I promessi sposi · Partendo da un’intervista immaginaria ad Alessandro Manzoni, realizzata da...

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Le interviste immaginarie della 3B I promessi sposiIllustrazione di: Rinzivillo Alessandro e Mbengue Abdoulaye

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Le interviste immaginarie della 3B

“I promessi sposi”

Illustrazione di: Rinzivillo Alessandro e Mbengue Abdoulaye

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Premessa

Partendo da un’intervista immaginaria ad Alessandro Manzoni, realizzata da

Claudio Nizzi, abbiamo deciso di costruire un laboratorio sui personaggi di questo

famoso romanzo, che ci permettesse di conoscere più a fondo le personalità che

l’autore ha coinvolto nella storia….

Abbiamo visto che il miglior metodo per conoscere, è rappresentato dalle domande:

quale migliore strumento usare allora se non l’intervista?!

Ci siamo così avventurati nel mondo del romanzo, studiando meticolosamente

ciascun personaggio per poi porre a lui le nostre domande e, perché no, le nostre

curiosità…..

Buona lettura a tutti!

I ragazzi della 3B

A.S. 2015/2016

Prof.ssa F.Citrigno

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Intervista immaginaria ad Alessandro Manzoni

di Claudio Nizzi

Signor Manzoni, lo sa che agli studenti lei non è troppo simpatico? «Lo immagino. Li costringono a studiare il mio libro, a impararne interi brani a memoria, a farne l’analisi logica e grammaticale, eccetera. Tutte cose piuttosto noiose».

Anche il suo romanzo è un po’ noioso. Ci sono troppi capitoli storici che interrompono la storia di Renzo e Lucia. «Eppure quei capitoli sono necessari. Come dico a un certo punto del libro, “perché i fatti privati riescan chiari, dobbiamo premettere un racconto di quelli pubblici”. Non mi sono mai piaciuti i romanzi che raccontano storie immaginarie di pura invenzione. Il mio è un romanzo storico!»

Mmm... un romanzo storico? Ci spieghi meglio che cosa intende. «Si tratta di un romanzo ambientato nel passato, che narra eventi realmente accaduti. È vero, ci sono molti personaggi frutto della mia fantasia, ma l’insieme rispetta scrupolosamente la verità storica».

E perché tutto questo interesse per la storia? «Perché il passato è un’autentica miniera di informazioni per capire il presente! Io per esempio ho deciso di ambientare la vicenda di Renzo e Lucia nel 1600, un’epoca che mi ha sempre affascinato moltissimo... Prima di scrivere il libro ho studiato a lungo, mi sono documentato sulle caratteristiche di quel periodo. Non potevo rischiare di commettere errori... cosa avrebbero pensato i miei lettori? Per le stesse ragioni, ho anche voluto che la storia di Renzo e Lucia si svolgesse in luoghi che io conosco alla perfezione: il lago di Como, nei pressi di Lecco, dove da piccolo mi recavo in villeggiatura insieme alla mia famiglia».

A proposito della sua famiglia... parliamo un po’ di lei. È stato un ragazzo felice? «No. Quand’ero piccolo non ho sentito il calore della famiglia, perciò ero infelice. I miei genitori si sono sposati senza amore; il loro matrimonio era stato combinato dalle famiglie, come si usava a quell’epoca. Poi si divisero e io fui spedito in collegio. Avevo sei anni quando entrai nel collegio dei Somaschi a Merate. Ne avevo sedici quando tornai in libertà, a casa di mio padre...»

Ricorda più volentieri suo padre o sua madre? «La mamma Giulia. Con mio padre Pietro, un tipo piuttosto malinconico, non avevamo niente da dirci. Quando stavamo insieme ci sentivamo a disagio e il più delle volte lui finiva per evitarmi».

Eppure sua madre l’abbandonò per andarsene a Parigi con un altro uomo... «È vero. E tuttavia, quando a vent’anni la raggiunsi, mi trovai molto bene con lei. Era una donna piena di vita e finché visse fu la colonna della nostra famiglia».

