I PRIVILEGI SONO UN COSTO PER LA DEMOCRAZIA : TAGLIAMOLI€¦ · della buona politica. Il tema dei...
Transcript of I PRIVILEGI SONO UN COSTO PER LA DEMOCRAZIA : TAGLIAMOLI€¦ · della buona politica. Il tema dei...
I PRIVILEGI
SONO UN COSTO PER LA
DEMOCRAZIA :
TAGLIAMOLI !
COSTI DELLA POLITICA ED EQUITA’ SOCIALE
Il tema della riforma della politica non può essere separato dalla condizione generale del Paese, la crescita di disuguaglianze e di privilegi da parte di una precisa classe: gli imprenditori, i grandi manager pubblici e privati, il mondo della finanza, il grande giornalismo, il mondo dello spettacolo e dello sport professionistico. L’insieme di questo mondo privilegiato non solo ha visto crescere in maniera esponenziale i propri
2
profitti e i propri emolumenti ma gode, per la gran parte, di un regime fiscale di assoluto privilegio (e non solo grazie all’evasione ed elusione fiscale che in questi ambiti si annida). Un accrescimento esponenziale di ricchezze mentre l’insieme del mondo del lavoro arretrava nel proprio potere di acquisto e il Paese intero arretrava. Un aumento esponenziale, quindi, delle disuguaglianze come mai si è visto in questi ultimi decenni.Milioni di lavoratori dipendenti e di pensionati hanno visto ridotto il potere di acquisto delle loro retribuzioni, hanno perso i meccanismi automatici di adeguamento alla crescita reale del costo della vita, vedono tassati i loro modesti aumenti contrattuali, che spesso costano ore di sciopero, all’aliquota fiscale più alta, addirittura subiscono una ulteriore erosione del loro reddito attraverso il meccanismo perverso chiamato fiscal drag.Imprenditori e grandi manager, al contrario, hanno aumentato i loro redditi in maniera esponenziale aumentando le disuguaglianze tra le fasce alte e quelle basse di reddito e, oltretutto, godono per gli incrementi dei propri emolumenti di regimi fiscali separati, in cui vi è un prelievo del 12,5% inferiore di oltre la metà a quello di lavori dipendenti e pensionati e ridotto del 50% rispetto alla media europea.Quando si parla di tassare le rendite finanziarie e i guadagni speculativi almeno quanto avviene in Europa, parliamo precisamente di intervenire per eliminare questa intollerabile condizione di privilegio. Risulta, in questo contesto, veramente incredibile che siano proprio i rappresentanti di questa classe privilegiata e favorita che si ergano a paladini della moralizzazione e della buona politica. Il tema dei costi della politica, non può essere separato, inoltre, da quello del rapporto perverso tra affari e politica che rappresenta un peso insopportabile anche come costo economico e come fattore di arretratezza del Paese. I dati dell’ultimo rapporto internazionale sulla corruzione nel mondo parlano assai chiaro.L’Italia è al 41° posto nel mondo per la corruzione nel settore pubblico. Lo studio di Trasparency International, che investe 180 paesi in tutto il mondo, vede quest’anno al primo posto la Danimarca, la Finlandia e la Nuova Zelanda con 9,4 punti. All’ultimo vi è la Somalia con 1,4 . Vi è una stretta correlazione tra la corruzione e la povertà : il 40% delle nazioni che hanno un voto inferiore a 3 risultano infatti essere estremamente povere .E’ calcolato che ogni punto in meno di 10 nella classifica della trasparenza (l’Italia ha solo 5 punti) corrisponde al 16% in meno degli investimenti stranieri con conseguenze disastrose su Pil e occupazione.E’ stimato che il 2,5% del nostro Pil finisca in tangenti ed in più si deve considerare che il vantaggio del corruttore è almeno il doppio di quello che viene pagato.Nel nostro paese è possibile quantificare il danno provocato dalla corruzione nell’ordine di grandezza di 70 miliardi di euro, una cifra impressionante che potrebbe essere destinata ad altro.
