però di raccogliere iricordi di almeno una persona per ogni corso.Qualche volta si è verificata la felice occasione diincontrare qualche rappresentante in più di alcu-ni corsi e di raccogliere anche i ricordi di alcuniinfermieri generici.

Il primo corso portò al diploma 16 infermie-re nell’estate del 1982. Luisa Nocent che da quel-l’anno presta servizio nella divisione di ostetriciae ginecologia dove ha dato il suo apporto nellecorsie della maternità e della ginecologia, ora dadiversi anni lavora negli ambulatori. La scuola leha lasciato il ricordo di due materie che l’hannoappassionata: Scienza dell’Alimentazione il primoanno e Patologia Medica il secondo anno illustra-ta dal primario medico dr. Alberto Rizzo. Io stes-so ricordo Luisa che veniva a prendere i mieiappunti di Scienza dell’Alimentazione che poicopiava perché le lezioni esondavano un po’ dalpiccolo testo dato in dotazione. Dello stessocorso (1979-82) è Mara Castellarin che ricordacon piacere la pratica di corsia imparata dallacaposala di chirurgia donne Suor Gemmarita equella di strumentista appresa da Lucia del Frari.I primi due anni di lavoro li ha svolti in repartodozzinanti ed è stato un periodo difficile che hasuperato a fatica. Il lungo tirocinio fatto a stru-mentare in sala operatoria di ostetricia e gineco-logia le ha dato sempre soddisfazione e le ha con-sentito di accumulare quella esperienza che oggile è molto utile nel dirigere il personale e tutto illavoro che avviene nel reparto operatorio recente-mente ammodernato. Come altre colleghe ha

avvertito in questo ultimo anno un appesanti-mento burocratico che rende il lavoro più gravo-so senza lasciar intravedere una manifesta utilità.

Ancora una diplomata nel ‘82 è MariaGiovanna Bortolussi che racconta di aver svoltotirocinio nel reparto di chirurgia uomini direttoda Suor Angelita e in quello di chirurgia donne.Se avesse potuto scegliere liberamente dove svol-gere il suo lavoro avrebbe scelto senza incertezzeil reparto di ostetricia-ginecologia, fu invece asse-gnata subito dopo il diploma al reparto operato-rio. Si adattò rapidamente strumentando neiprimi anni quasi sempre nelle due sale operatoriedi chirurgia generale. Si dichiara ancora contentadell’interessante lavoro che svolge con serenità etranquillità

Per il gruppo di 20 ragazze e di un ragazzo(Devi Papais) che si sono diplomati nel ‘83 hopotuto intervistare Lorena Bianchet che entrò inospedale come ausiliaria per poi accedere allascuola infermieri. Di tutte le materie del pro-gramma scolastico quella che per Lorena fu lapiù avvincente - e questo per la bravura e lachiarezza di esposizione dell’insegnante SuorMichelina - fu Tecnica Infermieristica. Dopo ildiploma lavorò fino al 1997 in Medicina Donnesotto la direzione di Sr Lia Antonia della qualeconserva un ottimo ricordo. Dal ‘97 è inDirezione sanitaria.

Mauro Leon viene a rappresentare i 17 diplo-mati e diplomate del 1984, quelli del terzo corsodi cui hanno fatto parte anche Antonio Fregonesee Pierluigi Benvenuto. Mauro aveva superatol’esame finale del corso di infermiere genericotenuto da Sr Maurizia nel 1978. Nello studio teo-rico della scuola per professionali ricorda le suedifficoltà nello studio della chimica (docente erail dr. Giovanni Tasca del Laboratorio di Analisi) eanche in inglese con il prof. Angelo Bertolo. Unricordo a lui rimasto particolarmente vivo fuquello dell’assistenza ad una autopsia eseguita dalprofessor Antoci: si trattava della salma di unuomo che era deceduto per una emorragia cere-

