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La letteratura storica di Firenze, nata quasi insieme colla città, e meravigliosamente arricchitasi nel corso dei secoli, s'è ai nostri giorni accresciuta di due nuovi libri per diverse ragioni commendevoli: la Storia deitaRepubblica di Firenze, diGinoCap- poni; e l'Histoire de Fiorente, di Francesco Tommaso Perrens. Ma se il libro del gentiluomo fiorentino è un bel monumento let- terario, e poi tempi meno antichi un fedele e vivace ritratto della vita civile e morale della Repubblica fiorentina; e se a quello del professore francese devesi dar lode d'opera diligente ed erudita, di narrazione copiosa, non che d'arguta osservazioni o di giudizi originali; pure mi sembra che né questo qullo abbiano studiato di proposito sufficientemente illuminati i tempi antichissimi di Firenze, né le tradizioni mitiche popolari e storiche del suo na- scimento, né le origini e le fonti della sua storiografia primitiva. Per verità, l'argomento è difficile e incertissimo; ma non può ne- garsi ch'esso abbia per la scienza una singolare attrattiva; impe- rocchò il nome glorioso e la storia divulgatissima di Firenze sono un incitamento quasi irresistibile a ricercare più addentro le parti meno noie di essa storia, e a studiare, per quanto è possibile, nei primi germi, nei moti più elementari, nelle fibre più intime, le ori- gini e le ragioni d'una vita tanto rigogliosa, d'una gloria tanto sparsa e tanto sopravvivente. A cosiffatto argomento s'è ora volta con molto zelo l'erudizione tedesca; e a noi gidva tener contò delle nuove indagini, e studiare le questioni che se ne svolgono; im- perocchè, qualunque sia per essere il giudizio definitivo, la discus- sione leale delle controversie e dei problemi storici è sempre, per gli uomini di buona fede e per i critici imparziali, un accrescimento . di scienza, un avvicinamento alla desiderata ricerca del vero. Con questo fine, come altre volte compilai per l'Archivio Storico ha- liane gli " Studi sulle fonti della storia fiorentina ; cosl do oggi ;. I IIIIIIIIIIIIIIIDIIIIIII 11110 k. IL 0000005578610 I TIT

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Page 1: I IIIIIIIIIIIIIIIDIIIIIII 11110bibnum.enc.sorbonne.fr/omeka/files/original/d43a2ace5573b18fcb82… · TIT-4--relazione dun libro del dott. Ottone J-Iartwig, bibliotecario cliI-lalle,

La letteratura storica di Firenze, nata quasi insieme collacittà, e meravigliosamente arricchitasi nel corso dei secoli, s'è ainostri giorni accresciuta di due nuovi libri per diverse ragionicommendevoli: la Storia deitaRepubblica di Firenze, diGinoCap-poni; e l'Histoire de Fiorente, di Francesco Tommaso Perrens.Ma se il libro del gentiluomo fiorentino è un bel monumento let-terario, e poi tempi meno antichi un fedele e vivace ritratto dellavita civile e morale della Repubblica fiorentina; e se a quello delprofessore francese devesi dar lode d'opera diligente ed erudita,di narrazione copiosa, non che d'arguta osservazioni o di giudizioriginali; pure mi sembra che né questo né qullo abbiano studiatodi proposito né sufficientemente illuminati i tempi antichissimi diFirenze, né le tradizioni mitiche popolari e storiche del suo na-scimento, né le origini e le fonti della sua storiografia primitiva.Per verità, l'argomento è difficile e incertissimo; ma non può ne-garsi ch'esso abbia per la scienza una singolare attrattiva; impe-rocchò il nome glorioso e la storia divulgatissima di Firenze sonoun incitamento quasi irresistibile a ricercare più addentro le partimeno noie di essa storia, e a studiare, per quanto è possibile, neiprimi germi, nei moti più elementari, nelle fibre più intime, le ori-gini e le ragioni d'una vita tanto rigogliosa, d'una gloria tantosparsa e tanto sopravvivente. A cosiffatto argomento s'è ora voltacon molto zelo l'erudizione tedesca; e a noi gidva tener contò dellenuove indagini, e studiare le questioni che se ne svolgono; im-perocchè, qualunque sia per essere il giudizio definitivo, la discus-sione leale delle controversie e dei problemi storici è sempre, pergli uomini di buona fede e per i critici imparziali, un accrescimento .di scienza, un avvicinamento alla desiderata ricerca del vero. Conquesto fine, come altre volte compilai per l'Archivio Storico ha-liane gli " Studi sulle fonti della storia fiorentina ; cosl do oggi

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-4--relazione d'un libro del dott. Ottone J-Iartwig, bibliotecario cliI-lalle,che s'intitola " Fonti e ricerche sulla più antica storia della cittàdi Firenze,;; il quale libro, pubblicato in due tempi, nel 1873 enel 1880, spartito in due torni e in otto capitoli, si compone in partedi materiali antichi novarnente editi, in parte di studi originalidell'editore. Il mio intendimento bensi non è di fare un esame cri-tico intimo e minuto di questo.libro; mancandomi a ciò sufficientepreparazione di studi speciali, e tempo disponibile; ma si di darneun resoconto sommario, segnalandone i punti più ragguardevoli opiù discutibili, e facendovi sopra qualche osservazione dove mivenga opportuna. E perché la relazione sia più fedele, seguiteràl'ordine e le partizioni assegnate dall'autore.