A che età ha cominciato a scrivere? «Fin da piccolo sono sempre stato circondato da persone di vasta cultura: la scelta di dedicarmi alla letteratura è stata un passo quasi naturale. Mio nonno, Cesare Beccaria, fu un celebre pensatore illuminista, autore di un’opera ancora oggi fondamentale, Dei delitti e delle

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pene. In seguito ho preferito prendere le distanze dal clima illuminista per avvicinarmi ad una nuova corrente culturale, il Romanticismo, più vicina alla mia sensibilità».

Lei, che è il nostro più grande scrittore cattolico, da giovane non era credente. «Sì, è così. Specialmente durante gli anni di Parigi avevo perso la fede».

Si racconta che la ritrovò, per un’improvvisa folgorazione, nella chiesa di San Rocco a Parigi. «Certo. In quell’occasione provai un gran turbamento, ma credo che la mia conversione, oltre che un dono della Provvidenza, fosse stata propiziata dagli incontri con padre Degola, al quale si era rivolta mia moglie Enrichetta, anch’essa convertitasi al cattolicesimo nello stesso anno».

Enrichetta Blondel fu la sua prima moglie. Come la ricorda? «Era un angelo di semplicità e di bontà. La sposai che avevo 23 anni e la persi che ne avevo 48. Mi aveva dato otto figli. Quattro anni dopo mi risposai, con Teresa Borri. Non ero capace di vivere solo».

Lei è stato un buon padre? «Chi può dirlo? Forse ero un padre un po’ assente, un po’ distratto dai miei studi. Certo, ho molto amato i miei figli e ho molto sofferto per loro. Basti pensare che sei dei miei figli sono morti prima di me».

Sì, la sua vita non è stata facile. Cosa la sosteneva? «La fede in Dio! Che altro? La fede in Dio e l’amore per la letteratura, che ha trovato nel mio romanzo la sua realizzazione più alta».

Per quanto tempo ha lavorato a I promessi sposi?

«Per moltissimi anni: non ero mai pienamente soddisfatto del mio lavoro. Pensi che la prima versione dell’opera, che mi ha impegnato tra il 1821 e il 1823, aveva un titolo diverso da quello definitivo, Fermo e Lucia».

E come mai ha sentito il bisogno di modificarlo? «Come le ho già detto, non ero mai soddisfatto del mio lavoro. Sono molto esigente. Il Fermo e Lucia non mi convinceva... così l’ho variato. Ho inserito nuovi episodi, ho modificato l’intreccio e la psicologia di alcuni personaggi. E soprattutto ho scelto un altro titolo: quello originario proprio non andava. Come avevo potuto chiamare Fermo un personaggio dinamico e coraggioso come Renzo?».

Perché, dopo la prima stesura del suo libro, andò a “risciacquare i panni in Arno”? «Nel momento in cui scrivevo il libro, in Italia c’era una grossa differenza tra la lingua letteraria e quella parlata. Io volevo scrivere un romanzo che tutti potessero leggere e comprendere e così, in mancanza di una lingua ufficiale, scelsi di ispirarmi al modello del fiorentino. Nelle edizioni dell’opera risalenti al 1827 e al 1840 è ben evidente il lavoro di revisione linguistica che ho realizzato».

E raggiunse il suo scopo? Il suo romanzo fu letto da tanti? «Sì, ebbe un grande successo, anche tra le classi che avevano minor dimestichezza con la cultura».

Le vendite del romanzo, allora, la resero ricco.

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«Oggi forse uno scrittore di successo può diventare ricco. A quei tempi non esistevano leggi sui diritti d’autore, e tutti potevano stampare il mio romanzo senza darmi un soldo».

Un vero problema per chi voleva dedicarsi alla letteratura... «Già... ma questo non mi ha mai impedito di scrivere».

Sa che lei comincia a diventare simpatico? «Mi fa piacere. Credo che sia proprio questo lo spirito giusto con cui iniziare la lettura del mio libro... che non manca di riservare sorprese a chi sa ascoltare con attenzione i suoi messaggi».

