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https://www.federchimica.it/webmagazine/dettaglio-
news/2018/06/04/caratteristiche-ruolo-chimica
https://www.youtube.com/watch?v=TGIwzCk1PHk&feature=youtu.be
Le materie plastiche hanno cambiato il nostro modo di vivere…. Sarebbe
possibile oggi vivere senza plastica – anzi – senza le migliaia di tipologie
disponibili? Dai distributori automatici di bevande agli smartphone, dagli
avanzatissimi satelliti in orbita attorno al pianeta ai sofisticati dispositivi di
diagnosi, questo materiale appartiene a tal punto alla nostra quotidianità, da
darne per scontata l’esistenza, nonostante una storia – relativamente breve
– di soli 200 anni. E pensare che questi polimeri – costituiti dalla
successione di unità identiche (monomeri) legati in lunghe catene –
hanno molto da spartire con la vita, avendo in comune con l’uomo
un’ossatura in atomi di carbonio. Infatti, proprio la capacità di questo
elemento chimico – alla base della sintesi delle plastiche – di formare legami
stabili con atomi di idrogeno, ossigeno, zolfo o cloro, garantisce l’origine di
una infinita varietà di molecole, a cominciare da quelle del Dna, in cui è
racchiuso il codice genetico di ogni essere vivente. Non a caso, i primi
esempi di plastiche – pensate, nella seconda metà dell’800, in sostituzione
di materiali naturali molto costosi, come l’avorio per i tasti del pianoforte –
provenivano da sostanze animali o vegetali, quali la celluloide (derivata dalla
cellulosa e antenata della cinematografica pellicola di celluloide) o la galalite
(ricavata dalla proteina del latte).
http://www.corepla.it/la-storia-della-plastica
https://www.plasticseurope.org/en/about-plastics/what-are-plastics/history
LA STORIA DELLA PLASTICA
Struttura dei polimeri
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• I polimeri sono molecole ad alta massa molecolare
costituite da un insieme di gruppi chimici legati tra loro
da legami covalenti.
• Le unità costituenti i polimeri sono i monomeri (molecole a
basso peso molecolare).
•Polimeri naturali (biomolecole)
•Polimeri sintetici (a partire da monomeri derivati dal petrolio)
L’isoprene è il monomero costituente il polimero naturale della gomma.
Alla base c’è il petrolio grezzo, che deve subire un processo di trasformazione
chiamato cracking (dall’inglese to crack, spezzare), ossia la scissione delle
lunghe catene di molecole del petrolio in catene più piccole. Questo processo
avviene nelle raffinerie. Quando avviene la scissione, si formano molecole con un
doppio legame (alcheni) : l’etilene e il propilene.
I monomeri (etilene e propilene), all’interno di un’autoclave, subiscono il processo
di polimerizzazione, vengono cioè uniti fra loro in molecole più lunghe e
complesse (dette polimeri).
Dalla distillazione frazionata del petrolio, fra le varie sostanze ottenute, si ha la Virgin
Nafta (una miscela di paraffine) , utilizzata proprio per la produzione della plastica.
La Virgin Nafta viene trasferita nell’impianto dello Steam-Cracking dove viene
surriscaldata con vapori a pressioni elevatissime
Polimeri sintetici
Rappresentazione:
Unità ripetente: gruppo di atomi ripetuto lungo la catena
«n» unità ripetenti: grado di polimerizzzione
Omopolimeri : 1 unità (1)
Copolimeri: 2 o più unità
POLIDISPERSIVITA’La caratteristica di un campione di polimero di essere costituito non da macromolecole dotate tutte dello stesso peso molecolare, ma da una popolazione di macromolecole aventi una certa distribuzione dei pesi molecolari.
Il rapporto Mw/Mn viene chiamato indice del grado di dispersione o indice di polidispersità d=Mw/Mn. Esso fornisce un’idea approssimativa dell’eterogeneità del polimero. Più alto è il valore di questo indice, maggiore è il grado di dispersione.
Distr. Gaussiana
Le proprietà meccaniche migliorano all’aumentare del PM
POLIMERIZZAZIONE
Reazione per cui più molecole di uno stesso composto, generalmente organico e a basso peso molecolare (monomero), si uniscono per formare una molecola più grande (polimero) a peso molecolare più alto.
Può verificarsi per
1)addizione (radicalica / a catena), a partire da alcheni, quando avviene semplicemente per somma delle molecole del monomero a formare un polimero (per es. nel caso del polietilene dall'etilene);
2)condensazione (➔ policondensazione), quando l'unione tra le molecole del monomero è accompagnata da eliminazione di molecole semplici (acqua, idracidi ecc.).
Si definisce copolimerizzazione quando la p. coinvolge monomeri di specie diverse.