I. Sanzanomis Gesta Florentinorwm. ( Parte I, pag. iri-xv, e1-34). li Sanzanome è il più antico scrittore di storia fiorentina,di cui sia noto il nome. L'opera sua comincia dalle origini dellacittà, ma più specialmente, dall'abbattimento di Fiesole e dallaunione di questa con Firenze (:1125), cwn (dice egli stesso) eùoccasione Florentia sarnpstsset ortginern (pag. 2); e va sino al-l'anno 1231. Chi era il Sanzanomc 9i Già il Milanesi (1) aveva dettoessere ignoto" di chi fosse figliuolo, da qual famiglia nascesse, edin che luogo ; ma l'aveva supposto non fiorentino, e "-venuto,già uomo fatto, ad abitate in Firenze da qualche terra o castellodel suo territorio ,; e aveva affermato essere egli giudice e notaio,e riferite varie menzioni di questo nome in documenti fiorentinidal 1200 al 1226. Più minute ricerche ha fatto intorno a ciò ildott. 1-Iartwig, ma senza un resultato più definitivo; se non forse,qualche nuova citazione di documenti, e la congettura che il San-zanome possa essere nativo delle parti di San Miniato al Tedesco;

imperocchò si hanno notizie precise d'una famiglia Sanzanome,che aveva possedimenti trai confini di.' Firenze e di Samminia-to (pag. v). Contentiamoci dunque per ora di sapere che il Sanza-nome; per sua propria testimonianza, si trovò presente alla guerradi Semifonte nel 1202, e di Moutalto nel 1207; che il nome suotrovasi menzionato nei documenti dal 1199 al 1245, con qualcheprobabilità che riferiscasi a una sola e identica persona; e che, sei documenti ci danno notizia d'un Sanzanome giudice e notaio, talecondizione di lui è pur confermata dalla forma e dal carattere dei

(I) Docum. di slor. ud. pubbl. dalla R. Dcputa2. di Storia Paria per lo

provincie di Toscana, Umbria e Marche, voi. VI, pag. 120-21,

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suoi Gesta, che lo rivelano educato alle scuole rettorico-giuridi-che del tempo, dove s'insegnava l'A.rs dietandi, e donde uscivanocancellieri e storici e letterati, come, per tacere d'altri minori,Buoncompagno fiorentino e Brunetto Latini.

I Gesta del Sanzanòme furono già sentenziati dal Sig. PaoloScheflbr-l3oiehorst, in poche paginette dei suoi florentinei' Sta-dica (pag. 250-259), come una fatica rettorica nulla più, e da nontenersi in conto di una vera e propria storia; ma il dott. Iiartwigcon molta calma e con critica stringente ribatte punto per puntotale giudizio troppo sfavorevole; e delinea egregiamente il carat-tere dell'opera del Sanzanome. I Gesta sono il primo tentativo diuna storia di Firenze fatta metodicamente e in forma letteraria;e basta questa considerazione per rilevarne tutta l'importanzasotto il rispetto storico-letterario. Vero è che il Sanzanome tace dimolti fatti; che s'occupa delle guerre coi vicini, nè dà alcuna no-tizia della costituzione interna della città; che non di rado la ret-torica soverchiante nuoce alla schiettezza del racconto ; ma èanche certo che narra i fatti con verità, e ne rivela alcuni non co-nosciuti per altre fonti; e il suo racconto è di tal fatta, non escluselefronderettoriche, che dipinge bene il carattere politicodella cittàe dello scrittore. E se anche i Gesta del Sanzanome ebbero poca opunta influenza sopra la storiografia fiorentina del secolo succes-sivo, non per questo apparisce meno degno di considerazione talefenomeno letterario nella sua solitaria apparizione; e resta, comebene osserva il dott. Hartwig, "un mirabile monumento della cul-tura di Firenze, che già a quei tempi era assai estesa » (pag. xrn).

L'unico Ms. dei Gesta del Sanzanome si conserva nella Bi-blioteca Nazionale di Firenze (1), ed è del secolo XIII; non auto-grafo, ma sincrono o quasi. L'edizione dell'Hartwig è condot-ta sopra una copia diligentissima fattane da Alessandro Ghe-rardi, aggiuntevi in nota alcune varianti da una copia fatta fareantecedentemente dal Pertz: il quale " apparato critico, sciupato• per due copie del secolo XIX, mentre l'editore avrebbe potuto e• dovuto riscontrare caso per caso la vera lezione nel testo origi-• nano ,; dissi altra volta (2), e ripeto ora senza mutarci unalinea, che mi sembra inopportuno. E quasi superfluo, poi lettoriitaliani, aggiungere che un'altra edizione dei Gesta, venuta in luce

(1) Nagliabechiano Strozziano, ci. XXV, cod. 574 ora Classe lI, I'alch. Il,n. 12L Memb, di e. 8, mutilo in fine.

() Nella Rivista Europea di A. Dcgubernatis, fase, del settembre 1876.

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poco dopo questa dell'T-fartwig ma stampata assai tempo innanzi,fu inserita nel sesto volume dei Documenti di storia italiana (1),pubblicati dalla Deputazione toscana di storia patria, e n'ebbecura Gaetano Milanesi.

I!. Chronica de origine eivitatis. (Parte I, p. xv-xurT, e 37-65).Se i Gesta del Sanzanome sono - il più antico racconto di sto-ria fiorentina in forma metodica e letteraria, nella Chroniea deorigine cinitatis ravvisa il dott. Hartwig la compilazione piùantica (anteriore anche al Sanzanome che l'avrebbe usufruita)di quelle novelle " dei Troiani di Fiesole e di Roma ,,, accen-nate da Dante .e riferite dal Malespini e dal Villani. Egli nericava il titolo da una Deseriptio Florentiae del 1339, edita dalMansi (2): altre ricompilazioni la chiamano Memoria del nasci-mento di Firenze. Questi determinati accenni servono a dare allaChroniea una certa individualità; e inducono l'editore a ricercareda chi e quando sia stata composta; ed è giustizia dire che le ri-cerche sono fatte con minuta diligenza e non senza acume; ben-ché i resultati ne siano molto vaghi ed incerti. Ma che siano talinon deve fare meraviglia, anzi a me pare che non possa esserealtrimenti; quando penso quanto mal definita e mal definibile siala personalità di simili goffe e scempiate compilazioni di favole dileggende e di tradizioni popolari, senz'alcuna impronta di origi-nalità individuale, senz'ombra di critica o di lavoro riflessivo,senza niuna arte letteraria. Crede l'Hartwig (per vari argomenti,uno dei quali discuterò più tardi) che l'autore di questa Chronieasia vissuto tra il secolo XII e il XIII, e l'abbia scritta ai primi diquesto secolo: bensi il nome di lui era già ignoto al finire di essosecolo XIII, e le più antiche compilazioni che ci rimangono dellati/ironica di poco precedono il XIV. Crede anche che fosse uomodotto e avesse letto molti libri, e cita le sue fonti principali; e, qui,pur non convenendo in questa attribuzione di meriti scientifici al-l'ignoto rapsodo, dobbiamo essere grati all' I-Iartwig delle notizieche ci dà in quest'occasione sopra l'origine di parecchie leggendeche empirono le cronache del medio evo e sull'elaborazione eru-dita che subirono le tradizioni popolari derivate dai tempi classici.

