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Raffaele De Rosa Unitre Soletta 26.2.2015 1 I popoli dell’Italia antica Abruzzo, Lazio, Marche, Umbria

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I popoli dell’Italia

antica

Abruzzo, Lazio, Marche, Umbria

Raffaele De Rosa Unitre Soletta 26.2.2015 2

Sommario

I popoli dell’Italia centrale

I popoli del Lazio antico

Falisci, Capenati

Latini

Sabini

Ernici, Volsci

L’espansione romana nell’età repubblicana (V-III sec. a. C.)

I popoli dell’Abruzzo antico

Marsi

Frentani, Marrucini, Peligni e Vestini

I popoli delle Marche antiche

Piceni

Liburni

I popoli dell’Umbria antica

Umbri

Gli Dei italici

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I popoli del Lazio antico

I Capenati, gli Equi, gli Ernici, i Falisci e i Volsci furono popoli che vissero in

stretto contatto con i Latini dai quali furono nel corso del tempo assorbiti con

l’espansione di Roma;

Essi condividevano lingue di tipo osco-umbro molto simili tra loro che furono

assorbite dal latino, anch’esso dello stesso ceppo linguistico.

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I popoli del Lazio antico

I Latini che sottomisero i popoli limitrofi furono a loro volta influenzati dalla loro

cultura.

Per esempio nella tradizione latino-romana si diffusero molto presto delle opere

letterarie e teatrali di tipo goliardico chiamate fescennini da Fescennium

(antica città dei Falisci oggi Civita Castellana).

Lo spettacolo era costituito da un dialogo di tipo sboccato e licenzioso e si

svolgeva in un clima coinvolgente e molto sanguigno con personaggi mascherati

che danzavano in preda ai fumi delle abbondanti libagioni.

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I popoli del Lazio antico

I Sabini sono stati un antico popolo dell'Italia centrale e fu uno dei popoli che più

si opposero all’espansione dei Latini.

Dal punto di vista etnico-linguistico anche essi fanno parte del più grande

gruppo osco-umbro.

Il loro nome è imparentato con quello dei Sanniti e dei Sabelli ed è

riconducibile alla radice italica *Sab-/*Saf- da indoeuropeo *swe-bho “proprio”.

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I popoli del Lazio antico

I primi contatti tra i Sabini e i Latini si ebbero immediatamente dopo la

fondazione di Roma, cui seguì l'episodio del Ratto delle sabine conclusosi con

la pace ratificata dai rispettivi re, Romolo e Tito Tazio, che poi regnarono

congiuntamente per cinque anni sulla città

I Sabini si insediarono sul colle del Quirinale, mentre i Latini si stabilirono sul

colle Palatino (in mezzo la pianura sulla quale sarebbe sorto più tardi il Foro

romano).

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I popoli del Lazio antico

Il ratto delle Sabine è una fra le vicende più antiche della storia di Roma,

avvolte dalla leggenda.

Secondo la tradizione Romolo, dopo aver fondato Roma, si rivolge alle

popolazioni vicine per stringere alleanze e ottenere delle donne con cui

procreare e popolare la nuova città.

Al rifiuto dei vicini risponde con l'inganno.

Organizza un grande spettacolo per attirare gli abitanti della regione e rapisce le

loro donne.

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I popoli del Lazio antico

Due dei 7 Re di Roma, Numa Pompilio e Anco Marzio, furono di origine

sabina.

Nonostante la vicinanza geografica e culturale, tra Latini romani e Sabini, ci

furono sempre forti tensioni che terminarono solo nel 268 a. C. con la definitiva

concessione della cittadinanza romana.

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I popoli del Lazio antico

Gli Ernici e i Volsci abitavano in un territorio compreso tra i Colli Albani e

sull’Appennini laziali-abruzzesi.

I loro centri abitati più importanti furono Lanuvium < *Lamnuo < *lama “palude”

(Lanuvio, NDI 200) e Alba Longa < *Alpa/Alpa longa “monte lungo” (Albano

Laziale, NDI 17), dove c’era il famoso santuario Iupiter Latiaris (Giove Laziale)

nel quale tutte le città appartenenti alla confederazione dei popoli latini si

riunivano per sacrificare al dio un toro bianco, le cui carni venivano poi

distribuite tra tutti i partecipanti.

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I popoli del Lazio antico

Lo scontro tra i Latini romani e i Volsci è evidenziato nell’episodio leggendario

degli Orazi (*Huras, DNI 288) e Curiazi (*Curius, DNI 119).

