I pensieri sulla finanza

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I PENSIERI SULLA FINANZA DI ANGELO LAZZARI

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I PENSIERI SULLA FINANZA DI ANGELO LAZZARI

I GESTORI E I CONSULENTI TRA EMOZIONI E INVESTIMENTI

E se la capacità di analisi dipendesse più dalle caratteristiche del proprio cervello?Se così fosse, la patente di consulente dovrebbe essere rilasciata da un neuroscienziato piuttosto che da un organismo divigilanza.Nelle scelte degli investimenti e di analisi quanto contano le emozioni e cosa avviene nel cervello?I ricercatori dell’Istituto americano Caltech hanno realizzato un’analisi sul cervello dei trader che operano sul mercato neimomenti di bolla speculativa. I risultati si possono sintetizzare in due diverse tipologie. In particolare, lo studio ha analizzatol’attività nel lobo dell’Insula, cioè la parte del cervello in cui entrano in gioco diverse attività legate all’emotività, tra cui lapercezione e l’autoconsapevolezza.I trader di successo, cioè coloro che hanno venduto prima dello scoppio della bolla, hanno una intensa attività nell’insulache, al contrario, risulta essere molto bassa nei soggetti che non hanno avuto risultati e che, quindi, sono entrati nelmercato nel momento meno appropriato, più precisamente durante una bolla, nel tentativo di ottenerne.Ma non è tutto! I ricercatori hanno scoperto che i migliori trader hanno la capacità e l’abilità di analizzare le informazioni inmodo opposto rispetto agli altri. Inoltre, tra di loro esiste una sottocategoria che percepisce un disagio anche nell’intestino.Come amo spesso dire: il risk management lo faccio con il mal di pancia!In poche parole, le persone con una buona regolamentazione emotiva, con un’ottima consapevolezza delle proprie emozionie con la capacità di trattare i propri sentimenti come degli indicatori, si affidano ai propri sentimenti che forniscono loro lospunto per comprare o vendere. Dalla ricerca si evince che i migliori trader, solitamente, non hanno mani sudate e nonsoffrono di accelerazione del battito cardiaco.Ma per i consulenti la situazione è più complessa, perché una buona gestione dipende anche dalle emozioni altrui.È forse il caso che l’albo dei consulenti e delle società di gestione sia tenuto presso i laboratori di neuroscienze piuttosto cheda Consob o da Banca d’Italia?

QUANDO UN CONSULENTE È ANCHE “INDIPENDENTE”?

Una delle novità di maggior rilievo della normativa comunitaria 2014/65/UE è l’introduzione di una nuova modalità di prestazione delservizio di consulenza in materia di investimento definita come “indipendente”. In attesa dei futuri decreti attuativi della MIFID II, sipossono comunque già fare alcune considerazioni. In primo luogo, nella prestazione del servizio di consulenza su base individuale, gliintermediari, oltre a informare la clientela, devono definire e attuare un processo di selezione per valutare e confrontare una gammasufficiente di strumenti finanziari disponibili sul mercato.Tale selezione dovrebbe:a) essere diversificata per tipo, per emittente e/o per fornitore;b) non limitarsi a strumenti emessi dallo stesso emittente e/o fornitore;c) nel confronto, comprendere una parte sostanziale degli strumenti disponibili sul mercato;d) utilizzare nel confronto più aspetti possibili, quali i rischi, i costi, la complessità e anche le caratteristiche del cliente.Se il consulente non è in grado o non gli è possibile fare un confronto, non si potrebbe qualificare come “indipendente”. Se un consulente“indipendente” si concentra su una particolare categoria di strumenti finanziari, dovrebbe essere in grado di attrarre solo i clienti con unapreferenza verso questi strumenti. Il cliente dovrebbe indicare quali classi di investimento sono di suo interesse e, il consulente, dovrebbeverificare se il proprio servizio è coerente e idoneo a soddisfare le esigenze del cliente. In caso negativo il consulente dovrebbe consigliare dirivolgersi ad altri professionisti, oltre a informare il cliente su supporto duraturo, se il suo servizio è prestato su base indipendente o non.Un’impresa di investimento non si può qualificare come “indipendente”, in riferimento alla sua attività, a meno che non si tratti di servizi inrelazione ai quali presta il servizio di consulenza su base indipendente. In caso si avvalga sia di consulenti indipendenti che non, dovràpossedere i requisiti idonei affinchè entrambi i servizi di consulenza siano chiaramente ben separati.È preferibile che uno stesso soggetto fornisca solo un tipo di consulenza, in modo che i clienti abbiano dei chiari punti di riferimento e lecaratteristiche della consulenza siano coerenti con i profili dei clienti. Ritengo che “l’indipendenza” sia una delle caratteristiche piùqualificanti di un consulente, ma poiché ognuno di noi non può avere una formazione universale, il concetto di indipendenza dovrebbeessere accompagnato con quello di “specializzazione”, per evitare che l’indipendenza degeneri in “tuttologia”.http://www.esma.europa.eu/system/files/2014-549_-_consultation_paper_mifid_ii_-_mifir.pdf