La Chroniea de origine eioitatis, come sopra ho accennato,

(4) Firenze, Galileiana, 1816. lI testo dei Gesta sta a pag. 13-154 ; pre-ceduto da un avvertimento di tre pagine dell'editore.

() lhsuzio-Msr, MisceU,, Torno IV, p. 118.

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non c'è rimasta nel testo originale; ma l'editore l'ha tratta da trecompilazioni più recenti eh' egli accuratamente descrive. La piùantica, in lingualatina, sta in un codice Magliabechiano(Palch.fl,cod. 67), miscellaneo, scritto, nella fine del secolo XIII o nel prin-cipio del XIV. L'altra, in lingua volgare, col titolo di Brievememoria del nascimento di Firenze, si conserva in un codice del-l'Archivio di Stato di Lucca, collez. Orsucci; inserita, con altriframmenti di cronache, in un volgarizzamento e rifacimento diMartino Polono, compilato tra il 1290 e il 1342; dal quale codice ilMaùsi trasse la giò. citataDesernptio Florentiae, in latino, e altreparti, in volgare, dal 1198 al 1393 (1). Lo Scheffer-I3oichorst, gio-vandosi nei Ploreniiner Stadien della parte edita dal Mansi,ne de-signò l'autore col titolo di Anonirnas Florentinas; ma suppose(pag. 227, nota 2) che potesse essere un Pietro Corcadi di Bolse-na, rifuggitosi in Firenze: la quale opinione è dal dott. Hartwigpienamente accettata.. La terza e più moderna compilazione,scritta in volgare come la precedente, e non poco diversa daquesta e dalla prima, è il cosi detto Libro Fiesolano, tratto da uncodice Marucelliano del 1382, e che fu già edito da G. T. Gargani,nel vol. I. dell'Appendice alle Lettare di Famiglia (1854). 11 sig.Flartwig pubblica la C.ironica secondo i tre testi sopra menzio-nati, in triplice colonna.

Ora io dirò che un altro testo latino, scritto nei primi annidel secolo XIV, se ne trova nel codice Laurenziano XXVIII. 8 (2).Questo che io chiamerò 17 sta di mezzo tra il testo latino Maglia-bechiano (A) e il vo]garizzarnento del codice Lucchese (0), io nonvoglio già dire che A sia fonte di B, e B di O, se la questione si ri-ferisca precisamente ai tre codici; tutt'altro; ma intendo di desi-gnare con queste tre lettere tre stadi diversi poi quali, a uno av-viso, passò la compilazione (iella Chronica. Un semplice saggiodi confronto fra i tre testi chiarirà meglio la cosa.

Tanto A quanto B hanno un prologo ( Qaoniatn hornines [om-nes 13] cc.) che non è riprodotto in O, nel quale invece s'incominciasubito la storia da Adamo. Anche la descrizione geografica cheproemia alla Cronica è nei due primi testi similissima; e tantonell'uno quanto nell'altro (giova notare questo per un'osserva-

(I) Op. cit., pag. 98-119.

() Il cod. è mcmbr. in fo. picc., di 10 quaderni (oltre un carticino chesta tra l'so cii 9 4), alcuni dei quali sono patimpsesti ;. cioè i quadd. 1-3, 7-10;e contengono I)er primo testo un lezlonario con musica, di scrittura longo-barda del secolo Xl. La Chronica sta nel 5.' quaderno, da c 3nt a 38.

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zione cile dovrò fare tra poco) si nominano la terra di Schiavonia'Sci(moniae)e lacittà di Zara ( )adraeA, AdrieB)omesse in e nelLibroFiesolano. In generale, i due testi A e si somigliano molto:se non cile B ha qualche aggiunta e qualche rimaneggiamento:e questo è già un argomento probabile per crederlo posteriore. Maseguitiamo il confronto rispetto a C. Questo, nei due passi sopracitati, che sono di omissioni, e in altri che sono d'ag giunto o dilezioni diverse, si mostra indipendente da A e da 13; in altri la di-pendenza sua è da tutti e due; in altri dal solo A; e fin qui non ab-biamo da imparare altro se nonaprocedere con molta precauzionenel trarre delle deduzioni troppo recise da questi confronti mate-riali, che si prestano a troppo diversi apprezzamenti ; e a guar-darsi bene da imprenderli Con opinioni e congetture preconcette.Ma è pur vero, ripeto, che ci sono dei luoghi in B che mancanoad A; e ve ne sono altri che in B sono rimaneggiati; e gli uni e glialtri sono volgarizzati in • O secondo questo secondo testo ; ondesi deduce che il volgarizzamento, se non deriva da B, è certamentestato fatto dopo che la C'hronica avea subita questa ricompilazione.Non s'addice alla natura di questo mio scritto dare particolariesempi di quanto sopra ho osservato : ma è importante clic io ri-ferisca la conclusione della Glironica secondo i tre testi.

Nel testo A (Magliah. latino; Jlartwig, prima colonna) sidice che avendo madonna Veglia senese, albergatrice, pregato ilPapa di erigere la città di Siena a vescovato, Swnznus vero pon-tifex ci cardinales unam pidbem ah episcopo aretino, alieni a Fe-rasino, alieni a Clausino, aliam ah Urbe lano, alieni a Grosseta-no, aiiam e Massetano, aliai a Vulterrano, alieni a Fiorentino cialiarn a Faesalano acccpit, ci dedit dietee cioitati episcopam. Ecosì finisce la Cronica.

