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91 “Contact Zone”: i ruoli dei musei scientifici nella società contemporanea Livorno, 11-14 novembre 2014 a cura di Antonio Borzatti de Loewenstern, Anna Roselli, Elisabetta Falchetti MUSEOLOGIA SCIENTIFICA MEMORIE • N. 16/2017 • 91 - 96 I musei di storia naturale per l’inclusione sociale: esperienze con persone affette da Alzheimer Raffaella Grassi - Monica Lischi - Barbara Raimondi - Emanuela Silvi Museo di Storia Naturale del Mediterraneo, Via Roma, 234 I-57127 Livorno. E-mail: [email protected]; [email protected] Giuseppe Meucci - Daniela Bardini ASL 6 Livorno, Ambulatorio Disturbi Cognitivi – Unità Valutazione Alzheimer, Viale Alfieri, 34 I-57124 Livorno. Cinzia Bernini - Ilaria Polese Società Cooperativa Sociale Comunità Impegno, Via del Leone, 60 I-57122 Livorno. Patrizia Scaglia - Angela Dini Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa, Via Roma, 79 I–56011 Calci (Pisa). E-mail: [email protected], [email protected] Gloria Tognoni - Simona Cintoli - Irene Ghicopulos - Cristina Pagni Claudia Radicchi Unità di Neurologia dell’Azienda Universitaria Ospedaliera Pisana, Via Roma, 67 I-56126 Ilaria Gori Residenza Sanitaria Assistita “San Giuseppe”, Via Valtriani, 30 I-56025 Pontedera (PI) Carla Signorini Residenza Sanitaria Assistita “Dr. Giampieri”, Via Valdera, 4 I-56038 Ponsacco (PI) Roberta Vistorini Residenza Sanitaria Assistita “Villa Sorriso”, Viale Europa 4 I-56025 Pontedera (Pisa) RIASSUNTO Vengono presentate due esperienze in corso presso il Museo di Storia Naturale del Mediterraneo di Livorno e il Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa. Le due esperienze riguardano la realizzazione di incontri al Museo dedicati a persone affette da Alzheimer e a chi se ne prende cura. Queste prime sperimentazioni sono state accolte molto positivamente dai soggetti coinvolti e i due Musei intendono promuovere lo scambio di buone pratiche con altri musei scientifici. Parole chiave: musei, Alzheimer, pubblico, inclusione. ABSTRACT Museums of Natural History for social inclusion: two experiences with people afflicted by Alzheimer. This paper presents two ongoing experiences at the Natural History Museum of the Mediterranean of Livorno and at the Natural History Museum of University of Pisa. Both experiences deal with the meetings realized at the two Museums with people afflicted by the Alzheimer disease and their caregivers. At present these first experiences have been accepted very positively by the involved people. Both Museums intend to promote an exchange of good practices, on the basis of their experiences, potentially including in this mutual exchange also other science museums. Key words: museums, Alzheimer, publics, inclusion. ISSN 1972-6848 I MUSEI DI STORIA NATURALE PER L’INCLUSIONE SOCIALE: ESPERIENZE CON PERSONE AFFETTE DA ALZHEIMER

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“Contact Zone”: i ruoli dei musei scientifici nella società contemporanea Livorno, 11-14 novembre 2014

a cura di Antonio Borzatti de Loewenstern, Anna Roselli, Elisabetta Falchetti

MUSEOLOGIA SCIENTIFICA MEMORIE • N. 16/2017 • 91 - 96

I musei di storia naturale per l’inclusionesociale: esperienze con persone affette daAlzheimer

Raffaella Grassi - Monica Lischi - Barbara Raimondi - Emanuela SilviMuseo di Storia Naturale del Mediterraneo, Via Roma, 234 I-57127 Livorno. E-mail: [email protected];[email protected]

Giuseppe Meucci - Daniela BardiniASL 6 Livorno, Ambulatorio Disturbi Cognitivi – Unità Valutazione Alzheimer, Viale Alfieri, 34 I-57124 Livorno.

