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ristianesiin , I, r, istanenjumto nella stori"n RICERCHE STORICHE F-1 STUDIES IN HISTORY ESEGETICHE TEOLOGICHE ! EXEGESIS AND THEOLOGY INDICE GENERALE 1997 p Z i(333- . 1S-023 oplemcnto n. I i. I di Cristiancsimo nella scoria naio-aprile 1998 drimestrale J. in abb. post. - 45% 2 comma 20B legge 662/96 D C -(3 IZIONI DEHONIANE iLOGNA

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  • ristianesiin , I, r, istanenjumto

    nella stori"n RICERCHE STORICHE F-1 STUDIES IN HISTORY

    ESEGETICHE TEOLOGICHE ! EXEGESIS AND THEOLOGY

    INDICE GENERALE 1997

    p

    Z

    i(333- . 1S-023 oplemcnto n. I i. I di Cristiancsimo nella scoria naio-aprile 1998 drimestrale J. in abb. post. - 45% 2 comma 20B legge 662/96

    D° D

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    IZIONI DEHONIANE iLOGNA

  • Cr St 18 (1997) 277-302

    Strategie agiogräfiche altomedievali. in un leggendario di Farfa

    Il cenobio sabino di Santa Maria di Farfa, fondato, presumibil- mente nei primissimi anni del secolo VIII, dall'aquitano Tommaso di Morienna sulle pendici del Monte Acuziano nei pressi di un an- tecedente insediamento religioso abbandonato in seguito allo stan- ziamento longobardo, pub essere senz'altro considerato come una delle piii significative realtii monastiche dell'Italia altomedievale. Protetto e largamente dotato fin dal suo sorgere dai duchi spoletini, e successivamente, a partire dal regno di Liutprando, anche dalla corte di Pavia, il monastero, superando senza particolari problemi la crisi conseguente alla caduta della monarchia longobarda, ed otte- nendo ben presto il sostegno e la fiducia di Carlo Magno e dei suoi successori, acquisI un rilevante ruolo politico rendendosi peraltro protagonista, a partire dagli ultimi decenni dell'VIII secolo, di una consistente espansione territoriale. '

    Sebbene le prime notizie relative ad una qualche forma di com- pilazione libraria presso il cenobio risalgano all'abbaziato dell'aqui- tano Alano (761-769 circa), al quale 1'anonimo autore della Coli- structio monasterü Farfensis attribuisce la stesura di «multos ... co-

    Sulla storia di Farfa e ancora fondamentale lo studio di I. Schuster, L'imperiale abba- zia di Farfa, Roma 1921. Per quanto riguarda i principali aggiomamenti bibliografici cf. Monasticon Italiae. I: Roma e Lazio, a curs di F. Caraffa, Cesena 1981,139-141, n. 100; H. Zielinski, Farfa, in Lexikon des Mittelalters, München und Zürich 1987, coll. 295-297. Sulla fondazione del primo stanziamento farfense cf. T. Leggio, L'abba- zia di Farfa tra «Langobardia» e «Romania». Alcune congetture sulle origini, in I rapporti tra le comunitä monastiche benedettine italiane tra alto e pieno Medioevo. Atti del III Convegno del Centro di Studi Farfensi (Santa Vittoria in Matenano, 11-13 settembre 1992), Negarine di San Pietro in Cariano 1992,157-178.

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    dices», 2 i quattro manoscritti piü antichi di sicura produzione farfen- se giunti sino ai nostri giorni, «esiguäI e pur preziosa testimonian- za»' data la scarsitä di analoghe fonti coeve, non risalgono che al secolo IX.

    Se il contenuto di alcuni di essi sembra attestare la familiaritä dei monaci della comunitä farfense con le opere di papa Gregorio Magno (mi riferisco al cod. Vallicelliano C 9, contenente, fra 1'al- tro, parte dei Dialogi gregoriani, ' e al cod. 164 dell'Archivio di San Pietro, 5 riportante la Regula Pastoralis), 6 i rimanenti, ovvero il pic- colo frammento agiografico della Stiftsbibliothek di Merseburg (I, 136) individuato a suo tempo dal Bischoff, ' e soprattutto il cod. Farf. 29 (alias 341) della Biblioteca Nazionale di Roma, contenente una lunga serie di Passiones e di Vitae sanctorum, costituiscono un fondamentale ed imprescindibile punto di partenza per lo studio dei culti farfensi in eta carolingia. In queste pagine, che, ovviamente, non hanno la pretesa dell'esaustivitä, si procederä ad una prima anälisi dei dati piü significativi deducibili da quest'ultima fonte, tentando soprattutto di individuare le diverse stratificazioni di tale variegata raccolta agiografica e di decifrare le dinamiche sottese alla formazione del santorale del cenobio sabino, testimoniato, sep- pur' parzialmente, da questo manoscritto. I

    .1- Descritto dal Poncelet, dalla Jemolo e dal Brugnoli, 8 it cod.

    z Cf. Constructio monasterii Farfensis, in II Chronicon Farfense di Gregorio di Catino, ediz. a cura di U. Balzani, (Fonti per la Storia d'Italia, 33-34), Roma 1903,1,18. Su questo argomento cf. anche G. Brugnoli, La biblioteca dell'abbazia di Farfa, in Bene- dictina, 5 (1951) 3-17; P. Supino Martini, La produzione libraria negli scriptoria delle abbazie di Farfa e di S. Eutizio, in Il Ducato di Spoleto. Atti del IX Congresso internazionale di Studi sull'Alto Medioevo (Spoleto, 27 settembre -2 ottobre 1982). Spoleto 1983, ' II, 581-607.

    3 Supino Martini, Roma e I'area grafica romanesca (secoli X-XII), Alessandria 1987, 241.

    " Un'accurata descrizione di questo manoscritto e riportata in M: De Nonno, Contributo alla tradizione di Prisciano in area- beneventano-cassinese: il Vallicell. C 9, in Revue d'histoire des textes 9 (1979) 123-128, che perö lo attribuisce all'XI secolo. Su questo codice cf. Supino Martini, Roma e 1'area grafica..., 243, n. 104.

    e Per la datazione e 1'attribuzione a Farfa di questi due manoscritti cf. Supino Martini, Roma e 1'area grafica..., 241ss. Cf. B. Bischoff, Übergefaltete Handschriften vornehmlich hagiographischen Inhalts, in Mittelalterliche Studien, I, Stuttgart 1966,95. Tale frammento contiene un brano di una versione della Passio dei martin viterbesi Ilario e Valentino molto simile a quella riportata nel coevo leggendario farfense. Cf. A. Poncelet, Catalogus codicum hagiographicorum latinorum bibliothecarurn Ro- manarum praeter quarn Vaticanae, Bruxelles 1909,118-123; G. Brugnoli, Catalogus codicum Farfensium, in Benedictina 7 (1953) 104-111; Catalogo dei manoscritti in

  • i Strategie agiografiche altanedierali in 1111 leggendario di Farfa 279

    Farf: 29 della Biblioteca Nazionale di Roma, fino alla seconda meta dell'Ottocento ancora in pössesso delta biblioteca del monastero, dove il Bethmann nel 1853 ebbe modo di consultarlo, 9 e un codice membranaceo di mm. 350 x 280, mutilo in principio ed alla fine, attualmente composto da 288 fogli, preceduti da un'unica carta di guardia anteriore, e caratterizzati da una doppia cartulazione, 1'una, presumibilmente piü antica e vergata in numeri romani, giungente sino al numero CCLXXXX (che peraltro evidenzia la perdita dei ff. LXXIV e LXXV), 1'altra, in cifre arabe, arrestantesi al numero 286, cui vanno perii sommate le due carte contrassegnate 89bis e 148bis, corrispondenti ai numeri LXXXXII e CLII della precedente cartula- zione, che meglio rispecchia la reale successione dei fogli (ed alla quale si farä d'ora in poi, riferimento, utilizzando per praticitä le cifre arabe). Tra le vane imperfezioni del supporto scrittorio (nume- rosi i fogli recanti buchi o privi degli angoli), apparentemente ri- conducibili all'originaria composizione del manoscritto, l'unica ad evidenziare un'ulteriore mutilazione del codice, peraltro ignorata dalla cartulazione piü antica, e il singolare aspetto del f. 149, fram- inentario e di piccole dimensioni, il quale sul recto reca l'ultimo periodo della Passio sanctorum lush et Pastoris, mentre sul verso fiporta un breve brano di un testo agiografico; il quale, pro no in ragione della sua esiguitä, risulta di difficile identificazione. °

    scrittura latina datati o databili. I: Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, a curs di V. Jemolo, Torino 1971,41s. e tav. VI. Su questo codice cf. inoltre N. Levison, Con- spectus codicum hagiographicorum, in MGH, Script. rer. merov., VII, Hannoverae et Lipsiae 1920,660s., n. 620; B. De Gaiffier, Saints et L6gendiers de l'Ombrie, in Ricerche sull'Umbria tardoantica e preromanica. Atti del II Convegno di Studi Umbri (Gubbio, 24-28 maggio 1964), Perugia 1965,238; Supino Martini, Carolina romana e minuscola romanesca. Appunti per una storia delta scrittura latina in Roma tra IX e XII secolo, in Studi Medioevali. III s. 15 (1974) 784s. e tav. IV; Fad., Roma e I'area grafica..., 240ss; M. M. Breccia Fratadocchi, Farf. 29, in I luoghi della memoria scritta (I libri del silenzio. I libri del decoro. I libri della Porpora). Manoscritti, incunaboli, libri a stamps di Biblioteche statali italiane, direzione scientifica di G. Cavallo, Roma 1994,666, n. 14; G. N. Verrando, Per una nuova «Bibliotheca Hagiographica Latina» compilata sui manoscritti di origine italiana, in Hagiographica 2 (1995) 294.

    9 Cf. L. Bethmann, Nachrichten über die von him für die Monumenta Germaniae Histo- rica benussten Sammlungen von Handschriften und Urkunden Italiens aus dem Jahre 1854, in Archiv der Gesellschaft für altere deutsche Geschichtkunde 12 (1874) 489-

    '493,, i1 quale ricorda the in quell'epoca la biblioteca di Farfa conservava ancora ben quaranta manoscritti.

    10 «... fallax demonum turba sustinere non potuit, et, ut erant muta simulacra, nullis adumbrata fantasiis ad sacrilega obsequia et sollicita vota coeperunt silentio spernere consulentis cunctique sacrilegi sub prestitionis antistitis tante rei novitate permoti inter se invicem querere unde in numinibus suis repente venisset tantis temporibus inusitate tacitumitas quisnam semper... ».