I promessi sposi a fumetti, rid. di C. Nizzi, realizz. grafica di P. Piffarerio, San Paolo, 1984

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Intervista immaginaria alla monaca di Monza

Come si chiama nel romanzo?

Gertrude.

Quando è nata?

Il 4 dicembre 1915.

A quale personaggio realmente esistito si è ispirato l’autore, Alessandro Manzoni?

Suor Virginia Marianna de Leyva.

Quali ricordi ha di lei da bambina?

Ho passato la mia infanzia in un convento, senza poter godere dei piaceri della vita. Direi che come ricordi sono orribili o sbaglio?

Ci parli un po’ di come era nel convento?

Se proprio devo ok… Allora la prima volta che sono entrata avevo sei anni quindi mi ricordo poco, comunque all’inizio le suore anziane mi hanno portato in un posto strano dicevano di smettere di fare la cattiva che tanto era inutile e che Dio mi avrebbe aiutato, anche se non mi interessava nulla di Dio, mentre le compagne della mia età mi hanno escluso perché venivo da una famiglia ricchissima.

Ha sofferto per l’obbligo che le hanno fatto i suoi genitori?

Mi scusi, ma lei che domande fa?!? Mi hanno obbligata a stare in un convento per diventare monaca già da quando ero bambina, anche se non avevo la vocazione. Come potrei rispondere a una domanda del genere!

Che rapporti ha con la sua famiglia? E con i suoi genitori, nello specifico?

Perché proprio a me queste domande? Comunque non ho buoni rapporti con loro.

Mentre con suo padre come va?

Mio padre, è un principe di origine spagnola orgoglioso, smanioso di primeggiare e di trarre i massimi piaceri dalla vita…ho ancora molta rabbia per gli obblighi da lui imposti.

Il suo carattere, il suo modo di essere, rispecchia un po’ quello di suo padre?

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No. Io non sarò mai come lui.

Conosce Gian Paolo Osio?

Pffff conoscete anche la mia vita privata!

Può rispondere per favore.

Ma lei è predisposto per mettere a disagio le persone con queste domande inutili! Era l’uomo che mi ha rubato il cuore. Più di questo non dico!

Perché “era” invece che “è”?

Storia lunga.Comunque, in ogni caso, ora è morto: alcuni suoi amici l’hanno tradito e l’hanno ucciso…. persone malvagie. L’hanno fatto solo per una taglia, per prendere dei soldi!

La prima volta che ha visto Lucia cosa ha pensato?

Pure di Lucia sapete? Ah bene…, quella ragazza…, non me ne capacito, è così fortunata…eppure, a causa di altrui capricci le hanno impedito di sposarsi... mi chiedo come sia possibile. Io, obbligata dai miei genitori, sono dovuta andare in un convento mentre, lei, avrebbe potuto aspirare ad una vita felice….

Da come ne parla, sembra invidiosa?

Mi scusi un attimo!!! No non sono invidiosa! Semplicemente mi chiedo perché lei sia stata così fortunata rispetto a me. Per me coronare il sogno d’amore con il mio amato, sarebbe stata una cosa importantissima! E poi lei cosa farebbe…

Mi scusi ma ora devo andare in convento a pregare e la prossima volta cerchi di essere meno invadente!

Salve.

Intervista realizzata da: Dotti Nadia, Mbow Ousmane, Houssaini Omar, Batool Amna

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Intervista immaginaria a Don Rodrigo.