Cinzia Bernini - Ilaria PoleseSocietà Cooperativa Sociale Comunità Impegno, Via del Leone, 60 I-57122 Livorno.

Patrizia Scaglia - Angela DiniMuseo di Storia Naturale dell’Università di Pisa, Via Roma, 79 I–56011 Calci (Pisa). E-mail: [email protected], [email protected]

Gloria Tognoni - Simona Cintoli - Irene Ghicopulos - Cristina PagniClaudia RadicchiUnità di Neurologia dell’Azienda Universitaria Ospedaliera Pisana, Via Roma, 67 I-56126

Ilaria GoriResidenza Sanitaria Assistita “San Giuseppe”, Via Valtriani, 30 I-56025 Pontedera (PI)

Carla SignoriniResidenza Sanitaria Assistita “Dr. Giampieri”, Via Valdera, 4 I-56038 Ponsacco (PI)

Roberta VistoriniResidenza Sanitaria Assistita “Villa Sorriso”, Viale Europa 4 I-56025 Pontedera (Pisa)

RIASSUNTOVengono presentate due esperienze in corso presso il Museo di Storia Naturale del Mediterraneo di Livorno e ilMuseo di Storia Naturale dell’Università di Pisa. Le due esperienze riguardano la realizzazione di incontri alMuseo dedicati a persone affette da Alzheimer e a chi se ne prende cura. Queste prime sperimentazioni sonostate accolte molto positivamente dai soggetti coinvolti e i due Musei intendono promuovere lo scambio dibuone pratiche con altri musei scientifici.

Parole chiave:musei, Alzheimer, pubblico, inclusione.

ABSTRACTMuseums of Natural History for social inclusion: two experiences with people afflicted by Alzheimer.

This paper presents two ongoing experiences at the Natural History Museum of the Mediterranean of Livorno and at the NaturalHistory Museum of University of Pisa. Both experiences deal with the meetings realized at the two Museums with people afflicted by theAlzheimer disease and their caregivers. At present these first experiences have been accepted very positively by the involved people. BothMuseums intend to promote an exchange of good practices, on the basis of their experiences, potentially including in this mutual exchangealso other science museums.

Key words:museums, Alzheimer, publics, inclusion.

ISSN 1972-6848

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INTRODUZIONECon questo contributo vengono presentate due espe-rienze in corso presso il Museo di Storia Naturale delMediterraneo di Livorno e il Museo di Storia Naturaledell’Università di Pisa. Entrambe le strutture musealida sempre dedicano un’attenzione particolare a specia-li tipologie di pubblico e da anni sono impegnate inattività rivolte anche ai pubblici con cosiddetti “biso-gni speciali”. Le due esperienze riguardano la realizza-zione di incontri al museo dedicati a persone conAlzheimer e a chi se ne prende cura.La malattia di Alzheimer colpisce dal 2 al 5,8% dellapopolazione con età superiore ai 65 anni, per raggiun-gere il 15-20% negli ultra-ottantenni. Si tratta di unamalattia neurodegenerativa caratterizzata da deterio-ramento ingravescente delle capacità cognitive e dallacomparsa di disturbi comportamentali e dell’affettivitàche portano il malato a perdere le autonomie funzio-nali e alla impossibilità di mantenere rapporti congruicon l’ambiente circostante. Nella sua variante tipica lamalattia di Alzheimer si manifesta con preminentedeficit a carico della memoria, con progressivo interes-samento delle altre funzioni cognitive cui si associanodisturbi comportamentali e sintomi psichici. La malat-tia di Alzheimer ha un decorso estremamente variabilee individuale, in cui i fattori cognitivi, comportamen-tali e funzionali si intrecciano e si fondono: proprioper questo motivo il trattamento della demenzadovrebbe prevedere un approccio multidisciplinare.La ricerca medica, pur avendo acquisito un’enormemole di conoscenze sulla malattia, non ha ancora datorisposte farmacologiche efficaci alla sua cura. È quindinecessario un grande impegno per rinforzare gli inter-venti non farmacologici sia sul versante psicologico siasu quello sociale, a sostegno dei malati e delle lorofamiglie.Negli ultimi anni le terapie non farmacologiche sisono dimostrate clinicamente utili nel migliorare lostato funzionale del soggetto e nel diminuire i disturbicomportamentali, gravosa aggravante nella gestione edella convivenza quotidiana della malattia. Tali inter-venti si concentrano primariamente sugli aspetticognitivi e comportamentali tipici della demenza,secondo un’ottica che vede le modificazioni indottedal deterioramento cerebrale non come una perdita diinformazioni e di autonomia ma come una serie dirisorse e potenzialità residue ancora fruibili. L’intervento primario si focalizza così sul mantenimen-to di tali capacità residue attraverso occasioni di socia-lità in cui il malato può ritrovare identità e significatiche spesso non è in grado di recuperare spontanea-mente. Più che parlare di riabilitazione quindi è appro-priato parlare di attivazione cognitiva e di riappropria-zione della propria soggettività attraverso esperienzepiacevoli create ad hoc, creando occasioni per comu-nicare con il malato anche attraverso altre modalità (adesempio attraverso il linguaggio non verbale, la musi-