GLI INDUCEMENTS PER I CONSULENTI INDIPENDENTI

In attesa di ricevere da parte degli organismi di vigilanza i regolamentari definitivi rivolti, in particolare, all’applicazione della AIMFD (entrofine 2014!) e della MiFID II, ecco alcune riflessioni su un tema molto caldo, sia per la distribuzione che per la consulenza finanziaria: leretrocessioni e gli incentivi (inducements).In seguito alle novità introdotte dalla normativa comunitaria 2014/65/UE approvata dal Parlamento Europeo il 15 maggio 2014, si vuolefornire una sintesi circa uno degli aspetti che ci risulta essere tra i più innovativi rispetto alla normativa vigente: la disciplina degliinducements corrisposti a favore degli intermediari finanziari che prestano i servizi di consulenza in materia di investimento su baseindipendente e/o di gestione individuale di portafogli. L’aspetto più significativo si coglie in questo passaggio: “… per rafforzare la tuteladegli investitori e aumentare la chiarezza per i clienti con riguardo al servizio che essi ricevono, è opportuno limitare ulteriormente lapossibilità che le imprese che prestano il servizio di consulenza in materia di investimenti su base indipendente e il servizio di gestione delportafoglio accettino e trattengano onorari, commissioni o altri benefici monetari o non monetari da terzi” e che “… dovrebbero essereconsentiti solo benefici non monetari di entità minima, a condizione che il cliente ne sia chiaramente informato, che possano migliorare laqualità del servizio offerto e che non possano essere considerati arrecare pregiudizio alla capacità delle imprese di investimento di agire nelmigliore interesse dei loro clienti”. In particolare, la normativa pone a carico degli intermediari un divieto totale di ricevere qualsiasi tipo diincentivo (monetario o non) da parte di terzi, ad esclusione dei benefici non monetari cosiddetti di entità minima. Con la non definizione di“entità minima” la normativo della MiFID II potrebbe risultare ampiamente discrezionale. Ma su questo punto vediamo l’interventodell’ESMA, la quale ritiene che tali incentivi devono essere ragionevoli, proporzionati e tali da non influenzare il comportamento deldestinatario. Inoltre, l’ESMA suggerisce un elenco di benefici non monetari considerati di entità minima, come ad esempio:informazioni o documentazione correlata a strumenti finanziari o a un servizio di investimento;partecipazione a conferenze, a seminari e ad altri eventi di formazione;offerta di cibo e bevande nel corso di una riunione di lavoro, di una conferenza o di un seminario.Sono tutte considerazioni condivisibili e sono sicuro che, i primi a sottoscriverle, siano proprio i consulenti indipendenti. Sarebbe sufficienteun quadro normativo che consentisse loro di esercitare la propria attività.

www.eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=celex:32014L0065&from=ithttp://www.esma.europa.eu/system/files/2014-549_-_consultation_paper_mifid_ii_-_mifir.pdf

IL MONDO-NET È LA VERA MUSA ISPIRATRICE DEL WORMHOLE?

