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24 Le altre iniziative per celebrare il Giorno della Memoria È dedicato al campo di concentramento Ferramonti Calabria Un libro di storia “scritto” nelle elementari di Spezzano Albanese “Si è realizzato un sogno”, ha esordito l’insegnante Maria Anna Squillace, del- la direzione didattica di Spezzano Albanese (Co- senza) e curatrice del libro Ricordando Ferramonti, cultura della pace, dell’a- micizia e della solidarietà. “Il primo di una collana” – ha aggiunto – “che raccon- ta l’esperienza didattica de- gli alunni della nostra scuo- la, la scuola elementare di Spezzano.” “Due sono le nostre parole d’ordine: pace e solidarietà. In qualsiasi manifestazio- ne che ci accingiamo a svol- gere” – ha detto ancora – “sono sempre questi gli obiettivi finali per diffon- dere e rafforzare, nelle nuo- ve generazioni, sentimenti di pacifica convivenza, di rispetto della libertà e del- la dignità umana per co- struire un futuro diverso e migliore.” “Con l’istituzione del Giorno della Memoria, il dirigente scolastico ha pro- posto, ed il collegio ha vo- tato, l’istituzione di una commissione preposta ad organizzare la manifesta- zione, giunta quest’anno al- la seconda edizione. Per onorare, almeno in parte, le sofferenze di sei milioni di ebrei, deportati politici e militari che subirono atro- ci crudeltà, ‘che morirono per un sì o per un no’ dedi- chiamo loro questo libro. I documenti raccolti” – ha ricordato l’insegnante – “ri- guardano l’antisemitismo di Hitler, la conoscenza dei più importanti campi di concentramento, le leggi razziali, gli ebrei in Italia e altro ancora. Essi sono stati frutto di ri- cerche da Internet, da libri specifici, da film che han- no permesso agli alunni di rendersi conto dei tragici fatti, concretizzati poi in il- lustrazioni” – ha aggiunto tra l’altro Maria Anna Squillace – “in poesie, ela- borati e riflessioni sull’ar- gomento, guidati e aiutati con impegno e competen- za dai docenti ed, infine, anche da esperienze diret- te di testimoni viventi.” La relatrice ha ringraziato in conclusione “il dirigen- te scolastico per averci so- stenuti nei momenti diffi- cili; il sindaco di Tarsia Panebianco per aver pro- mosso la manifestazione; l’editore Brenner che ha in- coraggato la pubblicazio- ne; l’assessore Luzzi del Comune di Spezzano Al- banese per l’attiva colla- borazione; la professoressa Clotilde Pontecorvo, do- cente di psicologia e mem- bro della comunità ebraica di Roma (assente per mo- tivi di salute); la commis- sione organizzatrice e le ol- leghe per la fattiva parteci- pazione”. Infine un particolare rico- noscimento ai “piccoli- grandi autori del libro: gli alunni della scuola ele- mentare”. Il libro Ricordando Ferramonti è frutto dell’esperienza didattica degli alunni della scuola elementare di Spezzano Albanese (Cosenza), a cura dell’insegnante Maria Anna Squillace. È a lei che occorrerà rivolgersi per chiedere l’invio di copie. L’indirizzo è via Piave 13, San Lorenzo del Vallo (CS), tel. 0981/953819. Oppure Scuola elementare di Spezzano Albanese, tel. 0981 95 30 77, chiedendo sempre di Maria Anna Squillace. Il campo Ferramonti di Tarsia, destinato dal 1940 a “Internati civili di guerra”, diventerà rapidamente il più grande in Italia destinato a questo scopo. In esso vennero detenuti ebrei e apolidi presenti nel nostro Paese nel periodo della seconda guerra mondiale. Fu il primo campo europeo liberato dagli alleati e diventerà poi un campo profughi sotto il loro controllo. Gli internati, nel luglio 1940 erano un centinaio. Nell’agosto 1943 avevano raggiunto il numero record di 2019. I nostri ragazzi

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Le altre iniziative per celebrare il Giorno della Memoria

È dedicato al campodi concentramentoFerramonti

CalabriaUn libro di storia “scritto”nelle elementaridi Spezzano Albanese

“Si è realizzato un sogno”,ha esordito l’insegnanteMaria Anna Squillace, del-la direzione didattica diSpezzano Albanese (Co-senza) e curatrice del libroRicordando Ferramonti,cultura della pace, dell’a-micizia e della solidarietà.“Il primo di una collana” –ha aggiunto – “che raccon-ta l’esperienza didattica de-gli alunni della nostra scuo-la, la scuola elementare diSpezzano.”“Due sono le nostre paroled’ordine: pace e solidarietà.In qualsiasi manifestazio-ne che ci accingiamo a svol-gere” – ha detto ancora –“sono sempre questi gliobiettivi finali per diffon-dere e rafforzare, nelle nuo-ve generazioni, sentimentidi pacifica convivenza, dirispetto della libertà e del-la dignità umana per co-struire un futuro diverso emigliore.”“Con l’istituzione delGiorno della Memoria, ildirigente scolastico ha pro-posto, ed il collegio ha vo-tato, l’istituzione di unacommissione preposta adorganizzare la manifesta-zione, giunta quest’anno al-la seconda edizione. Peronorare, almeno in parte,

le sofferenze di sei milionidi ebrei, deportati politicie militari che subirono atro-ci crudeltà, ‘che morironoper un sì o per un no’ dedi-chiamo loro questo libro.I documenti raccolti” – haricordato l’insegnante – “ri-

guardano l’antisemitismodi Hitler, la conoscenza deipiù importanti campi diconcentramento, le leggirazziali, gli ebrei in Italiae altro ancora. Essi sono stati frutto di ri-cerche da Internet, da libri

specifici, da film che han-no permesso agli alunni direndersi conto dei tragicifatti, concretizzati poi in il-lustrazioni” – ha aggiuntotra l’altro Maria AnnaSquillace – “in poesie, ela-borati e riflessioni sull’ar-gomento, guidati e aiutaticon impegno e competen-za dai docenti ed, infine,anche da esperienze diret-te di testimoni viventi.”La relatrice ha ringraziatoin conclusione “il dirigen-te scolastico per averci so-stenuti nei momenti diffi-cili; il sindaco di TarsiaPanebianco per aver pro-mosso la manifestazione;l’editore Brenner che ha in-coraggato la pubblicazio-ne; l’assessore Luzzi delComune di Spezzano Al-banese per l’attiva colla-borazione; la professoressaClotilde Pontecorvo, do-cente di psicologia e mem-bro della comunità ebraicadi Roma (assente per mo-tivi di salute); la commis-sione organizzatrice e le ol-leghe per la fattiva parteci-pazione”.Infine un particolare rico-noscimento ai “piccoli-grandi autori del libro: glialunni della scuola ele-mentare”.