ca, l’arte) e a capire il suo linguaggio senza squalificar-lo totalmente come incomprensibile. La malattia di Alzheimer, inoltre, si configura comeuna malattia familiare, visto il forte coinvolgimentofamiliare nel trattare la malattia e nel sostenere il mala-to. La famiglia infatti è il luogo naturale della cura, siaintesa negli aspetti pratici e materiali, che in quelliaffettivi e supportivi. In questa logica si collocano i progetti museali dedicatia persone con Alzheimer.Il percorso museale può essere pensato come uno spa-zio informale per i malati e i loro caregiver, in cui tra-scorrere qualche ora insieme, socializzare, con la pre-senza di operatori esperti, riducendo in questo modol’isolamento sociale che spesso è condizione caratte-rizzante le famiglie di questi malati. Le attività propo-ste consentono al malato di esprimere le proprie abi-lità e le proprie emozioni in un contesto sicuro, ludicoe stimolante.Il coinvolgimento dei familiari può consentire dimigliorare il rapporto grazie alla condivisione dinuove esperienze e alla scoperta di nuove forme dicomunicazione; inoltre, per i caregiver è un’occasioneper tessere relazioni sociali con altre persone che con-dividono la medesima difficile esperienza, permetten-do così di uscire dal tabù e dall’isolamento che spessocirconda tale malattia, con un conseguente globalemiglioramento della qualità di vita (v. sito web 1).

DALL’ESPERIENZA DE “L’ARTE TRALE MANI”In questo contesto, nell’inverno 2013-2014, il perso-nale dei Servizi Educativi dei due Musei ha partecipa-to, presso il Museo Marino Marini di Firenze, al corsodi formazione dal titolo “L’arte tra le mani”, realizzatocon il sostegno della Regione Toscana, finalizzato allaformazione di operatori con abilità e competenze talida operare in contesti museali con persone affette daAlzheimer (Bucci et al., 2014). “L’Arte tra le mani”prende corpo in seguito alla precedente esperienza delprogetto “A più voci” realizzato a Palazzo Strozzi(Firenze) a partire dal 2011. L’esperienza di PalazzoStrozzi è stata fondamentale per far nascere un’inizia-tiva analoga anche al Museo Marini di Firenze, graziealla collaborazione tra l’associazione culturaleL’immaginario, che gestisce il Dipartimento Educativoe l’associazione culturale AnnA, composta da animato-ri, geriatri, psicologi ed educatori. In seguito a una prima sperimentazione, grazie alsostegno della Regione Toscana, il progetto vieneaperto a scala regionale con un corso di formazionespecifico rivolto ad educatori museali e geriatrici. Ilcorso si è svolto al Museo Marino Marini da novembre2013 a febbraio 2014.Il progetto si proponeva le seguenti finalità:- dare vita sul territorio toscano, in ambito museale, a

