I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès...

144
I quaderni di Terra Mia 3 Associazione No Profit di Ricerca, Studio e Valorizzazione del Patrimonio Archeologico, Storico, Ambientale, Culturale di Castellamonte

Transcript of I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès...

Page 1: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

1

I quaderni di Terra Mia3

Associazione No Profit di Ricerca, Studio e Valorizzazione del PatrimonioArcheologico, Storico, Ambientale, Culturale di Castellamonte

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.521

Page 2: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

2

Hanno collaborato per lo svolgimento dell’attività 2005 e per questo numero:L’Amministrazione civica e i funzionari degli Assessorati Cultura e Turismo, la Biblioteca Civica, il Corsac, l’Istituto Stataled’Arte “F. Faccio”, la società ASA, e: Giacomo Antonietto, Giacomo Antoniono, Luigi Baratono, Maurizio Bertodatto, ElenaBertolino, Daniele Checchi, Alessio Canale Clapetto, Emilio Champagne, Giovanni Battista Colli, Carlo Demarchi, RobertoFavero, Emidio Filipponi, Claudio Ghella, Walter Gianola, Gino Giorda, Mario Guglielmetti, Nico Mantelli, Angelo Marandola,Giacomo Mascheroni, Giuseppe Merlo, Ivan Miola, Aldo Moretto, Pierangelo Piana, Mauro Rovetto, Vincenzo Salvetti, PieraSiletto, Andrea Tinetti, Alida Tira, Paolo Tarella. Valentino Truffa Giachet. I soci inserzionisti.La foto di copertina e le foto non altrimenti indicate sono di Walter Gianola.

Gli articoli pubblicati nel presente quaderno sono di esclusiva responsabilità degli autori a cuiappartiene il copyright.

Finito di stampare nel mese di Novembre 2005 presso laTipografia Baima - Ronchetti & C. s.n.c. - Castellamonte (To)

Il quaderno è distribuito gratuitamente ai soci.

In copertina la finestra balcone della casa del compianto prof. Renzo Igne.Sul retro di copertina l’alto rilievo della Madonna del Carmine in via Massimo d’Azeglio 191

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.522

Page 3: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

3

Esce anche quest’anno il “Quaderno” di “Terra Mia”, edizione n° 3,offerto in omaggio ai Soci che rinnoveranno la tessera associativa 2005/2006. Il Consiglio di Amministrazione, in considerazione della lievita-zione dei costi relativi alle molteplici attività dell’Associazione, ha ri-toccato il costo base della tessera portandola da 10 a 15 Euro.Come per i numeri precedenti, anche questo “Quaderno 3” è fruttodella collaborazione volontaria di amici che, al pari dei numerosissimiaderenti dell’Associazione, amano la loro terra, dal passato ricco dipersonaggi, di monumenti, di attività industriali e artigianali e sociali,di cultura ceramica, e di bellezze naturali, che hanno contribuito a ren-derla famosa ben oltre i ristetti confini del Canavese. I nomi dei colla-boratori che lo hanno realizzato sono citati in testa agli articoli da essistessi redatti.

In questo numero tra i personaggi del passato ricordiamo la figura delconcittadino Carlo Trabucco, Sindaco dalle inesauribili idee, che haletteralmente “inventato” la Mostra della Ceramica (e del Refrattario),oltre ad essere stato giornalista e scrittore di rango e uomo di teatro.Dobbiamo a Lui, in sostanza, il rilancio della stufa in ceramica la cuiproduzione è illustrata con i nuovi modelli creati dalle quattro indu-strie locali, che operano nel settore e sulle quali si impernia la “cittàdella Ceramica”.Un altro grande personaggio di questo mondo riguarda la figura delprof. Leo Ravazzi, che fu il primo insegnante della Scuola d’Arte (cosìsi chiamava negli anni ’30 l’attuale Istituto d’Arte), e contribuì, graziealla sua poliedrica attività artistica, che si svilupperà nel corso deglianni a livello nazionale, ad elevare notevolmente il livello artistico eprofessionale della scuola stessa e dei giovani che la frequentarono.

Tutti noi castellamontesi conosciamo l’esistenza delle “Società Agri-cole Operaie di Mutuo Soccorso” che sorgono in quasi tutte le frazionidove sicuramente abbiamo trascorso qualche ora a tavola per gustare icaratteristici piatti della tradizione locale. Pochi sanno però che la no-stra città, tra la fine del 1800 e i primi del ‘900, si segnalò come secon-da in tutto il Piemonte nella realizzazione di queste opere a sfondosociale. Oggi, grazie all’intervento della Regione, buona parte dellenostre Società sono in fase di ristrutturazione e di rilancio. Manca sol-tanto all’appello quella del capoluogo – la più antica – che ha serrato i

Presentazione

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.523

Page 4: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

4

battenti molti anni or sono. Un articolo a più mani illustra ampiamen-te la storia di questi antichi e gloriosi enti.Non mancano articoli per così dire di “colore” come il racconto delGraal e quello sui giochi canavesani di un tempo.Ma si parla anche della Madonna del Carmine a San Rocco diCastellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato diCastellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal1500 al 1800, dell’Odissea dei Partigiani della Galisia e del Monu-mento di Borgiallo ai Partigiani Caduti, del canonico Federico Balbi,degli Emigranti dal Canavese in terra di Australia e nel Montana, del-le Passeggiate di Terra Mia, argomenti tutti di grande interesse stori-co culturale che il lettore potrà apprezzare come contributi che TerraMia offre alla cultura e storia locale.

Purtroppo, a partire da questo numero mancheranno gli articoli del-l’amico carissimo geom. Renzo Mabrito, Socio Fondatore e membrodel consiglio di amministrazione della nostra associazione, che ci halasciati nello sconforto il 4 Settembre scorso. Avrebbe dovuto scriveredella SACCER, l’azienda di refrattari più importante della città di suiera stato valido dirigente tecnico sino alla cessazione dell’attività.Lo ricordiamo tutti con affetto e riconoscenza.

Mi auguro che la lettura del Quaderno N. 3 possa risultare gradita atutti i nostri lettori ed allargare la cerchia dei sostenitori intorno allanostra Terra così prodiga di messi e frutti culturali e di gente corag-giosa ed operosa.

Non mi rimane che ringraziare tutti a partire dai miei collaboratoried a coloro che sono vicini alla Associazione dedicandovi tempo epassione.

Il Presidente Giacomo Mascheroni

Castellamonte, Novembre 2005

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.524

Page 5: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

5

Carlo Trabucco:un “Grande” Castellamontese,dimenticato dalla nostra Città

ROBERTO FAVERO

Trabucco riceve dal sindaco Michele Cibrariola cittadinanza onoraria di Castellamonte

Carlo Trabucco, chi era costui ?Parafrasando il Don Abbondio dei PromessiSposi, un qualunque giovane cittadinocastellamontese potrebbe porsi la stessa doman-da di fronte ad un nome a lui quasi completa-mente sconosciuto. Poco infatti di CarloTrabucco rimane visibile nella nostraCastellamonte, nella città in cui ha operato inmaniera illuminata per tanti anni, lasciando trac-ce luminose del suo passaggio e della sua gran-de voglia di “innovazione”, una dote che solo igrandi posseggono nel proprio DNA: il Salonea lui intitolato in Parrocchia, la Biblioteca Ci-vica a lui intitolata, un breve tratto di stradache conduce alla Media “Cresto”, foto e iscri-zione di tutti i sindaci succedutisi dal dopoguer-ra ad oggi. Gli fu anche concessa, nel 1975,dall’allora neo-eletto sindaco di CastellamonteMichele Cibrario, come riconoscimento deisuoi grandi meriti, la cittadinanza onoraria del-la città, ma di questa onorificenza non rimanealcuna traccia in tutta la città.Fu giornalista, scrittore, critico d’arte,commediografo, uomo onesto e impegnatocattolicamente nella società.Fu anche Presidente della Pro Loco per diver-si anni e poi Sindaco di Castellamonte, un sin-daco attento allo sviluppo di una comunità acui diede moltissimo ma da cui ha ricevutopoco, in termini di riconoscenza e ricordo, tantoda non trovare neppure un piccolo decorosospazio sulle pareti del municipio.Credo che tutti noi castellamontesi dobbiamoridare a Carlo Trabucco quella dignità e quel

rispettoso omaggio che una città deve osser-vare verso i suoi figli più meritevoli, soprat-tutto quelli che hanno agito in silenzio, senzaschiamazzi, senza voglia di protagonismo, reg-

gendo alto il gonfalone in manifestazioni im-portanti, quelle legate a iniziative produttive,a manifestazioni culturali, al sostegno dell’ar-tigianato e del commercio locale.

La BiografiaNato a Biella, da una famiglia operaiacanavesana il 7 aprile 1898, ma cresciuto traCastellamonte e Torino, Trabucco è presenteper quasi sessant’anni, in ruoli diversi, nell’am-biente cattolico piemontese.La madre Maria Denina era originaria diMondovì mentre il padre Giuseppe era diCastellamonte e lavorava presso la Conceria

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.525

Page 6: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

6

Apostolo di Biella da dove nel 1899 dovettetrasferirsi a Torino per la chiusura delle attivi-tà aziendali. Di lì la famiglia si trasferisce aValperga per avviare un’attività in proprio cheperò pochi anni dopo fallì; la meta successivafu Castellamonte dove i Trabucco presero agestire nel 1903 la Società Cooperativa di Con-sumo che funzionò molto bene grazie ancheall’abilità culinaria della madre.A Castellamonte il giovane Carletto frequentai 5 anni di Scuole Elementari, poi le tre classidi ginnasio a Bairo, il paese del nonno pater-no, poi però il prosieguo degli studi implicavail trasferimento a Torino e la scelta la fece lamadre che rilevò un negozio a Torino nel set-tembre del 1913. Frequenta la quarta ginnasiocome privatista all’Istituto Berlenda e poi laquinta al Regio Ginnasio Balbo dove sa darebrillanti esempi della propria capacità intellet-tuale imparando e recitando a memoria le poe-sie di Giosuè Carducci.Lì Carlo Trabucco manifesta e matura le suedue principali predilezioni: l’amore per lo sporte per il teatro. In quegli anni inizia anche a scri-vere collaborando col periodico “Il Foglio deiGiovani”, organo del Consiglio Regionale Pie-montese della Gioventù Cattolica Italiana. Ilsuo primo articolo risale al 15 ottobre 1915 es’intitolava -Per l’Italia di domani- in cuielogiava il sindacalismo cattolico contrappo-sto al sindacalismo di sinistra.Scoppiata la prima guerra mondiale si dichia-ra grande patriota esaltando il canto degli ita-liani e lo spirito nazionalistico.A un mese esatto dall’inizio delle ostilità su-pera brillantemente gli esami ginnasiali e siimpegna sempre più nell’attività della Gioven-tù Cattolica Italiana. Sul Foglio dà vita allarubrica –Noterelle Filodrammatiche- con cuiavvia la sua carriera di critico teatrale.A causa di una spiacevole disavventura nellasituazione economica familiare, il 30 settem-bre 1916 deve iniziare un lavoro umile maremunerativo. Entra come operaio alla Fiat SanGiorgio, poi viene chiamato alle armi nel 1917vivendo quella esperienza per descriverne poile brutture e le atrocità. La militanza ingrigioverde gli agevola l’ottenimento della li-

cenza liceale non dovendo sostenere le provedi latino e greco, che non amava particolar-mente.Finita la guerra inizia un’esperienza come sin-dacalista a fianco dell’on. Angelo Mauri nelleleghe bianche dei tessili, studia e si laurea inlegge e inizia a collaborare coi periodici dellaGioventù Cattolica torinese (in cui continueràa militare anche negli anni seguenti, fino a di-venire presidente diocesano della FederazioneGiovanile di Azione Cattolica). Nel 1929, nelpieno di un’attività frenetica, trova il tempo diconoscere, corteggiare e sposare, il 24 novem-bre, la fedele e devota compagna della sua vita:Adelaide Gaviani, figlia di un accreditato mu-sicista.E’ giornalista del cattolico “Il Momento”, poidel “Paese Sportivo”, per il quale scrive lamemorabile cronaca delle IX Olimpiadi diAmsterdam; poi passa a “La Stampa” comeredattore e inviato dello sport in tutte le prin-cipali manifestazioni in tutta Europa.E’ tra le prime vittime della “crisi” del ‘31 traFascismo e Azione Cattolica: nel mese di aprileviene licenziato - su ordine dell’ufficio stam-pa di Mussolini - dal quotidiano torinese, ed amaggio è costretto a dimettersi dalla presiden-za dei giovani di Azione Cattolica; gli succe-dette Luigi Gedda.Trovatosi disoccupato accetta di diventare cor-rettore di bozze presso la casa editrice LICEma già nel giugno del 1931 l’arcivescovo di

Trabucco nel 1915 in partenzaperil fronte della 1° guerra mondiale

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.526

Page 7: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

7

Torino Fossati lo chiama alla direzione del set-timanale diocesano di Azione Cattolica, “L’ar-monia”. Si trasferisce a Castellamonte ed ognisettimana in bicicletta si reca a Torino adimpaginare il giornale presso la TipografiaMontrucchio. A Castellamonte conosce Piero

Martinetti, uno dei tredici docenti universitariche si rifiutarono di giurare fedeltà al fascismoe che dovettero lasciare la cattedra. Sino al1934 può svolgere la sua attività di giornalistaattento e progressista ma il suo antifascismogli procura altre vicissitudini sfortunate.Sorvegliato dalla polizia politica, che lo con-siderava elemento pericoloso, è costretto a tra-sferirsi a Padova nel 1935 dove dirige la filia-le dell’Editore Torinese Paravia come vendi-tore di testi scolastici. In questi anni, continuan-do a collaborare a quotidiani e riviste, si carat-terizza come scrittore di teatro e narratore: ot-tiene un buon successo il suo “Preti d’oltrePiave”, in cui raccoglie episodi, aneddoti e ri-cordi sull’opera dei sacerdoti italiani durantela prima guerra mondiale; il libro ebbe recen-sioni su tutti i principali quotidiani italiani.Richiamato alle armi nel 1940 e destinato aRoma, entra in contatto con gli ambienti tea-trali e politici della capitale e con gli uominiche stavano preparando il nuovo partito catto-lico. Con il crollo del fascismo è segretarioparticolare di Giuseppe Spataro, all’ex“Minculpop” nel primo governo Bonomi, poi

caporedattore, critico teatrale e cinematogra-fico al “Popolo” diretto dal prof. Gonella. Nel1945 passa al quotidiano torinese “PopoloNuovo”, nuovo quotidiano cattolico, come cor-rispondente romano. Infine, nel 1954, tor-na a Torino designato da Alcide De Gasperi acondirettore responsabile del giornale, che con-duce fino al 1958. E’ l’esperienza forse piùimportante della vita giornalistica di Trabucco,che nella direzione del giornale, riesce a fon-dere i suoi interessi professionali con l’impe-gno civile e cristiano.Il “Popolo nuovo” risultò giornale lontano dallaufficialità dei quotidiani di partito e molto piùattento alla realtà e ai problemi dei lettori. Alla“Scuola” giornalistica di Trabucco crescono

uomini che hanno poi contribuito a segnareun’epoca a Torino: da Carlo Donat Cattin aGian Aldo Arnaud, da don Carlo Chiavazza aGiorgio Calcagno, Giorgio Lunt, CarloCasalegno. Conclusa l’esperienza del quotidia-no (per difficoltà economiche, ma anche perdivergenze con la direzione politica romana),Trabucco torna a dedicarsi al teatro, alla nar-rativa, alla ricerca storica, con una lunga pa-rentesi di amministratore pubblico, prima Sin-daco di Castellamonte(1960-1964) e succes-sivamente (1964 - 1969) Consigliere Provin-ciale di Torino. Fu grande sindaco diCastellamonte dove inventa la Mostra dellaCeramica la cui prima edizione, nel 1961, fuinaugurata dall’allora ministro Giulio

Trabucco giornalista sportivo con Luigi Marchisiovincitore del Giro d’Italia del 1930

Trabucco dirigente dell’azione Cattolicacon i suoi collaboratori

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.527

Page 8: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

8

Andreotti, e dove alimenta uno straordinariosviluppo culturale portandovi i più grandi at-tori, cantanti, musicisti dell’epoca; è anche l’ar-tefice del riconoscimento di Castellamontecome città. Poi, dopo una parentesi come Con-sigliere Provinciale, è candidato alla Cameradei Deputati (ove corse da isolato, fuori da ognicorrente e fu il primo degli esclusi).Della sua attività amministrativa rimangono isegni di molte iniziative: ma il suo nome restalegato, anche nel futuro, a “Questo verdeCanavese”, a “Alta Marea”, a “Formiche neree formiche rosse”, alle sue opere di teatro. Maper chi ebbe la ventura di conoscerlo, di luirimane qualcosa di più: il ricordo della suagenerosità, della sua saggezza, della sua viva-cità e di quel sorriso sereno, in cui si confon-devano arguzia, dolcezza e un velo di tenuemalinconia.Ebbe molti riconoscimenti alla sua poliedricaattività: membro della Sezione del ConsiglioSuperiore delle Belle Arti; membro della Giu-ria per le Grolle d’Oro di Saint Vincent;VicePresidente della Vecchia Guardia di Azio-ne Cattolica; membro della Giuria per i premidell’Istituto del Dramma Italiano; membro del-la Commissione Consultiva per il Teatro. E’nel 1955 uno degli artefici della nascita del“Piccolo Teatro della Città di Torino”, oggiTeatro Stabile, e di molte altre iniziative cul-turali.La chiusura del quotidiano “Il Popolo Nuovo”,nel 1958, segna l’inizio della sua parabola di-scendente nel campo giornalistico anche semantiene la sua tradizionale vitalità edinamicità con una serie di collaborazioni consvariati periodici tra cui “L’Osservatore Ro-mano” e la “Gazzetta del Popolo”, allora di-retta dal grande Ugo Zatterin, uno dei primigiornalisti della carta stampata che passaronosuccessivamente alla televisione.Degna di nota la sua produzione letteraria eteatrale fatta di libri, di commedie, di drammi,di romanzi e quella di uomo pubblico caratte-rizzata da attenzione alle questioni sociali edamministrative ed alle attività culturali. Si gua-dagnò le benevolenze della polazione diCastellamonte, località che nel 1962 fu pro-

mossa al rango di città, la quale però non ebbea capirne appieno la grandezza d’animo e dimente.Portò a Castellamonte, oltre al MinistroAndreotti, il ministro degli Esteri GiuseppePella, il ministro del Turismo Alberto Folchi etantissime autorità civili e militari. Commemo-rò Giacinto Pullino, progettista del primo sot-tomarino italiano, Ferruccio Talentino eroe

della prima guerra mondiale e medaglia d’oroal valore, il poeta napoletano E. A. Mario au-tore della canzone del Piave, in memorabilimanifestazioni pubbliche!Anche la sua attività di consigliere provincia-le è ricca di iniziative meritorie soprattutto ri-volte alla valorizzazione dei dialetti locali, checonsiderava patrimonio intrinseco della genteche vive nelle nostre campagne. Nel 1968 èuno dei nove membri fondatori dell’Associa-zione Teatro Piemontese intenzionata a rimet-tere in auge il dialetto sui palcoscenici di Tori-no. Questa Associazione, di cui facevano par-te oltre a Trabucco, anche Eugenia Torretta,Paolo Moro, Filippo Arrigo, Gualtiero Rizzi eNuccio Messina realizzò alcune stagioni im-portanti, prima inducendo il Teatro Stabile aprodurre “’L cont Piolet” di Giambattista Tana,e poi producendo alcuni spettacoli al TeatroErba, tra i quali “J nevod ‘d Garibaldi” dello

Mostra della Ceramica 1968, taglia il nastro dell’otta-va edizione l’avv. Gianni Oberto presidente della Re-gione con alla sua sinistra il sindaco Pellegrinetti

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.528

Page 9: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

9

stesso Trabucco, e infine assistendo il TeatroStabile nell’allestimento delle “Miserie ‘dmonsu Travet” di Vittorio Bersezio interpreta-to da un grande Erminio Macario.Gli ultimi anni trascorrono senza che la suacoerente indipendenza politica ne condizionas-se l’esistenza e senza che la sua verve creativalo abbandonasse, ma pian piano la sua figuramai invadente scompare dal palcoscenico delgiornalismo e del teatro senza che la sua gentese ne accorgesse.Muore quasi dimenticato nel 1979 ed ai suoifunerali pochi amici intimi seguono una barache portava via un grande castellamontese chemolto aveva dato alla sua città ma poco avevaricevuto in cambio.

Il SindacoNel 1960, in un momento di crisi delle sue at-tività professionali accettò di candidarsi, alleelezioni comunali di Castellamonte, nella li-sta della Democrazia Cristiana. Nel mese dinovembre del 1960 fu eletto consigliere comu-nale, con largo suffragio popolare, ed in Con-siglio, con la totalità dei voti (tredici su tredi-ci), fu nominato Sindaco.Mantenne, per i quattro anni della legislatura,la guida della città con grande equilibrio poli-tico, privilegiando il bene civico a qualsiasiinteresse privato e dando esempio di grandedinamismo nel promuovere le iniziative chedavano sostegno alle attività artigianali ed in-dustriali.All’attività di sindaco si dedicò con tutte le sueenergie di sessantaduenne vivo e vitale appro-fittando delle sue alte conoscenze nella politi-ca italiana e di una intelligenza creativa noncomune. I quattro anni che lo hanno visto sin-daco sono ben descritti nella raccolta deltrimestrale “Lettera ai cittadini diCastellamonte” che egli volle pubblicare perrendere i cittadini partecipi della vita del pae-se. La prima grande iniziativa da lui avviata,sei mesi dopo la sua elezione, fu la 1° Mostradella Ceramica e del Refrattario, un’idea stra-ordinaria per il rilancio delle attività produtti-ve locali e degli artisti della ceramica. Per que-sta enorme fatica si avvalse della collabora-

zione del funzionario del Comune Ada Suppo,dell’Assessore Giacomo Mascheroni, dell’ar-chitetto Marcello Mataloni per gli allestimentie della Scuola d’Arte “Felice Faccio”, guidataallora dal prof. Enrico Carmassi, per il proget-to esecutivo. All’entrata della Mostra si scor-gevano i tipici omini o “pitociu” del Barengo,poi una bella fontana della scuola d’Arte, duepregevoli pannelli di Alfeo Ciolli, un pannellodecorativo di Rodolfo Pescio, e vasi dei fratel-li Rolando e del prof. Garelli. All’interno dellaMostra la società Cogne esponeva una serie dimattoni di magnesite, i Fratelli Cola materialeedilizio quali tegole e coppi, Gilberto Nigragiovane artigiano presentava una serie di og-getti decorativi, vasi e caminetti, mentre laCeramica Stella una serie di tubi in grés ed ilprof. Milani una bella Madonna con bambinoin terrarossa. Proseguendo si potevano ammi-rare i piatti decorativi di Sandro Cherchi, inse-gnate del Liceo Artistico di Torino, figure dinotevole interesse esposte da Enrico Carmassi,preside della Scuola d’Arte, vasi del prof.Umberto Versari, tecnico ceramistico dell’Isti-tuto, e le ceramiche dell’artista di fama inter-nazionale Adolfo Merlone. Poi tutta la produ-zione artigianale locale con la bottega dei Fra-telli Bianchetti, produttori di stufe e forni a gas,di pezzi e piatti decorativi; le stufe della DittaPagliero Michele ed infine i busti di tutti i per-sonaggi del nostro risorgimento eseguiti dalgrande Angelo Barengo. La Mostra ebbe unsuccesso tale da costituire la prima tappa dellaripresa ceramica di Castellamonte dopo la cri-si del dopoguerra. In concomitanza con laMostra, Trabucco ebbe un’altra grande idea,quella di commemorare Giacinto Pullino, Ge-nerale del Genio Navale e progettista del pri-mo sottomarino italiano alla fine del 1800. Allacommemorazione avrebbe dovuto intervenireil Presidente della Repubblica Gronchi, ma unaimprovvisa malattia glielo impedì e fu sostitu-ito dal Ministro della Difesa On. GiulioAndreotti. Alla commemorazione parteciparo-no moltissime autorità civili, militari e religio-se; tra gli altri l’Ammiraglio Pecori RinaldiCapo di Stato Maggiore della Marina, il Pre-fetto Saporiti, il Conte Riccardi di Netro un

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.529

Page 10: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

10

picchetto d’onore e la fanfara della MarinaMilitare Italiana.Nell’occasione furono ricordate le sei meda-glie d’oro al valor militare di Castellamonte:Ferruccio Talentino, Andrea Brezzi, MarcelloPiccoli, Adriano Ghione, Pasquale Educ e fre-schissima quella di Furio Niclot Doglio, mor-to nel cielo di Malta. Trabucco espresse pub-blicamente il proprio compiacimento per le dueimponenti manifestazioni affermando cheCastellamonte ascriveva ad alto onore la pre-senza di tante personalità e di una follastrabocchevole.Anche Andreotti fece un discorso memorabilenel commemorare Pullino sottolineando come“non c’è momento nella storia della nostraPatria nel quale cittadini di Castellamonte si-ano rimasti assenti nelle posizioni di prima-to”. Anche nel tagliare il nastro della MostraAndreotti trovò modo di incoraggiare questainiziativa e di applaudire il torniante artigianoCarlo Ricca che offriva il saggio della sua abi-lità di ceramista.Ma la fucina di idee di Trabucco non si limitòad inventare questa grande manifestazione;seppe dare impulso al mondo della Scuola, isti-tuendo premi per gli insegnanti e sostegni indenaro per gli studenti meritevoli; si adoperòper il progresso delle frazioni; fu sensibile aiproblemi dei commercianti; stimolò lo svilup-po dell’arte e della cultura e fu l’artefice dellaconversione di Castellamonte dal rango di pa-ese a quello di città, cosa che comportava ungrande onore e anche nuovi oneri legati al pro-gresso civico che Trabucco seppe sostenere contante iniziative pubbliche.La Mostra crebbe negli anni con molte inizia-tive collaterali quali Concorsi, Spettacoli Cul-turali e l’Estate Castellamontese che aprivaspazi di cultura e folklore locale; nacque la festadella Mamma; ritornò il Teatro con grandi pro-tagonisti; si commemorarono grandi persona-lità quali Piero Martinetti con la partecipazio-ne di Norberto Bobbio, e del napoletano Ma-estro Giovanni Gaeta, in arte E.A. Mario, au-tore della canzone del Piave, ad opera del Mi-nistro della Cultura e Spettacolo Folchi con lapartecipazione di molti cantanti quali Marisa

Del Frate e Giacomo Rondinella, che l’amicoRemigio Paone, noto organizzatore teatrale chefece convenire a Castellamonte, nella splendi-da cornice della rotonda antonelliana, ben 1300persone; si completò la costruzione della Ca-serma dei Carabinieri; si stimolò la nascitadell’Istituto Professionale di Stato per l’Indu-stria e Artigianato intitolato a Romolo Zerbonied inaugurato dall’allora giovanissimo Asses-sore Delegato Giacomo Mascheroni; si orga-nizzò il gemellaggio con la città californianadi Madera che apriva uno spiraglio di respirointernazionale.Fu alla fine sindaco attivissimo e benvoluto,attento a tutte le questioni sociali ed ammini-strative, a quelle culturali dove con cocciutag-gine completò con coraggio un programmaambizioso di realizzazioni di avanguardia. Fuattento anche alle tradizioni storiche e militariideando il medagliere che puntigliosamenteaggiornò a 124 decorazioni. Mantenne sem-pre un atteggiamento esemplare, senza

personalismi né protagonismi, interpretando lafigura del Sindaco come il rappresentante cheopera nell’interesse della comunità e di tuttele sue componenti produttive, per valorizzar-le, sostenerle, stimolarle. Un sindaco esempiodi correttezza e onestà.

Il GiornalistaFu giornalista per oltre 50 anni, forse più pernecessità che per passione, ma in tutto questotempo seppe dare esempi di grande lucidità ecoerenza di idee con il coraggio di scrivereapertamente il proprio pensiero senza timoredi incorrere in conseguenze catastrofiche, e ne

Con Vittorio Gasman vincitore di una Grolla d’Oro

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5310

Page 11: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

11

ebbe diverse tra cui soprattutto l’avvento delfascismo che gli procurò gravi conseguenze sulpiano dell’occupazione.Al di là delle esperienze giovanili sui giornalicattolici e su di un giornale sportivo, la sua fir-ma di giornalista fu soprattutto legata a dueimportanti quotidiani torinesi: La Stampa de-gli Agnelli prima ed Il Popolo Nuovo dellaDemocrazia Cristiana poi.L’ingresso a La Stampa, a parte alcuni articolicomparsi negli anni precedenti, tra cui una cro-naca sportiva di un incontro di calcio tra Italiae Francia, che gli procurò non pochi grattaca-pi, avvenne nel 1929, quando la direzione delquotidiano fu affidata a Curzio Malaparte, al-l’epoca quotatissimo giornalista di fede fasci-sta. Trabucco scriveva allora per iltrisettimanale sportivo Il Paese Sportivo, ilcosiddetto giornale rosa per il colore delle pa-gine su cui era stampato, diretto dal celebreGiuseppe Ambrosini, per il quale aveva scrit-to servizi memorabili; ma La Stampa, deside-rosa di dedicare una pagina a tutti gli sport intutto il mondo, lo assunse per le sue ben notedoti di capacità, infaticabilità e dinamismo. Siraccontava allora di un fatto di cui era statoprotagonista e che lo aveva visto lavorare tut-to un sabato pomeriggio in redazione a Tori-no, la sera in tipografia ad impaginare e poinel pieno della notte prendere un treno perModena dove il giorno dopo si concludeva lacorsa ciclistica Milano-Modena. Seguita lacorsa, fatte le interviste e ripreso il treno per ilritorno aveva scritto il servizio durante il viag-gio ed in nottata aveva terminatol’impaginazione per far uscire l’articolo il gior-no successivo! Il tutto senza aver avuto un at-timo di riposo! Per quei tempi era un risultatoeccezionale.A La Stampa potè scegliersi un collaboratoree la sua grande oculatezza lo fece optare perLuigi Cavallero che divenne poi la spalla diVittorio Pozzo, titolare della rubrica calcistica!(Luigi Cavallero perì poi nella disgrazia diSuperga con la squadra del Grande Torino nel1949). Fra i servizi sportivi che Trabucco scris-se per La Stampa due furono celebri eventi del1930 e gli procurarono immediata notorietà: i

campionati del mondo di ciclismo in Belgio ela gara ciclistica a tappe Torino-Bruxelles, chefu patrocinata da La Gazzetta del Popolo congrande disappunto di Curzio Malaparte cheavrebbe voluto fosse La Stampa a sponsoriz-zarla. In quell’occasione ebbe istruzioni seve-re di denunciare apertamente ciò che non fun-zionava nell’organizzazione, ma quello erapane per i suoi denti e Trabucco riuscì a mette-re in evidenza le innumerevoli pecche di un’or-ganizzazione precaria sotto tutti gli aspetti, inun commento che suscitò fin troppo scalporetanto da creare tensione fra i due quotidianitorinesi. Ma la sua genuinità e schiettezza era-no tali da fargli guadagnare sempre il rispettodegli avversari e ad alimentare la sua voglia ditrovare sempre degli spunti innovativi per i suoiarticoli che continuarono ad apparire dandoglinotevole popolarità. La Gazzetta dello Sportdi Milano fu vicinissima ad offrirgli una dellesue pagine sportive ma il suo non allineamen-to sulle posizioni fasciste gli impedì di con-cludere l’accordo.L’avvento della politica fascista nel mondoindustriale fu per Trabucco una vera catastro-fe in quanto fu licenziato da La Stampa pervolere del potere politico, che vedeva in lui uncapo cattolico, e rimase disoccupato con unafamiglia a carico. Oltretutto nel 1931 il fasci-smo ordinava la chiusura di tutti i circoli cat-tolici, apponeva i sigilli alla sede della Fede-razione Giovanile Cattolica, sequestrava i car-teggi negli uffici, sottraeva i documenti cheriteneva di maggiore interesse e lo rendeva re-sponsabile, quale Presidente del Mondo Cat-tolico Giovanile Torinese, di tutto ciò cheavrebbe potuto accadere nel mondo dei giova-ni. Questa situazione politica lo costrinse adabbandonare il giornalismo professionisticoper molti anni.Nel 1948 fu scelto dai giornali cattolici e de-mocristiani come corrispondente dal Tour deFrance in segno di omaggio al veterano dellecronache sportive che il fascismo aveva con-dannato al silenzio per ben diciassette anni!Scrisse ancora articoli di storia su L’Armonia,giornale cattolico della diocesi torinese, e poitacque sino al 1954 quando divenne

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5311

Page 12: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

12

condirettore del giornale della DemocraziaCristiana Il Popolo Nuovo fondato nel 1945 aTorino. Fu un momento difficile: da una parteperché il direttore Gioachino Quarello era pe-rennemente assente per motivi politici eTrabucco doveva farne le veci; dall’altra per-ché fu un momento molto difficile per la De-mocrazia Cristiana a causa dell’affare“Montesi”, la giovane donna trovata mortasulla spiaggia di Tor Vaianica, che coinvolsegrossi personaggi del partito. Pubblicò corag-giosamente a sua firma un importante edito-riale, dal titolo “L’asfalto della Capitale”, dovedenunciava il pericolo, per gli uomini politici,di farsi irretire dagli affaristi di alto bordo edove affermava che lo scandalo del casoMontesi doveva servire come campanello d’al-larme salutare per uscire dalla spirale dellacorruzione!Sul Popolo Nuovo scrisse anche, nel 1954, l’ar-ticolo di fondo per dare l’estremo saluto adAlcide De Gasperi in cui esaltava i meriti delgrande uomo esprimendo tutta la gratitudineper chi si era battuto per il trionfo dei princìpiche difendono la personalità umana. Successi-vamente, prima del Congresso del Partito perla nomina del nuovo Segretario, pubblicò l’ar-ticolo “invito alla discussione”, in cui si invi-tavano gli esponenti politici, soprattutto gio-vani, ad esprimere, dalla tribuna del giornale,il loro pensiero sulle questioni di principio dellapolitica di partito. Un articolo che suscitò con-sensi al nord ma contrasti al sud ed avviò una

fase di pesanti interferenze sulla conduzionedel giornale a cui Trabucco non poteva sotto-mettersi. La sua autorevole direzione del gior-nale però gli valsero i complimenti di primariesponenti del partito, come Amintore Fanfani,ed un considerevole aumento delle tirature edegli abbonamenti.Tra i suoi redattori contava molte grosse per-sonalità tra cui Giorgio Calcagno, CarloCasalegno, Leo Pestelli, Carlo Donat-Cattin,Gian Aldo Arnaud.Ma nel 1958 Il Popolo Nuovo, per volontà deipolitici e per difficoltà finanziarie, chiude il suociclo di vita e Trabucco è costretto a trovarsialtre fonti di reddito; tenta di far nascere unquotidiano cattolico indipendente per la regio-ne piemontese, avvalendosi della Pia SocietàSan Paolo di Alba, ma senza successo. Conti-nuò a scrivere per alcuni periodici quali Oriz-zonti, la rivista della Pia Società di Alba; perDramma rivista di Teatro, la sua grande pas-sione; per Così, rivista femminile su cui pub-blicò una serie di novelle; per L’OsservatoreRomano, Il Gazzettino di Venezia, Il NostroTempo, L’Italia, Il Tempo, La Gazzetta delPopolo. Come Sindaco di Castellamonte fecenascere una originale e fortunata pubblicazio-ne “Lettera ai cittadini” che nacque con ottopagine in cui si raccontavano le vicende co-munali, e che morì quando Trabucco passò leconsegne al sindaco Carlo Marchello, quattroanni dopo.Nel 1961 il Ministro Guido Gonella gli offrìl’incarico di redattore capo di un nuovo quoti-diano politico romano, proposta che dovettereclinare per gli impegni assunti a Torino, pres-so la Gazzetta del Popolo ed a Castellamontecome sindaco.Alla Gazzetta del Popolo approda in quell’an-no come inviato speciale per le regioni piemon-tesi e finitime. Continuò a scrivere negli annisuccessivi pubblicando anche “Cinque Anni inProvincia” dove diede il resoconto completodella sua attività di pubblico amministratore,nei cinque anni in cui era stato Consigliere,pubblicando persino le somme incassate e quel-le spese!Questa era la sua indole di uomo onesto ed

Con Valentina Cortese vincitrice della Grolla d’Oroa saint Vincent nel 1956

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5312

Page 13: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

13

impegnato, di persona retta e responsabile, digiornalista schietto e genuino con l’impegnodi dare ai lettori una informazione chiara e com-pleta, senza compromessi e senza tornacontopersonale. Ebbe grandi riconoscimenti come“La Penna d’Oro”, nel 1968, a titolo di ricono-scimento dei suoi meriti giornalistici e lettera-

ri e “La Stella d’Oro”, nello stesso anno, comericonoscimento per i suoi contributi al giorna-lismo cattolico.Un giornalista di quelli che forse non esistonopiù e di cui tutti oggi sentiamo la mancanza.

Lo ScrittoreScrivere era veramente la sua passione e la suadote eccellente, per la quale seppe otteneregrandi riconoscimenti pubblici e privati.Scriveva con una fluidità straordinaria e conuna chiarezza di termini e di concetti che ren-devano i suoi articoli ed i suoi libri sempreavvincenti e coinvolgenti. Si documentavamolto, prima di affrontare l’argomento del suoscritto, consultando testi, biblioteche e testi-monianze dirette. Seppe scrivere su qualsiasiargomento, privilegiando i romanzi di fanta-sia e gli argomenti di storia.La sua produzione letteraria fu copiosa per unuomo impegnato in attività di vario tipo, e cilascia sedici opere, quasi tutte di notevole va-lore.Il romanzo Formiche Rosse e Formiche Nererappresenta il suo primo impegno di un certolivello e risale al 1920, anno di occupazionedelle fabbriche. Nel romanzo si raccontano le

lotte sindacali tra gli esponenti dei partiti disinistra (le formiche rosse) e quelli di destra(le formiche nere), impegnati nella propagan-da politica, tra cui si inseriva anche la piccolaattività dei sindacalisti cattolici che potevanodefinirsi le formiche bianche. Le dispute trasindacati erano all’ordine del giorno; avveni-vano baruffe persino tra gli iscritti del gentilsesso ed aggressioni di lavoratrici rosse a la-voratrici bianche. Gli orari di lavoro erano an-che molto diversi, tra azienda ed azienda, enelle filande si era ancora a dieci o dodici oregiornaliere a parità di stipendio rispetto ad al-tre aziende. Trattamenti diversi e sperequazioniche dovevano scomparire e Trabucco ne fu ilcoraggioso portavoce raccontando le vicendeche lo avevano visto, ancora ragazzo, lasciarei banchi di scuola per l’officina. Il romanzoebbe notevole successo, fu recensito su Il Cor-riere della Sera, ricevette i complimenti diArturo Carlo Jemolo e di Alberto Bevilacqua,ed arrivò alla sesta edizione tanto che Trabuccopensò ad una prosecuzione.Alta Marea ne fu la continuazione, romanzostorico in cui si descrivevano le infiltrazionipolitiche, seguite all’avvento del fascismo,nell’ambito della sfera decisionale aziendaleper la scelta dei dirigenti, dei dipendenti e del-le politiche direzionali. Il romanzo fu ispiratoda Giovanni Leone (il futuro Presidente dellaRepubblica) e vi si narrano le vicende diAntonello Battaglia e di altri memorabili per-sonaggi del periodo storico 1922-1925 ambien-tati nell’Italia fascista e nel mondo torinese diquegli anni.