Salve Don Rodrigo, vorremmo porle una serie di domande. La prima è: Come mai desiderava così tanto Lucia? “Sono un uomo bello, giovane, cosa vogliono di più le donne? Ho notato Lucia e capii che era già mia, era molto bella e dovevo possederla.” Che effetto faceva alle donne? “Come ho già detto, sono un uomo affascinante, mi cadevano ovviamente ai piedi!!” Quale fu nel romanzo il suo scopo nel mandar a monte le nozze dei due innamorati? “Ma non fu uno scopo, semplicemente Lucia doveva essere mia…poi beh, Renzo non mi stava particolarmente simpatico, non mi è mai piaciuto, cosa aveva in più di me?” Perché è così cattivo? “Ahah, non sono cattivo dai…sono me stesso. Sono modesto e ho semplicemente capito che se voglio una cosa non aspetto a prenderla e farla mia.” E le piace così anche se va contro tutti? “Ovvio! Cosa mi importa degli amici se ho già tutto quello che desidero?” Essendo stato un uomo molto libero, come si guadagnava da vivere, lavorava? “Io? Non ho mai lavorato molto, vivevo di rendita e beh diciamo se vogliamo chiamarli così, vivevo anche grazie ai miei affari.”

Ma lei, Don Rodrigo, quando nacque?

“Nel bel 1590, anno migliore grazie alla nascita di un grand’uomo come me.”

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Oh beh è un uomo molto modesto come vediamo, ma parlando ancora di donne, ha mai avuto una relazione seria?

“Scherzate spero! Sono quel tipo di uomo che prende e lascia tutto e tutte quando vuole. Non ho regole. Di serio ho ben altro.”

Quindi, supponiamo, niente figli?

“Ahah no! Ho avuto molte relazioni, mi fermavo, ad un certo punto mi stancavo, non sono uomo stabile, come ripeto.”

E se invece parlassimo un po’ di questo bellissimo romanzo, ci spieghi un po’ il suo ruolo.

“Ero il migliore a dirla tutta! Facevo la parte dell’antagonista, dell’ostacolatore, il furbo, il cattivo del romanzo in pratica.” Ha mai compiuto un buon atto?

“Sveglia! Sono Don Rodrigo!!.” Ahah capito! Ma quello che ci stiamo chiedendo un po’ tutti è… anche se lei non è mai stato un uomo stabile, ha mai provato dei sentimenti forti per una donna? “La donna della mia vita era, è e sarà Lucia! Forse l’unica è lei… forse.”

Per concludere questa interessante intervista, le facciamo una domanda che riassume tutte le sue avventure… le è piaciuta la sua vita? “Ovviamente! Con sincerità avrei voluto vincere io, le nozze non si dovevano fare, ma non avrei cambiato nulla di tutto quello che ho fatto, sono un uomo fiero di se stesso, come si può ben capire.”

Grazie mille Don Rodrigo per aver risposto alle nostre domande e per

averci tolto queste piccole curiosità sulla sua vita e sul suo essere.

Intervista realizzata da: Monica Maccarini, Francesco Locatelli, Amanjot Singh, Figliuolo Sharon 3B

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Intervista immaginaria a l’Innominato Buon giorno signor Innominato, vorremmo iniziare

quest’intervista chiedendole in che rapporti era con

Don Rodrigo.

Io e Don Rodrigo eravamo molto amici, entrambi eravamo

uomini potenti e temuti dalla gente.

Lei, nel racconto, ha un ruolo fondamentale, infatti mandò i suoi uomini a

rapire Lucia, è stato veramente crudele da parte sua, che bisogno aveva di

rapirla? Ci racconti come andarono i fatti.

Dunque un giorno si presentò al mio castello Don Rodrigo, il quale aveva una

richiesta da farmi. Iniziò il suo discorso parlandomi di una certa ragazza di nome

Lucia Mondella, promessa sposa di Renzo Tramaglino. Don Rodrigo era rimasto

affascinato da questa donna e non sopportava l’idea di essere rifiutato da lei, mi

chiese quindi di rapirla e portarla da lui, io accettai la richiesta e incaricai il

Nibbio, capo dei Bravi di organizzare ed effettuare il rapimento. Comunque si, è

stato crudele da parte mia e mi pento.

Ok … nel racconto si parla di una conversione, da cosa fu causata?

Dunque, ebbi i primi segni della mia conversione quando vidi arrivare i Bravi con

la povera Lucia, era diversa dalle persone con cui avevo a che fare di solito. Era

innocente, non aveva fatto nulla di male e chiedeva la libertà, inoltre aveva una

grande fede in Dio.