2
Il settore approvvigionamenti della Pubblica Amministrazione risulta essere uno dei settori più corrotti e sempre Trasparency International calcola che interessi il 2022% del volume.Nelle seguenti strutture, nelle quali sono in corso gli accertamenti, risultano gravi corruzioni:AnasAsl: Lecce 2 Gallipoli, Napoli 5 Castellamare, Vibo ValentiaVendita Immobili InpsSu tanti altri fronti ancora non è partito alcun accertamento.Poco indagati e pubblicizzati sono i dati sulla corruzione interna alle aziende private a partire dalle grandi multinazionali che operano in Italia (i casi Siemens e ABB ecc.) e quella diffusa nei punti sensibili delle vendite e degli approvvigionamenti.
In questo contesto, affermiamo la più netta contrarietà ad affrontare il tema dei costi della politica attraverso il taglio dei livelli più decentrati della partecipazione: i consigli circoscrizionali, i consigli municipali, i consigli comunali.La questione, invece, consiste nel non separare, come fanno ipocritamente una gran parte dei mezzi di informazione che alimentano la campagna dell’antipolitica, i costi enormi scaricati sulla collettività dal rapporto tra affari e politica e dalla corruzione, dal peso crescente sui bilanci pubblici dai costi indotti dall’impiego di consulenze esterne e dalle cosiddette esternalizzazioni, dalla zavorra rappresentata dal crescere di enti istituzionali di secondo livello (ognuno con il suo consiglio di amministrazione, i suoi sindaci ecc.) alimentato in questi anni.La priorità per noi è una proposta che affronti il tema dal punto di vista dell’equità sociale e della riforma della politica.Il punto è tagliare i costi, moralizzare la politica, investire sulla democrazia e la partecipazione.
1. Quanto guadagnano gli industriali e i grandi manager privati in Italia
C’è un’altra casta di cui nessuno parla: quella dei dirigenti e dei manager delle società private.
2
Quella di chi negli anni del declino industriale, della crisi economica, delle migliaia di lavoratori messi in cassa integrazione e della precarietà diffusa, ha aumentato in modo esponenziale il proprio compenso.
Ecco come sono lievitati in cinque anni gli “stipendi”, al lordo delle tasse e senza contare stock option e bonus, di alcuni amministratori delegati o presidenti di società quotate che non hanno cambiato incarico.
Società Compenso 2001
Compenso 2005
Aumento in %
Cesare Geronzi Capitalia 1.136.000 4.230.000 + 272,3Alessandro Profumo Unicredit 2.492.000 7.865.000 + 215,6Giovanni Perissinotto Generali 1.213.000 3.224.097 + 165,7Fedele Confalonieri Mediaset 1.755.000 4.567.486 + 160,2Francesco Caltagirone Cementir,
Caltagirone1.529.000 3.497.000 + 128,7
Maurizio Costa Mondadori 1.258.000 2.035.000 + 61,7Giampiero Pesenti Italmobiliare 2.403.000 3.564.000 + 48,3Marco Tronchetti Provera Pirelli,Telecom 6.003.155 8.021.000 + 33,6Luciano Moggi Juventus 2.211.000 2.419.000 + 9,4Luciano Benetton Benetton 1.500.000 1.600.000 + 6,6Yves Renè Nanot Italcementi 815.000 1.007.300 + 23,5Fonte: L’Espresso
Tra il 2001 e il 2005 è andata ben diversamente per i lavoratori dipendenti i cui salari al netto dell’inflazione sono rimasti fermi ed hanno perso potere d’acquisto per oltre il 12%.
Cosa accade nel resto d’Europa? Mentre le retribuzioni dei lavoratori italiani restano tra le più basse del continente, i guadagni dei manager nostrani superano di gran lunga quelli dei colleghi d’oltralpe: Tronchetti Provera intasca ben di più dell’amministratore delegato di British Telecom e di Deutsche Telekom, Pierluigi Montani, amministratore delegato di Antonveneta prende più del doppio di Rijkman Groenink che guida Abn Amro, Luca Cordero di Montezemolo, con i suoi 7 milioni di euro all’anno (solo da Fiat e Ferrari) si lascia alle spalle Bernd Pisctsrieder di Volkswagen (che guadagna 2,6 milioni) e Louis Scweitzer, boss della Renault (2,2 milioni).
