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ragazzi e famiglie, partendo dalle opere in Collezione, L’albero della gioia. In questo percorso ha fatto convergere il suo inte- resse per il movimento, la natura, il cosmos. Sala 05 Gian Paolo Minelli (Ginevra *1968) Vive e lavora tra Buenos Aires e il Ticino, dove è cresciuto e dove si è svolta la sua prima formazione. Le sue due opere sono entrate nelle collezioni del Museo nel 2013 in seguito alla mostra Il nemico è l’età. Cité Desnos Arrastre Gian Paolo Minelli a Bellinzona, Parigi e Buenos Aires (2011 – 2012). Cité Desnos, serie di fotografie realiz- zata nel 2009 – 2010, offre le ultime immagini di un’architet- tura affascinante ma invivibile, quella del quartiere popolare «Cité des poètes» situato alla periferia di Parigi e condannato alla demolizione. L’approccio artistico di Minelli è caratterizzato da un grande umanitarismo e dal suo interrogare il ruolo dell’artista nella società. Il lavoro qui presentato è sintomatico della fine delle grandi utopie del ‘900 e di una società in ricerca della propria identità. Il lavoro di Gian Paolo Minelli dimostra piena consa- pevolezza della condizione attuale della fotografia, divisa fra il suo ruolo tradizionale e la più recente identità concettua- le, fra ricerca espressiva soggettiva e ruolo sociale dell’imma- gine riprodotta. Sala 06 Pierino Selmoni (Ventimiglia 1927; originario di Chiasso e stabilito a Mendrisio) Fritz Huf (Lucerna 1888 – Gentilino 1970) Nel 1993-1994 sono entrati in Collezione i quattro disegni di Selmoni qui esposti, assieme ad una decina di opere su carta, donate dall’artista stesso in seguito alla mostra organizzata nel 1993 e alla volontà da parte del Museo di dare partico- lare attenzione alla produzione artistica regionale e alla gra- fica. A questa serie di figurazioni modulate con chiaro scuro come se fossero rilievi, risponde una Maternità in dolomia del Lucomagno venuta ad arricchire il fondo di sculture nel 2010 grazie ad una generosa donazione di una personalità della ca- pitale e fedele sostenitore del Museo, avv. Carlo Bonetti, venu- to a mancare nel 2013. Dopo gli studi all’Accademia di Brera, tornato in Ticino nel 1949, dove lavora su commissione di altri scultori, tra i quali Jean Arp e Max Bill, di cui ingrandisce in gesso e traduce in pie- tra i modelli, Selmoni rivendica per l’artista il diritto alla stessa polivalenza creativa. Questa libertà d’invenzione rende difficile, ovvero impossibile, una lineare descrizione evolutiva della sua scultura. Al figurativo, con al suo centro l’immagine della cop- pia «Madre e figlio» o degli «Amanti», talvolta anche con decli- nazioni postcubiste, si accompagnano infatti opere astratte – ora con taglio geometrizzante ora dallo sviluppo fitomorfo, quasi una crescita organica. Accanto agli arredi sacri e ai fonti battesimali, in genere composti e austeri, si dispongono scultu- re mobili e fontane meccaniche. Alle figurazione essenziali di Pierino Selmoni risponde il dia- logo fra le forme sintetiche e astratte plastiche e pittoriche di Fritz Huf. Nel 1982, l’allora Civica Galleria d’Arte di Villa dei Cedri si è arricchita di un ricco nucleo di una trentina di sue opere, grazie alla generosa donazione della vedova dell’artista. Huf appartiene a questi numerosi artisti del nord delle Alpi che hanno scelto il Ticino quale residenza ideale per sviluppare indisturbati le proprie ricerche. L’artista si stabilì infatti nel 1957 a Gentilino, sulla Collina d’Oro, dove morì nel 1970. Il suo percorso artistico ha avuto inizio sulla scia della grande scultura dell’Ottocento di Auguste Rodin o Pierre Bourdelle, per poi dedicarsi all’astrattismo attraverso un radicale cam- biamento e lento lavoro, condotto nel doppio linguaggio plastico e pittorico. I primi esperimenti astratti risalgono agli anni Trenta, maturati sullo studio dei cubisti. I più bei libri svizzeri Die schönsten Schweizer Bücher Les plus beaux livres suisses The Most Beautiful Swiss Books 2015 Museo Civico Villa dei Cedri Bellinzona 28 agosto – 25 settembre 2016 Il concorso I più bei libri svizzeri esiste dal 1943 e, dal 1999, è indetto dall’Ufficio federale della cultura (UFC). Riconosce prestazioni eccezionali nell’ambito del design librario in fun- zione di due criteri ben precisi: l’originalità e l’innovazione, tenendo conto anche della concezione, della grafica, della tipo- grafia nonché della rilegatura e dei materiali utilizzati. Nel 2015 la giuria, presieduta per la prima volta da Gilles Gavillet, ha premiato 18 titoli tra le 400 pubblicazioni in concorso. Il Premio Jan Tschichold, istituito come riconoscimento per realizzazioni particolarmente degne di nota nel campo della concezione grafica, è stato attribuito a Ludovic Balland, grafi- co e tipografo, di Basilea. Possono partecipare al concorso grafici, editori o stampatori. Viene definito un ‘libro svizzero’: a) quando una pubblicazione viene progettata da un grafic designer svizzero o attivo nel nostro paese da cinque anni; b) quando l’editore ha la sede principale in Svizzera e c) quando lo stampatore ha sede principale in Svizzera. L’esposizione presenta non solo i libri premiati ma anche tutte le 400 pubblicazioni che hanno partecipato al concorso 2015 e che sono esposte qui sugli scaffali. Mostra itinerante 2016 con appuntamenti a Basilea, Kunsthalle www.kunsthallebasel.ch Inaugurazione: giovedì 6 ottobre 2016 Mostra: dal 6 al 16 ottobre 2016 Losanna, Ecole cantonale d’art de Lausanne ECAL www.ecal.ch Inaugurazione: mercoledì 2 novembre 2016 Mostra: dal 3 al 25 novembre 2016 Il catalogo della mostra è disponibile in quattro lingue Editore: Ufficio federale della cultura (UFC) Concetto e grafica: Studio Mathias Clottu, Londra/Losanna Testo: Tan Wälchli, Berlino Fotografie: Mathilde Agius, Zurigo/Londra Illustrazioni: Samuel Nyholm, Stoccolma ISBN 978-3-909928-33-0 (versione tedesca) ISBN 978-90-802700-0-8 (versione inglese) ISBN 978-3-909928-39-2 (versione francese) ISBN 978-3-909928-38-5 (versione italiana) Prezzo: CHF 29.00 Distribuzione: Edition Hochparterre www.edition.hochparterre.ch Impressum Coordinamento � Ufficio federale della cultura (UFC), Berna Scenografia e produzione �Daniel Gafner, Zurigo Grafic Designer �Mathias Clottu, Londra Per ulteriori informazioni Sezione Produzione culturale, Ufficio federale della cultura (UFC) Tel: 058 465 10 97 [email protected], www.swissdesignawards.ch/beautifulbooks