Interessante … ma quando si convertì completamente?

La notte stessa, ero in preda ad una profonda crisi spirituale rivissi tutta la mia

vita a partire dalla mia infanzia. All’ alba del giorno corrente, ripensai ai crimini

da me commessi e mi pentii. Risuonarono nella mia mente le parole di Lucia e le

dissi che avrei fatto tutto ciò che desiderava e poi andai a confessarmi.

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Quindi le suppliche di Lucia e le sue parole le fecero cambiare idea,

perché?

Complimenti, ha studiato bene, mi sembra di essere stato abbastanza chiaro, lei

mi disse che, per ottenere il perdono divino avrei dovuto liberarla. Ero in preda al

terrore, ma la mia paura non era quella di una morte fisica, corporale bensì di

una morte spirituale.

Si dice che lei abbia tentato il suicidio, per quale motivo? Non è un gesto

da vigliacchi?

Durante la famosa notte in cui Lucia era prigioniera nel castello, la mia

disperazione giunse ad un punto critico, tanto da farmi desiderare il suicidio, ma

ecco che la divina provvidenza e le parole di Lucia mi salvarono mostrandomi la

via della misericordia e del perdono. Si, è un gesto da vigliacchi e ringrazio

profondamente Lucia per avermi salvato.

Cambiò molto la sua vita dopo la conversione?

Certo che si, la gente iniziò a temermi sempre meno e ordinai ai Bravi nuove

disposizioni da seguire, non doveva più esserci violenza nei miei territori.

Beh una maturazione spirituale notevole. Tanti la definiscono una delle

figure psicologicamente più complesse e interessanti del romanzo, lei sa

dirmi il motivo?

Semplice, sono un personaggio storicamente esistito al quale l’ autore fa vivere

una crisi mistica che affonda le sue radici nei meandri dell’ animo umano seguita

da una maturazione spirituale come ha detto lei prima, insomma potremmo

definirla una sorta di metamorfosi. Sono molto importante io.

Lei non era poi tanto giovane, quanti anni dimostrava?

La ringrazio per il complimento ma, in fondo, ha ragione, non ero molto giovane,

solitamente le persone mi davano sessant’ anni circa, ma i miei occhi vivaci

facevano invidia a tutti i giovani del paese.

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E cosa può dirmi riguardo al luogo in cui vive?

Beh, si trova in un posto un po’ inquietante ma era perfetto per un uomo temuto,

nessuno avrebbe mai messo piede lì.

Il fatto che lei fosse cattivo si sapeva ma non è esagerato farsi chiamare

“l’Innominato”?

Mi dica lei, facevo così paura alle persone, che non osavano dire nemmeno il mio

nome, ero “innominabile”. Però non lo definirei esagerato … volevo che tutti mi

rispettassero.

Tutti hanno paura di qualcosa, lei per esempio di che cosa? E non dica

niente, perché è impossibile.

Mi ha posto una domanda che non mi aspettavo, ma dato che sono onesto lo dirò,

lei non può capire la paura che provo per la morte, un’ angoscia che mi tormenta

da anni.

Ora che l’ ho ascoltata, mi sono accorto non è poi così male come si dice,

sa…

Grazie per il complimento, dopo la conversione sono cambiato completamente e

ho colto al volo l’ occasione per far del bene in maniera proporzionata al male che

ho fatto. Prima della conversione ero decisamente meno simpatico.

Ok, ho esaurito tutte le domande, la ringrazio per averci concesso

quest’intervista!

Si figuri, è stato un piacere

Intervista realizzata da:

Giovanni Vitali, Aicha Beye, Martina Fontanella, Gueye Codou

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Intervista immaginaria a Lucia Mondella

Signora Lucia lei amava Renzo?

Si, lo amavo molto, perchè era un ragazzo carino,

simpatico, laborioso e seguiva sempre la giustizia.

Era sua promessa sposa? Si

Era amata da Don Rodrigo?

Si, lui mi aveva visto nella risaia lavorare con mia madre e si era invaghito di me,

ma non era un amore vero, era solo un capriccio.

