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Avvenire 01/08/2013 Page : A23 Copyright © Avvenire January 8, 2013 11:24 am / Powered by TECNAVIA / HIT- Copy Reduced to 57% from original to fit letter page LA GRANDE SCRITTRICE Una delle massime autrici cattoliche di letteratura e teatro svela il suo progetto: un’opera sulla Passione dal libro «Morte di Adamo». «È il mio ultimo desiderio» fondatore del festival jazz di Montreux GINEVRA. Lo svizzero Claude Nobs, fondatore e direttore del prestigioso Festival Jazz di Montreux è in coma. Nobs (76 anni) è stato vittima di una caduta mentre praticava sci di fondo durante le feste di fine anno. L’incidente ha richiesto un intervento chirurgico nell’ospedale di Losanna (Chuv). la magnitudo del terremoto che ha sconquassato anche il loro paese. Eugenio, Luca, Doina e Matteo, dai 16 ai 22 anni, racconteranno in diretta la ricostruzione dal loro punto di vista. è «il più importante santo italiano, che merita tutta la nostra ammirazione per la sua modestia e per il suo sacrificio». Lo stesso Morricone aveva diretto il concerto nella Basilica di San Francesco in onda su Rai Uno a Natale. quest’anno nella Top Ten con un incasso complessivo di 31 milioni 418 mila euro, +31% rispetto ai tre film presenti nella Top Ten dello scorso anno. È boom però per i film italiani (e di coproduzione) che conquistano quest’anno una quota di mercato del 51,71% per biglietti venduti (lo scorso anno 34,02%) contro i film Usa sono La migliore offerta di Giuseppe Tornatore, che sebbene sia uscito nelle sale il 1 gennaio, è immediatamente balzato all’ottavo posto della classifica con un incasso, in soli sei giorni di programmazione, di 2,7 milioni di euro. «Quest’anno il cinema italiano si è presentato in maniera molto agguerrita e sono incassi comunque corposi (oltre 16 mln di Sherlock Holmes, oltre 14 mln de Il gatto con gli stivali e gli 11 di Vacanze di Natale a Cortina) quest’anno, invece, a superare i dieci milioni è solo Lo Hobbit: un viaggio inaspettato. Questa la classifica dei migliori incassi delle festività di quest’anno. Elena Bono: «A 91 anni sogno un film su Gesù» La storia raccontata dalla moglie di Pilato DI MASSIMILIANO CASTELLANI na notte che ero molto mala- ta, improvvisamente, aprii gli occhi e vidi di spalle, una fi- gura umana. Pensai sgomenta: hanno fat- to del male a quest’Uomo... Era al di là di un’inferriata. Lentamente volse il capo e mi guardò. Lo riconobbi: era Gesù flagellato. Il suo volto raccoglieva tutto il dolore del mon- do... Da quello sguardo è scaturito Morte di Adamo». È il racconto commosso di questa grande “signora dimenticata” della lettera- tura italiana che è Elena Bono. Una scrittri- ce da 91 anni «in ascolto della "Voce"», si definisce. «È quella “Voce” che mi presenta i personaggi dei miei libri e io ho so- lo il compito di de- cifrare i loro pensie- ri, le diverse lingue in cui si esprimono per poi trascriverle». Quella “Voce”, so- prattutto lo sguardo penetrante di quel Volto mai più di- menticato, ha cominciato a dialogare con lei da Morte d’Adamo, il suo «capolavoro as- soluto. In cui c’è qualcosa che va al di là del linguaggio capace delle più strane, labili e- vocazioni», come ebbe a scrivere recen- sendolo Emilio Cecchi. Romanzo edito