Diploma anno 1982

Diploma anno 1983

Diploma anno 1984

Diploma anno 1985

brale. Mauro rimase impressionato in modo vio-lento quando l’assistente settore tolse la calottacranica che aveva segato e mise allo scoperto l’en-cefalo ed il danno provocato dall’emorragia. Dal‘96, dopo 12 anni di chirurgia, è impegnato nel-l’articolato lavoro di assistenza ai chirurghi orto-pedici sia in sala operatoria che in sala gessi.Collega di Mauro Leon è Pierino Luchin che hafrequentato il corso per generici degli anni 1978-79 insieme a lui. Le materie di studio che più loavevano appassionato erano state PatologiaChirurgica e Igiene, tenuta quest’ultima dal dr.Sabino. Durante il corso di generico fece praticain medicina uomini per passare poi in chirurgiadove rimase fino al 1998, anno in cui è stato tra-sferito in ortopedia. Tra i ricordi di lavoro più caricita la simpatica personalità dell’infermiere gene-rico Giulio Ventoruzzo di Gleris che gli fu inse-gnante, ricco di esperienza e generoso elargitoredi buoni consigli.

Ho potuto incontrare Maria Venaruzzo nellospogliatoio della sala operatoria prima che inizias-se il suo lavoro quotidiano di strumentista. Mariaè arrivata al diploma nel 1985. La parte praticadello studio l’ha svolta passando attraverso quasitutti i reparti di degenza del nostro ospedale oltreche in sala parto dove l’insegnamento le fu datodalla caposala Edda Fabris e nel servizio domici-liare accanto a Mariarosa De Giusti. Di tutte que-ste persone, dalle quali ha appreso il frutto ditanta esperienza nel campo assistenziale, conservaun ricordo grato per il tratto materno e gentilecon il quale l’hanno trattata. Dopo il primo lavo-ro alla casa di Cura S.Camillo di Treviso è appro-data come strumentista a San Vito. La ricordo almio fianco tranquilla e tempestiva, esatta nellosvolgere il lavoro che aveva imparato con rapiditàeccezionale, tale da farmi ritenere che doveva pos-sedere una predisposizione naturale. Nonostantei molti e importanti cambiamenti avvenuti inquesto reparto dal 1997 in poi Maria continua adessere soddisfatta del suo lavoro e del buon climache regna nel reparto operatorio.

Alessandra Santarossa è tra i 15 allievi (14donne e un maschio, Fiorenzo Gaiatto) chehanno superato l’esame di diploma insieme a leinell’estate del 1985. Riandando con la memoriaalle materie studiate durante il corso 1982-85ammette che l’impressione generale che prova èquella di un ordinamento dello studio ancoraarretrato rispetto allo sviluppo che la scienzainfermieristica ha avuto negli anni che sonoseguiti. La preparazione teorica era comunqueall’altezza dei requisiti scolastici del suo tempo. Iltirocinio pratico lo ha svolto prevalentementenelle due sezioni di Medicina Donne ricevendoinsegnamenti da Sr Alfonsina, persona ricca diumanità, e da Sr Lia Antonia, caposala rigorosache faceva funzionare il reparto come un orolo-gio. Alessandra è stata la prima allieva che hasvolto il tirocinio pratico presso il Centro di salu-te mentale. Ha lavorato per 10 anni in TerapiaIntensiva e dopo altre esperienze sia in ambitoospedaliero che territoriale è occupata ora inDirezione Sanitaria, dove si interessa di “incidentreporting”.

Raggiungo al telefono Catia Cassin che, inquesta serie di interviste, rappresenta il corso1983-86 (12 ragazze e un maschio, GiovanniRinaldi). Catia ricorda che l’unica materia di stu-dio che le ha presentato delle difficoltà è statol’inglese, una difficoltà però che le si è ripresenta-ta dopo 22 anni dal diploma nel corso universita-rio specialistico di scienze infermieristiche e oste-triche conclusosi felicemente quest’anno in feb-braio. Alla Scuola retta da Suor Michelina studiòcon vivo interesse anatomia e igiene, materia que-sta insegnata allora dal dottor Celotto. Qualeesperienza più qualificante professionalmente citaquella da lei svolta presso la Casa di riposo diAzzano Decimo, come responsabile infermieristi-ca dal 2005 al 2008. Ora lavora presso la direzio-ne del Servizio infermieristico dell’AziendaSanitaria n.6 “Friuli Occidentale”.