Si dice che era fuggita dal paese, è vero?

Si, è vero e ho dovuto affrontare una serie di prove.

Come era lei?

Ero discreta e riservata.

E il suo atteggiamento come era?

Il moi atteggiamento era modesto e composto

Era credente?

Si ero molto religiosa e questo mi ha aiutato moltissimo ad affrontare i pericoli

che ho incontrato nel mio viaggio.

Che lavoro faceva?

Facevo la filatrice di seta proprio come Renzo

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In quali posti è stata nel suo viaggio?

Nel mio viaggio sono stata nel monastero di Monza, nel castello dell’ Innominato,

nella casa di Don Ferrante e nel lazzaretto perché mi ammalai di peste.

Quali erano i suoi nemici?

I miei nemici erano Don Rodrigo e l’ Innominato che era il più pericoloso, ma sono

riuscita a farlo pentire e poi convertire con la mia fede che era la mia unica arma.

Che rapporto si creò fra lei e la monaca di Monza, Gertrude?

…era solo una complice del mio rapimento…soffriva di invidia verso di me

all’inizio: io potevo coronare il mio sogno d’amore e lei era stata allontanata dalla

sua famiglia da questo suo desiderio.

Nel suo viaggio chi è che la aiuta?

Ho incontrato molte persone, alcune brave altre meno…l’aiuto più importante è

arrivato da Padre Cristoforo e dal cardiale Borromeo.

Intervista realizzata da: Kashan Tanveer, Grejsi Resulaj, Irm Sarwar

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Intervista immaginaria a Renzo Tramaglino

Signor Renzo come ha conosciuto Lucia?

L’ ho vista un giorno, mentre andavo a lavoro e subito ho capito che era fatta per me. Era una donna bella.

Quanti anni aveva quando ha conoscuto Lucia?

Avevo 20 anni quando l’ho conosciuta.

Quali relazioni aveva con lei?

Beh, ero innamorato di lei e mi piaceva molto e penso che anche lei provasse le stesse sensazioni.

Come mai non è riuscito a sposare Lucia quel giorno?

Era successo che che Don Rodrigo aveva visto Lucia lavorare in una risaia e la voleva per sé. Poi, quando venne a sapere del nostro matrimonio, mandò i suoi seguaci, chiamati “bravi”, a minacciare quel codardo di Don Abbondio.

Come mai definisce “codardo” Don Abbondio?

Lo definisco un codardo perche lo è. Tutte le volte che c’era un litigio tra un ricco e un povero, lui stava sempre dalla parte del più ricco e forte perchè aveva paura dei prepotenti e voleva la protezione che la gente umile poteva dargli.

Avete provato a sposarvi di nascosto? Cos’é successo?

Si, ma non ci siamo riusciti: accadde che Agnese, la madre di Lucia, ci introdusse, di nascosto, nella casa si Don Abbondio per celebrare il matrimonio… ma, Don Abbondio, avendo paura di Don Rodrigo, fece di tutto per non farci completare la formura del matrimonio e, ci riuscì...

Comunque, è vero che era privo di parenti?

Si, ho trascorso quasi del tutto da solo la mia adolescenza...ho avuto una vita molto difficile.

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E lo sa che il suo luogo di nascita non è identificato?

Si, Manzoni ha scritto che ero nato nei dintorni di Lecco

Che lavoro faceva?

Facevo il filatore di seta. Era il lavoro che avevo ereditato dai miei genitori.

Come era da giovane?

Seguivo sempre la giustizia e stavo dalla parte dei poveri. Non sopportavo per niente le persone come Don Abbondio e Don Rodrigo.

Era credente?

Si, professavo la religione cattolica

Si dice che lei abbia partecipato alle 5 giornate di Milano…

Si, ho partecipato alla rivolta, ero tra la folla arrabbiata, feci un discorso che piacque a tutti e cominciarono ad acclamarmi.

Ha cambiato carattere dopo l’ inganno subito da Don Rodrigo?