Con Scacco al Re Sole, pubblicato nel 1967,Trabucco riprendeva il libro di molti anni pri-ma dal titolo “Un Popolo una battaglia”, perriproporre l’epopea della guerra del 1915-18con il suo patriottismo, eroismo e coraggio chedava all’Italia dignità di nazione unita e valo-rosa. Fu adottato da alcuni Istituti come testointegrativo di Storia Patria.Nel 1936 pubblica un romanzo sportivo, IlMistero della Finalissima, una specie di dilet-to personale di chi, avendo appartenuto allafamiglia dei giornalisti sportivi per tre lustri

Con l’attrice Ave Ninchi nel 1959

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5313

Page 14: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

14

serbava un caro ricordo dei tempi in cui il trioRossetti-Libonatti-Balonceri sbalordiva sulpiano calcistico internazionale. Il romanzo,imperniato sulle furfanterie di un allenatoredisonesto e di un giocatore italo-americano, era

destinato ai ragazzi per il suo contenuto di re-torica pedagogia e moraleggiante saporedeamicisiano.Ma il suo Best Seller fu indubbiamente Previ(Preti) d’Oltre Piave, del 1937, in cui Trabuccocommemorava, con lucidità e dovizia di parti-colari una storia che aveva vissuto in primapersona, il sacrificio ammirevole di molti ita-liani della prima guerra mondiale, tra cui tantipreti che si erano prodigati per dare aiuto aicombattenti. Il libro ebbe numerose, lusinghie-re recensioni: su Il Popolo d’Italia, Il Corrieredella Sera,L’Osservatore Romano, L’Italia,L’Avvenire, La Gazzetta del Popolo, Il Gaz-zettino di Venezia, Il Nuovo Cittadino, L’Ecodi Bergamo, Il Veneto, La Rivista di Letture edaltri.Questo libro gli procurò altre soddisfazio-ni: il suo datore di lavoro di allora, l’EditoreParavia, ne acquistò cento copie da utilizzarecome suo biglietto da visita per penetrare nelmondo della Scuola che ancora non lo cono-sceva!Scrisse due libri su Padre Pio, L’Opera Socia-le di Padre Pio e Colloqui con Padre Pio, iquali descrivono, con la sequenza cronologicadi un diario, tutti gli avvenimenti importantiaccaduti a San Giovanni Rotondo dal 1950,

anno del suo primo incontro con il Santo, al1958. Lo aveva colpito la conversione dellacomunista Italia Betti, insegnante del LiceoGalvani di Bologna e motore dell’attivitàbolscevica nel mondo scolastico bolognese, peropera di padre Pio, ed aveva voluto approfon-dirla per capire la portata di un avvenimentoche appariva di particolare rilievo nell’ambien-te politico-sociale. Il primo libro suscitò gran-de scalpore e fu oggetto di controversie que-stioni teologico-dottrinali tanto che l’Osserva-tore Romano ebbe a sconfessarlo mettendoloall’indice. Trabucco non protestò, nè accesepolemiche con i tanti cronisti che andarono adintervistarlo, ma si mosse diplomaticamente,incontrò Monsignor Montini Segretario di Sta-to del Vaticano ( e futuro Papa) dimostrandoche non c’era motivo di condanna e facendo sìche il provvedimento fosse fatto decadere. Illibro fu così ristampato con nuovo titolo e nuo-va copertina munito dell’imprimatur del tori-nese monsignor Gili, vescovo di Cesena.Di altri romanzi La Prigionia di Roma, La ra-gazza dell’Autostop romanzo giallo-rosa,Rolando e la Principessa Selvaggia, La Corsaalla medaglietta, Arturo Ceriana e la ChiesaRomanica di San Genesio, Il Crepuscolo,dramma dedicato alla figlia Mariangela mortaa otto anni di un male inesorabile, diremo chesono opere pregevoli; due di esse “La prigio-nia di Roma” e “La corsa alla medaglietta”anche di grande interesse politico sociale, madi minore interesse culturale.Rilievo particolare invece meritano i due vo-lumi dedicati a Questo Verde Canavese, la cuiprima edizione risale al 1935, dove l’amore perla propria terra prorompe con una limpidezzadi linguaggio da cui traspare la profonda co-noscenza dei paesi, trattati nel primo volume,e dei personaggi descritti nel secondo volume.Questi due volumi rappresentano una pietramiliare della produzione letteraria delTrabucco, in cui si ritrovano le grandi doti del-l’autore, la preparazione storico-documentativae la capacità di descrivere ciò che aveva vistoe di cui aveva sentito parlare, oltre ad altre com-ponenti essenziali della sua biografia:l’antifascismo, l’impegno politico e sociale, la

Trabucco a colloquio con Salvator Gotta

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5314

Page 15: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

15

religiosità, il patriottismo. Nel secondo volu-me tratteggia, con mirabile sintesi e capacitàpittorica, quasi dipingesse un ritratto d’autore,il profilo dei nove grandi poeti della terracanavesana: Costantino Nigra, GiuseppeGiacosa, Giovanni Cena, Guido Gozzano eDionisio Borra, poeti in lingua italiana; Giu-seppe Riva, Fulberto Alarni, Pietro CorzettoVignot e Nino Costa, poeti dialettali. Due vo-lumi che tutti i canavesani amanti della lette-

ratura dovrebbero tenere nella propria biblio-teca e rileggere con lo stesso amore con cui unitaliano colto rilegge i “Promessi Sposi” delManzoni o la “Divina Commedia” di Dante.La sua vena di scrittore non ebbe mai un decli-no, neppure nella vecchiaia. Fu sempre capa-ce, coi suoi scritti, di suscitare vivo interesse,di non annoiare mai, di colpire l’attenzione dellettore con argomentazioni semplici ma pro-fonde, sintetiche ma complete, attente e preci-se. Uno scrittore dalla vena fresca e gorgoglian-te come quella di un ruscello il cui mormorionon stanca mai ma accompagna la riflessionecon riposante tranquillità. Rileggere Trabucco,oltre che colmare lacune storiche su tanti av-venimenti del passato, significa oggi ritrovareun romanziere antico ma con una vena che nontramonta mai, come quella dei grandi scrittoridella nostra letteratura nazionale.

Il CommediografoSe lo scrivere era una dote intrinseca dell’uo-mo, la commedia era una sua passione profon-da che espresse con capacità veramenteammirevoli.Scrisse per il teatro, per la radio ed anche perla televisione; fu autore eclettico e rispettatoda tutti i grandi interpreti che ebbe la fortunadi avere sui palcoscenici di tutta italia a rap-presentare una sua commedia. E i nomi cele-bri sono tanti.Titina e Eduardo de Filippo; Umberto Melnatie Germana Paolieri; Cesco Baseggio, GinoCavalieri e Wanda Benedetti; Carla Bizzarri eNico Pepe; Emma Gramatica; ErminioMacario; Ave Ninchi; Carlo Campanini eGilberto Govi; Rina Morelli e Giampaolo Stop-pa; Ernesto Calindri ed Elio Jotta tanto per ci-tare i più noti.Al teatro, che tra tutte le sue attività, fu quellache predilisse, giunse giovane all’età di dodicianni frequentando a Torino il teatro Scribe, ilcui vertice artistico era rappresentato dalleimprese del conte di Montecristo e dalle di-savventure del Fornaretto di Venezia, i mondidel Dantés e del Tascal allora in voga. Poi fre-quentò il Teatro Carignano dove i repertori era-no più dignitosi e consoni alla sua indole diamante delle rappresentazioni culturalmenteimpegnate.

Ma la sua carriera di commediografo iniziòdalla gavetta, dall’osservazione dello scenariodegli spettacoli messi in scena sui palcosceni-ci teatrali, e cominciò a scrivere la rubrica

Trabucco alla Mostra del Libro Cattolico nel 1934; alcentro Nino Salvaneschi e Mons. Castelli vescovo diSusa

Con la famosissima attrice Emma Gramatica interprete della “Regina Vittoria”

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5315

Page 16: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

16

“Noterelle Filodrammatiche”, pubblicata su IlFoglio, che diede l’avvio alla sua carriera dicritico teatrale. Il suo primo lavoro teatrale locompose durante il suo soggiorno in divisamilitare nel 1918, a San Vito di Leguzzano, unpaesino in provincia di Vicenza. La comme-dia, “I diritti dell’onore”, narrava le vicende diuna ragazza sedotta da uno studente che avevaper fratello un avvocato; vistasi compromessala ragazza chiede di essere sposata, ma lo stu-dente rifiuta ed allora il fratello della ragazzalo accoltella, mentre quello del seduttore, percavalleria, rinuncia a costituirsi parte civile. Latrama, un po’ ingenua, aveva provocato dellereazioni positive in un curato di campagna,certo Don Rubino, che durante la guerra avevaassistito a tante vicende di ragazze sedotte epoi abbandonate ed aveva trovato la comme-dia quanto mai opportuna tanto da rappresen-tarla nel teatro della sua Parrocchia.Nel 1921 stringe amicizia con altri giovanimilanesi amanti del teatro e con loro fonda, unanno dopo, il periodico teatrale Controcorrentecon lo scopo di diffondere tra i giovani la cul-tura di un teatro serio ed impegnato. Sul perio-dico pubblicò, con diversi pseudonimi, tre nuo-vi lavori teatrali: “Il cavaliere mio figlio”, “IlSopravvissuto” e “Il Mondo….sempre così”,con l’ambizione di dare una veste nuova al te-atro cattolico, ancora legato a vecchi canonied appesantito da uno stile oramai superato.Ma il suo ingresso ufficiale nel mondo teatralee cinematografico avvenne a Roma nel 1943,grazie ad una sua invenzione che può apparirebanale ma non lo fu a quei tempi: l’ideazionedella Messa per l’Artista, a Torino, che fu ri-fatta a Roma e celebrata nella Chiesa di SantaMaria1 a cui parteciparono tutti gli attori ro-mani che rendevano omaggio all’attore Rena-to Cialente scomparso da poco in un banaleincidente stradale; erano presenti la Merlini,la Pagnani, la Braccini, Gino Cervi, Vittorio

De Sica, Paolo Stoppa, Enrico Viarisio, e tuttauna moltitudine di attori e attrici minori. Daallora preparò una serie di commedie impor-tanti che vennero rappresentate con successoin tutta Italia: Au Claire de Lune, interpretatadalla compagnia di Paola Borboni; La Fortu-na si diverte, affidata alla compagnia diUmberto Melnati; Le Vacanze di Jack Tailor,per la compagnia del Teatro dell’Università diRoma che fu trasmessa anche per Radio. Ma illavoro che ebbe vasta eco fu La Regina Vitto-ria, scritta nel 1948. Con questo lavoro si ag-giudicò nel 1951 il secondo premio a Riccione,dando il via ad una tournée di rappresentazio-ni in Italia ed all’Estero, ad opera della com-pagnia di Emma Gramatica, e ad una trasmis-sione televisiva. All’inizio la commedia nonebbe eccezionale favore ma poi il pubblicoaumentò man mano ed in due anni gli incassi

dei botteghini di tutta Italia furono cospicuideterminandone un naturale successo. Gli anni dal 1954 al 1957 segnano una seriedi successi radio-televisivi con le commedieLa Regina Vittoria e La fortuna si diverte, tra-smesse alla radio ed alla televisione a più ri-prese. Questi successi stimolarono Trabuccoad una nuova e ricca produzione di testi tea-trali: Mannequin, Vita e Morte di Riccardo diPietro, Disco Rosso, Grano in Erba che nonebbero la fortuna di trovare ospitalità sui pal-coscenici e poi Il Teorema di Pitagora com-

Trabucco ed il senatore Restagno tra Carla Bizzarri eNico Pepe interpreti de Le vacanze di Jack Tailor aRoma nel 1951

1 La Messa dell’Artista, il cui promotore oggi è Nuccio Messina, èriproposta annualmente al Santuario di San Genesio a CastagnetoPo, tanto caro a Trabucco poiché San Genesio è il protettore degliattori di teatro. La nuova Messa per l’Artista fu dapprima dedicata aCarlo Trabucco; poi a Trabucco e Gualtiero Rizzi ed in futuro ancheall’illustra coreografa Sarah Acquarone

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5316

Page 17: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

17

media che invece fu rappresentata a Piacenza,dalla Compagnia di Fausto Tommei, nel 1958.Nel 1961 scrive la sua prima commediadialettale Ciao Pais che fu rappresentata alTeatro Gobetti e nei Giardini Reali di Torino.Nel 1963 scrive la versione piemontese dellapirandelliana “Così è se vi pare”, tradotta Te-sta o crus? che viene rappresentata al TeatroPiccola Ribalta di Torino. Nel 1966 presentaLa Luna d’agosto, una brillante commedia in-terpretata dal grande Cesco Baseggio che ven-ne presentata in televisione come raccontosceneggiato. Nel 1967 partecipa al “Giro d’Ita-lia delle novità teatrali”, curiosa iniziativa in-ventata da Manuer Lualdi, direttore del TeatroSant’Erasmo di Milano, guadagnando, conAgostino l’Arcidiacono, atto unico di saporepolitico e matrice cattolica, il terzo premio as-soluto; ad ogni tappa del Giro, le opere con-correnti venivano rappresentate nelle varie cittàdove il pubblico attribuiva dei voti che som-mati davano origine alla classifica. Vi parteci-parono nomi di prestigio: Peppino De Filippo,Marcello Marchesi, Dino Buzzati, IndroMontanelli, Achille Campanile, Aldo De Be-nedetti.Nel 1969 scrive l’atto unico Il Signore diLongchamp , per partecipare ad un concorsoindetto a Pescara, dove il lavoro non fu pre-miato; ma ottenne miglior esito in un concor-so a New York, nel 1974, dove fu rappresenta-to per un intera settimana e dove la critica scris-se: “ il lavoro di Carlo Trabucco ci fa pensareal miglior teatro francese; ha stile ebrillantezza.” Nel 1970 Uno Straccio d’Uomo,commedia che traeva l’ispirazione dalle vicen-de narrate in “Formiche Rosse e FormicheNere”, viene trasmessa dalla RAI per radio.Sempre nel 1970 la sua passione per il dialettogli fa mettere in scena al Teatro Erba, Ij nevod‘d Garibaldi, in cui affronta un tema di scot-tante attualità, l’arretratezza delle genti delmezzogiorno che veniva ricondotta all’indif-ferenza ed al disinteresse dei settentrionali. Fuun successo a cui seguì Gazetin Turineis, unospettacolo dato nell’antico e celebre Caffè Ba-ratti & Milano in piazza Castello a Torino; unapiccola sala dove erano passate cinque gene-

razioni di patrioti e dove l’amore era sboccia-to tra tanti giovani concludendosi in gioiosefeste nuziali. Con quella stessa Compagnia delTeatro Popolare, nel 1973 Trabucco mise inscena, al Teatro Erba, ‘L gieugh ‘dle tre carte,un lavoro ambientato nel 1911, l’anno del-l’Esposizione Universale di Torino, dove legrandezze cosmopolite e l’eleganza del mon-do aristocratico fanno da cornice ad una gu-stosa satira dannunziana condotta con spiritopirandelliano, per fustigare una certa mentali-tà ed un certo costume dell’epoca, attraversotrasformismi di personalità e brillanti gags.La sua notevole produzione teatrale ricevettemolti riconoscimenti da parte degli addetti ailavori, imprenditori teatrali, critici teatrali,grandi attori, pubblico: gli scriveva LillaBrignone, una delle grandi del nostro teatronazionale: “…la sua commedia l’ho sentita

importante, affascinante; sono una personalontana dai problemi religiosi, ma la sua ope-ra riesce a dirmi qualcosa, e quindi è segnoche è viva…”. Anche nella produzione teatraleseppe quindi eccellere, come nelle altre disci-pline della sua poliedrica capacità creativa, conumiltà, senza mai proporsi e senza mai appari-re come protagonista di una scena in cui meri-tava applausi e riconoscimenti alla guisa di ungrande interprete.

Con l’indimenticabile Erminio Macario

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5317

Page 18: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

18

L’ UomoFu un uomo legato alla propria famiglia conun ricordo intenso rivolto a padre e madre acui era legato da un affetto profondo. A lorodedicò una delle sue pubblicazioni importanti,Formiche Rosse e Formiche Nere, e spronatodai loro sacrifici si dedicò allo studio che con-dusse mentre si dedicava al lavoro al mercatodi Porta Palazzo, alla Fiat ed alle attività sin-dacali. Era spinto da una volontà di stampoalfieriano e dalla convinzione che la Scuolapoteva rappresentare il ponte su cui attraver-sare il suo status sociale.

Era pervaso dalla voglia di fare, di creare, didare un contributo fattivo allo sviluppo del pro-prio paese e della propria comunità.Aveva una dinamica mentale non comune chelo portava ad avviare iniziative nuove ed a con-cepire idee rivoluzionarie che riusciva ad at-tuare con grande lucidità di pensiero e di fatticoncreti e sempre senza mai voler primeggia-re. Un uomo coerente colla fede, colla missio-ne lavorativa, con la posizione sociale, con lapolitica. Un uomo non condizionato da perso-ne o cose e che aveva sempre il coraggio dimantenere la propria linea di pensiero ed il pro-prio atteggiamento a costo di subire anche graviconseguenze.

Con la grande coppia del teatro italiano Paolo StoppaRina Morelli ed il commediografo inglese Jérome Kiltya Castellamonte

Con il grande Gilberto Govi a Camogli nel 1959

Con il Ministro Giulio Andreotti a Castellamonte nel1961, in qualità di sindaco, per la commemorazionedell’ammiraglio Pullino e per l’inaugurazione della 1°Mostra della Ceramica

Un uomo semplice e schivo che non aveva bra-ma di mettersi in vista o di procurarsi fama eche non cercava del protagonismo, ma che, consagacia, voleva proporsi come professionistaserio e preparato, come promotore di novità ecultura, come cittadino che voleva contribuireal progresso della propria comunità.La sua modestia non gli procurò, nella società,

quella popolarità che meritava e che gli avreb-be dato successo e notorietà, ma lo mantennenella schiera dei benefattori di secondo pianodella nostra comunità, quelli le cui opere sonospesso dimenticate e scarsamente valorizzate.Ma sta a noi suoi conterranei, rinverdirne imeriti e portarli alla luce della nostra storia.Carlo Trabucco, come scrive Felice Pozzo, suopiù importante biografo, è un uomo che ci ha

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5318

Page 19: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

19

lasciato molti ricordi, alcuni di rilevanza sto-rica, altri che con il tempo assumono un sapo-re sempre più appetibile, sempre più apprez-zabile.Un uomo che merita un posto importante nelquadro sociale e della politica cattolica, un gior-nalista sempre ligio al suo ruolo di relatore in-dipendente, uno scrittore dalla vena limpida efresca, un commediografo profondo e dallospirito gioviale, un sindaco esemplare, uncanavesano genuino e degno rappresentante diuna terra ricca di messi culturali, uncastellamontese che merita un posto importantenella storia della nostra città.Una figura quindi da scoprire, apprezzare, va-lorizzare e certamente ricordare con affetto egratitudine ma anche con qualche segno tangi-bile di riconoscenza civica.

Trabucco riceve dal sindaco di Roma Cioccetti il primopremio del Concorso indetto dal Comune per articoliin difesa dell’istituto familiare. Il premio gli venne con-segnato in Campidoglio nel maggio del 1961

1961 - Il ministro Folchi, tra il Sindaco Trabucco e l’Assessore Delegato Giacomo Mascheroni, taglia il nastrodella 1a Mostra della Ceramica e del Refrattario (a destra il giovane Nicola Mileti).Madrina della cerimonia Lucia Bertola

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5319

Page 20: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

20

I Produttori delle stufedi Castellamonte

LA REDAZIONE

Coloro che continuano le grandi tradizioni della nostra terra e che proseguono sulle ormetracciate dal grande Carlo Trabucco inventore della Mostra della Ceramica e del Refrattario.

Ceramiche Savio di Elio & C. s.n.c.

Fondata nel 1957 da Elio Savio tramandada mezzo secolo di padre in figlio una anticaarte, quella del ceramista stufaro. Riproducestufe su antichi modelli e disegni ripresi da-gli stampi originali di vecchie fabbrichecastellamontesi, tra cui la ditta Rolando. Ce-ramiche Savio non è solo sinonimo di tradi-zione ma anche di ricerca tecnologica.

Il focolare delle stufe, brevetto esclusivo Sa-vio, è stato certificato presso il Dipartimentodi Energetica del Politecnico diTorino edall’Environmental Protection Agency, entefederale americano che garantisce l’attualitàdella tecnologia adottata ed il rispetto, intermini di emissione di fumi combusti e sicu-rezza, dei parametri più restrittivi al mondo.

Esposizione: Via NigraLaboratorio: Str. Preie 35/A Torre C.se (To)tel. 0124/513788 fax 0124/ 581155Sito internet: www.ceramichesavio.itEmail: [email protected]

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5320

Page 21: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

21

Ceramiche Castellamonte

Sotto la guida di Giampietro Elisa e con ilsupporto artistico di Adriano Filippi producestufe in ceramica sin dal 1970, unendo lamoderna tecnologia al rigore stilisticodell’800 castellamontese caratterizzato daeleganti fregi plastici e fini decori.

Non solo.Propone anche stufe innovative chesi staccano dalla tradizione per rendereomaggio a grandi personaggi o movimentidella storia dell’arte o per abbracciare lenuove correnti contemporanee come con le“Stufe Pazze” o le “Stufe d’autore” realizza-te in unici esemplari o a tiratura limitata

Laboratorio: Str. Preie n. 25 Torre C.se (To)tel 0124/5815 60 fax 0124/517757Esposizione: Via Educ n.20 Castellamonte (To)Sito internet: www.ceramichecastellamonte.itEmail: [email protected]

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5321

Page 22: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

22

RP Castellamontedi Roberto Perino & C. s.n.c.

Roberto Perino e Silvana Neri producono sindalla fine degli anni ’80 stufe di ceramicacon il marchio “La Castellamonte”. Alle for-me armoniose, dall’alto valore artistico, uni-scono una tecnologia innovativa rispettosadell’ambiente e della sicurezza.

La R.P. Castellamonte produce inoltre cera-mica artistica, stoviglieria tradizionale einnovativa nonché elementi architettonici incotto.

Laboratorio: Via Casari Castellamonte (To)Tel. 0124/581690-514149 Fax 0124/581690Negozio: Via Educ n. 50 Castellamonte (To)tel e fax 0124/ 513885Sito internet: www.lacastellamonte.itEmail: [email protected]

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5322

Page 23: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

23

Ceramiche Cielle di Daniele Chechi

Sin dal 1980 Daniele Chechi produce e ven-de stufe in ceramica conciliando tecnologiae lavoro artigianale.Oggi la ditta Cielle pro-pone sul mercato un’ampia gamma di pro-dotti ceramici .Dai caloriferi ottocenteschi ( riprodotti dopoaver rilevato gli stampi originali della stori-ca ditta “Pagliero”) a quelli con forme piùattuali sino a riproporre vasi e comignoli diantica fattura.

Esposizione: Via Educ n.40tel. e fax o124/582642Saboratorio: Spineto strada per CuorgnèSito internet: www.ceramichecielle.it

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5323

Page 24: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

24

Il prezioso Grès salato diCastellamonte

MAURIZIO BERTODATTO

Maurizio Bertodatto, segretario dell’Associazione Artisti della Ceramica in Castellamonte,ha condotto una approfondita quanto interessante ricerca sulla produzione del “grèssalato” locale. La produzione di questo importante materiale ceramico venne abbando-nata tra il 1940 e 1950 dopo circa cento anni di questa tipica attività conosciuta in tuttaItalia.La ricerca del Bertodatto, che è anche un appassionato collezionista, pone l’attenzionesu un importante e ormai sconosciuto aspetto di “archeologia industriale”.

Torino 1858, Esposizione Internazionale:per la prima volta alcune fabbriche ceramichecastellamontesi fanno il loro ingresso sulpalcoscenico nazionale dell’industria ceramica.I loro prodotti e soprattutto le argille localiriscontrano un immediato successo tanto dameritare encomi e onorificenze.

In tale occasione la fabbrica “Gallenca Stella”,sotto l’abile guida di Michele Stella (1805-1878), viene premiata con la medagliad’argento per la sua produzione di grès,inparticolar modo per “tubi per il trattamento eil travasamento degli acidi e per uncampionario di quadrelle per pavimenti alcunedelle quali erano fabbricate con molta cura edecorate di svariati disegni”.Anche se Castellamonte è dai più ricordatasoprattutto per i refrattari e le argille plastiche

il nostro grès è stato un materiale di granpregio,riconosciuto in campo nazionale einternazionale tanto da essere definito “ilprezioso grès salato di Castellamonte” .E’ praticamente impossibile stabilire quandoa Castellamonte si sia iniziato a lavorare il grès,è ben più facile (ahimè) dire quando si siasmesso.

Probabilmente tali conoscenze sono stateimportate o forse, in maniera piùromantica,anche a Castellamonte venneroscoperte casualmente da qualche anticoceramista che non riuscì a controllare latemperatura del suo forno.Comunque sianoandate le cose già intorno al XVII e XVIIIsecolo si producevano “crogiuoli e storte” intale materiale per lo più destinate ai laboratorialchemici e alle farmacie.Ma è nel XIX secolo che la sua produzione hatrovato un impiego importantissimonell’industria chimica tanto che alcune dittehanno legato il proprio nome ed il proprio

Fabbrica Stella

Forno da Grès: fabbrica Stella

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5324

Page 25: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

25

successo a questo tipo di lavorazione.Ho giàcitato Stella che nel 1850 crea un nuovo emoderno stabilimento (ancora esistente)specifico per la produzione del grès salato ogrès vetrificato.Usa le argille estratte nelleregioni Traverso e Spineto miscelate con lesabbie silicee e i ciottoli del torrente Orco.Nel 1871 all’Esposizione Campionaria diTorino viene insignita del diploma di secondogrado per i suoi grès e nel 1884 all’Esposizionedi Torino,sotto la direzione di Francesco Stella(1850-1905) riceve la medaglia d’argento peri suoi “grandi vasi in grès e campioni dipavimenti composti dalle loro resistentissimequadrelle pure di grès.”

Tra il 1884 e 1885 i fratelli Stella sono gliunici veri rappresentanti del grès salatocastellamontese.L’elenco potrebbe continuare con la ditta“Michele Pagliero fu Enrico” con il suo “verogrès fino vetrificato bianco” iniziato a produrreintorno al 1880 sotto la guida di MichelePagliero o la sua consociata “IndustriaPiemontese del Grès Castellamonte” (1905-1919),le fabbricheAntonietti,Galeazzi,Bianco,Pollino e la“Fabbrica grès ceramico e affini”.Quest’ultima venne assorbita nel 1941 dalla“Nazionale Cogne”; e, sotto la direzionetecnica di Emilio Mascheroni,riconvertita perla produzione di materiali refrattari utilizzatipresso gli stabilimenti siderurgici di Aosta.

Perché il grès salato a Castellamonte?Le nostre colline presentano ricchi filoni di taliargille e la loro natura è nota da tempi moltoantichi. Bisogna però aspettare sino al XIX sec.perché ne venga fatta una catalogazionescientifica. Grazie alle analisi fisico chimichesulla magnesite castellamontese fatte daBonvoisin, Napione , Giobert,Casalis siincominciano a sfruttare, con metodo rigoroso,le argille locali .E sono proprio le marneargillose e le sabbie feldspatiche presenti nellearee geologiche attraversate dal torrenteMallesina a venir impiegate come materialigreificanti.Per chi non conosca la geografia delluogo grossolanamente ci riferiamo alla collinadi Preparetto e Vivario.

Cosa è il grès salato ?Grès è un termine francese usato per indicarel’arenaria o ghiaia.Viste al microscopioelettronico le argille che si trovano sulle spondedel Mallesina sono composte da granelli diQuarzo e Silice “immersi” in un cementominerale di varia natura. Questo cementodiverso da zona a zona caratterizza il grès. Uncemento magnesiaco rende i grès dopo cotturadi un colore che va dal grigio al biancastro. Seil cemento è ricco di ferro il manufatto assumeun colore giallo , rosso o bruno, mentre uncemento ricco di frammenti di rocce asfalticherende il prodotto di un color grigio nero.Al tattoqueste argille sono ruvide e sabbiose e sonoper loro natura vetrificabili o possono esserlocon l’aggiunta di materiali fondenti.Analizzato, sempre al microscopio elettronico,un frammento di grès della “Industria

Bottiglia in grès: ditta Pagliero

Orcio in grès:ditta Grès ceramico e affini

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5325

Page 26: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

26

Piemontese del Grès Castellamonte” esso sipresenta come “ una massa fusa, vetrosa noncristallizzata,simile al vetro contenete unacerta quantità di cristalli di mullite (circa 76%Al

20

3 , 23,5% Si0

2 e restanti Fe

2O

3,TiO

2 CaO e

Na2O)” .

E’ proprio la presenza di mullite a caratterizzarela qualità del grès.La produzione del grès castellamontese èdivisibile in due grandi categorie: i grès fini e igrès propriamente detti.I primi non sono oggetto di questo articolo,basti comunque ricordare che la lorocomposizione chimica prevede una grandepercentuale di Silice (circa 70-75%) diAllumina (20-25%),alcali,ossido di calce etracce di ossido di ferro. Solitamente a pastacolorata venivano impiegati per larealizzazione del vasellame in genere.Più importanti sono le argille greificantipropriamente dette. Queste hanno unacomposizione chimica che si aggira attorno aivalori di Silice (68-75%), Allumina (20-25%)Calce e Magnesia (2-10%) e Alcali (3-5%).Generalmente contengono una certapercentuale di ferro che funge da fondente inspecial modo nella cottura in ambienteossidante.Portate alla temperatura di 1200-1300 °greificano, diventando una massadura,opaca,impermeabile,antigeliva esoprattutto antiacida.

Per migliorare queste caratteristiche il grèscastellamontese era “salato”,ossia venivaverniciato per “salatura” coprendolo con unvetro prodotto dalla volatilizzazione di Clorurodi Sodio (NaCl il comune sale da cucina).

Poiché dei vari produttori castellamontesi oggiesiste solo più la fatiscente fabbrica Stella conancora i suoi forni per il “grèsvetrificato”,cerchiamo di descrivere,sulla basestorica dei dati,come avveniva taleprocedimento.I pezzi da cuocere erano posti in un opportunoforno realizzato in mattoni refrattariprobabilmente prodotti dalla stessa ditta. Glioggetti erano posizionati con curadistanziandoli tra di loro in modo tale che nonsi incollassero durante la vetrificazione . Ilforno veniva acceso e lentamente portato allatemperatura di cottura delle argille impiegate (1200-1300°).A questo punto ,attraverso apposite feritoie delforno,utilizzando un lungo mestolo siimmetteva del Cloruro di Sodio.Il sale era gettato dalla volta evitando così chepotesse cadere sui manufatti. A circa 800° ilNaCl volatilizzava e a 1200° si decomponeva.Tale decomposizione era favorita dallapresenza di silice di cui erano ricchi gli oggetti.Il Sodio si univa alla Silice creando unasuperficie vetrosa sui pezzi,mentre il Cloro sicombinava con i vapori di acqua liberati daglioggetti stessi trasformandosi in AcidoCloridrico e veniva eliminato con i prodottidella combustione. Perché la vernice fossestabile i rapporti tra Allumina e Silice dovevanoessere 1/3-1/7. Le pareti della camera di cotturaerano preventivamente “imbiancate” con unamiscela di idrato di allumina e barbottina dicaolino. Questo perché le sostanze alluminosee basiche ,non combinandosi con ilSodio,vengono difficilmente coperte dallavetrina. Tale accorgimento evitava così che imattoni del forno si “salassero” a loro volta.L’immissione del sale era frazionata poichè ladecomposizione del NaCl assorbiva calore(circa 800-900 calorie per Kg)e faceva calare la temperatura del forno anchedi 200°.Solitamente si impiegavano 1-2 Kg disale per ogni m3 di camera di cottura.Il camino del forno aveva una valvola cheveniva chiusa per circa 5-10 minuti,ogni voltache si gettava il sale, onde evitare l’immediatafuoriuscita dell’acido cloridrico e

Olla in grès: collezione Bertodatto

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5326

Page 27: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

27

l’abbassamento ulteriore della temperatura .A salatura completata il forno poteva esserefatto raffreddare in tempi più o meno brevi aseconda che si volessero colori più o menoluminosi .Inoltre cuocendo in ambiente ossidante siotteneva un grès bruno,mentre cuocendo inambiente riducente si ottenevano prodotti grigi.Al fine di evitare l’immediata precipitazioneal suolo dell’acido cloridrico appena uscitodalla ciminiera,si cuoceva nei giorni di beltempo evitando quelli umidi e piovosiIl grès così ottenuto aveva le seguenticaratteristiche:1) Notevole durezza.2) Impermeabilità.3) Antigelivo.4) Estremamente resistente all’attacco degli acidi. Tale resistenza aumentava all’aumentare dellatemperatura di cottura. Tuttavia il grès salatoera attaccabile dall’acido solforico bollente.Inrealtà la fase di attacco diminuisce rapidamentepoiché i pori generati vengono riempiti daisolfati. L’attacco prosegue dopo lavaggi delmanufatto dato che l’acqua rimuove lo stratoprotettivo dei solfati stessi.Il grès salato erainsensibile all’acido nitrico,mentre l’acidocloridrico, asportando allumina e ferro, neriduceva la resistenza meccanica.Da una tabella della prima metà del XX sec.annotiamo che il nostro grès salato avevaall’incirca le seguenti caratteristiche.• Resistenza alla compressione Kg/cm2 5500-8210• Resistenza alla trazione Kg/cm2 100-500• Resistenza alla flessione Kg/cm2 400-900• Modulo di elasticità Kg/cm2 175• Resistenza all’urto e alla flessione 2-5

• Usura sotto azione getto di sabbia 2-3• Porosità apparente 0-0,5• Coefficiente di dilatazione 2-3.10-6

• Conducibilità termica 2-4In fine vediamo che cosa si produceva conquesto materiale tanto ricercato.Citando le pubblicità dell’epoca con il “grèsvetrificato” si facevano: “tubi resistenti alle piùalte pressioni inalterabili al contatto diqualsiasi acido,gerle per olio impermeabili egarantite,vasi e qualsiasi oggetto per lachimica,tubi,sifoni,vaschette ed ogni pezzorelativo alla fognatura, piastrelle in grèsquadrate o rettangole traforate, bombonnes,ritorte, gerle, tarine”. Buttando un occhio allamia collezione privata troviamo bottiglie ingrès della ditta Pagliero, barattoli dell’”Industria Piemontese Grès Castellamonte”,botticelle per acidi della ditta Stella o ancoravasche e orci della Società Cogne,nonché uncontenitore tornito a mano datato 1925 recantela firma “R”.Con il grès salato sino a metà ‘900 si sonofabbricati tantissimi manufatti usando questomateriale ogniqualvolta servissero prodottiresistenti ed impermeabili ad ogni agentechimico e non solo,trovando una infinità diimpieghi nel campo della chimica edell’edilizia.Inoltre con una sola cottura e conalcuni accorgimenti come la salatura, siottenevano risultati neppure sognati con latradizionale smaltatura o invetriatura.Il grès,un materiale antico quanto antico è ilmondo,ma che ancora oggi trova applicazionein campi ultratecnologici come l’ingegneriaaerospaziale e ne sono esempio gli ultimi fattidi cronaca !

Carta intestata della ditta Stella

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5327

Page 28: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

28

Leo Ravazzi: gli annicastellamontesidi un grande artista

EMILIO CHAMPAGNE

Correva l’anno 1922, quando Castellamonteebbe la soddisfazione di veder riconosciuta, alivello ministeriale, la scuola professionaleserale di disegno, sorta nel 1902 su iniziativadella Società Operaia, con i nobili scopi di ele-vare le conoscenze tecniche dei lavoratori fa-vorendone l’emancipazione.Il decreto governativo n.165 11 maggio ’22 nestabiliva l’elevazione al rango di Regia scuolad’Arte e ne sanciva l’intitolazione al concitta-dino Felice Faccio, che con una cospicua do-nazione ne aveva favorito l’istituzione.Al generale compiacimento di Autorità e cit-tadini si associarono gli industriali dei localistabilimenti ceramici, che giustamente intra-videro la possibilità di avere a disposizione deigiovani con un’adeguata preparazione da im-piegare nelle proprie manifatture.La scuola iniziò la sua vita ufficiale nel 1923con l’istituzione delle lezioni ad orario diur-no; nell’anno scolastico 1924-25 fu introdottol’insegnamento del disegno ornamentale e del-la plastica e veniva effettuata una cerimoniainaugurale alla presenza del Ministro dellaPubblica Istruzione Teofilo Rossi.Il primo direttore fu il prof. Augusto Baitello ei corsi volti alle specializzazioni di Falegna-mi-ebanisti, edili e ceramisti. Con l’inserimen-to della scuola nell’ambito istituzionale delleRegie Scuole d’Arte, essa per prima, ma diconseguenza anche l’ambiente culturale-arti-stico castellamontese, beneficiarono dell’arri-vo di insegnanti-artisti di notevole spessore,che contribuirono ad aprire gli orizzonti cul-

turali cittadini, sino ad allora un po’ chiusi eprovinciali.Uno di questi fu Leo Ravazzi, giunto aCastellamonte nel novembre 1925 e rimastonella nostra città sino al 1936. Per 11 anni ap-portò alla Scuola d’Arte un notevole contribu-to artistico. Gli anni castellamontesi di Ravazzi furonoproficui anche per lui: da noi affinò il suo eclet-tico senso artistico, che si concretizzo in nu-merose opere, ma soprattutto a Castellamontesviluppò la passione per la ceramica, che fecedi lui un apprezzato artista del settore.

Leo Ravazzi, penultimo di nove figli di un uf-ficiale di carriera, nacque l’11 agosto 1899ad Alessandria nel palazzo paterno di PiazzaGaribaldi.

Leo Ravazzi a 26 anni

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5328

Page 29: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

29

Costretto dalla professione del padre a conti-nui spostamenti, farà le elementari a Genovae Como, il ginnasio tra Como e Cremona.Intrapresi gli studi classici, si accorse ben pre-sto di non aver scelto la via giusta: sui marginidei quaderni, accanto alle declinazioni latine,non faceva che disegnare teste, profili, cavalli.Abbandonato il ginnasio si iscrisse alla scuola“Ala Ponzoni” di Cremona dove apprese leprime nozioni di arte e dove lo sorprese la guer-ra.Arruolato nell’artiglieria pesante, si ammalòdi “spagnola” che superò solo dopo un lungoricovero in un ospedale da campo.Dopo il periodo bellico e la morte del padreavvenuta nell’inverno del 1920, Ravazzi, siiscrisse all’Istituto d’Arte di Venezia dove in-contrò Vanella una compagna di scuola che nontarderà a diventare sua moglie.A Venezia il giovane Leo fu pervaso dal sacrofuoco dell’arte, che non era inferiore a quellodell’amore che provava per la giovane fidan-zata.Sognava un futuro di artista, uno studio e lalibera professione che gli garantisse un’attivi-

tà priva di condizionamenti.Espose per la prima volta alla Mostra artisticadi “ Cà Pesaro” al Lido presentando due sueprime opere: un ritratto del fratello Umberto,ed un altro del pittore Scarpa suo amico.I genitori di Vanella , la sua fidanzata, la pen-savano però in modo diverso e non intravede-vano nella sua attività un po’ boèmien, la sicu-rezza economica che avrebbero desiderato perla figlia ed erano restii al consolidamento del-la loro relazioneQuesto motivo era causa di continue tensionicon la famiglia di lei, così quando nell’autun-no del 1925, il direttore dell’Istituto d’Arteveneziano, che tanto lo stimava, gli propose dioccupare, senza concorso, un posto di inse-gnante per la plastica nella scuola d’Arte diCastellamonte, Ravazzi, profondamente inna-morato della fidanzata Vanella rinunciò, per lei,ai sogni della libera arte e accettò l’incarico,pensando essere questa la via più sicura perarrivare al matrimonio.

Artista in CastellamonteLa prima lettera che Ravazzi scrive alla fidan-zata rimasta a Venezia è datata novembre 1925: “ …Castellamonte è un bel posto, aria buona,bel panorama, tranquillo, fatto per riposare,ma la scuola….i ragazzi non hanno la minimanozione del disegno, unica mia consolazioneè che mi resta del tempo libero e che il diretto-re mi ha dato un locale dove potrò lavorareper conto mio, e poi qui ho il mio violino chemi farà compagnia.Pur sentendomi isolato dal mondo e dagli ar-tisti, spero di trovarmi bene perché la tranquil-lità è fatta per me, io penso, riposo, perchésono vicino alla natura.Ravazzi prende domicilio nella casa Barengoin via Romana n°6 in un appartamento di pro-prietà del nonno dell’arch. Dario Berrino cheancora lo ricorda come un tipo un po’ chiuso,sempre assorto e pensieroso.Nelle ore libere scolpisce usando come mo-delli amici e scolari.Cerca di avvicinarsi ai suoi ragazzi e siccomesono un po’ chiusi e rozzi, cerca di aprirne glianimi verso un mondo a loro ignoto, indiriz-

Leo Ravazzi: autoritratto(bassorilievo su marmo)

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5329

Page 30: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

30

zando il loro gusto verso il bello e l’essenzadelle cose.Dirige il laboratorio di scultura, ma cerca dicomunicare le sue idee anche al capo d’artedel laboratorio di falegnameria Ottaviano Stellaed ha una particolare predilezione per un sa-cerdote che insegna ed è persona brava ed in-telligente: Don Severino Bertola.

