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di anna maria merlo quarta giornata di mobilitazione in due mesi in tutta la francia contro la loi travail, mentre il 3 maggio inizia il dibattito all’assemblea sulla conte- stata riforma che porta il nome della ministra el Khomri. a parigi, la polizia ha cercato di divi- dere il corteo, anche con l’aiuto di un drone e di un elicottero, isolando i casseurs, circa 300 giovani, che si sono piazzati in testa al corteo, sfi- dando le forze dell’ordine. all’altezza della gare d’austerlitz sono comin- ciati gli scontri, lacrimogeni in risposta a lanci di oggetti contro gli agenti, poi ancora scene di guerriglia urbana al di là della senna verso nation, sono arrivati i pompieri per spegnere gli in- cendi di pattumiere. Il ministro degli Interni, bernard ca- zeneuve, ha affermato che 24 poli- ziotti sono stati feriti, tre gravemente, uno è in codice rosso, 124 fermi in tutta la francia. feriti anche tra i manifestanti. l’unef, sindacato degli studenti, condanna l’uso «sproporzionato della forza» da parte della polizia. la partecipazione non è stata lontana da quella del 9 aprile (500mila in tutta la francia per la cgt, 170mila per la polizia), in calo rispetto al 31 marzo soprattutto nella capitale (a scuola ci sono le vacanze di primavera). come in precedenza, c’è stata la coe- sistenza di due cortei a parigi: in testa, gruppi molto ostili alla polizia, presente in forza, con slogan aggres- sivi e viso coperto, il grosso sono mi- litanti del Mili (Movimento inter-lotte indipendente, nato nell’autunno del 2013, dopo l’espulsione di leonarda, una liceale kosovara), seguiti da una marcia sindacale e studentesca tradi- zionale, con i leader delle sette orga- nizzazioni che hanno invitato alla protesta (cgt, fo, fsu, solidaires, unef, fidl, unl, non la cfdt, che ha trattato con il governo per modificare alcuni punti della loi travail). nel corteo, forte presenza visibile della nuit debout. la manifestazione, da denfert a nation, non è passata per place de la république ma in se- rata l’assemblea nuit debout ha invi- tato dei rappresentanti sindacali. la prefettura, che temeva tensioni, ha proibito ogni corteo da place de la république dopo le ore 19 e anche la musica è stata vietata. ci sono stati scontri in varie città, i più FrancIa: mezzo mIlIone In pIazza contro la «loI travaIl» In tutto Il paese quarta gIornata dI proteste dI gIovanI e sIndacatI contro Il «Jobs act» dI Hollande. tre polIzIottI ferItI, dI cuI uno grave. corteI e scontrI ancHe a rennes, tolosa, MarsIglIa, lIone, nantes e le Havre www.puntorosso.it anno II - numero 42 - 29 aprile 2016 settimanale punto rosso sinistra lavoro

Transcript of i i a la - puntorosso · unef, fidl, unl, non la cfdt, che ha trattato con il governo per...

di anna maria merlo

quarta giornata di mobilitazione indue mesi in tutta la francia contro laloi travail, mentre il 3 maggio inizia ildibattito all’assemblea sulla conte-stata riforma che porta il nome dellaministra el Khomri.a parigi, la polizia ha cercato di divi-dere il corteo, anche con l’aiuto di undrone e di un elicottero, isolando icasseurs, circa 300 giovani, che sisono piazzati in testa al corteo, sfi-dando le forze dell’ordine. all’altezzadella gare d’austerlitz sono comin-ciati gli scontri, lacrimogeni in rispostaa lanci di oggetti contro gli agenti, poiancora scene di guerriglia urbana aldi là della senna verso nation, sonoarrivati i pompieri per spegnere gli in-cendi di pattumiere.