A queste “paghe da fame” vanno sommati benefit e stock option. Quanto sono costati nel 2005 i manager delle 65 principali società quotate in borsa? 350 milioni di euro, il 20% in più dell’anno precedente.Ad esempio, grazie alle stock option, Antonio Favrin della Marzotto (che ha uno
2
stipendio annuo di “soli” 500mila euro) si è portato a casa 14 milioni di euro.
Il 2006 è l’anno della ripresa. E che ripresa per i top manager italiani: oltre 40 (contro i 27 del 2005) hanno chiuso l’anno con una “busta paga” superiore ai 3 milioni di euro (sempre senza contare liquidazioni e opzioni).Alberto Lima tra, Impregilo e Sirti, si è messo in tasca 7,3 milioni. Marco Tronchetti Provera si è consolato del disastro finanziario di Pirelli Telecom regalandosi un assegno da 7,1 milioni di euro.Non mancano i figli d’arte: Jonella Ligresti ha guadagnato oltre 5 milioni di euro, superando Francesco Caltagirone Jr. (4,7 milioni).
E come è andata con le stok option? Nel 2006 i super manager delle società quotate hanno intascato oltre 500 milioni di euro.In poll position c’è Rosario Bifulco, presidente e amministratore delegato di Lottomatica, che si è guadagnato una gratifica da 37,3 milioni. Le stock option su Ferrari hanno regalato a Luca Cordero di Montezemolo oltre 10 milioni. Ecco la classifica dei 10 manager con i benefit più alti.
Rosario Bifulco Pres. e A.d. Lottomatica 37,3 milioniFrancesco Saverio Vinci Direttore centr. Mediobanca 17,6 milioniMarco Sala Direttore gen. Lottomatica 16,2 milioniCorrado Passera Amm. Delegato BancaIntesa 14,0 milioni Massimo Carlo Dirett.Generale Mediobanca 11,7 milioniLuca Cordero di Montezemolo Presidente Ferrari, Fiat, ecc. 10,296 mil.Maurizio Cereda Dir. Centr. Mediobanca 10,1 milioniGuido de Vivo Vice pres. e Ad. Mittel 9,5 milioniFrancesco Micheli Risorse Umane Banca Intesa 8,8 milioniMatteo Arpe Amm. Delegato Capitalia 8,7 milioni
Sui milionari introiti derivanti dalle stock option i beneficiari pagano pochissime tasse grazie all’applicazione di una aliquota secca del 12,5%.Bel regalo, se pensiamo che il lavoro dipendente viene tassato in media del 30% e che, nel resto d’Europa, le rendite finanziarie sono tassate in media del 20%.
C’è una prassi che caratterizza sia i dirigenti delle società a partecipazione statale, sia quelli dei gruppi e delle grandi imprese private: quello di ricoprire incarichi in ben più di una azienda e di un ente (con relative remunerazioni).
Oltre ad essere presidente di Fiat, Luca Cordero di Montezemolo è presidente di Confindustria, presidente di Maserati, della Fiera Internazionale di Bologna e della Libera Università Internazionale degli Studi Sociali (Luiss), è consigliere di
2
amministrazione del quotidiano La Stampa, PPR (Pinault/Printemps Redoute), Tod's, Indesit Company, Campari e del Bologna Calcio.
Quanto guadagna in un anno Montezemolo?
Facciamo un gioco, fingiamo che venga pagato solo come presidente Fiat, che non percepisca un soldo come leader di Confindustria, che faccia volontariato alla Fiera di Bologna e nelle altre realtà in cui ricopre incarichi, che non abbia altri benefit, che non abbia percepito una lira con le stock option.