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    L'intero manoscritto e vergato in una carolina di tipo romano, disposta su due colonne di ventotto righi ciascuna, da una sola ma- no, certamente identificabile con quella del citato frammento di Merseburg, " fatta eccezione per i piü tardi ff. 1-6, aggiunti nell'XI secolo, forse, come ipotizzato da Paola Supino Martini, in sostitu- zione del primo quaternione in precario stato di conservazione. 12 Oltre al Sermo de vita sancti Severi episcopi Ravennatensis (ff. lr-6r), copiatö in una minuscola non tipizzata, in queste prime carte compare anche 1'elenco dei testi agiografici riportati nei fogli suc- cessivi (ff. 6r-6v), il quale, concordando sostanzialmente con 1'ef- fettivo contenuto del codice, induce a ricondurre le mutilazioni su- bite dal manoscritto, certamente anteriori al restauro dell'XI secolo, alle vicissitudini subite, a partire dalla fine del secolo IX, dal patri- monio librario e archivistico del cenobio sabino, temporaneamente trasferito, a causa del crescente pericolo saraceno, presso il mona- stero piceno dei Santi Ippolito e Giovanni in Selva. 13

    Se 1'analisi paleografica rende ormai sicura l'identificazione del luogo di produzione del manoscritto con il cenobio di Santa Ma- ria, 14 non e stato ancora possibile determinare con assoluta certezza 1'anno della sua compilazione, che comunque pub essere agevol- mente collocato tra gli anni successivi all'842 ed il temporaneo ab- bandono del cenobio determinato dalle incursioni saracene (898), in quanto in una delle opere contenute nel codice, la Passio sanctorum Valentini et Hilarii martyrum (ovvero il medesimo testo parzial- mente riportato nel frammento di Merseburg), si accenna ad una traslazione di reliquie avvenuta negli anni dell'abbaziato di Sicardo (830-842 circa), al tempo di papa Gregorio IV:

    «Supradicta vero martyrum corpora, Valentini videlicet et Hilarii, de

    it Cf. Supino Martini, La produzione libraria..., 604; Ead., Roma e l'area gra6ca..., 241ss. Sugli altri aspetti dei fogli iniziali della raccolta si rimanda a Supino Martini, Roma e I'area grafica..., 241, n. 101. Cf. Brugnoli, La Biblioteca..., 4s. Su questo monastero, sorgente presso il flume Aso, nei pressi dell'attuale comune di Santa Vittoria in Matenano, presumibilmente in loca litä Maglio, cf. G. Avarucci, Documenti e testimonianze sul primo monastero farfense nel Piceno, in Documenti per la Storia della Marca. Atti del X Convegno di Studi Maceratesi, Macerata, 14-15 dicembre 1974, Macerata 1976,105-111. Cf. Supino Martini, Roma e 1'area grafica.... 241ss. Del resto, tale attribuzione e sem- pre stata ritenuta credibile dagli studiosi. Cf., ad esempio, 0. Holder-Hegger, Zur Translatio S. Germani, in Neues Archiv 18 (1893) 274ss., e piü di recente M. Garri- son, Studies in the History of Medieval Italian Painting, II Firenze 1955,121.

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    eodem loco in quo usque ad tempora Gregorii quarti Apostolicae Sedis praesuli requieverant, cum debito honore levavit Sicardus abbas venerabilis monasterii sanctae Dei genitricis et semper virginis Mariae sito Savinis, et conlocavit in oratorio quem ipse construxit, et coniunxit aulae eiusdem Dei genitricis et semper virginis Mariae, pariter cum corpore sancti Alexandri filii sanctae Felicitatis, quod denique corpus sancti Alexandri, concedente praefato domno Gregorio papa, de Roma adduxerat». 15

    Questa notizia, accolta sia dalla piü o meno coeva Constructio

    monasterii Faifensis che dal piü tardo Chronicon di Gregorio da Catino, 16 sembrerebbe indirettamente confermata anche da una col- letta riportata in un collettario-rituale del XII secolo di produzione farfense, il cod. Vallicelliano F. 29, attestante il possesso delle spo- glie dei martiri da parte del cenobio sabino ((In sanctorum Valenti-

    ni et Hilarii. Exaudi, Domine Deus, clementer in hac domo tua preces servorum tuorum, quatinus beatorum martyrorum Valentini

    et Hilarii meritis tuam consequamur gratiam, quorum hic patrocinia veneramur»). "

    Definito dal De Gaiffier come «le plus ancien recueil romano- ombrien», 'g il leggendario, oltre a costituire una delle rarissime atte- stazioni di un genere quasi sconosciuto nell'Italia centrale dei secoli IX-X, '9 rappresenta anche un importantissimo testimone della tradi- zione manoscritta per molte delle biografie in esso contenute, delle qüali offre sovente la versione piü vicina all'archetipo, 20 o 1'esem- plare piü antico 21 Tale codice, le cui caratteristiche interne sembra- no attestare con una certa chiarezza I'omogeneitä del consistente

    15 Cod. Farf. 29, f. 96v. Cf. 11 Chronicon Farfense di Gregorio di Catino, ed. a curs di U. Balzani, Roma 1903, I, 21s. (Constructio) e 198 (Chronicon).

    " Cf. cod. Vallicell. F. 29, f. 25v. Su questo codice cf. Supino Martini, Roma e I'area grafica..., 264.

    18 De Gaiffier, Saints et LEgendiers..., 238. 19 Su questo problema cf. P. Jounel, Le cutte des saints dann les basiliques du Iatran et

    du Vatican au douzieme siecle, Rome 1977,9-12 e 97-98, e le utili precisazioni di C. Leonardi, L'agiografia romana net secolo IX, in Hagiographie, cultures et societes (IVe-XIIe siecles). Actes du colloque organise ii Nanterre et ä Paris (2-5 mai 1979), Paris 1981,471-489.

    20 $ questo, ad esempio, il caso degli Acta Anthimi contenuti nei ff. 162v-173v. (cf. M. G. Mara, I martin della Via Salaria, Roma 1964,17ss. ), o della Passio sanctorum Irenaei, Andochii et sociorum atque Benigni riportata nei ff. 192r-200v, sulla quale cf. J. Van Der Straeten, Les Actes des martyrs d'Aurrelien en Bourgogne, in Analecta Bollandiana 79 (1961) 119-134.

    21 Tale, per ricordare un solo caso frs i tanti, e 1'esemplare dells Passio Marcelli et Apolei contenuta nei ff. 85v-88v.

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    nucleo originario, e ascrivibile, come si e detto, ad un unico copista della seconda meta secolo IX, il cui intervento sembra comunque essersi limitato alla trascrizione delle singole biografie con la pre- messa del relativo lemma e della data del dies natalis del protagoni- sta. In apparenza il manoscritto non sembrerebbe esser stato compi- lato per finalita di ordine liturgico, dal momento the i testi contenu- ti nei fogli piü antichi non solo non risultano suddivisi in lectiones, ma non appaiono neanche ordinati per circudtun anni, 22 ne pare d'al- tronde possibile individuare altri eventuali criteri organizzativi nella caotica disposizione delle biografie, giustapposte senza distinzioni tipologiche o cronologiche relative ai protagonisti delle stesse. 23 Tuttavia, nonostante la totale assenza di note marginali in grado di fornire indicazioni circa l'utilizzo del codice, le ricorrenti citazioni del dies natalis anteposte alle singole inscriptiones attribuibili al compilatore della raccolta (sovente peraltro preannuncianti non la Passio o la Vita del canto, ma il Natale del protagonista) non con- sentono di escludere the esso potesse essere utilizzato per letture comunitarie in occasione delle ricorrenze relative ai singoli santi2 4

    Stando alla breve nota premessa all'indice del f. 6 («In hoc volumine continentur Passiones vel Acta diversorum sanctorum,, quae nos idcirco in congruo sibi ordine non posuimus, qu(i)a, sicut ea diversis temporibus diversisque in locis invenire potuimus, ita et huic volumini indidimus»), l'ordine delle opere contenute nel mano- scritto dovrebbe rispecchiare i tempi di acquisizione dei singoli testi da parte della comunitä sabina, ma ciö non sembra del tutto credibi- le, e non soltanto perche tale indicazione, contenuta in uno dei fogli

    zz Occorre tuttavia sottolineare the I'uso di questo criterio, di cui peraltro si conoscono attestazioni molto antiche, si generalizzb soltanto a partire dai secoli X/XI (cf. Philip- part, Les legendiers latins et autres manuscrits hagiographiques, Turnhout 1977,44), Su questo e sugli altri tipi di classificazione cf. anche ibid., 80ss.

    n Va comunque notato the I'assenza di una logics disposizione dei testi non a una caratteristica esclusiva di questo codice. A tale proposito cf. Philippart, Les legen- diers..., 81, the cita ad esempio proprio it Farf. 29, e F. Dolbeau, Notes sur l'organisa- tion interne des legendiers latins, in Hagiographie, cultures et societes..., 16ss., it quale peraltro sottolinea the «une piece transmise par un livret ou par un recueil en desordre a plus de chances de representer une tradition ancienne et pure qu'un exemplaire insere dans une collection rigoureusement ordonnee» (ibid., 20), osservazione che, come si a detto in precedenza, sembra ben adattarsi at caso del leggendario farfense.

    za Del recto, come sottolinea Philippart, le modaliti di utilizzazione e di lettura delle raccolte agiografiche, the potevano comunque essere molteplici, non sono ancora state sufficientemente analizzate dagli studiosi (cf. Philippart, Les legendiers..., 112-118).

  • Strategic agiograficlte altomedierali in tat leggettdario di Farfa 283

    aggiunti nel corso del restauro dell'XI secolo, potrebbe essere piü verosimilmente attribuita all'estensore del sommario, forse desidero- so di fornire una qualche giustificazione at palese disordine della raccolta, ma anche e soprattutto per il fatto che, come si vedrä meglio in seguito, il contenuto del codice risulta vergato, seppur in maniera disorganica, in base ad una logica ben precisa e, a suo modo, unitaria, rispondente alle strategie agiografiche del cenobio sabino, e che quindi mal si concilia con 1'ipotesi di una compilazio- ne diluita net tempo ed esclusivamente dipendente da episodiche e/o casuali acquisizioni di testi.