Il ministro degli Interni, bernard ca-zeneuve, ha affermato che 24 poli-ziotti sono stati feriti, tre gravemente,uno è in codice rosso, 124 fermi intutta la francia.feriti anche tra i manifestanti. l’unef,sindacato degli studenti, condannal’uso «sproporzionato della forza» daparte della polizia.la partecipazione non è stata lontanada quella del 9 aprile (500mila in tuttala francia per la cgt, 170mila per lapolizia), in calo rispetto al 31 marzosoprattutto nella capitale (a scuola cisono le vacanze di primavera).come in precedenza, c’è stata la coe-sistenza di due cortei a parigi: intesta, gruppi molto ostili alla polizia,presente in forza, con slogan aggres-sivi e viso coperto, il grosso sono mi-litanti del Mili (Movimento inter-lotte

indipendente, nato nell’autunno del2013, dopo l’espulsione di leonarda,una liceale kosovara), seguiti da unamarcia sindacale e studentesca tradi-zionale, con i leader delle sette orga-nizzazioni che hanno invitato allaprotesta (cgt, fo, fsu, solidaires,unef, fidl, unl, non la cfdt, che hatrattato con il governo per modificarealcuni punti della loi travail).nel corteo, forte presenza visibiledella nuit debout. la manifestazione,da denfert a nation, non è passataper place de la république ma in se-rata l’assemblea nuit debout ha invi-tato dei rappresentanti sindacali.la prefettura, che temeva tensioni,ha proibito ogni corteo da place de larépublique dopo le ore 19 e anche lamusica è stata vietata.ci sono stati scontri in varie città, i più

FrancIa: mezzo mIlIone In pIazzacontro la «loI travaIl»

In tutto Il paese quarta gIornata dI proteste dI gIovanI e sIndacatI contro Il «Jobs act» dIHollande. tre polIzIottI ferItI, dI cuI uno grave. corteI e scontrI ancHe a rennes, tolosa,

MarsIglIa, lIone, nantes e le Havre

www.puntorosso.itanno II - numero 42 - 29 aprile 2016

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punto rosso

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sinistralavorogravi a rennes, Marsiglia, tolosa,lione, nantes e le Havre. ci sonostati alcuni scioperi.In testa al corteo, che ha procedutocon molta lentezza, slogan moltoostili alle forze dell’ordine, «tutti dete-stano la polizia», «abbasso lo stato, iflic (poliziotti, nda) e i padroni». Intesta, all’inizio del corteo, anche un«pink bloc» di rappresentanti dellacommissione lgtb della nuit debout.poi un collettivo di studenti «interfac»con alla guida paris vIII. critiche allacfdt, che tratta con il governo: «ber-ger, non siamo delle pecore» (bergerè il cognome del segretario della cfdte significa «pastore»).liceali, disoccupati, lavoratori, dob-biamo lottare tutti assieme, vince-remo tutti assieme», «notte in piedi,giorno in sciopero», «stasera re-stiamo tutta la notte», oltre ad appelliallo sciopero generale e un molto piùterra-terra «crescita ritorna!».In serata, prima del divieto della pre-fettura, era previsto un appuntamentoall’assemblea di place de la républi-que, con i sindacati invitati da nuitdebout. la relazione non è semplicis-sima. quando françois ruffin, l’au-tore del documentario Merci patron!,tra gli iniziatori di nuit debout, ha pro-posto una manifestazione comune il1° maggio, l’accoglienza non è statascontata.la «convergenza delle lotte» ricer-cata da nuit debout si scontra con ilpragmatismo dei sindacati. In partico-lare, fo, più tradizionale, insiste nelvoler limitare la mobilitazione contro

la loi travail, per ottenerne il ritiro. lacgt è più aperta al dialogo, c’è statoun incontro di nuit debout anche conil segretario philippe Martinez. soli-daires invece fin dall’inizio è presentea nuit debout.Il governo cerca di disinnescare laprotesta. nella notte tra mercoledì egiovedì è stato raggiunto un accordosugli intermittenti dello spettacolo,che la cgt giudica «buono»: 507 oredi lavoro in 12 mesi (finora dovevanoessere realizzate in 10,5 mesi) per ot-tenere la disoccupazione, 90 milionidal governo per un fondo di sostegnoche dovrebbe compensare il 50% deitagli chiesti dal padronato. la ministradella cultura, audrey azoulay, hachiesto di mettere fine all’occupa-zione di vari teatri e di «restituirli alpubblico».all’odéon e alla comédie françaisel’occupazione è sospesa ma ieri seragli spettacoli previsti sono stati co-munque annullati (l’unedic, la strut-tura che gestisce la disoccupazione,intende respingere l’accordo, giudi-candolo troppo favorevole ai lavora-tori e rischioso per i conti).In tarda serata l’odéon è stato co-munque sgomberato dalla polizia.Martedì la legge el Khomri arriva al-l’assemblée nationale, dove sono giàstati presentati più di 3mila emenda-menti. Il testo iniziale è stato modifi-cato in alcuni punti, su pressionedella cfdt. Ma il Medef (padronato)minaccia di ritirarsi dalle trattative incorso con i sindacati se alcune pro-messe del governo – come la tassa-