Il libro Ricordando Ferramonti è frutto dell’esperienza didatticadegli alunni della scuola elementare di Spezzano Albanese(Cosenza), a cura dell’insegnante Maria Anna Squillace.È a lei che occorrerà rivolgersi per chiedere l’invio di copie.L’indirizzo è via Piave 13, San Lorenzo del Vallo (CS), tel.0981/953819. Oppure Scuola elementare di Spezzano Albanese,tel. 0981 95 30 77, chiedendo sempre di Maria Anna Squillace.

Il campo Ferramonti di Tarsia, destinato dal 1940 a“Internati civili di guerra”, diventerà rapidamente ilpiù grande in Italia destinato a questo scopo. In essovennero detenuti ebrei e apolidi presenti nel nostroPaese nel periodo della seconda guerra mondiale. Fu ilprimo campo europeo liberato dagli alleati e diventeràpoi un campo profughi sotto il loro controllo. Gli internati, nel luglio 1940 erano un centinaio.Nell’agosto 1943 avevano raggiunto il numero recorddi 2019.

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Un plastico che raffigura il campo di internamento Ferramonti.

La presidenza dell’incontro a Tarsia per la presentazione del libro “Ricordando Ferramonti”.

La deposizione di una corona al campo.

Israel Kalk nacque nel 1904a Pilkeln, Lettonia. Si lau-reò in ingegneria al Polite-cnico di Milano. Fu fun-zionario della CompagniaGenerale di Elettricità.Parallelamente all’attivitàprofessionale dedicò la par-te migliore di se stesso, qua-le fervente yiddishista adun intenso lavoro cultura-le. Quando intere famigliedi perseguitati del nazismocominciarono ad affluire aMilano, Israel Kalk iniziò lasua attività assistenziale afavore dei bambini e degliadolescenti ebrei, fondan-do e dirigendo “La mensadei bambini”, dove giova-nissimi profughi trovaronocibo, protezione e svago.Per tale attività Kalk visitòpiù volte il campo diFerramonti, contribuendonettamente all’organizza-zione più umana di quel luo-go di internamento. Dopol’8 settembre del ‘43 con isuoi familiari riparò inSvizzera. A liberazione av-venuta si mise al lavoro perraccogliere materiale do-cumentario e testimonialesulle vicissitudini dei pro-fughi stranieri, in modo par-ticolare sulle persone chefurono internate a Ferra-monti. Molte volte annun-ciò la pubblicazione di un li-bro su tale argomento, mail materiale era tanto e nonfece in tempo a realizzare ilprogetto perché morì in se-guito ad un incidente stra-dale. I familiari e le perso-ne che lo conobbero non di-menticarono la generosità el’altruismo del loro bene-fattore. Per ricordare l’a-more che l’ingegnere Kalkaveva per i bambini, nelmaggio 1991 gli fu intito-lata la scuola elementare diTarsia.(Dal numero unico a curadella scuola).

Una scuoladedicataal benefattoreebreo

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“VAI DAI TUOI GENITORI!”LE GRIDÒ SUA MADRE:

E DEBORA SI SALVÒParigi occupata dai tedeschi: il giorno in cui avvenne ilrastrellamento Debora ritornò a casa dopo aver giocatocon un’amica nel cortile della scuola e notò parcheggia-ti nella via macchine e autocarri. Ma non significavanonulla per lei: aveva quattro anni. Abitava al terzo piano.Dentro il portone schiacciò il pulsante a tempo della lu-ce. L’atrio era silenzioso e deserto, e anche questo non si-gnificava nulla per lei. La porta dell’appartamento eraaperta e dal corridoio vide due guardie e due individui inborghese, e i suoi genitori in soggiorno che riempivanole valigie. Stava per gridare “Mamma!” quando sua ma-dre la scorse sulla soglia e urlò con una voce che la investìcome una scarica elettrica: “E tu cosa ci fai qui? Che co-sa vuoi? Non c’è nulla da vedere! Non siamo né al circoné allo zoo! Torna a casa dai tuoi genitori!” La voce eraun muro di energia, aveva dentro una forza tale da impedirleogni risposta. Sua madre la guardava con volto iroso, suopadre le voltava le spalle e non si girò. Gli uomini la guar-darono e si scambiarono un’occhiata. Lei si voltò e scappòvia. Debora si salvò.

Un episodio ricordato dalle classi III C e D.

Con la presenza di sindaci e dirigenti scolastici

CalabriaUn gemellaggiocon Tarsiaper la memoria:gli alunni protagonisti

Erano presenti il direttoregenerale della Calabria UgoPanetta (che ha espresso lasua soddisfazione per la pre-parazione degli alunni sultema), i sindaci del com-prensorio, Trioli di SanLorenzo del Vallo, Corsini

di Spezzano, Libonati diTerranova. Il sindaco di Tarsia, Pa-nebianco, che ha dato ungrande contributo per la pub-blicazione del libro suFerramonti, ha annunciatola realizzazione di un museo

dedicato al campo di inter-namento. Presenti inoltre gliispettori scolastici Torchia,Fusca e Pugliese, che si ècomplimentato per aver no-tato un vero modo di “farescuola”. L’intera attività èstata coordinata dai dirigen-

ti delle due scuole interes-sate. La giornalista romanaPupa Garribba ha saputo at-tirare l’attenzione di un va-sto pubblico. In particolare haintavolato un dibattito di vi-vo interesse con gli alunni diquinta elementare.

Il gemellaggio tra le scuole elementari di SpezzanoAlbanese e di Tarsia-Ferramonti in occasione delle iniziative per la Giornata della Memoria,ha avuto un pieno successo. Vi hanno partecipatoanche numerose altre scuole della provincia

Spezzano: la giornalista Pupa Garribba con una ragazza(Gabriella Pinnacchio) in costume albanese.

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Oggi anche noi alunni del-le classi III C e III D diSpezzano Albanese, par-tecipiamo alla manifesta-zione “Il Giorno dellaMemoria”, con i nostri ela-borati, frutto di riflessio-ni e di emozioni.Il tema trattato è stato lalettura e il commento dialcune pagine tratte dalDiario di Anna Frank.Anna era una ragazza co-me noi: allegra e spensie-rata, felice di “vivere” lasua giovinezza, ma a cau-sa delle leggi razziali (poi-ché ebrea) fu costretta anascondersi in un allog-gio segreto insieme allasua famiglia. Ad Anna pia-ceva scrivere e incomin-ciò a confidare le suegioie, ansie, emozioni, ri-flessioni ad un’amica im-maginaria di nome Kitty.