    Si noti comunque che il suddetto leggendario non doveva essere l'unico manoscritto agiografico presente a Farfa in eta carolingia. Ciö e agevolmente desumibile dal fatto che nel cospicuo numero di testi attualmente contenuti nel codice non compaiono alcune delle biografie di santi da tempo cari ai monaci di Farfa, come, ad esem- pio, quella relativa a san Getulio, un martire sabino venerato dai monaci di Farfa sin dalla prima meta dell'VIH secolo, o quella di san Vittorino di Amiterno, il culto del quale comincib ad essere promosso da Farfa verso la fine del medesimo secolo. s Pertanto, e lecito pensare o che in origine 1'antico passionario fosse maggior- mente esteso di quanto non sia attualmente, oppure, come e stato del resto giä ipotizzato in passato, 26 che esso rappresentasse solo una sezione di una raccolta ben piü consistente e articolata in diver- si tomi, alcuni dei quali presumibilmente piü antichi di quello in questione, nella quale dovevano figurare anche quei testi di proba- bile compilazione farfense, assenti net leggendario. Quel che e co- munque certo e che questo codice, certamente stilato in ragione dei contemporanei gusti agiografici della comunitä sabina, ad oltre due secoli dalla sua stesura rappresentava ancora un importante ed auto- revole punto di riferimento per i monaci di Santa Maria, che difatti lo utilizzarono nella redazione di un grande, ma purtroppo ormai mutilo, Omiliario (il cod. Farf. 32 della Biblioteca Nazionale di

    I Cf. Mara, I martin..., 113-119; V. Saxer, I santi ei santuari antichi della Via Salaria da Fidene ad Amitemo, in Rivista di Archeologia Cristiana 66 (1990) 261s. e 287-295. Su questo argomento mi permetto di rinviare anche a E. Susi, I culti farfensi nel secolo VIII, in Santi e culti del Lazio. Istituzioni, societä, devozioni. Atti del Conve- gno della Societä Romana di Storia Patria, Roma, 2-4 maggio 1996 (in corso di stam- pa).

    26 Cf. Mara, I martin..., 24.

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    Roma, prodotto nello scriptorium farfense negli ultimi decenni del- 1'XI secolo), 27 come testimoniano le tre superstiti lezioni degli Acta Anthimi fedelmente desunte dal ben piü lungo esemplare attestato nell'antica raccolta farfense 28

    2- Il primo e macroscopico elemento percepibile giä ad un sommario esame del contenuto del codice e la cospicua presenza di testi relativi a martin e confessori transalpini, molti dei quali figura- no raggruppati in una serie di blocchi di diseguale grandezza. La prima e piü consistente serie di queste opere e aperta dalla Passio di san Leodegario, vescovo di Autun29 (n. 5), immediatamente se- guita dal piccolo dossier relativo a sant'Aredio di Limoges (nn. 6, 7,8), dalla celeberrima Vita Martini di Sulpicio Severo (n. 9), dalla Epistula ad Bassulam del medesimo autore (n. 10), incentrata sulla morte del santo, e dal De trmnsitu sancti Martini di Gregorio di Tours (n. 11), alle quali fanno infine seguito altre due opere relative a san Sulpicio Pio (nn. 12,13). Il blocco successivo ha invece inizio con la Passio sanctoritm Dionysii episcopi, Rustici et Eleutlterü mar- tyrum (n. 20), seguita da una Laudatio relativa al martire Dionigi (n. 20), e da una Vita ed una Translatio di san Germano di Parigi (nn. 22,23). Isolato, invece, il dossier, composto da una biografia e da una raccolta di miracoli, relativo a san Marziale, vescovo di

    sý Su questo manoscritto di grande formato (475 x 335) e buona qualitä della pergamena, ehe, tra I'altro, contiene l'unico esemplare sinora noto della Constructio monasterii Farfensis (ff. 26v-30v) cf. Poncelet, Catalogus..., 123-126; Jemolo, Catalogo dei mano- scritti..., 43s; Brugnoli, Catalogus..., 113-117; K. Berg, Studies in Tuscan Twelfht- Century Illumination, Oslo-Bergen-Tromsö 1968,65; H. Schwarzmaier, Der Liber vi- tae von Subiaco. Die Klöster Farfa und Subiaco in ihrer geistigen und politischen Umwelt während der letzen Jahrzehnte des 11. Jahrhunderts, in Quellen und Forschun- gen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 48 (1968) 90, n. 25.

    28 Cf. cod. Farf. 32, ff. 75r-76v. Su questo argomento cf. Mara, I martin..., 25. Purtroppo le numerose mutilazioni subite dall'Omiliario non consentono di verificare se, come pare peraltro assai probabile, in tale manoscritto figurassero anche altri testi desunti dalla piü antica raccolta agiografica.

    29 Per questo e per gli altri santi successivamente citati si rimanda alle singole voci della Bibliotheca Sanctorum, XII voll., Roma 1961-1969, ed alle relative indicazioni biblio- grafiche in esse contenute. Per la datazione dei testi noti in area italiana cf. V. Ussani, Index latinitatis italicae Medii Aevi antiquioris, in Archivum latinitatis Medii Aevi 6 (1931) 61-80, nn. 837-1124. Per i lemmi originari, la numerazione dei fogli e la classificazione delle diverse biografie della raccolta, contrassegnate nel testo da eifre arabe racchiuse fra parentesi tonde (corrispondenti alla progressiva successione dei testi all'intemo del manoscritto), si rimanda alla descrizione del contenuto del codice riportata in appendice.

  • Strategie agiografrche altomedievali in un leggendario di Farfa 285

    Limoges (n. 29), mentre la Vita sanctae Genorefae virginis (n. 37), la biografia del vescovo parigino Marcello stilata da Venanzio For- tunato (n. 38) e la Vita di san Romano di Blaye (n. 39), costituisco- no il successivo blocco di testi. Poco piü avanti compare la lunga Passio sanctorum Herenei episcopi, Andochi presbyteri, Benigni presbyteri, Tyrsi diaconi, Felicis negotiatoris, interessante insieme di testi (nn. 41,42,43) costituenti il cosiddetto ciclo benigniano, ormai ritenuto opera di un unico agiografo franco della prima meta del VI secolo successivamente suddivisa per esigenze liturgiche e della quale il testimone farfense costituisce l'unica versione unitaria giunta sino ai nostri giomi 3° Ad esse fa seguito il breve dossier relativo a san Quintino di Vermand (nn. 44,45), e infine, dopo la Passio di san Satumino di Tolosa (n. 49) e quella di santa Colomba di Sens (n. 51), inserite separatamente fra altre biografie, si incon- trano una Vita di Santa Sabina di Troyes (n. 66), seguita da due testi scritti da Alcuino di York (nn. 68,69) a proposito di san Ve- daste.

    E evidente che la notevole presenza di testi relativi a santi «franchi» deve necessariamente essere ricondotta alla fortissima in- fluenza politica e culturale esercitata dalla corte carolingia sull'ab- bazia di Farfa, equiparata, sin dal 775, ai piü importanti centri mo- nastici del regno, come Lerino, Agauno e Luxeui1,31 e diretta nei non facili anni a cavallo dei due secoli da autorevoli membri della componente franca della comunitä, quali Ragambaldo (780-785), «in Gallia civitate ortus», Altperto (785-790), «Parisius civitate exortus Galliarum», e Mauroaldo di Worms (790-802), «natione francus». 32 Occorre tuttavia sottolineare che i dati disponibili non consentono di stabilire i tempi e le modalitä di acquisizione da par- te dei monaci di Santa Maria di queste opere, le quali, soprattutto in virtü della ricorrente presenza di piccoli dossier agiografici compo- sti da due o piii testi relativi allo stesso santo, sembrerebbero in buona pane desunte da altrettanti libelli provenienti da centri scrit- torii d'oltralpe, anche se, data la presenza dei succitati e consistenti

    3° Su questo argomento cf. Van Der Suaeten. Les Actes des martyrs..., 119-134. 3' «Taliter... ipsi monasterio concedere deberemus, qualiter ipsa casa Dei sub tali privile- gio esse deberet sicut caetera monasteria Lirinensium, Agaunensium et Luxoviensium ... ».

    Questa frase a contenuta nel diploma concesso da Carlo Magno a Farfa nel 775. Cf. Giorgi - Baizani, II Regesto di Farfa, Roma 1878 (d'ora in poi RF), II, n. 128. 32 Cf. Constructio..., 20.

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    raggruppamenti di biografie, non e possibile escludere che 1'lignoto copista farfense abbia potuto disporre di una o piü raccolte agiogra- fiche dalle quali estrarre i testi piü confacenti ai suoi intenti pro- grammatici.

    Indicazioni utili sulla provenienza di questi testi, alcuni, come, ad esempio, la biografia martiniana di Sulpicio Severo, risalenti a diversi secoli addietro, altri, quali le opere agiografiche di Alcuino, contemporanei, sembrano suggerite dalla presenza nel leggendario della celebre biografia di Fruttuoso di Tarragona (n. 24), di quella dei santi Giusto e Pastore, martin di Cotttplututtt (n. 31), della Pas- sio di Felice di Gerona (n. 47) e di quella di sant'Eulalia di Barcel- lona (n. 58), tutte e quattro di evidente origine iberica, ma, come'si puö, desumere dalle recenti ricerche di Rosa Guerreiro, 33 presumibil- mente giä note nella Gallia altomedioevale, dove, seppur da fonti pib tarde, sembra potersene supporre la precoce presenza in centri come Moissac (Eulalia), 3; Poitiers (Giusto e Pastore, Felice), 35 Au- xerre e Autun (Fruttuoso), 36 forse coincidenti con alcuni dei luoghi di provenienza dei testi accolti nel Passionario farfense della secon- da meta del secolo IX.

    A questo movimento da Nord a Sud, in netta controtendenza rispetto alle coeve dinamiche agiografiche di Roma, saldamente an- corata al culto dei martin, ma refrattaria alle suggestioni della gran- de produzione franca, 37 pub essere ascritta anche la -Passio sattc- tarunt Afrae, Hilariae, Dignae Eumeniae, Euprepiae ntartyrunt (n. 57), composta, secondo gli ultimi studi, nel VII secolo nella germa- nica Augusta38 e presumibilmente importata a Farfa attraverso cana-

    33 Cf. R. Guerreiro, Le rayonnement de l'hagiographie hispanique en Gaule pendant le haut Moyen Age: circulation et diffusion des Passions hispaniques, in L'Europe heri- tiere de I'Espagne Wisigotique. Colloque international du C. N. R. S. tenu ä la Fondation Singer-Polignac (Paris, 14-16 mai 1990), actes rcunis et prepares par J. Fontaine et Ch. Pellistrandi, Madrid 1992,137-157.