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una rete di proposte rivolte alle persone conAlzheimer e ai loro caregiver;- mettere a reddito le esperienze più complete e signi-ficative attivate in Toscana, come quella del progetto“A più voci” della Fondazione Palazzo Strozzi, percreare anche in piccoli musei diffusi sul territorio deipercorsi caratterizzati da modalità di approccio ade-guate alle persone con Alzheimer e ai loro caregiver,valorizzando di volta in volta le caratteristiche specifi-che di ciascun museo;- creare in diversi contesti museali occasioni percostruire, attraverso l’incontro con l’arte, nuovi modiper comunicare con le persone con Alzheimer e offrireloro la possibilità di esprimersi così come vogliono ecome possono;- far conoscere a un pubblico più vasto possibile lepotenzialità espressive delle persone con Alzheimer,così da restituire loro la dignità e un ruolo sociale chespesso hanno perduto e nel contempo offrire ai fami-liari la possibilità di comprendere il loro mondo.Il corso di formazione ha dato l’opportunità di osser-vare e partecipare alle attività con i pazienti affetti daAlzheimer condotte presso il Museo Marino Marini diFirenze. I partecipanti al corso inoltre hanno avuto la possibi-lità di progettare un percorso specifico per il propriomuseo, con il tutoraggio del personale coinvolto nellaformazione.In particolare, durante il corso è stata descritta lametodologia del TimeSlips e ne sono state osservate leapplicazioni durante gli incontri. Timeslips consiste inun programma di narrazione creativa ideato da AnnDavis Basting alla fine degli anni ’90 (Basting, 2009;Carli Ballola et al., 2010). Questo metodo aiuta le per-sone affette da demenza a esprimere la propria creati-vità attraverso la costruzione di storie. Piuttosto cheforzarle a ricordare, il programma le stimola a coltiva-re la propria immaginazione. Durante il processo crea-tivo queste persone riaffermano la propria umanitàattraverso le relazioni che stabiliscono con gli opera-tori, i familiari, gli amici.L’obiettivo è incoraggiare l’espressione creativa dicoloro che sono affetti da demenza e, allo stessotempo, far conoscere a un pubblico più vasto possibilele loro potenzialità creative. Questo restituisce a que-ste persone la dignità e un ruolo sociale che spessohanno perduto; contemporaneamente, offre a noi lapossibilità di comprendere il loro mondo.

DUE MUSEI: OBIETTIVI COMUNIDurante la prima fase di progettazione dei percorsi, idue Musei hanno avviato una riflessione comune sulruolo dei musei scientifici nel contesto dei progetti perpersone con Alzheimer e hanno definito alcuni obiet-tivi generali condivisi:- mettere a disposizione del territorio i propri patrimo-

ni culturali e le conoscenze e competenze in loro pos-sesso per interventi di sostenibilità sociale; - creare all’interno delle unità espositive più significa-tive spazi appositi, accoglienti e piacevoli dove realiz-zare attività di socializzazione e relazione;- rendere il museo un vero e proprio ambiente terapeu-tico che non si limita ad accogliere le persone affetteda Alzheimer, bensì diviene esso stesso una delleforme di terapia psicosociale;- creare una rete di relazioni tra soggetti museali ecoloro che lavorano con persone affette da Alzheimerper condividere competenze differenti nella progetta-zione di interventi efficaci.