zione dei contratti a tempo determi-nato – non saranno annullate. In altritermini, tensione e confusione conti-nuano, dopo i passi indietro del go-verno, dai tetti agli indennizzi deitribunali del lavoro in caso di licenzia-mento abusivo diventati solo più «in-dicativi» e non obbligatori,all’estensione della «garanzia gio-vani», al conto personale di attivitàecc. per la destra la legge è ormai«svuotata e denaturata».I giovani, anche se la legge el Khomrinon li riguarda esclusivamente, accu-sano la riforma di istituzionalizzare ilprecariato, di annacquare le 35 ore,di facilitare i licenziamenti e di la-sciare mano libera al padronato nelleimprese, immolando i diritti acquisitisull’altare della competitività. ai socia-listi al governo ribattono «valiamo piùdi questo» e li accusano di aver ce-duto all’ideologia di destra che consi-dera la protezione del lavoro nemicadell’occupazione. In altri termini, liconsiderano «traditori».françois Hollande, ieri in visita a unsito di thales, ha ribadito che la leggeel Khomri non verrà ritirata: «l’obiet-tivo della loi travail è di fare in modoche le assunzioni siano a tempo inde-terminato». Il governo potrebbe sce-gliere la forza, mettendo la fiducia.

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di leonardo mazzei

si torna a parlare di pensioni. sta-volta per annunciare "flessibilità",nome in codice che significa frega-tura. l’ennesima. lorsignori hannoscoperto l’acqua calda: aumentare adismisura l’età pensionabile porta adun aumento della disoccupazionegiovanile. strano, avremmo detto tuttiil contrario...quattro notizie in tre giorni hanno ri-portato il tema previdenziale alla ri-balta. la prima: secondo il presidentedell’Inps boeri i nati nel 1980 ri-schiano di andare in pensione a 75(settantacinque) anni. la seconda: acausa dei nuovi scalini scattati per ledonne (legge fornero) e dei calcoliIstat sulla "speranza di vita" (leggedini), nel primo trimestre 2016 i pen-sionamenti sono diminuiti (rispettoallo stesso periodo del 2015) del34,5%. la terza: nello stesso trime-stre il valore medio mensile delle pen-sioni dei lavoratori dipendenti è scesodi ben 72 euro, passando dai 1.236euro (ovviamente lordi) del 2015 agliattuali 1.164. la quarta, di cui ci oc-cuperemo in questo articolo, è che ilgoverno sta studiando la cosiddetta"flessibilità" in materia pensionistica.Insomma, si va in pensione semprepiù tardi e con un assegni previden-ziali sempre più poveri. dov’è la noti-zia? non sapevamo tutti che èesattamente questo il futuro dise-gnato per gli anziani da un ventenniodi controriforme, diciamo da amato aMonti? certo che è così, e per la ve-rità il peggio deve ancora venire,come ha dovuto ammettere boeriparlando della «paura della classepolitica» a far conoscere agli italiani -con le cosiddette "buste arancioni" -le stime del loro estratto conto contri-butivo e la loro prevedibile datad’uscita.andare verso una massa crescentedi anziani poveri, in una società cheinvecchia e sempre più priva delletradizionali reti di solidarietà familiare,non è solo un crimine, è anche unafollia. che si cominci a prenderne co-scienza - peraltro senza riconoscerlo