    3a La Passio di Eulalia di Barcelona e attestata nel f. 195v del cod. 17.002 della Bi- bliotheque Nationale di Parigi, un manoscritto del X secolo proveniente da Moissac (cf. ibid., 142s. ).

    "'Queste due Passiones figurano nel cod. lat. 5323 della Bibliotheque Nationale di Pari- gi, manoscritto proveniente dalla regione di Poitiers (cf. ibid., 146). 36 Da queste localitä provengono infatti due dei piü antichi esemplari, seppur frammenta- ri, della Passio di Fruttuoso (cf. ibid., 149).

    37 Cf. Jounel, Le culte des saints..., 9-12 e 123-129; Leonardi, L'agiografia romans..., 472ss.

    38 Cf. W. Berschin, Die älteste erreichbare texigestal der Passio S. Afrae, in Bayerische Vorgeschichtsblätter 46 (1981) 217-224; F. Prinz, Die heilige Afra, ibid., 211-215.

  • Strategie agiografiche altnmedierali in un leggendario di Farfa 287

    Ii analoghi a quelli che alcuni decenni prima avevano invece per- messo ai monaci di Santa Maria 1'esportazione in area bavarese del cosiddetto Sermonario dell'abate Alano, 39 fedele copia di un piü an- tico, e oramai perduto, omiliario romano, come testimoniano i ma- noscritti monacensi dei secoli VIII-IX, contenenti parti di tale rac- colta, scrupolosamente censiti dal Bouhot40

    3- Un altro aspetto alquanto caratteristico del leggendario far- fense 6 la ricorrente presenza di biografie di martin orientali, nume- rose, ma meno cospicue di quelle di provenienza franca. Il primo di questi testi 6 costituito dalla narrazione relativa ai Sette Dormienti di Efeso (n. 3), seguita, dopo un lungo intervallo, dalla Passione dei martin Vittore e Corona (n. 19), da quella di Babila, vescovo di Antiochia (n. 26), e quindi dä opere inerenti Alessandro, martire di Pidna (n. 27), e Cassiano, martire tingitanod1 (n. 28). Successiva- mente'si incontrano un frammento di testo relativo a san Basilio (ff. 190v-192r), 42 la Passio sanctorum Tarachi, Probi et Andronici, martin di Anazarbo (n. 46), la Passio sanctae Theodosiae, vergine e martire di Cesarea di Palestina (n. 52), immediatamente seguita dalla biografia di Dorotea e Teofilo, martin di Cesarea di Cappado- cia, (n. 53), e infine la Passio di san Pantaleone di Nicomedia (n. 67).

    . , Contrariamente al precedente raggruppamento di testi, forse, co-

    me si 6 detto, per lo piü esemplati in base ad alcuni libelli, non 6 possibile formulare ipotesi di una qualche consistenza circa le mo- dalitä di acquisizione di questa componente della raccolta. Ad ogni modo, lungi dall'essere una particolaritä circoscritta esclusivamente al presente manoscritto, questa presenza di martin orientali, che ac-

    ý Sul Sermonario di Alano cf. P. Bouhot, L'homeliaire de Saint-Pierre du Vatican an milieu du Vile si'ecle et sa posteritE, in Recherches Augustiniennes 20 (1985) 87-I15, corredato dall'analisi della storia degli studi sull'argomento e dalla recensio delle testi- monianze manoscritte.

    40 Cf. ibid., 93s. 41 Questo testo, come evidenziato dal Delehaye (cf. Delehaye, Les actes de s. Marcel le

    centurion, in Analecta Bollandiana 41119231 277ss. ), dipende da quello degli Acta del centurione tingitano Marcello (BHL 5253-5254), al pari della Passione dei martin Marcello e Apuleio, anch'essa riportata nella raccolta a, iografica farfense. Sugli atti di san Marcello cf. F. Dolbeau, A propos du texte de la «passio Marcelli centurionis», in Analecta Bollandiana 90 (1972) 329-335, che. oltre a ribadire i succitati giudizi for- mulati dal Delehaye fornisce anche un'ageiomata bibliografia.

    42 Questo testo non 8 introdotto da alcun lemma ma dalla frase «Quomodo sanctus Basi- lius peccata cuiusdam mulieris diluito.

  • 288 E. Susi

    comuna it leggendario farfense alle altre raccolte coeve indicate ed analizzate in passato dal Delehaye, e nelle quali to studioso belga ritenne di poter individuare le tracce dell'acquisizione di intere col- lezioni tradotte dal greco su iniziativa di singoli eruditi, 43 potrebbe essere riconducibile all'influenza di Roma, dove alcuni di questi santi erano venerati da tempo, 44 anche se non e possibile escludere che almeno parte di tali testi, precocemente noti anche nelle regioni transalpine, possano essere giunti a Farfa insieme alle biografie dei santi franchi ricordati in precedenza. Ad ogni modo, quale che sia it valore di queste ipotesi, e necessario ricordare che in Roma, a parti- re dalla seconda meta del secolo IX, erano emerse, unitamente at forte rilancio del vecchio modello martiriale, nuove esigenze agio- grafiche che avevano favorito il sorgere di una fiorente attivitä di traduzione e riscrittura di testi legati at mondo orientate in favore di chiese romane o in stretto rapporto con essa, 45 senza contare la se- colare presenza nell'Urbe di fiorenti comunitä monastiche ellenofo- ne di origine orientale, 46 le quali certamente avevano dato e conti- nuarono a dare un sostanziale contributo alla diffusione di testi agiografici analoghi a quelli attestati nella raccolta farfense. Ed e proprio in tali ambienti che pub essere probabilmente collocata 1'o- rigine di altre due opere acquisite, in tempi e modi a noi sconosciu- ti (anche se non e possibile escludere a priori eventuali contatti fra le realtä monastiche ellenofone di Roma e it cenobio sabino), dalla comunitä di Santa Maria, quali la Passio sanctm"um Fidis, Spei,

    1-1 43 Cf. Delehaye, Les martyres d'$gypte, in Analecta Bollandiana 40 (1922) 120-127. °' I Dormienti di Efeso, ad esempio, dovevano essere noti a Roma sin dalla fine del VI

    secolo, epoca alla quale 8 possibile far risalire la raffigurazione dei sette santi in Santa Maria in Via Lata (cf. M. Righetti Tosti Croce, Gli affreschi di Santa Maria in Via Lata, in Fragmenta Picta. Affreschi e mosaici staccati del Medioevo romano a cura di M. Andaloro, A. Ghidoli, A. lacobini, S. Romano, A. Tomei - Catalogo della mostra - Roma 1989,179-181). Si noti, inoltre, che, sin dall'VIII secolo, presso la chiesa roma- na di Sant'Angelo in Pescheria si conservavano delle reliquie di san Pantaleone di Nicomedia; cf. H. Marucchi, Elements d'Archeologie chretienne. III: Basiliques et eglises de Rome, Paris 1909,424.

    as Cf. Leonardi, L'agiografia romana..., 474ss. Cf. R. Gregoire, Monaci e monasteri in Roma nei secoli VI-VII, in Archivio della Societä romana di Storia patria 104 (1981) 5-24; J: M. Sansterre, Les moines grecs et orientaux ii Rome aux epoques byzantine et carolingienne (milieu du VIe s. - fin du IXe s. ), 2 voll., Bruxelles 1983; Id., Le monachisme byzantin ii Rome, in Bisanzio, Roma e 1'Italia nell'Alto Medioevo. Atti della XXXIV Settimana di Studio del Centro Italiano di Studi sull'Alto Medioevo (Spoleto, 3-9 aprile 1986). Spoleto 1988,1I, 701- 746.

  • Strategie agiograftche allomedierali in un leggendario di Farfa 289

    Caritas et earcum nratris Sapientiae (n. 56), testo nato in ambito greco-orientale nel VII secolo, successivamente importato a Roma, e presumibilmente tradotto «in connessione con' la presenza di papi greci e siriaci sul soglio di S. Pietro», 47 e la Passio sanctorum Lu-

    -ceiae et Auceiae martyrum (n. 50), narrazione indirettamente deri- vata, similmente alla biografia di Lucia e Geminiano, 48 da quella relativa a Santa Lucia di Siracusa, giä venerata a Roma in eta gre- goriana, 49 e forse, stando all'ipotesi formulata da Agostino Amore, compilata per fornire un testo agiografico al romano monasterium Renati, intitolato ai santi Andrea e Lucia. SO

    Piü certa dovrebbe invece essere ]a provenienza romana delle Passioni di Bibiana51 (n. 34), di Aurea, martire di OstiaS` (n. 59), di Massimo, comes millenarius (n. 17), martirizzato lungo la Salaria Vents e sepolto presso il Clirns Cucumeris, 53 e di sua moglie Se-