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ragazzi e famiglie, partendo dalle opere in Collezione, L’alberodella gioia. In questo percorso ha fatto convergere il suo inte-resse per il movimento, la natura, il cosmos.

Sala05

Gian Paolo Minelli (Ginevra *1968)

Vive e lavora tra Buenos Aires e il Ticino, dove è cresciuto e dove si è svolta la sua prima formazione. Le sue due opere sono entrate nelle collezioni del Museo nel 2013 in seguito alla mostra Il nemico è l’età. Cité Desnos Arrastre Gian Paolo Minelli a Bellinzona, Parigi e Buenos Aires (2011 – 2012). Cité Desnos, serie di fotografi e realiz-zata nel 2009 – 2010, offre le ultime immagini di un’architet-tura affascinante ma invivibile, quella del quartiere popolare «Cité des poètes» situato alla periferia di Parigi e condannato alla demolizione. L’approccio artistico di Minelli è caratterizzato da un grande umanitarismo e dal suo interrogare il ruolo dell’artista nella società. Il lavoro qui presentato è sintomatico della fi ne delle grandi utopie del ‘900 e di una società in ricerca della propria identità. Il lavoro di Gian Paolo Minelli dimostra piena consa-pevolezza della condizione attuale della fotografi a, divisa fra il suo ruolo tradizionale e la più recente identità concettua-le, fra ricerca espressiva soggettiva e ruolo sociale dell’imma-gine riprodotta.