Nel 1926 in una lettera a Vanella scrive:“Sono calmo e raccolto, ho già fatto tre pic-coli lavori, molto accurati ed io mi sfogo d’im-mettere nella materia qualcosa che non ha, misforzo di entrarci dentro, di farla rivivere, tut-ti i miei sforzi sono questi: investire i miei la-vori di qualcosa che non si può toccar conmano, e provo e riprovo ed escogito tutti imezzi.”E’ questo il periodo wildtiano. Egli ammiravamolto il grande scultore Adolfo Wild che tantaspiritualità metteva nelle sue opere e sapevalavorare il marmo in maniera incomparabile.Il primo lavoro su commissione è una tombanel cimitero di Asti per la famiglia Mondo, suoicugini. In una lettera dell’aprile 1926 scrive:“Io non vorrei essere uno di quegli artisti ri-produttori, ma di quelli che si servono dei loromezzi per dire qualcosa e per dare un pò di

espressione alle linee e alle cose, io vorrei cheil mio lavoro fosse sempre la manifestazionedel lavoro mentale, altrimenti sarebbe un la-voro manuale e basta.”Intanto porta a termine due lavori in marmo,“Il condottiero” e il “Cristo morto” che, conun busto in gesso di Ottaviano Stella, mandaall’Esposizione ”Bevilacqua La Masa” che siera aperta al Lido di Venezia.La lontananza dalla sua fidanzata Vanella èsempre più intollerabile, così decide di spo-sarsi e portarla a vivere a Castellamonte.Esegue personalmente i disegni della sua mo-bilia, va a cercare il legno, dirige l’artigianofalegname, nell’esecuzione.Cominciano così le sue esperienze su quellache sarà poi un’attività sia pur marginale, mache gli darà, anche in questo campo delle sod-disfazioni, perché in seguito eseguirà, su or-dinazione di ricchi torinesi, intere stanze su suodisegno.Una serie di mobili, progettati da Ravazzi ver-ranno realizzati nei laboratori di Merlo e Nidadi Rivarolo ed esposti nella loro rivendita.Da un articolo apparso sul “ProgressoCanavesano” dell’epoca:“I tavoli, sedie, poltrone, sofà, tavolini da tè,credenze e scrivanie, rivelano sotto la linea diun disegno in perfetto stile ‘900 prerogativepratiche, portate dall’attualità dei tempi: c’èun salotto che tralasciando ogni precedenteconcetto stilistico, s’informa completamente alnuovo, tutto lineare, come dai saggi ammiratia Torino in occasione dell’ultima esposizionenel Palazzo degli Architetti.E’ un abbandono di tutte le maniere passateper giungere nel complesso a quell’effetto es-senzialmente decorativo e nell’insieme prati-co, giocato sui colori e sulle luci che l’ambientemoderno deve necessariamente curarsi per di-stinguersi in un gusto prettamente nuovo, lungida goffaggini e denso di armonie allettatrici.”Nel 1927 comincia ad esporre alla Promotricedi Torino ( una costante per tutti gli anni dellasua permanenza in Piemonte) .Con l’arrivo della moglie, si trasferisce in unpiù confortevole alloggio sito nel palazzo , dapoco terminato, di piazza della repubblica, so-

Ottaviano Stella

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5330

Page 31: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

31

pra l’allora ristorante Savoia.Il ricongiungimento con l’amata Vanella, lopredispone ad una maggior tranquillità d’ani-mo.Nel tempo libero dagli impegni della scuola edall’attività artistica con la moglie compie lun-ghe passeggiate, si recano spesso sulle collinedietro il castello, un luogo amato dalla coppiacon i pini, le querce e al tempo pulito e curato:quindi, sicuramente più attraente del giornod’oggi.Sovente si fermano a guardare un gregge chepascola nella zona, e Ravazzi ricava schizziche utilizzerà per un bassorilievo in marmo ”Lapecora” che invierà ad un concorso a Biella,città della lana.Sono di quest’epoca molti ritratti dei suoi alun-ni, di persone amiche e una delicata figura didonna che espone alla Cardinal Ferrari a Mi-lano.Molti critici hanno definito Ravazzi un misti-co ed in un certo senso lo era. Anche se anda-va solo alla Messa nelle feste comandate e fre-quentava poco i Sacramenti, “ era un cristia-no che osservava le leggi di Dio perché Dioera in lui, lo sentiva, e gli era presente in tuttele sue azioni.” ebbe a scrivere la moglie.Era affascinato dalla figura di S. Francesco, ilquale ispirerà numerose sue opere, una bellis-sima scultura del Santo orante la esporrà allapermanente di Milano nel 1932.Questo “ S. Francesco” era stato scelto da unagiuria rigorosissima: su 1400 opere ne furono

accettate solo 300. Testimoni oculari disseroche piacque molto all’allora Vescovo di Mila-no Card. Schuster che più volte si soffermò aguardarlo ammirato.Cominciano anche le amicizie, il suo studio èsempre visitato. Celeste Ferdinando Scavini èuno dei suoi ammiratori. E’ un giovane che siappassiona d’arte, scrive articoli ed ha aRivarolo una rinomata Fotografia d’Arte: saràil suo fedele fotografo degli anni canavesani.Colto, gentile nel tratto, buon parlatore, gliporta sempre a conoscere gente di lettere, d’ar-te, di teatro. Piero Mandelli è invece l’amico violinista,grande organizzatore di concerti alla Casa del-la Musica, onore e vanto di Castellamonte, che

gli fa conoscere musicisti di fama i quali ap-pagheranno la sua continua sete musicale.Alla filarmonica, Ravazzi regalò un busto diBeethoven molto ben riuscito.P.F. Scavini sul settimanale “La provincia diAosta” scrive di lui:“Leo Ravazzi artista delle grandi risorse, gio-vane che ha davanti a sé il più roseo avvenire.Mi accontento di pubblicare due fotografie cheriproducono due lavori del giovane maestro.Da questi due lavori (Beethoven e ilCondottiero) noi abbiamo l’idea di quale equanta sia la bravura.Lo stile di Leo Ravazzi nella sua arte par qua-si miracolo, come la bellezza di quel S. Luigiche giace nel mezzo della sala di lavoro, inattesa di essere riprodotto nella sua dolcemestizia, nel bianco marmo e la non minorebellezza del viso di Giovanna d’Arco, che sem-bra voglia muovere la bella bocca e tremolarele pupille all’osservatore divenuto come affa-

Leo Ravazzi: Cavalluccio(scultura in grès)

Leo Ravazzi: San Francesco (scultura in pietra)

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5331

Page 32: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

32

scinato alla vista di lei.”Il 18 marzo del 1928 nacque il figlio Antonelloe Ravazzi si cimenta in un’altra esperienza:esegue una xilografia annunciante la nascitadel figlio. Ne riuscì una partecipazione origi-nale e garbata che piacque molto e sarà il prin-cipio di un’altra attività che gli farà fare in se-guito delle buone xilografie.Passano gli anni ed è instancabile: sculture ingesso, in marmo, in bronzo, in terracotta, or-mai lasciate le orme wildtiane per seguire lescuole di avanguardia, pur mantenendo un suostile personale, cominciò anche i suoi primilavori in ceramica della quale sarà entusiastae, in seguito diverrà un maestro.Un critico dice di lui:“ Passa le sue giornate a Castellamonte eognuna di queste tesa a sempre più penetrare

il mistero e la cavità della massa e della for-ma per le raffigurazioni ideali. Innamoratocome era della linea. Tutto in lui si plasma ide-almente e ogni idea si fonde nel groviglio del-le prescelte.Tesoreggia in questo modo le maturazioni deldomani. Il concorso quotidiano del bello chein lui si accumula, l’accresce nello studio enella ricerca, si che l’incontentabilità affioraogni qualvolta un suo lavoro è posto a compi-mento. Più volte lo si sorprende a dubitar disé ed ad ondeggiare in un’autocritica amara esevera per spronarsi a salire alle altezze checerca con ogni lena a raggiungere.Wild lo sbigottisce, sente la potenza del Mae-stro e il culmine inarrivabile e lo abbandona

per la ricerca più aderente alla propria perso-nalità e alla maniera sua che gli detta dentro,per manifestarsi lungi da ogni scuola e affer-marsi con prerogative proprie.Dotato di un’anima sensibile, non complica-ta, piana, suadente, e leggermente mistica,ecco che dalle dita lunghe e nervose, fiorisco-no marmi dove ogni tocco è sobrio, dove ognilinea è stupore.Vogliamo alludere a “L’Annunciazione” cheLucio Ridenti ha fatto sua.Qui il candore e l’atmosfera che vi circola èpari all’ingenuità di certe tele che rispondonoai nomi più belli del nostro Rinascimento e latecnica si dispose al sentimento religioso cosìda rendersene magnifica interprete, informan-do l’opera tutta di semplicità concettosa nelcospetto del messaggio angelicale.In verità qui la creta si è resa docile al polliceperché l’arte potesse ancora una volta segna-re una tappa accanto alla purezza sublime delmisticismo che vince ogni parola”.Nel soggetto religioso Leo Ravazzi raggiungeuna raffigurazione sensibilissima. Sono di que-sto tempo le opere: “S. Francesco morto”, una“Donna con Bambino”, “L’Arcangelo Gabrie-le” di grande spiritualità.Intanto le Mostre si succedono: Promotrice diTorino, Biennale di Venezia, Mostra interna-zionale di Arte Sacra a Padova dove una gran-de statua della vergine benedicente viene ri-chiesta per due anni consecutivi, alla Interna-zionale d’Arte Cristiana a Milano espone un“Arcangelo Gabriele”, ne parlano parecchieriviste.Realizza una personale a Rivarolo, un’altra aCastellamonte presentata dall’amico carissimoAlessandro Favero professore all’Università diCluj in Romania, dotto e cristiano fervente conil quale si intrattiene spesso su questioni reli-giose e la cui morte avvenuta nel 1933 moltopresto lo lascerà addoloratissimo.Ravazzi esegue anche molti altari e tombe trale quali una al Monumentale di Milano (Fami-glia Pozzi). A Castellamonte cura la realizza-zione della tomba della famiglia Gallo, postaall’inizio del porticato. Ancora oggi si può ap-prezzarne l’elegante semplicità della cerami-

Leo Ravazzi: Nudo di donna (pietra scolpita)

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5332

Page 33: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

33

ca e del ferro forgiato.Nel 1933 l’Istituto D.Romana allestisce unacappella al suo interno, ricavandola da localiin disuso: Ravazzi esegue i disegni degli inter-ni, si occupa dei banchi, delle porte, dell’alta-re ed esegue un bel crocifisso. Il prof. GiorgioBaitello, anche lui insegnante della scuolad’Arte si occupa dei dipinti, mentre donSeverino Bertola dirige i lavori. La cappelladedicata al Sacro Cuore verrà alla fine deglianni ‘70 abbattuta assieme al vecchio edificio.L’opera più importante che Leo Ravazzi lasceràa Castellamonte è sicuramente il fonte battesi-male della chiesa parrocchiale realizzata nel1931.

Essa è costituita da una bellissima vetrata acolori rappresentante il “Battesimo di Gesù”.Quest’opera è il frutto di un nuovo esperimen-to, poichè si è cimentato in un lavoro assaiarduo. Ma anche questo riesce meravigliosa-mente: il disegno scultoreo e l’indovinatissimagamma di colori, rilevano subito una conoscen-za non comune del disegno figurativo.Il battistero è chiuso da un cancello in ferrobattuto di suo disegno e magistralmente ese-guito dal fabbro Ernesto BertolaCompleta il tutto, un armadio con tarsie cherappresentano episodi biblici, realizzato daOttaviano Stella.Anche lo scrivere era per lui necessità: mandaarticoli ai diversi giornali esprimendo il suopensiero sull’arte del mobile, sull’arte sacra,sull’arte funeraria, pensieri all’acido corrosi-vo, come lui li definisce, ma pensieri che piac-ciono, che vengono discussi ed accettati daglionesti come verità.Molte riviste in seguito gli chiederanno colla-borazione. Scrive su L’Antologia dei giovaniscrittori anche racconti un po’ astratti in cuicolpisce soprattutto la immediata trasposizionedel pensiero che li rende originali.Altra scoperta di quel tempo: una sua tecnicaspeciale nel procedimento del disegno a coloriper cui riesce ad ottenere dei bellissimi effettidi chiaro e scuro in cui le figure sembrano stam-pate.L’Editore Frassinelli ne è entusiasta e per unsuo libro di nuova edizione “La caduta del sole”gli ordina 200 copertine con relativa custodiache esegue tutte a mano. Sarà una novità e pia-cerà moltissimo.Inoltre si diletta a fare dei veri e propri cam-pionari di carte dagli svariati e complicati di-segni a colori, sempre con lo stesso procedi-mento.Queste le sue attività del periodocastellamontese, ma intanto nella nostra cittàimpara ad apprezzare un elemento per lui nuo-vo, sul quale trasfondere il suo senso artistico:l’argilla.A poco a poco viene affascinato dalle nostreterre argillose e dalle varietà offerte dalle no-stre cave.

Leo Ravazzi: Battesimo di Cristo(vetrata Fonte Battesimale Parrocchiale

SS Pietro e Paolo di Castellamonte)

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5333

Page 34: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

34

Realizza numerose statue, molte oggi di pro-prietà di castellamontesi; suo anche il leone diS.Marco realizzato in refrattario posto allasommità della scalinata della ex caserma deicarabinieri.Interviene nel dibattito sulla crisi dell’industriaceramica a Castellamonte che in quegli anni simanifesta con la crisi della stufa e delle pro-duzioni tradizionali.I suoi pareri sono originali, rivoluzionari, a trat-ti impietosi e di aperta critica ai modi di inten-dere e di produrre la ceramica a Castellamonte.In un lungo articolo apparso il 7 febbraio 1933sul settimanale “La provincia di Aosta” che adi fatto sostituito la tradizionale “Sentinella delCanavese” Ravazzi che ha aderito alle avan-guardie artistiche dell’epoca si scaglia controquelli che definisce “passatisti” che continua-no cioè a realizzare e produrre secondo canoniottocenteschi ormai superati dal ventoinnovatore che soffia anche nell’arte.Snobba i prodotti di una fabbrica rinomata,specializzata in lavori artistici e statue in terracotta: “ Renzo e Lucia, Garibaldi che fa la fac-cia feroce, Umberto I, Cavour, ecc. e poi sta-tue grottesche di storpi e sciancati che forma-vano (e formano) la passione dei passatistipossessori di ”giubilièri” del Canavese e ser-vivano ad adornare i loro giardini di gustoromantico-decadente-provinciale: di cattivogusto insomma.”Critica i produttori di stufe che continuano aproporre modelli tecnicamente, ma soprattut-to artisticamente obsoleti… “la finezza esa-gerata di certe stufe dove il modello in plasti-ca viene inteso come un ricamo, di certi lavori“finiti” (leziosi) contro la natura della mate-ria che si lavora e del gusto 1848 di detti lavo-ri…..”“ …ho visto vasi colossali in terra cotta chesono un controsenso di acrobatismo, dove ilsenso della materia è smarrito..”..”è difficile far comprendere che la prima bel-lezza è quella della materia; che è più bello unmattone duro con delle qualità particolari cheun vaso (per esempio) di terra tenera, ma de-corato però con un fregio( in rilievo) di ne-spole, o pomi, o carote (a cosa servono?).

Secondo Ravazzi, la ceramica a Castellamontepotrebbe avere uno sviluppo architetturale, do-vrebbe costruire delle cose tali che possanoservire all’architetto moderno, alle modernecostruzioni.. La ceramica modernamente inte-sa, secondo lui, può avere un’infinità di appli-cazioni nel campo dell’arte applicata: da unpezzo plastico, da una mattonella da pavimen-

to, ad una incorniciatura di finestra, vi è tuttauna serie di possibilità.Riprendere l’uso della ceramica architettonica,vorrebbe dire riprendere una tradizione (cheda noi ebbe un grande sviluppo) senzaricopiarla, ma liberamente interpretarla secon-do la sensibilità e le esigenze estetiche moder-ne.“ Una bella stufa non è bella solo per la ver-nice “tipo Germania”, ma deve essere bellacome proporzioni e può essere bella anche sen-za certa plastica “da pasticcere” e se plasticaci deve essere, deve essere appropriata, genialee garbata ed affine al processo tecnico tratta-to. La stufa così fatta potrà stare benissimo inquelle case abitate da chi è esigente in fatto diarredamento.”Questi pensieri teorici, verranno tradotti in re-

Leo Ravazzi: Donna con chitarra

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5334

Page 35: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

35

altà con la realizzazione di due stufe estetica-mente rivoluzionarie fabbricate per servire earredare la costruenda “Casa Littoria”.Oggi le possiamo ammirare nell’esposizionedi Palazzo Botton.Leo Ravazzi, figlio del suo tempo, e pervasodallo spirito innovatore, sembra voler scuote-re i castellamontesi dal torpore, quando affer-ma: “Siamo stufi di sentir dire “Castlamontpais dle pignate” questo non fa per noi, è trop-po poco ,troppo passatista, roba di altri tem-pi” ed esorta gli addetti del settore ad aprirsial rinnovamento ed a superare le difficoltà.A parole propositive verso di loro, parole cheregolarmente verranno ancora ripetute (sem-pre invano) sino ai giorni nostri. “Son bravagente questi ceramisti e son fatti un po’ a modoloro…cerchiamo di avvicinarci a loro e di in-coraggiarli e speriamo che un giorno (prossi-mo) essi si riuniscano in consorzio, abbianochi dia loro una direzione, si suddividano laproduzione e si approfondiscano ognuno in unadata lavorazione e possano servirsi di giovaniartigiani che avranno imparato ad una scuolache a Castellamonte esiste già. Solo così unnuovo ritmo di vita e di lavoro sarà beneficoper la nostra regione.”La passione per la ceramica lo assorbirà quasicompletamente, così come la ricerca di smaltiper rivestire le terrecotte.Assieme al giovane professore Lama, venutoda poco a dirigere il laboratorio di ceramicadella Scuola d’Arte porta a termine parecchilavori, in smalto rosso, uno dei primi che saràaccettato alla XX Biennale di Venezia.Quando partirà da Castellamonte sarà prontoa dedicarsi esclusivamente al suo nuovo amo-re: la ceramica.Leo Ravazzi restò a Castellamonte fino al 1936,dopo 11 anni di insegnamento alla scuola d’Ar-te, decise di richiedere il trasferimento. ACastellamonte ebbe il tempo disponibile perdedicarsi alla sua arte, ma in quella scuola nonavrebbe potuto sistemare la sua posizione d’in-segnante.Il Ministero gli propose la direzione della Scuo-la d’Arte Ceramica di Sesto Fiorentino senzaconcorso.

La nuova scuola coi i suoi numerosi e attrez-zati forni, gli darà modo di fare nuove espe-rienze e di perfezionare le sue ricerche iniziatea Castellamonte, nel campo smalti, cristalline,ecc, che daranno un nuovo aspetto alla sua arte.Leo Ravazzi divenne anche un tecnico dellaceramica, instancabilmente alla ricerca di nuovieffetti; egli ha composto infatti smalti e verni-ciature speciali, rivestimenti cristallizzati. Ri-vestimenti rossi a 920°, rivestimenti trasparentied altre diverse varietà di colori e riflessi chenella sua arte rappresentano tante conquisted’espressione.Sono di quegli anni i suoi più belli lavori inceramica: La tragedia, Donna Antica, Mercu-rio, Cleopatra, La Partenza, La Sposa, DonnaItaliana, La Musica, L’Abbondanza,ecc.Espone a Palazzo Strozzi, alla Quadriennaledi Napoli, alla Sala d’Arte della Nazione a Fi-renze, alla mostra d’Arte Italiana a Dusseldorfe fa parte di numerose giurie.La direzione della scuola d’Arte di Sesto Fio-rentino gli pesa, così nel 1942 richiede al Mi-nistero il trasferimento a Perugia. Nel 1951 ilfiglio Antonello nato a Castellamonte prende-rà i voti e diverrà don Benedetto. Nello stessoanno si trasferisce alla scuola d’Arte diPietrasanta.Nel 1955 lavora per costruire l’altare di unachiesa benedettina a Latrobe in Pennsylvania(USA), scolpisce quattro altorilievi in botticinoche dovranno sostenere la Mensa e anche ilCrocifisso dell’Altare.Sarà la sua ultima importante fatica artistica,dopo una breve malattia morirà a Pietrasantanel 1958.Leo Ravazzi fu un artista eclettico, ma furonogli anni castellamontesi a far maturare in luiquella passione per la ceramica che lo porteràa raggiungere i traguardi artistici più impor-tanti.Le sue opere si trovano al Museo di Napoli, alMuseo Internazionale di Faenza, alla raccoltaSclavo di Siena e in importanti collezioni ce-ramiche nazionali ed estere.

Fotografie dell’Archivio di Romolo Scavini – Rivarolo– che si ringrazia sentitamente.

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5335

Page 36: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

36

La Madonna del Carmine aSan Rocco di Castellamonte

ALDO MORETTO

In una visione laterale da sinistra I’alto rilie-vo s’anima per il moto che investe soprattuttoil Bambino: il braccio destro proteso in avantiad invadere lo spazio della via, di chi guarda epassa. Da tale posizione s’intravede soltanto ilvolto sorridente, grazioso della Madre. Tra letestimonianze del passato, molto significativaè appunto la ”Madonna del Carmine”, datata1638, su commissione della famiglia Reasso.Per documentare la civiltà della ceramica aCastellamonte bastano anche solo due esem-pi, entrambi appartenenti al rione di S. Rocco,dove si coglie la dialettica tra la libertà del ba-rocco e la compostezza classica di primo Set-tecento.L’altra opera, sempre sulla via per S. Rocco, èil bassorilievo con I’ ”Assunta”, datato 1707,sulla facciata di casa Allaira. Nella rappresen-tazione della ”Madonna del Carmine”, al disotto del Bambino, compare I’angelo che conil braccio alzato indica al fanciullo che rappre-senta I’anima la visione in cielo. II fratecordigliere, invece, con la testa di profilo, ri-mane isolato nella vasta superficie dell’imma-gine, mentre con piena evidenza la corda cadein verticale. Emblematico è il gesto d’unire pol-lice e indice della mano sinistra, compiuto dallaMadonna del Carmine, che probabilmente inorigine era la Madonna del Soccorso, avvolta

dall’onda del manto, a significare, sebbene inmodo iconograficamente raro, la concordia ri-trovata dopo la peste. Storicamente, la Vergi-ne del Carmelo viene eletta protettrice dellaComunità I’11 aprile 1728. Nel 1753 nacquela compagnia della Madonna del Carmine che,successivamente, fu aggregata alla confrater-nita del Corpus Domini (1765). Un cenno me-rita, infine, la cornice mistilinea con la targaovale nel fastigio retta da due putti nudi che,sedendo sulle volute, invadono il campo visi-vo dell’icona; mentre ai lati la linea flessa s’ar-ricchisce dei trofei di frutta. La ”Madonna delCarmine” rientra, quindi, nell’arte delle ”cele-brazioni” e delle ”feste”. La valorizzazionedella ”festa” andrà compresa come un momen-to che accomuna gli individui, in maniera du-ratura, nel ringraziamento verso la benevolen-za della divinita.L’ ”Assunta”, per contro, è d’una limpidezza,d’una purezza di forma estrema. La Vergine, afigura intera, protesa verso I’alto, dall’ampiopanneggio classico, a braccia conserte, poggiasulla falce di luna e sul sole. In basso, la testadell’angelo dal carattere juvarriano s’affermaplasticamente, interrompendo la regolarità ge-ometrica della cornice. II bassorilievo conl’”Assunta” va inteso come richiamo nel bor-go alla Cappella dell’Assunta in Castello.

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5336

Page 37: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

37

Le MadonneNere

IVAN MIOLA

COPYRIGHT© 2004 IVAN MIOLA Questo testo è di esclusiva proprietà dell’autore, è vietata qualsiasi forma di riproduzione ediffusione non autorizzata, qualsiasi uso non autorizzato verrà perseguito in base alla LEGGE 22 APRILE 1941, N. 633 (Gazz.Uff., 16 Luglio 1941, n. 166) e successive modifiche apportate dalla legge 18 Agosto 2000, n. 248 e dal D. Lgs. n. 68/2003.

Chi non si è mai chiesto guardando uno deitanti piloni votivi che raffigurano la MadonnaNera, perché è nera? Non vi ha mai incuriositovedere questo tipo di raffigurazione sacra invallate, come quelle piemontesi, dove l’in-fluenza dell’arte provenzale, e quindi delleMadonne bionde con gli occhi azzurri è moltoforte? I perché sono molti, le risposte altret-tanto numerose. Senza cercare di convincerenessuno sulla bontà di una teoria piuttosto cheun’altra, vi esporrò tutte le spiegazioni e a voila scelta di decidere a che cosa e soprattutto achi credere…

Le ipotesi principali sulla colorazione neradelle Vergini, che via via si sono succedute neltempo sono le seguenti:

1. annerimenti per cause chimiche e tem-porali

2. l’impiego di un particolare tipo di le-gno scuro

3. l’unione della tradizione bizantina conil reimpiego cristiano di gruppi egiziin ebano pervenuti a noi attraverso lecrociate.

4. iconografia di divinità celtiche e roma-ne talvolta brune.

La prima spiegazione, nonostante per anni siastata quella talvolta utilizzata dalla Chiesa, sicommenta da sè: come è possibile che il fumodelle candele o la polvere del tempo abbianoinscurito solo i volti, mentre gli abiti hannocolori vividi e splendenti?Anche la seconda non fa al caso nostro. L’uti-lizzo di legni scuri, per raffigurare un immagi-ne cristiana, è più diffuso in Africa o in Ameri-ca del Sud, dove le popolazioni, essendo dipelle scura, tendono a realizzare leraffigurazioni sacre, con un colorito simile alloro.La terza e la quarta ipotesi possono essere ana-lizzate insieme. Le raffigurazioni della Terra,Grande Madre di tutta la natura e delle coseviventi, sono assai comuni in Europa e restanoancora oggi numerosi esempi di questo cultoantichissimo, rappresentato spesso da una Ver-gine nera. Non tutte le cosiddette “Vergini nere”risalgono ai Celti; molte sono arrivate in Eu-Statua Preistorica raffigurante la grande Madre

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5337

Page 38: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

38

ropa portate dai soldati di ritorno dalle Crocia-te, oppure da pellegrini che si erano recati inTerrasanta. Ma la loro diffusione e la facilitàcon cui sono state accettate dalla popolazionedimostra che si sono inserite in luoghi di cultoe in tradizioni religiose preesistenti.

Più di uno storico, oggigiorno, afferma che laVergine è sicuramente collegata al culto di Isidecon in braccio il figlio Horus, diffuso fino alVI secolo sia in Oriente che in Europa, cui siriferiscono quasi tutti i rituali iniziatici. Nefurono influenzati soprattutto i Cavalieri del-l’Ordine Templare, sensibili al fascino d’ognidottrina esoterica, come Sufismo ed Islam, chelo parafrasarono a fondo. Il relativo simboloiconografico venne introdotto nelle loro Cap-pelle, Chiese ed Abbazie, diffuse ovunque etuttora esistenti in varie località, anche africa-ne (Alto Egitto, Etiopia, ecc.). All’inizio ven-ne sfruttato piuttosto diffusamente il riciclo diantiche immagini egizie, adattate ed esibite perla venerazione, specie in antichi templi paganiconvertiti al culto cristiano.La leggenda - riportata anche da Plutarco (47-127 d.C.) - narra che Osiride fu prima ucciso ein seguito smembrato in 14 pezzi dal fratello

Seth, che li gettò nei 7 bracci del Nilo. Isideandò alla ricerca dei pezzi per ricomporre ilcorpo dell’amato, ma ne trovò solo 13, perchéil fallo era stato ingoiato dai pesci. Horus, ilfiglio di Osiride e Iside, vendicherà la mortedel padre, che dal canto suo diventerà sovranodell’oltretomba (o Duat), acquisendo peculia-rità inferiche. D’ora in poi il Faraone identifi-cherà se stesso con Horus finché sarà in vita econ Osiride una volta che avrà varcato la so-glia dell’aldilà, trasformandosi in stella di Orio-ne.Il culto di Iside si diffuse ampiamente in Egit-to nel periodo dinastico. Dall’Egitto si diffusealla Fenicia, Siria, Palestina; all’Asia Minore,a Cipro, Rodi, Samo e altre isole dell’Egeo, amolte parti della Grecia -come Corinto, Argo,e la Tessaglia; quindi Malta e la Sicilia e daultimo Roma. Nel primo secolo a.C. Iside fula Dea più popolare nella Città Eterna, dallaquale il culto si espanse fino ai limiti dell’Im-pero Romano. A Pompei, come gli scaviarcheologici rivelano (...) Iside giocava un ruo-lo predominante. Nella capitale, venivano co-struiti dei templi in suo onore (...) venivanoinnalzati degli obelischi e gli imperatori si in-chinavano quando pronunciavano il suo nome.Nel golfo arabo e nel Mar Nero si trovavano iporti di Iside. Le iscrizioni indicano che avevadei fedeli seguaci in Gallia e in Spagna, inPannonia e in Germania. La sua influenza siestendeva dall’Arabia all’Asia Minore ad este dal Portogallo alla Bretagna nell’ovest e ireliquiari erano a lei consacrati sia nelle pic-cole che nelle grandi città (...) Benevento, Lon-dra. In un’antica preghiera si parla di lei comedell’ “amica degli schiavi e dei peccatori, de-gli artigiani e degli oppressi, nello stesso tem-po ascoltava anche le preghiere dei benestan-ti”.In tutto il mondo, nel corso del primo secolodell’era comune, gli schiavi e le donne dellanobiltà veneravano l’africana Iside considera-ta la divinità che “si imponeva attraverso laforza dell’amore, della pietà, della compassio-ne e della sua particolare attenzione nei con-fronti degli afflitti”. Prima dell’avvento delcristianesimo, la religione di Iside prometteva

Iside che allatta

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5338

Page 39: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

39

la vita dopo la morte. Templi dedicati ad Isidesi trovavano in tutto l’impero romano: in Gal-lia, in Portogallo, in Spagna, in Bretagna, inGermania, in Italia ed in tutti quei luoghi chein seguito divennero santuari di venerazione

delle madonne nere. In Italia, Iside era una di-vinità madre associata alla guarigione; il tem-pio a lei dedicato a Pompei, risalente al VI se-colo a.C., è situato in prossimità di un tempioconsacrato a Esculapio o Serapide. Una carat-teristica significativa di Iside, in seguito iden-tificata con la Madonna, consisteva nell’esse-re madre compassionevole. Durante l’epocacristiana, suo figlio Horus venne rappresenta-to come l’immagine di Cristo.Il suo culto si rafforzò nel tempo come religio-ne di salvezza e consolazione indirizzata a tut-ti i ceti con particolare riguardo per i più pove-

ri. Siamo nel II secolo d.C., in piena epocaalessandrina e la Dea egizia ha ormai acquisi-to quei tratti universalistici che permetterannoal suo culto di sopravvivere ancora a lungosotto le più svariate maschere.A Roma il culto si esaurì, più o meno forzata-mente, con l’avvento del Cristianesimo ed inEgitto l’ultimo tempio di Iside fu chiuso nel550 d.C e trasformato in Chiesa Cristiana.Nella sola Roma antica circa un centinaio ditempli di Iside furono trasformati in Chiesecristiane. Abbiamo tuttora nella città di Romail più alto numero di chiese dedicate a MadonneNere. E’ stato appurato, da reperti, che anche la Chie-sa di S. Stefano a Bologna, era in origine untempio di Iside come pure Notre Dame a Pari-gi. Nei secoli passati molte immagini e statuedelle originali Madonne Nere sono state distrut-te o si trovano in collezioni private. Alcunesono state riprodotte e spesso sono diventatebianche (a volte riprodotte su marmo bianco!)forse per cancellare la loro origine “pagana”!Altre Madonne Nere descritte come tali da fontiantiche autorevoli o da foto non vengono rico-nosciute come tali dalle autorità religiose lo-cali.Evidenti le corrispondenze con gli antichi cul-ti orientali che in periodo ellenistico affluiro-no nell’impero di Roma. Tali culti, le cui radi-ci erano probabilmente mesopotamiche, ave-vano come tema comune proprio il rito di mortee resurrezione di un Dio, motivo sia naturistico- l’alternarsi delle stagioni - sia sviluppato suc-cessivamente in senso animistico o spirituale,come esemplificazione del percorso dell’ani-ma immortale.Forse il più diffuso in tarda epoca ellenistica èil culto di Cibele e Attis, importato a Roma nel204 a.C. Attis, Dio della vegetazione, morivae risorgeva, e all’equinozio di primavera la suavicenda veniva commemorata da una festascandita in vari momenti: lutto, processionefunebre, sepoltura e resurrezione.

Ma quali sono le “eredità” di Iside, intese cometratti raffigurativi che troviamo anche nellaMadonna? Ecco i principali:

La Madonna di Oropa

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5339

Page 40: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

40

La coroncina luminosa che circonda la te-sta di molte statue della Madonna non è al-tro che la corona di 12 stelle delle antichedee lunari presenti nelle mitologie di diver-si popoli.La colomba bianca, che è il modo di rap-presentare lo Spirito Santo o che compareai piedi di statuette devozionali di Maria eraun animale sacro a Venere, la dea dell’amo-re e anche sua epifania.Nell’immagine della Madonna si vede unafalce di luna sotto i suoi piedi: anche que-sto è un retaggio delle antiche dee lunari: lastessa Diana porta la falce di luna sulla fron-te.Il serpente sotto i piedi della Madonna nonè altro che l’animale cosmico simbolo edepifania dell’antica Dea, sulla quale Ella tro-neggiava, mentre nel Cristianesimo il retti-le diventa il nemico, il diavolo, e la Ma-donna lo schiaccia col calcagno, perché inmolti casi il patriarcato ha demonizzato isimboli sacri delle religioni precedenti esoprattutto gli animali che originariamenteerano divini.

E’ lecito pensare che il Cristianesimo e la Chie-sa, non potendo fare tabula rasa delle tradizio-ni religiose precedenti, le abbiano via via in-globate nella nuova religione, epurandole ditutte quelle parti che non erano conciliabili conla dottrina, ma rendendole così meglioassimilabili al popolo dei fedeli. Come già erasuccesso per i Santi: per evitare che i contadi-ni, continuassero ad officiare riti in onore de-gli dei pagani, le autorità ecclesiastiche, resesiconto che non potevano essere eliminati, lihanno sostituiti con altre figure, ed ecco allo-ra, tanto per fare un esempio Pan, dio dei bo-schi e degli animali che diventa Sant’Anto-nio….1

Il rapporto tra la Madonna e la dottrina uffi-ciale cristiana, non è così lineare come si po-trebbe supporre.

La Chiesa dovette introdurre la figura dellaMadonna, la madre terrena di Gesù: bisognaattendere il Concilio di Efeso (451 d.C.) per-ché venga definita “Treòtokos”, cioè “Madredi Dio”, non solo quindi madre dell’uomo-Gesù ma anche di Gesù-Dio. Gesù è la Secon-da Persona della Santissima Trinità, che è for-mata da tre persone uguali, anche se distinte:dunque Maria dovrebbe essere la madre di tut-te e tre. A rigore la madre viene prima del fi-glio, perciò la Madonna dovrebbe preesisterealla Trinità. Ecco, secondo alcune tesi, un’al-tra spia che fa di Lei la Grande Dea,detronizzata ma poi reintrodotta.Invece la Chiesa, pur dovendo recuperareun’immagine divina femminile, ha sempre ri-fiutato di considerarla più grande o almeno parial Dio maschile, l’ha sempre voluta insubordine, rispecchiando così il patriarcatodella cultura dominante. La teologia cristianaufficiale continua a ripetere che la Madonnanon va fatta oggetto di adorazione (riservatasolo a Dio), ma di venerazione (che è qualcosadi meno), come si conviene alle creature uma-ne, e ha spesso condannato o per lo meno guar-dato con sospetto certe forme di religiositàpopolare ritenendole non ortodosse ed ecces-sive. Cosi come più volte le gerarchie eccle-siastiche hanno raccomandato agli artisti di ri-trarre la Madonna sempre con il Bambino Gesùe non da sola, sia per rendere chiaro anche vi-sivamente che è dal Figlio, lui solo Divino, cheviene autorità alla Madre, sia perché delle don-ne fosse esaltato solo il ruolo materno. Altret-tanto stupefacente è scoprire che la proclama-zione dell’Immacolata Concezione che ponela Madonna al di sopra di tutte le creature uma-ne in quanto esente dal peccato originale siadel 1854, mentre quella dell’Assunzione in cie-lo (portata su, e non che sale da sola) sia addi-rittura del 1959 .

…..in Canavese

Ma come sono arrivate le Madonne nere inCanavese? Castellamonte, Ivrea, SettimoVittone, non sono un po’ lontane dall’Egitto?Anche da noi esistevano culti precristiani di1 Rivista Focus. Agosto 2005

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5340

Page 41: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

41

effigi nere? Crociati, Templari, eretici Cataried Albigesi, hanno qualche legame con noi?Facendo questa ricerca, mi sono accorto cheproprio il Canavese ed il Biellese hanno tuttele caratteristiche per poter dare concretezza alleteorie sopra esposte.Il santuario della Madonna di Oropa (Biella) èuno dei più interessanti. Leggendo alcuni opu-scoli che lo descrivono, si scopre che pare siaaddirittura il più antico d’Europa tra i santuaridedicati alla Madonna. Ma la cosa che più col-pisce è che la leggenda vuole che nel 369 ilvescovo Eusebio2 vi si rifugiò e nascose lastatuetta di legno di una Vergine nera, portatadall’Oriente, nella nicchia di un grosso masso(che fu poi inglobato nella chiesa). Questa pie-tra aveva però una caratteristica particolare: da

tempo immemorabile le donne vi si recavanoper propiziare la nascita di figli, tanto che an-cora adesso si chiama “pietra della vita”. Eccoquindi una prima conferma di quanto detto inprecedenza, la cristianizzazione di un luogo giàritenuto sacro precedentemente: non si può vie-tare alle donne di andare in pellegrinaggio allapietra ed allora le si pone vicino una statua dellaMadonna, col tempo le donne assoceranno lasacralità alla statua e non più al masso!Gran parte delle Madonne nere che troviamoin Canavese sono raffigurate su piloni o in cap-pelle poste sui sentieri di pellegrinaggio versoil Santuario di Oropa (Castellamonte,Banchette, Borgofranco, Settimo Vittone, etc)o in luoghi di forte devozione (Groscavallo) ocon un’organizzazione sociale fortemente le-gata al matriarcato (cappelle di Brosso).Ma, al di là del masso di Oropa, come si èpotuto convincere delle popolazioni di carna-gione chiara ad adorare un effigie scura, cosìlontana dal loro modo di vedersi e di rappre-sentarsi. Anche qui non ci sono state grossedifficoltà: l’Egitto non era poi così lontano, enon intendo geograficamente. Proprio nellenostre zone, e più precisamente nell’attualeMonteu Da Po, esisteva il più grande tempiodi Iside delle Galie. Nelle mie ricerche mi sonoimbattuto nella descrizione dell’areaarcheologica di Industria. “Un sito archeolo-gico sulla città romana di Industria, risalenteal II sec.a.C. - IV sec.d.C. Sono riconoscibiliun tempio dedicato a Iside del I sec.d.C.(statuette della dea Iside Fortuna e del dioArpocrate) e alcune “insulae” civili adiacenti.Numerosi i reperti trovati e ora al Museo diAntichità di Torino, tra cui statuette femmini-li, di divinità e di tori in bronzo, un tripodedecorato, un’epigrafe sacerdotale. I resti dellacittà romana di Industria (oggi Monteu da Po,in provincia di Torino), identificati già nelXVIII secolo, vennero ampliamente (ma nonesaustivamente) indagati nel XIX secolo a curadel conte Morra di Lauriano. Malgrado si co-noscano le modalità di provenienza deibronzetti figurati (acquistati nel 1853), ancoraoggi mancano dati documentari sufficienti aricostruire con chiarezza l’ingresso in museo

Affresco raffigurante la Madonna d’Oropa.Pilone votivo, Brosso

2 Chi era Sant’Eusebio?Ario, prete Alessandrino, sosteneva la sola natura umana di Cristo.Nonostante la dottrina fosse stata condannata al concilio di Nicea(325), trovò largo seguito tra il popolo e l’imperatore Costantino II.La dottrina fu contrastata da alcuni vescovi tra i quali Lucifero (ve-scovo di Cagliari) ed Eusebio (vescovo di Vercelli). Questi furonomandati da papa Liberio, come suoi delegati, al concilio di Milano(355), convocato da Costantino II, dove rimasero fermi sulle loroposizioni di condanna dell’arianesimo, cosa che gli costò l’esilio finoal 362, quando Giuliano l’Apostata, succedendo a Costantino II, ri-chiamò tutti gli esiliati.

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5341

Page 42: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

42

degli altri pezzi della notevole collezione re-lativa ad Industria.In questa città è stato rinve-nuto un santuario dedicato ad Iside, eretto nelI secolo d.C. e ampliato negli anni seguenti;questo dato testimonia la diffusione in Italiadei culti misterici di provenienza orientale an-che nelle regioni lontane dai principali flussieconomici e culturali, un fenomeno noto già apartire dalla prima età imperiale. Al culto diquesta divinità egiziana sono infatti riferibilinumerosi oggetti, quali il sistro (uno strumen-to musicale), le statuette della dea Iside Fortu-na e del dio Arpocrate (la grecizzazione del-l’egizio Horo), le immagini di torelli e di altrianimali votivi ed infine un tripode, i cui piedisono decorati con immagini di fauni e che eraprobabilmente utilizzato nell’ambito del tem-pio isiaco.Tra gli altri reperti più significativiin bronzo, connessi con il culto di Iside e chetestimoniano l’esistenza in loco di officine al-tamente specializzate nella lavorazione di talemetallo, si possono segnalare varie figure fem-minili, statuette di offerenti ed una epigrafe chemenziona il collegio dei “PastophoriIndustrienses”, sacerdoti adibiti al culto delledivinità locali. Vasta è l’esposizione di oggettid’argento, si possono ammirare, tra l’altro,numerose statuette di offerenti, di divinità (qua-li Giove, Minerva, Iside-Fortuna) e di perso-naggi mitologici (come Ercole nell’atto di as-salire il nemico).Il ritrovamento di materialieterogenei in bronzo (sculture, appliques (fotoin alto, accanto al titolo), frange di corazzaeccetera) indicano la presenza nella città diIndustria di officine locali specializzate nellalavorazione di questo metallo.”3 Un’altra trac-cia di origine romana potrebbe essere indivi-duata nell’architrave del portone della chiesadi San Ponso. E’ ormai appurato, dalla grandequantità di materiale lapideo ed epigrafico, chein zona ci fosse un importante insediamentoromano. Proprio la stele, riutilizzata comearchitrave per la porta principale di accesso,sembrerebbe raffigurare in modo molto grez-

zo un’immagine di Venere con coroncina esistro..Ecco trovato un altro tassello canavesano delnostro mosaico.Ma non è finita. Cercando informazioni su al-tre Madonne Nere famose, ci si imbatte nellastoria del paese di Saintes Maries de la Mer, inCamargue, famoso per la sua stupenda chiesafortificata; edificata nel XII secolo, e’ una verae propria fortezza: ad una navata sola, spoglia,senza cappelle laterali e senza sacrestia, hamura molto spesse e poche finestre a feritoia;qui si rifugiavano gli abitanti del luogo quan-do i pirati saraceni sbarcavano sulle loro costeper razziare e uccidere; e’ possibile salire conuna ripida scala a chiocciola sul tetto della chie-sa, dove c’e’ il posto di osservazione peravvistare i pirati in arrivo, purtroppo nonvisitabile, e i caditoi dai quali veniva versatosugli assedianti olio bollente; all’interno dellachiesa si trova anche un pozzo di acqua dolcecon il quale gli assediati potevano dissetarsi.Sempre all’interno della chiesa, sul lato sini-stro, in una nicchia ricavata nel muro si trova-no le statue in legno delle Sante Marie delMare, a cui e’ dedicata la chiesa, e in una crip-ta sotto l’altare la statua della Santa Sara, nera,patrona dei Gitani. Questa e’ la loro storia.4

Quando Gesu’ fu posto in croce, ai suoi piedi,ad accompagnarlo coraggiosamente nella suaora piu’ dura, stettero, oltre a Maria sua ma-dre, Maria di Magdala, Maria Salome’, madredell’Apostolo Giacomo il maggiore e di Gio-

3 www.regione.piemonte.it

4 Un’altra storia, di origine gitana, racconta che fu Sara, capo tribùdegli zingari, ad accogliere, sulle rive della Provenza, Maria Iacobé(sorella della Vergine Maria), Maria Salomé e Maria di Magdala,scoppiata in Palestina la persecuzione di re Erode Agrippa nel 44,cacciate dalla Giudea e portate da una barca senza remi fino allecoste francesi. Le donne divennero poi Sante e i gitani se ne “appro-priarono” per raccontare la storia e la memoria del loro popolo. Eora, a Pioch Badet, sulla strada per Saintes Maries de la Mer, inCamargue, c’è una grande festa, uno dei raduni annuali più impor-tanti del popolo rom: dal 24 al 26 maggio, sarà un continuo susse-guirsi di preghiere, processioni, messe e pellegrinaggi. Una grandestatua di Sara verrà portata dagli zingari fino al mare, da dove faran-no arrivare, su una barca, i due simulacri delle Sante. Un vescovobenedirà i pescatori, il paese e i pellegrini, che, in questi tre giorni,affolleranno le strade con i loro carrozzoni colorati. La fede che siprofessa, in questo grande rito, è quella cattolica, ma la modalità èdiversa rispetto a quella usuale: è un’esplosione di musica e danze,in un clima di allegria.