Facciamo finta che guadagni solo 7 milioni di euro all’anno, mentre sappiamo perfettamente quanto guadagna un operaio della Fiat: circa 1.100 euro netti al mese, ossia 14.300 euro all’anno (1.100 euro al mese x 13 mensilità).
7.000.000 (compenso presidente Fiat) : 14.300 (salario operaio Fiat) = 489Il presidente della Fiat guadagna quanto 489 dei suoi dipendenti.
Tra il 2003 e il 2004 Fiat auto era un’impresa al collasso, con migliaia di lavoratori tra cassa integrazione e mobilità. Il reddito complessivo dichiarato nel 2004 (e quindi relativo al 2003) dal Presidente di Fiat è stato di 15 milioni 775 mila euro.
15.775.000 (compenso Montezemolo): 14.300 (salario operaio Fiat) = 1.101Nel 2004 Luca Cordero di Montezemolo ha guadagnato quanto 1.101 lavoratori Fiat attivi.
Facciamo un altro conto: i lavoratori messi in cassa integrazione percepiscono circa 800 euro netti al mese.Montezemolo, con il suo solo compenso di un anno, avrebbe potuto pagare l’indennità di cassa integrazione a circa 1.500 lavoratori.
Oltre a mettersi in tasca assegni milionari, indipendentemente dallo stato di salute delle società che “governano”, i top manager quando se ne vanno intascano liquidazioni da brivido.
Lo scettro 2006 spetta ai vertici del mosaico Pirelli Telecom: Carlo Buona ha lasciato Bicocca con 18,8 milioni di euro.Emilio Tonini è andato in pensione da Mps con 10 milioni di euro; Vittorio Colao ha salutato Rcs con 7,4 milioni di euro.
Per concludere:
Possibile che questi signori, ben rappresentati da Confindustria, si facciano promotori di una campagna per ridurre le tasse (a se stessi, ovviamente)?
2
Possibile che chi intasca personalmente milioni di euro all’anno continui a spiegarci che la competitività delle imprese si gioca sull’abbattimento del costo del lavoro (ossia del salario delle lavoratrici e dei lavoratori)?
Possibile che i vertici di Confindustria non passino giorno senza darci lezioni su come gestire il paese?
Comincino a non costruire le barricate, come stanno facendo, contro la tassazione delle rendite finanziarie prevista dal programma dell’Unione.
2. I grandi manager delle grandi aziende pubbliche o a partecipazione statale
Facciamo solo alcuni esempi
2
AUMENTI TRA IL 2001 E IL 2005
Società Compenso 2001
Compenso 2005
Aumento in %
Giuliano Zucconi AEM 413.000 1.352.260 + 227,3Vito Gamberale Autostrade 1.046.000 1.242.108 +18,7
Le somme non comprendono stock option e liquidazioni
Giancarlo Cimoli (Ex Ferrovie, Alitalia)2 milioni 700 mila euroAmministratore delegato e presidente di Alitalia ha dichiarato 2 milioni e 700 mila euro senza contare la lauta liquidazione ottenuta dalle Ferrovie dopo il suo passaggio all'Alitalia (intorno ai 6,7 milioni di euro). Il suo stipendio è aumentato in un anno del 23%. Per essere più precisi: dai 2 milioni e 269mila euro annui del 2004 è passato ai 2 milioni e 786mila del 2006 (esattamente quanto guadagnano 210 dipendenti a contratto standard).
Elio Catania (ex FS)2,5 milioniEx presidente e amministratore delegato di Fs, pare sia stato liquidato con una buonuscita di 7 milioni circa. Da notare che sono di 1,3 miliardi le perdite dichiarate dalle Fs per il 2006, mentre nel 2003 l'utile era di 31 milioni.
Vito Gamberale (ex Autostrade)12 milioni buonuscita
Paolo Scaroni (ex Enel)10 milioni di buonuscitaNegli ultimi tre anni i suoi compensi erano aumentati del 50%.