Sala06

Pierino Selmoni (Ventimiglia 1927; originario di Chiasso e stabilito a Mendrisio)

Fritz Huf (Lucerna 1888 – Gentilino 1970)

Nel 1993-1994 sono entrati in Collezione i quattro disegni di Selmoni qui esposti, assieme ad una decina di opere su carta, donate dall’artista stesso in seguito alla mostra organizzata nel 1993 e alla volontà da parte del Museo di dare partico-lare attenzione alla produzione artistica regionale e alla gra-fi ca. A questa serie di fi gurazioni modulate con chiaro scuro come se fossero rilievi, risponde una Maternità in dolomia del Lucomagno venuta ad arricchire il fondo di sculture nel 2010 grazie ad una generosa donazione di una personalità della ca-pitale e fedele sostenitore del Museo, avv. Carlo Bonetti, venu-to a mancare nel 2013.Dopo gli studi all’Accademia di Brera, tornato in Ticino nel 1949, dove lavora su commissione di altri scultori, tra i quali Jean Arp e Max Bill, di cui ingrandisce in gesso e traduce in pie-tra i modelli, Selmoni rivendica per l’artista il diritto alla stessa polivalenza creativa. Questa libertà d’invenzione rende diffi cile, ovvero impossibile, una lineare descrizione evolutiva della sua scultura. Al fi gurativo, con al suo centro l’immagine della cop-pia «Madre e fi glio» o degli «Amanti», talvolta anche con decli-nazioni postcubiste, si accompagnano infatti opere astratte –ora con taglio geometrizzante ora dallo sviluppo fi tomorfo, quasi una crescita organica. Accanto agli arredi sacri e ai fonti battesimali, in genere composti e austeri, si dispongono scultu-re mobili e fontane meccaniche.

Alle fi gurazione essenziali di Pierino Selmoni risponde il dia-logo fra le forme sintetiche e astratte plastiche e pittoriche di Fritz Huf.Nel 1982, l’allora Civica Galleria d’Arte di Villa dei Cedri si è arricchita di un ricco nucleo di una trentina di sue opere, grazie alla generosa donazione della vedova dell’artista. Huf appartiene a questi numerosi artisti del nord delle Alpi che hanno scelto il Ticino quale residenza ideale per sviluppare indisturbati le proprie ricerche. L’artista si stabilì infatti nel 1957 a Gentilino, sulla Collina d’Oro, dove morì nel 1970. Il suo percorso artistico ha avuto inizio sulla scia della grande scultura dell’Ottocento di Auguste Rodin o Pierre Bourdelle, per poi dedicarsi all’astrattismo attraverso un radicale cam-biamento e lento lavoro, condotto nel doppio linguaggio plastico e pittorico. I primi esperimenti astratti risalgono agli anni Trenta, maturati sullo studio dei cubisti.

I più bei libri svizzeri Die schönsten Schweizer BücherLes plus beaux livres suissesThe Most Beautiful Swiss Books2015Museo Civico Villa dei Cedri Bellinzona28 agosto – 25 settembre 2016

Il concorso I più bei libri svizzeri esiste dal 1943 e, dal 1999, è indetto dall’Uffi cio federale della cultura (UFC). Riconosce prestazioni eccezionali nell’ambito del design librario in fun-zione di due criteri ben precisi: l’originalità e l’innovazione, tenendo conto anche della concezione, della grafi ca, della tipo-grafi a nonché della rilegatura e dei materiali utilizzati. Nel 2015 la giuria, presieduta per la prima volta da Gilles Gavillet, ha premiato 18 titoli tra le 400 pubblicazioni in concorso. Il Premio Jan Tschichold, istituito come riconoscimento per realizzazioni particolarmente degne di nota nel campo della concezione grafi ca, è stato attribuito a Ludovic Balland, grafi -co e tipografo, di Basilea.