Stefania Saveri mi accoglie nella sua postazio-ne di caposala del reparto di chirurgia. Mi rac-

Diploma anno 1986

Diploma anno 1987

Diploma anno 1988

Diploma anno 1989

conta che ha studiato nella Scuola di San Vito trail 1984 e il 1987 e che, tra le caposala sotto lacui direzione ha fatto il tirocinio pratico primadel diploma, le personalità che più l’hanno colpi-ta per efficienza didattica e per il modo di dirige-re le sezioni di degenza a loro affidate, sono stateSuor Maurizia (chirurgia uomini) e Suor LiaAntonia (medicina donne). La cardiologia inse-gnata con grande capacità dal dottor Duchi è lamateria che più ha destato il suo interesse. Nelperiodo di lavoro presso l’Ospedale di Udine,sezione chirurgia vascolare, ricorda con piacere icomplimenti dei medici e caposala per il grado dipreparazione ricevuto nella Scuola Infermieri diSan Vito.

Sempre del corso 1984-87 è Paola Tisiotappassionata alle lezioni di TecnicaInfermieristica insegnata da Suor Angelita. Il tiro-cinio pratico l’ha svolto in tutti i reparti e servizidell’ospedale di San Vito tranne che sala operato-ria. Il massimo interesse che è venuta coltivandonel corso di questa esperienza è stato per il lavoroche si svolgeva in chirurgia e soprattutto in chi-rurgia uomini. Tuttavia non fu affatto estranea adinteressi per due soggetti scientifici ai quali nonha potuto dedicarsi come avrebbe desiderato mache coltiva ancora con qualche lettura: psicologiae pedagogia.

Nel 1988 si è diplomata infermiera professio-nale Lucia Masut insieme ad altre 11 colleghe e aLuca Gri. La trovo nel reparto di pediatria dovelavora attualmente. Mi parla subito del suo inte-resse per lo studio e, in particolare, dellaOstetricia e Ginecologia, spiegata con molta curae passione dal dottor Linciano, docente dellamateria per tutti gli anni della scuola.Nell’apprendimento della pratica infermieristica,dove non ha incontrato alcuna difficoltà, è rima-sta impressionata dalla precisione e dalla serietàdei controlli da parte dell’insegnante SuorAngelita che alle allieve ripeteva spesso: “tutto ciòche non è vassoio si porta con il vassoio”. Lucia presealla lettera questa regola e un giorno, essendo

stata incaricata di portare un cuscino ad unadegente, pensò bene di metterlo su un vassoio e,attraversando il corridoio, andò a portarlo allamalata. Le colleghe che la videro, dopo un attimodi stupore, scoppiarono a ridere. Del primariochirurgo che amava interrogare e controllarequanto le allieve avevano capito e assimilato,Lucia ha avuto timore come molte sue compa-gne. Subito dopo il diploma fu assunta e assegna-ta alla Medicina Donne nella sezione retta daSuor Lia Antonia che le diceva spesso: “nina, se tega un can che te corre drio, varda ch’el te magna”.Dapprima questa esortazione a sbrigarsi, a esseresvelta l’aveva resa perplessa, poi si convinse chedoveva dimostrare di essere più veloce nell’esegui-re gli ordini della caposala.

Tatiana Di Fresco è oggi la caposala del repar-to di ortopedia (corso 1986-89). Nel tirociniopratico era rimasta molto coinvolta nell’assistereall’attività di chirurgia della mano la cui partetraumatologica è stata quella che aveva potutoapprezzare di più. Si sente realizzata nel suo lavo-ro e ricorda con grande piacere le lodi ricevutedagli esaminatori per la stesura del “Piano assi-stenziale” che era stata una iniziativa di CatyaZorzi, collaboratrice didattica di Sr Michelina: iltema riguardava alcuni ustionati degenti in chi-rurgia uomini.