Il mondo net è caratterizzato da un sistema di reti sempre crescente, composto da reti diverse e in relazione tra loro. Un mondo che fino apochi anni fa si definiva virtuale, distinguendosi così da quello che conosciamo e viviamo, cioè un mondo formato dalle 3 dimensioni dellospazio più quella del tempo. Un mondo sempre più vivo in noi a tal punto che ora non viene più utilizzato il termine virtuale semplicementeperché è un mondo in cui ci relazioniamo.I fisici e i matematici cercano (di definire) universi paralleli, ma con dimensioni positive maggiori di 4. L’universo parallelo net, ci sta peròponendo di fronte a un universo in cui le dimensioni sono da ricercare esattamene nella direzione opposta, un mondo con dimensioninegative minori di zero. Il mondo net si sta dimostrando essere quella massa che è la causa della curvatura delle dimensioni spazio-tempotanto che, più cresce questo nuovo universo-massa, più la dimensione spazio-tempo tende verso lo zero.

Consideriamo una persona che si trova in Italia e desidera andare dalla parte opposta, agli antipodi, per esempio in Nuova Zelanda. Se simuove sulla superficie, la strada più corta da seguire risulta essere la latitudine che collega i due punti, rinunciando così a una dimensionedello spazio si riducono lo spazio e il tempo necessari. Eliminiamo ancora una dimensione, l’unica strada percorribile è un cunicolo internoalla terra, il così detto wormhole, letteralmente “buco di verme” o, in parole più scientifiche, il ponte di Einstein-Rosen. Immaginiamo orache ci possa essere una forza tale, da ridurre il più possibile la dimensione della terra, in questo modo l’Italia coinciderebbe con la NuovaZelanda così, ci si potrebbe trovare contemporaneamente in due posti diversi e la dimensione tempo acquisirebbe più dimensioni.Siamo entrati in un nuovo universo, un universo con dimensioni minori di zero.L’universo net che, con la sua continua crescita, è forse quella massa con una forza tale da continuare a curvare lo spazio-tempo fino adannullarlo e a renderlo insignificante.L’universo net sarà il principale universo in cui vivremo. Un universo in cui nello spazio, gli oggetti SONO la relazione e il tempo ècausa/conseguenza delle relazioni. Un universo in cui saremo in grado di creare e di definire sia lo spazio che il tempo. I social network forsenon fanno già parte di questo universo? Una sfera senza confini il cui centro è ovunque e la superficie da nessuna parte, in cui ognuno di noipuò essere centro.Il successo di ogni idea, di ogni impresa, di ogni business futuro, forse sta nella progettazione e nella realizzazione pensando che il verouniverso è quello virtuale, il mondo net.

QUOTAZIONE IN BORSA DEI FONDI ARMONIZZATI UCITS IV

Dal 1° dicembre sarà possibile quotare gli UCITS sul segmento ETF Plus della Borsa Italiana.Il processo di quotazione non è comunque breve. Il termine per l’approvazione della quotazione da parte di Borsa Italiana è di due mesidalla data di presentazione della domanda (comprensiva di tutta una serie di documenti tra i quali il prospetto, il KIID, le relazionifinanziarie, lo statuto, la bozza di documento per la quotazione redatto ai sensi del Reg. Emittenti della Consob, scheda riepilogativa etc).Deve essere necessariamente nominato un operatore incaricato, che immetta le proposte di acquisto e di vendita in conformità alleprescrizioni dettate da Borsa Italiana.Entro due mesi (salva l’interruzione dei termini per l’acquisizione di ulteriori informazioni o documentazione - dalla data di ricevimento deidocumenti e informazioni il termine di due mesi decorre nuovamente) Borsa Italiana emette provvedimento di accoglimento o di rigettodella domanda, dandone contestuale comunicazione alla Consob.L’efficacia del provvedimento di ammissione è di 6 mesi ed è subordinata alla pubblicazione del prospetto di quotazione presso la Consob.La procedura prevede per la maggior parte dei fondi attualmente distribuiti delle modifiche al prospetto (per es. il Prospetto deveprevedere la quotazione in un Mercato Regolamentato, bisogna creare una classe ad hoc anche alla luce del fatto che le azioni da quotarenon possono prevedere decimali ecc.).Il prospetto, comunque, può essere presentato in bozza, se in attesa di approvazione da parte della CSSF, salvo l’obbligo di presentaretempestivamente a Borsa Italiana la versione definitiva quando disponibile.