Possono partecipare al concorso grafi ci, editori o stampatori. Viene defi nito un ‘libro svizzero’:

a) quando una pubblicazione viene progettata da un grafi c designer svizzero o attivo nel nostro paese da cinque anni;b) quando l’editore ha la sede principale in Svizzera ec) quando lo stampatore ha sede principale in Svizzera.

L’esposizione presenta non solo i libri premiati ma anche tutte le 400 pubblicazioni che hanno partecipato al concorso 2015 e che sono esposte qui sugli scaffali.

Mostra itinerante 2016 con appuntamenti a

Basilea, Kunsthalle www.kunsthallebasel.chInaugurazione: giovedì 6 ottobre 2016Mostra: dal 6 al 16 ottobre 2016

Losanna, Ecole cantonale d’art de Lausanne ECAL www.ecal.ch Inaugurazione: mercoledì 2 novembre 2016Mostra: dal 3 al 25 novembre 2016

Il catalogo della mostra è disponibile in quattro lingue

Editore: Uffi cio federale della cultura (UFC)Concetto e grafi ca: Studio Mathias Clottu, Londra/LosannaTesto: Tan Wälchli, BerlinoFotografi e: Mathilde Agius, Zurigo/LondraIllustrazioni: Samuel Nyholm, Stoccolma

ISBN 978-3-909928-33-0 (versione tedesca) ISBN 978-90-802700-0-8 (versione inglese) ISBN 978-3-909928-39-2 (versione francese)ISBN 978-3-909928-38-5 (versione italiana)

Prezzo: CHF 29.00Distribuzione: Edition Hochparterre www.edition.hochparterre.ch

ImpressumCoordinamento � Uffi cio federale della cultura (UFC), BernaScenografi a e produzione �Daniel Gafner, ZurigoGrafi c Designer �Mathias Clottu, Londra

Per ulteriori informazioniSezione Produzione culturale, Uffi cio federale della cultura (UFC)Tel: 058 465 10 [email protected], www.swissdesignawards.ch/beautifulbooks

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Forme infinite. Un omaggio al Ticino del ‘900nelle collezioni di Villa dei Cedri

Museo Civico Villa dei Cedri Bellinzona28 agosto – 25 settembre 2016

Introduzione

L’attuale allestimento delle opere documenta l’evoluzione della Collezione negli ultimi anni in dialogo con i fondi già esistenti, evidenziandone lo sviluppo nel tempo e l’indirizzo perseguito. L’esposizione rappresenta anche in parte i risultati della ri- cerca condotta al Museo nel lavoro sui fondi, con l’apertura del dialogo verso il nord delle Alpi e con il resto della Svizzera.

Con le mostre le carte leggere, leggere le carte (2007/8) e le carte dei poeti (2015), il Museo ha voluto valorizzare le ope-re su carta che costituiscono gran parte della sua Collezione. Le riflessioni del Museo si arricchiscono nel dialogo con gli artisti del territorio o legati ad esso così come lo testimoniano le generose donazioni di Fernando Bordoni e Francine Mury, l’acquisizione/donazione della Fondazione Wilfrid Moser e di Andrea Gabutti. A questo elenco vanno ad aggiungersi anche le donazioni di Stephan Spicher (del 2013, con una trentina di opere dal 1993 al 2004) e quelle dell’anno di Fiorenza Bassetti (Sorengo 1948) e Alexandre Hollan (Budapest 1933).

Le opere in mostra sottolineano l’interesse particolare del Museo per la diversità delle espressioni artistiche del ‘900. Le sue colle-zioni documentano infatti il passaggio del secolo, tra realismo e simbolismo, e documentano l’importante crisi della rappre-sentazione del visibile avvenuto nel corso del secolo scorso.

La presente selezione espone opere tra figurazione e astrazione di artisti ticinesi o di artisti particolarmente legati al Ticino.