Si mi ero arrabbiato molto per quell’ inganno ma ho tenuto la calma e sono diventato furbo, intelligente e coraggioso.

Infine riuscì a sposare Lucia?

Si ero molto felice quel giorno, mi ricordo tutto. Don Abbondio era ancora impaurito da Don Rodrigo ma, quando arrivai io con la notizia della morte di Don Rodrigo, essendo felice, lui comincio a chiacchierare e fare delle battute. Poi arrivò il Marchese, che era l’erede di Don Rodrigo, diede a me e a Lucia un prezzo elevatissimo di beni consumo per risarcirci dei danni provocati da Don Rodrigo. Infine Don Abbondio celebrò le nozze.

Intervista realizzata da: Kashan Tanveer, Grejsi Resulaj, Irm Sarwar

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Intervista immaginaria a Don Abbondio Salve, come si chiama? Salve, sono Don Abbondio Lei che cosa fa nel racconto di Manzoni ? Io sono il prete di Lecco e avrei dovuto celebrare le nozze di Renzo e Lucia. Le piace il suo lavoro ? No, sono stato obbligato dalla mia famiglia. Ho accettato i lati positivi dell’essere un curato… la casa, il cibo. Perché non ha voluto sposare Renzo e Lucia ? Non è che non ho voluto sposare Renzo e Lucia, sono stato minacciato dai bravi. Essendo una persona molto debole, evito di mettermi contro i più forti… Cosa ha provato quando i due bravi di don Rodrigo l’hanno minacciata? Ho provato molta paura e ho deciso di seguire il mio sentiero facendo finta di niente…ma, come ben sapete, i due loschi mi hanno raggiunto… È sempre stato una persona coraggiosa? No, all’inizio ero una persona debole e spaventata ma dopo, grazie alla vicenda in questione, ho iniziato a modificare il mio atteggiamento di paura. Voleva che Renzo e lucia si sposassero? Ero indifferente al loro matrimonio, ho sempre pensato di più a me stesso e a salvarmi la pelle… Lei ha imparato qualcosa dalla vicenda ? Ho capito di non farmi mettere i piedi in testa, ma ho pur sempre paura. Ok, grazie per l’intervista

Intervista realizzata da: El Fahouss Amine, Gotti Matteo, Unniemi Federico, Congedi Nicole, Hiemeje Michael

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Intervista immaginaria a Fra Cristoforo

Perché ha cambiato il suo nome? Prima mi chiamavo Lodovico, ho cambiato il mio nome per una dispunta fra me e un signorotto: dalle parole siamo passati alle mani e un mio servo mi difese ma fu ferito gravemente. Io, per la rabbia, uccisi il signorotto, mi nascosi in un convento e presi la decisione di diventare frate e donare tutti i miei beni alla famiglia del servo Cristoforo. Perché si è sempre schierato dalla parte dei poveri? Perché provai a far parte di quel mondo, ricco e dissoluto ma mi accorsi che non era la mia vocazione. Perché ti sei preso cura di Lucia? Perché vedevo in lei l’innocenza contro il sopruso e non sapevo cosa sarebbe potuto succederle un giorno o l’altro. Come ha vissuto la sua infanzia? Ho vissuto la mia infanzia da nobile: mio padre era un ricco mercante e, trovandomi fornito di molti beni, ho passato una parte della mia vita negli agi e nel lusso senza lavorare. Ma la mia famiglia faceva parte della borghesia, dei poveri che hanno trovato ricchezza nel lavoro. Mio padre mi ha cresciuto da nobile ma io, mi sono sempre sentito di non appartenere a quel mondo. Come ha combattuto la sua impulsività, il desiderio di punire con la violenza i nobili prepotenti? Combatto tuttora con il desiderio di punire chi compie soprusi, ma ora lo faccio con la forza della fede e non più con le armi.

Intervista realizzata da:

Camerlingo Cristian, Zheng Davide, Sanogo Oumar, Delloufi Oumayma 3B

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-disegnatori al lavoro (Rinzivillo e Mbengue)