apertamente - con vent’anni di ri-tardo, grida semplicemente vendetta.chi, come noi, si è sempre oppostoalla logica antisociale delle tante "ri-forme" taglia-pensioni, ha sempre de-nunciato non solo le conseguenzeimmediate, ma ancor di più quelle diuna prospettiva futura che definirecupa è troppo poco.Ma veniamo a quel che bolle in pen-tola dalle parti di palazzo chigi.anche nei piani alti del potere, daqualche tempo si comincia ad am-mettere - ma guarda un po’! - che lospropositato aumento dell’età pensio-nabile, decretato in particolare dallenorme della "legge fornero", hacome contraltare l’aumento della di-soccupazione giovanile. se gli an-ziani non escono dal mercato dellavoro, come possono i giovani en-trarvi?che una simile banalità venga an-nunciata adesso quasi fosse una sco-perta dovuta a lunghi studi, è unacosa che fa solo prudere le mani. Ma,dirà l’ingenuo che è in ognuno di noi:

meglio tardi che mai! e invece no.perché nelle misure in preparazionenon c’è nulla, ma proprio nulla dibuono. e invece che chiudere un oc-chio sul passato sarà bene aprirli tuttie due sul presente e sul futuro.per ora non c’è nulla di preciso. se-condo una tecnica ben collaudata sifanno uscire ipotesi, si analizzano lerisposte, si misurano le reazioni. poi,passo dopo passo, si arriverà alle mi-sure concrete, da inserirsi con ogniprobabilità nella prossima legge distabilità.l’idea di fondo è quella di permettere,ad una platea di lavoratori attual-mente non ancora definita, un’uscitaanticipata rispetto alla maturazionedel diritto a pensione in base alla le-gislazione vigente. secondo alcuneipotesi la misura potrebbe riguardaresolo precise categorie (lavoratori inesubero per crisi aziendali, disoccu-pati over 62, soggetti impiegati in at-tività usuranti); secondo un’altraipotesi, invece, la norma potrebbe es-sere applicata (sembrerebbe quindi

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l’aspetto crImInale della austerItà pensIonIstIca

la nuova beffa fIrMata renzI: volete la pensIone? pagatevela. e pure con glI InteressI...

della serie, le notizie che non danno mai...

tFr, quota obblIgatorIa aI FondI pensIonedi Francesca vinciarelli*

Il governo studia la possibilità di destinare una quota obbligatoria del tfrai fondi di previdenza complementare: i dettagli.con la legge di stabilità 2017 probabilmente diremo addio al trattamentodi fine rapporto (tfr) in favore dei fondi pensione obbligatori. si trattadi delle più importanti novità sul fronte delle pensioni che il governo stapensando di attuare con l’obiettivo di favorire la flessibilità del sistema pre-videnziale italiano.ad essere destinata automaticamente ai fondi di previdenza complemen-tare sarà almeno una parte del tfr, invece del silenzio assenso che at-tualmente consente ad oltre il 70% dei dipendenti di non effettuare taleversamento, ritenuto meno favorevole per via della tassazione. Il tfr la-sciato in azienda, oggi, viene infatti tassato al 17%, contro il 20% dei fondipensione. di contro però i rendimenti del tfr (1,9% nel 2013) sono menoconvenienti, rispetto ai fondi pensione (5,7%).In parallelo all’introduzione dell’obbligatorietà dell’adesione ai fondi pen-sione e alla destinazione di almeno una parte del tfr alle forme di previ-denza complementare, questi verrebbero resi anche più convenienti,alleggerendo la tassazione di circa 3-4 punti e aumentando la deducibilitàfiscale dei versamenti.con la quota obbligatoria, i dipendenti iscritti ad un fondo pensione au-menterebbero sostanzialmente, versando una cifra che si stima pari a 22-23 miliardi di euro l’anno. * da pmi.it