Nel testo B (Laur. latino; ignoto al dott. J-Iartwig) abbiamola stessa enumerazione delle pievi tolte dai diversi vescovati, performarò il vescovato di Siena, con poche varianti di forma. Mala Glironica non finisce qui. Alla detta enumerazione fanno se-guito altre notizie sui vescovi di Siena e infine alcune etimo-logie dei nomi di varie città italiane. Saminus vero pontifèx sicardinaies anamplebcm ah episeopo Aretino, alia7n a Perusino,aliain a Clrzsino, alieni ah Urbeociano, alieni a Crossetano, aiiarn• Massetano, alieni ad Uitcrano (sic), aliara a Fesalano, aitarn• Fiorentino episcopus (sic) acqairendo, ununi episcopaturn exipsis plebibus j'ecerunt; ci horninibas existeatibas in loco Senaruni

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coneesserunt; et sie eioilas j'uit postea nominata; ci dominumGuotaramum pro ipso episeopo tpsi cioitati ipsussummaspontfeatci eardinales de speciali eorum gratia coneesserunt. Yn qua quidemcivitate ad plus iiij episeopi usque nane fuerunt, earrentibusannis m. ce. l3rltij, inter zpsos episeopospredieto domino Guo-brama primo ep iscopo computato. Civitas vero Fesula pro eo J'uitsie votata, qaia in dieta parte Europieprima et solafuit, ut retrolegilur, ordinata: Pistoria, ai retro seriptum est,fuit dieta ape-ste; Florentia a Floreno; Roma a Romulo, ut retro per ordinemdenotatar de. Eceplieit.

Il testo C. (Lucchese, volgare; Hartwig, col. 2) ci offre il vol-garizzamento di quel più che è contenuto in B, e che manca allacompilazione A. ./flpapa c'cardinali.., per liprieghi di quel legatoodirono la petitione di quella donna e -concedettero che Sienaavesse ceseh000 in questomodo, che tolsaro una piove al veschovatod'Arezo e un'altra à quello de Peruscia e un'altra a quello d'Or-vieto e un'altra a quel di Chiuse e un'altra a quello di Vulterra eun'altra a quello di Grosseto e un'altra a quello di Massa e un'al-tra a quel di Fiorenza e un'altra a quel di Fiesole. E di questofeceno uno aveschovato a Siena, efue poi nominata eittade, e/e-tenne veschovo uno che acea ,io,ne missere Gualterano. Questifueetpri'no oesehovo di Siena, ne laqualefwono Ui/vescovi e non più,infino dl tempo grande (sicl) domini mill. CCLXIIIJ, computandoel deeto misser Gualterano primo oveseh000. La città di Fiesole fuchiamata Fiesole, però che/a la prima e sola città che fusse in-n'Auropia. EI Pesto ia, chome si è detto di sopra, che chosst nomeper lapistolentia eper la mortalità che fu in quel luogo. E Fio-renza ebe nome per Fiorino, e Roma per Romolo, si chome disopra aoemo ordinatamente deeto.

In quest' ultimo passo (quale è dato dai testi , 13 e O) è da no-tarsi la data 1264; data non già dei codici, ma della compilazione;riferita puramente e semplicemente dall'amanuense Laurenzianocome dal volgarizzatore Lucchese. La mancanza nel codice Ma-gliabechiano di questa datazione, e delle notizie che vi sono con-nesse, può essere un'altra prova dell'anterioritk di quel testo, comeha stabilito l'Hartwig; ma come si regge la congettura di luisull'epoca della primitiva compilazione della Chronica? Il dott.J-Iartwig, avendo veduto che nel solo testo Magliabechiano, in-dubitatamente più antico, era nominata Zara, e non più nei testisuccessivi; opinò che quella solitaria menzione dipendesse dalla

l'coli

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fugace celebrità che ebbe Zara nel 1202 per la conquistet, fattane4) Dandolo, e ne concluse che intorno a quell'anno dovesse es-sere composta la Chroniea; che il testo Magliabechiano conser-vasse il detto nome, come più vicino all'archetipo; e che i posteril'avessero poi omesso, come nome ignoto o non degno di conside-razione. Ma anche nel testo Laurenziano (11), da me segnalato eOLI dott. Hartwig ignoto, si conserva, come poc'anzi ho notato, ilnome di Zara, e questo testo sappiamo ora che è stato compilatopci 1264. Dunque noti è più vero che il nome di Zara si trovi solonel cod. Magliab. (A.), come più vicino all'origine; non è più veroche 14 menzione di tale nome nella chronica dipenda esclusiva-mente dai fatti del 1202; e non è più vero, per conseguenza, chela! 4et9 nome e dai detti fatti possa trarsi un'indicazione proba-bile sulla data della prima formazione di questa Chronica.

$e ora mi si dirnandi a che tempo p robabilmente siasi formata1a flrqnia de origine pioitalia, rispondo che forse non s'è formatadi w solo gflto, ma che 5' à andata formando, come moltissimeColepoaizioni istoriali del medio evo; e for& anche il primo mi-elep ,deila medesima può farai risalire più indietro del secolo XIII.Ma non è mio pificio di discutere di ciò in questa recensione; néhQ ipateriaij sufficienti per discuterne a fondo.

JIL Firenze fino aprincipio del secolo XII. (Parte I, p. 73-95).Inqusta memoria originale l'A., fondandosi in parte sopra scarsiffolwmenti e sopra fugaci indicazioni di scrittori, e in parte sopraprobabili congetture, narra l'origine di Firenze, ne descrive il ma-teriale, ne compendia la vita politica fino al principio del secolo4eqjmpsecqno. Pur troppo, gli elementi della certezza storicafanno spesso diretto all'investigatore; e alle difficili e penose ri-cerche è troppo scarso compenso un resultato poco più che con-gettprlq; ma uon gli fanno difetto bensì la diligenza e la sana eri-

e chiunque legga queste sue pagine, se anche non convengacon li jp aicIne particolari deduzioni eaffermazioni, dovrà semprerj@pnonrn d'avervi imparato qualche cosa. In sostanza l'A. faFirenze d'origine romana, fondata probabilmente due secoli avanti

rito, FifontJeta, da A.ugqsto, che vi stabilì una delle ventotto colo-

;g da, instiwite, p l nome di Jaiq 4uguauz Floremuia. Tutti gliayaii l'omani di Firenze appartengono a questa seconda fonda-

eeme 14 eitt fesse costrqita sqcpjido il modello4l qMNro ret m L fAV94 d1lø 4i5traiQne 4i Fir ne por

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opera di Totila (confuso e identificato dai Cronisti con Attila/a-gellwrt Del), e della riedificazione fattane da Carlomagno, è pie-namente confutata; mentre si dimostra che le descrizioni della cittàriedificata, quali si ricavano dalle Cronache, convengono preci-samente alla fondazione Augustea.