Claudia Hattinger si è diplomata insieme a16 colleghe nel 1990. Un po’ di difficoltà ricordadi aver incontrato nello studio di IgieneOspedaliera, che era una delle materie dell’ultimoanno di corso. Della Scuola conserva un ottimoricordo che la porta ad affermare che “la rifareb-be subito” essendo stata una parte molto bella einteressante della sua vita così come non dimen-tica gli insegnamenti ricevuti da Suor Angelita eda Suor Gemmarita. Racconta che un giorno si èaccorta che in chirurgia uomini c’era un degenteche doveva essere operato di ernia e non avevamai fatto la profilassi antitetanica. Essendo frescadell’impressione che le aveva lasciato la descrizio-ne scolastica del tetano andò a riferire la cosa ad

una diplomata di reparto più anziana la quale lerispose che non c’era proprio nessuna necessità difargli una vaccinazione antitetanica. OggiClaudia presta servizio al Pronto Soccorso: era ilsuo obiettivo professionale da quando ascoltavacon grande attenzione le lezioni tenute dal dr.Salvatore, allora dirigente del reparto. È contentadi sentirsi utile nelle più svariate emergenze allepersone che improvvisamente e inaspettatamentevengono colpite dal male e hanno bisogno ditutto.

Anche Vicenzina Castellan, è infermiera pro-fessionale dal 1990. È sempre rimasta nell’ambi-to delle degenze chirurgiche, partecipando allecontinue trasformazioni dei metodi di cura e diassistenza del malato e dell’organizzazione delreparto. Questi continui cambiamenti, se purpesanti per molti aspetti, non hanno influitonegativamente sullo spirito gioviale e sul modoscrupoloso di lavorare di questa ex-allieva chenon risparmia un luminoso sorriso a nessuno.

Alla fine del decimo corso nell’estate del 1991insieme ad altre 19 compagne si diplomò MonicaBortolussi che ricorda della Scuola l’insegnamen-to di una materia per lei piuttosto ostica, anato-mia, se pur spiegata in modo chiaro e semplicedal dottor Bellomo. La ricca e positiva esperienzadel tirocinio nei reparti ospedalieri e in alcunestrutture territoriali le rimane ancora viva e pre-sente nella sua memoria. Iniziò a lavorare aCaorle nella Casa di riposo poi a San Donà diPiave nel Centro di salute mentale. Ma questisono stati brevi periodi rispetto ai dieci anni chetrascorse in Terapia intensiva a San Vito. Lì impa-rò molto grazie agli insegnamenti dei colleghi piùanziani e in particolare da Dario Masotti che hasempre ammirato per equilibrio, serenità e prepa-razione professionale. Da lui apprese, tra l’altro,la tecnica di prelievo del sangue arterioso, acqui-sendo una manualità che gli tornò utilissimaquando fu trasferita nel servizio di Emodialisi.Da due anni lavora in Pediatria, contenta di que-sta nuovo ambiente; il clima e i ritmi sono molto

diversi dai reparti precedenti; qui il lavoro si svol-ge in un’atmosfera serena e protetta ed entrare nelNido o assistere alla nascita di un bambino in salaparto o in sala operatoria sono esperienze checoinvolgono ed emozionano sempre.

Trovo al lavoro nella Sala Gessi AlessandroBiasutti che in questa serie di interviste rappre-senta le sue 14 compagne di studio diplomate nel1992. Mi dice di non aver incontrato difficoltànello studiare le materie curricolari salvo forsealcuni capitoli di Patologia Medica, duri da“digerire”. Da tirocinante il periodo trascorso nelreparto di Medicina è stato molto positivo.