    47 L. Robertini, Il «Sapientia» di Rosvita e le fonti aciografiche, in Studi Medievali. III s. 30 (1989) 654. Per quanto riguarda la Passio di Luceia cf. Lanzoni, Le diocesi d'Italia.... 1,106s.; Van Der Straeten, La Passion de Sainte Jule, man}re troyenne, in Analecta Bollandia- na 80 (1962) 361, n. 7e 363, n. 4e De Gaiffier, Les «doublets» en hagiographic latine, ibid., 96 (1978), 265, i quali segnalano the da questo testo, molto antico e largamente diffuso, dipendono sia la Passio delle martin Lucilla e Flora (BHL 5017) the quella di Giulia di Troyes (BHL 4518). Circa la biografia di Lucia e Geminiano occorre invece notare the on esemplare di questo testo (BHL 4985) 8 contenuto nel citato Omiliario farfense (il cod. Farf. 32) dell'XI secolo, nei If. 190r-191r. Cf. V. Milazzo - F. Rizzo Nervo, Lucia tra Sicilia, Roma e Bisanzio: itinerario di un culto (IV-IX secolo), in Storia della Sicilia e tradizione agiografica nella tardy antichi- tü. Atti del Convegno di Studi (Catania 20-22 maggio 1986). a curs di S. Pricoco, Soveria Mannelli 1988,115-126. Cf. A. Amore, Luceia, Auceia e compagni, in Bibliotheca Sanctorum, VIII Roma 1967,236-238. Per quanto riguarda invece it monasterium Renati cf. G. Ferrari, Early Roman Monasteries. Notes for the history of the monasteries and convents at Rome from the V through the X century, Citt5 del Vaticano 1957,276-280. Su Bibiana cf. A. Dufourcq, Etude sur les Gesta Martyrum romains, I Paris 1900, 123-126 e 221s.; Delehaye, Etude sur le 16gendier romain, Bruxelles 1933,124-143; E. Donkel, Der Kultus der hl. Bibiana in Roma, in Rivista di Archeologia Cristiana 14 (1937) 93-124. Cf. Lanzoni, Le diocesi d'Italia..., 1,99s.; Dufourcq, Etude..., I, 246s.; U. Broccoli, Ostia antica. S. Area, Gregoriopoli. Spigolature sulle vicende di Ostia dalla tarda antichitii all'alto medioevo, in Lunario Romano 12 (1982) 189-195. Cf. Poncelet, Catalogus codicum hagiographicorum..., 470-378, the offre anche l'edi- zione critica di questo testo unitamente a quello della Passio di Seconda, e Lanzoni, Le diocesi d'Italia..., 1,51 Iss., the data entrambi i testi al VI secolo, mentre Ussani, Index..., 71, n. 983, li colloca in periodo anteriore all'VIII secolo. Si noti comunque the la biografa del comes millenarius sembra dipendere dalla piir antica Passio sancti Hippolyti (BHL 3691; cf. Poncelet, Catalogus..., 471s. ), on esemplare della quale, seppur mutilo, a contenuto dal citato Farf. 32 nel f. 153v.

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  • 290, E. Susi

    conda, giustiziata a Pyrgi insieme ai suoi figli Severa, Calendino e Marco54 (n. 18), anche se una migliore analisi di alcuni elementi che caratterizzano queste opere, quali, ad esempio, gli,. ipotetici col- legamenti delle Passiones di Bibiana e di Aurea con i _cicli agiogra- fici spoletini, 55 potrebbe aprire dei nuovi e insospettati scenari. Inol- tre, i. motivi dell'attestazione nel leggendario farfense delle brevi narrazioni relative a Massimo e Seconda, potrebbero essere piü ve- rosimilmente individuati nell'accertata presenza e nei ford interessi economici del cenobio sabino nei, territori costieri del Lazio setten- trionale, 56 dov'e localizzabile la succitata Pyrgi, piuttosto che in un'improbabile diffusione del culto per il comes millenarius e per sua moglie Seconda da Roma a Farfa attraverso la Salaria, che ol- tretutto, nel secolo IX, non era piü la principale via di collegamento tra 1'Urbe e la Sabina, essendo stata presumibilmente soppiantata, nel tratto in uscita da Roma, dalla Nomentana, 57 che, del resto, co- stituisce una delle coordinate agiografiche di un'altra biografia con- tenuta nella raccolta, quella del martire Restituto (n. 35), suppliziato a Roma, ma sepolto da una certa matrona Giusta «in crypta in infe- rioribus» sita nei suoi possedimenti al XVI miglio della suddetta strada.

    4- Se le caratteristiche dei testi sinora elencati consentono di individuare con relativa facilitä i presumibili luoghi di provenienza degli stessi e/o le dinamiche sottese alla loro acquisizione, le ragio- ni della presenza nel codice delle rimanenti biografie, fatta ovvia- mente eccezione per gli Acta Anthimi (n 36) e la Passio di santa Anatolia58 (n. 54), opere di probabile compilazione e/o riscrittura

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    55 Cf. Lanzoni, Le diocesi d'Italia..., 1,514. In questi due testi compare infatti, quel Concordio, seppellitore di martiri, presumibil- mente identificabile con l'omonimo presbitero spoletino, martirizzato sotto Antonino (cf. BHL 1906), in rapporti con Eutichio di Ferento e figlio di un Gordiano, presbitero del romano Titulus Pastoris (cf. Lanzoni. Le diocesi d'Italia.... 1,100; R. Gregoire, L'agiografia spoletina antica: tra storia e tipologia, in II Ducato di Spoleto.... I, 346). Per una prima, ma non esaustiva, analisi di queste problematiche cf. F. Tron, I monti della Tolfa nel Medioevo, Roma 1982.21-47. Infatti, secondo il Leggio, la Nomentana, a causa dell'abbandono della Salaria in area curense, era diventata la principale via di accesso a Roma, «per il tramite di un by- pass all'Acquaviva di Nerola, punto di innesto di un suo diverticolo nella Salaria», la quale, da Rieti fino alla suddetta localitä, era invece ancora in uso (cf. Leggio, Le principali vie di comunicazione nella Sabina Tiberina tra Xe XII secolo, in II Territo- rio 2 (1986)/1,3-19; la frase citata 8ap. 14). Su tale testo, parte integrante di una ben piü lunga narrazione comprendente anche le vicende della martire sabina Vittoria, cf. P. Paschini, La Passio delle Martiri Sabine

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  • i Strategie agiografrche altomediet"ali in un leggendario di Farfa 291

    farfense, non sempre risultano decifrabili in modo altrettanto palese. Ad ogni modo, 1'attestazione di alcune di esse nel Ieggendario sem- brerebbe riconducibile a quella ben collaudata strategia, corroborata da un'. intensa attivitä di riscrittura delle relative compilazioni agio- grafiche, che, nel corso dell'VIII secolo, aveva indotto i monaci di Santa Maria ad appropriarsi dei culti presenti nei territori via via acquisiti nel corso dell'espansione territoriale del cenobio. Tale ipo- tesi fomirebbe una verosimile giustificazione alla presenza di opere quali la Passio di Massimo di Aveia59 (n. 48), titolare della diocesi forconese, 60 territorio di notevole importanza strategica per gli inte- ressi di Farfa, presente in esso forse sin dalla seconda meta del secolo VIII, 61 la citata biografia dei martin viterbesi Ilario e. Valen- tino62 (n. 16), anch'essa legata ad un'area interessata da rilevanti proprietä farfensi, e infine biografie come la Passio di Feliciano, vescovo di Forum Flaminit6' (n. 25), e quella di Felice di Martana6} (n. 30), comprovanti i radicati rapporti del cenobio sabino con gli ambienti religiosi del territorio umbro, caratterizzato, nel corso del secolo IX, da una crescente presenza farfense. 6s Meno chiare ap- paiono invece le motivazioni sottese all'acquisizione di testi legati

    :. Vittoria ed Anatolia, Roma 1919; Mara, I martin..., 151-170; Saxer, I sand ei santua- ri..., 265-273. ý Cf. A. Chiappini, Atti di San Massimo manure levita di Aveia, Casalbordinö 1932, il quale nconosce in questo personaggio un manire locale che nulla avrebbe in comune con l'omonimo santo venerato a Cuma, come sostenuto invece dal Lanzoni, Le diocesi d'Italia..., I, 386ss. Aveia Vestina, sede diocesana almeno fino all V secolo, fu successivamente soppianta- ta dalla vicina Forcona, forse, come propone il Pani (cf. G. Pani, Inscriptiones Chri- stianae Italiae, III: Regio IV, Bari 1986, Introduzione, XIX), a causa dell'invasione longobarda, oppure, secondo quanto sostenuto da E. Migliario, Uomini, terre e strade. Aspetti dell'Italia centroappenninica fra antichita e Alto Medioevo, Bari 1995,61, n. 93, in conseguenza della progressiva decadenza demografica e funzionale di tale inse- diamento. Su questo argomento cf. inoltre A. Alinari, L'antica chiesa di S. I19assimo, cattedrale di Forcona, in Bollettino della Deputazione Abruzzese di Storia Patna. IV s. 5 (1935) 67-80; S. Zenodocchio, Saggio di toponomastica forconese dai regesti farfen- si, ibid., 81 (1991) 217-284, in particolare 234-236 e 250-256.

    61 Cf. Migliario, Uomini, terre e strade..., 61. 62 Cf. Dufourcq, >: tude..., 111,142-147; Lanzoni, Le diocesi d'Italia.... 1,534. 63 Cf. D. M. Faloci Pulignani, La Passio sancti Feliciani e il suo valore storico, in Archi-

    vio per la Storia ecclesiastica dell'Umbria 4 (1917-1919) 137-274; Lanzoni, Le diocesi d'Italia.... I, 451s.

    63 Cf. Lanzoni, Le diocesi d'Italia..., 1,459s.; Faloci Pulignani, San Felice vescovo, mar- tire dell'Umbria, in Archivio per la Storia ecclesiastica dell'Umbria 4 (1917-1919) 417-484.

    6s Cf. M. T. Maggi, I possessi di Farfa in Umbria nei secoli VIII-IX, in Bullettino della Deputazione di Storia patria per I'Umbria 91 (1994) 47-86.

  • 292 E. Susi

    ad aree che, pur essendo adiacenti alla Sabina Tiberina, non sem- brerebbero, in base ai dati deducibili dal Regesto e dalle altre fonti utili, interessate dall'espansione di Farfa, anche se proprio tali atte- stazioni, soprattutto in ragione della succitata ed accertata attitudine della comuniti3 sabina all'appropriazione dei culti connessi ai propri possessi, potrebbero indurre a riconsiderare 1'entitä delle acquisizio- ni territoriali di Santa Maria nel corso del secolo IX. >; questo, ad esempio, il caso della biografia di Gratiliano e Felicissima66 (n. 4), martin di Falerii, e della Passio sanctae Christinae (n. 55), relativa ad una «puella de Tyro» ma facilmente identificabile, come sottoli- neato dal Paschini, con 1'omonima martire venerata a Volsinii, 67 te- sto che risulta peraltro essere la perfetta traduzione di un frammen- tario testo greco contenuto in un papiro egiziano risalente al V se- Colo .

    68 Questo fatto sembra rinviare agli irrisolti problemi connessi agl'influssi orientali rintracciabili nei testi agiografici relativi ad al- tri santi venerati dalla comunitä sabina69 e si aggiunge alla giä con- sistente difficoltä di fornire una coerente interpretazione dei macro- scopici elementi che legano la biografia dei martin faleritani e quel- la di Valentino e Ilario a ben piü articolati cicli narrativi di area tosco-umbra come quello dei XII Siri, del quale si percepisce 1'evi- dente influsso nella Passio dei martin viterbesi, 70 o quello di Euti- chio (o Eutizio) di Ferento, 71 personaggio che caratterizza anche al- tre compilazioni, alcune delle quali verosimilmente composte o ri- scritte a Farfa. 72

    Ma, al di lit dei complessi problemi relativi all'entitä e alla qua-

    ' Cf. Dufourcq, Etude..., III, 147-151; Lanzoni, Le diocesi d'Italia.... I, 545. ' 67 Cf. Paschini, Ricerche agiografiche. La Passio di santa Cristina, in Rivista di Archeo- logia Cristiana 2 (1925) 167-194. 68 Cf. ibid., 170ss. Il testo in questione fu pubblicato nel 1911 da Lorenzo Cammelli (cf.