Della prima storia di Firenze fino all'età longobarda si sapoco o quasi nulla; e rispetto all'introduzione del cristianesimonella città può congetturarsi che avvenisse ai principi del sec.JV,e prendesse grandissimo sviluppo nel vescovado di San Zanobi.I Longobardi 'erisimilento non vi s'insediarono prima del 570:ma la città prese forse sotto la loro signoria un certo incremento;trovandosi nominato un duz civilatia Fiorentinorurn Gadibran-dia, e poi un cornea eirita(is Florentie Setoi, ai tempi di Carloma-gno. Questi vi celebrò la Pasqua nel 786; e tanto esso quanto glialtri Carolingi furono benefici alla città; del cui stato ragguarde- -volo fa prova l'averla l'imperatore Lotario, per lo ConstitationeeOzonenses dell' 825, designata con altre sette città italiane a esseresede d'una pubblica scuola. Gli altri fatti dei secoli IX e X giac-ciono in profonda oscurità. Ai primi dell' XI occorre la leggendadella distruzione di Fiesole (1010), narrata dal Villani; e il dott.Hartwig s'ingegna di dimostrare come questi l'abbia tolta dipesodalla Chronica de origine cioitatia ,confondendo leduedatedel 1010e del 1125 per un certo calcolo errato di anni che è in quella Chro-nierz. Intanto, nel corso di esso secolo XI, Firenze s'accresce dipopolo e di vita: mentre la fondazione della Congregazione Vai-lombrosana,ele lotte di quei monaci-e del popoloda loro commossocontro il vescovo Pietro Mezzabarba accusato di simonia, e controil duca Goffredo che lo, sostenQva, determinano fino d'allora ilcarattere ecclesiastico e anticesareo della politica fiorentina. Shifinire del secolo, Gio. Villàni ci racconta due fatti importanti: chenel 1078 Firenze allargò il circuito delle sue mura, fondandonecosì il " secondo cerchio ,, ; e che nel 1080 irrigo IV, di ritorno daRoma, avendola assediata dalla parte di Cafaggio, e statovi piùtempo inutilmente, dovette levare il campo " aniodo di sconfit-ta ,, ai 21 di luglio, " imperciocchò la città era fortissima, & cit-tadini bene in concordia e in comune (IV, 23). Dei due fatti quiaccennati, il secondo, anche'restituito alla sua più propria datadel 1081, pare alPHartwig assai mal sicuro; mentre il primo, senon ha alcun altro riscontro rispetto all'esattezza della data, puòaccettarsi con piena fede per quanto si riferisce alla descrizione del

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giro delle mura, avendola il Villani medesimo diligentemente mi-surate, quando nel 1324 fu ufficiale per la costruzione del terzocerchio (Cron., IX, 256).

IV. Anmales Fiorentini I. (Parte 11, pag. 3-36). Nel codice Va-ticano Palatino 772, contenente una compilazione delle Leggi lon-gobarde secondo quella forma sistematica che è nota sotto il nomedi Lombarda, a tergo del foglio 71, sono scritte da diverse mani,tutte del secolo XII, diciotto notizie annalistiche di storia fioren-tina, relative a quindici anni diversi dal 1110 al 1173; non dispo-ste per ordine cronologico, non scevre d'errori e di contradizioni;ma curiose e importanti per essere " le più antiche annotazionidi storia fiorentina, che siano pervenute sino a hai ,, ; e perchè" tolta qualche notizia riprodotta, bensì senza date precise, neicosì detti Gesta Fiorentinorum, sono le sole indicaioni che pos-sediamo rispetto alla storia della detta città nella prima metà delsecolo XII. ,, (pagò). Le scoperse Pierl'rancssco Foggini, biblio-tecario della Vaticana; e comunicatele a Gio. Larni, questi ne pub-blicò alcune, e vi fece sopra un commentario nel torno VIII delleNooelle letterarie, so. 1747. Le pubblicò poi per intero il Pertz neiMori. (ierm. ifislor., torno XIX, senza bensl saper nulla della sco-perta del Foggini e del commentario del Lami. Ora il dott. Flartwigha creduto opportuno di riprodurle sotto il titolo di Annales Fio-rentini Primi, facendole seguire da un lungo e dotto commentario;nel quale è studiata con sana critica la storia di quegli antichitempi fiorentini, tanto oscura e incerta e frammentariii, e rica-vatone quel più e quel meglio ch'era possibile. Così la notiziad'una vittoria de' Fiorentini sui Conti presso la Pesa, nel 1110, dàoccasione all'A. di discorrere delle tre stirpi di conti che avevanoallora il predominio della Toscana, cioè i Guidi, gli Alberti e i Ca-dolingi; dalla distruzione di Montecascioli trae argomento a di-scorrere dei marchesi tedeschi in Toscana; e altrove dà impor-tanti ragguagli sull'eresia dei Paterini in Firenze; sul territorio esui confini dei due vescovadi fiorentino e fiesolano e dei relativicontadi, e via discorrcado; e riempie opportunamente le lacunedegli Annali con notizie ricavato da altre fonti.