I principali riferimenti normativi sono i seguenti:

Regolamento dei Mercati organizzati e gestiti da Borsa Italiana S.p.A., aggiornato al 13 novembre 2014, come da avviso n 19378/2014(entrata in vigore 1° dicembre 2014) http://www.borsaitaliana.it/borsaitaliana/regolamenti/regolamentoborsa-istruzionialregolamento.htm Regolamento Emittenti Consob (Delibera 11971/99 e successive modifiche e integrazioni) Art. 60 Schema 4 –Allegato 1B. http://www.consob.it/main/documenti/Regolamentazione/normativa/regemit.htm#Art._60

COMPATIBILITÀ TRA PROMOTORE FINANZIARIO E SUB AGENTE E

A proposito della compatibilità tra l’attività di promotore finanziario e quella di intermediazione assicurativa svolta dai soggetti iscritti nellasezione E) del RUI, di seguito alcune considerazioni:Secondo l’art. 31 del D. Lgs. n. 58/1998, c.d. Testo Unico delle disposizioni sull’intermediazione finanziaria (TUF), l’attività di promotorefinanziario è svolta esclusivamente nell’interesse di un solo soggetto. Inoltre, l’art. 106 del Regolamento Intermediari CONSOB elenca leattività incompatibili con quella di promotore finanziario. Tuttavia, queste previsioni non impediscono al promotore finanziario di svolgereattività di intermediazione assicurativa nell’interesse di più soggetti.In particolare, fatte salve talune specifiche limitazioni soggettive e oggettive precisate da CONSOB, non sussiste incompatibilità assoluta tral'attività di promotore finanziario e altre figure professionali, quali, ad esempio:

il broker di assicurazionil'agente di assicurazioni plurimandatarioil consulente assicurativoil subagente assicurativo

CONSOB precisa alcune limitazioni: a) i collaboratori della società o della agenzia di assicurazioni devono presentarsi alla clientelaesclusivamente in qualità di agenti di queste ed astenersi dal rappresentare la propria qualità di promotori; b) essi devono promuovere ocollocare prodotti assicurativi diversi da quelli offerti dall'intermediario per conto del quale svolgono l’attività di promotori.Quanto sopra vale anche con riferimento all’attività del collaboratore iscritto nella Sezione E) del Registro Unico degli Intermediari (“RUI”)

che svolga, dietro incarico conferito da altro intermediario iscritto nelle sezioni A, B e D del RUI, l’attività di intermediazione assicurativa aldi fuori dei locali dove opera l’intermediario mandante. In particolare, secondo quanto indicato da IVASS nelle FAQ relative al RegolamentoIVASS n. 5 del 16 ottobre 2006 “è consentito svolgere attività di promotore finanziario iscritto nel relativo Albo ed operare in qualità dicollaboratore di un intermediario assicurativo, senza essere titolare in proprio di mandati agenziali. In tal caso, il promotore finanziariodovrà essere iscritto nella sezione E del registro dall'intermediario che se ne avvale”.

Ne consegue che il promotore finanziario debitamente iscritto sia nell’Albo dei promotori finanziari, sia nella Sezione E) del RUI potràsvolgere l’attività di intermediazione assicurativa per conto di altri intermediari iscritti nelle sezioni A, B e D del RUI al di fuori dei locali diquesti ultimi, purché non sia titolare in proprio di mandati agenziali e rispetti le limitazioni precisate da CONSOB. Inoltre, vista l’assenza diespressi divieti in tal senso nella normativa assicurativa e alla luce delle limitazioni di CONSOB,, il promotore finanziario che intendesvolgere anche l’attività di intermediazione assicurativa può farlo alle condizioni sopra illustrate e nell’interesse di un soggetto diverso daquello per conto del quale svolge l’attività di promotore finanziario.

Pertanto, nel caso in cui l’accordo tra il promotore finanziario e la banca/l’intermediario mobiliare/società di gestione delrisparmio/impresa di investimento contenga una clausola di esclusiva, come spesso avviene nella prassi, le parti potrebbero concordareun’espressa deroga che consenta al promotore di intermediare prodotti assicurativi nell’interesse di altri soggetti. Al contrario, ove siapresente nel contratto tra le parti la clausola di esclusiva, senza l’espressa deroga concessa dalla preponente il promotore finanziario nonpotrà, in considerazione del vincolo contrattuale, operare quale collaboratore di intermediario assicurativo.http://www.consob.it/main/regolamentazione/normative/promo_finanziari/apbro.html?queryid=orientamento1&subargomento=apbro&search=1&resultmethod=orientamento

COSA SONO GLI ENTI PREVIDENZIALI E LE CASSE DI PREVIDENZA?