da Garzanti nel 1956, «vent’anni in anticipo sul Quinto Evangelio di Mario Pomilio (pub- blicato nel 1975) e su tutto il filone da esso discendente delle riscritture della Buona Novella», spiega la sua mentore, Stefania Venturino, incessantemente attiva per la ri- scoperta e la valorizzazione dell’opera om- nia di Elena Bono la cui pubblicazione, a partire dagli anni ’80 ad oggi, si deve inte- ramente a Francangelo Scapolla e alla sua casa editrice Le Mani, di Recco. Morte di A- damo, è stato l’inizio del riconoscimento popolare, a livello europeo, della scrittrice laziale (nata a Sonnino), ligure di adozione. Un clamore però prontamente sedato, dal- U « l’oblìo ingiusto e pilotato da una critica e- stremamente politicizzata e poco attenta allo stile sensibile e alla voce, in questo ca- so narrativa, fuori dal coro della Bono. Ora a distanza di oltre mezzo secolo, nella sua casa-museo di Chiavari, ogni giorno colti- va quello che considera «l’ultimo grande desiderio di una vita»: portare quel roman- zo sul grande schermo. «Prima di morire ho voluto lasciare delle tracce per un film che si doveva fare tanto tempo fa, ma poi...», si ferma un attimo sconsolata, poi riprende il racconto con il solito piglio battagliero del- la “poetessa della Resistenza” che sull’Ap- pennino ligure correva in soccorso degli a- mici partigiani. «Quando al Teatro dei Sati- ri di Roma andò in scena con succes- soLa grande e la pic- cola morte, un mio dramma su Giovan- na d’Arco, il regista Paolo Paoloni mi chiese di scrivere la sceneggiatura per un film tratto da un racconto pubblica- to in Morte di Adamo. Doveva diventare un film, da intitolarsi La moglie del procurato- re. Cominciai a lavorarci su, poi mi fermai, forse perché ancora molto scottata dalla fi- ne che aveva fatta un altro mio dramma, l’Ippolito. Il commediografo Vittorio Calvi- no anche di quello voleva farne un film e mi assicurò che avrei avuto il diritto di re- visione sulla sceneggiatura una volta ter- minata. Ma non vidi mai nulla. Eppure alla fine da quel mio testo la Lux Film portò sul grande schermo Il lupo della Sila, con A- medeo Nazzari e Silvana Mangano». Film che non ebbe un grande successo di criti- ca, ma che al botteghino si segnalò come il terzo per incassi dell’anno 1949. «Beh – sor- ride disincantata la Bono – come sempre non ne ricavai neppure un centesimo, ma solo la mia buona dose di amarezza e di rim- pianto. Un giorno poi Luchino Visconti mi disse di essersi ispirato a l’Ippolito per Roc- co e i suoi fratelli». E se non è mai riuscita ad essere profeta in patria, anche in Inghil- terra le cose non andarono meglio. «Quan- do venne pubblicata l’edizione in inglese di Morte di Adamo, The widow of Pilate, la tra- duttrice, Isabel Quigly, una delle maggiori critiche cinematografiche di allora nel Re- gno Unito, pure lei mi propose di ricavarne un film. Addirittura si parlò di un cast fa- raonico con Laurence Olivier nella parte di Pilato, Vivien Leigh in quella della moglie Claudia Serena e Alec Guinness nei panni di Seneca. Ancora una volta mi ammalai gravemente e l’incontro fissato a Londra sfumò...». La Bono però non si è ancora da- ta per vinta. Da molti mesi, ogni mattina puntuale al suo scrittoio, nonostante la ce- cità che la costringe a dettare