    Societü italiana per la ricerca dei papiri greci in Egitto. Omaggio al IV convegno dei classicisti, Firenze 1911,9ss. ).

    69 Cf. Mara, I martiri..., passim. 70 Cf. Dufourcq, Etude..., III, 146. Si noti, inoltre che, secondo il Dufourcq, la Passio di

    Ilario e Valentino potrebbe essere stata scritta dal medesimo autore di quella di san Secondo di Amelia (cf. ibid., 144s. ). Sul ciclo dei XII Siri cf. ibid., 57-86. 71 Cf. ibid., 151-156. 72 Secondo il Dufourcq (cf. ibid., 156-158) i testi relativi a Gratiliano e al martire viter-

    bese Valentino farebbero pane, unitamente alla narrazione relativa ad Eutichio di Fe- rento, di un'unica opera ciclica risalente al secolo VII. Ad ogni modo, quest'ultimo personaggio pub essere anche identificato con 1'Euticheto coprotagonista delta Passio sanctorum Eutychetis, Victorini et Maronis (BHL 6064-6065), un esemplare della qua- le i; attestato nel citato cod. Farf. 32 dell'XI secolo (ff. 152r-152v).

  • Strategie agiografiche altotnedievali in an leggcndario di Farfa 293

    litä della-produzione (o rielaborazione) agiografica presumibilmente localizzabile presso il monastero di Santa Maria nei secoli VIII e IX, 73 ancora in attesa di un'analisi globale ed esaustiva in grado di sciogliere i molti interrogativi suscitati da questi ed altri testi, non si puö fare a meno di mettere in evidenza quel denominatore comu- ne che, prescindendo da questioni strettamente agiografiche, sembra accomunare alcune opere attestate nel leggedario, fornendo una ve- rosimile giustificazione ad alcune inaspettate presenze, quali, ad esempio, quella della Vita di sant'Orso di Aosta (n. 65), che trova una sua ragion d'essere all'interno della raccolta solo se giustappo- sta alla Passio di san Donnino (n. 60), a quella di Valentino e Ilario ea quella di Santa Cristina, tutte opere i protagonisti delle quali risultano in qualche modo legati ad altrettante mansiones della Via FrancigenO che giii gli itinerari del secolo successivo, come quello delineato dall'arcivescovo Sigeric, 75 ricordavano proprio con il no- me di tali santi, indicando, ad esempio, Viterbo come « Sce Valenti- ne», Bolsena come «Sca Cristina» o 1'antica Fidenza come «Sce Domnine». 76

    Tuttavia, questa congettura, certamente bisognosa di ulteriori ri- scontri, ma corroborata dal frequente utilizzo della suddetta via di comunicazione da parte dei monaci di Santa Maria, in stretto con- tatto con la corte imperiale e con gli ambienti culturali delle grandi abbazie franche, come peraltro testimoniano i frequenti viaggi degli abati farfensi, 77 non sembra comunque in grado di giustificare ne la presenza di testi come la Vita di sant'Ellero di Galeata78 (n. 40) e la Passio di san Miniato79 (n. 33), entrambe legate ad aree non carat-

    73 Su questo problema, relativamente al secolo VIII, mi permetto di rinviare al giä citato Susi, I culti farfensi nel secolo VIII (in corso di stampa). 74 Sulla Via Francigena, nota con questa denominazione a partire dal IX secolo (cf. N. Kurze, Codex Diplomaticus Amiatinus, I Tübingen 1974, n. 157), ma il cui tracciato era giii in qualche modo delineato nell'VIII, cf. R. Stopani, La Via Francigena. Una strada europea nell'Italia del Medioevo, Firenze 1988, in part. 13-28, relative al perio- do considerato in queste pagine.

    71 Cf. Adventus Archiepiscopi nostri Sigerici ad Romam, ed. W. Stubbs, in Rerum Bri- tannicarum Medii Aevi Scriptores, 63 London 1874,391-395.

    76 Cf. ibid., 392s. 77 Si ricordi, ad esempio, il viaggio dell'abate Benedetto presso la corte di Ludovico il

    Pio, ricordato in un diploma del suddetto imperatore («vir venerabilis Benedictus ab- bas monasterii sanctae Dei Genitricis semperque virginis Mariae... ad nos veniens»; RF, II, doc. 233, anno 816).

    78 Cf. F. Zaghini, Sant'Ellero e il suo monastero. Frammenti di una storia, Cesena 1988. 79 Cf. Lanzoni, Le diocesi d'Italia.... I, 574ss.; Leonardi, San Miniato: il martire e il suo

    culto sul monte di Firenze, in La Basilica di San Miniato al Monte a Firenze, Firenze 1988,279-285. Si noti comunque che, come segnala il Garrison, Studies..., IV, 174,

  • 294 E. Susi

    terizzate da una documentata presenza farfense, ne quella delle bio- grafie dei martiri capuani Marcello e Apuleio-(n. 14) o Rufo e Carponio80 (n. 15), forse acquisite in ambito romano, dove questi santi erano noti da tempo, 8' a meno che in quest'ultime attestazioni non si voglia riconoscere una traccia del rilevante ruolo svolto da Farfa nell'ambitö della politica adottata in quegli anni dai sovrani carolingi e dai duchi spoletini nei confronti dei territori longobardi del meridione, gli uni intenzionati a mantenere e consolidare i tenui vincoli che legavano tali realtä all'impero, gli altri fortemente tenta- ti da ambizioni espansionistiche 82

    5- Ma, pur in presenza di queste difficoltä e dei molti interro-

    "gativi ancora in attesa di adeguate risposte, da quanto sinora espo- sto sembrano comunque emergere diversi elementi utili alla com- prensione delle funzioni e delle dinamiche sottese al variegato san- torale dell'abbazia di Farfa nella seconda meta del secolo IX. Infat- ti, i numerosi, ma certamente parziali, dati offerti dal leggendario di Santa Maria restituiscono l'immagine di un santorale che, per quan- to ancora condizionato dai culti adottati dal cenobio nel secolo pre- cedente, risulta caratterizzato da una notevole apertura verso sugge- stioni esteme, quali quelle provenienti dai centri culturali e religiosi d'oltralpe, che appare talmente consistente da suggerire l'ipotesi di un vero e proprio adeguamento agiografico. Tuttavia, per quanto e possibile evincere dalle contemporanee testimonianze documentarie del monastero, tale apertura non sembra essersi tradotta in una pro-

    nn. 4e5, tale santo, fuori dall'ambito toscano, compare soltanto nel leggendario farfense e in un piü tardo codice di origine ravcnnate del XII secolo. 8D Cf. Lanzoni, Le diocesi d'Italia..., 189ss.

    ei II martire Rufo, senza Carponio (o Carpoforo), ei santi Marcello cd Apuleio vengono infatti ricordati nel Sacramentario Gelasiano, nel quale lo Chavasse ha creduto di rav- visare on influsso capuano. Cf. A. Chavasse, Le Sacramentaire Gelasien (Vaticanus Reginensis 316). Sacramentaire presbyt6ral en usage dans les titres romains au Vile sii: cle, Paris 1958,284s. e 340-344).

    82 Cf. B. Ruggiero, II ducato di Spoleto ei tentativi di penetrazione dei Franchi nell'Ita- lia Meridionale, in Archivio Storico per le Province Napoletane. III s. 84-85 (1966-67) 77=116. Si noti inoltre che, verso 1'812, al termine di una delle piü lunghe Iasi dei ripetuti conflitti che opposero franchi e spoletini da on lato e longobardi beneventani dall'altro, I'abate farfense Ingoaldo fu incaricato di svolgere un importante ruolo di mediazione tra i contendenti e di inventariare i beni della Chiesa beneventana, forse, come ipotizzato dallo Schuster, L'imperiale abbazia..., 70s., in vista del passaggio di tale Chiesa sotto la defensio imperiale (cf. Ruggiero, II Ducato di Spoleto ei tentati- vi..., 93s. e n. 93).

  • Strategie agiograjche altomedievali in tut leggendario di Farfa 295

    mozione cultuale mediata, come si riscontra nel caso di altre devo- zioni locali fatte precedentemente proprie dal cenobio, 83 attraverso una «politica» di nuove dedicazioni negli ambiti territoriali salda- mente controllati dal monastero o caratterizzati da una sua incipien- te presenza, tanto e veto che 1'origine degli unici due agiotoponimi attestati in quel periodo nell'area sabina ed apparentemente connessi ad uno dei santi «franchi» presenti nella raccolta agiografica farfen- se, la curtis «ad Sanctum Rusticum» sita «in Narnate», ricordata in un diploma di Adelchi del novembre 7728' e 1'omonima «villa ... ad Sanctum Rusticum» sorgente «in massa Interocrina», 85 citata in una donazione dell'833,56 non solo non sembrerebbe riconducibile ad un'iniziativa dei monaci di Farfa, 87 ma neanche al contemporaneo

    83 Si ricordi, ad esempio, il caso del culto di San Vittorino di Amitemo. Tale devoiione

    . sembrerebbe aver avuto come prima localizzazione la chiesa di San Vittore in Octavo, presumibilmente sorgente presso I'antico insediamento di Aquae Cutiliae, e conse- guentemente indicato dalla Passio, verosimilmente compilata o riscritta da un monaco farfense, come luogo del manirio del santo. Questo luogo di culto acquisito da Farfa nel 778 (cf. RF, 11, doc. 118) ed ovviamente ben presto intitolato al martire amitemi- no, giä nell'817 risultava affiancata da altre tre chiese con la medesima dedica situate «in fundo Vassiano», «in fundo Marciani» e «in fundo Patemo» (cf. RF, II, doc. 224). 83 Cf. Codice Diplomatico Longobardo, 111/1, a cura di C. Briihl, Roma 1973, n. 44.