Catturata dai nazisti morìnel campo di concentra-mento di Bergen Belsen,insieme alla sorellaMargot. Il padre fu l’unico super-stite della famiglia, e ter-minata la guerra ritornònell’alloggio segreto,trovò il diario di Anna elo fece pubblicare.Leggendo le pagine delDiario emerge la figura diAnna come una ragazzaintelligente, carina, viva-ce e generosa.Infatti nonostante le pau-re, la tristezza, l’angosciae le sofferenze fisiche e

La poesia in albanese

Kur djovastim djarin tëndShum helëm patim ktu mbrëndIshe një vasherele kutjendÇë luaje e qeshje nga mumendPat mbullihshe te një tavullatKish rrije qet dit e natAtj e pënxarje cë bëhej jashtAta shok çë luajet bashkKa ki djar çë djovastim naniDimi gjith atë çe shkove tiPërndet një burr shum i ligBin e vëdiqtin gjith ata gjindJu sallvua vet i tatTek ai kopsht me firfëllatTe parrajsi vajte tiE për ne prigar nanìSe nëng kat kianj monsjeriE paqja kat rri nga shpi.

Ed ecco la traduzione

Quando abbiamo letto il tuo diariotanto dolore abbiamo avuto qui dentro (il cuore)eri una ragazzina contentae giocavi e ridevi ogni momento.Sei stata costretta a chiuderti in una soffittae dovevi stare zitta giorno e notte.Lì pensavi cosa si faceva fuorie alle compagne con cui giocavi insieme.Dal tuo diario che abbiamo letto adessosappiamo tutto quello che hai patito.Per colpa di un “Uomo” assai cattivoche ha fatto morire tantissima gentesi è salvato solo tuo padrein quel campo di filo di ferro.In paradiso tu sei andatae adesso prega per noiche non pianga più nessunoe che la Pace regni in ogni casa.

Gli alunni delle classi III C e D. Le insegnanti Rosina Bartolomeo,Italia Gentile, Irene Pisarro, Stefania Matonti, Antonietta Cimino.

RIFLESSIONISUL DIARIO:

“ANNA NEI NOSTRI

CUORI”

In quel campo di “filo di ferro”

…E IN TEATRO

“IL SILENZIO DEI VIVI”

Per commemorare il“Giorno della Memoria”con un progetto di ge-mellaggio, gli alunni del-le scuole elementari diTarsia e di Spezzano Al-banese, hanno rappre-sentato una drammatiz-zazione, tratta dal libro diElisa Springer: Il silenziodei vivi (nella foto, un mo-mento dello spettacolo).Elisa Springer è nata aVienna il 12 febbraio1918.Figlia unica di genitoriebrei, fu educata secon-do la propria religione,“ma ella si considerava”– scrivono i curatori delnumero unico stampatonella scuola elementaredi Tarsia – “una ragazzaviennese di religioneebraica non ebrea.”Apparteneva ad una fa-miglia di nobili originiungheresi, molto bene-stante.Venne arrestata all’etàdi 26 anni e deportata nelcampo di sterminio diAuschwitz, con un con-voglio in partenza daVerona il 2 agosto 1944.Sopravvissuta, si trasferìin Italia nel 1946. Oggivive a Mandria.

morali che dovette subire,ci lascia un messaggio dipace e speranza.“È un gran miracolo cheio non abbia rinunciatoalle mie speranze perchéesse sembrano assurde.Nonostante tutto ciò cre-do ancora nell’intimabontà dell’uomo.Dopo la lettura delle com-moventi pagine del Diariodi Anna è nato in noi il de-siderio di scrivere un dia-rio personale e comporredelle poesie a lei dedicate.Una l’abbiamo scritta inalbanese, la nostra linguamadre.

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contate da una persona chele ha vissute ti rimangonopiù impresse. Come il cuo-re dipinto da un prigionie-ro sul muro di una cella.Quando al campo fu libe-rato la prigione venne ridi-pinta, ma il cuore rimase lì,anche dopo molti tentatividi cancellarlo. Purtropponon abbiamo potuto vede-re l’interno delle celle per-ché chiuse a causa di atti divandalismo: infatti eranostate fatte delle scritte suimuri.

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Un’altra visita di studenti di Campi Bisenzio

ToscanaIl viaggio a Mauthausen per “sentire e vedere” coloroche c’erano

In questo “pellegrinaggio”,scrive una studentessa diterza media di CampiBisenzio (Firenze), unadelle cose che mi hannocolpito di più è la capacitàdel signor Castellani di tor-nare nei posti dove ha sof-ferto tantissimo. Se io fos-si al suo posto penso pro-prio che non ci riuscirei.Però grazie a lui abbiamocapito meglio come si sen-tiva e cosa provava una per-sona in un campo di con-centramento.Sinceramente prima di par-tire non sapevo che im-pressione mi avrebbe fat-to vedere i campi di ster-minio; invece quando seilì prima di tutto sei presodalla curiosità e dai rac-conti del nostro testimo-ne. Ma se poi ti fermi, an-che solo per un momento,a riflettere i primi senti-menti che provi sono la tri-stezza e la paura che ungiorno le tragedie che so-no successe possano rica-pitare a noi e alle genera-zioni future.Secondo me ascoltando unapersona come il signorCastellani puoi capire, an-cor meglio della lettura deilibri, quello che è succes-so. E anche le emozioni rac-

Quando siamoandati a visita-re la camera agas, dopo unpo’io ed altri ra-gazzi siamo tor-nati fuori per-ché c’era po-chissima aria.L’impressioneera quella disoffocare ed ab-biamo pensatoancora più in-tensamente al-le persone chehanno affronta-to questo luogofino alla morte. Mi ricordoun’immagine alMemorial delsottocampo di

Gusen dove davanti a dueforni crematori c’erano tan-te corone di fiori, un con-trasto che dava l’idea diquello che c’è tra la morte ela vita. La scala della mor-te di Mauthausen secondome è una visione spavento-sa, pensando che tutti i de-portati dovevano percorrerlacon un pesantissimo caricodi pietre. Alcuni di noi so-no scivolati percorrendolae le condizioni erano certa-mente molto migliori ri-spetto a quel tempo.

Un’altra cosa di Mau-thausen che mi ha impres-sionata è stata la stanza ac-canto ai forni crematori nel-la quale c’era un tavolo cheserviva per sezionare i ca-daveri. Alle persone veni-vano presi gli organi, ma sequalcuno aveva dei tatuag-gi gli venivano asportati an-che quelli, perché la mo-glie del comandante delcampo ne era una fanaticacollezionista.Quando siamo andati nel-le gallerie di Ebensee,Castellani ci ha detto che ideportati preferivano lavo-rare lì perché la tempera-tura era maggiore rispetto aquella esterna. Ma quellastessa sera, durante il con-certo che era stato orga-nizzato nelle gallerie, io,pur essendo vestita di lanae fornita di piumino, ho sen-tito molto freddo. Durante la manifestazionead Ebensee Castellani hafatto un discorso che mi hacolpito molto. Il viaggio aMauthausen e nei suoi sot-tocampi è stata un’espe-rienza indimenticabile e miauguro che tanti altri ra-gazzi possano farla, perchénon ci si possa mai dimen-ticare di quella tragedia.