Vittorio Mincato (ex Eni)11 milioni di buonuscitaAttualmente è il presidente delle Poste
Pierfrancesco Guarguaglini (Finmeccanica)2,6 milioni
2
Massimo Sarni (AD Poste)1,296 milioniAmministratore delegato Poste Italiane, ha uno stipendio di quasi un milione e trecento mila euro. Negli ultimi quattro anni, alle Poste in pratica è stata cambiata tutta la prima linea dirigenziale con una spesa per le buonuscite di almeno 8 milioni di euro, applicando a quasi tutti la regola del tre, cioè l'equivalente di tre anni di stipendio in cambio delle dimissioni.
Vittorio Grilli (Tesoro)600 mila euroEx Ragionerie Generale dello Stato e attualmente Direttore Generale del Tesoro oltre che presidente dell'Istituto Italiano di Tecnologia, denuncia 511 mila euro all'anno guadagnati in Italia e 1 milione e 800 mila euro all'estero.
Vincenzo Pozzi (Anas)438.000 euroEx presidente e amministratore unico dell'Anas, nel 2005 ha dichiarato 438mila euro di reddito.
Corrado Calabrò (Telecomunicazioni)440 mila euroPresidente dell'Authority delle Telecomunicazioni, guadagna 440 mila euro l'anno.
Vittorio Crecco270 mila euroDirettore generale dell'Istituto nazionale della previdenza sociale, dichiara 270 mila euro l'anno.
Mario Draghi450 mila euroEx Direttore Generale del Tesoro, ora Governatore della Banca d'Italia, dichiara 450 mila euro l'anno.
Mario Andrea Guaiana350 mila euroIl direttore generale dell'Agenzia delle Dogane guadagna 350 mila euro.
2
3. Alcune proposte concrete sui costi della politica anche in relazione al dibattito sulla prossima legge finanziaria.
Evitare il corto circuito tra costi della politica e costi della democrazia
Occorre intervenire sui costi della politica istituzionale, del sottogoverno, degli sprechi e delle spese clientelari ma salvaguardare il carattere pluralistico, democratico, proporzionale, decentrato e partecipativo del nostro sistema costituzionale. Ecco perché i tagli dimensionali possono riguardare gli apparati esecutivi di primo e secondo livello ma non le assemblee rappresentative ed i consigli.
Parere favorevole alla riduzione del numero di consiglieri regionali
L’autonomia riconosciuta agli statuti regionali in materia di dimensioni dei consigli e delle giunte regionali ha portato in alcuni casi ad aumenti ingiustificati. Occorre tornare indietro e basare il numero dei consiglieri sulla base di un rapporto proporzionale (150.000 – 200.000 abitanti per consigliere) con un numero massimo (60) ed un numero minimo (30) a salvaguardia delle regioni più piccole.
Parere contrario al taglio prospettato del 20% di consiglieri comunali e provinciali, parere favorevole alla riduzione del numero degli assessori comunali, provinciali, regionali
La riduzione del 20% dei consiglieri, contenuta in finanziaria ed approvata dall’Anci, è inaccettabile perché non produce risparmi apprezzabili, al contrario della misura sui consiglieri regionali di cui sopra, e mortifica il pluralismo e la rappresentanza delle minoranze. Mentre la riduzione degli esecutivi è auspicabile anche per ridare centralità di funzioni alle assemblee elettive.
Parere favorevole alla riduzione drastica degli enti di II grado non elettivi (ato, consorzi di bacino, comunità montane, Unioni di comuni) con passaggio di competenze di coordinamento e programmazione alle Province ed incentivazioni economiche e fiscali alle fusioni ed alle gestioni associate dei servizi intercomunali.
Una soluzione del genere consente di rivivificare la funzione di programmazione di area vasta delle Province, un ente locale oggi in crisi d’identità, rendere più semplice ed efficiente il sistema di governance territoriale per servizi di grande impatto ambientale e sociale, ridurre i costi clamorosi degli enti di II grado.
2
Qualche esempio:
I costi annui degli amministratori delle società di gestione dell’acqua nel Lazio:Ato 1 (Viterbo) – 28.000, Ato 2 (Roma) – 246.000 , Ato 3 (Frosinone) – 600.000, Ato 4 (Latina) – 800.000 .