Secondo la versione riportata da Tito Livio (Hist. I, 24-25), durante il regno di

Tullio Ostilio (VII secolo a.C.) Roma ed Albalonga entrarono in guerra,

affrontandosi con gli eserciti schierati lungo le Fossae Cluiliae (sull'attuale via

Appia Antica), al confine fra i loro territori.

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I popoli del Lazio antico

Ma Roma ed Albalonga condividevano attraverso il mito di Romolo una sacra

discendenza che rendeva empia questa guerra, perciò i rispettivi sovrani

decisero di affidare a due gruppi di rappresentanti le sorti del conflitto fra le due

città, evitando ulteriori spargimenti di sangue.

Furono scelti per Roma gli Orazi, tre fratelli figli di Publio Orazio, e per

Albalonga i tre gemelli Curiazi, che si sarebbero affrontati a duello alla spada.

Lo scontro fu vinto dal supersite degli Orazi che uccise uno a uno i Curiazi.

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I popoli del Lazio antico

I Latini furono un antico popolo italico di origini indoeuropee, storicamente

stanziato, a partire dal II millennio a.C., lungo la costa tirrenica della Penisola

italica, nella regione che da loro prese il nome di Latium (latino latus “largo,

spazioso”, NDI 203).

Secondo alcune leggende romane, riprese nel poema di Virgilio Eneide, i

Romani discendono dalla fusione tra i Latini e gli antichi Troiani, arrivati sulle

coste del Lazio con l’eroe Enea che sposa Lavinia, figlia del re Latino.

Dall’unione tra Enea e Lavinia nacque Ascanio, fondatore mitico della città di

Alba Longa e capostipite della famiglia di Romolo e Remo.

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I popoli del Lazio antico

Data l'esiguità della propria base territoriale la popolazione latina non poteva, in epoca preromana, superare le 60.000 o 70.000 unità.

Tale popolazione si articolava originariamente, come si è già accennato, in populi, comunità per lo più di modeste dimensioni governati da re locali e dalle aristocrazie.

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I popoli del Lazio antico

La data della fondazione di Roma è stata fissata al 21 aprile dell'anno 753 a.C.

(Natale di Roma) dallo storico latino Varrone.

Secondo la nota leggenda, la città fu fondata dai gemelli Romolo e Remo, figli

illegittimi del Dio Marte e della sacerdotessa Rea Silva, che furono abbandonati

in una nel Tevere e allevati da una lupa (cfr. lat. lupa “prostituta”, lupanare

“bordello”) e da un picchio.

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I popoli del Lazio antico

Dopo varie vicissitudini nelle quali Romolo e Remo, tornati ad Alba Longa,

rimisero al governo della città il nonno Numitore al posto dell’usurpatore

Amulio, essi decisero di fondare una nuovo insediamento nei pressi del fiume

Tevere dove erano cresciuti.

Romolo vuole chiamarla Roma ed edificarla sul Palatino, mentre Remo la

vuole chiamare Remora e fondarla sull'Aventino.

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I popoli del Lazio antico

« Siccome erano gemelli e il rispetto per la primogenitura non poteva funzionare come criterio elettivo, toccava agli dei che proteggevano quei luoghi indicare, interrogati mediante aruspici, chi avrebbe dato il nome alla città e chi vi avrebbe regnato. Per interpretare i segni augurali, Romolo scelse il Palatino e Remo l'Aventino. Il primo presagio, sei avvoltoi, si dice toccò a Remo. Dal momento che a Romolo ne erano apparsi dodici quando ormai il presagio era stato annunciato, i rispettivi gruppi avevano proclamato re entrambi. Gli uni sostenevano di aver diritto al potere in base alla priorità nel tempo, gli altri in base al numero degli uccelli visti. Ne nacque una discussione e dallo scontro a parole si passò al sangue: Remo, colpito nella mischia, cadde a terra. È più nota la versione secondo la quale Remo, per prendere in giro il fratello, avrebbe scavalcato le mura appena erette e quindi Romolo, al colmo dell'ira, l'avrebbe ucciso aggiungendo queste parole di sfida: «Così, d'ora in poi, possa morire chiunque osi scavalcare le mie mura». In questo modo Romolo s'impossessò del potere e la città prese il nome del suo fondatore. » (Livio, I, 7)