Elena Paci

I nostriragazzi

Pubblichiamo altre testimonianze, scritte con la volontà di riassumere anche le impressioni e le emozioni di altri ragazzi toscani di scuole medie,che hanno partecipato ad una visita a Mauthausenaccompagnati dall’ex detenuto Roberto Castellani

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La prima tappaQuesta visita mi ha colpi-to molto. Ho visto cose chenon pensavo esistessero.La prima mattina siamoandati a portare una coro-na al monumento nellapiazza di Ebensee dove ciattendeva il sindaco. Ci ac-compagnava un ex depor-tato, Roberto Castellani.Con noi c’erano i rappre-sentanti dei comuni diPrato, Montemurlo Vernioe Cantagallo. Io mi sentivo onorato diaver depositato la corona.

Al cimitero italiano Dopo la visita al monu-mento in piazza a Eben-seen siamo andati al cimi-tero italiano di Mautha-usen. Anche lì portavo unacorona, l’abbiamo depo-sitata sulla tomba di uncompagno di campo delsignor Castellani. Altre dueerano destinate al monu-mento dei caduti italiani. La cosa che mi ha colpitodi più è stata l’area del ci-mitero, un grandissimocampo verde pieno di cro-

Camilla, ci hanno spiega-to la vita nel campo e leatrocità che subivano i de-portati. Mi ha impressio-nato molto una delle si-ringhe che i kapò usavanoper eliminare i prigionierisofferenti: gli iniettavanodella benzina nel cuore pro-vocando una morte istan-tanea.

Dalle gallerie a Gusen.A Ebensee abbiamo visi-tato anche le gallerie che,come ci ha ricordatoCastellani, sono state co-struite dai deportati construmenti moderni.Rimaste incomplete a cau-sa della fine della guerra,servivano per nasconderela costruzione di armi disterminio. Sopra le galle-rie c’erano uffici per lostudio e la progettazionedelle armi, compresa l’a-tomica. Un’altra visita in-teressante e commoventeè stata al Memorial diGusen II, dove è conser-vato un terribile simbolo:un forno crematorio.

CRONACA DI GIORNATE PARTICOLARI

Emanuele Gherardeschi, studente della mediaGaribaldi-Matteucci di Campi Bisenzio,

è stato il “cronista”, come aveva fatto anche un suo compagno di scuola, di un indimenticabile

“viaggio” nella memoria.

ci, con intorno case e vil-lette.

Il ricordo Il lager di Ebensee alla finedella guerra venne distrut-to. Il terreno fu comprato dauna signora francese per uti-lizzarlo come cimitero in ri-cordo dei caduti.Lì abbiamo assistito alla ce-rimonia e ai discorsi del sin-daco e di Roberto Castel-lani. Alla cerimonia inter-nazionale di Mauthausen(migliaia di persone, fami-glie di deportati, soprav-vissuti, rappresentanti diorganizzazioni democrati-che e diplomatici di tuttaEuropa) c’eravamo anche

noi per depositare coroneai monumenti che molte na-zioni hanno costruito tra lacava di pietra e l’entrata delcampo. Il monumento ita-liano è diverso dagli altri: unmuro costruito a metà, a si-gnificare le vite spezzate.

Con il cuore segnatoA Mauthausen mi ha segnatoil cuore vedere la camera agas, i forni crematori, la stan-za frigorifero, quella per ilsezionamento dei cadaveri.Abbiamo visitato i luoghidelle selezioni, le baracche,le piccole celle dove veni-vano torturati i deportati po-litici. Il signor Castellani eun’altra guida di nome

DIPLOMI E TARGHE A TORINO

PER LA GIORNATA DELLA MEMORIA

A Palazzo Lascaris di Torino, nella Sala del Consiglioregionale del Piemonte, sono stati consegnati, lo scorso28 gennaio, i diplomi agli insegnanti e autorità che han-no collaborato per la diffusione della memoria. Targhe so-no state consegnate anche alla Regione e al Comune diTorino. Sono intervenuti: Lido Riba, vice presidente delConsiglio regionale del Piemonte, Mauro Maria Marino,presidente del Consiglio comunale di Torino, FerruccioMaruffi, presidente Aned Piemonte, Bruno Vasari, pre-sidente onorario Aned Piemonte, Dario Segre, vice pre-sidente Aned Piemonte,Anna Bravo,Anna Ariotti, PeterKuon dell’Università di Strasburgo, monsignor Pedrotto,Anna Cerchi, Adalberto Alpini e Gianni Alasia.

Ad insegnanti e autorità

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Con il linguaggio artistico i giovani possono capire il valore della libertà

Varese“I segni della Memoria”in una mostracreata dai liceali

Una mostra per ricordare, pernon dimenticare: non a casoè intitolata “I segni dellaMemoria”.L’iniziativa, promossa dal li-ceo scientifico “G. Ferraris”in collaborazione con il liceoartistico “Frattini” di Varese,in occasione della Giornatadel 27 gennaio, ha visto unapartecipazione attiva, con-vinta di circa 120 studenti,con una cinquantina di ope-re: disegni, quadri, sculture,tecniche pittoriche varie.L’obiettivo dell’esposizioneè stato quello non solo di pre-sentare una produzione ar-tistica, degna di attenzione,ma soprattutto testimoniarel’orrore dei fatti per invitarea non dimenticare.Si tratta di un contributo ori-ginale e nuovo per la nostrascuola, che merita di esserevalorizzato, conosciuto per-ché resti viva la memoria an-che attraverso la creatività,l’immaginazione e la rifles-sione degli studenti, per cer-care di interpretare eventidrammatici, che hanno se-gnato la storia della primametà del secolo scorso inItalia e in Europa.Le opere si configurano co-me un “viaggio nel tempo”,di un tempo in cui sono sta-ti toccati gli abissi della bar-

barie e dell’intolleranza. Lamostra è l’immagine del-l’immane tragedia causatadal nazifascismo e dallaguerra.Le realizzazioni non hannouna specifica fisionomia, nonc’è un percorso cronologicoo tematico ma è un momen-to di riflessione collettiva. Leopere parlano soprattutto diinquietudini, nel loro aspet-to fortemente simbolico, di-cono di angosce non descri-vibili, di attese dell’uomo,vittima dello sterminio. La deformazione espressio-nistica e surreale, il croma-tismo violento di alcune ope-re, sono simbolo di una uma-nità lacerata dalla violenzasubita. Le figure di donne, dibambini, come vittime pre-destinate e inermi proietta-no il dramma individuale inuna sorta di sacralizzazionelaica, assoluta delle soffe-renze. Un filo sotterraneo uni-sce il lavoro di questi ragaz-zi: la malvagità contro il sen-so umano della vita, l’op-pressione come dominio esopraffazione del potere con-tro chi, indifeso, ne subisce laviolenza.La presenza di uno studio suGuernica di Picasso è signi-ficativa. Guernica urla l’or-rore del bombardamento na-