Ma quanto è lodevole il metodo storico di quòsto commenta-rio, altrettanto è insufficiente la critica paleografica. L'editore siè contentato di riprodurre il testo degli Annali dalle precedentistmpe, di descrivere il Ms. secondo i precedenti editori. Ma, trat-

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tandosi di un monumento storico antichissimo ed unico, mi pareche valesse la pena di stabilirne la lezione in modo sicuro sul co-dice originale, anziché fare della critica congetturale sulle stampeanteriori; mi pare.che valesse la pena di darne una descrizionepaleografica minutissima, non contentarsi di una nota sbrigativa,e affatto insufficiente; e poiché le notizie stanno nel codice in or-dine non cronologico, e sono di Piú mani, valeva pure la penache la nuova edizìone (che dovrebb' essere un' edizione critica)rappresentasse in modo evidente e preciso q•uest' ordine diverso,e le differenze e le relazioni delle diverse mani; condizione neces-saria per farsi un'idea esatta della formazione di codesti Annali, eforse anche per ispiegarne certi materiali errori. Ame pare che da unlibro che s' occupa di "Fonti,, sia lecito di aspettarsi che il testodelle medesime venga stabilito in modo se non definitivo, almenoragionevole, e possa servire di fondamento sicuro alla critica storica:senza che anche le discussioni erudite perdono relativamente as-sai di valore, non avendo un punto di consistenza bendeterminato.

V. Annales Fiorentini 11. (Parte il, pag. 37-178). Questi se-condì Annali, che vanno dal 1107 al 1247, sono scrittiin un cod. diSanta Maria Novella (ora Magliab. 776. E. A. Conventi soppressi),da attribuirsi alla fine del sec. XIII; e n'è copia del XVII secoloin un cod. d'Ognissanti (ora Ricca.rdiano 2778). Il Fineschi, nelleMemorie storiche degli uomini illustri di Santa Maria Novella(torno I, pag. 330-332) ne pubblicò una parte fino al 1217; e unanuova edizione completa ce ne dà ora l'Hartwig, condotta sul te-sto originale, ritrovato e accuratamente esemplato da AlessandroGherardi. L'editore, dopo qualche confronto preliminare tra questie i cosidetti GestaFiorentinorum (dei quali si discorrerà nel VIII)illustra le singole notizie, come ha già fatto per gli Annales Fio-rentini Icon un erudito commentario, che è in sostanza una storiacritica diFirenze sino allametà del secolo XIII. Di due capitoliprin-cipali di esso commentario i lettori italiani possonò leggere la tra-duzione in due fascicoli della Nuova Rioista internazionale di Fi-renze (numero 1 e 6 dell'anno lI, 1880): il primo narra la conquistae la distruzione di ScmiEonte, e dimostra la falsità della Storia diSemifonte, attribuita a messer Pace da Certaldo: l'altro raccontaampiamente la battaglia di Castel del Bosco, del 21 luglio 1222,combattuta fra Fiorentini e Pisani, della quale nei nostri vecchicronisti ci sono soltanto dei rapidi cenni.

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-14-VI. Elenco dei Consoli e dei Potestà di Firenze. (Parte lI,

pag. 179-208). Dallo stesso codice di S. Maria Novella, nel qualesono scritti i precedenti Annales Fiorentini il, pubblicò già il Fi-neschi (Memorie storie/te cit., 1, 257), un elenco di Consoli e diPotestà di Firenze dal 1196 al 1267. Ora l'Hartwig ha ripreso inmano quel testo; ma l'opera sua non s'è limitata a una sempliceriproduzione; hensl, coll'aiuto di altri cataloghi e col confronto dinumerosi documenti, il nuovo editore si studia di dare un elencoragionato, e possibilmente compiuto, dei Consoli e Potestà fioren-tini dal 1138 al 1267: lavoro di non dubbia utilità, ma suscettibiledi assai miglioramenti, in specie rispetto allatradizione mano-scritta dei nomi e alla loro più corretta grfia

Mi limiterà ad alcune osservazioni particolari, disponendoleper ordine cronologico.

1172. L'liartwig riferisce da F. Dal Borgo e dal Cantini inomi dei Consoli Tokannes Donati e Mannus, ch'egli spiega Aia-mannus. Ma un elenco più compiuto n'è dato da un documentofiorentino del 30 dicembre 1172 (Arch. Fior. Dipl. Cestello), cioè:Iohannes Donati. Craffihlas. Importunun. Aecurri. Orrnannus(non Alamannus). Gualdùnarius.

1184. Nel Reg. XXIX dei capitoli, dell'Arch. Fior., a e. 781.è nominato Tolosanus, console fiorentino. L'Hartwig, di quest'anno,riferisce soltanto il nome di Gianni Uberti,ricavandolo dal Cantinie dal P. Ildefonso da San. Luigi. Notiamo che « messer GianniSchiatta degli Uberti ,, è registrato sotto quest'anno, insieme con

inesser Vecchietta ci e'Vecchjetti , in certe notizie di Consoli dal1182 al 1203, scritte nei margini e ne,-l'interlinei di un'antica Cro-nica volgare che sta nel Codice Magliabechiano Strozziano XXV.566, e in una lista quasi simile pubblicata dal P. Ildefonso e daL. M. Rozzi (come tra poco si dirà) secondo un Codice Gaddiano.Ma l'I-Iartwig,mcntre riferiscequesta lista in notaap.215-216,non.se no serve per l'elenco suo proprio, considerandola come in granParte inventat: intorno alla quale opinione, nonavendo io raccoltidati sufficienti per accettarla o rifiutarla, riserbo ogni giudizio.

1195. Da uno spoglio Strozziano l'A, trae notizia d'un docu-mento del 16 giugno 1196, col nome del potestà Rainerius dePaotano; e congettura che debba corregg&rsi Panzano. Ora neldocumento originale (.Dipl. Geslello) sta scritto, non già Pao-tane, tua: tempere e/no Rainerius de Gaetano erat potestasFiorenlinoram.-

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1214. Potestà in quest'anno è Zacobua Petti Johann fa Grassirornanorwn consal (Capitoli, XXIX, 84), non già rornano pum consulla, come riferisce I'Hartwig dal Lami.

1229. Iohannes BoceazU potestà. Così, 1'Hartw i& In Gio. • Vil-lani (VI, 6) e in un documento del Cantini (Ant. toso. 1, 152),leggesi Bottacci; ma l'J-Iartwig lo crede " uno sbaglio di scrit-tura . Bensi Ioltannes J3ottacii (e non Boecacti) sta scrittochiaramente anche in un documento dei Capitoli, XXIX, 113.