Il presidente dell’Ato Brenta guadagna 85.000 euro annui, agli amministratori 103 euro per ogni seduta dei cda e delle assemblee.
Gli organi sociali dell’Ato 1 Marche (ancona) costano circa 140.000 euro annui, mentre quelli dell’Ato 5 Marche (ascoli), dopo la decisione di dimezzamento dei compensi voluta dal Presidente della Provincia di Ascoli Massimo Rossi, costano circa 90.000 euro annui.
A Crotone, invece, la Provincia spende per il solo staff di supporto al Presidente nella sua attività di coordinatore dell’assemblea dell’ato 70.000 euro annui.
Parere favorevole ai tagli delle indennità di assessori e consiglieri regionali, provinciali e dei grandi comuni, senza però incidere negativamente sullo status di amministratore locale (aspettative, contributi, permessi, etc.).
Parere favorevole alla riduzione del numero dei componenti dei cda a 3 ed ai tagli dei compensi degli organi sociali di società ed aziende pubbliche.
A) Sul numero dei componenti:I provvedimenti fino ad oggi adottati dal ministro Lanzillotta prevedono la possibilità di mantenere a cinque i cda delle società con più di 2 milioni di euro di capitale sociale. Considerando che il numero delle società sottoposte al controllo pubblico totale o parziale degli enti locali e delle regioni ammonta a circa 3211, che il numero medio degli amministratori è 6 e che la stragrande maggioranza possiede un capitale sociale superiore a 2 milioni euro, la riforma è destinata a ridurre il numero medio soltanto di una unità, cioè di circa 3.000 amministratori. Applicando invece rigidamente il criterio dei tre consiglieri, la riduzione sarebbe di oltre 9.000.
B) Sui compensi:i commi 725, 726 e 728 della finanziaria 2007 prevedono una serie di limiti alle
2
indennità degli amministratori delle società (in proporzione dell’emolumento spettante al rispettivo sindaco o presidente, con vantaggi per le società miste). Questi limiti sono largamente non applicati, o indirettamente (ad es. all’a.d. viene riconosciuta un’ulteriore indennità come direttore generale che si cumula ma che elude il limite) o direttamente come nel caso clamoroso delle società miste quotate in borsa. Alcuni esempi:
Hera: 19 membri del cda, 2.000.000 di euro di compensi annui, il Presidente Tommaso Tommasi guadagna circa 335.000 annui, di cui 34.000 di stock options tassati al 12,50.
Aem spa: 9 membri del cda, 2.450.000 di euro di compensi annui, il presidente ed a.d. Giuliano Zuccoli guadagna circa 1.470.000 annui, di cui 790.000 di stock options tassati al 12,50. Zuccoli inoltre guadagna 800.000 annui come a.d. di Edison, socio di Aem spa.
Iride: 12 membri del cda, oltre 500.000 di euro di compensi annui.
Acea: 9 membri del cda, 1.200.000 di euro di compensi annui, Il Presidente Fabiano Fagiani guadagna circa 300.000 annui, l’a.d. oltre 400.000.
Asm: 8 membri del cda, circa 1.000.000 di euro di compensi annui.
Anche in sede regionale,le cose non vanno meglio. Ad esempio, in Veneto il costo dei soli manager (presidenti con deleghe o a.d.) di 18 società regionali è pari a quasi 1.000.000 di euro annui.
Occorre prevedere la rigida applicazione a tutte le società (pubbliche o miste anche quotate) dei tetti alle indennità, impedire i cumuli ed altri meccanismi di elusione, prevedere l’obbligatorietà del ricorso all’amministratore unico in caso di mancato adeguamento.
Il taglio complessivo alle indennità deve comunque estendersi a tutte le 3211 società, anche se non bisogna demagogicamente considerare tutti i comuni uguali in termini di spreco delle risorse. Ad esempio mentre il comune di Modena spende complessivamente per gli organi sociali delle sue aziende circa 500.000 euro annui (ma qui l’assessore al bilancio è del PRC), a Salerno, dove il sindaco De Luca propone le multe ai dirigenti comunali, si spendono oltre 1.700.000 euro annui, più o meno la stessa circa del comune di Torino.