Nel Gruppo gessi e in Sala operatoria diOrtopedia è impegnato nel tipo di lavoro che piùgli piace; è un’attività che svolge agevolmente e inautonomia entro i limiti e con le caratteristiche diuna assistenza infermieristica specializzata che gliconsente di essere molto vicino e professional-mente utile a stretto contatto con i medici delreparto.

Il 12° corso ha diplomato nel 1993 CristinaZadro. Ricorda con piacere le lezioni di TecnicaInfermieristica spiegate in maniera tanto chiara einteressante da Suor Michelina e da Catya Zorzi.Il lavoro in Sala Operatoria è stato quello che l’haaffascinata e che desiderava fare fin dal tirocinio.Accontentata! Oggi è una strumentista operativain tutte le specialità che si praticano nel gruppooperatorio del nostro ospedale e lavora con pas-sione e competenza a fianco dei chirurghi. È con-tenta e si sente realizzata, si trova bene insiemealle sue colleghe e alla caposala che conosce findai tempi del tirocinio. Quella del RepartoOperatorio, mi dice, è una bella famiglia che èguidata bene e va avanti tranquilla in silenzio ecercando di dare il massimo.

Katia Tolfo è del corso 1991-1994 (18 allie-ve e un allievo, Claudio Centis). La passionenaturale istintiva di Katia per il lavoro di infer-miera si è manifestata nell’affrontare e studiare lamateria che è stata per lei la più bella e la piùimportante di tutte: tecnica infermieristica. E

Diploma anno 1990

Diploma anno 1991

Diploma anno 1992

Diploma anno 1993

l’attrazione per il reparto di ortopedia durante iltirocinio si è rivelata determinante per la sua car-riera professionale avendo trovato proprio in quelreparto la sua collocazione sentendosi tuttorasoddisfatta e realizzata nelle sue aspirazioni.

Lavora nel reparto di Terapia intensiva SaraNovello, infermiera professionale dall’estate del1995 (corso di 20 allievi di cui 2 maschi: AndreaFavretti e Claudio Pavan). Ricorda di aver incon-trato difficoltà già nel primo anno di studio nelseguire le lezioni di patologia generale tenute daldr. Plaino. Il tirocinio pratico è stato il più varioe completo possibile con una frequentazioneanche presso l’istituto La Nostra Famiglia. Oggi,nel delicato lavoro che svolge in Terapia intensi-va, si sente serena e tranquilla, pienamente realiz-zata nel prestare il suo servizio infermieristico aipazienti critici, molto spesso al limite tra la vita ela morte.

Simona Pellarin, conclusa la scuola (corso1993-1996, 12 allievi tra cui due maschi, LorisToffolon, Cesare Manzini) la prima assunzioneper lei fu presso la Casa di Riposo di Morsano alTagliamento per arrivare poi nell’ospedale di SanVito, assegnata alla divisione chirurgica. Dopoun “intermezzo territoriale” al Distretto sanitariodi Cordenons ritorna a San Vito, in Chirurgia.Dal 2010 è in Terapia intensiva. Nella conversa-zione, Simona parla dei suoi primi giorni di lavo-ro in chirurgia uomini e di quanto rimase coin-volta emotivamente nell’assistere un degentemolto anziano al quale doveva tagliare le unghiedei piedi. La sera, a casa, prima di addormentar-si, ripensando alla solitudine e allo stato di totaleabbandono in cui quel vecchio viveva da tempo èstata colta da una profonda tristezza e ha pianto.In seguito ha dovuto imparare a controllare que-sta sua naturale empatia che anche in altre occa-sioni l’aveva portata ad immedesimarsi nelle con-dizioni tristi e dolorose delle persone che avvici-nava per dovere di servizio. Ricorda ancora unavecchia signora che era sola e che le aveva raccon-tato tutte le amare vicende attraverso le quali era

passata. Alla fine del racconto, grata per lapazienza e l’ascolto attento e partecipante diSimona, quella signora volle esprimerle la suagratitudine offrendole del denaro che ovviamenteSimona non accettò.