IL PROGETTO “THEUTH”; MUSEO DI STORIA NATURALE DEL MEDITERRANEO DI LIVORNOIl Museo di Storia Naturale del Mediterraneo presentail progetto “Theuth - Percorsi al Museo per i malati diAlzheimer” in collaborazione con l’ASL 6 LivornoAmbulatorio Disturbi Cognitivi - Unità ValutazioneAlzheimer e la Cooperativa Sociale Impegno, che haattivi specifici Laboratori Alzheimer nell’ambito deiCentri diurni. La prima fase di sperimentazione è par-tita nel marzo 2014 e la proposta è divenuta stabile apartire dall’inizio dell’autunno 2014 (fig. 1). Fin dallafase di progettazione si è puntato sulla formazione diun partenariato efficace che mettesse in sinergia com-petenze e professionalità differenti: la Sezione ServiziEducativi del Museo di Storia Naturale delMediterraneo ha messo in campo operatori musealiappositamente formati che hanno collaborato con col-leghi in possesso di specifiche professionalità nelcampo della didattica museale; la supervisione di tuttoquanto pertinente gli aspetti medico-funzionali è statacondotta dall’Azienda USL 6 Livorno - AmbulatorioDisturbi Cognitivi, Unità Valutazione Alzheimer, edinfine la Coop Sociale Impegno che ha attive specifi-che esperienze nel campo dell’assistenza a pazientiaffetti da malattia di Alzheimer ed è incaricata da USLcome Struttura di Assistenza malati Alzheimer e cheha coperto l’importante ruolo di gestione e organizza-zione della logistica dei gruppi di anziani partecipantie ha preso parte agli incontri con operatori geriatrici.La fase di progettazione ha comportato che questisoggetti, così diversi per competenze e modalità ope-rative “si conoscessero”: sono stati effettuati alcuniincontri presso la struttura museale, nei quali sonostate definite le linee di intervento del progetto, gliobiettivi e, soprattutto, le modalità con cui si intende-va operare. Il progetto Theuth ha preso avvio nella sua fase opera-tiva con incontri mattutini a cadenza quindicinale chehanno avuto inizio nel marzo 2014: la fase sperimen-tale, volta a verificare l’effettiva possibilità di realizza-re gli incontri, calibrarne la durata e modulare il grup-

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po target, si è conclusa nel giugno 2014; gli incontrihanno avuto una durata media di circa 90 minuti. Apartire da settembre 2014 sono stati calendarizzatiincontri fino a dicembre dello stesso anno; entro lafine del mese di novembre 2014 sono stati calendariz-zati gli incontri per il primo semestre 2015, con l’in-tenzione di mettere a regime questa attività ed inserir-la a pieno titolo tra le proposte museali. Alla fine del-l’anno 2014 gli incontri sono stati in totale 15. Ogniincontro al museo è stato condotto da 2 operatorimuseali e 3-4 operatori geriatrici professionali, ognivolta è stato accolto un gruppo di anziani composto da7-10 unità. I partecipanti sono stati individuati nelgruppo di pazienti seguiti dalla Cooperativa Impegnonell’ambito degli atelier Alzheimer e il criterio di scel-ta si è basato sulla valutazione dello stato di avanza-mento della malattia. È stato verificato in analoghe spe-rimentazioni in ambito museale che l’efficacia terapeu-tica più evidente è stata ottenuta con pazienti il cuilivello di aggravamento della malattia è attestato sutenori medi (Basting, 2009). In questo contesto il “grup-po bersaglio” livornese è formato da persone anzianecon grado della malattia da medio ad avanzato.Il progetto ha previsto di intervenire in luoghi specificidei settori espositivi del Museo. Le aree/reperti ogget-to degli incontri sono state occasione di confronto traoperatori museali, operatori geriatrici e specialistidell’Unità Valutazione Alzheimer concordando divolta in volta eventuali aggiustamenti.Considerando le finalità degli incontri coniugate allemodalità espositive, sono stati ritenuti più adatti laSala del Mare con i grandi scheletri di cetacei e ilDiorama dei Tursiopi, nella Sala dell’Uomo il Dioramadell’Uomo di Neanderthal, il Diorama della CapannaNeolitica, la riproduzione della Grotta di Lascaux conpitture rupestri, l’Orto Botanico e l’annessa Area dellaFarmacoetnobotanica, sono stati interessati anchealcuni settori della sala di Geopaleontologia: questi