sinistralavorosu base volontaria) a tutti i lavoratoriche si trovano a 2/3 anni dal raggiun-gimento dell’età pensionabile.dice: che bello, finalmente si potràanticipare un po’ il momento dellapensione! peccato che il costo del-l’operazione (ed anzi qualcosa di più)sia tutto a carico del lavoratore.oggi la "fantasia al potere" non èquella immaginata nel 1968, bensìquella dei peggiori trucchi della fi-nanza. esattamente quella evocatadal sottosegretario alla presidenzadel consiglio tommaso nannicini,che ha parlato di «sforzo creativo»per motivare il coinvolgimento dellebanche nell’attivazione della mitica"flessibilità". da notare che il creativonannicini sa bene di cosa sta par-lando, visto che renzi lo ha messoalla guida della cosiddetta "cabina diregia" che ha in mano il dossier pen-sionistico. l’idea è molto semplice.vuoi anticipare la tua pensione? te lapaghi per intero, anzi un bel po’ di più,vista la penalizzazione, più il paga-mento degli interessi alla banca cheti ha finanziato l’anticipo.ecco come ci parla del meccanismoin preparazione la repubblica del 20aprile: «un lavoratore al quale man-cano due o tre anni all’età della quie-scenza potrebbe chiedere all’Inps dicalcolargli l’importo della pensionecon una penalizzazione che - se-condo il ragionamento dei tecnici -potrebbe arrivare al 3-4 per cento perogni anno di anticipo. l’assegno, finoal compimento dell’età per la pen-sione di vecchiaia, verrebbe erogatoda una banca come fosse un prestito.l’Inps agirebbe solo da garante delprestito. una volta raggiunta l’etàpensionabile, l’assegno verrebbe pa-gato dall’Inps e il lavoratore comince-rebbe a restituire a rate il prestitodelle banche. per questa soluzione,che non avrebbe impatto sui contipubblici, servirebbe preventivamenteun accordo tra il governo (o l’Inps) el’abi, l’associazione delle banche».chiaro? fin troppo, direi. primo, il la-voratore che vorrà anticipare la quie-scenza si pagherà per intero(restituendolo a rate) il valore dellapensione percepita nel periodo di"anticipo" della stessa. secondo, eglipagherà una pesante penalizzazione(3-4%) per ogni anno di anticipo, piùgli interessi dovuti alla banca. terzo,le banche si ritroverebbero con unamassa non disprezzabile di prestiti to-

talmente garantiti dall’Inps, e dunquea rischio zero.avete capito il capolavoro che si stapreparando?da quel che si legge sui giornali nonè chiaro se la penalizzazione rappre-senti una quota di quanto il pensio-nato dovrà restituire alla banca,oppure sia invece una decurtazioneaggiuntiva a se stante. l’esperienzaci dice che l’ipotesi peggiore è quasisempre quella più vicina alla realtà,ma anche volendo essere ottimisti icosti per il pensionato "anticipato" sipresentano in ogni caso pesantissimi.facciamo l’esempio di un lavoratoreche voglia lasciare l’attività due anniprima della scadenza legale. avendodavanti una speranza di vita di circavent’anni, i due anni di anticipo gli co-sterebbero una decurtazione del 10%del valore della pensione vita naturaldurante. questo senza calcolare gliinteressi ed ipotizzando - come detto- che non vi siano ulteriori penalizza-zioni. se invece volessimo calcolareil tutto con gli interessi e le probabilipenalizzazioni arriveremmo alla finead una pensione tagliata di circa il20%. quanti lavoratori potrannoeventualmente permetterselo?quanti sceglierebbero volontaria-mente una simile soluzione? pochi,decisamente pochi. due sono le ca-tegorie di lavoratori che potrebberofare una simile scelta. In primo luogo,quelli sufficientemente benestanti perpotersi permettere un simile taglio. Insecondo luogo, quelli spinti da pre-cise esigenze familiari, come adesempio la necessità di assistere inmaniera più o meno continuativa unfamiliare non più autosufficiente.nel primo caso va però tenuto pre-sente che i lavoratori con reddito piùalto sono quelli che svolgono lavorimeno pesanti e più gratificanti, diconseguenza sono anche quellimeno propensi ad andare in pen-sione. all’opposto - nel secondo caso- i lavoratori interessati sono quelliche non possono permettersi altreforme di assistenza (ad esempio unabadante), e che dunque potrebberoben difficilmente sopportare un tagliocosì pesante della propria pensione.vedremo alla fine quale sarà la stradascelta, ma in queste condizioni di an-ticipi volontari ce ne saranno di sicuropochi. una "flessibilità" completa-mente scaricata sulle tasche dei futuripensionati non può certo funzionare.