Polimeri di addizione
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I polimeri di addizione derivano molecole di alcheniche, in presenza di opportuni catalizzatori, si uniscono tramite reazioni che coinvolgono i doppi legami.
In questo caso l’elemento base della catena,il monomero, reagisce con altri monomeri identici che si ripetono in sequenza formando lunghe cateneidrocarburiche. Il prodotto così ottenuto si chiama polimero ed è formato da una lunga serie di alchenicongiunti da legami covalenti. Il polimero più semplice che si conosce, ottenuto con questo processo, èil polietilene –(CH2CH2)n– formato da migliaia di unità di etene che si ripetono in sequenza.
Polimerizzazione per addizione (I)
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1) Inizio della catena: l’iniziatore si lega a un monomero con separazione di una coppia di elettroni del legame e la formazione di un radicale carbonio con un elettrone spaiato.
L’esempio più semplice è il polietilene: quando il monomero, cioè
l’etilene, è riscaldato alla pressione 1000 atmosfere, in presenza di un
opportuno iniziatore (una specie chimica che forma radicali, esempio
perossido organico R-O-O-R) comincia a polimerizzare.
La Poliaddizione può essere RADICALICA, CATIONICA,
ANIONICA
Avvengono con un meccanismo a catena in cui si possono individuare 3 tipi diversi di reazioni
1. Reazioni di inizio (in cui si forma un portatore di catena, ione o
radicale)
2. Reazioni di propagazione in cui si ha l’accrescimento della molecola
3. Reazioni di arresto
Polimerizzazione per addizione (II)
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2.Propagazione della catena: il radicale si addiziona a un’altra unità monomerica e poi a un’altra ancora. Il processo si ripete anche migliaia di volte.
Polimerizzazione per addizione (III)
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3.Terminazione della catena: la catena si chiude, per esempio per accoppiamento di due radicali.
Catene ramificate e lineari (I)
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Normalmente la polimerizzazione del polietilene dà luogo soprattutto a catene ramificate: il prodotto risultante ha scarse capacità meccaniche ed è chiamato LDPE (polietilene a bassa densità). Spesso è usato come materiale da imballaggio.
La plastica da imballaggio a bolle d’aria è spesso composta da LPDE (Immagine Smail/Wikipedia Commons)
Catene ramificate e lineari (II)
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Con opportuni catalizzatori è però possibile ottenere quasi solo catene lineari. Il metodo è stato messo a punto dai chimici Karl Ziegler e Giulio Natta e permette di ottenere prodotti molto resistenti. Essendo poco ramificato ha forze intermolecolari elevate e maggiore rigidezza rispetto al polietilene a bassa densità;
Tubazioni in polietilene ad alta densità.
HPDE
ADDIZIONE RADICALICA
ALTRI ESEMPI….. Tra i polimeri ottenibili mediante
poliaddizione radicalica ricordiamo il
polietilene, il polivinilcloruro, il
polistirene, il polivinilacetato, il
polimetilmetacrilato, il poliacrilonitrile.
POLIADDIZIONE ANIONICA
Nella poliaddizione anionica il portatore di catena è un carbanione. Di
conseguenza, i monomeri che polimerizzano con questo meccanismo sono
quelli che hanno sostituenti elettronattrattori capaci di stabilizzare la carica
del portatore di catena (gruppi fenilici, vinilici, nitrile, carbossile, ecc.).
Il portatore di catena anionico è molto più stabile del cationico per cui si
preferisce operare a T ambiente o superiore, dato che l’influenza della
temperatura è molto minore rispetto alla poliaddizione cationica
Per iniziare la reazione si utilizzano basi forti, quali metalli alcalini come
sodio e litio, metallo alchili come butil-litio, alcossidi come metossido ed
etossido di sodio, sodio e potassio ammide, ecc.
La prima applicazione industriale della poliaddizione anionica è stata la
polimerizzazione del butadiene con sodio metallico (IIa guerra mondiale in
Germania). Le produzioni attuali riguardano le gomme stirene-butadiene
(litio-alchili come iniziatori), le resine acetaliche, gli adesivi cianoacrilici
come il cianoacrilato di metile che polimerizza istantaneamente anche con
basi molto deboli coime l’umidità presente sulle superfici da incollare.
POLIADDIZIONE ANIONICA
Il Monomero è un anione; , i monomeri che polimerizzano con questo meccanismo sono quelli che hanno sostituenti elettronattrattori capaci di stabilizzare la carica.
Es. Metilcianoacrilato (2 gruppi elettron attrattori legati al C con doppio legame)
Colle a presa rapida: bastano poche molecole d’acqua o una base sulla superficie per innescare la polimerizzazione
POLIADDIZIONE CATIONICANella poliaddizione cationica il portatore di catena è un carbocatione. Di
conseguenza, i monomeri che polimerizzano con questo meccanismo
sono quelli che hanno sostituenti elettrondonatori capaci di stabilizzare la carica del
portatore di catena (gruppi fenilici, vinilici, alcossi, metilici, ecc.)