luoghi sono stati ritenuti contesti efficaci ad attivarepositivi stimoli intellettuali. L’idea di fondo è semprestata quella di creare prima di tutto un clima di fami-liarità e benessere condiviso: detto questo, l’operatoremuseale che conduceva gli incontri adottava modalitàespositive e conversazionali atte a sollecitare il piùpossibile la partecipazione attiva dei presenti.Durante gli incontri è stata sperimentata e applicata lametodologia TimeSlips e sono state utilizzate tecnichedi animazione che favoriscono l’espressività comuni-cativa. Gli incontri si sono conclusi, in alcuni casi, conun momento ricreativo durante il quale il gruppo si èrilassato con un piccolo coffe break prima di lasciare ilMuseo, pausa che è stata sempre ben accolta da tutti ipartecipanti. In alcuni casi si è deciso di dare seguito altema affrontato durante la visita al Museo attivandoesercizi artistici con specifiche tecniche e materialinaturali, presso gli atelier Alzheimer dellaCooperativa.Durante gli incontri al Museo, uno degli operatorimuseali ha curato la verbalizzazione cogliendo com-menti e interventi dei partecipanti e annotando varia-zioni evidenti del mood individuale. A conclusione delprimo anno di attività è possibile confermare che lamaggior parte dei partecipanti ha dimostrato undiscreto coinvolgimento durante gli incontri; gli ope-ratori geriatrici hanno riferito a più riprese cambia-menti positivi in alcuni partecipanti. Sono stati riferitieffetti positivi riscontrati durante e in un tempo imme-diatamente successivo all’attività museale e nello spe-cifico: evidente rilassamento e distensione muscolare,aumento della serenità e del buonumore, miglioramen-to della reattività e maggiore disponibilità a partecipa-re alle attività successive proposte, miglioramentodell’interazione e partecipazione conversazionale.Infine gli operatori geriatrici hanno confermato che lamaggior parte dei partecipanti ha chiesto a più ripresedi ripetere l’esperienza museale. Inoltre rilevante èquanto hanno riferito gli operatori geriatrici relativa-mente alla permanenza del ricordo dell’esperienza vis-suta al Museo che per alcuni pazienti si è protratta benoltre a quanto normalmente avviene.Se le esperienze consolidate in realtà museali di ambi-to artistico avevano già dimostrato la loro efficacia, èverosimile credere che anche le collezioni scientifichee i luoghi museali più strettamente connessi ai temidella “natura” e delle “scienze” possano rappresentareun’eccellente risorsa terapeutica non farmacologica:qui si sviluppano temi, ambienti e oggetti molto diver-si che seppur apparentemente slegati dalla familiaritàdel quotidiano, vi si riagganciano attraverso il filodella memoria e la costruzione di storie (Dudley,2010). A titolo d’esempio vale la pena richiamare unincontro al Museo dedicato al tema del corallo e dellesue tradizioni. Attraverso l’osservazione degli spetta-colari reperti naturali in collezione si è discusso dellemodalità di lavorazione di questo materiale, avendomodo di ammirare anche alcuni piccoli gioielli di raf-

Fig. 1. Gruppo di persone affette da Alzheimer

al Museo di Storia Naturale del Mediterraneo di Livorno.

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finata manifattura. Le immagini storiche mostratedall’operatore dei laboratori delle corallaie livornesi,attivi in città fino al 1957, hanno acceso frammenti diricordi, aperto la conversazione a ciò che resta nellamemoria di antichi mestieri e di parti della città oggiscomparse, facendo perfino affiorare con forza in unpartecipante, il ricordo struggente della madre, coral-laia di mestiere.