Gli Enti previdenziali, sono Enti gestori di forme di previdenza privatizzati (di cui al decreto legislativo 30 giugno 1994, n. 509) e privati (di cuial decreto legislativo 10 febbraio 1996, n. 103) che assicurano il trattamento pensionistico, cosiddetto di primo pilastro, per una serie dicategorie di lavoratori, generalmente individuate in coloro che esercitano attività professionali in virtù dell’iscrizione in appositi albi oelenchi. Svolgono questa funzione raccogliendo contributi di natura obbligatoria dai propri iscritti e investendo il capitale che viene cosìaccumulato.

Quale dimensione hanno?Sulla base dei dati Covip, disponibili da novembre 2014, risulta che gli Enti, nel loro complesso, gestiscono attività per oltre 60 miliardi dieuro mentre, annualmente, erogano prestazioni per oltre 5 miliardi raccogliendo un flusso contributivo di oltre 8 miliardi.

Sono privati o pubblici?Pur essendo privati, per la natura delle prestazioni che forniscono e per l’obbligatorietà dell’iscrizione e contribuzione previdenziale, dettiEnti sono soggetti a un trattamento regolamentare particolare che assicuri la tutela degli iscritti e il rispetto di alcuni presidi prudenziali.Essendo soggetti tutori della funzione di primo pilastro, sono destinatari di specifiche disposizioni che ne disciplinino l’attività in modo taleda consentire una gestione orientata al conseguimento di un’appropriata redditività aggiustata per il rischio e, nel contempo, tramiteappositi presidi prudenziali, per preservare la capacità patrimoniale e la stabilità finanziaria, costituendo le condizioni necessarie perl’assolvimento delle proprie obbligazioni.Il quadro normativo.Decreto legge 6 luglio 2011, n. 98, che ha assegnato alla Covip compiti di vigilanza nei confronti degli Enti Previdenziali.Decreto Ministeriale n. 166, del 2 settembre 2014, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 13novembre2014.CONSULTAZIONE

ENTI PREVIDENZIALI E CASSE DI PREVIDENZAI LIMITI DI INVESTIMENTO

Consultazione sullo schema di regolamento ministeriale recante disposizioni in materia di investimento delle risorse finanziarie degli entiprevidenziali, dei conflitti di interesse e di depositario, dal 14 novembre al 5 dicembre 2014.Criteri di investimentoGli Enti sono chiamati ad operare secondo il principio della sana e prudente gestione, in modo da perseguire l’interesse collettivo degliiscritti e dei beneficiari della prestazione pensionistica.Le risorse degli Enti previdenziali potranno essere investite in:forma direttaforma indiretta, tramite convenzioni, con:b1) soggetti che svolgono la medesima attività, con sede in uno dei Paese aderenti all’Unione Europea, che abbiano ottenuto il mutuoriconoscimento;b2) imprese assicurative mediante ricorso alle gestioni di cui al ramo vita e con imprese svolgenti la medesima attività, con sede in uno deiPaesi aderenti all'Unione europea, che abbiano ottenuto il mutuo riconoscimento;b3) società di gestione del risparmio SGR, e con società di asset management svolgenti la medesima attività, con sede in uno dei Paesiaderenti all'Unione europea, che abbiano ottenuto il mutuo riconoscimento;b4) gestori di OICR alternativi italiani e OICR alternativi UE debitamente autorizzati a norma della direttiva 2011/61/UE con sede in uno deiPaesi aderenti all’Unione Europea.La strategia di investimento dell’Ente, ivi compresi gli obiettivi che si intende realizzare ed i rischi connessi alla tipologia di investimento,dovrà essere articolata e resa nota in un documento sulla politica di investimento, di cui è prevista anche la pubblicazione sul sito internetdegli Enti.Con riferimento agli investimenti e ai loro limiti, il regolamento si basa su un approccio:di natura qualitativa, volto alla prevenzione e alla gestione del rischio;di adeguatezza della struttura organizzativa;integrato da alcuni limiti quantitativi;nel rispetto del principio di diversificazione degli attivi.