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5342

Page 43: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

43

vanni l’evangelista, e Maria Giacoma, sorelladella Madonna e madre dell’Apostolo Giaco-mo il minore. E quando tre giorni dopo la suamorte, la mattina di Pasqua, queste donne an-darono al sepolcro per cospargerne il corpo conunguenti e profumi, secondo le usanze di allo-ra, furono loro che trovarono il sepolcro vuotoed ebbero l’annuncio dall’Angelo che il Signo-re era risorto, e lo portarono agli Apostoliperche’ lo annunciassero a tutto il mondo.Laleggenda racconta che scoppiata in Palestinala persecuzione di re Erode Agrippa nel 44,dopo la decapitazione del figlio Giacomo,Maria Salomè e Maria Giacoma, insieme conla loro serva nera Sara e molti altri, furono ar-restate e messe su una piccola barca senza velene’ remi; guidate dalla Provvidenza giunseroinfine, stremate, sulle coste della Camarguedove, dopo aver ringraziato Dio per averle sal-vate, iniziarono a predicare il Vangelo.Dopola loro morte diventarono le Sante Patrone delpaese di Saintes Maries de la Mer, dove anco-ra oggi vengono venerate una volta all’anno,alla fine di maggio, con una grande processio-ne in cui vengono portate al mare le loro im-magini di legno e le loro reliquie, cioe’ le loroossa, conservate nella Chiesa. Nella stessa oc-casione viene portata al mare anche la statuadella Santa Sara, che e’ diventata la patrona eprotettrice dei Gitani, che qui accorrono da tuttaEuropa per venerare la loro Santa.Secondo alcuni scrittori e ricercatori l’effigienera venerata in questi territori ed in alcunevallate al confine tra Francia e Piemonte, cheper la loro conformazione geografica eranodifficilmente raggiungibili e quindi avrebberoofferto un buon rifugio per gli eretici (effetti-vamente queste sono zone dove trovarono ri-fugio gli apparteneti all’eresia Catara ), non erané quella della madonna né quella di santa Sarama bensì quella di Maria Maddalena.Il più antico documento che propone la incre-dibile storia della presenza della Maddalenain Provenza dopo la morte di Gesù, è la Vita diMaria Maddalena, opera pubblicata intorno alIX secolo da Rabanus Maurus arcivescovo diMainz (Magonza), ma il testo che piùampliamente affronta questo tema e che ag-

giunge maggiori dettagli è di certo la LegendaAurea scritta nel 1260 da Jacopo de Varagine5 .Qui di seguito propongo una sintesi ottenutastralciando parti del libro quarto che l’autorededica alla leggenda della Maddalena.“Maria Maddalena prende il nome daMagdalo, un castello, nacque da nobile lignag-gio e da genitori di sangue reale. Suo padre sichiamava Ciro e sua madre Euchasia. Lei consuo fratello Lazzaro e sua sorella Marta pos-sedevano il castello di Magdalo, che sorge adue miglia da Nazareth e da Betania ... In queltempo all’apostolo S. Massimino, che era unodei 70 discepoli del signore cui fu affidata laMaddalena per ordine di S. Pietro, in seguitodopo che i discepoli furono partiti, S.Massimino, Maria Maddalena, Lazzaro suofratello, Marta sua sorella, Marcella serva diMarta, e Santa Cetonia che era nata cieca eche aveva riacquistato la vista grazie al Si-gnore, insieme ad altri cristiani furono cattu-rati dai miscredenti e caricati su una barcapriva di remi e timone perché affogassero. Mala bontà di Dio onnipotente li condusse tutti aMarsiglia ... In seguito accadde che il princi-pe della provincia e sua moglie fecero sacrifi-ci per ottenere un figlio e Maria Maddalenache aveva parlato loro di Gesù Cristo gli im-pedì di compiere quei sacrifici ... allora il prin-cipe disse io e mia moglie saremo lieti di adem-piere a tutte queste cose se tu riuscirai ad farein modo di farci avere un bambino attraversole preghiere al tuo dio ... il Signore ascoltò lesue preghiere e la donna concepì. Suo maritodecise che sarebbe partito per andare da S.Pietro e verificare se era vero ciò che avevaascoltato dalla Maddalena. Sua moglie ... glichiese di portarla con lui. Dopo che ebberoveleggiato un giorno ed una notte vi fu unagrande tempesta ... a causa del temporale edella tempesta il bimbo che portava in grem-bo morì ... Ahimè disse, cosa farò? Desidera-

1 Codice XXXV sec. XIV, foll. 318 in pergamena (cm 37 x 25)VitaDiversorum Sanctorum et Praecipue Vita S.ti Eusebii cumEthimologiae Dictorum Sanctorum Iacobi de VaragineConservato presso il museo del Duomo di Vercelli

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5343

Page 44: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

44

vo avere un figlio e ho perso moglie e figlio ...E pensarono che fosse meglio indirizzare lanave verso terra e seppellirlo lì per evitare chefosse divorato dai pesci del mare ... Quandogiunse da Pietro, egli vide la croce sulla suaspalla e gli chiese chi fosse e perché era giun-to fin lì, così egli gli raccontò tutto quanto eraaccaduto ...Quindi Pietro lo condusse a Gerusalemme egli mostrò tutti i luoghi ove Gesù aveva predi-cato e fatto miracoli ed il posto ove aveva sof-ferto ed era morto e dove era asceso al cielo.Dopo che fu ben istruito nella fede da S. Pie-tro e dopo che furono trascorsi due anni egliripartì per Marsiglia ... Veleggiando sulla rot-ta di ritorno giunsero, per volere di Dio, nelluogo in cui aveva abbandonato i corpi dellamoglie e del figlio ... Il piccolo che aveva otte-nuto grazie a Maria Maddalena si alzò ed andòverso la spiaggia e come tutti i bimbi piccoli,prese delle piccole pietre e le lanciò in mare ...Quando il bimbo li vide, non avendo mai vistoaltre persone prima, ebbe timore e corse a na-scondersi sotto il mantello della madre ... ilpadre sollevò il mantello e vide il bimbo chepoppava al seno della mamma ... Allora presesuo figlio tra le braccia e disse: Oh MariaMaddalena ora io so e credo davvero che seistata proprio tu a darmi mio figlio, lo hai ali-mentato e tenuto in vita due anni su queste roc-ce ora ridonami sua madre e riportala così co-m’era a me. A queste parole la donna iniziò arespirare e prese vita ... Giunsero in fretta aMarsiglia ... e trovarono Maria Maddalena chepregava con i suoi discepoli ... e le raccontòciò che era accaduto ... ricevette, così, il bat-tesimo da S. Massimino. Distrussero i templidegli idoli a Marsiglia e costruirono le chiesedi Gesù Cristo. S. Lazzaro fu scelto quale ve-scovo di quella città e dopo di ciò si trasferi-

rono ad Aix ... e lì S. Massimino fu ordinatovescovo ... Egesippo con altri libri di Giusep-pe, concordano abbastanza con la storia nar-rata ... .Al tempo di Carlo Magno nell’anno dinostro signore 771, Gerard duca di Burgundianon aveva avuto figli da sua moglie sebbeneavesse dato sempre elemosine e avesse costru-ito molte chiese e molti conventi. Dopo cheebbe costruito l’abbazia di Vesoul, egli e l’aba-te del convento spedirono un monaco per tro-vare e portare al convento, se possibile, le spo-glie di Maria Maddalena. Quando giunse nel-la città la trovò distrutta dai pagani ... Poi,per fortuna, trovò il sepolcro ... quindi egli tor-nò ... Presto il duca ebbe un figlio dalla mo-glie..”. Il testo, quindi in parte conferma laleggenda su Saintes Maries de la Mer, ed inparte ci rivela l’importanza assunta dalla figu-ra della Maddalena in quei luoghi. Se teniamoconto che le vallate della Provenza non sonopoi così lontane, come non è così lontana l’ere-sia dal Canavese e dal Biellese e Fra Dolcinone è la riprova, forse abbiamo trovato un altroperché al forte radicamento della devozionealle Madonne nere sul nostro territorio!

Bibliografia

1. Stefen Benko, The Virgin Goddess: Studies inthe Pagan and Christian Roots of Mariology,1993

2. Plutarco, Iside ed Osiride.3. John H. Taylor, Egypt and Nubia, London, The

British Museum Press, 19924. Soprintendenza Archeologica per le Province

di Napoli e Caserta, Alla ricerca di Iside.Analisi. Loc.

5. “Iside. Mito Mistero Magia”, ArcheologiaViva, marzo-aprile 1997.

6. Rivista Focus. Agosto 2005

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5344

Page 45: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

45

GIACOMO MASCHERONI, GIANCARLO OBETTI, PIERANGELO PIANA, MAURO ROVETTOFOTOGRAFIE DI WALTER GIANOLA

Le Società Agricole Operaie di Mutuo Soc-corso, le Chiese e le Cappelle punti diRiferimento, di Aggregazione Sociale eSpirituale delle Frazioni di Castellamonte

La storiaLe Società di Mutuo Soccorso si diffusero nellaseconda metà del 1800 in tutto il Piemonte ein particolare nel Canavese e, come scrive An-gelo Paviolo, fu una rivoluzione sociale silen-ziosa, quanto attiva e capillare. Nel 1885 que-ste Società erano in tutta Italia 153, di esse 110in Piemonte di cui oltre 50 in Canavese.Alcune “Società” erano professionali o di me-stiere, come quella dei Terraglieri diCastellamonte o dei Cuochi di Rivarolo; so-vente compare l’indicazione: “Società Opera-ia o Operaia Minatori”e persino Società di ex

Militari e di tante altre categorie professionalie artigianali. Erano diverse quindi l’una dal-l’altra, in quanto nate in ambienti diversi, maunite dallo stesso scopo: l’aiuto reciproco nelsegno della solidarietà, ma soprattutto dellaprevidenza.Storicamente lo sviluppo delle Società di Mu-tuo Soccorso ebbe come punto di riferimentoessenziale la promulgazione dello StatutoAlbertino (1848) e la soppressione delle asso-ciazioni di tipo corporativo, una sorta di so-cietà autonome antecedenti e risalenti addirit-tura alla seconda metà del ‘700. Le Società di

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5345

Page 46: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

46

Mutuo Soccorso ebbero una grande spinta conil propagarsi del pauperismo e, per limitarnel’espansione, fu individuata la loro costituzio-ne sull’esempio di esperienze francesi e in-glesi.Nel 1849 nasce la prima vera Società piemon-tese e italiana di Muto Soccorso a Pinerolo,mentre la seconda Società nacque proprio aCastellamonte nel 1850.Il Muto Soccorso –scrive ancora Paviolo in:L’importanza di una stretta di mano, Ed. DeJoannes per il Lions Club Alto Canavese, 1997- aveva come scopo principale di garantire unminimo di sopravvivenza agli associati e alleloro famiglie rimasti privi di risorse. La quotaassociativa di quegli anni era di cinquanta cen-tesimi mensili, sufficienti per comprare quasiun chilo e mezzo di pane, oppure un chilo dipasta o di riso, due chili di farina di grano o tredi farina di meliga, un litro e mezzo di vino. Elemento essenziale della Società doveva es-sere la sicurezza dell’erogazione del sussidio,seppur modesto, sotto forma di assegno di ma-lattia. Era una sorta di “copertura assistenzia-le”, una specie di pensione vera e propria e, inparticolare, un organico aiuto alle vedove e agliorfani dei Soci, che erano tenuti a versare men-silmente da 40 centesimi a una lira. Le Società di Muto Soccorso in taluni casiavevano anche finalità culturali ed educative,ma soprattutto ricreative; erano quasi tutte do-tate di un “magazzino” di generi alimentari espaccio di vino nonché di un salone ove i Socipotevano giocare alle carte, discutere e consu-mare pasti e merende.Dopo mezzo secolo della sua iniziale esplo-sione organizzativa, il “mutuo soccorso” ten-de lentamente ad annacquarsi con la nascitadella “Cassa Nazionale di Previdenza”e le as-sicurazioni obbligatorie per i lavoratori dipen-denti contro la vecchiaia, le malattie, gli infor-tuni. Sotto la spinta di questa nuova condizio-ne molte Società chiusero i battenti; altre, sot-to la spinta del fascismo si trasformarono in“Dopolavoro”, mentre la maggior parte si mi-metizzarono in attesa di tempi migliori.Nel secondo dopoguerra con il ritorno dellademocrazia, le Società di Mutuo Soccorso

rifiorirono, per mantenere viva una gloriosatradizione anche se, le condizioni socio-eco-nomiche dei lavoratori erano radicalmentemutate rispetto al passato.

Società degli Artisti ed Operai “Unione Fra-tellanza”Era l’antica denominazione della nascente So-cietà castellamontese costituita nel 1849 da 151soci fondatori, che iniziò ad operare a pienoregime a partire dal 1° gennaio 1850 dopo es-sersi dotata di un “magazzino di previdenza”(vendita di generi alimentari di prima necessi-tà e vino). Principale promotore della Societàsi ritiene sia stato il sindaco del tempo avv.Domenico Gallo; tra i soci fondatori erano rap-presentate buona parte delle professioni ope-ranti nel paese: terraglieri, calzolai, negozian-ti, impiegati pubblici, professionisti…Nel 1905 assume la denominazione di “Socie-tà mutua cooperativa di previdenza e consu-mo” con uno Statuto di ampio respiro che com-prendeva, oltre allo “spaccio” di generi alimen-tari, anche una trattoria.

Purtroppo l’antica e gloriosa Società, che nelcorso di oltre un secolo di vita aveva adem-piuto ai compiti mutualistici che si erano pre-fissi i padri fondatori, chiudevaingloriosamente i battenti. Nel 1970 nascevala Società Cooperativa Ricreativa con annessiristorante-bar e bocciofila. in una sede, frutto

Ex Società Operaia di Castellamonte:lo stabile di Via Educ, già Via Roma

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5346

Page 47: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

47

del ricavato dell’antico e glorioso edificio diVia Educ, già via Roma.

Gli itinerari delle frazioniPer Campo e Muriaglio

La pieve romanica di Vespiola(Vespiolla, Vespiula)La pieve sorge ancora solitaria nello stesso sitoin cui sorgeva anticamente sul bordo della stra-da che, dipartendosi dalla provinciale Ivrea-Castellamonte – a circa 1 Km e mezzo – tendea Campo e Muriaglio.La costruzione della cappella risalirebbeantecedentemente all’anno 1000 ed è stata unadelle prime dieci pievanie della Diocesi diIvrea, nonché parrocchia matrice, costruita interritorio di Baldissero Canavese.Da essa dipendevano le chiese di Ungiano diSpineto (non più esistente), di Campo,Muriaglio, Cintano, Luvinengo (Borgiallo),Salto e Priacco: questi ultimi situati in riva si-nistra dell’Orco, incredibilmente decentrati ri-spetto a Vespiola.

La strutturaIn origine esisteva solo la cappella, aperta ver-so la strada, con semplice pronao in legno.Lastruttura muraria, invece, è mista: costruita conciottoli e mattoni, legati con malta di calce esabbia grossolana. All’interno del basso fab-bricato retrostante la cappella sono stati restau-rati gli antichi affreschi sotto la direzione del-la Soprintendenza alle Belle Arti di Torino. Trale altre stupende figure è stata individuato nien-temeno che il margravio di Baden, deceduto aMoncalieri in odore di santità.(L’argomento è ampiamente trattato sul “Qua-derno n. 2 del 2004 di Terra Mia).

MURIAGLIO

Lasciata la “Vespiolla”, si sale per circa duechilometri fiancheggiando i “Monti Pelati” diBaldissero, sino raggiungere il bivio che con-duce alle due frazioni, già comuni censuari, de-

La Chiesa di Vespiolla

Interno Chiesa di Vespiolla

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5347

Page 48: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

48

classati nel 1929, con l’avvento del fascismo,a frazioni del Comune-capoluogoCastellamonte.Sulla destra si sale verso Muriaglio e, dallapiazzetta della frazione, diparte via Pietro

Micheletto sulla quale si affaccia la vecchiasede della “Società Agricola Operaia di Mu-tuo Soccorso con magazzino di previdenza”,di cui riproduciamo la copertina dello Statutodel 1915, ma le cui origini, dopo alterne vi-cende, risalirebbero addirittura al 1886 come“Società Agricola di Muriaglio”.Attualmente sono in corso i lavori diriattamento della nuova sede situata in localispaziosi e in bella posizione, già edificio del-le scuole elementari della frazione che, tra l’al-tro, sarà dotata di un ampio salone per ricevi-menti. I lavori di ristrutturazione sono inseritinel progetto della Regione Piemonte “ Il FILOD’ACQUA” di cui ne parliamo più avanti.Attuale presidente della Società, che conta 110Soci, è Mauro Zucca Pol coadiuvato dal Se-gretario Mauro Rovetto.

Notizie utili: gestore della Società: DiegoCamerlo tel. 0124 - 519380Muriaglio è situata a m 543 sul livello delmare e conta attualmente 234abitanti.L’Ufficio postale è aperto a giorni alterni.Cap. 10080

Sulla sommità collinare del paese sorge la chie-sa parrocchiale dedicata ai Santi Pietro e Pao-lo di antichissima origine. Piero Venesia neltesto “Il Medioevo in Canavese” , Ivrea 1989,scrive che l’antica cappella sarebbe stata do-nata dal vescovo di Ivrea Guidone al Mona-stero della Novalesa nel 1122 insieme alla celladi San Martino di Geninasco di Baldissero. Nel1329 il monaco della Novalesa, che ne avevala rettoria, l’affittò al parroco di Campo, donGiovanni, cui competeva anche la cura delleanime di Muriaglio secondo il principio uniteita quod qui habee unam ecclesiam habetaliam. L’attuale chiesa risale al 1818.Attualmente la Parrocchia è retta da don Fran-cesco Grua, che è anche Parroco di Campo.Sono altresì degne di menzione le cappelle diS. Antonio (1681) e di S. Croce (1621).Tra le più antiche istituzioni muriagliesi è daannoverare la Banda musicale, che vanta circa80 anni di storia ed è dotata di una bella sedecostruita dai soci negli anni ’50.

Società Operaia Muriaglio: sede attuale

Chiesa di Muriaglio

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5348

Page 49: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

49

E’ altresì molto attiva L’Ente RicreativoMuriagliese che ha sede presso la Casa dellaMusica ed è presieduto da Duilio Brassea. L’en-te organizza, tra le tante manifestazioni, la fe-sta patronale e il carnevaleLasciata la frazione di Muriaglio in direzioneCampo, si attraversa il torrente Malesinache alimenta diversi mulini di cui il più cono-sciuto è il “Mulino Sategna” , tutt’ora funzio-nante e posto sotto la sorveglianza della Re-gione. E’ una importante testimonianza delpassato, di sicura attrazione per i visitatori.

CAMPO CANAVESE

Situato a 517 metri sul livello del mare, a circa7 chilometri dal capoluogo, l’abitato sorge suuna propaggine, che scende dal Monte Calvoed è un centro premontano con notevoli possi-bilità turistiche. Il nome, di chiara derivazioneromana, compare in un atto pubblico del 1311(“Castellamonte ieri”, 1979), anche se le sueorigini si perdono nella notte dei tempi. Dellaparrocchiale di Campo, dedicata a S. Lorenzo,si hanno notizie a partire dal 1296, ma parecerto che essa sia molto più antica. Nel 1329le condizioni dell’edificio ecclesiale – scriveancora Piero Vanesia - sono buone ed il corre-do culturale, pur privo di calice d’argento, èdignitosamente sufficiente. Manca del tutto lacanonica, ma il parroco ha risolto il problemaandando a risiedere presso la casa annessa allachiesa di Muriaglio. Venne eretta a parrocchianel 1760. Dal punto di vista architettonico esi-stono nella frazione molte abitazioni conporticati, terrazze e gallerie, portanti i caratte-ristici archi canavesani.

Società Agricola OperaiaLa Società è stata fondata il 24 Giugno 1889,mentre lo Statuto subisce nel corso degli annivarie modifiche. Tra i soci fondatori figurava-no tutte le più antiche famiglie del paese cui siaggiunsero ben 106 soci. La società possede-va un edificio proprio con pubblico esercizio.Dopo l’ultimo conflitto mondiale (1940-1945),le mutate condizioni socio-economche del Pa-

ese e dei cittadini delle nostre frazioni, feceropresumere che le Società di Mutuo soccorso,sarebbero state destinate a scomparire in quantoerano venute meno le finalità primarie di que-sti Enti riguardanti soprattutto gli obblighi diassistenza e di mutualità, dopo l’allargamentodell’assistenza mutualistica e pensionisticaanche ai coltivatori diretti ed a tutte le classisociali che ne erano prive.La Società di Campo, al pari di altre, cambialo statuto trasformandolo in “Società Ricreati-va di Campo”. Col passare degli anni ipaventati mutamenti non ebbero luogo per cuisono in corso le pratiche di ricostituzione del-la vecchia Società Agricola Operaia di MutoSoccorso da parte della SRC, presieduta daDelio Demelchiorre, che intende rilanciare lavecchia Società anche in considerazione deifinanziamenti regionali tesi al rinnovamentodei vecchi edifici.

Notizie utili: gestore della Società PierangelaArdissone – tel 0124 519212Campo Canavese conta 266 abitanti.L’ufficio postale è aperto a giorni alterni.Cap 10080

Società Operaia di Campo

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5349

Page 50: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

50

Il Campo sportivo, le Cappelle e L’Alpe delLuettoAll’uscita del paese, in direzioneCastellamonte, sorgono due importanti edifi-ci. Si tratta della Cappella dedicata a S. Anna ea S. Defendente strutturalmente rinnovate. Laprima è situata ai bordi di un vasto piazzaledi recente costruzione, che sovrasta il camposportivo della frazione con annesse aree per iltempo libero.Una piccola isola, in zona schiettamente mon-tana, adibita ad alpeggio, è situata a nord diCastelnuovo Nigra detta Colle del Luetto(2995 m), che nel secolo scorso era ancora in-corporata geograficamente alla frazione Filia.

Il PassitoTra le peculiarità della frazione di CampoCanavese non può essere dimenticata la pro-duzione vinicola, che si basa sul vitigno“Erbaluce” da cui, un tempo, in quasi tutte lefamiglie, si produceva il migliore “passito” delCanavese. Con l’invecchiamento dei produt-tori, ma anche a causa di disattenzione per nonaver ottenuto la Denominazione di OrigineControllata, questa tipica ed eccellente produ-zione sta gradualmente scomparendo.

PREPARETTO

Appena fuori Castellamonte, in direzione Ivrea,sulla sinistra s’innesta la provinciale, che correlungo il torrente Malesina e risale verso i montiove sorgono gli abitati di Villa e di CastelnuovoNigra, patria del notissimo conterraneoCostantino Nigra, ambasciatore a Parigi, non-ché politico e poeta, costruttore, insieme aCavour ed a Casa Savoia, dell’Unità d’Italia.Percorsi alcune centinaia di metri, sorge il “cen-tro” abitato della frazione di Preparetto: Pratumpiretum (frutteto) dove, di tanto in tanto, daiterreni arati emergono piccoli repertiarcheologici della preistoria: selci e fittili tra iquali, anni or sono, venne rinvenuto il famosostampo di lucerna in terracotta del periodo ro-mano, che è conservato presso il Museo Archeo-logico di Cuorgnè.

La ChiesaSi incontra, prima di tutto, la chiesa edificatanel 1790 e dedicata a San Pietro d’Alcantara,mentre l’antica cappella, risalente all’alto me-dioevo, fu trasformata in abitazione(Castellamonte oggi”, 1979) L’attuale chiesadi Preparetto presenta una facciata in cotto distile romanico, con variazioni barocche ed uncaratteristico piccolo campanile triangolare,mentre l’interno, di forma quadrata, ha la vol-ta a botte.Ad essa è affiancata la sede della Comunitàlocale in cui si svolgono riunioni, manifesta-zioni culturali ed è anche sede dell’associa-zione “Terra Mia”.

La Società Agricola Operaia

Campo - una vigna

Preparetto – Società Operaia

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5350

Page 51: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

51

Subito dopo la chiesa della frazione sorge l’edi-ficio della Società Agricola Operaia di MutuoSoccorso con magazzino di Previdenza fon-data nel 1890. La costruzione della sede risaleal 1929 ed è dotata di un salone, bar e giocodelle bocce con dehor e comodo parcheggio.Presidente della Società è Maurilio SavoiaCarlevato; Segretario Sergio Balleria.I Soci sono circa 70. Gestore: AnnamariaCoffri. tel. 0124 – 51 37 17

Notizie utili: Preparetto, con Vivario, è situa-ta a circa 344 m/slm e conta 310 abitanti.E’priva di Ufficio postale. Cap. 10081

VIVARIO

Appartenente fino al 1929 al Comune diCastelniovo Nigra, Canton Vivavrio fu aggre-gato a Castellamonte. In questo borgo i testiparlano di un edificio adibito un tempo a con-vento, che funzionò sino al secolo XVIII. Ave-va un fronte di circa 150 metri con terrazzo aporticato ad archi tipici del Canavese al primopiano. Subì in seguito modifiche rilevanti nel-le strutture e venne suddiviso in tre proprietà.Sembra fosse dotato di numerosi affreschi diintonazione sacra di cui uno, di grandi dimen-sioni rappresentava l’ultima cena.

La ChiesettaSituata in un terreno retrostante l’antico con-vento, vi si accede attraversando un cortile diproprietà privata, ma con accesso libero. Lachiesetta di Vivario è stata costruita nel secoloscorso ed è dedicata a Sant’Orso.

La Cappella della Guardia e il Bric FiliaRisalendo la provinciale, dopo una serie di tor-nanti, si incontra la borgata S. Rocco, quindi,a sinistra la strada sterrata detta delle Vigne,che a sua volta si ricongiunge all’abitato di Filiaalta dopo una passeggiata di circa mezz’ora.Superati ancora alcuni tornanti e, a pochi me-tri dall’acquedotto di Villa, compare la stradache conduce al Cantone Gianola e, poco pri-ma alla cappella della “ Guardia”, in posizio-

ne dominante sull’Alto Canavese con vistadelle Alpi Graie.Ci troviamo ai margini della pineta del cosid-detto Bric ‘d Filia a pochi passi dal prefabbri-cato costruito dalla Comunità Montana ValleSacra in cui si possono osservare le varietipologie arboree e della flora del Bric stesso,ed usufruire di un area attrezzata per pic-nic.A breve distanza, si estende un faggeto a dirpoco stupendo. Il monte è meta di passeggiateadatte a tutte le età in quanto sono fruibilicomodi sentieri.

FILIA

Dalla “rotonda” dell’Ospedale si innesta ViaAngelo Barengo (noto ceramista del passato)e, lasciata alle spalle la chiesa di S. Rocco -nonché la strada della Crosa dove abita il notoceramista della terracotta Angelo Posterla - sisale lungo la provinciale per la Valle Sacra.A circa 300 metri incontriamo il bivio per Filia, una salita tra prati e boschi che conduce di-rettamente sulla piazzetta della frazione sullaquale si affacciano la chiesa e la Società.Il nome Filia potrebbe derivare da filix (luogodelle felci), oppure da felilia (località selvag-gia).

La chiesaDella chiesa di Filia si hanno notizie a partiredel 1600. E’ dedicata a S. Defendente, protet-tore contro i lupi che, probabilmente, infesta-vano la collina. Alla fine del secolo scorso lachiesa venne rifatta ed affidata alla protezionedella Madonna Assunta. Architettonicamentela chiesa si presenta con una facciata a capan-na ed un piccolo campanile, che spicca sullacollina.Cappellano della frazione è il Salesiano DonSergio Saddi.La frazione si espande su di un vasto territoriocon numerose abitazioni raggruppate in“Cantoni”o “case sparse”. Essa era nota per idiffusi vigneti, i frutteti, le cave di argilla eboschi ove si raccolgono ancor oggi ottimi fun-ghi porcini.

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5351

Page 52: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

52

I vecchi cascinali sono stati ormai rimaneggiatie in buona parte trasformati in abitazioni per iltempo libero.Appartengono alla frazione anche le cappelledi S. Martino in Pellax e della Madonna dellaPace.In un vigneto di questa zona sono state rinve-nute due piccole “asce verdi levigate”, che ciriportano al periodo preistorico tardo Neoliti-co-età del Bronzo. I due preziosi repertirecuperati dal proprietario del fondo GiacomoAntonietto, sono conservati nel Museo Archeo-logico di Cuorgnè.

La SocietàLa Società Agricola Operaia di Mutuo Soccor-so è stata fondata nel 1907 e nel 1935 è statadotata di un edificio con un sala bar e ristoran-te, un magazzino di generi alimentari (oggichiuso) ed altre salette e stanze al primo pia-no. Recentemente, è stato realizzato un centroaccoglienza finanziato dalla Regione. Un dehored il gioco delle bocce completano l’area diproprietà dell’Ente, che si augura di poter usu-fruire di un più ampio parcheggio qualora ve-nisse abbattuto il fatiscente edificio scolasti-co, un tempo vanto della borgata. Il consiglio di amministrazione presieduto daGino Giorda svolge un’intensa attività socialee ricreativa ed ha recentemente rinnovato loStatuto della Società.La partecipazione della gente, seppur ormairidotta al lumicino e sparsa in numerosissimicantoni fa sì che tutte le antiche ricorrenze si-

ano degnamente osservate e festeggiate con ce-rimonie religiose presiedute dai Priori, che siconcludono con un banchetto presso la Socie-tà.Segretaria della Società è Rita Salto. Gestore:Mauro Goria.

Notizie utili: Filia è situata a 510 m s/ lm.Conta 185 abitanti. E’ priva di ufficio posta-le. Cap 10081

Dalla piazzetta di Filia si raggiunge la provin-ciale per Castelnuovo Nigra e, superati alcunitornanti, sulla sinistra, il bivio che conducealla frazione di S.Anna dei Boschi.

S. ANNA DEI BOSCHI

Sant’ Anna Boschi o meglio “I Bòsch” è il ter-mine che caratterizza il territorio a nord-ovestdi Castellamonte digradante verso la pianurain un insieme armonioso di collinette, avval-lamenti, pendii, pianori, dove domina incon-trastato il bosco, nella stagione autunnale, ric-co di colori e di profumi. Qua e là sorgono pic-coli agglomerati che noi denominiamo “Cà” enon “Cantoni”, circondati un tempo da ricchivigneti che producevano un buon vino, parti-colarmente apprezzato nelle vallate dell’Orcoe Soana. Il nome della frazione “Sant’ AnnaBoschi” è assai recente e si riferisce al luogoche da sempre si è proposto come punto di ri-ferimento, pur non presentando una particola-re concentrazione abitativa, della comunitàlocale.Qui sorgono gli edifici nati dal desiderio diidentità e di aggregazione della popolazionestessa: la chiesa, già citata come cappella cam-pestre in documenti del 1600; la scuola fun-zionante fin dal 1822 grazie alla presenza delCappellano - maestro e a un contratto con ilcomune di Collaretto Castelnuovo.L’Asilo Infantile fondato con il contributo inopere e denaro di Boscheresi (così si chiama-no gli abitanti del luogo) nel 1934; la Societàdi Mutuo Soccorso che dal 1909 è sede di ognievento sociale della borgata.

Filia – Società Operaia

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5352

Page 53: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

53

La Società Agricola OperaiaLa Società Agricola Operaia nasce nel 1904,allorché la frazione e l’area detta dei Boschi,oggi inserita nel Comune di Castellamonte,apparteneva a Collaretto Castelnuovo. Essa hasede propria con esercizio pubblico e magaz-zino di alimentari tutt’ora in attività come l’an-nessa trattoria.“È costituita nella borgata Boschi una societàagricola e di Previdenza con sede nella bor-gata stessa, avente per scopo il benessere ma-teriale e morale dei soci, promovendo a tal finela fratellanza, la solidarietà, il mutuo soccor-so, facilitando l’acquisto dei generi di primanecessità ad uso domestico e dell’agricolturafavorendo lo smercio dei prodotti del suolo edei singoli soci”: così recitava l’articolo 1 dellostatuto societario, riportato sui libretti di pro-prietà di Giovanni Gaudi e Giacomo Maddio,quest’ultimo socio fondatore della “SocietàMutua Agricola Boscherese”, ancora conser-vati presso l’archivio dell’istituzione.Dai libretti, che recano la data 30 novembre1912 e del 6 luglio 1913 si apprende il numerodei soci fondatori: 94. In realtà, furono 110,come meglio specificato nel registro dei socidell’anno 1909: in una annotazione scritta amano che si riferisce agli ultimi 16 nomi ri-portati in elenco, si legge “Aggiunti dopo ilnumero dello statuto. Pari ai soci fondatori”.Tra i sopra citati soci vi fu anche il parrocodella borgata, don Giovanni Battista Perotti:tra le professioni indicate si contano un sarto(Giuseppe Leone), un falegname (GiuseppeGraziano), due impresari (Natale Ponzetto eGiovan Battista Vercellone), un albergatore(Nicolao Ponzetto), una maestra (Adele Brac-co), un panettiere (Francesco Bosio) ed un ve-traio (Verunda Giovanni). Si può presumereche tutti gli altri fossero agricoltori.Nel 2002 il consiglio di amministrazione dellaSocietà ha scelto, per conseguire l’obiettivoprefissato e assolutamente necessario, di ade-rire al progetto della Regione “Un filo d’ac-qua”: una rete di ospitalità per un turismo dicultura e ambiente. Tale adesione ha aperto unafase molto impegnativa per la Società di rin-novamento che investe tutti gli aspetti societari,

dall’organizzazione interna alla ristrutturazionedell’edificio fino alla definizione di nuove pro-poste di mutualità.Nel dicembre 2004 sono iniziati i lavori diristrutturazione edilizia, che si protrarranno neltempo ancora per alcuni mesi. L’interventoprevede la sistemazione e l’adeguamento allenorme dell’intero edificio e specificatamentedel negozio di generi alimentari, particolarmen-te necessario per dare un servizio alle personeresidenti e agli anziani, il bar, che con la salettabiblioteca si configurerà come punto di aggre-gazione e di incontro, la cucina con annesso ilsalone ristorante e, sezione specifica del pro-getto “Un filo d’acqua”, due foresterie per ottoposti letto. L’onere finanziario, assai gravoso,sarà affrontato con il contributo della RegionePiemonte nell’ambito della L. R. 24/90, conmutuo che la Società Boscherese accenderàpresso la Banca San Paolo e, certamente ciauguriamo, con contributi degli enti locali at-tenti a sostenere ogni situazione che si confi-guri come miglioramento della qualità di vitadella popolazione, riqualificazione del territo-rio e, non ultima la possibilità di offerta eco-nomica attraverso la riattivazione del punto dilavoro e di sviluppo economico.Nell’ambito del progetto “Un filo d’acqua”, èstato costituito e sta tuttora sviluppandosi ilprogetto “L’Orco buono” esteso a 14 SOMSdel Canadese, offerto agli alunni delle scuolecon itinerari didattici che toccano tutti i temitrasversali dell’educazione, promovendo la ri-cerca e la valorizzazione di saperi antichi el’acquisizione di nuove conoscenze del pro-prio territorio, dei luoghi e della memoria del-le persone che in quei luoghi hanno abitato evissuto.Presidente della Società: Giancarlo Obetti(0124 581656). Segretario: SandroColombatto.

La ChiesaLe vicende della chiesa di Sant’Anna devonoessere lette nel contesto della Parrocchia diLuinengo che, anticamente, aveva giurisdizio-ne sul territorio comunale di Borgiallo,Collaretto Castelnuovo ed una porzione limi-

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5353

Page 54: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

54

tata del comune di Castellamonte: proprio inquella regione denominata “Boschi” dove, intempi successivi (1887) si costituirà l’attualeparrocchia di Sant’Anna. Su tutte le entità re-ligiose della valle aveva giurisdizione la Pievedi Vespiola, Chiesa Matrice e punto originariodell’organizzazione ecclesiastica di questo ter-ritorio.

Non si sono trovate, per ora, notizie sull’edifi-cazione della Cappella, ma già nella prima metàdel ‘600, le cronache ne indicano l’esistenza edescrivono una chiesa nella regione “delli Bo-schi” a cui fanno riferimento gli abitanti dellazona.I Vescovi Eporediesi Mons. Milliet, Mons.Truchi e Mons. Lambert visitano ripetutamentela cappella intorno al 1650 e questa viene ge-neralmente presentata in buono stato di con-servazione, con le pareti intonacate ed imbian-cate, con il pavimento in laterizio. Si presentaa una sola navata, orientata secondo la diret-trice est-ovest, chiusa da cancelli di legno conserratura a chiave. L’altare costruito in lateri-zio è addossato alla parete di fondo con dimen-sioni adeguate e di qualità sufficiente.Nel 1740 Mons. De Villa, visitando la chiesa,impone al parroco di Borgiallo di dotarla diuna cassapanca per riporre le suppellettili, disistemare sulla porticina del confessionale la

tabella dei “casi particolari” (assoluzioniriservate) mancante e di abbattere un castagnoche incombe sul tetto.Mons. Ottavio Pacchettini nel 1780 descriveun edificio di fattura elegante, con volta e pa-reti imbiancate, pavimento ben livellato e co-perto di lastre di pietra. L’altare è costruito incemento, discosto dalla parete, con tabernaco-lo in legno dorato e dipinto. Il coro è sovrasta-to da un’icona in cui è rappresentata la santatitolare.Quest’ultima descrizione ci induce a pensareche, nella seconda metà del ‘700, l’edificioabbia assunto la forma attuale e sia iniziata,per la chiesa, una nuova fase storica, che cul-minerà nel 1887 con l’erezione in Parrocchia,frazionando il territorio di CollarettoCastelnuovo, a sua volta staccatosi da Borgiallonel 1848.La cura dei fedeli è affidata al Parroco diSpineto don Giovanni Conta.

Notizie utili: S. Anna è situata a m/slm. Conta237 abitanti. E’ priva di ufficio postale. Cap10081 tel. Società 0124 513260

Il Progetto regionale “Un filo d’acqua”Una rete di ospitalità per un turismo di culturae ambiente.Un lungo filo che lega luoghi di soggiorno e disvago per chi vuole approfondire la conoscen-za del Piemonte e scoprirne qualche aspettoinconsueto.Un filo continuo che forma un tessuto ediliziodiffuso in tutta la regione, legato da un trattocomune che riconduce alle sedi delle societàdi mutuo soccorso.È l’acqua a mettere in relazione i vari puntidel percorso, a fare da filo conduttore. Un turi-smo di cultura che percorre fiumi, laghi e zoned’acqua. Un modo nuovo di conoscere il terri-torio piemontese e le sue tradizioni. Le sedidelle Società di mutuo soccorso sono allestiteper un’offerta turistica diversificata, con piùlivelli di prestazione, foresterie, punti di risto-ro e di vendita di prodotti locali. Spaziespositivi e di spettacolo, punti di servizio e di

Chiesa di Sant’Anna Boschi

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5354

Page 55: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

55

informazione. Un’offerta unica nel suo generenata dall’incontro di tre elementi: la solidarie-tà, la storia, l’acqua.

Perché l’acqua ?Perché è un elemento di trasmissione , colle-gamento, aggregazione, coesione.Perché è lungo l’asse dei fiumi, lungo le spon-de, sulle coste che si sono formati i sistemi direlazioni.È intorno ai bacini d’acqua che si sono svilup-pate le attività lavorative, si è formato il tessu-to di comunità. Educare all’acqua è un modoper conoscere e comprendere le narrazioni piùimportanti della nostra società.Perché l’acqua è condivisione. Come il mu-tuo soccorso.

Perché la Società di mutuo soccorso?Quella di “Un filo d’acqua” è la storia di unritrovamento.Il ritrovamento, la scoperta di un bene comu-

ne: le proprietà immobiliari delle Società dimutuo soccorso.Un patrimonio storico, fatto per la comunità eche dalla comunità può essere usato.Un patrimonio poco sconosciuto, un bene cul-turale che la Regione Piemonte si è impegnataa salvaguardare a vantaggio di tutti.

Perché l’Orco?Conoscere e fare amicizia con il fiume….. econ gli orchi.Il destinatario del progetto “L’Orco buono” èla scuola che rappresenta un ambito privile-giato a cui rivolgersi sia rispetto agli itinerarididattici pensati per i bambini delle scuolematerne ed elementari, per gli studenti dellescuole medie e superiori sia per quanto riguar-da i possibili percorsi formativi rivolti agli in-segnanti.L’Orco buono è un punto di partenza per per-corsi, attività didattiche e formative che tocca-no tutti i temi trasversali dell’educazione pro-movendo la ricerca e la valorizzazione di saperiantichi e l’acquisizione di conoscenze: dallastoria alle scienze naturali, dalle religioni al-l’economia.

S. ANTONIO

E’ forse la più antica tra le frazioni agricolelocali e lega la sua storia a quella della leggen-daria Canava e di Montagnacco, quale raggrup-pamento primitivo di sicura derivazione roma-naNella cascina detta di “campagna” – si leggein “Castellamonte , ieri” (1979) esisteva giàuna cella benedettina dipendente dall’Abbaziadella Fruttuaria agli albori dell’ultimo millen-nio e, attorno ad essa, si formò a poco a pocouna frazione composta in maggior parte dicascine e casolari agricoli con allevamento in-tensivo di bestiame.