Per iniziare la reazione si utilizzano sia acidi di Bronsted (H2SO4, H3PO4,
HClO4, ecc.) che di Lewis (AlCl3, BF3, SnCl4, ecc.) che però necessitano
di un catalizzatore (es. H2O).
La velocità di reazione è di alcuni ordini di grandezza superiore a quella
della poliaddizione radicalica per cui si opera a temperature ben al di sotto di quella
ambiente per migliorare il controllo della reazione.
Questo tipo di meccanismo si verifica, ad esempio, per la
polimerizzazione dell’isobutene (gomma butile) e per quella della
formaldeide (resine acetaliche).
POLIADDIZIONE CATIONICA
Nella molecola del monomero, al carbonio con doppio legame, siano legati gruppi elettrondonatori che favoriscono la rottura del doppio legame con formazione di un carbocatione.
Esempio: POLIISOBUTILENE (2 metilpropene), iniziatore H+
In una polimerizzazione cationica la crescita
delle catene avviene mediante addizione delle
molecole di monomero ad un centro
attivo recante una carica positiva
STEREOCHIMICA PRODOTTI DI ADDIZIONE
Rottura doppio legame : da sp2 a sp3 (centri stereogenici)
TATTICITA’ DEL POLIMERO (diversa posizione gruppi metile)…Natta introdusse il termine tassia per descrivere tale tipo di isomeria.
1) ATATTICA - casuale
2) ISOTATTICA –da un lato
3) SINDIOTATTICA – alternato
✓ La stereoregolarità di un polimero gioca un ruolo fondamentale nel determinarne le
proprietà chimico-fisiche (es. Tfusione , viscosità del fuso,grado di cristallinità) e meccaniche.
✓ Si definisce grado di cristallinità di un polimero il rapporto tra la massa della porzione
cristallina, ossia quella in cui esiste una regolarità nella distribuzione spaziale delle
macromolecole del polimero, e quella totale.
✓ In pratica è impossibile ottenere macromolecole totalmente isotattiche o sindiotattiche e quindi si parla di percentuale (indice) di isotatticità o sindiotatticità.
Polimeri di condensazione
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• Un altro meccanismo di formazione dei polimeriè la condensazione.
• In questo caso il polimero si forma dalla reazione tra diversi gruppi funzionali, che si combinano tra loro con eliminazione di una molecola di piccole dimensioni, come H2O, H2 o HCl.
• Questi polimeri, a differenza di quelli di addizione,non contengono tutti gli atomi presenti nei monomeridi partenza.
POLIMERI DI CONDENSAZIONE
Nel processo di polimerizzazione per condensazione i monomeri sono uniti fra loro grazie a una reazione di condensazione, che comporta l’eliminazione di piccole molecole (come H2O o HCl).
Di conseguenza, la catena polimerica che si forma contiene un numero di atomi inferiore rispetto quello dei monomeri di partenza.
Le reazioni di policondensazione richiedono che i monomeri abbiano almeno due gruppi funzionali diversi.
Il nome del polimero è dato dal prefisso «poli» e dal nome del gruppo funzionale risultante dalla reazione tra i monomeri (poliesteri, poliammidi)
Alcuni polimeri di condensazione hanno nomi commerciali.
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POLIMERI DI CONDENSAZIONE
Le reazioni di policondensazione richiedono che i
monomeri abbiano almeno due gruppi funzionali
diversi. Tra gli esempi più importanti di monomeri di
questo tipo:
▪ Glicoli ed acidi dicarbossilici (poliesteri)
▪ Glicoli e diisocianati (poliuretani)
▪ Diammine e acidi dicarbossilici (poliammidi)
POLIESTERI
Filati di poliestere vengono utilizzati
nell'abbigliamento (in particolare
sportivo) e nell'arredamento (tende,
pavimentazioni, rivestimenti mobili
imbottiti).
Il polietilene tereftalato o polietilentereftalato (denominazioni commerciali: Zellamid
1400, Arnite, Tecapet, Impet e Rynite, Ertalyte, Hostaphan, Polystar, Melinex e Mylar
films, e le fibre Dacron, Diolen, Tergal, Terital, Terylene e Trevira), fa parte della famiglia
dei poliesteri, è una resina termoplastica adatta al contatto alimentare.
PET
Polimerizzazione per condensazione
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Un polimero di condensazione assai diffuso è il PET, o polietilentereftalato. Si ottiene dalla reazione tra il gruppo —COOH dell’acido tereftalico e il gruppo —OH del glicole etilenico.
Alle estremità del prodotto così ottenuto, restano un gruppo acido e uno alcolico, che a loro volta possono reagire, rispettivamente, con un’altra molecola di glicole e un’altra molecola di acido.