le ultime opere ad un’altra preziosissima collaboratrice, El- vira Landò, lavora a una sceneggiatura che con orgoglio annuncia: «L’ho appena com- pletata con 26 scene e i suoi 24 personag- gi». Ora però viene la parte più ardua, riu- scire a trovare un produttore che finanzi il progetto troppe volte saltato. «Non vorrei passare per una presuntuosa, ma invito pro- duttori, registi ed attori che ancora non lo conoscono a leggersi Morte di Adamo e poi capiranno perché in un tempo d’odio e di crisi, prima di tutto morale, come quello che stiamo vivendo, sarebbe importante farlo diventare un film, da mostrare a tutti e in particolare ai giovani». Per la versione cinematografica del suo romanzo ha le i- dee molto chiare, a cominciare dal cast. «Vorrei tanto ci fosse Alessandro Gassmann nella parte di Gesù, Beppe Fiorello in quel- la del Procuratore Pilato. Sergio Castellitto sarebbe perfetto per il mio Centurione. Quanto a Claudia Serena, il mio sogno è Sophia Loren. Alla regia vedrei bene quat- tro grandi maestri che sicuramente sa- prebbero darne una lettura profondamen- te spirituale: penso a Ermanno Olmi, Pupi Avati, Franco Zeffirelli e Giorgio Albertazzi. Sto esagerando?. No che non esagero...». Mentre il film rimane un desiderio, il suo Storia di un padre e di due figli è diventato un musical per la regia di Claudia Koll con i ragazzi della “Star Rose Academy” di Ro- ma. «La regista Gabriella Bairo Puccetti sta lavorando da tempo alla realizzazione di un film sulla Bono, mentre dall’Università Cat- tolica di Milano, grazie al prof. Giuseppe Langella e la ricercatrice Stefania Segatori, è stato avviato un progetto di riedizione cri- tica dell’opera omnia, a cominciare proprio da Morte di Adamo, spiega la Venturino. E in Spagna, all’Università di Siviglia, è in fa- se conclusiva un testo scritto a più mani, da docenti italiani e spagnoli, per un volume monografico che raccoglierà l’intera pro- duzione letteraria. «Tutto ciò mi riempie d’orgoglio – conclude la Bono – . Ma è quel film che vorrei tanto vedere con questi oc- chi stanchi... Dopo di che, il mio disegno di donna e di scrittrice si sarà davvero com- piuto». © RIPRODUZIONE RISERVATA «Lascio la sceneggiatura per una pellicola che si doveva già fare negli anni 50 con Laurence Olivier. Nel ruolo di Cristo oggi vedrei Alessandro Gassmann, alla regia Olmi» LE OPERE a moglie del Procuratore, è la nuova sceneggiatura del film che ho scritto ed è tratta dal racconto più lungo pubblicato in «Mor- te di Adamo» (Garzanti 1956; EmmE - Le Mani 1991). La trama è incentrata sulla vicenda terrena, e quindi anche politica, di Gesù di Nazareth, raccontata dalla mo- glie di Ponzio Pilato, Claudia Serena, in- vitata a Roma da Seneca, diversi anni do- po la morte suicida – confessa Claudia – del Procuratore». Così presenta la sua sceneggiatura inedita Elena Bono, nata a Sonnino nel 1921. Una delle maggiori voci della letteratura cattolica, autrice di poesie, romanzi, drammi, che ama dire di sé: «Sono l’autrice di un solo libro. Quello sulla Passione di Cristo che si rin- nova nella storia». Tutta la sua produ- zione poetica, che la critica ha distinto in tre principali filoni: quello cosiddetto o- rientale, quello religioso e quello del- l’impegno civile, è stata rieditata