La chiesaE’ dedicata a S. Antonio Abate, protettore de-gli animali domestici, è tenuta in ottimo statodi conservazione.Chiesa di Sant’Antonio

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5355

Page 56: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

56

Società Agricola OperaiaSulla sinistra della Provinciale per Rivarolosorge l’edificio di notevoli dimensioni sededella Società. Era stata dotata di ampi saloni,bar, ristorante, con cantina, negozio di generialimentari, forno sociale e gioco bocce. I socierano 50.Una curiosità peculiare di questa associazio-ne, fondata il 14 maggio 1908, riguarda i suoiprimi novant’anni di vita in cui ha avuto solotre segretari (Giacomo Balleria, Ferdinando

Ruffini ed Enrico Mautino).Purtroppo a causa del furto dell’antico tavolodi noce attorno al quale si svolgevano le riu-nioni, è scomparso l’archivio dei primitrent’anni di vita della Società, che veniva con-servato in un cassetto ben chiuso del tavolostesso.Nel 1993 è stato abbattuto il forno per amplia-re il salone e nel 1966 è stato chiuso il nego-zio.Con finanziamento regionale sono in corso la-vori di ampliamento della cucina, dei serviziigienici e la realizzazione di un ascensore.

Attuale Presidente è Vladimiro Trione,coadiuvato dalla segretaria Cristina Filippone.I Soci sono circa 40. Gestore della SocietàOmbretta Poggibonsi tel 0124

Notizie utili: S. Antonio è situato a 329 m s/lm . Conta 692 abitanti sparsi per lo più innumerosi cascinali e cantoni. E’ priva di uf-ficio postale. Cap 10081

La frazione si estende su di un vasto territorioche comprende, tra l’altro, anche il nucleoabitativo di S. Antonino dal nome dellachiesetta dedicata a questo santo che è rappre-sentato nella pala dell’altare recentemente re-staurata e conservata nella chiesa parrocchia-le. Ai margini di S. Antonino è sorta l’Azien-da Servizi Ambiente (ASA) sull’area dell’exfabbrica di refrattari Nazionale Cogne e doveè in funzione l’impianto di teleriscaldamentodella città.Un altro centro produttivo della frazione erasituato presso il Canton Perotti ove era attivasino ad una decina di anni or sono la fabbricadi grès ceramico “Stella”. Tra lo stabilimentoe alcune abitazioni che la racchiudono, è di si-curo richiamo storico oltrechè religioso, la cap-pella dedicata al Beato Amedeo di Savoia (unararità) di proprietà della famiglia del prof.Attilio Perotti.Di particolare interesse i “tortiglioni” in mar-mo dell’altare che risalgono al 1600.

S.Antonio – Società OperaiaChiesetta di Sant’Antonino

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5356

Page 57: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

57

S. GIOVANNI CANAVESE

Costituisce un’isola totalmente separata dallaresidua parte del Comune di Castellamontedopo essere stata aggregata per anni al Comu-ne di Quagliuzzo.A circa 7 km a est del capoluogo, adagiata sudi un baluardo collinare dell’AnfiteatroMorenico Eporediese, giace la frazione SanGiovanni dei Boschi, isola amministrativa ri-spetto al territorio castellamontese dal 1929 inquanto prima frazione di San Martino C.se. Siraggiunge percorrendo la strada provincialeCastellamonte – Ivrea fino alla localitàPramonico di Baldissero ove si svolta a destraed in breve, attraverso un accattivante percor-so boschivo e, dopo aver lambito sulla destrail Campo da Golf, si entra nel paese caratteriz-zato da un concentrico e diversi cantoni spar-si.Le sue origini affondano nella notte dei tempi.Era anticamente lambito da un lago morenicodi circa 1 km per due, intorbatosi per processinaturali e sfruttato come torbiera nella secon-da metà dell’800. Durante l’estrazione dellatorba vennero alla luce le testimonianze dellavita che popolava questo antico lago: si rin-vennero ben 13 piroghe monossidi, alcune conle voghe, tutte andate perdute per l’incapacitàdell’epoca di conservare il legno rimasto a lun-go protetto dalla torba.Due di esse furono riprodotte con disegni ecalchi; una è ora esposta al Museo Archeolo-gico di Cuorgnè. Si rinvennero inoltre un col-tello – ascia, cuspidi di selce, spilloni in bron-zo, bicchieri in terra cotta, fusaiole, una fibulaa navicella, un fallus in bronzo e, in epoca piùrecente, alcune tombe romane. Tutti i reperti,ad esclusione delle tombe, sono attribuiti al-l’età del Bronzo e datano dal XVII secolo a.C.in poi.Per rendere possibile l’estrazione della torbafu costruito un grande canale in pietra a seccovalicato dal bel Ponte del Vho, purtroppo sa-crificato alle esigenze della viabilità moderna.Finita la torbiera il bacino della Palude diven-ne una grande prateria di 200 giornate piemon-tesi la cui superficie erbosa, opportunamente

sollecitata, provoca il singolare effetto delle“terre ballerine”.Nei dintorni di San Giovanni sono ancora vi-sibili le tracce dei riti sacro – magici degli an-tichi abitatori: massi coppellati con incaviaffilatoi, un “roch d’la sghija” (pietra dello sci-volo), una grande vasca monolitico coppellata,un masso stranamente inciso ed una bella ma-cina – crogiolo.Transitava poi in questa zona, come indicatonel plastico nel Museo Archeologico di Cuorgè,l’antica strada romana che da Eporedia con-duceva ad occidente verso il guado dell’Orcoa Rivarotta. Di questa via rimane un probabiletratto nella collina che scende verso Parella.Non vi sono tracce evidenti di epoca medieva-le e la rinascita della Borgata ha inizio nel 1500fino a raggiungere il massimo splendorenell’800 in cui gli abitanti ammontavano a piùdi ottocento. I rapporti con l’antico capoluogonon furono sempre facili e lo spirito di indi-pendenza fu sempre molto forte. Tentò due vol-te di erigersi in comune autonomo, una prima,nel 1799, durante il periodo giacobino dellaNazione Piemontese ed una seconda volta, nel1838, durante il regno di Carlo Alberto, masenza successo.Dalla fine del ‘700 è documentata una scuolain loco.La fondazione della “Società Agricola Ope-raia” risale al 1881. essa è dotata di un nego-zio alimentari, bar e ristorante, di una salapluriuso che può ospitare fino a 200 persone,quattro giochi da bocce ed un parco giochi.

S.Giovanni – Società Operaia

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5357

Page 58: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

58

Dal 1995 è in funzione il “Golf club San Gio-vanni dei Boschi” con 180 soci che attualmen-te gestisce un campo a nove buche. È dotato diClub House con ristorante, bar, salotti e segre-teria.Infine, in via San Martino, presso il CantonAndrina è stato recentemente aperto l’agriturismo “La Prateria”, che può ristorare piùdi 100 persone.

Le Chiese, la Parrocchia e i piloni votivi.La prima notizia di una chiesa in loco risale al1631 (primo matrimonio celebrato).Nel 1787 il paese conquistò l’autonomia reli-giosa con l’erezione della Parrocchia di SanGiovanni Battista. L’aumento della popolazio-ne rese insufficiente la vecchia chiesa parroc-chiale e, tra il 1820 e il 1829, se ne costruì unanuova. La vecchia fu dedicata a San Rocco e

San Giovanni- Chiesa Parrocchiale

in seguito trasformata in asilo infantile. Pocodopo sorse accanto alla nuova Chiesa la nuovaCasa parrocchiale, oggi anche sede della Pa-storale Giovanile.La Chiesa Parrocchiale, in stile neoclassico confacciata monumentale dominata dal mosaicoraffigurante il Santo Patrono, ha un interno avano unico, luminoso e coperto da cupola.Belli e ben conservati sono la decorazionemurale del pittore Salietti, eseguita nel 1860 ele tele degli altari, prevalentemente del pittoreStornone e risalenti alla seconda metà dell’800.la Via Crucis è del 1843 e al 1861 risale la bel-lissima statua professionale della Madonna.Sul lato destro della chiesa emerge lo svettantecampanile alto m. 36.50 dalla cui sommità sigode uno splendido panorama.Nel Canton Piana sorge la Cappella di SanMartino risalente all’inizio del ‘900.I Piloni votivi sono l’espressione della fede po-polare o del voto di una o più famiglie; ne ri-mangono una decina sparsi nei vari cantoni delpaese e fanno parte integrante del paesaggio.Qualcuno risale al ‘700 ma la maggior parteall’800 (l’ultimo è stato costruito nel 2000).Sono tutti di proprietà privata e molti di essisono stati ristrutturati. Disegni al tratto, rica-vati da fotografie degli anni ’60, evidenzianole caratteristiche originali andate parzialmen-te perdute durante le ristrutturazioni.

Notizie utili: S. Giovanni è situata a 420 m s/lm. Conta 290 abitanti. Presidente della So-cietà: Astrid Sento. Segretario PierangeloPiana. Gestori della Società: Adriana Obertoe Franca Leone. Tel 0124 513303 . I Soci sonocirca 70. La frazione è dotata di ufficio po-stale. Cap 10080

San Giovanni- Panorama

con lo sfondo della Serra

ramisti di Tor-numero 666]

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5358

Page 59: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

59

Castellamonte nel Medioevo

GINO GIORDA

In questo articolo vengono illustrati alcuniaspetti della nostra città nel periodo medioe-vale tra il 1000 e il 1500, aspetti, ben docu-mentati, con notizie e informazioni sicure, bennote a chi si occupa di storia locale e non leg-gende e consolidate tradizioni, molto soventesenza alcun fondamento storico.Accennerò pertanto ai documenti sia cartaceiche archeologici che ci consentono di cono-scere i primi secoli di vita di Castellamonte, lapresumibile struttura fisica dell’abitato e delterritorio e la vita dei suoi abitanti, della gentecomune. In un successivo articolo parlerò deiSignori o Conti, argomento su cui anche in tem-pi recenti si sono raccontate alquante leggen-de.Purtroppo il nostro archivio storico non ha,come altri comuni canavesani, anche molto piùpiccoli, documenti anteriori al 1500: il più an-tico è un catasto descrittivo del 1499, ma do-cumenti autentici possiamo trovarli soprattut-to nel prezioso Archivio del Capitolo e dellaDiocesi di Ivrea e naturalmente al grande Ar-chivio Storico di Stato di Torino e in altri ar-chivi storici canavesani.Il più antico documento in cui si parla diCastellamonte risale al 1066, ed è una dona-zione di diritti all’abbazia di Fruttuaria (S.Benigno) redatto tra le mura del “Castello adMontem”, un’altra donazione di diritti sul pon-te di Mazzè parla di “due eredi deCastromonte” e di un “presbiter”, ovvero pre-te, di Onghiano, antica località di Spineto; nel1181 e nel 1186 alcuni atti di liti citanoRaimundo e Guglielmo di Castellamonte.Nel secolo XIII molti sono i documenti in cuivengono citati i Conti di Castellamonte: neriparleremo. In quasi tutti i documenti, su di-ritti feudali, proprietà, transazioni, parentele si

parla prevalentemente dei Signori e ci sembraquindi particolarmente interessante una “con-venzione - un accordo” del 1263, per combat-tere i malviventi, chiamati Berrovieri, che in-festavano strade e contrade: i Signori, per mag-gior garanzia, fanno firmare gli atti anche daicapi famiglia dei singoli centri. Redatto nel1263, vi sono riportati, per Castellamonte, inomi di ben 126 capi di casa, di cui una quin-dicina sono tuttora presenti e ricordo, tra i piùnoti, Rolando, Nigro, Balurio, Revelli, Perotti,Bono, Allaria.In un documento del 1400 sono ricordatiBarengo, Berolatti, Bertinatti, Borello, Cattero,Enrietti, Felizzatti, Forma, Giachetti,Marchetti, Musso e altri.I reperti archeologici, che in altri posti, peresempio Cuorgné, consentono di ricostruirecon buona approssimazione l’abitato, qui danoi sono abbastanza limitati e, all’infuori delcastello, poco significativi.Il resto medioevale più antico è indubbiamen-te il campanile, che dagli elementiarchitettonici presenti, muratura e bifore, risa-le probabilmente alla metà circa del secolo XII,mentre nulla ci resta delle cappelle certamenteesistenti a Onghiano e Montagnacco. Il castel-lo, sicuramente esistente , se pure in dimen-sioni molto ridotte, non conserva strutture ori-ginarie visibili; la parte più antica è quella po-sta ad ovest, (oggi del dr. Giovanni Musso),verso i monti, non vi sono strutture particola-ri, nel salone più grande è stato riportato allaluce e restaurato un affresco della Madonna dibuona mano con altre decorazioni cavallere-sche.La porta di ingresso e l’attigua porta delle muracittadine, discretamente ben conservate risal-gono probabilmente al secolo XV, ricostruite

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5359

Page 60: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

60

dopo le rovine causate dai Tuchini. Tutto ilresto è assai posteriore - 1550 e 600, l’edificiomerlato a est risale alla fine del 1800. Moltoantico, 1500 o prima ancora, dovrebbe essereil resto di muro a spina di pesce sul lato ovestdell’edificio diruto, già fucina e mulino, postolungo la roggia, dopo le case popolari di S.Bernardo.Non si tratta certamente di costruzione di pre-gio e tuttavia meriterebbe di essere almeno unpo’ recuperato e protetto, assieme al contiguomulino che conserva i suporti settecenteschidelle ruote.In piazza Matteotti, sopra l’attuale pasticceriaCerutto, vi era una pregevole finestra goticacon cornice in cotto, vergognosamente distruttaverso il 1960, senza alcuna tutela del Comu-ne.Anche la nascita di Campagna, a S. Antonio,fondata dai monaci della Fruttuaria, risale alperiodo medioevale, poco dopo il 1000, ma lestrutture attuali sono molto posteriori e non sose all’interno vi sia qualche resto identificabile.A Muriaglio si ritiene esistesse un ricetto - re-cinto più o meno fortificato che serviva a ri-porre provviste e suppellettili pregiate in casodi pericoli di attacchi e incursioni - del secoloXII-IV, ma non restano reperti evidenti.Sarebbe auspicabile un serio e documentatoinventario dei reperti medioevali o comunquedegni di rilievo, con l’ausilio e il controllo diesperti: mi permetto di suggerire questa ini-ziativa alla benemerita associazione di TerraMia.Il documento più antico del nostro Archivio èun catasto descrittivo del 1499, scritto in goti-co, di 324 fogli, formato 35x25, ovviamentein latino, di non facile decifrazione.Attualmente in restauro. Fu trascritto anni fa,per una tesi di laurea dalla dott.ssa MarinellaBersano di San Giovanni, che purtroppo nonha conservato la bozza: contiene il nome di tuttii proprietari e i loro beni, con le misure e iltipo di coltura e, in base alle annotazionitoponomastiche, con una buona conoscenza delterritorio e una minuziosa analisi deipatronimici, si potrebbe ricostruire con buonaprecisione l’abitato del capoluogo e delle fra-

zioni, la consistenza delle proprietà e le coltu-re agricole.Termino queste succinte e forzatamente incom-plete informazioni con un breve cenno all’ar-tigianato ceramico che, già allora doveva co-stituire un’attività di una certa rilevanza per inostri antenati.Anche su questo settore non abbiamo purtrop-po molti documenti o reperti sia perchè eraun’attività sussidiaria all’agricoltura sia per lafragilità dei materiali, il modesto valore eco-nomico del prodotto e, non ultimo, forse, lascarsa attenzione dedicata, non solo per il pas-sato più lontano ma anche in tempi a noi mol-to più vicini, a questa attività.L’unica testimonianza visibile del periodo esi-stente in città erano le due belle finestre goti-che con cornici in cotto, esistenti in piazzaMatteotti, vergognosamente distrutte verso il1960, a cui ho già accennato...In località a noi vicine, Valperga, Cuorgné,Rivarotta sono stati trovati vasi e manufatti diterracotta sia di epoca romana che medioevalecertamente fatti con la nostra argilla mentre siain queste località che a Rivarolo, Ozegna,Strambino e Ivrea, molte sono le decorazioniarchitettoniche di analoga origine, come purele scodelle grezze o verniciate inserite nellemura di edifici antichi a Ivrea, Rivarolo,Valperga, Torino.Da vari documenti risulta che già allora vi eraun certo commercio di stoviglie soprattutto di“gerle”, orci e dogli per l’olio e nel catasto del1459 risultano presenti due “fornaci”, una lun-go il rio S. Martino in reg. Sansuario (S.Bernardo, S. Rocco) ed un’altra in reg. Breia,lungo il rio Gregorio (S. Grato).

Per saperne di più: Piero Venesia in Il Medioe-vo in Canavese (3 volumi su tutti gli aspettidella vita e delle istituzioni medioevali); LuigiBertotti: Il fiore e il corno di guerra (riguardaCuorgné ma va benissimo anche riferito aCastellamonte); Luigi Bertotti: La pianticelladi canapa, realtà e non leggende sui signoricanavesani e ovviamente le opere diMichelangelo Giorda e di Giuseppe Perottisulla storia locale.

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5360

Page 61: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

61

Come il Graal arrivòin Canavese

MARIANO TOMATIS ANTONIONO

Tecniche pratiche per creare una leggenda storica

Una decina di anni fa, la visione di IndianaJones e l’ultima crociata mi “iniziò” alla ri-cerca di un oggetto leggendario: il Santo Graal,il calice della Passione di Cristo. Interessatoad approfondire le origini storiche del mito,mi misi alla ricerca di tutti i libri e le pubblica-zioni che ne parlavano, e iniziai a collezionar-li. Man mano che ne acquistavo, cresceva inme un certo disagio: tutti quei libri presenta-vano, infatti, mille e mille teorie tutte diversesul luogo ove, oggi, poteva trovarsi nascosto ilCalice di Cristo, e tutte dicevano di basarsi sudati storici certi e provati. C’era qualcosa chenon andava… se tutti quei libri avessero avutoragione, i Calici nascosti sarebbero dovuti es-sere centinaia! Ovviamente non era così: unae una soltanto era la coppa utilizzata durantel’Ultima Cena da Gesù… Questi pensieri fe-cero maturare in me un atteggiamento più cri-tico nei confronti di quelle pagine: forse, comein alcune vignette tratte da La SettimanaEnigmistica, dovevo semplicemente trovarel’errore nascosto che avrebbe invalidato l’in-tera teoria. Iniziai, dunque, ad andare alla ri-cerca dei meccanismi narrativi che conferiva-no grande credibilità a quelle pagine e cercaidi scovare quei minuscoli salti logici che gliautori non avrebbero dovuto fare, ma che in-vece spesso nascondevano in mezzo ai lorocapitoli.Decisi dunque di fare un esperimento. Avreimesso insieme le tecniche mistificatorie iden-tificate nei molti libri letti e mi sarei introdottoin punta di piedi nell’Olimpo degli “scrittoridel Graal”, valutando il modo in cui le mie te-

orie sarebbero state recepite dal pubblico. Sedi ironia doveva trattarsi, avrei dovuto dimo-strare la cosa più assurda che mi fosse venutain mente. Volevo anch’io affermare di aver in-dividuato il nascondiglio del Graal, e il luogopiù paradossale mi sembrava il minuscolo pa-ese in cui, da sempre, trascorrevo le mie va-canze estive: Torre Canavese.Di lì a breve, pubblicai un libretto dal titolo “IlSanto Graal a Torre Canavese”, nel quale – conun gioco di citazioni tutte rigorosamente au-tentiche – raccontavo il percorso che la reli-quia avrebbe seguito dalla Terrasanta al Pie-monte per mano di Guglielmo VI diMonferrato, che nel 1225 l’avrebbe sottrattaai Cavalieri Templari per custodirla in un pri-mo tempo nella chiesa di Sant’Ulderico. Daqui, il Graal sarebbe stato trasferito a TorreCanavese all’inizio del XV secolo e nascostosulle colline dietro il paese. La parodia si con-cludeva con una postfazione che rivelava, inmodo volutamente ambiguo, l’intento ironicoche volevo dare a quelle pagine. Mi sono chie-sto a lungo se avrei dovuto essere più esplici-to, ma ogni volta mi sono detto che spiegareuna barzelletta significa privarla di tutta la suacarica umoristica: chi ne avesse autonomamen-te colto l’ironia, si sarebbe divertito molto piùdi chi lo avesse preso sul serio.Pur nella sua assurdità, la storia fece in brevetempo diverse vittime. Il parroco del paese donLeandro Cima, sacerdote ma anche poeta escrittore, non colse l’ironia ma percepì la for-za archetipica del Graal quale calice di Cristo,ed iniziò ad includere in alcune omelie dome-

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5361

Page 62: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

62

nicali la presentazione dell’ipotesi storica dame avanzata, presentandola entusiasticamentecome plausibile in diversi articoli del bolletti-no parrocchiale.Nel corso del 1998 il Comune di TorreCanavese organizzò un convegno dal titolo“Alla ricerca del Graal”, che coinvolse studio-si di Alleanza Cattolica e del Centro StudiNuove Religioni.Oggi diversi siti Web, anche in lingua stranie-ra, presentano la leggenda da me creata comeverosimile e documentata. Quali sono le tec-niche che ho usato per conferirle una certa cre-dibilità? Ne presenterò qualcuna.

Il legame con la cultura preesistenteA Torre Canavese, da oltre un secolo si rac-conta che sulle colline sia nascosto un tesoroal centro di tre castani. La mia teoria si salda-va ad un corpus leggendario preesistente, com-pletandolo e fornendogli una spiegazione al-l’apparenza coerente e conclusiva.

La forzatura dei simboliIn diverse occasioni, per trattare la materia, hofatto riferimento a dipinti o elementiarchitettonici simbolici, forzando la loro inter-pretazione e “leggendoli” in modo volutamenteparanoico.L’elemento più forte dello scenario è certamen-te il pilone di Caraver, che si trova sulle colli-ne dietro il paese (fig.1). Sulla sua superficie èrappresentata una Deposizione realizzata dalpittore Peller di Nomaglio. San Giovanni Evan-gelista ha in mano una coppa, che nelle miepagine ho associato al Graal, ritenendo il di-pinto un indizio della presenza della reliquiain paese.

In realtà la coppa rappresenta tutt’altro: secon-do una leggenda, due malviventi avrebberoofferto a San Giovanni una coppa di velenoper ucciderlo, che lui avrebbe miracolosamentebevuto senza patirne nulla. In molti dipinti èdunque rappresentato con una coppa da cuiesce un serpente, simbolo del veleno da lui resoinnocuo.Ancora, nella chiesa di Sant’Ulderico dove –secondo la mia teoria – sarebbe transitato ilGraal, è esposto un quadro che ritrae SantaTeresa di Lisieux con una croce e delle rose inmano. Con un’operazione già compiuta da al-tri autori, ho letto nelle rose e nella croce unulteriore indizio al Graal: si sarebbe trattato,infatti, di un riferimento esoterico alla societàsegreta dei Rosacroce, che intorno al Graal ela-borarono un complesso scenario allegorico.Come facilmente immaginabile, la loro valenzasimbolica è tutt’altra. Nella pagina di diariodel 9 giugno 1897, Santa Teresa riportava que-sto dialogo: Suor Maria le disse: “Che doloreproveremo quando ci lascerà!”, e lei rispose:“Oh no, vedrete! Sarà come una pioggia dirose…”. Da tempo è tradizione evocare sui ri-tratti della santa l’immagine della pioggia dirose associandone un mazzo alla croce, sim-bolo della morte.

La forzatura delle assonanzeNel corso del mio studio citavo Wolfram vonEschenbach che, sul Parzival, parlava della fa-miglia del Graal con il nome di Monsalvat.L’assonanza tra Monsalvat e Monferrato di-ventava a tutti gli effetti una prova del legametra la famiglia piemontese e la reliquia.Anche il fisico americano Alan Sokal giocò suun’ambiguità linguistica, affermando nel suocelebre articolo parodia che l’assioma di scel-ta, un concetto logico di teoria degli insiemi,sosterrebbe le posizioni del movimento per ildiritto all’aborto.Tra gli scrittori che hanno maggiormente abu-sato di queste forzature c’è Gérard de Sède,che in un libro sui misteri di Rennes-le-Château– descrivendo un quadro della Deposizione diGesù dalla croce – proponeva un vero e pro-prio “rebus”: l’immagine mostrava Cristo mor-fig.1 – Il dipinto sul Pilone di Caraver

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5362

Page 63: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

63

to sulle ginocchia di sua madre (fig.2).

La sua mano, rivolta verso il basso, indicavaun oggetto in cui De Sède riconobbe un ragno.Secondo la sua lettura, Cristo stava indicandoil luogo della sua sepoltura: in francese, “ra-gno” si dice “araignée”, il cui suono è moltosimile a “a Rennes”. Ma davvero Cristo stavasimbolicamente indicando il paese di Rennes-le-Château? Naturalmente no: se si osservabene il quadro, è evidente che l’oggetto è ba-nalmente la corona di spine, deposta dalla cro-ce accanto al titulus crucis e ai chiodi. Il giocodelle assonanze ci porta ad un’altra tecnicamolto simile…

I giochi di paroleLa mia teoria aveva un solido supportoenigmistico. Avevo fatto notare che nella chiesaparrocchiale di Torre Canavese comparivaun’iscrizione (fig.3).

Non poteva trattarsi di un’iscrizione normale:dovevo presentarla come un’iscrizione “miste-riosa”. Il bollettino parrocchiale del paese siintitolava “L’amico”, ed era firmato da donCima. Per citare un qualsiasi articolo, si sareb-be dovuto scrivere il titolo del libro seguitodall’autore, ovvero “L’AMICO”, CIMA L. La frasecosì composta era palindroma: poteva essereletta da sinistra verso destra ma anche da de-stra verso sinistra.Lì si trovava nascosta la chiave interpretativadell’iscrizione misteriosa: leggendo al contra-rio la parola centrale LARGIENTUM, le pri-me quattro lettere formavano la parola GRAL.La finezza consisteva nel fatto che don Cima,nei suoi articoli, usasse sempre la parola Gralcon una sola “A”!Leggendo con occhio paranoico le raccolte disonetti del sacerdote, mi sono imbattuto in al-tri messaggi nascosti. In questo sonetto, adesempio, ho trovato un altro indizioinequivocabile:

Innanzi l’alba mi ridesta Amoreper le sublimi vaste prospettive

che reputo un aspetto a mio fervoredell’ottimo, esigente alle sue rive…

Aprendo diario in tremulo chiaroresicura, in fretta, la mia mano scrive:

“La Vita è immensa pena di chi muore,La Morte è immensa gioia di chi vive!...

Vuoto è il piacere che non è conquistaper cui non preme assurgere alle porte

del tempo, in fede a meglio ch’oltre esista!

Felicità non comodo ha consorteMai… mai. – Così concludo – L’alpinistad’un sogno d’alto è soprattutto forte…”

Il verso centrale della prima terzina recita“assurgere alle porte”. Se si parte dalla G diassurgere e si prendono una lettera sì e una no,si ottiene ancora la parola “gral”.Quello che nel mio caso era un gioco, in altreoccasioni è diventato fondamento di teorie al-quanto bizzarre, come nel caso di Michael

(fig.2).

fig.3 – L’iscrizione misteriosa nellachiesa parrocchiale di Torre Canavese

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5363

Page 64: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

64

Drosnin, che seguendo lo stesso procedimen-to sul suo libro “Codice Genesi” ha trovatonella Bibbia moltissimi nomi di persone e luo-ghi, aiutato anche dal fatto che l’ebraico nonha le vocali e quindi è molto più ambiguo. Queinomi nasconderebbero, secondo lui, inquietantiprofezie. C’è anche chi ha giocato con la tra-duzione inglese della Bibbia, trovando adesempio “UFO” e “Roswell” nel libro dellaGenesi. Il lavoro di Drosnin è stato screditatoda Brendan McKay che ha dimostrato che qual-siasi testo consente il gioco presentato daDrosnin. Su Internet ho io stesso realizzato unprogramma che cerca una parola qualsiasi inun testo qualsiasi.

Paralleli irrilevantiNel mio saggio cito un passo del Perceval, ilromanzo che introdusse il termine Graal nelmedioevo. Dice il testo: “Perceval vede la vet-ta di una torre. Quadrata era la torre, di pietrabigia”.. Quando affermo che la torre sia evi-dentemente identificabile con quella che dà ilnome al paese di Torre Canavese, sto ovvia-mente proponendo un parallelo irrilevante:basta pensare che al mondo ci sono decine dimigliaia di torri. Per portare alle estreme con-seguenze questo principio, ho proposto unalunghissima serie di paralleli tra TorreCanavese e il paesino di Rennes-le-Château,meta sin dagli anni Sessanta di orde di cercatoridi tesori e seguaci della New Age che ne han-no fatto una sorta di luogo di pellegrinaggioeretico.Invece di concludere che Rennes-le-Château èun luogo come un altro, perché contiene ele-menti architettonici identici a quelli che si pos-sono trovare in qualsiasi altro luogo del mon-do, con una sorprendente inversione logica vadi moda oggi ritenere che i vari “altri luoghidel mondo” siano occultamente collegati aRennes perché ne condividono alcuni partico-lari. Un esempio soltanto: poiché sullo sfondodi questo bassorilievo della Maddalena diRennes-le-Château compare un paesaggioidentificabile con la Francia meridionale (vediil riquadro bianco in fig.4), c’è chi ritiene chesia la prova che Maria Maddalena vi soggior-

nò prima di morire. Con la stessa logica, daquesto quadro che rappresenta l’incontro diMaria e sua madre con lo sfondo della chiesadi Santa Elisabetta nel Canavese (vedi il riqua-dro bianco in fig.5) ho dedotto che la Madon-na soggiornò in Piemonte prima di concepireGesù.

fig.4 – Il bassorilievo di Maria Maddalenaa Rennes-le-Château

fig.5 – Maria ed Elisabetta con, sullo sfondo,una rappresentazione della chiesa canavesana

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5364

Page 65: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

65

Gli anacronismiLa mia teoria è costretta a basarsi su coordina-te temporali molto confuse: dal momento cheil Perceval prima citato è stato scritto alla finedel XII secolo, come potrebbe descrivere Tor-re Canavese se il Graal vi sarebbe giunto soloduecento anni dopo?Il lettore distratto può non accorgersene, comeera capitato a me leggendo un libro su Rennes-le-Château in cui si suggeriva che un bassori-lievo carolingio raffigurante due uomini a ca-vallo fosse un simbolo templare. Quello cheavrei dovuto subito chiedermi era: come puòun bassorilievo datato 771 riferirsi ad un sigil-lo che nascerà soltanto nel XII secolo?

L’abuso di geometrie occulte

La parte su cui mi sono più divertito ad im-provvisare è stata la ricerca di geometrie oc-culte negli elementi della leggenda che stavocreando. Ne cito solo due esempi.Innanzitutto ho mostrato che, su una mappageografica, per i tre punti della chiesa del pae-se e dei due piloni votivi su cui la coppa è rap-presentata passa un cerchio perfetto, a sugge-rire che al centro ci sia sepolto qualcosa (vedifig.6) sotto.

Poi ho fatto notare che la croce rappresentatasul pilone di Caraver è inclinata, e per rad-drizzarla è necessario ruotarla di sei gradi ver-so sinistra. Se dalla meridiana che compare

sulla chiesa parrocchiale si isolano alcune frec-ce e la si fa ruotare di sei gradi verso sinistra,sovrapponendola ad una cartina geografica efacendo coincidere il cerchio del sole con Tor-re Canavese, le due frecce di sinistra si inter-secano in un punto che non è affatto casuale:lì, infatti, sorge la città di Ivrea, dove il Graalera custodito in passato. E nella chiesa di Ivrea,la croce che compare accanto alla coppa sor-retta da un angelo è a sua volta inclinata a sini-stra di 6 gradi. Vedi Fig 7 seguente.

Per chiudere lo scenario con un tocco inquie-tante, ho fotografato uno dei pannelli in cera-mica esposti nella piazza dei ceramisti di Tor-re in cui il sole, già presente sulla meridiana, èdecorato con sinistri numeri… Quali? Ma èovvio! I soliti sei, sei, sei… (vedi fig.8)

In alto: la meridiana sulla chiesa di San Giovanni Evan-gelista a Torre CanaveseAl centro pagina: a sinistra, la croce inclinata di 6° sulPilone di Caraver; a destra, le frecce fondamentali del-la meridiana ruotate di 6°.In basso: a sinistra, il punto evidenziato dove si incon-trano le due frecce di sinistra; a destra, le freccesovrapposte ad una cartina: facendo corrispondere ilsole a Torre Canavese, l’intersezione delle due frecce

cade su Ivrea.

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5465

Page 66: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

66

Credo che non ci sia bisogno di spendere mol-te parole per confutare questi deliri topografici.Uno degli aspetti più paradossali di questa tec-

nica è il fatto di presentare come sorprendentidei fatti assolutamente ovvi. Esiste un teore-ma secondo cui, dati tre punti non allineati,esiste sempre un cerchio che li attraversa! Perchi non lo sa, però, il fatto di indicare l’esi-stenza di quel cerchio può apparire motivo diriflessione.

Conclusioni

Per concludere, voglio tornare al 666 appenacitato. Paradossalmente, credo davvero inun’implicazione diabolica in questa vicenda.Non mi riferisco, naturalmente, ad un angelocaduto e dotato di corna e zampe caprine. Seandiamo all’origine della parola, “diavolo” de-riva dalla parola greca diaballo, che significa“dividere”.Da questo punto di vista, è impossibile nonscorgere in questa vicenda l’eccessiva distan-za tra il pensiero intuitivo, che si lascia ingan-nare da discorsi tendenziosi, e il pensiero cri-tico, che analizza e valuta con attenzione glielementi presentati. Ma tra i significati diDiaballo c’è anche quello di “presentare nelmodo scorretto”, che è esattamente quello cheho fatto con la storia del Graal: un argomentocertamente detto male, anzi: male… detto.

fig.8 – Il sole nel giardino dei ceramisti di TorreCanavase: riporta, in alto, il numero 666

Mariano Tomatis Antoniono:Laureato in Informatica nel 2002, lavora come libero professionista nella progettazionee programmazione di database negli ambienti Microsoft Access e MySQL, di moduli didialogo tra sistemi eterogenei e di strumenti di analisi statistica nell’ambito epidemiologicoe sanitario.Curo la creazione di siti web interattivi basati su linguaggi DHTML, PHP e JavaScriptcon una particolare cura, oltre che delle funzionalità, dell’aspetto grafico.Si occupa da anni dello studio dei fenomeni paranormali con particolare attenzione allafrode e all’inganno. Dal 2002 presenta una conferenza-spettacolo dal titolo Trucchi esegreti del paranormale dedicata al ruolo dell’illusionista nell’indagine sull’occulto,mostrando fenomeni “paranormali” dal vivo: alla presentazione delle figure fondamen-tali dell’indagine psichica (James Randi e l’Alpha Project, il mago Houdini e lo Spiriti-smo, Sai Baba e i fachiri, l’illusionismo di Gustavo Rol) seguono spesso accesi dibattitisulla realtà dei fenomeni paranormali.La conferenza ha già avuto oltre 100 repliche in tutta Italia, presso scuole secondarie,università, associazioni culturali e aziende private.

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5466

Page 67: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

67

Il gioco è nato con la nascita del mondo ed i primi giocatori, come tutti sanno,sono stati Adamo ed Eva con il famoso “mela gioco” poi hanno continuato agiocare tutti gli altri ed anche i Canavesani…A volte, guardando i nostri anziani, riesce forse difficile pensare che qualcheanno prima sono stati bambini anche loro ed hanno giocato e vissuto i diverti-menti tipici dell’infanzia: ma interrogandoli hanno recuperato il ricordo di tempiduri ma felici, come tutti i tempi fantastici dell’infanzia, dell’adolescenza e dellagiovinezza. Ed hanno raccontato dei loro giochi…

COME SI GIOCAVA untempo in CANAVESE

GIOVANNI BATTISTA COLLI

Ma prima facciamo qualche considerazione.Quanti giochi e giocattoli “tradizionali” conoscono i bambini d’oggi? E quanti di questi giochi egiocattoli tradizionali i genitori e soprattutto i nonni ricordano ancora e li fanno conoscere ailoro bambini e nipoti?E’ difficile poter dare una risposta esauriente specialmente quando si vedono nei bar e nelletrattorie dei nostri paesi anziani – anche di 75 ed 80 anni – che giocano con le play station ed ivideogame e non più’ a carte od alle bocce.Si sa che anche il gioco varia con l’evolversi della società’ e moltissimi giochi che sono statitramandati per secoli dai più’ grandi ai più’ piccoli sono in pratica scomparsi: non si gioca più’per le strade o nei cortili ma si gioca ormai in spazi chiusi e protetti per evitare pericoli e tenerei bambini al sicuro, ma con ciò’ si perde molto spesso il fascino e la magia del gioco stessoquando si giocava tutti insieme e senza costosi giochi elettronici.Tendono cosi’ a scomparire i giochi liberi a favore dei giochi forzati e sedentari dove risultaridotta la possibilità’ di vivere le proprie esperienze di libertà’ e creatività’.

Infatti, i bambini d’oggi crescono in un ambiente totalmente diverso dal passato: nascono etrovano in casa la televisione che fa parte dell’arredamento e della vita familiare come gli altrielettrodomestici e le sue immagini e le sue voci accompagnano la loro crescita con spettacoliche spesso falsano la realtà’ che li circonda.

Per molti bambini la televisione più’che un oggetto è un amico con cui trascorrere del tempoquando non si sa cosa fare o si è lasciati soli: si crea cosi’ a volte un legame di dipendenza neiconfronti della televisione, poi dei videogiochi e poi d’Internet….

Eppure il gioco è sempre stato la prima forma d’approccio con la vita (da subito il bambinoviene, infatti, circondato d’oggetti e giocattoli vari che tendono a fargli prendere contatto conforme colori suoni) perché i giochi ed i giocattoli oltre ad essere una parte importante della

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5467

Page 68: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

68

nostra infanzia ed adolescenza sono una fonte formativa delle caratteristiche individuali: in fon-do il nostro carattere è in parte derivato dai giochi che abbiamo fatto.Infatti, nel gioco dei bambini sono espressi sentimenti di gioia, di delusione, di rabbia, dicomprensione ed anche aspetti di solidarietà’, amicizia, lotta con tutti quelli con i quali o controi quali si gioca.Abbiamo avuto giochi individuali e giochi collettivi, giochi creativi e giochi competitivi, giochidi riflessione e giochi d’abilità: tutto ha contribuito a rafforzare il carattere di ciascuno e l’adat-tamento a quello degli altri che giocavano con noi.Oggi i videogiochi od i robot che costringono a risposte rapide, hanno soppiantato giochi cherichiedevano manualità’, pazienza, tempo: i bambini d’oggi giocano in fretta, crescono in frettae si stancano subito e spesso molto presto dicono addio ai giochi.

Ma ora torniamo ai giochi dei nostri anziani canavesani, convinti che ai loro tempi si sonodivertiti talmente che avrebbero voglia di tornare indietro… (eviteremo peraltro di citare giochi– come ad esempio: carte, bambole, pallone, dadi, bocce –che tuttora resistono più’ o menocome ai loro tempi).

ALBERO DELLA CUCCAGNAIn molti paesi del Canavese era un gioco

spettacolare che faceva da con-torno alle sagre ed alle festepatronali.L’albero della cuccagna era unaltissimo palo – lungo almeno5 o 6 metri - accuratamente li-sciato e spalmato con saponeumido o con olio o grasso perrenderlo scivoloso.A metà del palo era posto qual-che piccolo premio (una botti-glia o dei dolci) mentre in cimaerano sistemati in circolo i pre-mi più’ importanti: polli, salu-mi ed altri premi.I giovani dei paesi si cimenta-vano – organizzandosi anche insquadre – a salire sul palo per

raggiungere i premi: si toglievano le scarpe esi calzavano calzettoni vecchi (che si cospar-gevano di gesso per agevolare l’impresa) e,man mano che si saliva, si cercava di ripulireil palo dall’unto e dal grasso per rendere pos-sibile la salita, e spesso ci si arrampicava unosull’altro per cercare di non scivolare ed aiu-tarsi ad arrivare in cima.

ANELLIE’ un gioco che ha origini inglesi e rurali già’conosciuti nel 1400. Si poneva un paletto con-

ficcato nel terrenoe da una certa di-stanza i giocatori,a turno, lanciava-no degli anelli odei ferri di caval-lo cercando dicentrare il paletto.

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5468

Page 69: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

69

Una variante era quella di mettere paletti d’al-tezze differenti ad ognuno dei quali era attri-buito un punteggio. Vinceva chi raggiungevail punteggio stabilito.

ANIMALI DI LEGNOIn una situazione prevalentemente rurale, co-m’era quello canavesano prima della secondaguerra mondiale, il gioco dei bambini riprodu-ceva inevitabilmente la realtà’ contadina ed unodei preferiti era quello di ricavare dal legno edin particolare dai rametti biforcuti degli alberi,piccoli animali stilizzati che rappresentavano– nell’immaginario - mucche, cavalli, pecore,galli, cani ecc., con i quali si costruivano fat-

torie e si giocava ad imitazione del mondo cheli circondava formando mandrie e greggi chesi ponevano in stalle e recinti o si portavano alpascolo od all’abbeverata o si facevano com-battere tra loro ad imitazione della “ batailledes reines”.Ma ognuno cercava anche di rendere semprepiù’ verosimili gli animali che creava: pertan-to con un coltello si appuntivano le corna del-le mucche, si raschiava la corteccia per dareforma al mantello chiaro o pezzato degli ani-mali, con dei legnetti si facevano le gambe e lacoda.Non contava la proporzione dei giocattoli co-struiti ma la loro utilità’ ed il piacere della lorocreazione.

AQUILONEL’aquilone era conosciuto in Asia fin dall’an-tichità’ (inizialmente aveva anche un signifi-

cato simbolico e religioso) e si è diffuso in tut-to il mondo.I nostri anziani lo costruivano con dei legnetti,creando una sorta d’armatura a forma di qua-drato, triangolo o rombo, che poi ricoprivanocon della carta (si usava anche la carta da zuc-chero) con la quale si faceva anche la coda del-l’aquilone.Nelle vallate del Canavese il volo era agevola-to dalle correnti d’aria che permettevano al-l’aquilone di salire a grandi altezze, salvo chequalche colpo di vento improvviso non lo fa-cesse impigliare tra i rami degli alberi: e la bra-vura stava nel riuscire a mantenere sempre bentesa la corda che teneva l’aquilone per mano-vrarla ad ogni segnale di cedimento e mante-nere stabile il volo.