1245. Pace (Pesa;ngola), di Bergamo, potestà.. L'Hartwignota: " Buon imperiale ,,. Aggiungiamo, come chiosa, che in undocumento del 20 aprile (Calcifo Vecchio di Siena, a c. 243) s'in-titola " Dei et iffiperatoris gratia fiorentinus potestas .

VII La cosiddetta Cronica di Brunetto Latini. (Parte TI,pag. 209-27). Sotto questo titolo l'Hartwig pubblica due fram-menti di storia fiorentina dal 1181 al 1248 e dal 1286 a1 ,1303, chesono nel codice Magliabechiano Strozziano XXV, 568, più sopracitato. Questi frammenti, secondo l'editore, hanno un'intima rela-zione con una Cronica attribuita a Brunetto Latini, che si conser-vava un tempo nella Biblioteca Gaddiana; e che, per quanto se nesa, conteneva una lista di consoli dal 1180 al 1203, e un raccontodelle origini delle parti guelfa e ghibellina in Firenze nel 1215,diverso da quello che ne fanno il Malespini e il Villani. QuestaCronica Gaddiana, con attribuzione a Brunetto Latini, fu citatadal P. Ildefonso da San Luigi (Delizie, VII, 137), che se ne valseper compilare la lista dei consoli fiorentini; usufruita, e in parteedita, dal Cori dal Lastri e dal Fraticelli (1) per il racconto deifatti del 1215; ma quel più che se ne conosce deriva dalla pub-blicazione che ne fece nel 1832 il bibliotecario Luigi Maria Rezzicol titolo di " Storietta antica creduta di ser Brunetto Latini ,,,cavandola da un ms. Barberiniano del secolo XVII, copia diquello che 2 era in mano del cav. Gaddi ,,. La pubblicazioneRezziana ci dà la lista dei consoli fiorentini degli anni 1180,1182 a 1192, 1194 a 1200, 1202, 1203 (i cui nomi si ritrovanoquasi uguali nelle notizie annalistiche del citato cod. Magliab.)la notizia della morte del conte Guidò Vecchio (con assegnazio-ne d'anno, diversa da quello del predetto codice) (2); la notizia

(I) Toscana iliustr., 283- Osserv. Fior. IV. 65-Soria della vita di Dante, 100.(2) il cod. Gaddiano (ed. Reni) p.ne questa morte tra due notizie degli

anni 1201 e 1213, colla data 1217 ; il cod. Magilabechiano la pone al 1210.

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del]a disfatta di Montecascioli e della morto di Roberto Tedescoiel 1213 (che manca nel codice stesso); e in fine il raccontodei fatti del 1215, diverso dalla volgata, e nella forma stessain cui ci è dato dal codice Magliabcehiano. Queste sono, sto-diate semplicemente e senza preconcette, le relazioni più o menointinte che passano tra il testo Gaddiano (secondo la pubblica-zione del Rezzi) 'e il Magliabechiano: né della dissertazione dcl-I'I-Iartwig su questa materia m'arrischio a fare una più minutaanalisi, essendomi parsa poco chiara e mai sicura; ma ne re-ferirò le conclusioni principali. E opinione dell'Hartwig che Bru-netto Latini non abbia nulla che fare colla Cronica Gaddiana;che fonte della medesima sia la compilazione contenuta nel -codice Magliabechiano; e infine, che autore di questa compi-lazione sia un fiorentino anonimo, laico, fiorito sul cadere delsecolo XIII, raccoglitore di notizie da altre fonti, e conoscitoredi alcuni' fatti per scienza propria. L'opera di lui, a giudizio del-1, Hartwig , non ha gran merito; " ma nella scarsezza delle• fonti sopra la più antica storia di Firenze, certe particolari no-• tizie e narrazioni ch'egli solo ci ha conservate, e delle qua-• li non abbiamo alcun motivo di dubitare, non sono senza una• reale importanza .

VII!. I Gesta Florentinorum, e le loro derioaioni e proseca-zioni. (11, pag. 239-296). Tolomeo da Lucca, negli A nnales Lucca-ses, cita parecchie volte tra le proprie fonti questi cosi detti GestaFioreatinorum; e tali citazioni, non che la conformità dei cronistifiorentini del socolé XIV nel narrare gli avvenimenti sino al 1300,senza che alcuno dei detti cronisti abbia un'assoluta e specialedipendenza da un altro, hanno fatto credere ragionevolmente al-l'esistenza di una fonte comune; e hanno messo in curiosità glieruditi di ricercarla e possibilmente (li ricostituirla. A questo in-tese l'acuta dissertazione di Paolo Scheffer Boichorst, intitolataappunto Gesta Florentin.orarn, pubblicata prima nell' A rchioiostorico del Pertz (i), poi nei Florentiner &adien (2), della qualediedi a suo tempo ragguaglio ai lettori dell'Archivio Storico Ita-liano (3). Intorno allo stesso argomento s'affatica ora la criticadei dott. Hartwig. Egli si studia anzitutto di stabilire la relazione

(1 Archiv de,' GesetLschaft fi4r alt. deutsche Gesch., XII, pag. 47 e segg.ll Leipzig, flirzel, 1874, pag. 219 e segg.3J Serie III, torno XVI, pag. 49.

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degli Annales Lueenses di Tolomeo coi predetti Gesta; e dice chequesti sono citati in quelli non meno di trentacinque volte dal 1110al 1260: ma crede che siano stati sfruttati dallo storico luccheseanche oltre il 1280, anzi per tutta la durata dei suoi Annali, chevanno fino al 1303, e furono compilati integralmente tra il dettoanno e il 1807. Un'altra prova della durata dei detti Gesta FU.'-rentinoruni, per tutto il secolo xml, egli la trae dal confronto coicronisti fiorentini del secolo seguente, i quali, come ho accennatosopra, attingono il materiale storico fino al 1300 da una fonte Co-