Sala02

Edoardo Berta (Giubiasco 1867 – Lugano nel 1931)

Remo Patocchi (Bellinzona 1876 – Faido 1953)

Augusto Sartori (Giubiasco 1880 – Bellinzona nel 1957)

Andrea Gabutti (Lugano *1961; vive e lavora a Ginevra )

Il capolavoro Estate di San Martino di Edoardo Berta è entrato nella Collezione del Museo come deposito dagli eredi Berta nel 1997 nella fase dei lavori di ricerca sull’artista che hanno pre-ceduto la mostra dedicatagli a primavera 2000. Il deposito è stato poi trasformato in donazione al temine della mostra, as-sieme a due oli e ad una serie di disegni, ritratti e studi di teste. Berta ricorre con una certa frequenza alla forma del trittico, ma l’Estate di San Martino costituisce uno dei rari esempi ad aver conservato la sua forma originale. La finezza delle scel-te cromatiche, le dimensioni del quadro, l’appartenenza del linguaggio impiegato che lo avvicinano alle sperimentazioni divisionistiche più avanzate del periodo, definiscono il qua-dro come uno dei punti forti della Collezione. In omaggio alla signora Elda Berta che ci ha lasciato nel 2015.

Remo Patocchi, alpinista fervente dalla tenera infanzia, non è un paesaggista d’atelier: tutti i paesaggi da lui rappresentati sono stati eseguiti o almeno studiati sul luogo che rappresenta-no. Nessuno meglio di lui può essere qualificato come paesaggi-sta realista. Non ambisce a sublimare la natura, a correggerla, e questo determina anche i suoi punti di vista, i suoi soggetti al-pini, che rispondono a esigenze di armonia e semplicità e da cui è assente ogni proiezione di qualsiasi sentimento umano com’è invece il caso nei paesaggi alpini dei maestri Segantini o Hodler.

Augusto Sartori che ha principalmente vissuto a Giubiasco, tranne durante la parentesi degli studi all’Accademia di Brera a Milano (1895 – 1902), è entrato nella Collezione con un

primo importante acquisto nel 1987, Donna con gerla (1920 – 1922). Dopo un nucleo di opere su carta e tele, donate al Museo dagli eredi dell’artista nel 1996, e vari acquisizioni e donazioni, il Museo ha recentemente ricevuto un altro nucleo di due pastelli e due tele, tra cui il presente Temporale. Tre sono i temi centrali nell’opera di Augusto Sartori: l’autoritrat-to, la figura femminile in particolare almeno fino alla fine degli anni 1920, cioè fino allo spegnersi delle sue motivazioni sim-boliste e floreali, e il paesaggio. Nei paesaggi, principalmente eseguiti a pastello, l’impronta dell’artista si fa più esuberante, il colore vivace e fortemente espressivo.

Andrea Gabutti è uno dei maggiori rappresentanti ticinesi contemporanei dell’opera su carta. Inchiostro, carboncino, matita sono i suoi principali mezzi espressivi per un’opera dove narrazione e contemplazione, corpo e anima sono stret-tamente intrecciati. Nel 2012 si è confrontato con una serie di tre incisioni dell’artista ginevrino Barthélémy Menn (Ginevra 1815-1893), pittore, grafico, paesaggista e ritrattista legato alla Scuola di Barbizon ed ha iniziato così una nuova serie di paesaggi imponenti come quello nella Collezione del Museo legati sì alla tradizione naturalista e romantica, ma rivisitati in termini contemporanei, con questo suo tocco energico, vi-brante, esistenzialista.

Sala03

Fernando Bordoni (Mendrisio *1937; vive e lavora a Lugano)

Francine Mury(Montreux *1947; stabilita in Ticino dal 1989)

Nel 2015 Fernando Bordoni ha arricchito la Collezione del Museo Civico Villa dei Cedri con un’importante donazione di un centinaio delle sue opere su carta. Già nel 2011, l’artista aveva donato la serie di tele AC-03.09 esposta a seguito della mostra parole&figure (17 aprile – 17 luglio 2011). Un primo nucleo di opere, carte e dipinti, era entrato nella Collezione nel 1997. La generosa donazione più recente dell’artista, assie-me alle opere già presenti in Collezione, permette di documen-tare un ampio arco della sua produzione artistica, dal 1961 ai lavori degli ultimi anni. Nata all’inizio da sperimentazioni artistiche, includendo im-pronte di pneumatici inchiostrati su carta, l’identità grafica dell’artista ticinese si sviluppa principalmente su due assi: sulla base di una struttura geometrica regolare e rigorosa, la compo- sizione viene dinamizzata attraverso l’uso dei colori, spesso sfumati. Questo linguaggio formale, cioè l’articolazione di se-gni geometrici in una struttura più o meno regolare animata con l’uso del colore, si sviluppa in un gioco infinito con i poten- ziali dell’astrazione, delle forme geometriche e del colore.