nel vo- lume «Poesie Opera Omnia nel 2007» (Ed. Le Mani). Nel 2011 ha terminato la tren- tennale trilogia «Uomo e superuomo» («Come un fiume come un sogno», «U- na valigia di cuoio nero»; «Fanuel Nuti- Giorni davanti a Dio, I e II tomo» am- bientato in Italia negli anni che vanno dal 1921 al 1958), considerata anch’essa un capolavoro assoluto sulla modernità, sull’eterna lotta fra il bene e il male che ciascuna epoca storica, e ciascuno di noi, è chiamato a sostenere. (M. Cast.) © RIPRODUZIONE RISERVATA L « Passione al cinema dal muto a Gibson l cinema era appena nato e gli ultimi giorni di Cristo erano già protagonisti sul grande schermo. Si intitola proprio Passione il primo film italiano dedicato a Gesù, realizzato nel 1900 da Luigi Topi ed Ezio Cristofori. Calvario è invece il titolo dei 950 metri di pellicola filmata nel 1911 da Ubaldo Maria Del Colle. Tableaux vivants, da archeologia del cinema, che oggi hanno un valore più che altro storico. Un successo molto più ampio e duraturo ebbe invece Golgota, girato da Julien Duvivier nel 1935. Il processo, la passione e la morte di Gesù Cristo, su una sceneggiatura del canonico Joseph Raymond, sono presentati con stile illustrativo e sentimentale. Di sacro autentico ce n’è poco, però negli anni 50 era un titolo immancabile delle sale italiane durante la Quaresima. Jean Gabin interpretava Pilato. Se Hollywood, prima di Gibson, si interesserà sopratutto a l’intera vita di Gesù, non si può dimenticare un titolo glorioso come La tunica di Henry Koster (1953), primo film in assoluto a essere girato in CinemaScope, che proprio dalla cima del Calvario prende le mosse. E a ben vedere la Via Crucis di Cristo ha un ruolo breve ma non secondario in Ben Hur. Per trovare però altri film dedicati esclusivamente alla Settimana Santa dobbiamo arrivare a un’altra pellicola celebre, Jesus Christ Superstar. La trasposizione cinematografica del 1973 del musical di Andrew Lloyd Webber e Tim Rice mescola (con molte libertà e licenze) i Vangeli all’anticonformismo pacifista della cultura hippy. Oggi è un cult, all’epoca al botteghino fu un mezzo fiasco. The Passion di Mel Gibson, del 2004 è invece il film che ha rilanciato il tema come di attualità. Estremo, scioccante, ma anche visivamente affascinante, è difficile parlarne in maniera oggettiva – e infatti ha suscitato reazioni diametralmente opposte, senza quasi posizioni intermedie. Ma che la storia continui suscitare interesse, ecco il recentissimo Su Re, presentato all’ultimo Festival di Torino convincendo critica e pubblico, ambientato da Giovanni Columbu in una Sardegna senza tempo ma con la memoria al Pasolini che ne La ricotta misurò tutta la distanza tra le Crocifissioni patinate di tanti film hollywoodiani e la Passione autentica di un povero Cristo. Alessandro Beltrami © RIPRODUZIONE RISERVATA I Dal primo film italiano dedicato a Gesù nel 1900 a «La ricotta» di Pasolini. Nel 1973 la versione musical di «Jesus Christ Superstar» Drammi e poesie in cerca del Divino La scrittrice Elena Bono, a destra, nella sua casa di Chiavari con l’assistente Stefania Venturino A Hollywood grandi kolossal da «La tunica» a «Ben Hur» sino a «The Passion» del regista australiano Il musical «Jesus Christ Superstar» «The Passion» di Mel Gibson