IL PROGETTO “LA NATURA TRA LEMANI”; MUSEO DI STORIA NATURALE DELL’UNIVERSITÀ DI PISAIl Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa hadato il via nel 2014 al progetto “La Natura tra le mani”,in collaborazione con l’Unità di Neurologiadell’Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana, con leResidenze Sanitarie Assistite “Villa Sorriso” e “SanGiuseppe” di Pontedera (PI) e con la ResidenzaSanitaria Assistita “ Dr. Giampieri” di Ponsacco (PI).La fase iniziale del progetto ha previsto la realizzazio-ne di sei incontri, nel periodo tra maggio e ottobre2014 (fig. 2). Durante gli incontri sono stati accoltidue gruppi distinti di persone: un gruppo di personeresidenti nelle tre R.S.A. della Valdera e un gruppo dipersone in cura presso l’Unità di Neurologiadell’Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana.Generalmente in ciascun incontro venivano accolti tra5 e 8 pazienti più i rispettivi caregiver (professionali ofamiliari); la composizione dei gruppi poteva variare divolta in volta a seconda delle esigenze delle strutture. Gli incontri avevano la durata di circa 2-3 ore e si sonosvolti nella fascia pomeridiana, dalle 15,00 alle 18,00 circa.Tutte le esperienze sono state concordate nel dettagliopreventivamente dagli operatori museali e dagli opera-tori geriatrici con la supervisione ed il contributo deimedici della Unità di Neurologia dell’Università di Pisa.Dal punto di vista organizzativo e metodologico èstato importante organizzare bene il contesto dove sisono svolte le attività. Ciascun incontro prevedeva l’ac-coglienza di un piccolo gruppo di anziani all’internodelle sale espositive del Museo. La scelta della sala incui organizzare l’incontro veniva concordata dagli ope-ratori museali con gli operatori geriatrici, tenendoconto di diversi fattori quali: la capacità evocativa dellesala/dei reperti, l’accessibilità, la luminosità, l’acustica.Ciascun incontro veniva poi condotto da almeno dueoperatori museali e due operatori geriatrici. Gli incon-tri erano scanditi da una articolazione simile:- accoglienza al Museo: in questa prima fase avvenival’accoglienza al Museo da parte degli operatori musealiin un apposito spazio predisposto all’interno delle sale;era importante spiegare chiaramente agli anziani checosa avrebbero fatto coinvolgendoli direttamente emettendoli a proprio agio nel contesto museale;- visita alla Sala: la seconda fase prevedeva una presen-tazione della Sala da parte dell’operatore museale e