Nel 2015 Francine Mury ha deciso di donare al Museo Civico Villa dei Cedri una serie di lavori grafici datati tra il 2002 (cartella con 6 stampe intitolata Pflanzenbilder) e il 2015 (in particolare la serie Visto dal lago ovvero tre stampe in fotopolimero).Formatasi come graphic designer tra Inghilterra e Svizzera te-desca (1963 – 1971), Francine Mury avvia la sua ricerca arti- stica nel 1970. Nel 1989 si stabilisce in Ticino, a Meride.

Centrale nella sua opera è il rapporto con la natura e ricor- renti sono motivi vegetali ma anche riferimenti alla natura pri-mordiale, come fossili e il tema della cellula o dell’uovo. Avvia la sua ricerca sul segno-colore negli anni 1990, ricerca che procede tutt’ora attraverso lo studio degli strati paleontologici del Monte San Giorgio, a Meride. L’artista è attualmente in residenza d’artista a Parigi.

Sala04

Wilfrid Moser (Zurigo 1914 – 1997)

Giulia Napoleone (Pescara *1936)

Mariarosa Mutti (Cerro Maggiore *1952; attiva in Ticino dal 1991)

Nel 1998, il Museo accoglieva la mostra Pont Alexandre. La serena maturità di Wilfrid Moser. Opere 1993-1997 dedi-cata all’artista, in omaggio al pittore che era appena scompar-so. L’artista zurighese soggiornò regolarmente in Ticino sin dall’infanzia e nell’atelier di Marianne Werefkin nacque la sua vocazione di pittore. Da allora alcune sue opere furono spes-so esposte in mostre collettive a Villa dei Cedri, arte&natura (2009) e Collage: una poetica del frammento (2010). In occa-sione della recente mostra e presentazione della Collezione, Le carte dei poeti (2015), il Museo ebbe non solo l’opportuni-tà di acquistare il pastello La comédie humaine, ma ricevette in donazione dalla Fondazione Wilfrid Moser anche Bachbett, opera legata alla fase detta delle «pietre» (1976 – 1985), ai paesaggi di pietre sugli altopiani alpini e alle cave del Ticino e di Carrara. L’opera viene a testimoniare questo importante nuovo capitolo della montagna nell’arte elvetica, che Moser scrisse dopo Hodler et Kirchner.

In questa sala il Museo rende omaggio a due grandi incisori femminili, Giulia Napoleone e Mariarosa Mutti.

Giulia Napoleone è entrata nelle collezioni di Villa dei Cedri con un’importante donazione nel 2001 di un insieme di settan-ta opere, fra acquarello, inchiostro e stampe. Ne è nato un fon-do monografico nutrito di ulteriori donazioni e acquisizioni. Dopo la sua formazione presso il Liceo Artistico e l’Accade-mia di Belle Arti di Roma, Giulia Napoleone ha l’opportunità di perfezionarsi nell’incisione presso importanti istituzioni come l’Istituto Nazionale per la Grafica di Roma (dal 1965) o ancora il Rijksmuseum di Amsterdam (1967). Intorno alla metà degli anni Settanta partecipa ad intensi scambi tra ar-tisti, poeti e letterati presso la Galleria dell’Arco diretta da G. Appella, legandosi al mondo della poesia contemporanea. Un legame tutt’ora vivo. Questa formazione viene accompa-gnata da un gusto per i viaggi: a partire della fine degli anni Cinquanta, si rende frequentemente all’estero (Australia, Olanda, Nordafrica, Siria) e in Svizzera.

Mariarosa Mutti è stata la prima artista attiva nella media-zione culturale in Ticino e per più di vent’anni ha nutrito delle sue esperienze come artista le giovani generazioni. Nel 2015 è stata invitata dal Museo a concepire una mostra per