Manuela Caravano si è diplomata nel 1997,l’anno dei diplomi dell’ultimo corso di sediciallievi che avevano iniziato gli studi e il tirocinioprofessionale nel 1994. Trovò particolarmenteinteressante lo studio di anatomia, patologia chi-rurgica e farmacologia con la dott.ssa Majeron,applicandosi con passione e senza trovare partico-lari difficoltà nel percorso scolastico. Del primoimpiego alla Casa di Riposo di Aviano non ripor-tò un’impressione positiva a differenza di quellafatta subito dopo nella Casa di Riposo diCodroipo e poi in quella di San Vito. Assunta nelnostro ospedale nel 2002, assegnata alla divisionemedica, è stata costretta a lasciare il lavoro in cor-sia dopo aver sofferto due episodi di shock anafi-lattico insorto per sensibilizzazione al lattice chele provocava accessi di forte dispnea. OraManuela è in Cardiologia, un servizio che defini-sce ben diretto e organizzato dove i buoni rappor-ti interpersonali raggiunti, al di là delle gerarchiee delle responsabilità, contribuiscono a migliora-re la qualità delle prestazioni.

Dello stesso corso 94-97 è Cristian Mazzonche mi parla dell’interesse nei suoi studi scolasti-ci per l’oncologia, spiegata benissimo dal “caro”dr. Plaino che ricorda con vivo sentimento di gra-titudine e ammirazione insistendo nel far prece-dere il nome con l’aggettivo “caro” ogni volta chelo nomina. Altrettanta attenzione e partecipazio-ne Cristian ha avuto per le lezioni di tecnicainfermieristica e per la geriatria spiegata inmaniera superlativa dal dr. Zavaroni, preciso epuntiglioso nelle frequenti interrogazioni cherivelavano alla classe lo scrupolo, l’esattezza el’impegno di quel bravissimo docente. Il primoposto di lavoro lo ha trovato alla Casa di Riposodi Caorle poi in quella di Portogruaro, di Mottadi Livenza, di Oderzo e di Treviso. In questo

Diploma anno 1994

Diploma anno 1995

Diploma anno 1996

Diploma anno 1997

peregrinare dall’una all’altra casa per anziani hapiù volto riconosciuto la fortuna di aver avutocome insegnante di geriatria il dr. Zavaroni. Unperiodo in Chirurgia a San Vito e, dal 2006, ècoordinatore infermieristico della RSA di AzzanoDecimo, struttura di 27 posti-letto. È contentodell’ambito in cui presta il suo servizio avendo lapossibilità di applicare tutta la esperienza matura-ta durante e dopo la scuola infermieri di San Vitodella quale conserva un ottimo ricordo.

Nelle mie visite all’Ospedale di San Vito perincontrare e intervistare le persone che fin qui horicordato mi è anche capitato di parlare con alcu-ne infermiere generiche tuttora in attività, che mihanno narrato particolari della loro vita di allievenei corsi per Infermieri generici. Mi limito a cita-re Diana Paron che ha frequentato il corso pergenerici degli anni 1976-77 e che ricorda di esse-re rimasta molto colpita dalle bellissime ed esau-rienti lezioni tenute dal patologo dr. Murettosulla vita delle cellule e Franca Spagnol, oggiattiva negli ambulatori del reparto di ostetricia eginecologia, che mi raccontava di essere rimastaincantata dalle spiegazioni del dr. Gasparet sulmondo fantastico e complesso dell’ematologia.

Un difficile percorso ad ostacoli è stato quellosuperato brillantemente per la sua tenacia incre-dibile e la grande forza di volontà, da AntonioFregonese diplomatosi nell’estate del 1984:assunto nel nostro ospedale come ausiliario dopoun lungo periodo di lavoro in Australia, ha sapu-to sfruttare le possibilità offerte dai contratti dilavoro di quegli anni per poter studiare e acquisi-re in tempi brevi i titoli di studio necessari all’am-missione e alla frequenza come allievo-lavoratoredella scuola infermieri. Toni è già da qualcheanno in pensione, ma nei reparti in cui ha presta-to servizio, la chirurgia e la terapia intensiva, e intutto l’ambiente ospedaliero è ancora apprezzatoper le sue doti umane: sempre disponibile, simpa-tico e gentile con pazienti e colleghi.