    ". In tale localitä e forse riconoscibile la chiesa successivamente dedicata ai Santi Dioni- sio, Rustico ed Eleuterio tuttora sorgente presso Borgovelino. Cf. A. Sereni, La chiesa

    'di S. Maria extra moenia di Antrodoco (RI) e rilievi scultorei altomedievali e romanici della media vallata del Velino, in Rivista di Archeologia Cristiana 64 (1988) 221-255, in part. 244ss.

    86 Cf. RF, II, n. 278. 87 Dal momento che ]a Massa Interocrina e 1'anea denominata «Namate» erano territori

    non, part icolarmente distanti I'uno dall'altro (su questo aspetto cf: E. Saracco Previdi, Lo «sculdahis» nel territorio longobardo di Rieti, sec. VIII e IX. Dall'amministrazione longobarda a quella franca, in Studi Medievali. III s. 14 11973J 669s.; J. P. Brunterc'h, Les, circoscriptions du Duche de Spolete du \'111c au alle sii: cle, in II Ducato di Spoleto..., I, 213ss. ) non e possibile escludere che i due agiotoponimi, nonostante le differenti localizzazioni, indicassero in realtä il medesimo luogo. In tal caso, I'origine della dedica ad un santo di nome Rustico sarebbe anteriore alla caduta del Regno longobardo e conseguentemente assai difficilmente riferibile al compagno del vescovo parigino Dionigi, al quale e forse preferibile 1'ontonimo ntanire giä venemto, unita- mente a san Fermo, in Verona (entrambi protagonisti di BIiL 2030-2033). Tale con-

    . gettura potrebbe trovare un interessante precedente nella presumibile origine veronese

    del, duca spoletino Lupone (cf. S. Gasparri, I duchi longobardi, Roma 1978,80-82), probabile responsabile dell'introduzione in Sabina del culto di san Giorgio, titolare dell'omonimo monastero reatino di fondazione ducale (cf. RF, 11, doc. 17, anno 751). Ad ogni modo, stando a quanto riferito dal Lanzoni, i santi Fenno e Rustico sarebbero in realtä due martiri africani, l'uno di Canagine. 1'altro di Lambesa, mentre il Geroni- miano li Iocalizza anche in Oriente (cf. Lanzoni, Le diocesi d'Italia.... II, 919-923). Se tale ipotesi trovasse conferma, quello di Fermo e Rustico costituirebbe I'ennesimo caso di santi «orientali» (veri o presunti) attestati in territorio sabino.

  • 296 E. Susi

    insediamento, largamente documentato dalle carte del Regesto, di elementi franchi, 88 probabilmente responsabili dell'erezione di luo- ghi di culto, acquisiti da Farfa solo in epoche successive, intitolati a santi d'oltralpe, come, ad esempio, Gangolfo, santo di eta carolingia dedicatario di una chiesa, situata sulle pendici del Monte Cosce (agli estremi confini settentrionali della Sabina, nei pressi di Vaco- ne), verosimilmente edificata da elementi franchi nel corso del IX secolo, ma divenuta farfense soltanto nell'X189

    Tali considerazioni, sostanzialmente valide anche nel caso delle diverse biografie di santi orientali attestate nella raccolta, sembrano comunque delineare il profilo di un santorale nel quale e forse pos- sibile intravedere il riflesso dello sfaccettato ruolo politico e religio- so assunto dal monastero laziale nel corso del IX secolo. Pari ormai per prestigio alle grandi realtä monastiche del mondo franco (alle quali il cenobio sabino tendeva ormai ad adeguarsi sia a livello ideologico che a livello estetico, come sembrano dimostrare le re- centi indagini archeologiche sulle strutture farfensi di eta carolingia, ritenute da molti studiosi debitrici anche di modelli architettonici d'oltralpe, generalmente individuati nella chiesa abbaziale di Ful- da), 90 ma fisicamente vicina a Roma, 1'imperiale abbazia di Farfa, anche in virtü del suo accreditato e ripetuto ruolo di mediazione fra papato e impero, non poteva non subire 1'influsso dell'Urbe, dalla quale accolse vecchie e nuove tendenze agiografiche (culto dei mar- tiri romani e orientali), senza perö per questo rinnegare quelle devo- zioni, fatte proprie nel corso del secolo precedente, che avevano caratterizzato il suo inserimento e la sua affermazione nell'ambito del Ducato spoletino, scandendo la sua prima fase di espansione territoriale.

    Ma, accanto a quegli aspetti che, al di lä dell'apparente disorga-

    88 Cf. Ruggiero, Il Ducato di Spoleto ei tentativi..., 80ss. 99 Cf. C. Gnocchi, Una ricerca campione sulla documentazione farfense tra XI e XII

    secolo, in Santi e culti del Lazio... (in corso di stampa). 90 Per uno status questionis degli scavi archeologici cf. L. Pani Ermini, L'abbazia di

    Farfa, in La Sabina Medievale, a cura di M. Righetti Tosti-Croce, Rieti, 1985,34-59. Cf. inoltre P. Donaldson - Ch. McClendon - D. Whitehouse, L'abbazia di Farfa. Rap- porto preliminare sugli scavi, in Archivio della Societä Romana di Storia Patria 103 (1980) 5-12; lid., Farfa. Nota preliminare, in Archeologia Medievale 6 (1979) 270- 273; lid., Farfa. II nota preliminare, ibid., 8 (1981) 566-568; lid., La badia di Farfa in Sabina (Rieti). III nota preliminare, ibid., 9 (1982) 323-329; D. Whitehouse, L'abbazia di Farfa: VIII e IX secolo, in Archeologia Laziale 6 (1984) 289-293; Leggio, Farfa. Problemi e prospettive di ricerca, in 11 Territorio 1 (1984) 73-86.

  • Strategie agiografiche altomediei"ali in wt leggendario di Farfa 297

    nicitä del manoscritto, fanno emergere una precisa volontä di coniu- gare sensibilitä ed esigenze agiografiche differenti, consentendo di raffigurare la comunitä sabina di eta carolingia come un rilevante crocevia fra le diverse culture del suo tempo, validamente rappre- sentato da un santorale che sembra rispecchiare la probabile varie- gata composizione della stessa comunitä farfense, felice sintesi di elementi longobardi, franchi e romani, dall'analisi del leggendario sembra potersi evincere anche un altro non trascurabile dato relativo alla persistenza di quella strategia che aveva caratterizzato i monaci di Santa Maria sin dai primi decenni del secolo VIII. La presenza di testi connessi a devozioni peculiari delle zone interessate dall'e- spansione del cenobio induce infatti a credere che anche nel secolo -IX i monaci di Farfa cercarono un'ulteriore legittimazione della propria presenza sul territorio attraverso 1'appropriazione ed il con- trollo dei culti locali, fatto questo che, se da un lato permette di formulare qualche ipotesi sulla funzione dell'oratorio fatto edificare dall'abate Sicardo, forse destinato ad accogliere, oltre alle citate spoglie dei martin Valentino e Ilario, anche le reliquie degli altri santi venerati negli ormai vastissimi possessi del cenobio, dall'altro suscita numerosi interrogativi relativi alla presenza di quelle biogra- fie legate ad aree nelle quali la presenza farfense non risulta docu- mentata, che, proprio in ragione della visibile persistenza della ben collaudata strategia agiografica di Santa Maria, potrebbero forse co- stituire un rilevante indizio di un'espansione del cenobio ben piü ampia ed articolata di quanto le fonti permettano attualmente di ricostruire.

    Eugenio Susi

    Via G. Di Vittorio, 1 00067 Morlupo (Roma)

  • 298 E. Susi

    Appendice -

    Per meglio evidenziare, la composizione della raccolta, si propone una sommaria descrizione del contenuto del cod. Farf. 29. Al fine di facilitame la consultazione, anziche utilizzare i consueti criteri scientifici si e preferito indi- care in grassetto ed in lingua italiana i singoli santi attestati nel' leggendario con accanto i numeri di classificazione della Bibliotheca Hagiographica Lati- na, 91 corrispondenti ai testi riportati nel codice. Questi ultimi invece, numerati progressivamente con cifre arabe, sono stati indicati con i lemmi utilizzati dal- l'anonimo compilatore, riportati in corsivo.

    Roma, Biblioteca Nazionale, cod. Farf. 29 (alias 341) Severo, vescovo di Ravenna - BHL 7683

    1) Vita sancti Severi (ff. Ir-6r) 2) Indice delle Passioni e delle Vite (ff. 6r-6v)

    Sette Dormienti di Efeso - BHL 2315 3) 1I1 Idus Augustas. Gesta sanctorum VII apud Ephesunr dornrientium (ff.

    7r-18r) Gratiliano e Felicissima, martiri - BHL 3631 4) Pridic Idus Augustas. Natale sancti Gratiliani margris (ff. 18r-21r) Leodegario, vescovo di Autun, martire - BHL 4851 5) 1V Nonas Octobres. Passio sancti Leodegarii episcopi et martyris (ff. 21r-32r)

    Aredio, confessore - BHL 666a; 666; 666b 6) Titttlrts sancti Aredii (ff. 32r-32v) 7) VIII Kalendas Septembres. Natale sancti Aredii.

    Vita sancti ac beatissinri Aredü abbatis et confessoris (ff. 32v-51v) 8) Tihthis sancti Aredii (ff. 51v-52r)

    Martino, vescovo di Tours - BHL 5610; 9' 5613; 93 5619-19b 9) Vita sancti Martini episcopi et confessoris (ff. 52r-61v) 10) De transitu sancti Martini (ff. 61v-63r) 11) Item de transitu sancti Martini (ff. 63r-64v)

    Sulpicio Pio, vescovo di Brouges - BHL 7930; 7931 12) XVI Kalendas Febroarias. Natale sancti Sulpicii Pii episcopi et confessoris

    (ff. 64r-77r) 13) Liber miraculorunr de virlutibus sancti Sulpicii que post eius obitunr gesta

    sunt (ff. 77r-85v) Marcello e Apuleio, martiri - BHL 5252b

    Cf. Bibliotheca Hagiografica Latina antiquae et mediae aetatis, 11 voll., Bruxelles 1898-99; Bibliotheca Hagiographica Latina. Novum Supplementum, Bruxelles 1986.

    9z Senza il prologo e 1'epistola iniziale. 93 Senza il prologo.