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LA GRANDESCRITTRICE

Una delle massimeautrici cattoliche diletteratura e teatrosvela il suo progetto:

un’opera sulla Passionedal libro «Morte diAdamo». «È il mioultimo desiderio»

MARTEDÌ8 GENNAIO 2013 23

Cade sugli sci, in coma Claude Nobsfondatore del festival jazz di Montreux

GINEVRA. Lo svizzero Claude Nobs, fondatore edirettore del prestigioso Festival Jazz di Montreux è incoma. Nobs (76 anni) è stato vittima di una cadutamentre praticava sci di fondo durante le feste di fineanno. L’incidente ha richiesto un intervento chirurgiconell’ospedale di Losanna (Chuv).

Sisma in Emilia,web radio di giovanidiventa serie Mtv

MODENA. Partiti conuna web radio nelnovembre scorso, alcuniragazzi di Cavezzo, tra icomuni più colpiti dalterremoto in Emilia,saranno protagonisti diuna serie televisiva diMtv. La serie, in onda dal14 gennaio nelpomeriggio, dal lunedì alvenerdì, si chiamerà«Radio Emilia 5.9», comela magnitudo delterremoto che hasconquassato anche illoro paese. Eugenio, Luca,Doina e Matteo, dai 16 ai22 anni, racconterannoin diretta laricostruzione dal loropunto di vista.

Morricone, branoper san Francescosu rivista dei frati

ASSISI. Un pentagrammacon le note esclusive di unacanzone dedicata al Santo diAssisi: è la copertina cheEnnio Morricone hadisegnato per il numero inedicola in gennaio dellarivista «San Francesco», deifrati del Sacro Convento diAssisi. La stessapubblicazione ricorda che,secondo il compositorepremio Oscar, San Francescoè «il più importante santoitaliano, che merita tutta lanostra ammirazione per lasua modestia e per il suosacrificio». Lo stessoMorricone aveva diretto ilconcerto nella Basilica di SanFrancesco in onda su RaiUno a Natale.

Box office festivo in calo, ma all’Italia va il 50%conti fatti, forse poteva andarepeggio. Il periodo di Natale (dal

13 dicembre al 6 gennaio) ha fattosegnare -7,79% di biglietti venduti emeno 3.156.000 di incassi, pari a uncalo del 4%. Un andamento che«evidenzia – secondo Cinetel – unaminore capacità di richiamo esercitatacomplessivamente dall’offerta di filmproposta al pubblico nelle festività diquest’anno». Nei due soli giorni diNatale e Santo Stefano il calo è statodel 25%. Cinque i film italiani presentiquest’anno nella Top Ten con unincasso complessivo di 31 milioni 418mila euro, +31% rispetto ai tre filmpresenti nella Top Ten dello scorsoanno. È boom però per i film italiani (edi coproduzione) che conquistanoquest’anno una quota di mercato del51,71% per biglietti venduti (lo scorsoanno 34,02%) contro i film Usa sono

al 28,36% (lo scorso anno 35,38%). Dasegnalare tra l’altro la performance deLa migliore offerta di GiuseppeTornatore, che sebbene sia uscitonelle sale il 1 gennaio, èimmediatamente balzato all’ottavoposto della classifica con un incasso, insoli sei giorni di programmazione, di2,7 milioni di euro. «Quest’anno ilcinema italiano si è presentato inmaniera molto agguerrita e

nonostante sia stato un annodominato dalla crisi e siano staterealizzate meno pellicole, quelleitaliane hanno trovato un grandeconsenso al botteghino» hacommentato il critico cinematograficoGian Luigi Rondi. Spicca quest’anno laNuova Zelanda (Lo Hobbit) con unaquota di mercato del 17,68%, mentrelo scorso anno una quota importanteera della Gran Bretagna (SherlockHolmes: Gioco di ombre) con il 25,17%.Se l’anno scorso ai prime tre posti cisono incassi comunque corposi (oltre16 mln di Sherlock Holmes, oltre 14mln de Il gatto con gli stivali e gli 11 diVacanze di Natale a Cortina)quest’anno, invece, a superare i diecimilioni è solo Lo Hobbit: un viaggioinaspettato. Questa la classifica deimigliori incassi delle festività diquest’anno.

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Elena Bono: «A 91 anni sognoun film su Gesù»La storia raccontata dalla moglie di PilatoDI MASSIMILIANO CASTELLANI

na notte che ero molto mala-ta, improvvisamente, aprii gliocchi e vidi di spalle, una fi-