Il giudizio retrospettivo formulato dalle per-sone che hanno partecipato a questa iniziativa del

Centronove sulla Scuola Infermieri Professionalidell’Ospedale di San Vito e sulle persone chel’hanno diretta, Suor Michelina Bettega dappri-ma e Rosanna Finos poi, coadiuvate dal 1988 inpoi da Catya Zorzi, Maria Grazia Moro eDonatella Piazza, è un giudizio altamente positi-vo a conferma dell’ottimo risultato ottenuto conla fusione di insegnamento e tirocinio della pre-parazione infermieristica all’interno di una unicastruttura che offriva - non va dimenticato - anchela possibilità del convitto per gli allievi che veni-vano da lontano.

Per tutti i docenti l’impegno di insegnare lematerie corrispondenti al proprio lavoro profes-sionale è stato uno stimolo aggiuntivo allo studioe all’aggiornamento scientifico, sicuramente aloro utile nell’espletamento dell’impegnativolavoro quotidiano.

Ho documentato in questa piccola pubblica-zione che il Centronove ha voluto offrire ai suoisoci e a tutti gli ex-allievi e insegnanti dellaScuola Infermieri Professionali dell’Ospedale diSan Vito quanto é ancora vivo nel ricordo degliallievi il clima familiare, caloroso, ricco di atten-zioni che gli amministratori dell’Ospedale hannosaputo creare e conservare nei riguardi dellaScuola e della sua complessa attività intra moenia.Non vi sono state in quegli anni domande orichieste motivate da parte della direzione didat-tica che non siano state immediatamente esami-nate con viva attenzione e subito soddisfatte.Non fu certo impegno da poco istituire dal nullauna scuola con relativo convitto in un ospedaledove si svolgeva allora una attività assistenziale ediagnostico-curativa caratterizzata da un ritmotanto veloce ed intenso. I resoconti annualidell’Assessorato Regionale alla Sanità segnalavanoinfatti in quegli anni l’Ospedale di San Vito sem-pre in testa a tutti gli altri ospedali della regioneper i dati numerici riguardanti ricoveri, cure,durate di degenza e prestazioni ambulatoriali.

Il Centronove che ha promosso questa picco-la memoria della Scuola sente il dovere di ricor-

dare con la più viva gratitudine gliAmministratori nelle persone del professor MircoMolinari, del professor Luigi Saraceno, che furo-no anche nella Scuola apprezzati docenti rispetti-vamente di pedagogia e psicologia e di legislazio-ne sanitaria, e del maestro Roberto Campanerche nelle vesti di presidente della USL n.9 delSanvitese fu particolarmente prodigo di attenzio-ni verso la Scuola come lo fu per l’ammoderna-mento di tutti i reparti e servizi dell’Ospedale.

Sono convinto che se fosse possibile raccoglie-re le memorie conservate da tutti coloro chenell’Ospedale di San Vito hanno lavorato, senzadistinzione di funzione e di grado, nel periodo1960-2000, ne verrebbe fuori la testimonianzacomplessiva di come e quanto una antica istitu-zione locale ancora viva e ben funzionante è statacapace di realizzare con le sue forze e con l’entu-siasmo dei promotori locali del bene comune quicitati, i cui nomi dovrebbero essere sempre esserericordati non solo da tutti coloro chenell’Ospedale di San Vito hanno studiato e lavo-rato ma anche da tutta la cittadinanza sanvitesecon la perenne gratitudine da loro veramentemeritata.

prof. Giacomo TascaInsegnante della Scuola Infermieri Professionali

Hanno collaborato:Eno Favero e Catya Zorzi