zista della cittadina basca,che la distrusse nel 1937, al-la vigilia della seconda guer-ra mondiale. Ma potremo di-re forse che la realtà di quel-l’immagine non si attagliaalla crudeltà delle guerreodierne, che il mondo di og-gi non vive la sua terrifican-te Guernica negli eventi cheperiodicamente in alcune par-ti si verificano?Il messaggio di Guernica nonè il monito più forte a pre-servare la memoria?L’uomo senza memoria è inbalia del destino, è un uomoa cui manca l’energia di op-porsi alle eventuali ricadute

cui l’eterna dialettica del be-ne e del male induce. Le ri-cadute, però, non sono unfatto inevitabile, cui presie-de un destino preventiva-mente segnato. L’uomo è ar-tefice del proprio destino:l’indifferenza e il non im-pegno hanno segnato nellastoria, il predominio dellaviolenza, della guerra, delrazzismo.L’arte, quindi, non ha esauritola sua funzione. Anzi in cer-ti momenti storici ha un altovalore di insegnamento, cispinge non solo a compren-dere meglio quei fatti, ma acompararne la memoria conil mondo in cui viviamo: si-curo argine, questo, al peri-colo che sciagurate evenien-ze abbiano a ripetersi tragi-camente.Il linguaggio artistico, l’im-magine artistica è un mezzoperché i giovani possano sen-tire il valore della libertà, del-la democrazia, della pace. “Isegni della Memoria” è unaesperienza da ripetere, pernon dimenticare e per darel’opportunità alle nuove ge-nerazioni di scegliere in li-bertà e coscienza.

Antonio Antonellis(docente di disegno

e storia dell’arte)

L’iniziativa, promossa dallo “Scientifico”con la collaborazione dell’“Artistico”.La guerra, il razzismo, lo sterminio in una serie di dipinti, disegni, sculture,con l’uso di diverse tecniche artistiche

“Non dimenticate”,di Francesco Cucca (liceo artistico).

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Lunedì 27 gennaio. Aulamagna del liceo scientifi-co “G. Ferraris” di Varese.Diverse opere d’arte, rea-lizzate da alcuni studentie professori dello stesso li-ceo e del liceo artistico diVarese, disposte su freddipannelli di legno bianco.Un’atmosfera surreale, re-sa agghiacciante dal rigo-roso silenzio interrotto so-lamente dalle note dellabanda musicale dello stes-so liceo che ospita la ma-nifestazione.Un cospicuo numero di stu-denti e di visitatori che os-serva, riflette e, in rigoro-so silenzio, scuote la testagirovagando fra i pannelli.

Un solo messaggio:NON DIMENTICARE.Dei binari che corrono

verso il cancello d’entra-

ta di un lager ci accolgo-no all’ingresso della mo-stra. Proprio quei freddibinari di metallo espri-mono la gelida e distac-cata perfidia nazista checi guiderà per tutta la vi-sita.Ci guardiamo intorno.Tutto esprime rassegna-zione, terrore e senso dialienazione da qualsiasisensazione umana. Quellepovere vittime furono per-fino private del loro nome,sostituito da un distaccatocodice numerico. Proprioquesti codici numerici ri-corrono frequentementenelle opere: opere pittori-che, sculture, composizioni

moderne e testimonianzefotografiche.L’identità di un uomo to-talmente cancellata. La suastoria, i suoi affetti, i suoipensieri. Nulla più. Solouna serie di numeri che loidentificano all’ora del-l’appello. Questo il signi-ficato di quei numeri im-pressi sulle opere artisti-che. In un angolo le pochee sgualcite lettere inviateda un prigioniero di un la-ger testimoniano la vo-lontà, nonostante tutto, dipreservare la propria per-sonalissima identità. Accanto a tutto ciò attimidi tenerezza, rubati all’odioe all’indifferenza, in una

tela con un bambino soloche fissa un punto impre-cisato, probabilmente allaricerca della madre. Ma soprattutto attimi di an-goscia. Mani che tentanodi liberarsi da una rete me-tallica che li avvolge in unaangosciante composizio-ne, che tentano di emer-gere assieme ad un voltoirriconoscibile dal gessodi una scultura o che si pro-traggono in avanti dallosfondo imprecisato di unbassorilievo.Quei volti straziati e quel-le mani che si protraggo-no verso di noi esigono unaprecisa richiesta. Fare inmodo che ciò che è suc-cesso non venga dimenti-cato e che non si ripeta.

Matteo Boccia (IV I liceo scientifico)

IL MESSAGGIO DI QUELLE MANITESE VERSO DI NOI

“Unicauscita”,di DesiréeSacchiero(liceoartistico).

“Studiodi Guernica”,operacollettiva (liceoscientifico).

“La memoriadel dolore”,di LauraMalvicini,Alice Pellegrini(liceoscientifico).

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Il rischio della vita per rubare patate...

VareseL’ex deportatocosì racconta...Nella baracca un grido:“Nein! Nein!”

Un giorno intenso, il 27 gen-naio, per i licei artistici escientifico di Varese.L’apertura della mostra “Isegni della Memoria”, infattisi è accompagnata alla pre-stazione del libro Credereobbedire combattere, la scuo-la italiana sotto il fascismodi Franco Maccagnini, e al-la testimonianza di un ex de-portato, Andrea Rossi, cheha suscitato un particolareinteresse.Rossi (classe 1923), cattu-rato dai tedeschi a Trento do-po l’8 settembre 1943, ven-ne tradotto in un grande cam-po di concentramento perprigionieri di guerra aFurstenberg, una cittadinavicina al fiume Oder nellaGermania orientale. Nel suoincontro con i giovani ha ri-percorso il tempo dramma-tico della prigionia, rifacen-dosi anche al memoriale pub-blicato nel settembre del2002 con il patrocinio delcomune di Bisuschio(Varese) dove risiede, e de-dicato ai suoi concittadiniche hanno subito la stessasorte.“Il trattamento a noi riserva-to al pari dei prigionieri rus-si,” – scrive nella sua testi-monianza – “era di gran lun-ga peggiore di tutti gli altri.Luride baracche, pagliericci

puzzolenti infestati di pidoc-chi e cimici, cibo scarso e unavolta al giorno. Un allucinanteandirivieni, specialmente dinotte a percorrere lo spaziodi 50-60 metri su terreno sab-bioso e in salita per raggiun-gere le latrine. Non sempresi arrivava in tempo. Molti dinoi, stremati, finiscono al-l’ospedale del campo. Unodei ricordi più vivi è il tenta-tivo, fallito, di reclutare i pri-gionieri italiani nelle forma-zioni fasciste. “Sveglia in piena notte, rag-gruppamenti nel cortile innumero di 30, due pali in-fissi nel terreno a formareuna strettoia; un metro piùin là, lo scrivano seduto a untavolino con un registro.