gura umana. Pensai sgomenta: hanno fat-to del male a quest’Uomo... Era al di là diun’inferriata. Lentamente volse il capo e miguardò. Lo riconobbi: era Gesù flagellato. Ilsuo volto raccoglieva tutto il dolore del mon-do... Da quello sguardo è scaturito Morte diAdamo». È il racconto commosso di questagrande “signora dimenticata” della lettera-tura italiana che è Elena Bono. Una scrittri-ce da 91 anni «in ascolto della "Voce"», sidefinisce. «È quella “Voce” che mi presentai personaggi deimiei libri e io ho so-lo il compito di de-cifrare i loro pensie-ri, le diverse linguein cui si esprimonoper poi trascriverle».Quella “Voce”, so-prattutto lo sguardopenetrante di quelVolto mai più di-menticato, ha cominciato a dialogare con leida Morte d’Adamo, il suo «capolavoro as-soluto. In cui c’è qualcosa che va al di là dellinguaggio capace delle più strane, labili e-vocazioni», come ebbe a scrivere recen-sendolo Emilio Cecchi. Romanzo edito daGarzanti nel 1956, «vent’anni in anticipo sulQuinto Evangelio di Mario Pomilio (pub-blicato nel 1975) e su tutto il filone da essodiscendente delle riscritture della BuonaNovella», spiega la sua mentore, StefaniaVenturino, incessantemente attiva per la ri-scoperta e la valorizzazione dell’opera om-nia di Elena Bono la cui pubblicazione, apartire dagli anni ’80 ad oggi, si deve inte-ramente a Francangelo Scapolla e alla suacasa editrice Le Mani, di Recco. Morte di A-damo, è stato l’inizio del riconoscimentopopolare, a livello europeo, della scrittricelaziale (nata a Sonnino), ligure di adozione.Un clamore però prontamente sedato, dal-

U«l’oblìo ingiusto e pilotato da una critica e-stremamente politicizzata e poco attentaallo stile sensibile e alla voce, in questo ca-so narrativa, fuori dal coro della Bono. Oraa distanza di oltre mezzo secolo, nella suacasa-museo di Chiavari, ogni giorno colti-va quello che considera «l’ultimo grandedesiderio di una vita»: portare quel roman-zo sul grande schermo. «Prima di morire hovoluto lasciare delle tracce per un film chesi doveva fare tanto tempo fa, ma poi...», siferma un attimo sconsolata, poi riprende ilracconto con il solito piglio battagliero del-la “poetessa della Resistenza” che sull’Ap-pennino ligure correva in soccorso degli a-mici partigiani. «Quando al Teatro dei Sati-

ri di Roma andò inscena con succes-soLa grande e la pic-cola morte, un miodramma su Giovan-na d’Arco, il registaPaolo Paoloni michiese di scrivere lasceneggiatura perun film tratto da unracconto pubblica-

to in Morte di Adamo. Doveva diventare unfilm, da intitolarsi La moglie del procurato-re. Cominciai a lavorarci su, poi mi fermai,forse perché ancora molto scottata dalla fi-ne che aveva fatta un altro mio dramma,l’Ippolito. Il commediografo Vittorio Calvi-no anche di quello voleva farne un film emi assicurò che avrei avuto il diritto di re-visione sulla sceneggiatura una volta ter-minata. Ma non vidi mai nulla. Eppure allafine da quel mio testo la Lux Film portò sulgrande schermo Il lupo della Sila, con A-medeo Nazzari e Silvana Mangano». Filmche non ebbe un grande successo di criti-ca, ma che al botteghino si segnalò come ilterzo per incassi dell’anno 1949. «Beh – sor-ride disincantata la Bono – come semprenon ne ricavai neppure un centesimo, masolo la mia buona dose di amarezza e di rim-pianto. Un giorno poi Luchino Visconti midisse di essersi ispirato a l’Ippolito per Roc-