Limiti di investimentoLe disponibilità complessive degli Enti possono essere investite e:1) detenere operazioni di pronti contro termine ed il prestito titoli, ai fini di una gestione;2) detenere liquidità;3) utilizzare derivati, ma possono essere stipulati esclusivamente per finalità di riduzione del rischio;4) stipulare contratti assicurativi di cui ai Rami vita I, III e V5) non possono essere eseguite vendite allo scopertoInoltre:6) l’investimento in OICR alternativi (FIA), compresi i fondi chiusi, è complessivamente contenuto entro il limite del 30%. Non può investirepiù del 20% in un singolo dei predetti OICR e non più del 25% del valore dello stesso;7) gli OICVM e i depositi bancari si considerano strumenti finanziari negoziati nei mercati regolamentati e quindi non c’è un limitequantitativo;8) non possono investire più del 5% delle loro disponibilità complessive in strumenti finanziari emessi da uno stesso soggetto e non più del10% in strumenti finanziari emessi da soggetti appartenenti a un unico gruppo;9) i limiti del punto 8 non si applicano agli investimenti in quote o azioni di OICR e OICVM del punto 5 e 6;10) l’esposizione valutaria non può superare il 30%;Per gli investimenti immobiliari:11) gli investimenti diretti in beni immobili e diritti reali immobiliari devono essere contenuti entro il limite del 20%;12) gli Enti non possono investire più del 5% in azioni della stessa società se quotata, o del 10% se non quotata;13) i limiti del punto 12 non si applicano in caso di azioni società immobiliari;14) possono investire in strumenti finanziari connessi a merci entro il limite del 5 %;Gli Enti si devono adeguare, entro 18 mesi, alle disposizioni di cui al presente regolamento.Il limite è invece di 5 anni per quegli Enti che alla data di entrata in vigore del presente regolamento detengono investimenti immobiliarisuperiori ai limiti di cui al presente decreto.CONSULTAZIONE

OGNI BUSINESS È IMPRESCINDIBILE DAL DIGITALE

Per essere leader bisogna essere i migliori e i più economici. Affermazione banale e ovvia, ma quanti hanno il coraggio diconcentrarsi su un singolo business cercando di essere i migliori e i più economici, invece di diversificarsi su più business?Viviamo in un mondo sempre più interconnesso, o meglio in un mondo n- dimensionale. Alle 2 dimensioni classichedell’uomo, cioè quella del corpo e quella dell’anima, se ne aggiunge una terza, quella digitale… LA DIMENSIONE E-NET.Il net-word è il luogo ideale per le idee di business “big bang destructive”: innovazioni non solo intese come novità diprodotto, ma anche innovazioni di processo che sfruttano la net. Concorrenti che nascono dal nulla, che si propaganovelocemente combinando tecnologie e strategie di marketing apparentemente lontane dall’azienda stessa. Sono idee emodalità che non anticipano il mercato, sono loro stesse il mercato creandone così uno nuovo.Oggigiorno ogni business deve essere pensato come un business digitale, con una modalità di vendita e di marketingimprontata a creare un consenso sociale e a far cresce la relazione con i clienti finali, dove la vendita diventa unaconseguenza.Perché si realizzi un “big bang destructive”, bisognerebbe smettere di fare le cose come prima, di prima, concentrandosi suuna singola idea. Non è solo sufficiente un’idea innovativa, la vera sfida è renderla “scalabile” e meglio ancora “auto-scalabile”, quasi da annullare la distanza temporale tra domanda e offerta.Il paradosso presente nella nostra terza dimensione, quella digitale, è di riuscire a vedere la domanda in tempo reale,mentre nasce, ma è anche la maggior difficoltà.In questa nuova dimensione è imprescindibile l’uso delle tecnologie, del digitale nel senso più ampio del termine, al fine diavvicinarsi il più possibile ai clienti e ridurre i costi.Senza mai dimenticarsi che la caratteristica principale della rete è la Fiducia.Only one, better and cheaper.

ASSET MANAGER, ADVISOR, INVESTMENT ADVISOR DI UN FONDO: QUAL È IL VOSTRO REALRE GRADO DI INDIPENDENZA?