Il fatto è che non si può avere la bottepiena e la moglie ubriaca. e dunquela contraddizione tra un riequilibriodell’età pensionabile - visto con fa-vore anche da lorsignori, altro nonfosse perché le aziende non voglionomaestranze troppo anziane - e il ri-gore delle politiche di bilancio è sem-plicemente irrisolvibile.l’aspetto criminale dell’austerità pen-sionistica sta nel non voler far cre-scere in alcun modo, cercandosemmai di diminuirla, la quota di pildestinata al sistema previdenziale.ora, se io destino una quota fissadella ricchezza nazionale ad una pla-tea per motivi demografici irrimedia-bilmente in crescita, è evidente che icomponenti di quella platea non po-tranno che impoverirsi sempre più.eppure, il rifiuto di accrescere la sud-detta quota è un dogma intangibileper i liberisti di tutte le latitudini. perquelli europei, visti i precetti della re-ligione eurista, lo è ancor di più.In questo quadro la "flessibilità" direnzi non poteva certo fare ecce-zione. Ma questa rigidità sulle regoledi bilancio implica il fallimento sostan-ziale dell’operazione. che, anche perquesto, si concentrerà probabilmentesulle categorie più deboli che ab-biamo già citato (esuberi, disoccupatianziani, addetti a lavori usuranti). ca-tegorie sotto ricatto, impossibilitate ascegliere, costrette ad accettare icosti della trovata renziana.netto dev’essere dunque il giudiziopolitico. sempre di più, quello attualesi conferma come il governo dellegrande finanza. di fatto renzi chiedeai lavoratori non di andare in pen-sione, bensì di andare in banca perottenere un prestito da restituire congli interessi. una porcata che non habisogno di altri commenti. un regalosenza rischi per i banchieri, visto chela rata verrà detratta direttamente dal-l’Inps. Ma c’è di più. c’è che si vuol dareun’altra picconata al sistema previ-denziale pubblico, per andare sem-pre più verso una pensione fai da te.visto che la previdenza integrativa gliha funzionato solo in parte - i lavora-tori non sono cosi stupidi come lorsi-gnori se li immaginano -, ecco che ciriprovano con la "flessibilità".Il detto dice che "al peggio non c’è li-mite". e quasi sempre è così. conrenzi e la sua cricca possiamo to-gliere il "quasi".

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di teodoro andreadis synghellakis

ci risiamo, per l’ennesima volta. lagrecia stretta in un angolo, con le ri-chieste dei falchi – ad iniziare dall’fmie da schauble – che non si acconten-tano e chiedono continuamente tagli,in un eterno presente che pare im-possibile lasciarsi alle spalle.nel ben noto gioco di ruoli, questavolta la parte del cattivo la sta gio-cando il fondo monetario internazio-nale, che richiede l’approvazione, daparte del parlamento greco, di misurepreventive per un ammontare di 3,6miliardi di euro. dovrebbero entrarein vigore nel caso i tagli accettati si-nora da atene si dovessero dimo-strare troppo «buoni», nonabbastanza efficaci.e ovviamente si sono subito posti dueproblemi, uno di natura formale eduno assolutamente pratico. da unaparte, la legislazione ellenica non pre-vede che il parlamento possa legife-rare su misure «eventualmenteapplicabili in futuro», ma solo su que-stioni di natura certa. anche perché,rispetto alle clausole di salvaguardiaitaliane c’è una sostanziale diffe-renza: nel caso del governo tsipras,non gli si permette di includere le mi-sure «di garanzia» all’interno di unafinanziaria, ma si chiede una legge adhoc.In più, dal punto di vista dei cittadini,tartassati da cinque anni di austeritàsenza limiti, queste nuove misure ri-chieste dal fondo monetario – se do-vessero venire applicate –porterebbero a nuovi tagli di stipendie pensioni per una percentuale in-torno all’8% del loro ammontare to-tale, e all’ulteriore innalzamento dellealiquote Iva. obbligando a chiudere,per esempio, anche le case editriciche finora erano riuscite, tra mille sa-crifici, a resistere alla crisi.Il governo di syriza propone un mec-canismo che controbilanci automati-camente eventuali minori introiti perle casse dello stato, ma chiede di sal-vaguardare le classi sociali più debolie di non dover presentare in parla-mento, ovviamente, la legge richiesta