co e i suoi fratelli». E se non è mai riuscitaad essere profeta in patria, anche in Inghil-terra le cose non andarono meglio. «Quan-do venne pubblicata l’edizione in inglese diMorte di Adamo, The widow of Pilate, la tra-duttrice, Isabel Quigly, una delle maggioricritiche cinematografiche di allora nel Re-gno Unito, pure lei mi propose di ricavarneun film. Addirittura si parlò di un cast fa-raonico con Laurence Olivier nella parte diPilato, Vivien Leigh in quella della moglieClaudia Serena e Alec Guinness nei pannidi Seneca. Ancora una volta mi ammalaigravemente e l’incontro fissato a Londrasfumò...». La Bono però non si è ancora da-ta per vinta. Da molti mesi, ogni mattinapuntuale al suo scrittoio, nonostante la ce-cità che la costringe a dettare le ultime operead un’altra preziosissima collaboratrice, El-vira Landò, lavora a una sceneggiatura checon orgoglio annuncia: «L’ho appena com-pletata con 26 scene e i suoi 24 personag-gi». Ora però viene la parte più ardua, riu-

scire a trovare un produttore che finanzi ilprogetto troppe volte saltato. «Non vorreipassare per una presuntuosa, ma invito pro-duttori, registi ed attori che ancora non loconoscono a leggersi Morte di Adamo e poicapiranno perché in un tempo d’odio e dicrisi, prima di tutto morale, come quelloche stiamo vivendo, sarebbe importantefarlo diventare un film, da mostrare a tuttie in particolare ai giovani». Per la versionecinematografica del suo romanzo ha le i-dee molto chiare, a cominciare dal cast.«Vorrei tanto ci fosse Alessandro Gassmannnella parte di Gesù, Beppe Fiorello in quel-la del Procuratore Pilato. Sergio Castellittosarebbe perfetto per il mio Centurione.Quanto a Claudia Serena, il mio sogno èSophia Loren. Alla regia vedrei bene quat-tro grandi maestri che sicuramente sa-prebbero darne una lettura profondamen-te spirituale: penso a Ermanno Olmi, PupiAvati, Franco Zeffirelli e Giorgio Albertazzi.Sto esagerando?. No che non esagero...».

Mentre il film rimane un desiderio, il suoStoria di un padre e di due figli è diventatoun musical per la regia di Claudia Koll coni ragazzi della “Star Rose Academy” di Ro-ma. «La regista Gabriella Bairo Puccetti stalavorando da tempo alla realizzazione di unfilm sulla Bono, mentre dall’Università Cat-tolica di Milano, grazie al prof. GiuseppeLangella e la ricercatrice Stefania Segatori,è stato avviato un progetto di riedizione cri-tica dell’opera omnia, a cominciare proprioda Morte di Adamo, spiega la Venturino. Ein Spagna, all’Università di Siviglia, è in fa-se conclusiva un testo scritto a più mani, dadocenti italiani e spagnoli, per un volumemonografico che raccoglierà l’intera pro-duzione letteraria. «Tutto ciò mi riempied’orgoglio – conclude la Bono – . Ma è quelfilm che vorrei tanto vedere con questi oc-chi stanchi... Dopo di che, il mio disegno didonna e di scrittrice si sarà davvero com-piuto».

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«Lascio la sceneggiatura peruna pellicola che si doveva giàfare negli anni 50 conLaurence Olivier. Nel ruolo diCristo oggi vedrei AlessandroGassmann, alla regia Olmi»

LE OPERE

a moglie del Procuratore, è lanuova sceneggiatura del filmche ho scritto ed è tratta dal

racconto più lungo pubblicato in «Mor-te di Adamo» (Garzanti 1956; EmmE - LeMani 1991). La trama è incentrata sullavicenda terrena, e quindi anche politica,di Gesù di Nazareth, raccontata dalla mo-glie di Ponzio Pilato, Claudia Serena, in-vitata a Roma da Seneca, diversi anni do-po la morte suicida – confessa Claudia –del Procuratore». Così presenta la suasceneggiatura inedita Elena Bono, nataa Sonnino nel 1921. Una delle maggiorivoci della letteratura cattolica, autrice dipoesie, romanzi, drammi, che ama diredi sé: «Sono l’autrice di un solo libro.Quello sulla Passione di Cristo che si rin-