L’altoparlante diffonde, inlingua italiana, il seguentequesito: Arruolarsi nell’e-sercito della RSI o, a scelta,nelle formazioni speciali del-la SS germanica, (una sortadi legione straniera).“Dovevamo passare, uno al-la volta, attraverso la stret-toia, deporre sul tavolino lapiastrina, guardare in facciaun ufficiale delle SS al qua-le dovevamo dire sì oppureno. Il sì comportava la fineautomatica dello stato di pri-gioniero, il no comportava laripresa della piastrina e ilviaggio a ritroso verso la ba-racca.“…Furono tutte le vicendevissute fino a quel momentoche ci diedero la forza, la

convinzione e perfino l’en-tusiasmo a dire NO (98%).Pur avendo coscienza dellatremenda incognita delle pos-sibili ritorsioni ci sentivamo,nel momento più travagliatoe drammatico dei nostrivent’anni, uomini veri, uo-mini liberi! Finalmente, perla prima volta, qualcuno ciaveva chiesto un nostro pa-rere: e avevamo rispostoNO!…Se la facciano senza dinoi la loro sporca guer-ra…Vadano affanc…“Ricordo l’esultanza nellebaracche al rientro di ognu-no dopo il NO; ricordo unsimpatico commilitone fio-rentino (un fratello gli eramorto in Russia) che al rien-tro disse…Ce l’ho detto nel-la sua lingua: NEIN!Per un bel po’ nelle barac-che risuonarono i NEIN!NEIN!…”Nel suo memoriale AndreaRossi ricorda – tra i tanti epi-sodi – il rischio mortale percombattere la fame e resi-stere. Resistere anche al fred-do che gela la campagna diGuben (Germania orienta-le), dove era stato trasferito.Insieme ad un altro detenutodecide di scavalcare il muroper raggiungere un depositodi patate, “stoccate” in lunghifossati scavati in piena cam-pagna e coperti di paglia.

Fra la violenza e la ferocia del campo un episodio di solidarietà: un soldato tedesco finge di “non vedere” e salvò la vita a due prigionieri che rubavano patate per resistere alla fame

I nostriragazzi

“L’urlo” di Francesca Saracino (liceo artistico)

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Spezzano freneticamente lostrato di ghiaccio, fruganonella paglia e mettono final-mente le mani sul “tesoro”.Ma all’improvviso vedonoavvicinarsi un drappello diprigionieri russi scortati daun soldato tedesco, natural-mente armato. “Non possiamo fuggire danessuna parte, non una bu-ca, non un riparo. Rimaniamoparalizzati, mentre pensieriterribili afferrano la nostramente: se il soldato tedescoci uccidesse sul posto, ver-rebbe sicuramente premia-to; se ci consegnasse vivi al

suo comando, la nostra sor-te sarebbe ugualmente se-gnata! Evasione dal lager,furto con scasso. I nazisti uc-cidevano per molto meno!Il drappello, intanto, si av-vicina sempre di più.Vediamo i prigionieri russivolgere la testa verso di noi:ci avevano visti! Non era nep-pure lontanamente pensabi-le che il soldato tedesco alseguito non ci avesse visti asua volta. Eravamo visibilicome due mosche nel latte.“Il drappello raggiunge il pun-to critico (quello più vicinoa noi), lo supera; il soldatoguarda in avanti, non accen-na a reazione alcuna. Un pri-gioniero russo volge per unattimo la testa all’indietro pervedere se è successo qualco-sa. Non è successo nulla! Ildrappello è ormai lontano! Cialziamo in preda a un incon-tenibile tremore (non soltan-to per il freddo)”.L’episodio divenne argomentodi discussioni e commenti trai detenuti. In conclusione fuunanime “se la scorta” – ri-corda Rossi – “fosse statacomposta da due soldati an-ziché da uno solo, le conse-guenze tra noi sarebbero sta-te sicuramente drammatiche.Essendo, invece, il soldato dasolo, doveva rispondere sol-tanto alla propria coscienza:e la sua coscienza gli ha sug-gerito di guardare avanti e ti-rare diritto!”

Per ricordare la Giornata della memoria il nostro liceo haorganizzato una mostra e una conferenza. A mio pareresono state entrambe molto interessanti e soprattutto uti-li per sensibilizzare noi studenti sul tema della memoria.Infatti, la mostra rappresenta la tragedia vissuta dal po-polo ebreo e da tante altre persone. L’uso di diverse tec-niche artistiche è stato anche un modo efficace per rac-contare una tragedia come la Shoah.Personalmente ho apprezzato molto questa esperienzaperché mi ha permesso di avvicinarmi a quello che è sta-to la tragica realtà dell’Olocausto. Molto interessante è stata anche la conferenza che si è te-nuta per l’apertura della mostra. Infatti vi sono state te-stimonianze dirette di persone che durante la secondaguerra mondiale sono state deportate nei campi di con-centramento.Queste testimonianze hanno portato noi giovani a ri-flettere su temi che spesso ignoriamo. In conclusione ri-tengo che sia stata una esperienza altamente formativa.

Viviana Stecconi (IV H liceo scientifico)

QUESTA LA REALTÀCHE SPESSO IGNORIAMO

“Il lavoro rende liberi”. È con questa frase che i depor-tati venivano accolti nei campi di “lavoro”, ed è con que-sta frase, proiettata su di uno spettrale lenzuolo bianco,che i visitatori vengono accolti alla mostra “ I segni del-la memoria” organizzata all’interno del nostro liceo.Per me è una mostra sul coraggio della memoria, su ciòche c’è ora nell’immaginario di noi ragazzi tra i 16 e i 20anni a proposito dell’Olocausto, e quindi su ciò che, vir-tualmente, verrà trasmesso ai ragazzi di domani. Ed èuna mostra degli orrori compiuti.Sono tele e gessi su cui si agitano fantasmi, volti dilaniati,urla, sangue, lacrime, occhi svuotati e facce smunte.Riflessioni sull’inutilità del dolore, sulla sensazione dipaura e di smarrimento trasmesse dai volti scarni di per-sone ingiustamente massacrate, sfruttate, affamate e in-fine uccise. Ciò che evidentemente mi ha colpito di più di questeopere è la volontà, da parte degli aguzzini, di cancella-re ogni traccia dei loro prigionieri, di annullare l’iden-tità e la dignità dell’individuo. È questo il “coraggio del-la memoria” secondo i ragazzi, la consapevolezza che èpiù crudele eliminare un individuo nel suo intimo, tra-sformarlo in un numero, privarlo di ciò che lo rende un“IO”, che sopprimere la sua fisicità. Il ricordare che die-tro i numeri, dietro i piedi che emergono dai cumuli dicorpi ammassati, dietro le casacche logore, dietro i tatuaggi,gli occhi lucidi e le stelle di David, c’è stato un IO.

Fabrizio Festa (IV I liceo scientifico)

GLI AGUZZINI VOLEVANODISTRUGGERE

ANCHE LA DIGNITÀ

“Per non dimenticare” di Michel Bressan,Alessandro Farina (IV F liceo scientifico).