BICICLETTAEra il gioco dei più’ piccoli: si prendevano duebarattoli di latta che erano bucati sul fondo eduniti con una corda in cima alla quale si lega-va poi un filo di ferro come manubrio.Con le latte ai piedi si fingeva quindi di avereuna bicicletta e correndo si facevano gare divelocità.

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5469

Page 70: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

70

BIGLIA

Le biglie, popolari in tutto il mondo, le trovia-mo addirittura nel 4000 a.C. in Egitto.Le prime biglie, ricordano i nostri anziani, era-no ovviamente quelle che la natura forniva gra-tis e quindi: noci, nocciole. noccioli di cilie-gia. Poi anche i tempi sono cambiati ed eccoarrivare- con il progresso - le biglie di terra-cotta, di vetro, di ceramica, di creta.Le biglie erano valori da possedere, merce discambio e strumenti di gioco. Ed il fascino dellebiglie ha sempre contagiato i bambini che han-no avuto la possibilità di creare moltissimi gio-chi.Un gioco dei più’ comuni anche nel Canaveseera quello di costruire sul terreno una pista concurve, montagnole di sabbia e buche, con unalinea di partenza e d’arrivo: ogni giocatore ti-rava a turno la sua biglia che non doveva usci-re dalla pista ne andare in buca (il che compor-tava come penalizzazione il dover tornare alpunto di partenza) per cercare di arrivare pri-mo al traguardo: come premio solitamente sivincevano le biglie degli altri giocatori o laposta che era stata messa in gioco.Un altro gioco consisteva nel mettere dellepalline dentro un quadrato od un cerchio se-gnato per terra e cercare di centrarle tirando dauna certa distanza un’altra pallina: la pallinacolpita era vinta, mentre se non si colpivanopalline la biglia tirata restava in gioco con lealtre messe nel quadrato o nel cerchio.Un altro, dei numerosi giochi, era quello dicostruire con del legno o del cartone, una spe-cie di ponte con diverse arcate che si ponevaad una distanza di 2 o 3 metri. Ad ogni arcataera attribuito un punteggio ed i giocatori, chelanciavano a turno la propria biglia, cercavano

di centrare le arcate con il punteggio maggioresenza toccare i bordi del ponte.Vinceva chi totalizzava il maggior numero dipunti.

BIRILLI

Il gioco dei Birilli è considerato l’antenato delBOWLING ed è praticato da secoli in ogniparte del mondo.Ne esistono innumerevoli versioni, dalle più’lineari alle più’ complicate, con varianti diver-sissime.Si dice che la sagoma attuale dei birilli – uncilindro bombato sormontato da una sfera – siastata creata in Inghilterra intorno al 1100 d.C.Nel Canavese – anche se era possibile com-prare sui mercati birilli di legno tornito ed avolte colorato - i nostri anziani ricordano che,data la scarsità di denaro, i birilli li costruiva-no personalmente usando pezzi di legno dellastessa altezza, tranne uno – il più’ alto chiama-to il matto o il re – ed in numero variabile dacinque a nove ed anche ad 11- che si dispone-vano su due o tre file – e che si cercava di ab-battere con una boccia di legno od una pietraarrotondata.Vinceva chi riusciva ad abbattere il maggiornumero di birilli, tenendo conto che il mattood il re aveva il valore maggiore.

CALEIDOSCOPIOE’ un giocattolo che ha affascinato da sempree che si riusciva a trovare sulle bancarelle digiocattoli a buon mercato.Si tratta di un tubo chiuso da dischi di vetro –

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5470

Page 71: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

71

uno dei quali opaco – al cui interno sono inse-riti due o più’ specchi disposti ad angolo traloro.Fra gli specchi od in un’intercapedine sul latoopposto all’oculare sono disposti alcuni pic-coli oggetti colorati (perline o pezzetti di ve-tro) che si muovono liberamente quando il tuboè scosso o ruotato formando figure geometri-che o cristalli multicolori.

CAMPANA – MONDO O QUADRATO

Pare che abbia avuto origine nell’antica Roma,infatti su un marciapiede del foro Romano èstato trovato un antico schema di questo gio-co.Si disegnava sul terreno una figura geometricaformata da una casella di partenza (chiamata“terra”), nove caselle numerate dall’uno al 9,un’ultima casella (chiamata “inferno”) ed uncerchio finale (chiamato “cielo”).Il primo giocatore si metteva sulla casella “ter-ra” e lanciando una pietra sulla casella nume-ro uno, saltava con un piede solo sulla stessa

casella cercando di recuperare la pietra lancia-ta (senza mai posare i due piedi contempora-neamente ed evitando di toccare anche le ri-ghe tracciate) tornando poi alla casella di par-tenza.Quindi si lanciava la pietra sulla seconda ca-sella e sempre saltando su un piede solo la sirecuperava e si tornava al punto di partenza. Ecosi’ via per tutti gli altri spazi numerati.Chi lanciava la pietra nella casella sbagliataod appoggiava entrambi i piedi saltando, pas-sava il gioco all’avversario, mentre se la pietralanciata arrivava nella casella dell’“inferno” sidoveva ricominciare dall’inizio.Una buona mira ed il senso dell’equilibrio persaltellare con sicurezza da una casella all’altraerano i segreti del successo.

CARRETTINIDi veri e propri carrettini esistono testimonian-ze pervenuteci da molte civiltà’ antiche(Mesopotamia, Siria, Egitto, Grecia).

I nostri anziani ricordano che ne esistevano adue, tre e quattro ruote di legno sui quali sali-vano uno o due bambini mentre altri tiravanoil carrettino con un bastone inchiodato davantiallo stesso.Molto spesso, specie quando non vi erano com-pagni, ci si lasciava andare da soli lungo le stra-de in discesa guidando e cercando di frenare lacorsa con i piedi.Inizialmente i carrettini erano costruiti con le-gno recuperato, comprese le ruote, ma quandoarrivarono i cuscinetti a sfera il carrettino per-se le sponde, divenne in parte manovrabile emolto più’ veloce (sia spinto con i piedi chelanciato lungo strade in discesa) diventandol’antenato dell’odierno go-kart.

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5471

Page 72: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

72

CAVALLINA

Era un gioco di squadra. La prima squadra diragazzi si disponeva in fila con la schiena pie-gata e le mani sulle ginocchia e quelli dellaseconda squadra dovevano saltarli appoggian-dosi con le mani alla schiena degli avversari.Chi era sotto e resisteva vinceva la partita ecambiava ruolo. Altrimenti rimaneva a schie-na piegata per un nuovo giro.

CAVALLOE’ un gioco presente in molte culture orientalied occidentali e, nelle nostre campagne, moltibambini hanno giocato con il loro cavallo per-sonale: un bastone con infilato in cima un al-tro bastoncino a mo’ di testa sulle quali si met-tevano delle corde come redini od utilizzandouna pianta di granoturco sulla cui cima si inci-devano le orecchie ed il muso del cavallo men-tre una corda era utilizzata come frustino.

Ma certamente più’ ricercato era il CAVALLOA DONDOLO , di legno o di cartapesta postosu due legni arcuati spesso ricavati dalle doghevecchie delle botti, che i bambini cavalcavanodondolandosi.

CERBOTTANAEra costruita utilizzandolunghe canne vuote (idealierano – quando si era for-tunati – le canne di allumi-nio dei vecchi lampadari)ed i rami di sambuco svuo-tati all’interno diventavanole cerbottane ideali.Dentro le cerbottane si in-troducevano proiettili fattidi carta arrotolata a formadi cono, o venivano pres-sate palline di carta,pezzetti di terra o freccette di legno, che si lan-ciavano contro un bersaglio soffiando con lamaggior forza possibile nelle canne stesse.

CERCHIOIl gioco del cerchio pare sia stato inventatonell’antico Egitto dove i ragazzi facevano ro-tolare cerchi fatti di materiale vegetale spin-gendoli con dei bastoni.Presso gli indiani d’America questo gioco eraritenuto molto importante perché consideratoun ottimo mezzo per sviluppare nei bambini ilsenso della precisione: infatti se sembra facilefar rotolare un cerchio, in pratica occorre espe-rienza ed abilità per mantenerlo verticale e farloprocedere dritto.

I nostri ragazzi utilizzavano cerchioni di bici-cletta o cerchi metallici presi dalle vecchie bottied anche cerchi di legno che si facevano roto-lare lungo le strade usando dei bastoni di le-gno o di ferro ( a volte questo era ricurvo per

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5472

Page 73: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

73

facilitare la guida ed il blocco del cerchio lun-go le discese) facendo a gara a chi andava più’lontano e veloce senza farli cadere.Qualche volta – tra i raggi delle ruote di bici-cletta – erano infilati dei sonagli (di solitoscatolette riempite di sassi) che ruotando sbi-lanciavano il cerchio e rendevano più’ diffici-le, ma anche più’ entusiasmante, tenerlo inmovimento.

CORDASi tratta di un giocoantichissimo che hadivertito i bambinidi tutto il mondo.Giocando da soli siimpugnava la cordaper le due estremità, una per mano, te-nendola dietro legambe e quindimuovendo le brac-cia si faceva passa-re la corda all’altez-za dei piedi davantia sé e la si saltavacon un piede per volta od a piedi uniti.Giocando in gruppo la corda veniva tenuta alledue estremità’ da due ragazzi e fatta ruotareavanti ed indietro sopra la testa e sotto i piedialternativamente degli altri giocatori che en-travano ed uscivano dall’arco disegnato dallacorda in movimento saltando e cercando dievitare di urtare la corda stessa: chi saltava più’volte di seguito senza interruzione risultavavincitore.

DAMA/FILETTOMolte scacchiere riportano sul retro una figurageometrica composta da tre quadrati concen-trici divisi da linee orizzontali e verticali cheformano 24 punti di intersezione: questo gio-co, che è conosciuto come FILETTO o TRISo MULINELLO, ha origini antichissime e paresia stata inventato dai Fenici e dai Troiani.Giocano due giocatori che hanno a disposizio-ne nove pedine bianche e nove nere che, alter-nandosi, dispongono su punti di intersezione

liberi cercando di fare “filetto” (cioè di dispor-re tre pedine in fila su tre punti di intersezioneadiacenti in linea retta, orizzontale e verticalema non in diagonale).

Ogni “filetto” chiuso dà diritto di mangiare unapedina dell’avversario e scopo del gioco è quel-lo di riuscire ad eliminare almeno sette dellepedine dell’avversario o metterlo in condizio-ni di non poter più’ muovere le proprie pedine.Diverse sono le regole e la strategia di questogioco ed i nostri anziani ricordano che le loropedine erano sassolini colorati o bacche o noc-ciole..Abbiamo detto che è un gioco antichissimo eda riprova sono state ritrovate nel Canavese –nel vasto repertorio dell’arte rupestre – anchepietre incise con il disegno del FILETTO avolte su lastre contenenti pure delle coppelle(come a Quincinetto ed a Ronco Canavese).

ELICAEra un giocodei più sempli-ci: consisteva inun’asticella dilegno o di ferrosormontata daun’elica – di le-gno o di carto-ne – che venivamessa in rota-zione e fatta de-collare tirando un filo arrotolato intorno.Vinceva chi riusciva a far arrivare l’elica piùlontano

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5473

Page 74: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

74

FIGURINELe figurine sonoda sempre statauna delle più’grandi passionidei bambini ditutto il mondoche le collezio-nano, le scam-biano o le usanoper giocare.Ai tempi dei no-stri anziani eranofigurine di cal-ciatori o di ciclisti in prevalenza, ma anche disoldatini o di animali.Moltissimi erano i giochi che si creavano conle figurine, ma, quello più’ comune consistevanel lanciare una figurina contro un muro cer-cando poi, a turno, di coprirla tirando un’altrafigurina: si continuava fino a quando non siriusciva nello scopo ed a quel punto il vincito-re si prendeva tutte le figurine giocate.

FIONDACi si procuravaun ramettobiforcuto (a Y)di legno duro erobusto ed unavecchia camerad’aria di bici-cletta per farnedegli elasticiche venivanocollegati con unpiccolo pezzodi pelle tagliatoin ovale e poifissati agli estremi della forcella con dello spa-go.A questo punto ognuno dimostrava la propriaabilita’ cercando di lanciare sassi il più’ lonta-no possibile o di colpire dei barattoli di latta odi vetro posti ad una distanza sempre maggio-re od anche di abbattere qualche uccello chevolava non molto alto (e qualche volta anche ilampioni della luce facevano da bersaglio …).

GIOCHI DI CARTAIl materiale a disposi-zione dei nostri anzianiera sempre molto limi-tato e, alla loro epoca,tutto era prezioso e nondoveva andare sprecato.Però quando si potevaavere a disposizionedella carta era un piace-re costruire oggetti fan-tastici piegando e ripie-gando fogli di giornaleo di quaderno e co-struendo cosi’ animali

fantastici, aeroplanini, cappelli e tanti altri og-getti suggeriti dalla fantasia e dall’estro del mo-mento.

GIOCHI SONORI

Il complesso mondo dei suoni ha sempre avu-to un ruolo di primo piano nella vita dei bam-bini: fin dall’infanzia si è colpiti dalla molte-plicità’ dei suoni che ci circondano (naturali,artificiali, piacevoli, sgradevoli e cosi’ via) edè sempre stata viva negli adolescenti la curio-sità di riprodurli con oggetti e strumenti cheproducano sonorità’ particolari.In particolare il gesto della percussione è quellopiù’ istintivo, più’ puro, quello che il bambinoesercita nei primi movimenti coerenti: il tic-chettio della pioggia, la caduta della grandine,il rumore dei tuoni, devono essere state lesonorità’ che per prime furono tradotte in suo-ni volontari ed organizzati, ottenuti dalle per-cussioni di oggetti dall’eco sonora.Ecco perché’ i nostri anziani ricordano con pia-cere gli strumenti creati con la fantasia e con

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5474

Page 75: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

75

materiale riciclato (scatole di latta, tappi dibottiglia, ecc.) o naturale (sassi e pezzi di le-gno) con i quali si ottenevano i suoni.I sassi sono stati il primo strumento musicale:battuti uno contro l’altro, della stessa grandez-za o di dimensioni diverse, hanno creato suonidifferenti e mettendosi in gruppo si creavanopiccole orchestre.Con le scatole di latta si costruivano dei tam-buri: la latta era coperta con una carta oleatafermata da un elastico poi s’inseriva – facendoun buco - un piccolo bastone che era mosso dauna mano in modo da battere contro le paretiinterne mentre con l’altra mano si batteva conun altro legno la parete esterna della latta.Bucando delle scatole di conserva di diversagrandezza con dei chiodi si faceva passare unacordicella che li tenesse unite e quindi si bat-teva questa grancassa con dei bastoni sui qualierano infilati dei tappi di sughero.Altro giocattolo era quello formato da coper-chi di barattoli (marmellata, sottaceti, ecc.) chebucherellati con un chiodovenivano poi uniti con un filo ed agitati …suo-navano.Con i rami del sambuco, del ciliegio, del sali-ce , del nocciolo o con le canne di bambu’, sicostruivano fischietti, zufoli, trombette e pif-feri.Molti anziani contadini ricordano anche cheda un filo d’erba verde, stretto tra i due polliciuniti ed avvicinato alle labbra, si ottenevanosuoni soffiando contro l’erba che vibrava.Uno strumento invece un po’ laborioso – cheveniva perciò costruito dai ragazzi piu’grandicelli o dai genitori o dai nonni – era laraganella: uno strumento di legno dei piu’ an-tichi ed affascinanti che veniva usato nelle fe-ste, nel carnevale, nei riti religiosi, nella musi-ca, nel gioco, con tantissime varieta’.La raganella si suonava facendo ruotare un te-laio contenente una o due ruote dentate fissatead un perno che strisciavano su una o due la-melle (dette salterello) creando suoni differentie crepitanti.Quasi tutti gli anziani intervistati ci hanno dettoche i loro “giochi sonori” sono poi continuatinelle Bande Musicali dei loro paesi.

GIOCHI STORICINell’elencare i giochi di una volta dobbiamomenzionare i giochi storici che sono ancoraoggi ricordati e tramandati in vari paesi attra-verso manifestazioni e sagre della tradizionepopolare.Ai nostri tempi si cerca di ambientare questigiochi nelle vie e nelle piazze delle zonepiù’antiche ed ancora conservate dei nostripaesi, a volte correggendo gli scenari con abiliricostruzioni per renderli il più’ possibile si-mili ai luoghi ed alle situazioni dei tempi pas-sati.Questi eventi hanno talvolta implicazioni sto-riche o religiose ma sempre con una caratteri-stica comune: sono competizioni sportive.Infatti, oltre alle varie giostre equestri ed aigiochi con sbandieratori, si disputano gare ditiro con l’arco, la balestra, il tiro alla fune, lecorse con le botti o le carriole od i sacchi: legare sono sempre l’aspetto principale e sonogiochi che insegnano l’importanza di attenersialle regole, a vincere ed a perdere, ad essereparte di una squadra.

LIPPAEra uno deigiochi più’ abuon merca-to!Con un ba-s t o n c i n oc h i a m a t o“mazza” sicolpiva aduna delledue estremità’ un altro bastoncino più’corto efatto a forma di fuso (lippa) in modo da poter-lo riprendere al volo con la mazza per cercaredi scagliarlo il più’ lontano possibile o versoun bersaglio prestabilito.Un altro modo di giocare era quello di appog-giare la lippa ad un sostegno (che fungeva dafulcro), di colpire la parte libera non appog-giata a terra con la mazza in modo da prenderela lippa stessa al volo e rilanciarla (pare chequesta variante rappresenti l’antenato delbaseball).

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5475

Page 76: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

76

MARIONETTE E BURATTINI

L’esistenza della marionetta, forse rituale esacra, la si ritrova già nell’antica Grecia dellarepubblica di Platone, mentre i burattini (fan-tocci costituiti solo da una testa e due mani)nacquero nel XVI secolo.Comunque che siano mossi da fili come lemarionette, calzati come guanti come i burat-tini o scossi da un’asta centrale come i pupisiciliani, queste creazioni hanno costituito finoall’avvento della TV uno dei fenomenipiù’affascinanti e ricchi della cultura contem-poranea.Ed anche i nostri anziani hanno giocato conquesti piccoli attori di legno o di pezza costru-iti con il materiale povero di cui potevano di-sporre, creando spettacoli che ripetevano spes-so le storie di masche e di folletti raccontatenelle lunghe sere invernali dai loro genitori ononni.

PALETIl gioco consiste nellancio di dischi diferro o di pietra le-vigata con grancura, lavorati inmodo diverso nelledue facce, verso unbersaglio detto pallino, ricalcando approssima-tivamente l’attuale gioco delle bocce, oppuretentando l’accosto ad una linea tracciata sul ter-reno.Il passatempo è d’origine molto antica e pareche gli eroi d’Omero lo praticassero nei mo-

menti di tregua della guerra contro la città’ diTroia.Attualmente il gioco sopravvive soprattuttonella tradizione dei paesi valdostani ma veni-va giocato anche nel Canavese che ai tempidei nostri anziani era unito alla Valle d’Aosta.

PIGNATTE

Era un divertimento che non poteva mancarenelle feste e sagre paesane.Tra due alberi o due pali si tirava una corda acirca mezzo metro al di sopra dell’altezza me-dia di una persona. Legati alla corda si mette-vano alcune pentole di coccio contenenti dellesorprese (dolci, caramelle, giocattoli, acqua esegatura…).I concorrenti bendati e muniti di un bastonevenivano fatti girare diverse volte su se stessi,in modo da disorientarli, e quindi lasciati an-dare dovevano cercare di trovare la direzionegiusta per poter colpire le pentole e romperle.Per rendere il gioco più’ interessante, quandoun concorrente si stava avvicinando alla cor-da, questa veniva alzata per rendere il compitosempre più’ difficile e divertente. Come diver-tente era vedere il concorrente al quale capita-va di rompere la pentola con l’acqua o la sega-tura che gli si rovesciava addosso.

RANANelle trattorie canavesane di una volta era fa-cile trovare questo gioco con il quale si cimen-tavano i nostri anziani.Era una specie di armadietto con un ripianosul quale era posta una grossa rana di ferro conla bocca spalancata ed una serie di nove fori

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5476

Page 77: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

77

posti su tre oquattro file,tutti collegaticon uno sci-volo a deicassettini po-sti sotto il ri-piano e suognuno deiquali era scrit-to un punteg-gio.I giocatori tiravano delle rondelle di ferro cer-cando di centrare la bocca della rana o di farleentrare in uno dei fori del ripiano.Quando si riusciva la rondella cadeva in unodei cassettini sottostanti dove era indicato ilpunteggio.Il vincitore ovviamente era quello che ottene-va il punteggio maggiore e, solitamente, vin-ceva un buon bicchiere di vino.

ROCCHETTI

Erano piccoli cilindri di legno o di ferro conbordi rialzati per trattenere il filo di cotone cheli avvolgeva.Questi cilindri avevano poi un foro all’internoche s’inseriva sulle vecchie macchine per cu-cire e che permetteva lo srotolamento del filostesso durante il lavoro di cucito.Quando i rocchetti finivano non erano buttativia ma riutilizzati ed era una gara tra i bambiniper cercare di recuperarli e per trasformare ipiccoli rocchetti in giochi importanti.Si costruivano così trattori, biciclette, trottolee cosi’ via a seconda della fantasia creativa edel numero di rocchetti a disposizione.

SASSOLINI

E’ il “gioco dei cinque sassolini” diffuso in tuttoil mondo come passatempo di abilita’ ed ov-viamente giocato dai nostri anziani perché gio-co povero e del tutto gratuito .Scopo del gioco era quello di lanciare e ripren-dere i sassolini secondo figure e schemistabiliti.Un gioco era quello di mettere a terraquattro sassolini, lanciare in aria quello che siteneva in mano e cercare di raccogliere unodei sassolini a terra e quello lanciato. Se siriusciva si lanciavano i due sassolini recuperatie si cercava di prendere un altro dei sassolinirimasti a terra ed i due lanciati. E cosi’ di se-guito fino a raccoglierli tutti.Ad ogni errore si passava la mano all’avversa-rio.Era necessario molto allenamento per riuscirein questo gioco ma nelle lunghe giornate in-vernali od in quelle estive negli alpeggi nonmancava certo il tempo per farlo.

SCHIAFFO DEL SOLDATOUn giocatore- ovvero lavittima – piegando ilbraccio all’indietro tene-va una mano appoggiataal dorso della schiena:il palmo della mano ve-niva colpito con unoschiaffo da uno dei gio-catori che si trovavanodietro alla vittima che

doveva indovinare chi era stato per evitare difare ancora da bersaglio.

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5477

Page 78: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

78

SLITTINO

Le origini dello slittino sono molto antiche etroviamo le prime testimonianze nell’800 d.C.In una zona, come il Canavese, prevalentemen-te collinare e montuosa e con stagioni moltonevose, lo slittino era uno dei passatempi in-vernali più diffuso.Con delle assi di legno legate tra loro da altreasticelle inserite su due legni ricurvi in punta(quando si potevano utilizzare delle doghe divecchie botti la curvatura era assicurata) sicostruivano slittini pronti ad affrontare in ve-locità’ i pendii coperti di neve.Era un oggetto sottoposto ad urti violenti (sas-si e tronchi di alberi erano ostacoli usuali sullepiste percorse dai nostri anziani)e ad un’usura non indifferente che costringevaspesso a lunghe riparazioni.Ma a volte anche i pantaloni e le gonne (spes-so già’rattoppati) dovevano subire altre ripa-razioni ed allora non erano ancora arrivati icinesi…

TAPPI CORONAI tappi corona delle bibite erano utilizzati perfare gare entusiasmanti su percorsi disegnaticol gesso sui marciapiedi od all’interno dei cor-

tili: si imitava di solito il giro d’Italia o quellodi Francia. Spesso all’interno dei tappi veni-vano inserite le figurine dei ciclisti dell’epocaper dare più realismo alle gare.Altre volte nei tappi venivano messe le figurinedei giocatori di calcio della propria squadrapreferita e, creando un campo di calcio in mi-niatura, si facevano delle vere partite avendoper pallone ancora un tappo od una biglia.

TELEFONOEra una forma di comunicazione importantetra i ragazzi delle borgate: un giocattolo sem-plice, formato da due barattoli di cartone o dimetallo che venivano forati ed uniti da un filoteso ed annodato alle estremità.

Quindi un ragazzo stava fermo in un puntoprestabilito e parlava dentro il barattolo men-tre il secondo ragazzo si spostava, tenendo l’al-tro barattolo all’orecchio, fino a dove riuscivaa sentire la voce ed a quel punto era possibileiniziare la telefonata.Da tenere presente chequesti telefoni giocat-toli sono nati prima delvero telefono!

TROTTOLAE’ un giocattolo anti-chissimo – si dice fos-se già conosciuto 6000 anni fa – ed alcune trot-tole perfettamente conservate sono state ritro-vate in scavi archeologici in Mesopotamia.Era un gioco molto popolare tra i nostri anzia-ni che facevano anche a gara a costruirsi le trot-tole di legno ed a trovare il bilanciamento mi-gliore a seconda della presenza o meno di chio-di sulla punta. I più fortunati riuscivano a co-struirla con il rocchetto di legno dei filati cheveniva poi lavorato con il coltello per dargli laforma giusta.Questo giocattolo, il più’ prezioso era quellodi legno di bosso, poteva assumere diverse for-

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5478

Page 79: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

79

me ma la più’ comune era quella di un conorovesciato ( intorno al quale si avvolgeva stret-tamente uno spago) che terminava con unapunta e che si faceva girare srotolando rapida-

Abbiamo riportato solo alcuni dei numerosi giochi e varianti che ci sono stati segnalati dainostri anziani, che ringraziamo, anche perché in ogni paese (per la collocazione di pianura,collina o montagna) si privilegiavano determinati giochi con peculiarità’ proprie anche se par-tivano spesso da una base comune.

Inoltre molti giochi erano accompagnati da canti, filastrocche o poesiole dialettali, cherallegravano l’atmosfera gioiosa e spensierata del gioco: e molti anziani hanno poi partecipatoai gruppi corali del loro paese, gruppi che in molti casi esistono ancora ed a volte hanno anchecercato di recuperare questo patrimonio corale.

Con la seconda guerra mondiale e la partenza per il fronte di moltissimi giovani, anchenel Canavese si cominciò a giocare sempre meno presi da altri e più gravi problemi..

La guerra rappresentò uno stacco feroce e doloroso dalla spensierata allegria del tempodell’infanzia, dell’adolescenza e della giovinezza dei nostri attuali anziani, un tempo di pacetroppo breve…sempre.

mente lo spago.L’abilità consisteva nel far girare la trottola ilpiù velocemente ed il più a lungo possibile enell’imprimere vari effetti al moto rotatorio.

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5479

Page 80: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

80

1944: l’Odissea di 41 giovanitra il Colle della Galisia e la Vald’Isère già liberata dagli alleati

Soffia il vento, urla la bufera…….

Si ringraziano vivamente i giornalisti Guido Novaria e Giampiero Paviolo, autori del libro“A un passo dalla libertà” (Priuli&Verlucca, 2004) dal quale sono stati tratti alcuni spuntie fotografie del tragico epilogo della colonna di partigiani e di prigionieri di guerra, chetentarono di raggiungere la libertà. Perdettero la vita 24 prigionieri inglesi, 4 jugoslavi e 21partigiani italiani. Questi ultimi appartenevano alle due formazioni che operavano in AltoCanavese: la VII Divisione Giustizia e libertà comandata da Bellandi (Gino Viano) e la VIIIDivisione Autonoma Vallorco comandata da Casella (Giovanni Massucco). Si salvaronoCarlo Diffurville, Giuseppe Mina e l’inglese Alfred Southon; questi subì l’amputazione del-le gambe. Mina morì nel 1946 a causa dell’inarrestabile cancrena agli arti congelati. CarloDiffurville, che non superò mai completamente lo shock di quei giorni, morì a Borgiallo nel1973.Si ringrazia altresì l’Associazione Amici del Gran Paradiso (www.granparadisoamici.it) diCeresole Reale e gli autori del libro “Il Prezzo della libertà”, Ester Savoia Carlevato,ViceSindaco di Borgiallo.

g.m.

La salita al colle Galisia di una corvè organizzata dai partigiani del Canavese per i primi dinovembre del ’44 si trasforma in una trappola mortale per quarantun giovani, inghiottiti dallaneve e travolti dalla bufera, lungo la discesa attraverso le insidiosissime Gorges du Malpasset, inVal d’Isère, dopo aver sfiorato, senza neppure vederlo, il rifugio del Prariond, la salvezza per1’intera colonna. Quarantun corpi, molti dei quali rimasti senza nome: tredici di loro ”conosciutisolo da Dio” riposano nel cimitero militare inglese di Trenno, alle porte di Milano. Quarantunstorie che si aggiungono a quelle dei tre superstiti, 1’ultimo dei quali, 1’inglese Alfred Southon,scomparso improvvisamente nel 1993 durante una vacanza a Malta. E a quelle di alcuni prigio-nieri slavi che si unirono al gruppo, partendo pero in netto anticipo rispetto al resto della colon-na. Particolare che getta un elemento di inquietudine sulla vicenda e che provochera accesidibattiti ai vertici dei comandi partigiani alla vigilia di quel terribile inverno di guerra. Unoscampato, lo slavo Iso Altaraz, il 19 novembre del 1995 durante la cerimonia organizzata aCeresole Reale per ricordare la tragedia, esattamente a mezzo secolo di distanza da quei giorni,riaccese le polemiche gia scoppiate all’indomani della scoperta dei corpi lungo le Gorges duMalpasset, circa 1’assurdità di avere fatto partire la colonna dall’Agnel in tarda mattinata.

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5480

Page 81: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

81

L’ Odissea (nel racconto del protagonista Car-lo Diffurville e nel sito internet citato).

Sabato 4 novembre 1944Da Sale, Borgiallo, Colleretto Castelnuovo,Spineto, da alcune baite isolate della Valle Sa-cra, da Ribordone, da Frassinetto e da Alpettedove vivevano nascosti da mesi, i soldati in-glesi accompagnati dai partigiani canavesaniraggiungono il Santuario di Prascundu, punto

di ritrovo per quella legione straniera che de-cine di famiglie canavesane aveva protetto permolte settimane, in attesa delle ”corvèe” perla Francia liberata.

Domenica 5Da Ribordone gli uomini della colonna – lamaggior parte non si conosceva neppureridiscendono verso la valle Orco e raggiungo-no Rosone e Perebella, sopra Locana: un per-corso decisamente lungo, ma scelto per evita-re di essere intercettati dai soldati diWermachat. A guidarli e il tenente ”Vittorio”(Alberto Fattucci).

Lunedi 6La colonna arriva a Noasca senza incontrareostacoli: i tedeschi sembrano non preoccupar-si di quell’insolito movimento di camion dell’Aem sulla strada per 1’alta valle Orco. Ancorauna sosta a11a Trattoria del Gran Paradiso,quindi si riparte per Ceresole Reale. Al grup-po si aggiungono alcuni soldati jugoslavi. Nella

testimonianza di quei giorni, Carlo Diffurvillescrive che nello stesso giorno “Vittorio” feceequipaggiare i 28 prigionieri, i quali ricevette-ro calzature e vestiario adatti per la montagna”.

Martedi 7I camion, lentamente, superano il paese: qual-che abitante di Ceresole esce in strada a salu-tare quei ragazzi che sbucano dal telone chechiude i mezzi. La colonna riparte a piedi peril Serru; a poca distanza c’e il casotto dei guar-diani della Aem dell’Agnel: qui inglesi, slavie partigiani trascorrono la notte. Fuori conti-nua nevicare.

Mercoledi 8Alle 10 il tenente ”Vittorio” dà 1’ordine dipartire per il Colle Galisia, dopo una lunga di-scussione culminata con una votazione circa1’opportunità di salire o rinunciare. La colon-na lascia il casotto dell’Agnel: ci sono da per-correre 700 metri di dislivello; in condizioninormali, per superarli bastano poco meno ditre ore. Quella mattina il tempo è pessimo,continua a nevicare, la visibilità è ridotta. Unpaio di ore prima Iso Altaraz, insieme ad altriventi soldati jugoslavi, decide di iniziare lasalita: il gruppo raggiungerà il rifugio delPrariond nel pomeriggio. La colonna guidatada ”Vittorio” arriva sul colle Galisia dopo set-te ore di marcia estenuante. La discesa verso ilPrariond inizia in mezzo alla tormenta e nel-l’oscurità. Nessuno riesce ad individuare letracce per raggiungere il rifugio: gli uominisono costretti a passare la notte all’addiaccio.

Giovedi 9All’alba, scrive Diffurville, il tenente Vittoriodecise di continuare il cammino e di lasciarmisul posto insieme al mio compagno GiuseppeMina per soccorrere nel limite del possibile idue inglesi (Alfred Southon e Walter Ratte),che non potevano proseguire perchè con unprincipio di congelamento agli arti inferiori.Prima di partire ci disse che avanti sera qual-cuno sarebbe salito a soccorrerci perchè luisperava essere a Val d’Isere nel pomeriggio, alpiu tardi.

La Casa di Spineto dove erano tenuti prigionieridai tedeschi i soldati inglesi (Canton Picun)

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5481

Page 82: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

82

Venerdi 10La tormenta non cessa, i quattro trovano ripa-ro sotto un roccione: i soccorsi non arrivano.Sono vicinissimi al rifugio, ma la tormentaimpedisce di vedere quell’ombra bianca cheavrebbe rappresentato la salvezza.Sabato 11

Scrive ancora Diffurville:Attesi sotto il roccione sino all’11 Novembree, nel tardo pomeriggio, non sperando più ne-gli aiuti di Vittorio credetti opportuno scende-re verso il fondo valle assieme al Mina in cer-ca di soccorso. I due inglesi non erano in con-dizioni di proseguire il cammino e di conse-guenza furono lasciati da noi sul posto nellasperanza di fare in tempo per recare loro soc-corso. Passammo la notte al rifugio Prariond(fuori la temperatura era scesa a meno 25 gra-di) senza poter accendere il fuoco per mancanzadi fiammiferi.

Domenica 12All’alba Mina e Diffurville riprendono la di-scesa verso le Gorges du Malpasset dove tro-vano il resto della colonna: i loro amici parti-giani e i soldati inglesi morti sotto la neve, tra-volti dalle slavine o inghiottiti dal baratro.A metà strada fra il rifugio e Saint Charles siimbattono finalmente in tre partigiani diBellandy (che si trovavano in Val d’Isère per iltrasporto di armi e viveri attraverso il passodella Galisia) e sono di conseguenza salvi.Le condizioni del Mina si erano aggravate. Tra-sportati in slitta a Le Fernet e da qui a Val d’Isère, il Comando Alleato dispose subito il lororicovero e le ricerche di soccorso nella speran-za di ritrovare i superstiti della colonna.

Lunedi 13Più in alto, sotto il roccione dove si sono ripa-rati 4 giorni fa, i due inglesi sono ormai allostremo della forze: il maltempo non cessa.

Les Gorges du Malpasset dopo il Rifugio Prariond - sullo sfondo il Colle della Galisia

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5482

Page 83: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

83

Rattue sembra in condizioni piu precarie.Southon continua a sfregargli gli arti per evi-tare il congelamento.

Martedi 14La tormenta impedisce alla squadra di soccor-ritori di riprendere la marcia alla ricerca dellacolonna: il comandante ”Bellandy” è ormaiconsapevole che quella missione affidata a unodei suoi uomini piu validi si è trasformata inuna delle tragedie più agghiaccianti per il mo-vimento partigiano.

Mercoledi 15Southon e Rattue trascorrono 1’ottava notteall’addiaccio, sempre sotto lo stesso spuntonedi roccia: i due sono ormai convinti che nessu-no riuscirà a riportarli in Val d’Isere.

Giovedi 16Ha smesso di nevicare, le condizioni meteoro-logiche migliorano.I partigiani partiti da Val d’Isere non riesconoperò a localizzare gli inglesi: il cuore di WalterRattue cede.

Venerdi 17Alfred Southon viene finalmente trovato e tra-sportato a Val d’Isere dove è sottoposto alleprime cure: le sue condizioni sono preoccu-panti ma sarà salvato, anche se dovrà subire1’amputazione degli arti inferiori.In ospedale sono già stati ricoverati GiuseppeMina e Carlo Diffurville, entrambi con gravicongelamenti. Sono loro gli unici tre supersti-ti della colonna di 44 uomini partita dieci gior-ni prima da Ceresole.

Due dei superstiti: da sinistra Alfred Southon con la moglie e il secondo da destra Carlo Diffurville

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5483

Page 84: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

84

Il Bilancio della tragediaCaduti alla Gorges du Malpasset

24 soldati inglesi4 soldati jugoslavi

21 partigiani italiani:

Elio Di Biase di TorinoGiovanni Diffurville di BorgialloDanilo Cigliata di ChiesanuovaAlberto Fattucci di TrecateMario Fattucci di TrecateGiovanni Chiarottino di ChiesanuovaGiovanni Gallo Balma di Frassinetto

Alla ricerca dei corpi dei partigiani e dei soldati inglesi

Domenico Giovando di BorgialloGiose Malano di BorgialloErcole Novaria di BorgialloEnrico Ricco di TorinoMario Salomone di TorinoPiero Tamietti di Cintano

Il rifugio francese Prariond come si presenta nell’estate del 2005 (foto A. Cigliano)

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5484

Page 85: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

85

I Caduti:Ten. Laurenti Tino di Borgiallo fucilato a Torino – Porta NuovaS.Ten. Novaria Ercole di Borgiallo deceduto sulla Galisia

Defurville Giovanni di Borgiallo deceduto sulla GalisiaMalano Giuseppe (Giose) di Borgiallo deceduto sulla GalisiaCigliana Danilo di Chiesanuova deceduto sulla GalisiaVironda Gambin Franco di Borgiallo fucilato a Forno CanaveseVallosio Rinaldo di Priacco fucilato a CuorgnéMalano Battista di BorgialloContini LuigiFrancioli Pierino di Colleretto CastelnuovoNegretto Giuseppe di BorgialloMina Giuseppe di Borgiallo deceduto nel’46 di cancrena

contratta sulla Galisia

g.m.

Borgiallo: l’Ara della gloriaNel cimitero dei Comuni di Borgiallo e di Colleretto Castelnuovo, sorge il Sacrario dei Cadutidell’VIII Divisione Autonoma Valle Orco – alla quale apparteneva anche la Brigata “GiovanePiemonte” comandata da “Casella”, il rag. Giovanni (Gianni) Massucco di Castellamonte.Sul marmo del monumento sono incisi i nomi dei partigiani morti sulla Galisia, fucilati o caduti inazioni di guerriglia. I loro resti sono raccolti nei loculi della cella sottostante il monumento stesso.

Il Monumento ai Caduti dell’VIII Divisione Valle Orco nel cimitero di Borgiallo e Colleretto Castelnuovo

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5485

Page 86: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

86

Alla Brigata “Giovane Piemonte” ap-parteneva anche Elio Di Biase di Tori-no, disperso sulla Galisia.La “Giovane Piemonte” era comandatadal geom. Tino Laurenti, che fungevada ufficiale di collegamento con altreformazioni Autonome del Piemonte.Nel corso del suo trasferimentonell’astigiano, probabilmente tradito dauna spiata, venne catturato, insieme aBruno Devalle nella stazione di TorinoPorta Nuova. Furono fucilati sotto ilportico della stazione stessa, lato di ViaSacchi. Era il 4 Ottobre del ’44.

Vice comandante della Brigata era ilS.Ten. Ercole Novaria, che fece partedella colonna con i numerosi prigionie-ri inglesi diretta in Francia. Morì assi-derato sulla Galisia.Il comandante della VIII Vall’OrcoCASELLA, il rag. Guido Massucco,come lo chiamano ancora oggi familiar-

mente i suoi partigiani tutt’ora viventi,ormai ottantenni, era nato ail 29Agosto. 1912 e, con il fratellogeom. Luigi (Gino) aveva avviatoun’azienda di fucinatura – tutt’ora inattività – nei pressi del torrente Piovasulla sponda di Castellamonte dopo l’ar-mistizio, diede vita alla VIII DivisioneAutonoma Vall’Orco, che si ispirava allanascente Democrazia Cristiana, cherappresentava nel C.L.N. In essa verràinserita la Brigata “Giovane Piemon-te”, dopo la tragica scomparsa dei suoicapi e di numerosi appartenenti alla for-mazione stessa.

Giovanni Massucco muore il 10 Feb-braio 1997 e riposa nella tomba di Fa-miglia del cimitero di S. Anna dei Bo-schi.

Gli “Sten” fabbricati in casaLa Divisione era in parte armata di fu-cili mitragliatori del tipo inglese “Sten”,che venivano fabbricati clandestina-

Il comandante Giovanni Massucco “Casella”

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5486

Page 87: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

87

mente nelle Officine Massucco, dal fra-tello Gino e che avevano il pregio diessere più funzionanti rispetto agli ori-ginali, che venivano a loro volta “im-portati”, passando per la Galisia, dallaValle Isére, dopo essere stata liberatadagli inglesi e dagli americani. A taleproposito abbiamo raccolto numerosetestimonianze di partigiani, tra le qualii racconti di Angelo Vironda (al biunt),che nottetempo li trasportava in unabaita nei pressi di Borgiallo o in quelladel Comando-deposito nelle vicinanzedell’Asilo di Sale. Pierino Malano (82anni) ricorda come Borgiallo fosse unabase importante della formazione diMassucco alla quale avevano aderitonumerosi giovani del luogo a lui legatianche da amicizia. Oltre ai numerosicaduti nelle circostanze già descritte ri-corda ancora Basolo Giovanni(Basulet), Novaria Carlo, Trucano Bat-tista, Trucano Primo, Morgando Giu-seppe, Ardissone Severino… nonché il“fucinatore” Pietro Nigro. Quest’ulti-mo, “fuori orario”, era addetto alla tem-pra delle canne dei mitra che solo i suoiocchi esperti sapevano trattare al puntodi “colore” giusto, sulla forgia a carbo-ne e successivamente immergerle inacqua corrente. Le rimanenti parti delmitragliatore - prodotte anche in altreofficine della zona come alla “Tom” diValperga - venivano montate da altrioperai della Massucco.Tra i tanti episodi Pierino Malano ricor-da la resa della Monterosa (Divisionealpina della Repubblica Sociale Italia-na) al comandante della Piazza diLocana, Severino Santagiuliana dellaVIII Vall’Orco.