Fibre polimeriche
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I polimeri ottenuti per condensazione sono quasi sempre lineari: se opportunamente trattate possono formare fibre polimeriche.
Le fibre polimeriche sono costituite da catene allineate in modo tale che tra una e l’altra si instaurino dei legami, ad esempio interazioni dipolo-dipolo, forze di van der Waals, o anche legami idrogeno.
In arancio fibre di poliestere, in verde fibre di cotone.
Caratteristiche e proprietà
Conducibilità elettrica
bassa: in genere la plastica è
un buon isolante.
Le principali proprietà di un polimero sono le seguenti:
• Elasticità
buona: è abbastanza
flessibile.
Resilienza
Resistenza agli urti: buona.
Resistenza
alle sollecitazioni meccaniche:
mediocre
Plasticità
sotto l’azione del calore
si lascia plasmare facilmente.
Comportamento al calore
Resine termoplastiche: si
possono fondere e modellare più
volte.
Resine termoindurenti: si
possono fondere solo una volta.
Malleabilità
si lascia ridurre in fogli sottili.
Duttilità
la plastica può essere filata
(tecnofibre).
PROPRIETA’ DEI POLIMERI
Le proprietà dei polimeri dipendono dalla disposizione spaziale delle macromolecole e dalle interazioni tra di esse.
✓ possibilità legami a idrogeno tra catene
✓ disposizione regolare nello spazio
❑ polimeri amorfi (+ flessibili) e polimeri cristallini (+ resistenti) polimeri semicristallini. Tv e Tf
✓ Conformazione, configurazione, stereoregolarità
✓ Comportamento termico
Polimeri: comportamento termicoI materiali termoplastici : I polimeri termoplastici possono sottoposti più volte a
fusione e quindi a rimodellazione. Sono caratterizzati da una struttura molecolare a
catena aperta e quindi hanno un basso grado di reticolazione.
Esempi: Polietilene, PVC, Polistirene, polipropilene, PET, poliammide, resine
acriliche, celluloide, acido polilattico
I materiali termoindurenti : reagiscono invece al calore dapprima rammollendo e successivamente tornano ad indurire grazie ad un processo di reticolazione tridimensionale. In pratica è grazie al combinato effetto di calore e pressione che si può conferire una forma ai materiali termoindurenti. (questi materiali se nuovamente riscaldati tendono a decomporsi carbonizzandosi).
Esempi: resine fenoliche, melamminiche, epossidiche
Gli elastomeri (siano essi termoplastici o termoindurenti) sono caratterizzati da elevate deformabilità ed elasticità.
Esempi: gomma e silicone
Produzione industriale
I polimeri si possono suddividere in due grandi famiglie:
termoplastici e termoindurenti.
a. Polimeri termoplastici
b. Polimeri termoindurenti
Le plastiche termoindurenti prendono
forma con il calore che modifica in
modo irreversibile la loro struttura
chimica. Sono usate in settori quali
l’automobilismo e l’elettronica. Tra le
più importanti ricordiamo la bakelite, il
poliestere, il poliuretano, le resine
epossidiche e gli elastomeri.
I monomeri sottoposti all’azione del calore,
fondono e assumono le forme dello stampo
senza modificarsi nella struttura. Le resine
termoplastiche sono utilizzate per imballaggi, tubi
e raccordi, fogli e film di protezione e per
impermeabilizzazioni. Tra le più importanti
ricordiamo il polietilene, il polipropilene, il cloruro di
polivinile (PVC) e il polistirene.
Monomero
Monomero
Plastica e ambienteLa grandissima diffusione delle materie plastiche, unita a una cattiva
educazione ambientale, ha creato molti problemi all’ambiente.
L’eccessiva produzione per l’imballaggio (bottiglie, contenitori e involucri
vari) riversa nell’ambiente milioni di tonnellate di rifiuti solidi non riciclabili.
d. Compattazione
e. Triturazione
f. Fusione termoplastica
c. Selezione per tipologia
b. Raccolta differenziata
a. Prodotti utilizzati
g. Semilavorati
h. Nuovi prodotti
Determinate materie plastiche sono predisposte
alla biodegradazione. il materiale polimerico si
decompone per azione di organismi viventi. I
microrganismi (batteri, funghi, alghe)
riconoscono i polimeri come fonte di composti
organici, come monosaccaridi e amminoacidi
ad esempio, e di energia, ovvero essi sono il
loro cibo. Il polimero subisce reazioni chimiche,
attivate o catalizzate da enzimi, e degrada
attraverso vari processi, prima fra tutte la
frammentazione, fino a formare molecole
sempre più piccole che entrano nei processi
metabolici cellulari generando energia e
trasformandosi in acqua, anidride carbonica,
biomassa ed altri prodotti di base della
decomposizione biotica (concernente gli
organismi viventi e i processi vitali).
Biodegradabilità