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I popoli del Lazio antico

Roma, nome di origine incerta:

dal nome di persona Romulus

dal greco rhóme “forza”

dal nome di famiglia di origine etrusca Ruma

da italico ruma “mammella” (nome antico del colle Palatino)

Da Rumon, antico nome del fiume Tevere

Tevere, anticamente Tiberis, Thybris, Thebris, da etrusco o latino *tib, *tif forse

“fiume, corso d’acqua”;

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I popoli del Lazio antico

I 7 Re di Roma sono da considerare soprattutto come delle figure mitiche alle quali sono collegate delle tappe particolari dell’espansione romana:

Romolo (753 a. C. - 716 a C.), di origine latina;

Numa Pompilio (715 a. C. - 672 a. C.), di origine sabina;

Tullio Ostilio (672 a. C. - 640 a. C.), di origine latina;

Anco Marzio (640 a. C. - 616 a. C.), di origine sabina;

Tarquinio Prisco (616 a. C. - 579 a. C.), di origine etrusca;

Servio Tullio (578 a. C. - 535 a. C.), di origine etrusca;

Tarquinio il Superbo (534 a. C. - 509 a. C.), di origine etrusca.

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I popoli del Lazio antico

La fine della monarchia romana coincise con il declino del potere etrusco nella città e la rivalità tra i patrizi (lat. patricius “figlio di padre noto” e quindi “di condizione sociale libera ed elevata”) e la plebe (indoeuropeo *pra-la- “moltitudine”).

Suburra (dal latino sub-urbe) era la zona malfamata della città, oggi fa parte del rione centrale Monti (tra Esquilino, Viminale e Quirinale).

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I popoli del Lazio antico

Si racconta che mentre Tarquinio il Superbo stava assediando la città Ardea, il

figlio Sesto Tarquinio abusò della nobile ed onestissima Lucrezia (moglie di

Lucio Tarquinio Collatino), che per la vergogna si suicidò.

Il marito Collatino, il padre Tricipitino e l'amico Lucio Giunio Bruto

(imparentato con i Tarquini), convinsero i Romani a ribellarsi e a rovesciare la

monarchia nel 509 a.C., abbandonando il re e chiudendogli in faccia le porte

della città.

La famiglia di Lucrezia guidò, quindi, la rivolta che costrinse alla fuga i

Tarquini, che dovettero così abbandonare Roma per rifugiarsi in Etruria.

Lucio Tarquinio Collatino, marito di Lucrezia, e Lucio Giunio Bruto

(entrambi patrizi) vinsero le elezioni come primi due Consoli, supremi magistrati

della neo Repubblica romana.

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I popoli dell’Abruzzo antico

Il nome Marsi deriva dalla divinità più importante che essi veneravano, Marte,

dio della guerra, che si pronunciava Mars" o Mors.

Questa etimologia, secondo alcuni, spiegherebbe l'indole violenta e guerresca di

questo popolo.

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I popoli delle Marche antiche

Piceni o Picenti erano un popolo italico storicamente stanziato nel I millennio a.C. in un territorio che comprendeva tutte le odierne Marche e la parte più settentrionale dell' Abruzzo.

Nel III secolo a.C. si allearono con i romani nelle guerre contro i Galli e incominciò un processo di romanizzazione del popolo, che entrò gradualmente nell'orbita della Repubblica romana finché fu inquadrato nelle strutture politico-culturali di Roma.

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I popoli delle Marche antiche

Il termine Piceni ci è noto dalle antiche fonti greche e da quelle latine.

Dal III secolo a.C., in seguito ai primi contatti con i Romani, sia nel mondo greco

che in quello latino le etnie del Piceno vengono infatti indicate con l'appellativo di

Picenti (Picentes/Πίκεντες).

Il significato dell'etnonimo è "quelli del picchio", essendo etimologicamente

connesso alla parola latina picus (picchio), che nella mitologia era l’uccello

sacro al Dio Marte.

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I popoli delle Marche antiche

I Liburni sono un antico popolo marittimo che nel I millennio a.C. abitava le coste settentrionali dell'Adriatico.

Per i romani la loro terra si chiamava Liburnia: una regione costiera a nordest dell'Adriatico tra il fiume Arsa (in croato oggi Raša) in Istria e il fiume Titius (oggi Krka) in Dalmazia.

Il loro linguaggio era più affine a quello dei veneti che a quello delle vicine tribù illiriche.