In quella occasione venne catturato an-che un carro armato la cui mitraglierasi era inceppata al “Piaggio” di Cuorgnè.Venne ripristinata da Pietro Nigro, cheera ormai diventato un esperto in mate-ria.

Omettiamo di raccontare altri fatti lut-tuosi accaduti in Valle Sacra, che ab-biamo raccolto da testimoni del tempoe che sono ancora ancora vivi nellamemoria dei valligiani.

A distanza di oltre sessanta anni dichia-rano numerosi ex-partigiani della VIIIVallorco:“riteniamo sia ormai tempo dirappacificare gli animi, di dare un se-gnale di cristiana pietà anche nei con-fronti di tanti giovani che, dopo l’8 Set-tembre del 1943, scelsero consapevol-mente di stare dalla parte perdente”

Il busto in pietra del comandante Tino Laurentisul monumento della piazza di Borgiallo

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5487

Page 88: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

88

LE LAPIDI DEL SACELLO DEL MONUMENTO

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5488

Page 89: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

89

Terra Mia ringrazia l’AmministrazioneComunale di Borgiallo per la preziosacollaborazione ricevuta

Bibliografia: L.M. “Le Ruote del destino”,L’Artigiana, Burolo

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5489

Page 90: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

90

I Celti vivevano godendo del fatato paradisodei boschi, ascoltando il profondo sospiro delmondo, riuscendo a leggerne ed interpretarneil senso con straordinarie armonie musicali,con un messaggio vero e vitale, tanto da crea-re una “metrica” musicale ancor oggiinsuperata.I loro “Druidi” erano depositari delle vicendestoriche, leggendarie e mitiche, che erano in-tese come senso positivo della vita ed espri-mevano concetti così validi e realistici da po-ter essere applicabili ancora oggi.

Se pur bizzarre le avventure di Asterix e Obelixne esprimono molto bene lo spirito goliardicoma “sensato” di affrontare la vita.Erano agricoltori e artigiani abilissimi, le loroopere in metallo (oro, argento, bronzo ) sonoper grazia e maestria straordinarie.

CLAUDIO GHELLA

I CeltiLa straordinaria avventura di un popolo che amava la “terra” e tutto ciò che viveva in essa.Ne abbiamo trovato le prime “vaghe” tracce anche in Valle Sacra….ma chi erano i Celti?Un popolo di origine “indoeuropea” che pacificamente dalla pianura danubiana portò il suoparticolare modo di vivere in tutta l’Europa.Tutto inizia dalle misteriose albe dell’anno mille avanti Cristo per dissolversi apparentementenei bui tramonti della conquista romana intorno all’anno zero…ma non definitivamente…anzi…èvivo ancor oggi… I Celti amavano il mondo vegetale e animale convivendoci in armonia mentre le stelle e il cieloprofondo erano per loro il volto di dei misteriosi.Erano sparsi in centinaia di gruppi, dall’Europa centrale fino alla Spagna all’Inghilterra e a estfino dal Mar Nero e poi giù sino alla Grecia e al sud Italia.Ogni gruppo aveva un suo “nome” e una sua organizzazione, un principe o “capo” eletto permeriti rivolti al bene della comunità, soprattutto verso i più deboli, uomini e donne avevanostessi diritti; contavano le qualità morali e neppure l’età influiva nelle scelte.A riscontro, in fatti storici, possiamo ricordare come il neanche trentenne Vergingetorice fuscelto come capo della coalizione Celtica che lottò fino alla battaglia di Alesia (centro dellaFrancia) nel 52 a.c.. Mentre nel 60 d.c. il capo degli Iceni (brittania) che per ultimi si arresero aiRomani era una donna: la giovane regina Boudicca.

Ricostruzione di abiti femminili Celti

La Valle Sacra anticamente abitata dai Celti Salassi (agosto 2004 - Claudio Ghella)

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5490

Page 91: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

91

Le loro monete, interpretavano quellepreesistenti in Lidia Macedonia e Grecia ma, adifferenza di quelle romane o di altri popoli,realizzate con una tale fantasia creativa daessere considerate oggi le più belle al mondo.Queste monete erano composte da“simbologie” di ogni tipo e furono le prime acontenere stelle e pianeti, che i Celti studiava-no e interpretavano come segni divini.

I guerrieri Celti, considerati terribili dagli stessiRomani, furono poi accolti a migliaia nelle le-gioni.Li distingueva una profonda e diversa ideolo-gia, nessun desiderio di conquistare il mondo,ma solo l’eventuale difesa della libertà.Pensiamo a cosa avrebbe potuto fare una ipo-tetica unione celtica, compatta non solo nellacultura, ma nel desiderio di conquista. Un po-polo che già allora stanziava in tutta Europanon avrebbe avuto un solo problema e nessunavversario.Per capire lo spirito che li animava è straordi-nario leggere del loro comportamento duranteil famoso “sacco di Roma” (Brenno) dove iCelti Senoni nel 390 a.c. battuto l’esercito ro-mano e di fronte ad una città terrorizzata ed inattesa di essere annientata, li vide accamparsie festeggiare fuori le mura con tre giorni dibaldoria. Cosa impensabile da un qualsiasiesercito di conquista, tantomeno per Romaportatrice di una “civiltà”, che distrusse, ra-dendole al suolo e massacrando tutti, circa 2000città di cultura celtica.

Certo i primi Romani, che nel procedere allaconquista dell’Europa si trovarono di fronte, avolte, uomini nudi, dai lunghi capelli, ilcorpo tatuato, urlanti, sbattenti le loro spade e

quant’altro sugli scudi suonando le infernalitrombe (carnix) dovettero pensare a dei “paz-zi”, più che a dei militari organizzati.Per i Celti, la battaglia era un rito, anche senegativo, che richiamava i più ancestrali e pro-fondi demoni della psiche e della natura persconvolgere le menti di chi li provocava.Il taglio delle teste dei nemici, che tanto terro-rizzava i Romani, era per loro una forma dirispetto, perché evitava che la parte migliore

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5491

Page 92: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

92

del vinto facesse una fineingloriosa.Nessuna paura della morte,questa era accettata come una“presenza logica e quasi sorel-la”, l’unica cosa che li terroriz-zava era il timore “ che il cielopotesse cadere loro addosso”;questa strana e particolarissimapaura è confermata da molti te-sti antichi coevi. (autori roma-ni)

CARNIX – Corno da guerra a forma di testa dicinghiale; la lingua metallica vibrando produce-va un suono cupo e terrificante.

La spada del guerriero celtico ca-duto in battaglia veniva spezzatao ripiegata in tre parti affinchè nonpotesse più nuocere e venivaseppellita con lui.

Questi principi erano basilariper i Celti, mentre risultavanoastrusi per altri.

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5492

Page 93: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

93

Una strategia curiosa: Utilizzando la natura con intelligenza riuscirono ad annientare un’interalegione romana costringendola ad attraversare un bosco nel quale avevano tagliato oculatamen-te gli alti alberi ai lati del sentiero, in modo che al momento giusto, con una leggera spinta,crollassero su legionari e cavalli facendone strage…e ciò senza riportare alcuna perdita.

Punta dilanciadecorata

Ricostruzione di un carro da guerra

Lancia

Elmo

Scudo

In questa “storica” moneta celticasi vedono le loro armi…- carro da guerra- lancia e scudoe il loro incredibile modo di combatterein piedi sul carro.

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5493

Page 94: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

94

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5494

Page 95: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

95

Motivi ornamentali Celti (Cultura di La Téne), I Celti, Giunti, 2003

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5495

Page 96: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

96

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5496

Page 97: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

97

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5497

Page 98: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

98

In un altro racconto dell’epoca si ricorda comedurante una battaglia tra Romani e Parti, dovequesti ultimi utilizzavano i famosi guerrieri acavallo CATAFRATTI, i Romani si trovaronoin grave difficoltà contro le lunghe lance diquesti straordinari cavalieri e dovettero ammet-tere che solo i loro mercenari Celti, sapevanocome affrontarli e vincerli.

I Celti si lanciavano in corsa dai loro cavalliaggrappandosi alle lunghe lance dei catafrattitrascinandoli a terra; oppure si buttavano let-teralmente sotto i loro cavalli e con le spadesquarciavano il ventre agli animali.

Cavalleria pesante dei Parti(CATAFRATTI)Da graffito diDURA EUROPOS in Siria

Note storicheL’esercito romano era composto da 40/42.000 uomini tra i quali: 4.000 mercenari di fanteriacon frombolieri delle Baleari e arcieri dell’isola di Creta, 4.000 ausiliari a cavallo in prevalen-za arabi e siro-mesopotamici e circa 1.000 cavalleggeri celtici, sempre mercenari, inviati per-sonalmente da Giulio Cesare. Alla fine della battagia questi erano i conti: 20.000 caduti, 10.000prigionieri e circa 12.000 superstiti riparati in Siria.Chi scriveva questo pezzo di storia era nientemeno che PLUTARCO e poi CASSIO DIONE.Il comandante romano era Publio Licinio Crasso (figlio di Marco L. Crasso).La battaglia si svolse a Carre intorno al 53 a.c. I Celti chiamati “Ausiliari” appartenevano alle tribù degli Edui, Remi, Segusiavi, Mandubi eforse Volci testovagi del narbonense e dipendevano da Publio L. Crasso, mentre Marco Crassoera il comandante in capo dell’esercito romano.

Il capo dei Parti era: Eran Spahbodh Rustaham Suren-Pahlav (visir di Erode II) ricordato come

Surena.

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5598

Page 99: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

99

I Romani subirono una tremenda batosta e ipochi sopravvissuti furono trasferiti comeschiavi combattenti nell’attuale sud est delTurkmenistan. Publio Licinio Crasso si feceuccidere dal proprio attendente.

Paralleli storici

Nello stesso anno Vergingetorix ( rix significare) si arrese a Giulio Cesare dopo la definitivabattaglia tra Celti e Romani ad Alesia nel cuo-re della Francia.Nel 25 a.c. i Salassi vennero definitivamentesconfitti in Valle d’Aosta.Come si nota, nonostante la devastazione del-

le loro regioni provocata dai Romani, i Celtiebbero l’intelligenza di adeguarsi alla realtà esi reinventarono integrandosi con i più forti.

Tutto ciò potrebbe essere uno dei tanti “spun-

ti” per riscrivere questa parte della storia conun ottica diversa…ma questo è un altro discor-so.

Possiamo solo aggiungere che questo loro com-portamento permise loro di non estinguersi, madi “divenire” nel tempo fino ad oggi e ancorben presenti.In luoghi dove i Romani non riuscirono nel loro

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.5599

Page 100: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

100

intento di conquista come la Scozia – l’ Irlan-da – il Galles e parte della Bretagna esiste an-cora una cultura Celtica e si parlano le antichelingue tuttora insegnate nelle scuole.

Non tutti percepiscono che tra i “civilizzati”Inglesi e gli Scozzesi esiste ancora oggi un“muro” culturalmente insormontabile, per nonparlare degli irlandesi di cui tutti abbiamo no-tizie.

Ma venendo a noi…Salassi.Questo popolo celtico stanziato nei territoricompresi tra la Valle d’Aosta, la valle diCeresole e giù fino alla Dora prendeva il nomedi Salassi e certamente godette anche dellebellezze e della splendida esposizione natu-rale della nostra valle (oggi Valle Sacra).

Tra i nostri boschi fatati, le cime di acciaio,lucide e bagnate a tratti da sorgentipreziosissime…con i suoi castagni, i rari e pre-ziosi faggi, le bianchissime betullecanadesi…gli austeri noci, fiori color arcoba-leno e quelle felci tanto care agli artisti Celtida inserirle nelle loro bellissime decorazioni,spuntano le maestose rocce del “Ravaset” checustodiscono ancora il segreto del “roc dla faa”(la roccia fatata), una grotta mai trovata e unapiccola sorgente che sgorga acqua da sempre edove al mattino centinaia di passeri inondanola valle con la loro antica fresca e vitale me-lodia, volando sopra la cava di un bianchissimoquarzo, che si ritiene scavata da Celti, sul col-le di Crosiglietto (oggi S.Elisabetta) e su fino

a Pian Confier e a est sul monte Calvo sfidan-do la mole delle due grandi piramidi naturalidella Quinzeina e del Verzel dove i raggi rossie arancio del primo ed ultimo sole ne pennel-lano le cime come solo un grande artista sa-prebbe fare…qui vivevano i Salassi in pienaarmonia con tanta bellezza colmi di gratitudi-ne verso gli dei.

Certo c’è un po’ di enfasi in questo mio scri-vere della Valle Sacra, ma è figlia di una certaparticolare commozione che mi sorprende ognivolta che da solo, in rari rilassanti momenti,mi trovo a godere di questo luogo incantato eprovo quella ancestrale gratitudine verso unDio di tutti che mi piacerebbe trasmettere atutti.Ma c’è di più, mentre provo sollievo in antichiricordi cercando le tracce più vere del mio iopiù profondo, trovo lo stesso filone di passio-ne e sottile piacere in tante persone che rincor-rono un identico sogno.Trovare i segni tangibili di questi vaghi pen-sieri nel profondo dei limpidi torrenti e nel di-venire di antichi sentieri… come ad esempioquel piccolo grande uomo a nome Valentinoche fondendo cuore, coraggio e tempo, racco-glie minimi ma preziosi pezzetti di della no-stra storia.Buon lavoro a tutti i Valentino!Intanto antiche asce in pietra verde, piccolicocci manipolati dai Celti, pezzi di bronzeibracciali, coppelle e figure di roccia riemergonosilenziosamente.

Di recente in Cuorgnè uno splendido museo cirende più vera questa idea…vedremo.

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.55100

Page 101: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

101

I rapporti tra gli uomini basati sullo scambioreciproco di servizi e prodotti, in origine sisvolgeva tramite “baratto”. Tale sistema pre-sentava numerosi inconvenienti, giacché nonsempre il “bene” desiderato da un contraente,in cambio di quello che egli offriva, non sem-pre era tenuto dall’altro contraente e spesso i“beni” stessi da scambiare non avevano il me-desimo valore né risultavano divisibili.Per porre rimedio a questo stato di cose, gliuomini pervennero ad effettuare gli scambi inprevalenza tramite un “bene” determinato ac-cettato da tutti, per il semplice motivo che do-veva essere il mezzo con cui procurarsi age-volmente qualsiasi altro bene fruibile. La mo-neta, quindi è la merce che, avendo esitabilitàpiù vasta fra tutte le merci, agevola la ricercadi persone disposte ad accettarla ed a cedere incambio i “beni” posseduti.La storia della moneta dunque, percorre in pa-rallelo quella dell’uomo, in questo breve rac-conto, si vuole tracciarne le principali tappe diquesto “bene”.La moneta intesa come oggetto principale de-gli studi numismatici, si intende un tondellometallico di peso e lega garantiti dallo Statoavente funzione di unità e di riserva di valore,mezzo di scambio e strumento di pagamento.Esteriormente essa si compone di due faccechiamate, convenzionalmente, dritto e rove-scio, e di una superficie minore detta bordo. Ildritto è la faccia che presenta la raffigurazioneprincipale, mentre il rovescio è quella recantele raffigurazioni secondarie. Se la moneta recaun ritratto, la faccia sulla quale questo è im-presso sarà il dritto, se entrambe le facce pre-sentano un ritratto, il dritto è dato dal ritrattoprincipale. L’impronta della moneta è formata

GIACOMO ANTONIONO

Un Soldo di ……terracotta !

da tutto quanto è impresso su una faccia ed ècostituito dal tipo, che è l’elemento figurativo,e dalla legenda che è l’elemento epigrafico,cioè l’iscrizione.La moneta, così come l’abbiamo definita, è unafonte privilegiata di informazioni, spesso al-trimenti ignote, ed un utile strumento di inte-grazione e di specificazione delle altre testi-monianze del passato. La sua caratteristica fon-damentale consiste infatti nell’essere una te-stimone contemporanea ed ufficiale degli even-ti che essa stessa ci narra.Ogni moneta, anche quella all’apparenza piùinsignificante, è dunque una preziosa testi-mone di eventi pubblici o privati, tristi o feli-ci, remoti o vicini, che, con un po’ di pazien-za e di passione, è possibile percepire.

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.55101

Page 102: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

102

I metodi usati per la fabbricazione delle mo-nete nel mondo occidentale sono tradizional-mente due: la coniazione e la fusione. La fu-sione consiste nel colare il metallo allo statoliquido in una forma di terracotta o pietraarenaria, composta da due parti perfettamentecombacianti, che presenti le impronte dellafutura moneta. In questi stampi, che possonoessere sia singoli che multipli, il metallo vienefatto giungere mediante canaletti di cui restatestimonianza nelle appendici, dette codoli difusione, che le monete fuse a volte ancora pre-sentano. La fusione è stata utilizzata in passa-to solo in particolari circostanze, e prevalente-mente per la produzione di monete di bronzo.Ciò avvenne, ad esempio, per le più anticheemissioni bronzee romane che, per le loro ec-cezionali dimensioni, non potevano essere re-alizzate mediante coniazione.La coniazione è una operazione assai più com-plessa della fusione e si compone di tre fasi: laprima delle quali consiste nella fabbricazionedei tondelli. Questa operazione è, dal punto divista economico, la più importante poiché daessa dipendono il peso ed il titolo delle futuremonete. Nell’antichità la tecnica dominante perla preparazione dei tondelli era quella dellafusione. Un altro sistema, nato in ambientegreco, ma non molto usato fino a tarda epocaimperiale romana, e viceversa destinato a gran-de successo a partire dal Medioevo, consiste-va nel ritagliare i tondelli con cesoie o scalpel-li, a seconda dello spessore, da lastre di metal-lo martellandoli poi fino ad ottenere la formarotonda.La seconda fase della coniazione consta nellapreparazione dei coni. Questi, nell’antichità,erano in bronzo o in ferro, a partire dal Medio-evo solo più in ferro e poi in acciaio, prende-vano vita da un’incisione realizzata con gli stru-menti propri degli intagliatori di gemme i qua-li, non a caso, ne sarebbero stati i primi artefi-ci.A partire dal Medioevo si fece sempre più dif-fuso l’utilizzo di punzoni, piccole barre recan-ti in rilievo gli elementi fondamentali del tipoe della legenda, che snellivano i tempi di lavo-razione ed assicuravano una maggiore unifor-

mità stilistica alle monete di una stessa emis-sione.L’ultima fase è la coniazione vera e propria,consistente nel porre un tondello allo stato dimalleabilità tra due coni recanti incavate leimpronte che si desiderano ottenere sulla mo-neta finita, e poi nell’imprimerlo.Alla fine del XVIII secolo, con l’utilizzo dellaforza motrice del vapore, fu possibile realiz-zare delle innovative presse in grado di pro-durre quantitativi di monete fino a trenta voltesuperiori a quelle ottenibili con il torchio a vite,oltre che di qualità superiore. Dalla metà delXIX secolo le principali zecche adottarono unnuovo tipo di pressa a volano destinata ad uni-formare ulteriormente la qualità delle emissio-ni.Da questo momento ogni esemplare sarà per-fettamente simile a ciascun altro, perdendo ilfascino derivante dall’essere in qualche misu-ra un pezzo unico, pur nell’ambito di una pro-duzione di massa, per piegarsi alle esigenzedella circolazione moderna.Anche se oggi è per noi quasi impossibile pen-sare ad un mondo senza moneta, la sua ado-zione quale intermediatrice degli scambi è unaconquista relativamente recente, e non univer-sale, della storia umana. Molte civiltà evolutedi ogni epoca, come ad esempio le civiltàprecolombiane, la civiltà mongola e molti an-tichi regni africani sono sorte, sono fiorite esono scomparse senza mai conoscerla ma rag-giungendo solamente stadi più o meno avan-zati di economia premonetale.

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.55102

Page 103: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

103

Lo stesso mondo occidentale è giunto allamoneta dopo un’evoluzione durata millenni.Le comunità preistoriche del mondo mediter-raneo, come tutte le più antiche società uma-ne, hanno utilizzato, quale prima e più anticaforma di scambio, il baratto diretto e cioè loscambio di merce contro merce.A questo, ha fatto seguito la fase della cosid-detta moneta naturale, nella quale ad una de-terminata merce veniva convenzionalmenteattribuito un valore di riferimento per le tran-sazioni commerciali, o per la vita quotidiana:gli antichi popoli del Mediterraneo hanno dipreferenza utilizzato a questo scopo il bestia-me, al contempo principale fonte di ricchezzae mezzo per misurarla. Di questo bestiame-moneta restano testimonianze ancora in epocastorica sia in Grecia che a Roma: il terminelatino pecunia (denaro, ricchezza) deriva dapecus, gregge, come pure vi deriva peculatum,passato dall’indicare il furto di bestiame a de-signare il furto di denaro pubblico.Anche il mondo omerico, pur già “evoluto” e“civile”, non conosce la moneta. Nella Greciadi Ulisse convivono infatti la fase del bestia-me-moneta e quella successiva dei metalli.Questi fanno presumibilmente la loro compar-sa come mezzi di scambio in ambito mediter-raneo a partire dal III millennio a.C. con formediverse (anelli, pani a pelle di bue, lingotti) edin costante evoluzione fino a giungere, versoil IX secolo a.C. alla moneta utensile.L’esistenza di questo tipo di pre-moneta è am-piamente documentato nelle più antiche iscri-zioni e negli scavi archeologici, è anche ricor-dato nel linguaggio (dracma è, prima che unamoneta, una manciata di spiedi, in greco obeloi,termine da cui deriva il nome di un’altra mo-neta, l’obolo).Con la scomparsa della moneta utensile termi-na l’epoca della circolazione premonetale edha inizio la storia della moneta vera e propria.Con il termine di “moneta greca” vengono co-munemente indicate tutte le monetazioni emes-se dalle popolazioni pre-romane stanziate nelbacino del Mediterraneo e nei territori gravi-tanti intorno al mondo greco, nonché le mone-te battute in Grecia (secondo il significato che

tale termine aveva nel mondo antico) durantela dominazione romana.Sotto questa definizione vengono così compre-se emissioni assai diverse e lontane tra lorogeograficamente e concettualmente come quel-le celtiche, fenicie, etrusche, italiche, parte,magno greche e greche, che interessavano unasuperficie territoriale amplissima ed un ambi-to temporale di quasi dodici secoli.Quale sia stata la genesi della moneta, in real-tà è probabile che vi sia stato un rapido pas-saggio da una originaria moneta privata allamoneta pubblica, questa ebbe subito grandefortuna. Giunta nella Grecia vera e propria, visi sviluppò velocemente e, già all’inizio del VIsecolo , la troviamo adottata dalle principalicittà che la contraddistinguono ognuna col pro-prio sigillo.Viceversa le popolazioni non greche del baci-no mediterraneo si dimostrarono assai restiead introdurre la monetazione. In Egitto, adesempio, vi si affermerà solamente dopo laconquista di Alessandro Magno.Le più antiche monete che, sono coniate e nonfuse, presentano una raffigurazione su una solafaccia mentre l’altra reca l’impronta di uno opiù punzoni necessari a fare penetrare il me-tallo nel conio.Le monete greche del periodo classico sonoessenzialmente d’argento: le prime consisten-ti emissioni auree sono posteriori alla guerradel Peloponneso, mentre il bronzo ha una sualimitata area di circolazione in Magna Greciae Sicilia, sotto l’influsso delle popolazioni in-digene.Le monete greche in argento sono pesanti espesse, e presentano un rilievo molto pronun-ciato. Le raffigurazioni spesso permettono l’im-mediata individuazione della polis emittenteche di norma adotta quale proprio tipo un sim-bolo (la civetta ad Atena, il tripode sacro adApollo a Crotone ecc.), un attributo, o la stes-sa figura (Atena ad Atene, Artemide ad Efeso,Poseidone a Poseidonia ecc.) della divinità pro-tettrice. Altre volte si fa riferimento ad un mito,relativo alla fondazione della città, ad un pro-dotto tipico ecc.Con le conquiste di Alessandro Magno la mo-

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.55103

Page 104: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

104

neta coniata si estende sino ai confini dell’In-dia e, con i suoi successori, si trasforma sensi-bilmente, divenendo più larga e sottile, e pre-sentando tra le raffigurazioni principali i ritrattidei regnanti. Sempre in epoca ellenistica lamoneta comincia a diffondersi anche nel mon-do celtico. Qui vengono soprattutto imitate letetradramme di Filippo II di Macedonia che,trasformate dalla fervida fantasia degli incisorilocali, presentano raffigurazioni spesso assaidistanti dal modello inizialeLe cosiddette dracme padane costituironol’abituale numerario delle regioni dell’Italiasettentrionale prima di entrare a far parte delmondo romano.Quello della monetazione padana è un feno-meno dalle proporzioni vaste e di eccezionaleimportanza storica ed economica. Il nominalemaggiormente diffuso, la dracma, pur assu-mendo connotazioni stilistiche differenti da

zona a zona, deriva costantemente dalla imita-zione dell’omonima moneta emessa dalla zec-ca della colonia greca di Massalia (l’odiernaMarsiglia), recante al dritto la testa di Diana

ed al rovescio un leone ruggente, a sua voltaavente a prototipo le didramme di Velia. Con-tinui studi ci hanno permesso di individuare,come zona di origine di determinate serie didracme aventi caratteristiche stilistiche bendefinite, il Piemonte nord-orientale e la confi-nante area della Lombardia occidentale.La moneta romana vera e propria compare aRoma piuttosto tardi rispetto al mondo grecoed etrusco, tanto che quello romano sarà l’ul-timo, tra i grandi Stati mediterranei, ad adotta-re questo mezzo di pagamento. Le prime mo-nete romane in senso moderno compaiono nonprima degli ultimi decenni del IV secolo a.C. esono costituite da grossi nominali in bronzo,fusi, emessi sulla base di un sistema ponderalealla cui unità, la libbra, è equiparato nel peso,il nominale base (asse). Questo e le sue frazio-ni sono contraddistinte, nella serie principale,al dritto da una testa di divinità, differente perogni valore, ed al rovescio da una prua di nave,secondo una tipologia che rimarrà sostanzial-mente immutata per tutta la repubblica. Già dalIII secolo successive drastiche riduzioni pon-derali trasformano l’asse da moneta a valorereale in moneta fiduciaria che, con la lexPapiria del 91 a.C. pur mantenendo inalteratol’originario valore nominale, arriva a pesaresolamente mezza oncia e cioè 1/24 di libbra.Verso la fine del IV secolo a.C. Roma affiancaalla propria primitiva produzione bronzea ditipo italico le prime serie argentee, ispiratestilisticamente a modelli greci. Conclusa conl’emissione del quadrigato (Giove su quadrigaal galoppo guidata dalla Vittoria) e dell’oro delgiuramento (scena di un giuramento), Romada vita alla coniazione del vittoriano (Vittoriache incorona un trofeo) che si pone come tran-sizione verso l’affermazione del denario, pri-ma moneta romana in argento, coniata a parti-re dal 269 a C.Considerata la moneta simbolo del periodorepubblicano, il “denario” originariamentepresentava al dritto la testa di Roma con elmoalato e l’indicazione del valore ed al rovescio iDioscuri a cavallo. Ben presto, faranno la loroapparizione sui tondelli nuovi elementi come isimboli o le sigle degli incisori, per poi giun-

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.55104

Page 105: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

105

gere alla sostituzione della testa di Roma conquella di altre divinità e dei Dioscuri conraffigurazioni di carattere civile o religioso.Una delle principali caratteristiche dellamonetazione romana è la grande varietà deisoggetti rappresentati che, superata l’origina-ria funzione economica di sigillo, posto a ga-ranzia del valore della moneta stessa, assumo-no compiti celebrativi e propagandistici di pri-maria importanza. Lo Stato romano fu infattiquello che meglio di ogni altro seppe sfrutta-re, nel mondo antico, la grande suggestioneesercitata sui contemporanei dal messaggiomonetale.Con la morte di Teodosio I nel 395 e la divi-sione dell’impero tra i due figli, Onorio (parteoccidentale) ed Arcadio (parte orientale), ter-mina la storia dell’impero romano inteso comefigura unitaria, ed inizia quella dell’imperod’oriente con capitale Costantinopoli.Con la riforma di Anastasio nel 498, viene in-trodotta una nuova grande moneta di bronzodetta follis (termine passato a designare il sac-chetto contenente una quantità accertata dimonete, all’indicare una moneta contenente uncerto numero di unità minori), dal valore di 40nummi.Circa trent’anni più tardi l’imperatore bizanti-no Giustiniano I, con l’introduzione della raf-figurazione frontale dell’imperatore al dritto,e della datazione relativa agli anni di regno alato del valore al rovescio, darà alle moneteenee la caratteristica “fisionomia bizantina”,destinata a durare fin oltre la metà dell’VIIIsecolo.Il termine “monetazione bizantina” individuaquindi una vasta produzione monetale che siprotrae dalla fine del V secolo alla metà delXV secolo e che mantiene comunque, pur nelcorso dei secoli, alcune caratteristiche pecu-liari che le conferiscono una spiccata persona-lità.Le più evidenti sono: il carattere sacro delleraffigurazioni (la figura del Cristo, della Ver-gine, dei Santi ecc.) e la scarsa caratterizza-zione fisionomica dei personaggi effigiati.Specchio fedele di tale processo di stilizzazioneè la figura imperiale che, a partire da

Giustiniano I, non viene più rappresentata diprofilo ma frontalmente, consacrandodefinitivamente anche nella numismatica unnuovo concetto di maestà e bellezza, che ab-bandonando qualsiasi richiamo alla corporeità,vede il sovrano a somiglianza di Dio comeentità intellettuale e simbolica, indipendente-mente dalla sua immagine umana.La moneta medioevale non nasce simultanea-mente alla fine dell’impero romano, ma assaipiù tardi, dopo un lungo periodo di transizione(il tardo-antico), giungendo sino al riordino delsistema monetario voluto da Carlo Magno nellaseconda metà dell’VIII secolo. Solo da questomomento si assiste ad una netta cesura con latradizione classica e la monetazione può defi-nirsi propriamente medioevale. Carlo Magnobasò la propria riforma sul monometallismoargenteo (in rottura con il tradizionaletrimetallismo dell’impero romano: oro, argen-to, bronzo) introducendo un’unica moneta re-ale, il denaro di gr.1,7 con due multipli teoricio di conto: il soldo, pari a 12 denari, e la lira,pari a 20 soldi o 240 denari.. questo sistemariscuoterà uno straordinario successo tanto daperdurare sino alla rivoluzione francese ed al-l’epoca napoleonica sul continente. La rifor-ma carolingia interessò la quasi totalità dell’Eu-ropa, con la sola esclusione dei territori sotto-posti all’influenza bizantina o araba.Dalla metà del Millecento, il denaro-moneta èormai in condizioni tali da non poter più esse-re maneggiato con semplicità, a causa delle sueridotte dimensioni e della elevata fragilità deitondelli divenuti talmente sottili da presentaresu entrambi i lati evidenti segni dell’improntadel lato opposto, né è in grado di soddisfare lenuove esigenze del mercato ove gli scambi sifanno sempre più intensi e frenetici.Per questi motivi, verso la fine del secolo, Ve-nezia e Genova iniziano la coniazione di nuo-ve monete d’argento dette grossi ben prestoseguite da tutte le principali zecche. Successi-vamente si assiste al ritorno dell’oro nellamonetazione, Genova e Firenze nel 1252 emet-tono ciascuna una moneta d’oro purissimo, ilgenovino ed il fiorino, seguita, nel 1284 dalducato d’oro (poi detto zecchino) di Venezia.

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.55105

Page 106: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

106

Queste monete contribuiranno in modo deter-minante nel dare all’Italia il predominio finan-ziario in Europa sino alla fine del XV secolo,momento in cui con la scoperta dell’Americae di nuove miniere d’argento nell’Europa cen-trale porteranno alla fine della supremaziaitalica ed alla creazione di nuove monete.Le ultime monete italiane di rilievo interna-zionale furono la lira tron (gr. 6,5) emessa nel1472, e poi una nuova lira emessa da GaleazzoMaria Sforza a Milano del peso di gr. 9,6. conqueste emissioni si chiude simultaneamente,nella storia come nella numismatica, il Medio-evo ed ha inizio l’Età Moderna.La creazione di nuove monete d’argento, av-viata nell’ultimo trentennio del XV secolo conle prime monete pesanti italiane, scelta moti-vata dal costante progresso dell’economia e delcommercio ed anche dalla costante difficoltàdi approvvigionamento dell’oro da parte delleprincipali zecche, inizia la monetazione mo-derna e contemporanea. Ben presto, tuttavia,la disponibilità di argento fu così massiccia dastravolgere l’intero sistema monetario europeo.Nel 1519, i conti di Schlick, in Boemia, fannoconiare una moneta d’argento con l’effige diS. Gioacchino, ben presto detta, dall’abbrevia-zione del suo nome completo Joachimsthaler,thaler, ovvero tallero.Nel panorama italiano meritano un cenno, siaper l’ampia diffusione che per il valore artisti-co, alcuni nominali chiamati popolarmentetestoni dalla testa del duca di Milano che cam-peggia nelle prime emissione di questa mone-ta. Caratteristica comune di tutte le monete del

periodo è l’accuratezza delle raffigurazioni,favorite dalle importanti innovazioni tecnicheapportate nella coniazione.Equivalente economicamente al tallero fu ilreal de a ocho (otto reali) spagnolo. Questamoneta la cui produzione iniziò con il regnodi Filippo II, fu certamente la più diffusa negliscambi internazionale. La sua fortuna va forseindividuata nella grande disponibilità di esem-plari e nell’ampiezza dei domini spagnoli, chela rendevano accetta quasi ovunque, nonostantesi trattasse di una moneta esteticamente sgra-devole, mal coniata e facilmente tosabile.Alla metà del Seicento compare, per la primavolta in Europa, la cartamoneta, destinata adiffondersi, dopo l’esperimento svedese del1661, con sorprendente rapidità in tutto il con-tinente. Circa cento anni più tardi si verifical’ultima grande rivoluzione nella storia dellamoneta metallica, l’introduzione del sistemadecimale, attuata negli Stati Uniti d’Americanel 1785, ed in Francia tra il 1793 ed il 1795. ilnuovo sistema monetario, definitivamenteregolamentato oltralpe con la legge del 17geminale anno XI (7 aprile 1803), era basatosul franco d’argento pesante 5 grammi al tito-lo di 900 millesimi. Diffusosi al seguito dellearmate napoleoniche in buona parte delle na-zioni europee, verrà abbandonato durante larestaurazione, per venire nuovamente edefinitivamente reintrodotto con l’esaurirsidell’ondata reazionaria seguita al ripristinodegli antichi assetti politici. Dopo mille annil’ordinamento voluto dai carolingi era giuntoal termine.

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.55106

Page 107: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

107

LUIGI (GINO) PERETTO

Un poeta e grande educatore:Federico Balbi

Parecchio tempo fa mi pervenne un poema afirma di Federico Balbi e portante per titolo“Castellamonte”, stampato presso la Tipogra-fia Garda di Ivrea in data 1865.Era questa una fotocopia estratta da un volu-me, poiché il poema inizia al numero 45 dipagina. Il testo, comprendente ben 53 ottavedi versi, è preceduto da questi versi del Petrarcacosì disposti e voluti a sottotitolo dall’autore:

“La penna al buon voler non può gir presso:onde più cose nella mente scritte

vo trapassando, e sol d’alcune parlo.”

Castellamonte

Ove più chiara è l’onda e più verdeggiail suol giocondo, ove più l’aura è pura,e con più vivo assiduo amor vezzeggia

i canavesi poggi alma natura,snella ridendo in grembo ai fior biancheggia,

e qual fanciulla che sua dolce curaimmagina e sospira, alza la fronte,

e si specchia nel ciel Castellamonte.

Dopo questi primi versi d’amore il poema an-cora indugia sulla natura, frutti e canti, e dovenella taciturna stagione nevosa, accanto almodesto fuoco o nelle misere stalle si educanodi sera i figli. Nella quarta ottava cambiandoregistro prosegue:

L’articolo si propone l’intento di stimolare la conoscenza e l’approfondimento diquesta particolare personalità di uomo e di educatore, che amò così grandementequesta nostra terra Castellamontese, che fu per lui dolce esilio.

Ma tempo fu che gli occhi a un ciel si belloqui pur figgeasi roridi di pianto;

sol note di dolor il pastorellospremea da rozze corde al gregge accanto:

redia l’agricoltor al negro ostello,quando stendea la notte il pigro ammanto,

spesso tergendo involontaria stilladalla callosa man sulla pupilla.

Il poema quindi si introduce nel lontano pas-sato medioevale fra le indicibili sofferenze delpopolo e delle ingiurie su di esso arrecate dallocale nobile castellano oppressore.

Proseguendo dalla settima ottava:

dentro da forte rocca un fier s’imboscasozzo tiran che fida nel brando,

posta la fede e la pietade in bando…

E di più descrittiva crudezza sono nel loroproseguire i versi:

D’ogni novella sposa il casto risoliba primiero, e il dolce fior ei coglie…..

Al caro toglie il materno amplesso,e , il gene

in lui riciso d’ogni virtude nelle ingiuste voglie

perché sia cieco esecutor, la destragli arma di ferro, ed a svenarlo addestra.

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.55107

Page 108: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

108

Nella decima ottava che segue, più esplicito èil riferimento al castello di Castellamonte, pri-ma naturalmente dei rifacimenti che poi neseguirono, dove venne soppressa la parte umi-da sotterranea sommergendola con individua-ti materiali di riporto riscontrati neldissodamento all’ esterno. Il citato “duro mon-te” è veritiero e non solo di licenza poetica, inquanto sotto il primo strato del composito ter-reno, lo stesso monte sino alla sua base è roc-cioso. Veritiera è inoltre la “torta scalea” cheper un tratto risalendo (ora dal nuovo pianoterreno) ancora esiste.Mentre molti anni addietro a nord verso la partescoscesa che porta al Rio Gregorio, ancora vi-sibile era un’angusta interrata umida cella conaffisso al muro un anello, dove una piccolaapertura ferrata in alto, lasciaqva intravedereappena una piccola porzione di cielo.

Chi mette il piede della trista reggianel più riposto arcano andito il passo,

da un’arta gola chentro al suol nereggiapuò per torta scalea scendere in basso

carcere fiero che nel sen vagheggiadel duro monte allo stagliato sasso:

squallida, paurosa, atra cavernasede di eterno gel di notte eterna.

Continui sono in seguito i versi descrittivi del-la feudale vita del popolo, stremato, soggiogatoe affranto:

….ossa la pelle e per digiuno ambascia:la notte il bambinel piange e non dorme,

e della madre il petto indarno anelomorde, che asciutti leva gli occhi al cielo…..

Così ancora recita la venticinquesima ottava:

Strema di sangue i polsi, il cor la vita,sotto la sferza del patir immane,

giace del par Castellamonte attrita,vede il duro involarsi ultimo pane,ma forza ormai di più gridar aita,di più sentir dolor non le rimane:muta si striscia nella polve e miramuta l’ingordo ferro, e muta spira.

Nella quarantunesima:

Oh ma qual pianto che la cruda elicefebbre d’iniquo impero è scritto in cielo!sento nel cor un Dio che il ver mi dice,

e, squarciato degli anni il fitto velo,sugli empi capi corruscar l’ultricefiamma vegg’io d’inesorabil telo:ecco tu sola regni, ecco dispare

coi troni infami ogni bugiardo altare

(una nota aggiunge che si parla degli altari del-l’eresia e non dei troni liberali e della religio-ne vera dell’uomo Dio)

Ispirati al progresso con l’invenzione dellastampa e di seguito al risorgimento, alla cer-tezza e alla speranza, sono i versi che seguo-no tratti dalla quarantaseiesima ottava:

Taccio l’inclite piaghe e il molto sangueche di Castellamonte i figli eroi

sparsero, quando all’austro livido angueruppe italico ferro i duri cuori,

che diviser d’insubria i fier periglid’ogni sorella subalpina i figli.

Di seguito cita il Gallenga e “Castellamonte,o diva il guardo amante, è chi la vide priache or la rivede sognar si astima e agli occhisuoi non crede”.Questi versi si ispirano alla diffusione dellacultura qual lui vide Castellamonte al suotempo, con le scuole superiori. Alla diffusio-ne dell’arte e così termina il poema con l’ul-tima cinquantatreesima ottava:

Oh bella terra! Oh terra a me si pia!Miei persi dì piangendo ahimè! Richiamo

che or più non trovo un cantico che fiadegno di te qual vagheggio e bramo,

eppur, o bella terra, della miaPatria che geme in ceppi al par io l’amo!

Pur veggio in ogni volto ivi il fratello!Pur dolce a te mi fora in sen l’avello!

Ben meriterebbe la ristampa completa che nonun arbitraria scelta di alcuni passi qui esposti

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.55108

Page 109: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

109

con l’unico scopo di stimolarne il desiderio.