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Il bilancio di una intensa attività in corso da anni

OrbassanoIl lungo percorso storicodell’IstitutoSraffa

L’Istituto tecnico commer-ciale statale “P. Sraffa” diOrbassano (Torino) da annicollabora con l’Aned, ilComitato per la ResistenzaColle del Lys, il comune diOrbassano e la Provincia diTorino su progetti di alto con-tenuto etico e culturale, le-gati alla necessità di mante-nere viva la memoria di unrecente passato che chiedeai giovani di affrontare leproblematiche che si ripre-sentano nelle cronache deigiorni in cui viviamo.In quest’ottica è stato rea-lizzato, già nell’anno scola-stico 1996/97, lo spettacoloteatrale in lingua tedesca Dasverletzte leben (“La vita of-fesa: storia e memoria dei la-ger nazisti nel racconto deisopravissuti”, adattate daAnna Bravo e Daniele Jallà)recitato dagli studentidell’Istituto a Friedrich-shafen, in Germania. Lo spet-tacolo è stato poi inserito, inlingua italiana nell’anno sco-lastico 1997/98, nel pro-gramma “Vivere la Co-stituzione” proposto dallaProvincia di Cremona pertutti gli Istituti scolastici su-periori della città, rappre-sentato al teatro di PalazzoColonna.Il percorso di ricerca stori-

ca, culturale ed artistica si èsviluppato negli anni suc-cessivi con visite ai campi disterminio di Dachau, Uber-lingen, Mauthausen ed al ci-mitero dei deportati di Bir-nau, prendendo come spun-to alcune significative ricor-renze.Nel marzo 1999 con un viag-gio a Strasburgo, nell’ambi-to del progetto “Il ‘900: i gio-vani e la storia”, l’attività ècontinuata con la visita alParlamento europeo e al la-ger di Natzweiler: momentosignificativo è stato la rap-presentazione in lingua fran-cese de La vita offesa (“Lavie offensée”) nell’atriodell’Università Mark Bloch,organizzata in collaborazio-ne con l’Istituto italiano dicultura.Al viaggio hanno partecipa-to una delegazione di ex de-portati nei campi di stermi-nio, guidati dal consiglierenazionale dell’Aned, BeppeBerruto e dal vicesindaco diOrbassano, Marroni. Nel2000 una delegazione di stu-dentesse dell’Istituto Sraffaè intervenuta alle celebra-zioni tenutesi a Ravensburg,in occasione dell’Anno in-ternazionale della donna.Nell’anno scolastico 2001/2002 l’Istituto ha aderito al

progetto “Storia, memoria,cultura europea in rete: i gio-vani attraverso un percorso dipace e giustizia e tolleran-za”.Il progetto, proposto dalComitato per la ResistenzaColle del Lys, ha l’obiettivodi promuovere attività cul-turali congiunte sui “percorsidella memoria” unendo ecoordinando l’attività di en-ti, associazioni e scuole che,sul territorio nazionale edeuropeo, si occupano di que-sti temi, per mettere insiemele idee e le competenze ac-quisite per trasmettere allenuove generazioni un patri-monio storico comune. Primatappa per la realizzazione delprogetto sono stati gli in-contri presso la Provincia diGorizia fra autorità provin-ciali, rappresentanze del-l’Aned e dell’Anpi, rappre-sentanze slovene, delegatidel Comitato Colle del Lys edell’Itc Sraffa. È emersa, tral’altro, la possibilità, per ilgruppo teatrale dell’Istituto,di partecipare al “Palio tea-trale transfrontaliero” che,ogni anno nel mese di mag-gio, si tiene a Gorizia ed in al-tre città della provincia conspettacoli presentati da al-lievi di scuole superiori ita-liane e slovene.

Il percorso didattico-forma-tivo, incentrato su storia ememoria, si è sviluppato conun viaggio di istruzione aGorizia e in Slovenia per glistudenti di alcune classidell’Istituto. In tale occa-sione i giovani, accompa-gnati da alcuni docenti, dalsindaco di Orbassano e daBeppe Berruto, sono stati ri-cevuti da tre assessori dellaGiunta provinciale di Goriziae hanno incontrato gli allie-vi di una classe del localeIstituto tecnico coomercia-le Fermi. Tappa successivadel progetto è stata la parte-cipazione, fuori concorso,del laboratorio teatraledell’Istituto Sraffa, al Palioteatrale, con la rappre-sentazione, l’undici maggio2002 presso il KulturniCenter di Gorizia, dello spet-tacolo La vita offesa.Nello stesso periodo inGermania, a Friedricshafene Uberlingen, si sono svolteriunioni finalizzate al suc-cessivo sviluppo del proget-to. Alle iniziative presso se-di sindacali e la sala con-gressi di Friedricshafen, han-no partecipato il sindaco del-la città, rappresentanti di or-ganizzazioni sindacali tede-sche (VVN e BDA, EnzoSavarino e Joseph Kaiser),

Spettacoli teatrali, visita ai lager, progetti di culturaeuropea. Incontri in Italia e in altri Paesi.Ricerche nei luoghi in cui sono tumulate vittime italiane nei campi tedeschi

I nostriragazzi

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Siena“Questoè stato…”Un ex deportato racconta il lagerall’Università

il vicesindaco di Orbassano,rappresentanti dei comuni diRivoli e di Grugliasco, re-sponsabili dell’Aned e delComitato Colle del Lys e l’in-segnante responsabile delcoordinamento delle attivitàintegrative dell’istituto Sraffa,prof. Marilena Buggia.Il 6 luglio 2002, presso la sa-la consiliare del Comune diAvigliana, delegazioni na-zionali e straniere (sindacied amministratori comunalie provinciali provenienti davarie parti d’Italia, rappre-sentanti di organizzazionisindacali tedesche, respon-sabili dell’Aned e delComitato Colle del Lys, in-segnanti dell’Itc Sraffa e di al-tre scuole superiori) si sonoriuniti per una riflessione ge-nerale sul progetto.Si è prospettata la possibi-lità di continuare il percor-so con la rappresentazionein Germania dello spettaco-lo La vita offesa in lingua te-desca.È avvenuto anche in occa-sione della Giornata dellaMemoria a Friedricshafen.Nel salone dei Congressi lospettacolo, seguito con vivaattenzione, ha suscitato unaprofonda emozione. In oc-casione del 27 gennaio è sta-to inoltre inaugurato un mo-numento dedicato ad un par-tigiano tedesco. La delega-zione di Orbassano, con il

vicesindaco, ha partecipatoalla commemorazione.Intanto sono in corso con-tatti per ricordare, il maggioprossimo a Uberlingen (nel-le gallerie scavate durante ilsecondo conflitto mondialee in cui hanno perso la vitanumerosi deportati italiani),i connazionali seppelliti nelcimitero di Birnau. Nell’oc-casione per gli allievi dell’ItcSraffa, verrà anche organiz-zato un viaggio di istruzionecon incontro con giovani discuole locali. Al viaggio par-teciperanno l’assessore pro-vinciale Gianni Oliva, il sin-daco di Orbassano e ammi-nistratori dei comuni dellazona, rappresentanti del-l’Aned e del Comitato Colledel Lys e allievi dell’Istitutotecnico per le attività socia-li Santorre di Santarosa diTorino. Nel corrente anno scolasti-co, un gruppo di studentidell’Istituto collabora, in-sieme a studenti dell’ItisMajorana di Gurgliasco, aduna ricerca, promossa daAned, Comitato Colle delLys, Comitato “Nessun uo-mo è un’isola” rivolta ad in-dividuare le vittime italianetumulate nel cimitero diBirnau dando informazionealla famiglie sul possibileluogo di sepoltura.