una libera osservazione degli spazi e dei reperti daparte dei partecipanti, ognuno accompagnato dal pro-prio caregiver, dagli operatori geriatrici o dagli opera-tori museali; in questo modo i partecipanti avevanol’opportunità di osservare l’esposizione con i propritempi e modi e con la fondamentale mediazione delcaregiver che invitava all’osservazione dei reperti e allalibera espressione delle impressioni. In alcuni casi èstato previsto il supporto di suoni (versi degli animali,suoni della natura) e di modelli tattili;- timeslips: la terza fase prevedeva la libera espressionein gruppo del gradimento e delle impressioni suscitatedalla visita e la costruzione corale e guidata di una nar-razione o di una poesia ispirati alla sala/ai reperti tra-mite l’utilizzo della metodologia TimeSlips. Tutti icommenti e la narrazione venivano registrati daglioperatori in modo da tenere traccia di ciò che venivadetto da ciascuno;- conclusione: ciascun incontro si concludeva con lalettura della narrazione o della poesia, sottolineando ilrisultato e gratificando tutti i partecipanti per il contri-buto offerto. Infine veniva offerta una merenda cherappresentava un importante momento di condivisio-ne in un clima rilassato e piacevole. Nel corso del 2014 gli incontri si sono svolti nelleseguenti sale: Galleria storica, Galleria dei mammiferi,Sala dell’evoluzione geo-paleontologica del MontePisano, Sale dei dinosauri della Patagonia, Sala degliacquari, Galleria dei cetacei. Inoltre un incontro si èsvolto all’interno della mostra temporanea “Kenamum:l’undicesima mummia”. Le storie e le poesie realizzatedurante gli incontri sono state pubblicate sul sito inter-net del Museo all’indirizzo: Complessivamente gli incontri sono stati accoltimolto positivamente dai partecipanti; il livello di par-tecipazione all’attività di gruppo era molto soggettivoe relativo alla gravità della malattia e delle capacitàespressive degli anziani, tuttavia tutti i partecipantisono stati coinvolti nell’esperienza. In molti casi glistessi partecipanti hanno espresso la volontà di pren-dere parte nuovamente agli incontri presso il Museo. In questa prima fase sperimentale non è stato possibileattivare una valutazione strutturata dell’esperienza,tuttavia gli operatori geriatrici hanno osservato neipazienti un significativo miglioramento dell’umore edella qualità del sonno e una diminuzione degli stati diagitazione, sia nelle ore immediatamente successiveall’incontro che nei giorni successivi.Uno dei punti di forza del progetto si è rivelato lasinergia tra operatori museali e operatori geriatrici,che ha permesso di integrare diversi tipi di competen-ze nella progettazione e nella realizzazione degliinterventi.Inoltre il Museo di Storia Naturale si è rivelato un con-testo molto suggestivo e accogliente, che ha suscitatol’interesse dei partecipanti e ha favorito un clima dibenessere in cui realizzare le attività.

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CONCLUSIONI I progetti dedicati a persone con Alzheimer, organizzatipresso i due Musei di Storia Naturale, sono nati con l’ideadi mettere a disposizione del territorio il proprio patrimo-nio culturale e le proprie competenze per interventi disostenibilità sociale. Gli incontri avevano la finalità dioffrire contesti per creare nuove modalità per esprimersie comunicare e per mantenere le persone affette dademenza nelle trame delle relazioni sociali e culturali. Mentre è già dimostrato che l’interazione con l’arteporti una diminuzione dello stress e un miglioramentodella qualità delle relazioni, nell’ambito dei musei scien-tifici le sperimentazioni in tal senso sono ancora scarse.Rispetto a queste prime esperienze, le sperimentazioniche i due Musei stanno conducendo sembrano dimo-strare che anche altri ambiti museali, come quelli natu-ralistici, offrano spunti, luoghi e contesti efficaci adattivare tali stimoli. Le esperienze infatti sono stateaccolte positivamente sia dai pazienti che dai caregiver.Una prima valutazione informale, basata principalmen-

te sulle osservazioni dei pazienti da parte dei caregiver,ha riportato un riscontro positivo sugli incontri, chesono stati giudicati stimolanti e coinvolgenti, con unimpatto positivo sull’umore dei partecipanti.L’obiettivo futuro è quello di valutare nel tempo l’effi-cacia di tali interventi in termini di miglioramento delbenessere individuale, predisponendo degli strumentidi valutazione idonei da concordare e progettare conil personale medico specializzato (v. sito web 1).A tal fine le due strutture museali intendono attivare epromuovere lo scambio di buone pratiche e di validestrategie d’azione con l’obiettivo di condividere lemetodologie e di migliorare l’efficacia degli interventi(v. sito web 2).

BIBLIOGRAFIA

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Siti web (accessed 15/10/2016)

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2) TYGESSON J., 2012. Opening Doors to Memory andImagination. Creating a Museum Program for Peoplewith Memory Loss. http://www.opendoorstomemory.org/portfolio/resources/

Fig. 2. Intervista al Sig. Riccardo residente a

San Basilio.

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