nova nella storia». Tutta la sua produ-zione poetica, che la critica ha distinto intre principali filoni: quello cosiddetto o-rientale, quello religioso e quello del-l’impegno civile, è stata rieditata nel vo-lume «Poesie Opera Omnia nel 2007» (Ed.Le Mani). Nel 2011 ha terminato la tren-tennale trilogia «Uomo e superuomo»(«Come un fiume come un sogno», «U-na valigia di cuoio nero»; «Fanuel Nuti-Giorni davanti a Dio, I e II tomo» am-bientato in Italia negli anni che vannodal 1921 al 1958), considerata anch’essaun capolavoro assoluto sulla modernità,sull’eterna lotta fra il bene e il male checiascuna epoca storica, e ciascuno di noi,è chiamato a sostenere. (M. Cast.)

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Passione al cinema dal muto a Gibson

l cinema era appena nato e gli ultimigiorni di Cristo erano già protagonistisul grande schermo. Si intitola proprio

Passione il primo film italiano dedicato aGesù, realizzato nel 1900 da Luigi Topi edEzio Cristofori. Calvario è invece il titolodei 950 metri di pellicola filmata nel 1911da Ubaldo Maria Del Colle. Tableauxvivants, da archeologia del cinema, cheoggi hanno un valore più che altro storico.

Un successo molto più ampio e duraturoebbe invece Golgota, girato da JulienDuvivier nel 1935. Il processo, la passione ela morte di Gesù Cristo, su unasceneggiatura del canonico JosephRaymond, sono presentati con stileillustrativo e sentimentale. Di sacroautentico ce n’è poco, però negli anni 50era un titolo immancabile delle saleitaliane durante la Quaresima. Jean Gabininterpretava Pilato. Se Hollywood, prima diGibson, si interesserà sopratutto a l’interavita di Gesù, non si può dimenticare untitolo glorioso come La tunica di HenryKoster (1953), primo film in assoluto aessere girato in CinemaScope, che propriodalla cima del Calvario prende le mosse. Ea ben vedere la Via Crucis di Cristo ha unruolo breve ma non secondario in Ben Hur.Per trovare però altri film dedicatiesclusivamente alla Settimana Santadobbiamo arrivare a un’altra pellicolacelebre, Jesus Christ Superstar. Latrasposizione cinematografica del 1973 delmusical di Andrew Lloyd Webber e TimRice mescola (con molte libertà e licenze) iVangeli all’anticonformismo pacifista dellacultura hippy. Oggi è un cult, all’epoca albotteghino fu un mezzo fiasco. ThePassion di Mel Gibson, del 2004 è invece ilfilm che ha rilanciato il tema come diattualità. Estremo, scioccante, ma anchevisivamente affascinante, è difficileparlarne in maniera oggettiva – e infatti hasuscitato reazioni diametralmente opposte,

senza quasi posizioni intermedie. Ma chela storia continui suscitare interesse, ecco ilrecentissimo Su Re, presentato all’ultimoFestival di Torino convincendo critica epubblico, ambientato da GiovanniColumbu in una Sardegna senza tempo macon la memoria al Pasolini che ne La ricottamisurò tutta la distanza tra le Crocifissionipatinate di tanti film hollywoodiani e laPassione autentica di un povero Cristo.

Alessandro Beltrami© RIPRODUZIONE RISERVATA

I

Dal primo film italiano dedicato a Gesù nel 1900 a «La ricotta» di Pasolini. Nel 1973 la versione musical di «Jesus Christ Superstar»

Drammi e poesie in cerca del Divino

La scrittrice ElenaBono, a destra, nellasua casa di Chiavari

con l’assistenteStefania Venturino

A Hollywood grandi kolossal da «La tunica» a «Ben Hur» sino a «The Passion» del regista australiano

Il musical «Jesus Christ Superstar»

«The Passion» di Mel Gibson