Chiara Bertani(dirigente scolastico)

L’intensa testimonianza di Mauro BettiAderendo all’invito del-l’Unione universitari di Sienache avevano organizzato, nel-la facoltà di lettere, un in-contro-testimonianza (nelquale era impegnato ancheVittorio Meoni, partigiano epresidente dell’Istituto sto-rico della Resistenza sene-se), l’ex deportato politicoMauro Betti, del Consiglionazionale dell’Aned, ha il-lustrato con chiarezza e pas-sione la sua drammatica espe-rienza nei campi di stermi-nio nazisti: la vita sempre a ri-schio, la ferocia degli aguz-zini, la fame, la morte per as-sassinio, per tortura o sfini-mento nell’orrore del lager.Un lucido racconto sugli un-dici interminabili mesi tra-scorsi, giorno dopo giorno,in tre campi: Gross-Rosen,Flossemburg e Buchenvald. I giovani, attentissimi, glihanno rivolto una serie di si-gnificative domande, in unincontro vivo e incalzante du-rato oltre tre ore. Poi lo han-no attorniato accompagnan-dolo al circolo studentesco econtinuando a chiedere persapere, per conoscere e ap-profondire. È dovere di noisuperstiti – ha commentatoBetti – diffondere tra i gio-vani la verità, affinché il ne-gazionismo strisciante non

abbia nessuna possibilità diradicarsi. Un messaggio su-bito raccolto: “Quel che ci hatrasmesso non andrà perdu-to”, gli hanno infatti scrittogli stessi studenti in una ca-lorosa lettera. Eccola:“Caro Mauro, ci scusiamoveramente tanto per il ritardocon cui le inviamo il numerodi In piena facoltà, con l’ar-ticolo riguardante l’iniziati-va realizzata e il manifesto acolori. La ringraziamo di cuo-re per il libro che custodia-mo gelosamente nella sede.Ricordiamo ancora con pia-cere la chiacchierata che ab-biamo avuto e la sua incre-dibile umanità. Stia tranquilloe sicuro” – continua la lette-ra – “che ciò che ci ha tra-smesso non andrà perduto as-solutamente: tanti qui si so-no arricchiti e hanno capitocose che sui libri non sonoscritte. Faremo di tutto perfar stampare il libro anche aSiena con l’Università e pre-sentarlo in sede. Grazie an-cora per tutto” – conclude lalettera – “e speriamo di rive-derla quanto prima a Siena.Un abbraccio fortissimo.”L’Unione degli universitari.

Mauro Betti è autore del libro Buio e luce,edito dal Comune di Lerici.

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Indagate in Germania otto SS per la strage di S. Anna di Stazzema(f.g.) - I nomi di otto ap-partenenti alle SS, sospet-tati di aver preso parte al-l’eccidio di Sant’Anna diStazzema del 12 agosto1944 dove furono massa-crati 560 civili, fra cui don-ne, vecchi e bambini, sonostati iscritti nel registro de-gli indagati della Procurafederale di Stoccarda allafine dello scorso febbraio. La notizia è ufficiale, con-fermata dal portavoce del-l’ufficio inquirente, Eck-hard Maak. Gli otto, per ora a piede li-bero, sarebbero già statiascoltati da rappresentantidell’autorità giudiziaria ita-liana.Proprio dalle numerose sol-lecitazioni dell’Italia all’i-nizio del 2002, agenti del-l’investigazione tedescadell’Ufficio centrale diLudwisburg, incaricati deicrimini nazisti, hanno ac-cellerato la loro azionegiungendo a definire ungruppo di possibili respon-sabili.Un contributo indiretto eragiunto anche dalla rete te-levisiva tedesca Ard e dal-la giornalista Christian Kholche aveva mandato in ondanel 1999 inediti spezzonisulle stragi di Sant’Anna edi Marzabotto. Secondo Ard, il capo del

gruppo sarebbe tale GerhardSommer, 82 anni, di Am-burgo. Questi all’epoca deifatti era il comandante dicompagnia nel 25° Reg-gimento della 16a PanzerGrenadier-Division Reichs-fuerher SS, quella di cui fa-

ceva parte il battaglione in-caricato di colpire l’abita-to toscano. Fra le altre ex SS sottopo-ste all’inchiesta per valu-tare le eventuali responsa-bilità ci sono Horst Richter,allora sergente, oggi ot-tantenne di Berlino;Theodor Sasse, allora sot-totenente, 78 anni, diKriftel; Friedrich Cruse-mann, ex tenente, 78 anni

di Hamm; Alfred Leibslle,ex sergente, 80 anni, diTubingen. Si ignorano i nomi degli al-tri indagati. Sinora nessunresponsabile ha mai paga-to per questo eccidio. L’inchiesta, come semprein casi del genere, apparelunga e complessa. Giungeintanto notizia che il “boiadel Turchino” (59 fucilati),l’ufficiale SS Engel, ultra-novantenne, condannato il5 luglio scorso per “stragein condizioni di particola-re crudeltà” a 7 anni dal

Tribunale di Amburgo, siappresta a ricorrere in ap-pello e vive in libertà mal-grado non mai abbia datoun segno di pentimento.Del resto non è solo inGermania che le cose van-no a rilento: in Italia è an-cora incredibilmente fermoal Senato, dopo l’approva-zione in primavera allaCamera, il provvedimentoper dare il via alla Com-missione d’indagine sul-l’Armadio della Vergognadove erano stati seppellitinegli anni ‘60 per “ragion diStato” da esponenti del go-verno dell’epoca, 695 fa-scicoli sulle stragi naziste efasciste.

Dalla magistratura tedesca uno spiraglio di luce

Il 12 agosto 1944

furono massacrati560 civili,

in gran parte donne,vecchi

e bambini

Pietàe dolore per le lorovittime

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Facce dacarnefici

TEORICI DELLA RAPPRESAGLIA

Alcuni degli ufficiali nazisti che operavano in provincia di Bologna.Il primo a sinistra, nei documenti degli Us Archives è identificato come il “capitano Brandt”. Nella documentazione americana,in parte consegnata alle autoritàitaliane del tempo, ci sono anche le fotodi alcuni ufficiali tedeschi appartenentiai reparti che si resero responsabili dei delitti, giustificati sempre comeazioni contro i reparti partigiani. Nella foto grande, sotto:il giorno dopo la strage di S. Anna di Stazzema il parroco insieme adalcuni civili trova i corpi degli abitantitrucidati dai tedeschi.