Introduzione di tetti rigidi per l’ammissibilità delle consulenze esterne,
2
basati su percentuali ridottissime (tra lo 0,3 e lo 0,6) delle entrate del bilancio degli enti locali e del margine operativo lordo delle società o aziende pubbliche.
Abolizione delle indennità per i consiglieri di circoscrizione ad eccezione delle municipalità costituite all’interno dei comuni capoluogo individuati quali città metropolitane
L’abolizione delle indennità per i consiglieri circoscrizionali può consentire senza alcun aggravio finanziario il mantenimento della possibilità per i comuni superiori a 200.000 abitanti di istituire le circoscrizioni, istituti decentrati di partecipazione popolare.
Va assunto il codice etico proposto dalla Commissione Antimafia e prevedere, come decisione autonoma dei partiti la limitazione del numero dei mandati anche per assessori e consiglieri provinciali e comunali.Rifondazione Comunista ha assunto tale decisione alla Conferenza di Organizzazione di Carrara e recepirà tali norme di comportamento nello statuto che approverà al prossimo congresso nazionale di marzo 2008.
2
4. Una proposta generale che intervenga anche per quanto riguarda il Parlamento
Un primo elemento di trasparenza. Non è assolutamente vero che tutti sono uguali. Vogliamo, quindi, con estrema chiarezza rendere noto per l’ennesima volta qual è la destinazione delle risorse che ogni parlamentare del PRC riceve in virtù del proprio mandato elettorale.
TRASPARENZA
Quanto guadagnano i parlamentari di Rifondazione Comunista(le cifre sono nette mensili)
Camera
Indennità + 5486,58 euro mensili Diaria + 4003,11 euro mensiliRimborso rapporto eletto/elettori + 4190 euro mensiliSpese di trasporto e spese di viaggio, oltre la tessera
+ 1331,7 euro *
TOTALE = 15011,39 euro mensiliQuota versata al Partito 8100 euro mensili Sottoscrizioni e attività varie nel proprio collegio elettorale
500 euro (media mensile)
Stima stipendio mensile per 12 mensilità = 6411,39Spese per affitto casa, lavoro, vitto e mobilità a Roma
2000 euro mensili
TOTALE = 4411,39Fonte: sito ufficiale della Camera dei Deputati.*Cifra massima, è riconosciuta ogni tre mesi
I parlamentari del Prc contribuiscono con una cifra tra il 55 e il 60% della loro indennità e di ogni altro rimborso, all’attività politica. Inoltre i parlamentari di rifondazione comunista non hanno propri portaborse personali, ma utilizzano per le proprie esigenze di ricerca, studio e approfondimento le strutture del gruppo e del partito stesso.Le risorse sono versate prevalentemente a Rifondazione comunista, un partito reale e organizzato sul territorio.Sono 20 i Comitati regionali, 118 Federazioni Provinciali (o sub provinciali per
2
Crema, Tigullio, Cesena, Imola, Viareggio, Fermo, Castelli, Civitavecchia, Tivoli e Avezzano), e circa 2300 i circoli comunali o intercomunali con un radicamento omogeneo tra Nord, Centro e Sud. In Europa svolgono continuamente attività 12 circoli di italiani all’estero nei seguenti Paesi: Svizzera, Belgio, Lussemburgo, Francia, Gran Bretagna, Germania e Svezia. Un partito dove è ancora alto in numero di chi svolge attività politica gratuitamente (anzi a volte rimettendoci di tasca propria). Infatti oltre il 95% dei dirigenti del Partito svolge il proprio incarico gratuitamente. Le risorse vengono utilizzate quindi prevalentemente per l’attività politica, il radicamento sul territorio, le campagne politiche. Rifondazione comunista inoltre finanzia in varie forme diverse realtà associative politiche, sociali, femministe e studentesche. Ulteriori risorse sono destinate dal Prc alla costruzione della Sinistra europea.Rifondazione comunista non riceve contributi da società private, ma solo da persone fisiche.Rifondazione comunista è una realtà viva che può contare anche su un solido consenso elettorale.A livello locale sono oltre 3.500 i consiglieri ed amministratori locali in tutto il Paese, con una presenza radicata in tutte le 20 regioni italiane.Nei comuni capoluoghi siamo presenti con 156 consiglieri comunali, 39 assessori, 1 sindaco.