Ma chi era Federico Balbi?Questo eccellente poeta dal nome forestiero eche amò così tanto Castellamonte da dedicarleun poema?Dal purtroppo non raro oblio mi venne in aiu-to un piccolo opuscolo stampato dalla stessaTipografia in data 1864 dal quale si ricava es-sere lui un sacerdote professore di lettere ita-liane, lingua latina, storia, geografia e religio-ne presso le Scuole superiori di Castellamonte.Un importante e parecchio dimenticata paginadella nostra storia, quando in Castellamonte altempo risiedevano queste scuole superiori: un“Istituto tecnico”, una “Scuola Tecnica”, un“Ginnasio Libero”, un “Collegio Convitto”.Sullo stesso citato libretto, viene riportato l’ap-passionato “discorsetto” (così chiamato trop-po modestamente dall’autore) pronunciato il21 dicembre del 1863 dallo stesso, nel giornodella premiazione agli studenti inCastellamonte come era consuetudine ciò av-venisse.E’ in questo contenuta la rivelazione di rettitu-dine, bontà e purezza d’animo eccezionali, ilcontinuo stimolo al patrio amore nella libertà,ispirate alla elevazione delle classi più umilidel popolo, e a queste appunto sono rivolte lepiù accorate parole ed esortate espressioni,confidando nella vasta istruzione quale baseper quanto di più nobile si possa nella libertàrealizzare per il futuro della Nuova Italia. Que-sto discorso fu pronunciato nello stesso classi-co italiano del poema e possiamo vedere comeesso preceda di 63 anni quello pronunciato daun altro professore: il nostro celebrato e con-terraneo filosofo Piero Martinetti. Fu quellol’ultimo appello, quando quella esortata liber-tà si stava già perdendo per poi dover subire lefuneste avventure della storia che ne seguì.Confrontando pur solo alcuni passi di entram-bi, il pensiero, tenendo conto delle loro diver-se fedi e personalità, come dei diversi momentistorici, un filo conduttore li uniscesorprendentemente, ed è questo costituito dalsenso altamente morale dei loro discorsi rivol-ti agli studenti, ma altrettanto valido per tutti

in virtù dei valori in essi contenuti.Del discorso del prof. Federico Balbi, ecco al-cuni passi:

“Quando dopo le effimere democrazie fonda-te sulla spada di Bonaparte, l’Italia sorta miteper propria virtù, cancellare debba le orme deigermanici uomini che l’hanno empita diamaritudine e ignominia colpevole dell’aridi-tà degli spiriti. Così si risvegli ora alacremen-te alla educazione dei più umili della societàaprendo la mente ed i cuori…. Aspettano lescuole del popolo dai governanti migliore uti-lizzo… quello dovrebbesi operare nella scuo-la e altrove nella famiglia, perché non solo irudimenti del sapere cercavi il giovinetto delpopolo, sibbene quanto sviluppa e nutre la vitae il cuore. Arrogi che prima di gittarvi nell’ani-mo tenero e di coltivarvi i preziosi germi chefruttando lo rendano onesto uomo e probo cit-tadino, dovrebbe ancora il maestro, e questo èmolto malagevole, studiarne indefesso, e , dol-ce e perseverante, tutto che di fallace e nocivoebbe il fanciullo succhiando col latte, i funestipregiudizi o le assurde dottrine estirparne, cheo dalla viva voce o dall’esempio dei parenti odalle inique arti di perfidi cittadini avesse ac-colto in se stesso profondamente….”Poi ancora non risparmia la sua amarezza suinegativi aspetti della società fidando fiduciosoall’avvenire.“…Vi raccogliesse l’Italia le supreme sue glo-rie e sopra eterna pietra la memoria scolpissevii suoi più sovrani intelletti. Deh se la fiammadi tanta fede, di tanto amore, venissero a que-sti giorni nel cuore dei tardi nepoti riaccese!E’ tempo oggimai di sovvenire con generosafidanza alle morali necessità, alle legittimeaspirazioni dei popoli…. Deh se da Reggio aCastellamonte, da Siracusa ad Aosta, cessas-se la velleità del primato, le borie dei nomiillustri, ogni distinzione di piemontese e di to-scano, di siciliano e di ligure, di romano e dilombardo vanisca se tutti i figli d’Italia conscidi proprie forze, dei doni molteplici che ci pro-fuse natura, nel vincolo di mutuo e sincero af-fetto strettissimamente si associno a naziona-le grandezza!......”

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.55109

Page 110: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

110

Ricordando il fosco passato quasiprofeticamente allerta:

“… E intanto la oltracolata schiatta degli an-tichi carnefici non è spenta, sibbene in mezzoa noi, quasi serpi disotto ai fiori, vivono tutta-via. Eglino, sgominati su tutti i punti non sirendono ancora. In questo mezzo non cessanodalle inique arti…”.

Altri passi molto forti sono rivolti alle falsedottrine ed a uomini fanatici:

“….Una dottrina turpissima e laida che là dovela Chiesa di Dio nacque fondata in casta edumile povertà, offrì dei più rei, dei più empivizi lo spettacolo orrendo; un’aborrita dottri-na che mette in pugno ai fratelli e benedice learme onde corrano a svenare i fratelli: unadottrina infine che le cose di Dio che debbonoessere seme di bontà adulterando ostinata, ilpiù alto concetto dello umano ingegnoavvili…”(una nota, precisa: non qui né altro-ve s’inveisce contro la Chiesa, la quale consi-ste di quei pochi che conservano la moralederivante dal Salvatore).

E poi verso la conclusione del vasto pensiero:

“Non qui in questo eroico Piemonte che, men-tre adagiavasi la penisola in catene solo ve-gliava, solo esisteva di propria vita, solo sof-

friva perché il nome italiano non perisse persempre…. Non qui in questa leggiadraCastellamonte, in questa cara gemma delloamenissimo Canavese a nessuna fra lesubalpine sorelle seconda: oh terra mirabile!Qual labbro potrà degnamente encomiarti…..Cittadini! Possa ognuno mirare degli occhipropri e lungamente godere di quel giorno fe-lice! Voto più tenero e lieto non sa pormi sullabbro quello affetto per voi onde trabocca ilmio cuore. Perseverando voi stessi nella vo-stra virtù fate di coltivarla nei vostrifigli…..istillate nei loro vergini petti odio pro-fondo per ogni tirannide sotto qualunqueaspetto si presenti nel mondo, quell’odio san-to che mi divora; se apprenderanno questinostri difetti quanto sia sacro dovere rifiutareper libertà la vita”.

E terminando con l’esortazione e la speranza:

“Se li vedrò questi ingenui e docili garzoncellich’io amo come la mia famiglia, pendere dalmio labbro commossi….oh me felice! Io potròdire che in qualche modo ricambio la corteseospitalità che quivi mi si concede, la longaminacarità onde qui mi vengono i dolori dello esi-lio entro i termini della cara Italia addolci-ti.”(21 dicembre 1863)

Questo passo finale forse rivela come giunseda noi il prof. Balbi sacerdote Federico.

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.55110

Page 111: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

111

CLAUDIO GHELLA

Emigranti Canavesani inAustralia e Nuova Zelandatra fine ‘800 ed inizio del ‘900

Si tratta di una raccolta di fotografie scattate da un certo Don G.Capra di cui diamo una sintesi.Purtroppo non abbiamo riferimenti per stabilire più esattamente cognomi e località di partenzadei nostri emigranti.Possiamo invece comprendere dalle foto che erano boscaioli, allevatori, agricoltori, mentrealtri lavoravano in miniera.Abbiamo tentato, carte geografiche alla mano, di individuare l’ubicazione dei luoghi in cuisono state scattate le foto, alcuni li abbiamo trovati, altri no.

i numeri indicano le zone di riferimento di alcune delle immaginiriportate nel seguito

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.55111

Page 112: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

112

1. Idrovolante della Compagnia QANTAS di Brisbane, forse usato da qualcuno degli emigranti

2. Healesville alla periferia di Melbourne sul fiume Walt; straordinarie passeggiate…..

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.55112

Page 113: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

113

3. In canoa sul fiume Wanganaui in Nuova Zelanda

4. In carrozzella in zona sconosciuta, forse area mineraria

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.55113

Page 114: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

114

5. In auto ed in un paesaggio con palme e vegetazione tropicale; sono le colline di Adelaide

6. Il porto di Wollongong appena sotto Sidney; qui si caricava il grano sulle navi con un trenino

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.55114

Page 115: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

115

7. La spiaggia di Sandringham che si affaccia sul lago nel Queensland

8. AM street nel centro di Brisbane

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.55115

Page 116: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

116

9. Sul fiume Ovend a Porepenthiah dove vediamo una piccola abitazione contadina

13. Mille particolari e tanti volti sconosciuti di lavoratori nei boschi di legname

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.55116

Page 117: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

117

14. Bosco di sequoie; si tagliano e trasportano tronchi squadrati con carrelli al traino di 5 cavalli

19. Ben 18 animali per il traino di pesanti tronchi; siamo a Queensland – Halingtimber

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.56117

Page 118: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

118

20. Venti bovini traghettano un carro di balle di grano; cavallo e cane riposano..

25. La Miniera di carbone di Brunner

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.56118

Page 119: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

119

26. Nei campi ad arare coi primi trattori

27. In un campo di grano nel sud dell’Australia intorno a Canterbury

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.56119

Page 120: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

120

29. Cacciatori asiatici con un arborigeno ed il loro trofeo: uno stupendo pitone reticolare

30. Arborigeni con la loro preda: un bufalo selvatico di grandi dimensioni

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.56120

Page 121: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

121

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.56121

Page 122: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

122

CLAUDIO GHELLA

Canavesani Emigrantiin AmericaUn breve racconto e un ricordo fotografico raro dei nostri emigranti nell’Ovest americano trametà ottocento e primi novecento.Come in Australia, anche negli Stati Uniti stessa passione, stesso cielo pieno di speranze esudore.Molti dei nostri Canavesani sono arrivati sino al Montana, per la precisione nella città di Butte,seconda città dopo la capitale Billings.Butte ruotava intorno ad un complesso di miniere tra le più grandi al mondo, di varia estrattività– per tale ragione era una delle città più importanti degli U.S.A.Il Montana, da solo, è territorialmente grande come l’Italia, pur essendo chiuso da confini informa rettangolare, conta in totale 8/900.000 abitanti contro i nostri 56 milioni.Questa è una delle ragioni per cui tutta l’area è tra le meno inquinate del mondo; i famositramonti e paesaggi sono qualcosa che noi in Europa non potremo più vedere, l’aria è tersa,la luce netta e pulita, lungo i fiumi viene segnalato che l’acqua è potabile – incredibile – ani-mali e piante vivono liberi in un ultimo paradiso naturale.

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.56122

Page 123: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

123

Tornando ai Nostri, pensiamo che dopo un lun-go viaggio in nave fino a New York, dovevanoancora superare 3/4000 Km. (più di due voltela lunghezza dell’Italia), con carovane improv-visate o, nel migliore dei casi, con i primi treniin funzione da new York a San Francisco e poisu a Nord per 1500 Km. chissà con quale mez-zo.

Ciò che mi ricordo di quando ero ragazzo, erache tutta la posta o i pacchi che arrivavano dalaggiù, avevano chiaramente indicato il nomeWALKERVILLE oltre a MONTANA e U.S.A.– questo nome faceva veramente volare la miafantasia… banditi… sceriffi… indiani… cow-boys.

Solo facendo il primo viaggio pieno di curio-sità, scoprii che Walkerville era il quartiere ita-liano di Butte e proprio il giorno che vi giunsichiudeva il suo ufficio postale storico, dovesicuramente molti dei Nostri spedirono ognigenere di cose. Ricordo che una gentilissimasignora ci informò del fatto e ci regalò cartoli-ne del posto completandole a mano poiché nonpossedeva più il regolare timbro. Spedii tuttociò che mi fu possibile.

Arrivando a Butte non si può fare a meno dinotare una bellissima ed enorme statua biancacome la neve che di notte, fortemente illumi-nata, emergeva imponente da quello splendi-do panorama provocando una strana emozio-ne.

Mi informai e scoprii che rappresenta SantaBarbara e che era stata realizzata con il contri-buto dei nostri emigranti canavesani.Ma c’è di più: una simile statua, in formatoridotto, è conservata nella parrocchia diColleretto Castelnuovo e porta, sui lati dellabase nomi e cognomi di coloro che la vollero aricordo per noi. Questi nostri lontani amici era-no:Bertot Antonio, Bertot Pietro, Carli Giuseppe,Ferreri Giovanni, Fornengo Giovanni, PeccoloGiovanni, Roletto Domenico, Roletto Battista,Roletto Domenico Giorgio, Savoia Carlevato

Bernardo, Savoia Carlevato Martino, SomatisGiuseppe, Terni Domenico. Ma non erano si-curamente i soli laggiù.

Nel tempo figli e nipoti si sono sparsi in variezone degli U.S.A.; ne ho trovati in California,Oregon, Washington, Ohio, Nevada, Idaho,Wyoming, Utah, Arizona, mentre altri sonoandati a nord in Canada, come i miei cugini,che lì fondarono un’ azienda di costruzioni italocanadese, che si chiamò infatti CAN.IT.

Ho cercato notizie negli archivi e ho scopertoche alcuni dei Nostri sono diventati sceriffi osindaci o impresari importanti.

Ma raccontare tutta questa vicenda umana ri-chiederebbe un intero volume, vi lascio quin-di a quelle foto d’epoca che ho recuperato sulposto, sono solo le più significative, ma perchiunque voglia saperne o vedere di più, saròdisponibile.

Ora aggiungerei alcune curiosità relative aquelle zone dell’Ovest che sicuramente i No-stri hanno vissuto in prima persona:

A pochi chilometri da Butte nel 1876 si svolsela famosa battaglia tra la coalizione dei pelle-rossa e il generale Custer, presso il Little BigHorn (Passo del Piccolo Corno) ma ciò cheappare incredibile è sapere che con Custer vierano parecchi italiani, soprattutto Genovesi ePiemontesi, compreso un certo Martini.

BUTTE Montana – centro nel 1928

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.56123

Page 124: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

124

Non lontano da Butte, verso sud-ovest, al con-fine tra Idaho e Wyoming, c’è il ben noto par-co di Yellowston, dall’omonimo fiume chepassa proprio da Butte. Vi assicuro che è untuffo nelle più belle favole sognate da ragazzi-ni. E’ una stupenda regione con animali di ognitipo liberi e protetti, grande circa 200 x 300Km., dove trovarti una mandria di bisonti ve-nirti incontro in autostrada è normale, o tro-varti un orso seduto in mezzo alla strada, lostesso.

Più a sud, nell’altrettanto noto parco diYosemite, esiste l’albero più vecchio del mon-do; è una sequoia di 5.000 anni (cinquemila) eviene chiamato Grizzly Geant, infatti è alto 98metri e i rami hanno un diametro tra i 4 e i 6 -incredibile.Vederlo da vicino è stata una di quelle espe-rienze che non dimenticherò mai.

Per concludere, e mi dispiace, speriamo che inostri abbiano almeno potuto godere di tantabellezza naturale; dalle lettere che la mia caranonna leggeva, sono certo di sì.

Un’ultima annotazione riguarda l’aver consta-tato come grandi personaggi, attori, artisti, re-

Butte- l’ingresso di una miniera

gisti, scrittori, ecc. hanno la loro “personale”casa o ranch proprio da quelle parti.

Non dimenticherò né i Nostri, né quelle stra-ordinarie bellezze.

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.56124

Page 125: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

125

La società Editris Duemila di Torino ha re-centemente siglato un accordo con il Comuneper la realizzazione di una guida turistica diCastellamonte ed il Comune ha affidato a Ter-ra Mia il compito di predisporne i contenuti.Sotto la illuminata regia del PresidenteMascheroni molti nostri soci, tra cui GiacomoAntoniono, Maurizio Bertodatto, MicheleCanzio, Emilio Champagne, Gino Peretto,Pierangelo Piana, e Walter Gianola per la par-te fotografica, hanno collaborato con grandeentusiasmo e professionalità dando origine adun documento assai completo che comprendetutte le notizie turistico e culturali della nostracittà, molte sconosciute alla maggioranza deicittadini stessi.Nella parte introduttiva, che include una pre-sentazione del Sindaco Bozzello con l’Asses-sore al Turismo Bertoncino ed alcune cartinedel territorio, da segnalare una dotta sintesi sto-rica curata dall’amico Antoniono che parten-do dai Salassi, attraverso le vicende della do-minazione romana, ci porta a scoprire le origi-ni del nome della città e delle sue frazioni, idettagli della dominazione barbarica, l’avven-to dei Conti di Castellamonte e dei Savoia, lanascita delle attività di lavorazione dell’argil-la, le carestie, il tuchinaggio, le epidemie, sinoallo sviluppo dell’attività ceramica ed ai gior-ni nostri; un bel documento in cui attingerenotizie importanti ed interessanti, seppur sin-tetizzate per non entrare in dettagli di scarsointeresse per il turista.Poi dopo vari dati sul Comune ed altre cartinetoponomastiche, Maurizio Bertodatto ci offreun primo flash sulla ceramica di Castellamonte,

ROBERTO FAVERO

Una nuova Guida Turisticaper Castellamonte

illustrando in breve, ma con grande profonditàconcettuale, i 4000 anni di sviluppo che hannocaratterizzato le attività intorno alla terra ros-sa ed alle famose stufe in ceramica.Un breve escursus sulle manifestazioni piùimportanti e poi una bella galleria di personaggiillustri della città, curata da Antoniono, e diartisti ceramisti, curata da Bertodatto che cidanno modo di conoscere, un po’ più appro-fonditamente i nomi che hanno dato lustro allanostra città nel passato e nel presente. Succes-sivamente Mascheroni ci offre un bel quadrodelle società operaie che si sono sviluppate nelcapoluogo e nelle frazioni, con tanti particola-ri inediti che mettono in rilievo la vitalità concui queste associazioni hanno saputo sostene-re l’economia locale e continuano a farlo oggi.Poi iniziano le illustrazioni degli itinerari turi-stici che toccano tutte le bellezze artistiche eculturali della città: si comincia dal centro sto-rico, curato da Michele Canzio, per passare allapasseggiata medioevale verso il castello, cheGino Peretto descrive con l’amore delcastellamontese vero, alle botteghe ceramichelocalizzate e descritte puntualmente da Mau-rizio Bertodatto, per concludere la parte citta-dina con l’Istituto d’Arte e la celeberrima emitica Casa Allaira, museo di belle cose delpassato che ancora Giacomo Antoniono ci faapprezzare stuzzicando la curiosità del visita-tore.Gli itinerari proseguono verso le frazioni diSpineto, in cui Emilio Champagne dà sfoggiodella sua cultura polivalente, per proseguire susant’Antonio dove Giacomo Mascheroni eGino Peretto ci fanno scoprire notizie comple-

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.56125

Page 126: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

126

tamente inedite, su San Giovanni chePierangelo Piana ci illustra con l’amore del-l’abitante affezionato, ed infine Filia e San-t’Anna che ho descritto mettendo in evidenzale attrattive naturali ed ambientali.Poi la Valle Sacra, di cui Castellamonte è ilcentro principale, dà il giusto compendio alpanorama turistico e culturale introducendopercorsi interessanti per chi viene aCastellamonte ed intende godersi il panoramae le attrattive naturali di una valle bellissima etutta da scoprire.Emilio Champagne dà il tocco finale al capi-tolo degli itinerari stuzzicando gli amanti delcicloturismo a scoprire le bellezze dei percor-si in bicicletta di cui Castellamonte è ricca.Un appendice enogastronomica curata dal-l’amico Carlo Demarchi (e chi più e meglio dilui potrebbe farlo?), un capitolo di notizie utilisulla città curato da Alessio Canale Clapetto,ed una interessantissima fonte bibliograficacurata da Giacomo Antoniono, concludono laguida completando un lavoro attento ed orga-nico di cui tutti gli autori possono ritenersi sod-

disfatti.Un ampio corredo fotografico, a cui WalterGianola, con la collaborazione di Nico Man-telli, ha lavorato attentamente rende la Guidaancora più interessante e gradevole.Credo di poter affermare che questa guida co-stituirà una preziosa fonte di informazioni nonsoltanto per il turista che vuole scoprire la no-stra città, ma anche per tutti i cittadini che in-tendono consultare un documento in cui tro-vare tutte le informazioni più importanti sullacittà, sulle sue attrattive artistiche e culturali,sulle cose da vedere e da scoprire, sulle noti-zie poco note e su quelle del tutto sconosciute.Certo non è un enciclopedia ma, per chi amala propria città, è quasi da considerarsi unbreviario da tenere in casa a portata di mano eda consultare ogni qual volta si abbia la neces-sità di sapere qualcosa di più preciso su vicen-de, monumenti, personaggi, luoghi.Terra Mia potrà essere fiera di aver dato allacittà un’altra attestazione di grande amore fi-liale.

La Guida sarà disponibile in occasione delle festività natalizie

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.56126

Page 127: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

127

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.57127

Page 128: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

128

fiori d’arancio

Il 24 settembre scorsoil Segretario dell’Associazione

dottor Ivan Miolasi è unito in matrimonio

con la dottoressa Elisa Baldini.

Agli sposi giunganole più cordiali felicitazioni con

gli auguri vivissimi del Consiglio di Amministrazione

e di tutti i soci diTerra Mia !

Spigolature

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.57128

Page 129: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

129

Spigolature

Ricordo di Ugo Milani

Ho davanti a me una fotografia del mio caro babbo.Sembra che voglia ancora confidarmi sogni fatti da lui in tempi lontani.

Anni lunghi da quando mi lasciò; ricordi di fanciullezza e, soprattutto,libri sui banchi di scuola, sfogliati da debole vento e mai chiusi.

Sogni svaniti di pianoforte; note mai suonate e, nella mia fantasia,disperse nell’aria.

Finestra che incornicia ancora la sua immagine sempre presente.Fiumi immensi di ricordi.

La campanella suona la ricreazione; vedo ancora i suoi sguardi severicancellare leggermente il suo indimenticabile sorriso.

Ha chiuso troppo presto quei giovani occhi. Buio immenso.Cerco i suoi ricordi e le sue parole introvabili;

i suoi consigli indimenticabili ed il suo stupendo accento toscano.

Mi tornano lontani pensieri della sua immagine svanita al tramonto,quando ebbe inizio, ahimè,

il suo giovane, lunghissimo, eterno cammino.

Emilio Milani

Ugo Milani fu insegnante all’Istituto d’Arte di Castellamonte dal 1940 al 1972

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.57129

Page 130: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

130

Spigolature

Castellamontese puro sangue, uomo colto e partecipe della vita cittadina.

Seppe dare impulso a tantissime iniziativesociali, culturali, sportive e del folklore locale

che davano lustro alla città.

Collaborò col Sindaco Trabucco al giornale trimestraledell’amministrazione comunale;

fu Presidente della Pro Loco per ben otto anni;fu tra gli animatori ed i protagonisti della

Filodrammatica Giuseppe Giacosa;fu l’ispiratore della trama del Carnevale storico.

Storiografo e poeta delicato ci lasciò il ponderoso volume“Castellamonte e la sua Storia”

la raccolta di componimenti poetici “Borgo Antico”,tantissime Monografie pubblicate su “Castellamonte Oggi”.

Era appassionato di calcio e di boccedi teatro e di letteratura, di latino e greco;

aveva una spiccata vocazione per uno humor elegante,scherzoso che lo faceva apprezzare da tutti

in ogni occasione.

Ogni domenica mattina, prima della messa, si recava al cimiteroa trovare i suoi familiari, gli amici, i conoscenti.

Anche tutti noi dovremmo farlo nei suoi confronti!

Ricordo di Giuseppe Perottinel decennale della scomparsa

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.57130

Page 131: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

131

Sabato 10 settembre 2005 ci ha lasciato il geom. Renzo Mabrito di Vidracco.Aveva 72 anni.

Lo ricordiamo apprezzato dirigente tecnicodella ex Società di Refrattari Saccer diCastellamonte e indicato dall’Amministra-zione Comunale di Vidracco come“stimato amministratore del Comune, intel-ligente ed attento conoscitore delle tradi-zioni canavesane”.Con i suoi scritti ha fatto conoscere ai socidi Terra Mia la sua Valle, con i sentieri, gliopifici abbandonati, il canyon inValchiusella che la nostra Asssociazione hafatto oggetto di numerose passeggiate.

Lo ricordiamo con grande rammarico e cor-doglio.Ci mancherà la sua vivace collaborazione egli articoli che aveva in mente e che ci ave-va promesso per i prossimi numeri dei no-stri Quaderni.Il ricordo della Sua opera sarà la miglioretestimonianza del nostro grande affetto erimpianto per Lui.

Spigolature

La scomparsa di Renzo Mabrito

Socio Fondatore eConsigliere dell’Associazione

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.57131

Page 132: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

132

Lettera aperta di Claudio Ghella

Quest’anno è stato sicuramente importante per tutto il Canavese, sotto l’aspetto del recuperoartistico storico culturale locale. Mi riferisco al restauro degli affreschi del ”Vecchio Castello” diVilla Castelnuovo in Valle Sacra effettuato quest’anno.Quest’opera per ragioni contingenti era rimasta ”nascosta” per anni ed ora, con l’interventodeciso dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e il Paesaggio del Piemonte (Ministero peri Beni e le Attivita Culturali), finalmente restaurata.La parete affrescata su un totale di tre (due non piu recuperabili, cosa che lascia in tutti un po’ diamarezza) è certamente una delle piu belle e importanti del Piemonte, forse ancor più del simileciclo visibile all’interno del Castello di La Manta.Ora è stato ”staccato” dal sito originario e trasferito per i restauri e la successiva esposizione alpubblico nella sede del museo archeologico di Cuorgné, che sta tentando di ricostruirne la ”sto-ria” con la ”lettura” completa dei testi e dei contenuti artistici. Molto bene.Questo ”fatto” non è importate solo per il provvidenziale intervento della Soprintendenza, cheringraziamo, e il relativo ottimo lavoro degli allievi del C.E.S.M.A. di Cuorgnè diretto dal Dr.Marco Cima, ma per la qualità e l’importanza storica del reperto che dà lustro e maggior pesoculturale alla nostra Valle.In realtà, che tutta la vicenda storica canavesana sia straordinaria, è ben noto (dai Celti ad Arduinod’Ivrea, a Costantino Nigra, alla Ceramica, all’ingegno degli imprenditori piu recenti, sino aricercatori e artisti) e questa ne èsolo un’ulteriore conferma, semmai siamo noi un po’ restii afarci sentire per quella parte un po’ chiusa e umile del nostro antico carattere.Premesso ciò e seguendo da un decennio le alterne vicende del possibile recupero, credo siadoveroso ringraziare i ”Nostri”, che da sempre si sono impegnati nel tentare di proteggere, docu-mentare, informare... Come primo il Sindaco di Castelnuovo Nigra, Dr. Matteo Bracco, il suoAssessore alla Cultura Marco Marcon, il Dr. Rodolfo Giacoma Ghello e sicuramente altri cheora purtroppo non ricordo.A restauro completato vedremo certamente di dare piu ampia ”visibilità” a questo capolavoroche ormai farà per sempre parte della nostra cultura.

Gli Affreschi del Castellodi Villa Castelnuovo

Spigolature

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.57132

Page 133: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

133

ELENA BERTOLINO

Passeggiate di“TERRA MIA“ Primavera 2005

La stagione primaverile delle passeggiate diTerra Mia è stata inaugurata il 20 marzo 2005con la visita al parco geominerario di Brosso,in Valchiusella. Era una tiepida domenica mat-tina in cui un cospicuo gruppo di persone èstato accompagnato ai siti minerari dal sinda-co Pierluigi Presbitero,che, con passione ecompetenza, ha illustrato i resti materiali in-contrati lungo il percorso ed ha ricostruito levicende storiche delle miniere brossesi diematite e pirite.

L’ematite, minerale del ferro, estratta forse giàdall’epoca romana fino alla fine del XVII se-colo, veniva lavorata con la tecnica del “bassofuoco” che permetteva di ottenere ferro senzapassare per la fusione della ghisa. Da questominerale i fabbri ricavavano attrezzi agricoli,inferriate o anche armi. Lungo la mulattiera chescende da Brosso a Lessolo si sono visti i resti

di questa sorprendente tecnologia: fornaci diarrostimento, laghi per il lavaggio del minera-le, ruderi di fucine e di pestelli meccanici perla frantumazione dell’ematite.Le miniere di Brosso conobbero, poi, un se-

Miniere di Brosso-Antico forno

Valchiusella-Percorso lungo il fiume

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.57133

Page 134: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

134

condo ciclo di florida attività basata sullo sfrut-tamento della pirite, a partire dal 1769 fino alladefinitiva chiusura nel 1964 per produrre dap-prima vetriolo verde, usato in tintoria, poi aci-do solforico. Di questo periodo sono ancoravisibili gli imbocchi delle gallerie, che costi-tuivano un fitto reticolo sotterraneo, l’edificiodella mensa, i binari per il trasporto interno, lapolveriera e, soprattutto, lo spettacolare pianoinclinato, lungo ben 450 metri, all’epoca il piùlungo d’ Europa.

Ancora in Valchiusella, sul filo della memoriastorica, si è svolta il 2 aprile la seconda pas-seggiata lungo il Sentiero degli opifici, giàdescritto in dettaglio in un articolo di RenzoMabrito pubblicato sul Quaderno di Terra Mian.1 .

Anche questa è stata una piacevole giornatasoleggiata, in cui i partecipanti, risalendo ilcorso del torrente Chiusella, hanno potuto ap-prezzarne gli angoli più ameni e incontaminati,nonché ammirare la rigogliosa fioritura prima-verile dei prati limitrofi o raccogliere tenere

erbe, ingredienti base della cucina tipica loca-le. Inoltre, con la guida di Ferruccio Regis eAntonio Bertolino, si sono visitati i resti degliopifici che sfruttavano la forza motrice delle

acque del Chiusella: innanzitutto, il comples-so fusorio dell’altoforno di Vistrorio, la cui tec-nica, nel XVIII secolo, superò, per miglioreresa, quella del basso fuoco. Nell’edificio, oramolto degradato dall’ingiuria del tempo e da-gli eventi alluvionali, si fondeva la magnetiteproveniente dalle miniere di Traversella. Lalavorazione prevedeva due fasi: dapprima siotteneva la ghisa, poi questa veniva decarburataper ricavare l’acciaio, più resistente.Lungo il sentiero si sono incontrati altri ruderidi fabbricati quali mulini, fucine, pesta-cana-pa e perfino la vecchia centrale idroelettrica diRueglio. Divertente e suggestivo è statol’attraversamento del “ponte traballante”, inlegno su cavi d’acciaio, tra Gauna e Issiglio.

All’insegna dell’avventura è stato il terzo ap-puntamento, sabato 21 maggio, con la ricercadell’ oro dell’Orco. L’attività si è svolta sulgreto e nelle acque del torrente presso Rivarolo,sotto la guida del signor Giovanni , pescatored’oro di pluriennale esperienza, che ha illustra-to con perizia le varie tecniche di ricerca delprezioso metallo ed ha, poi, assistito e consi-gliato coloro che si sono cimentati a metterein pratica i suoi insegnamenti.

Valchiusella-Punt cha biauta

Valchiusella-Interno di una Fucina(da notare le madonnine dove venivano posizionate le

barre per frantumare il minerale)

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.57134

Page 135: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

135

Fiume Orco-La pesca dell’oro

Fiume Orco-Il gruppo al lavoro

Dapprima l’esperto ha raggiunto col gruppoalcuni punti sulla sponda dell’Orco, partico-larmente adatti per la ricerca, individuati conprecedenti “assaggi”. Qui si è scavata una bucaper estrarre la sabbia che ha riempito appositipiatti, forniti ai partecipanti; poi, dotati di sti-vali di gomma, gli improvvisati cercatori sonoentrati nell’acqua per immergervi il piatto e,

con pazienti e precisi movimenti rotatori, han-no poco per volta eliminato le pietre ed i sas-solini per ottenere una sabbia sempre più fineda cui, per pochi fortunati, è emersa qualchelucente pagliuzza.Un’ altra tecnica consisteva nell’uso della“canalina”, una sorta di scaletta in legno con ipioli distanti 5 cm l’uno dall’altro. Questo at-trezzo è stato posizionato nell’acqua , tra i sassi,con una certa inclinazione per sfruttare la cor-

rente stessa ai fini del lavaggio delle sabbieaurifere. Rimossa la canalina è stata necessa-ria un’ulteriore setacciatura manuale che hafruttato alcune scaglie d’oro, preziosa testimo-nianza, per Terra Mia, dell’interessante gior-nata.

Domenica 12 giugno, si è dedicata l’intera gior-nata alla scoperta dell’anfiteatro morenicopresso Vialfrè, attraverso le esaurienti spie-gazioni della dottoressa Enrica Fantini. L’ac-coglienza è avvenuta presso il Centro Visita-

Vialfrè-Chiesa e campanile romanico

Vialfrè-Castagni in fiore esullo sfondo Quinzeina e Verzel

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.57135

Page 136: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

136

I gitanti a Vialfrè

tori, dove sono state proiettate alcune diaposi-tive che hanno rievocato un remoto passato incui il Canavese era completamente ricopertodai ghiacci. Ciò avvenne durante le glaciazioni,nel Pleistocene, da 1,65 milioni di anni a 10000anni fa circa. I successivi avanzamenti e ritiridel ghiacciaio, sceso dalla Valle d’Aosta, mo-dellarono profondamente e suggestivamente ilterritorio, creando un ampio circolo delimita-to dai depositi glaciali, denominato Anfiteatrod’Ivrea. Sulla sua morena destra sorge, attual-mente, il paese di Vialfrè, in posizionesoleggiata, favorevole alle colture, in partico-lare a quella dell’ulivo, reintrodotta di recen-te.Poco distante dall’abitato, Enrica ha accom-pagnato il gruppo lungo il sentiero dei massierratici, enormi roccionitrasportati lontano dal loro luogo d’origine daltumultuoso avanzare della massa glaciale.Questi silenziosi testimoni degli imponentieventi geologici sono ora immersi nel foltoverde del bosco planiziale, composto di carpini,frassini, aceri, farnie e cerri. Massi più piccolicostituiscono, invece, il materiale usato dal-l’artista Lidia Masala per realizzare l’opera diland art detta “il labirinto”, allestita presso unacomoda area attrezzata, utile per il pranzo.

Nel pomeriggio si è raggiunto il laghetto diGrimaldengo, ormai quasi completamente tra-sformato in torbiera. La zona è interessante perosservare l’ecosistema degli ambienti umidi,con la tipica vegetazione a carex, iris, ontani,tra cui vivono rane, libellule e innumerevolialtri insetti. Nei pressi, completamente rico-

perti da rovi e arbusti, si celano i ruderi del-l’antica chiesa romanica dedicata a S. Nicola,formata da un’ unica navata quadrangolareabsidata. La passeggiata ha avuto, nel tardo pomerig-gio, un prolungamento non programmato pres-so il comune di Romano che, in occasione del-la rievocazione storica della battaglia sulChiusella, ha aperto al pubblico palazzi priva-ti, giardini e affascinanti angoli del centro sto-rico medioevale.

In fine Sabato 17 Settembre l’Associazione haorganizzato un pomeriggio a Chiaverano convisita guidata alla distilleria Revel-Chion, alMuseo del Frer ed una passeggiata tra i vigne-ti, visita alla pieve romanica di S. Stefano edal giardino del rosmarino. La passeggiata si èconclusa con uno “spuntino” a base di prodot-ti locali.

A Chiaverano è molto attiva l’Associazione IlRosmarino, che promuove e organizza attivitàdi formazione e divulgazione di tecniche cul-

Impianti Distillazione Grappa della Revel Chion

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.57136

Page 137: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

137

In visita alla Revel Chion

turali rispettose dell’ambiente e di una sana ali-mentazione. A tale fine organizza corsi per laconduzione di orti, giardini e vigneti e, soprat-tutto, l’utilizzo delle erbe aromatiche edofficinali per la preparazione di liquori, con-serve, marmellate e tisane.

Informazioni: tel. 0125. 79 80 13Email: dirfio*libero.it

La Chiesa Romanica di Chiaverano

Il gruppo dei gitanti a Chiaverano

Sabato 15 Ottobre si è svolta la passeggiatanei boschi di Torre con visita a: “roc dal diaul”,“roc dla sghia”, cappella camprestre di SanGiacomo, casa dell’eremita, laghetto di“Mulere”, la “sumpa” o “trumpa”, masso alta-re con coppelle, siti delle tombe romane.Conclusione al campo gioco golf di San Gio-vanni con merenda.

In alto:interno dellacappella diSan Giacomo.Al centro:foto deipartecipantialla gita.A lato:la “sumpa”

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.57137

Page 138: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

138

Terra Mia

CONSIGLIO DIRETTIVOComposizione e Cariche Sociali

Presidente OnorarioAngelo Marandola

PresidenteGiacomo Mascheroni

VicePresidenteEmilio Champagne

Segretario Tesoriere Ivan Miola Andrea Tinetti

Consiglieri

Giacomo Antonietto Giacomo Antoniono Giovanni Battista Colli

Claudio Ghella Walter Gianola Nico Mantelli

Brenno Pesci Pierangelo Piana Paolo Tarella

Aldo Tonello Valentino Truffa

Il Socio fondatore e Consigliere dell’Associazione dott. Giacomo Antoniono è statonominato Presidente dell’Università della Terza Età di Rivarolo Canavese e Favria.Complimenti e auguri di buon lavoro.

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.57138

Page 139: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

139

Indice

Presentazione pag. 3

Carlo Trabucco:un “Grande” Castellamontese,dimenticato dalla nostra città 5di Roberto Favero

I produttori delle stufe di Castellamonte 20La Redazione

Il prezioso Grès salato di Castellamonte 24di Maurizio Bertodatto

Leo Ravazzi: gli anni castellamontesidi un grande artista 28di Emilio Champagne

La Madonna del Carminea S. Rocco di Castellamonte 36di Aldo Moretto

Le Madonne Nere 37di Ivan Miola

Le Società Agricole Operaie di MutuoSoccorso, le Chiese e le Cappelle puntidi riferimento, di Aggregazione Socialee Spirituale delle Frazioni di Castellamonte 45di Giacomo Mascheroni, Giancarlo Obetti,

Pierangelo Piana, Mauro Rovetto

Castellamonte nel Medioevo 59di Gino Giorda

Come il Graal arrivò in Canavese 61di Mariano Tomatis Antoniono

Come si giocava una volata in Canavese 67di Giovanni Battista Colli

1944: l’Odissea di 41 giovani trail Colle della Galisia e la Val d’Isèregià liberata dagli alleati 80g.m.

Borgiallo:l’Ara della gloria 85g.m.

I Celti 90di Claudio Ghella

Un soldo di...terracotta! 101di Giacomo Antoniono

Un poeta e grande educatore:Federico Balbi 107di Luigi (Gino) Peretto

Emigranti Canavesaniin Australia e Nuova Zelanda 111di Claudio Ghella

Canavesani Emigrantiin America 122di Claudio Ghella

Una nuova Guida Turisticaper Castellamonte 125di Roberto Favero

Fiori d’Arancio 128

Ricordo di Ugo Milami 129

Ricordo di Giuseppe Perotti 130

La scomparsadi Renzo Mabrito 131

Gli affreschi del castellodi Villa Castelnuovo 132di Claudio Ghella

Passeggiate di “Terra Mia”Primavera 2005 133di Elena Bertolino

Il Consiglio Direttivo 138

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.57139

Page 140: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

140

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.57140

Page 141: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

141

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.57141

Page 142: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

142

ASCENSORI - MONTACARICHIManutenzione - Riparazioni - Montaggi

Via Carlo Alberto 22/A - LEINI’ (To)Tel. 011 9988449 - Cell. 337 226831

BONICARLO

NUOVA CARROZZERIA

RONCHETTODAL 1970

VERNICIATURA A FORNORADDRIZZATURASCOCCA SU BANCOSISTEMA TINTOMETRICOCOMPUTERIZZATO

SOCCORSO STRADALE

Tel. 0124 581106 - Fax 0124 517932Via Torino 70 - CASTELLAMONTE (To)

DU PONT

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.57142

Page 143: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

143

Sede Operativa e Legale:Via Palestro 40 - 10015 IVREATel. 0125 627572 - Fax 0125 421539E-mail: [email protected]

La Cooperativa Sociale Marypoppins è un’impresa sociale costituita da persone chelavorano da anni nei settori del sociale e della formazione; progetta e gestisce, in collabora-zione con Associazioni ed Enti locali e nazionali, servizi finalizzati al sostegno e all’integra-zione delle persone.Impegnata, in generale, in attività educative, formative e di assistenza la Cooperativa gesti-sce alcune strutture residenziali per anziani, operando con le realtà di volontariato presentinei presidi e sul territorio. Collabora, inoltre, con alcune agenzie formative alle quali offreconsulenza, attività di tutoring e docenza per la formazione di operatori del settore socioassistenziale quali: Adest, il Collaboratore famigliare, il Tecnico di sostegno alla persona, ilMediatore interculturale.Da sempre Marypoppins dedica particolare attenzione al tema dell’immigrazione e dellamulticulturalità ed ha, infatti, progettato e realizzato servizi di accoglienza per le personerichiedenti asilo in collaborazione con il Comune di Ivrea e Servizi di mediazione interculturaleinsieme alla Casa Circondariale di Ivrea, nonché servizi di intervento di contrasto alla trattadegli esseri umani con il Comune di Torino.

Dal 2003 inoltre la Cooperativa ha aperto e gestisce ad Ivrea la “Casa delle CultureGiuliana Karunanayake”, luogo di incontro e dialogo sulla multiculturalità.La cooperativa si propone, infine, come partner per la progettazione e la gestione di attivitàdi Servizio Civile Volontario ai sensi della legge 64/2001.

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.57143

Page 144: I quaderni di Terra Mia - terramiacanavese.it · Castellamonte, di Madonne Nere, del prezioso Grès salato di Castellamonte, delle Rogge, Mulini e Mugnai di Castellamonte dal

144

TOMAINOMARMI E GRANITI

Cava propria di Diorite

RIVESTIMENTI SCALE IN GRANITO

RIVESTIMENTI FACCIATE VENTILATE

PAVIMENTAZIONI PER INTERNI INMARMO E GRANITO

PRODUZIONE CUBETTI DI DIORITEPER STRADE E CORTILI

GUIDE IN DIORITE

BORDI IN DIORITE

Nuova area industriale Reg. Masero10081 CASTELLAMONTE (To)Tel. 0124 513384 - 0124 582106Fax 0124 513385E-mail: [email protected] -www.tomainograniti.it

QUALITA’, PRECISIONE E CORTESIA SONO IL NOSTRO BIGLIETTO DA VISITA

TERRAMIA3r.p65 13/03/2012, 15.57144