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I popoli delle Marche antiche

Alla fine del I millennio a.C. erano dediti alla pirateria e ai commerci marittimi

che dall'Adriatico si spingevano fino nel Tirreno.

Fondarono anche alcune colonie in Italia: Truentum alla foce del Tronto, e

Lyburnus (oggi Livorno), ebbero anche uno scalo a Cuma.

Insegnarono ai romani l'arte della navigazione, e da loro deriva il nome della

nave veloce liburna.

Furono assoggettati dai romani alla metà del II secolo a.C.

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I popoli dell’Umbria antica

Gli Umbri furono un popolo italico che si ritiene giunto in Italia nel II millennio

a.C.;

Parlavano una lingua indoeuropea del gruppo osco-umbro, l'umbro, scritta con

alfabeto proprio di derivazione greco-occidentale, non molto dissimile dagli altri

alfabeti italici.

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I popoli dell’Umbria antica

Il termine Umbri è l'etnonimo con il quale il popolo era indicato dai vicini Latini

(latino umbri) e dai Greci (greco Ὄμβροι o Ὀμβρικοί, dal greco όμβρος,

"temporale").

Inizialmente organizzati soprattutto in piccoli villaggi fortificati posti sulle alture,

attorno X-IX secolo a.C. gli Umbri iniziarono ad aggregarsi in città;

Fedeli alleati dei romani nelle loro guerre di espansione, gli Umbri conservarono

la propria identità culturale almeno fino al I secolo d.C., epoca alla quale

risalgono i testi più recenti in lingua umbra contenuti nelle Tavole eugubine; in

seguito si completò il processo di romanizzazione del popolo.

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I popoli dell’Umbria antica

Le Tavole eugubine (Tabulæ Iguvinæ) sono sette tavole bronzee rinvenute nel

XV secolo nel territorio dell'antica Ikuvium (Gubbio) relativo a complessi

cerimoniali di purificazione e riconciliazione della città.

Esse fanno parte delle testimonianze scritte più significative dei popoli italici

preromani.

Le prime tavole (dalla I alla IV) sono state scritte, probabilmente, intorno al III o

al II secolo a.C., in caratteri umbri e lingua umbra.

Anche le tavole VI e VII sono scritte in lingua umbra, ma con alfabeto latino e

sembra che possano risalire al I secolo a.C.

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I popoli dell’Umbria antica

Nelle Tavole eugubine sono raccolte prescrizioni per il collegio sacerdotale, un gruppo composto da dodici sacerdoti (cfr. latino flamini “coloro che accendono il fuoco sacro”) devoti al dio Ju-pater (equivalente al latino Juppiter).

Accanto a Ju-pater, grande importanza rivestivano la dea Cupra (Cubrar in umbro), divinità affine alla Grande Madre che i Romani identificarono con la propria Bona Dea, e Mart (corrispondente al latino Marte).

Le suddette Tavole informano della triade iguvina Jou, Mart, Viofonus che si pone in parallelo a quella romana arcaica composta da Giove, Marte e Quirino, quest’ultimo successivamente identificato con Romolo.

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Gli Dei italici

Iupiter, Iovis < latino arcaico Diespater/Diespiter = indoeuropeo *djeus-pitar

“padre della luce” (cfr. greco Zeus, germanico Ziu, ec.) è il dio/divinità suprema

(cioè il re di tutti gli dèi), della religione e della mitologia romana i cui simboli

sono il fulmine e il tuono.

Mars (cfr. greco Ares) è un dio molto venerato dai popoli italici principalmente

come protettore di tutte le attività guerresche. Secondo la mitologia romana più

arcaica era anche il dio del tuono, della pioggia e della fertilità. L’origine

etimologica è incerta, forse da italico mar “virile, forte”.

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Gli Dei italici

Quirinus è il dio romano delle curie “insieme o adunanza di uomini” (latino *co-

virie), passato poi alla protezione delle pacifiche attività degli uomini liberi. Il

termine curia ai primordi della monarchia romana era una suddivisione della

sua popolazione (vale a dire le tribù che ne componevano la società), e che fu in

seguito utilizzata per significare il posto dove le tribù si radunavano per

discutere degli affari dello stato.

Le curie, fondate da Romolo, inizialmente erano trenta, dieci per ognuna delle

tre tribù dei Tities (da Tito Tazio, di origine sabina), Ramnes (da Romolo, di

origine latina), e Luceres (da Lucumon o Lygmon di origine etrusca).