Mentre a livello provinciale contiamo su 1 presidente di provincia (Ascoli), le due vicepresidenze di Roma e Milano (ed in entrambi i casi si tratta di donne), 5 presidenti di consigli provinciali, 69 assessori e 160 consiglieri. Governiamo insieme all'Unione in 69 provincie su 103.
A livello regionale, infine, contiamo su 1 presidente di regione, 2 presidenti di consiglio regionale (in Umbria ed Emilia, rispettivamente con un uomo ed una donna), 14 assessori e 51 consiglieri. Governiamo in 12 regioni su 20, praticamente tutte quelle governate dall'Unione meno la Basilicata.
Alle ultime elezioni politiche Rifondazione ha eletto 41 deputati/e (le donne sono 13 pari al 31,7 %) e 26 senatori/trici (le donne sono 11 pari al 42,3%). Di questi sono complessivamente 12 gli/le indipendenti della SE . Al Governo il PRC conta su 2 cariche istituzionali (Presidente della Camera e Vicepresidente del Senato), 1 Ministro e 1 viceministro (donna) e 6 sottosegretari (4 donne pari al 66,7%). Una sottosegretaria è indipendente della SE.
Quanto detto testimonia la differenza tra le differenti forze politiche. Il tema generale della funzionalità del Parlamento e quello specifico che riguarda
2
retribuzioni e privilegi dei parlamentari va, però, affrontato anche in via generaleQueste le nostre proposte
La prima proposta riguarda la diminuzione del numero dei parlamentari. Diminuzione del numero del numero dei parlamentari e sistema elettorale proporzionale possono garantire rappresentatività democratica, riduzione della frammentazione politica e contenimento dei costi.
La seconda proposta riguarda il superamento del bicameralismo perfetto con un novo ruolo per il Senato come rappresentanza dei governi dei territori come avviene in gran parte d’Europa.
Per quanto riguarda specificatamente il tema delle retribuzioni dei parlamentari, proponiamo:
Tagli drastici a tutte le forme di prestazioni non connesse direttamente allo svolgimento del mandato elettorale e alla possibilità di libera circolazione del Parlamentare sul territorio.
Nuovo sistema di erogazione delle retribuzioni diverse dall’indennità parlamentare. Vanno escluse le forme di rimborso forfetario che vanno sostituite con erogazioni a fronte di spese documentate con un tetto massimo..
Ma, la proposta principale riguarda il tema delle retribuzioni. In questo contesto, rifiutiamo la logica di separare la questione di quanto guadagnano i parlamentari dal tema più generale della crescita delle disuguaglianze. Una proposta, quindi, che si inserisca dentro il tema generale dell’equità e del risarcimento sociale.Intendiamo riproporre e adattare alle precedenti considerazioni, la proposta di legge che Rifondazione Comunista ha già presentato.
2. La retribuzione massima dei dipendenti della pubblica amministrazione non può superare di 10 volte la retribuzione minima prevista per il livello retributivo più basso. Questa norma si applica qualunque sia il ruolo o l’incarico ricoperti e deve comprendere sia i manager delle grandi compagnie pubbliche o partecipate, sia i grandi burocrati di stato, sia i membri di consigli di amministrazione, i consulenti ecc. e sia i parlamentari, i consiglieri regionali ecc.
3. Analogo principio va fatto valere per la previdenza. Nessun trattamento pensionistico o assimilato (compreso il vitalizio dei parlamentari e dei consiglieri regionali anche cumulati con altri trattamenti di natura previdenziale) può superare di 10 volte l’importo previsto dalla normativa vigente per il trattamento minimo.
2
2