Perché un fondo di investimento di natura finanziaria, ad esempio un fondo UCITS o un fondo OICR armonizzato, possaottenere e mantenere nel tempo ottimi risultati è fondamentale il valore dell’asset manager e delle sue qualità umane eprofessionali.

Sappiamo, però, che purtroppo questa è una condizione necessaria ma non sufficiente. Per un asset manager, infatti, lapossibilità di esprimere le proprie qualità è subordinata al reale grado di indipendenza che ha nei confronti della banca,della società di gestione o del distributore stesso.

La domanda che ogni investitore dovrebbe porsi prima di comprare un fondo di investimento è quale sia il grado diindipendenza dell’asset manager che lo gestisce. E, in particolare, quanto è elevato il suo grado di indipendenza economica.Per l’asset manager la misurazione del grado di indipendenza economica, dovrebbe essere un parametro fondamentale alfine di operare scelte di gestione che siano realmente “libere”.Il legame dell’asset manager con la società di gestione e con i distributori del fondo da lui gestito dovrebbe essere il piùlabile possibile, mentre quello con gli investitori il più forte possibile. Purtroppo, sappiamo benissimo come sia, invece,spesso vero il contrario.

Arc Asset Management può venire in aiuto degli asset manager che vogliano essere davvero indipendenti in quanto essastessa è una Società di gestione indipendente che può collocare fondi di tipo UCITS mediante internet e, quindi, liberi daintermediazione da parte del distributore. In questo modo Arc Asset Management è in grado di offrire, a coloro che neabbiano la volontà, la possibilità di fare emergere la propria reale identità e di assumersi le proprie responsabilità neiconfronti degli investitori, affermando così il proprio reale grado di indipendenza.

ECONOMIA DI SCALA ED ECONOMIA DI SCOPO?

Con la globalizzazione, il capitalismo si è espresso e si esprime sempre di più attraverso l’economia di scala.

La maggior produzione della quantità di un bene consente alle aziende di abbassare il costo e di diventare piùcompetitiva. Grazie alla crescita della dimensione del mercato, l’economia di scala consente alle aziende di essere piùredditizie. Le aziende in questo modo diventano sempre più export-dipendenti, ma proprio questo è il limitedell’economia di scala e quindi per sopravvivere saranno obbligate a innovare in modo diverso, ma come?Dovranno pensare a rilocalizzare parte dell’economia attorno a un nuovo scopo, la cui realizzazione, e l’innovazionedell’azienda stessa, non può che passare attraverso la condivisone dei diversi saperi tra le aziende stesse e tra altriportatori di saperi, con un approccio di società aperta.Ragionare in termini di economia di scopo, significa rilocalizzare al centro la persona, in quanto ciò non può essererealizzato se non attraverso relazioni umane orizzontali, specializzate e focalizzate nella realizzazione di un nuovo scopo, diun valore comune.Nell’economia di scopo, in cui le persone si aggregano per produrre valore senza nessuna mediazione o limite impostadall’economia di scala, i progetti hanno come obiettivo una produzione su piccola scala.La sopravvivenza dell’economia si scala, non può che passare attraverso un’economia di scopo, che però non potrà cheversificarsi attraverso un economia di scala dei saperi.Ciò comporta uno sviluppo di micro-imprese, a produzione locale e sostenibile, la cui esistenza è fondamentale perl’esistenza della globalizzazione stessa.

LA CONVERGENZA TRA IL TERZIARIO FINANZIARIO E IL MANIFATTURIERO È UNA GRANDE OPPORTUNITÀ PER L’ITALIA

Tutte le grandi cose, iniziano dalle piccole.