mune; e questi sono Giovanni Villani, Paolino Pieri, Simone dellaTosa, il così detto Pietro Corcadi, e altri inediti, " Che Tolomeo(dice a questo proposito l'Hartwig, pag. 248) sotto il nome di Ge-sta Florentinoruin non abbia inteso di menzionare alcuna dellepredette Cronache, si desume dall'essere quelle tutte più recentidell'Annalista Lucchese; mentre al contrario Tolomeo noti puòessere la loro fonte, perché dei fatti della citta di Firenze danno no-tizie più precise . E dopo altre parecchie ricerche e raffronti par-ticolari, clic sarebbe troppo lungo e difficile riassumere qui, vienea concludeie: Che nei prirni anni del secolo XIV c'è stato un au-tore, rimasto ignoto, il quale ha raccolto tutti i fatti a lui noti del-la storia fiorentina, bensl non senza errori, valendosi degli annalilatini della citta, e pci tempi meno antichi anche della Cronaca diMartino Polono; che la compilazione di lui conteneva il raccontodei fatti dal 1080 al I300,e fu scritta in lingua italiana; e che èquesta appunto l'opera citata da Tolomeo col nome di Gesta Pio-i'entinoiu.tn, e largamente usufruita dai cronisti fiorentini del se-colo XIV.

Non m'è lecito di dare un giudizio in questa materia, che nonho studiata sufficientemente: bensì non posso astenermi daespri-mere un dubbio. il mio dubbio è che a questi così detti Gesta fo-

Cù1O/'Ufl si voglia dare un carattere d'individualità un po'trop-po preciso. Che Tolomeo da Lucca e i cronisti fiorentini del seco-lo XIV siansi giovati fino al 1300 d'una fonte storica comune, eche da questa abbiano desunto la sostanza del racconto,e non dirado anco la forma, non è più da dubitarsi. Ma fermata questacosa principale, non mi pare che siano con pari evidenza provatetutte le altre cose che si dicono della compilazione e dell'autoredi questo desiderato memoriale storico. Qua!' è infatti la baseprincipale di tutte queste congetture Un annalista lucchese! citareplicatamente, ma sempre in modo generico, i Gesta Fioren-

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-18-linopam, come cita con pari indeterminatezza i Gesta Tusoorum)i Gesta Lueensium, gli Acta Florentinorum et Lueensiam: equesto è bastato per attribuire ai primi il carattere e il valoredi un' opera storica composta da un determinato autore, in undeterminato tempo, e con limiti precisi; sebbene non ce ne siaaltra particolare menzione nell' antica letteratura storica di Fi-renze, e sebbene nessun codice finora conosciuto ne conservi laredazione originale. Ora io non dubito che i Gesta Floientino-ram siano esistiti, ma dubito che siano un'opera così rigorosa-mente conformata. Dove i due critici tedeschi vedono una com-posizione individuale, io vedo una elaborazione progressiva, Co-minciata non so quando, ma che ha avuto il suo pieno svilupponel corso del secolo XIII. Credo che essa abbia avuto principio daannali antichi, da memoriali ora perduti, da tradizioni letterariee popolari; e che si sia ingrossata cammin facendo; coll'esserviregistrati i fatti nuovi della storia fiorentina e col profitto d'unapiú vasta letteratura storica, e in specie della Cronica di MartinoPolono, alla quale (come bene nota l'Hartwig, pag. 211) il carat-tere guelfo dava straordinaria autorità; E così è passata, progres-sivamente formandosi e trasrormandosi, di mano in mano; e comecento mani hanno cooperato, secondo il mio modo di vedere, allasua formazione, altrettante hanno continuato a lavorarvi sopra,quando questo memoriale storico è giunto al suo più grande svi-luppo: giacché ogni possessore e copista nuovo ci ha voluto met-tere qualche cosa del proprio, pur accettandone il fondo; onde av-viene che nei parecchi codici anonimi di storia fiorentina, scrittinella fine del XIII o nel principio del XIV secolo, il fondo gene-ralmente sia uniforme, e i particolari diversi. Di che gli stessi testipubblicati datl'Hartwig danno prova sufficiente; come ugualmenteprovano, che negli ultimi anni del secolo XIII sono incominciatole compilazioni in lingua volgare. Tali sono, a mio avviso, i Ce-sta fiorenUnorum: non composti nè rifusi da uno speciale indivi-duo, con un concetto o con limiti determinati, ma opera di compi-lazione e ricompilazione continua, molteplice, anonima, universale;non opera veramente letteraria, ma fondamento d'una letteraturastorica splendidissima, quale fu la fiorentina del secolo XIV.

Checché sia di questi miei dubbi e di queste mie congetture,è certo in ogni modo che la dissertazione del dott. Hartwig recanuova luce in questa materia; come pure vi dà un utile contri-buto la pubblicazione da lui fatta, da un Codice napoletano, d'una

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Cronica fiorentina dal 1080 al 1308, scritta nei primi anni del se-colo XIV, e usufruita, per quanto l'editore crede, da GiovanniVillani (1).

Il libro del dott. Ottone Hartwig (del quale mi sono studiatodi ritrarre con fedeltà il carattere e il contenuto) è desiderabileche abbia in Italia lettori coscienziosi, e che sia largamente di-scusso 1)i1 che a me non sia stato lecito farlo nei limiti d'unarassegna bibliografica. Per certo, questo libro, insieme a mollipregi, ha pure dei difetti; e principale fra tutti, il modo imper-fettocon cui sono pubblicati e trattati alcuni testi antichi. Ag-giungasi che la composizione materiale del libro è di tal fatta darenderlo poco adatto a una lettura continuata, e non facilmenteadoperabile, senza molta pazienza, per le ricerche erudite; e chetroppi, infinitamente troppi, sono gli errori di stampa. Ma, contutto ciò, il concetto del libro è lodevole, e la materia generaI-memite buona; le ricerche e le critiche sono fatte con diligenza, conamore coscenzioso del vero, con tranquilla imparzialità; e io sonod'avviso che chiunque d'ora innanzi voglia studiare lo originidella storia e della storiografia fiorentina, dovrà necessariamente-giovarsi (comunque le giudichi) di queste Fonti e ricerche del-l'egregio bibliotecario di Balle.

(I) A quest'oLtavo capitolo fa seguito un'appendice Intitolata: Una nlo-

biiiIazio"c in Firenze o la Battaglia di Montaperti.