  • Strategie agiografiche altomedierali in un leggendario di Fmfa 299

    14) VII Nonas Ociobris. Vita et Passio sanctorum ntartyrunt Afarcelli et Apolei (ff. 85v-88v)

    Rufo e Carponio, martiri - BHL 7378 15) VI Kalendas Septembres. Natale sanctorum martynmt Ruft et Carponi(i)

    (ff. 89r-92r) Valentino e Dario, martiri - BHL 8469-70

    16) 111 Nonas Norembres. Natale sanctortnn nrartyrum Valentini presbiteri et Hilarii diaconi (ff. 92r-94v) Massimo, martire - BHL 5857d

    17) VIII Kalendas Norembres. Natale sancti Afarinti marq"ris (ff. 94v-96v). Seconda, Calendino, Marco e Severa, martiri - BHL 5857e

    18) Nonas hutias. Gesta uxoris el frliorton sancti Afarinti (ff. 96v-97v) Vittore e Corona, martiri - BHL 8559b

    19) VIIII Kalendas Aprilis. Natale sanctorum Victoris , el Coronae (ff.

    97v-100r)

    Dionigi, vescovo di Parigi, martire - BHL 2178; 2187 20) VII Idus Octobres. Natale sanctorunt martyt=iun Dyonisii episcopi, Rustici

    et Eleutherü (ff. 100r-104v) 21) Item sernto de sancto Dyonisio episcopo (ff. 105r-109v)

    Germano, vescovo di Parigi - BHL 3468; 3472-73 22) Vita sancti Gertnani episcopi Parisiace civitatis. Tansitus eins V Kalendas

    hutias (ff. 110r-125v) 23) Translatio corporis sancti Germani episcopi el confessoris quod. est' VIII

    Kalendas Augustas (ff. 125v-128v) Fruttuoso, vescovo di Tarragona, martire - BHL 3197-3205 "

    24) XII Kalendas Febroarias. Passio smtcli Fructuosi episcopi (ff. 128v-130v) Feliciano, vescovo di Forum Flaminii, martire - BHL 2846

    25) VIIII Kalendas Febroarias. Natale sancti Feliciani episcopi et marq"ris (ff. 130v-133r)

    Babila, vescovo di Anti(chia, marlire - BHL 889 26) VIII Kalendas Febroarias. Natale sancti Babyle episcopi et martyris cunt

    tribus panwlis (ff. 133r-136v)

    Alessandro, martire - BHL 280 27) Pridie Idus Martias. Natale sancti Alexandri (ff. 136v-138r)

    Cassiano, martire - BHL 1636 28) 111 Nonas Decembres. Natale sancti Cassiani martyris qui passus est Tingi

    (ff. 138r-138v)

    Marziale, vescovo di Limoges - BHL 5551-61 29) Pridie Kalendas Ittlias. Vita et Actus saucti Marcialis Lentorecine ciritatis

    episcopi (ff. 138v-143r)

    Felice, vescovo di Martana, martire - BHL 2868b 30) III Kalendas Novembres. Nasale sancti Felicis episcopi at martyris (ff.

    143r-147v)

  • 300 E. Susi

    Giusto e Pastore, martiri - BHL 4595 31) VI Idus Augustas. Passio sanctorum infantiunt lusti et Pastoris (ff.

    147v-149r) 32) frammento di testo non identificato (f. 149v)

    Miniato, martire - BHL 5965 33) VIIi Kalendas Novembres. Natale sancti Miniae-martyris (ff. 150r-153r)

    Bibiana, martire - BHL 1322 34) IV Nonas Decembres. Natale sanctae Bebianae (ff. 153r-156r)

    Restituto, martire - BHL 7197-97a 35) IV Kalendas hunias. Natale sancti Restituti martyris (ff. 156r-159r)

    Antimo e compagni, martiri - BHL 561 36) VI Idus Mau. Natale sanctortun Antinti, Sisinni, Ma. rinni, Bassi et Fabü,

    Diocletiani et Florentü nnartyrunt (ff. 159r-162v) Genoveffa, vergine - BHL 3335

    37) 1/1 Nonas lanuarias. Natale sanctae Genovefae virginis (ff. 162v-173v) Marcello, vescovo di Parigi - BHL 5248'

    38) Kalendas Novembres. Natale sancti Marcelli Parisiace civitatis episcopi (ff. 173v-177r) Romano, confessore - BHL 7307-06 39) V111 Kalendas Decenibres. Natale sancti Romani presbiteri et monachi (ff. 177r-186r) Ellero (o Ilaro), confessore - BHL 3913 40) Idus Maias. Natale sancti Hilarü monachi et heremite95 (ff. 186r-190v) Ciclo benignano96

    41) 111 Nonas Aprilis. Passio sanctorum Herenei episcopi, Andochi(i) presbite- ri, Benigni presbyteri, Tyrsi diaconi, Felicis negotiatoris (ff. 192r-196v)

    42) V11 Kalendas Octobres. Natale sanctonun Andochi(i) presyteri, Tyrsi dia- coni et Felicis (ff. 196v-198v)

    43) Kalendas Novennbres. Nalale sancti Benigni martyris (ff. 198v-200v) Quintino, martire - BHL 6999-7000; 7014

    44) Pridie Kalendas Novembris. Natale sancti Quintini margris (ff. 200v-206r)

    Senza il prologo. 93 Si ricordi, dopo questa biografia, la succitata presenza del. frammentario testo relativo

    a san Basilio (ff. 190v-192r), non preannunciato da alcun lemma. 96 Come affermato in precedenza, questo testo, originariamente unitario, fu successiva- mente suddiviso per esigenze liturgiche. L'opera, forse copiata dai monaci di Farfa da un esemplare giä ripartito in piü sezioni, ha inizio con un prologo e un corto elogio di san Policarpo (ff. 192r-192v; BHL 4457b), seguito dagli Atti di sant'Ireneo di Lione (ff. 192v-194v; BHL 4457c=BHL 4458), dalla Passio Andochii, Thyrsi et Felicis mar- tyrum (ff. 194v-198v; BHL 424 = 4457d+4457e), e dalla Passio sancti Benigni (ff. 198v-200v; BHL 1153). Cf. Van Der Straeten, Les Actes des martyrs..., 119-134.

  • Strategie agiografic/te altomedierali in nn leggendario di Farfa 301

    45) lnventio corporis sancti Quintini mart}"ris (ff. 206r-207v) Taraco, Probo e Andronico, martiri - BHL 7981-82-83

    46) Passio sattctorunt martyrttnt Taraci, Probi et Andronici, 17111 Kalendas Aprilis. Necati vero sunt V11 Idus Octobres (ff. 207v-219r) Felice, martire - BHL 2865

    47) Kalendas Augustas. Natalis sancti Felicis marq"ris (ff. 219r-223r) Massimo, martire - BHL 5833b

    48) XIII! Kalendas Novembres. Natale sancti Maximi lerite (ff. 223r-224r) Saturnino, vescovo di Tolosa - BHL 7497

    49) 111 Kalendas Decenibres. Natale sancti Saturnini episcopi (ff. 224r-225v) Luceia e Auceia, martiri - BHL 4980b

    50) Idus Decembres. Natale sanctae Luceiae virginis (ff. 225v-227r) Colomba, martire - BHL 1891

    51) Kalendas lanuarü. Natale sancte Cohunbae ntargris (ff. 227r-228v) Teodosia, martire - BHL 8090

    52) 111 Nonas Aprilis. Natale sanctae Theodosiae virginis (ff. 228v-237v) Dorotea e Teofilo, martiri - BHL 2323-23a

    53) III Kalendas Maias. Passio sanctae Dorothe et Theopphili (sic! ) (ff. 237v-240r)

    Anatolia, martire - BHL 418-18b 54) VI Idus lulias. Natale sanctae Anatholiae (ff. 240r-241v)

    Cristina, martire - BHL 1749 55) VIII! Kalendas Augustas. Natale sanctae Christinae (ff. 241v-249v)

    Sapienza, Fede, Speranza e Caritä, martiri - BHL 2968-69 56) Pridie Kalendas Augustas. Passio sanciae Sapientiae et triunt ftliarum eius

    (ff. 250r-254r)

    Afra e compagne, martiri - BHL 108-109-111 57) VII Idus Octobres. Natale sanctae Afrae et comiuun eins (ff. 254r-259v)

    Eulalia, martire - BHL 2695 58) Idus Decentbres. Natale sanctae Eulaliae virginis (ff. 259v-261r)

    Aurea, martire - BHL 808-809 59) V Kalendas Septentbres. Natale sanctae Aureae (ff. 261r-267v)

    Donnino, martire - BHL 2265 60) VII Idus Octobres. Natale sancti Donntini ntargris (ff. 267v-269v)

    Orso, confessore - BHL 8453b 65) Vita bead Ursi presbyteri et confessoris de Augusta civitate (ff. 269v-272r)

    Sabina, vergine - BHL 7408 66) IV Kalendas Febroarias. Natale sanctae Savinae (ff. 272r-276r)

    Pantaleone, martire - BHL 6431-39 67) V Kalendas Augustas. Passio martyris Christi sancti Pantaleattis (ff.

    276r-283r)

  • 302 E. Srtsi

    Vedaste, vescovo di Arras - BHL 8506; 97 8509 68) Prefatio suscepti operis et quoinodo vir Dei Vedastus regi Hlotlurvio

    adiunctus est (ff. 283r-290r) 69) In die natalis sancd Vedasti episcopi (f. 290v)

    97 Senza it prologo.

    Summary: The cod. Fad. 29 (alias 341) of the Biblioteca Nationale in Rome, contain- ing a large collection of hagiographic texts compiled at the Sabine Coenoby of Santa Maria of Farfa in the second half of the ninth century, besides being one of the most ancient manuscript testimonies of probable Farfa production to reach us, represents an essential starting point for the study of the cults and the hagiographic strategies of this important monastic center of the Carolingian age. The analysis of this varied but sub- stantially homogeneous «passionat-, perhaps part of a fuller, more coherent collection, brings out the presence of very many texts concerning the transalpine martyrs and con- fessors, which testify to an evident hagiographic influence from beyond the Alps, which together with the various texts relating to the oriental. Roman and Sabine area martyrs allow its a useful if partial reconstruction of the complex Farfa sanctorale of the ninth century, which seems to reflect the many-sided political and religious role assumed by the Lazio monastery in the course of this period. In addition, the data which can be inferred from the ancient passionary, showing the presence of many texts about partic- ular devotions of the areas involved in the expansion of Farfa, contribute to give its an idea of the hagiographic strategies adopted by the Sabine community, which would seem to have sought for a further legitimation of its presence in the territory precisely through the appropriation and the control of the local cults.