Poiché esiste ancora molta distanza in Italia tra finanza e impresa, il loro avvicinamento potrebbe essere la scintilla perrilanciare la crescita nel nostro Paese nel prossimo futuro.In primis, l’Italia è tra i primi 7 paesi al mondo ad essere manifatturiero, composto da medie e piccole aziende. Questa èla nostra natura, la nostra caratteristica, la nostra forza e non la nostra debolezza…come i soloni della globalizzazione civogliono far credere. Diciamo la verità, sono invidiosi del dinamismo, della capacità di adattamento, della velocità dicogliere le opportunità, caratteristiche tipiche della media dimensione.Le imprese sanno bene che oggi il mercato non è più locale ma globale. Bene, ma questa è un’opportunità e non unlimite. Penso che sia meglio poter vendere i propri prodotti in tutto il mondo invece che solo in Italia. Giusto?Ma allora, perché non cresciamo? Cosa serve al manifatturiero, il motore dell’economia italiana, per cogliere questaopportunità? La benzina. E cosa è la benzina? È il terziario finanziario.È questa la più grande lacuna Italiana, la mancanza di un proprio mercato finanziario forte, che possa produrre in modoautonomo la benzina per i propri motori senza doverla importare dall’estero. Oggi in Italia purtroppo il mercatofinanziario è di fatto assente, siamo importatori di finanza e quindi il funzionamento dei nostri motori dipende dallabenzina altrui.Il mercato finanziario già di per se porta dei grandi vantaggi, è un comparto al alta produttività che impiega personalealtamente qualificato e con stipendi alti.Se riuscirà a svilupparsi in Italia, a specializzarsi e convergere a servizio dei motori manifatturieri, il nostro Paese nonavrà rivali a livello mondiale.

AZIENDE LEADER NEL NET-WORLD

I distributori sono parte integrante della catena del valore di un’azienda.Come valorizzarli? Con la possibilità di capitalizzare ciò che è stato investito con il proprio lavoro, dando loro la possibilità di diventareazionisti dell’azienda stessa. Il presente è dominato dallo sviluppo della rete o meglio di reti: ancora di più lo sarà il prossimo futuro.Sempre più persone saranno interconnesse e aumenteranno di conseguenza le modalità di interconnessione. Vivremo in una societàsempre più aperta con maggiore possibilità di distribuzione del valore.Saranno leader le aziende in cui la relazione produttore-fruitore verrà pensata in modo biunivoco con talvolta una inversione dei ruoli;saranno leader quelle aziende che avranno il coraggio di abbandonare la definita forma solida per una forma plastica in grado di mutaredurante la propria crescita. Saranno vincenti le aziende partecipate non solo dai fondatori, dagli investitori di capitale o dal management,ma anche quelle che includono nella catena del valore le reti distributive valorizzando la loro vera anima e cioè il venditore. In questeAziende con una visione di struttura aperta, si crea l’interazione tra tutti i soggetti e quindi la possibilità di sfruttare le potenzialità delleinterconnessioni. Aziende con un’impostazione di struttura aperta, il cui cuore sono le realtà distributive per i distributori stessi, le reti per lereti stesse, in cui i prodotti nascono dai distributori e non sono quindi prodotti di laboratorio ma bensì prodotti richiesti dalla rete per larete, che devono soddisfare le esigenze del cliente.

Ma come avviene il coinvolgimento delle reti nella catena del valore?L’azienda deve essere in grado di capitalizzare sia il prodotto che la capacità di vendere il prodotto. L’abilità sta nel rispondere alle richieste,agli stimoli, alle sfide suggerite dai distributori che devono valorizzare il cliente. Se la struttura tecnica non è in grado di dare un serviziocompetitivo, è giusto che i distributori si rivolgano all'esterno perché in primis c'è il valore per il cliente. Questo è il concetto di strutturaaperta: solo in questo modo ci potrà essere un premio all'efficienza.Il produttore e il distributore devono collaborare per offrire il prodotto migliore e talvolta questo significa chiedere al distributore unarinuncia economica e per l’azienda aperta significa consentire al distributore di vendere prodotti di terzi. Come compensare allora questosacrificio economico? Facendo diventare il distributore azionista con la possibilità di incrementare il valore del proprio portafoglio tramite laco-partecipazione al progetto. Questo modello organizzativo crea ricchezza e al contempo la distribuisce a chi la crea. La partecipazione allaricchezza deve essere vista come un’opportunità per il proprio benessere e non come un diritto. Le aziende devono offrire l’opportunitàsoprattutto ai rami più lontani della rete, agli ultimi anelli della catena. In un ecosistema economico formato da organismi di diversa naturache interagiscono tra di loro, più forte sarà il loro equilibrio e maggiore sarà la produttività. Con questa visione aperta l’ecosistemacontinuerà a crescere ampliando i propri confini.