dai creditori.Il premier alexis tsipras , constatatoche le trattative con i creditori si sonoarenate, ha chiesto la convocazionedi un vertice europeo straordinarioper discutere della situazione e riu-scire a trovare una via d’uscita poli-tica. la decisione definitiva alriguardo dovrebbe essere presa oggi,ma la posizione del presidente delconsiglio europeo, donald tusk, nonsembra delle più incoraggianti: i suoicollaboratori hanno lasciato trapelareche la soluzione deve essere trovatasolo ed esclusivamente all’internodell’eurogruppo. quello in pro-gramma per oggi, ovviamente, èstato annullato e l’ulteriore perdita ditempo può andare solo a discapitodella grecia.Il presidente del gruppo dei socialistie democratici all’europarlamento,gianni pittella, si è schierato aperta-mente a favore di atene, chiedendodi non strangolare la grecia, e di nonchiederle di adottare misure supple-mentari. lo stesso Juncker, secondola stampa greca, parlando al collegiodei commissari, sembra aver definitoirragionevoli e anticostituzionali le mi-sure ex ante, richieste alla grecia.pare essere una prima presa di posi-zione contro l’asse del rigore asso-luto, quella costruita da berlino edall’fmi con sede a Washington. Maè chiaro che a questo punto sono piùche necessari degli interventi chiari,di sostegno energico e visibile, sia daparigi che da roma, se si vuole spe-rare ancora che qualcosa possa cam-biare. altrimenti, entro fine maggioatene potrebbe avere nuovamenteproblemi di liquidità e il pagamento dipensioni e stipendi sarebbe ancorauna volta a rischio, come avvenne nelgiugno del 2015.non bisogna essere particolarmentemalevoli per ricordare che propriopoche settimane fa, Wikileaks avevadiffuso il contenuto di una lunga tele-conferenza tra poul thomsen, a capodel dipartimento europeo del fondomonetario internazionale, la rigidis-sima delia velculescu – che lo rap-presenta ai colloqui con il governo

greco – e un’altra responsabile del-l’fmi. nel colloquio in questione si fa-ceva chiaramente riferimento allapossibilità di portare nuovamente ilpaese al collasso economico, visteanche le resistenze del governo disyriza ad accettare i diktat neoliberi-stici.tutto ciò, in un paese che continuaad ospitare più di 50.000 migranti eprofughi arrivati negli ultimi mesi, sop-portando un peso pratico ed econo-mico enorme. e che malgrado ledifficoltà non ha chiuso le propriefrontiere, come ha fatto, invece, l’exrepubblica Jugoslava di Macedoniae sta minacciando di fare, ora, anchel’austria.atene spera che si esca dall’impasse,per arrivare alla conclusione dellatrattativa e passare, così, alla delica-tissima fase che dovrà riguardare l’al-leggerimento del debito pubblicogreco. più i giorni e le settimane pas-sano a vuoto, e più l’economia grecanon riuscirà a riprendersi, con il solitocircolo vizioso: consumi al minimo,alta disoccupazione, minori entrateper lo stato e richiesta di ulteriori taglidai creditori.I falchi del rigore sembrano non averimparato assolutamente nulla in tuttiquesti anni. e forse non hanno nean-che capito la cosa più importante: chein grecia, per loro, non ci sono co-mode alternative politiche. un even-tuale governo conservatore, o anchedi larghe intese, non riuscirebbe maia portare avanti i nuovi piani lacrimee sangue voluti da fmi e ultraliberisti.

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grecIa dI nuovo sotto pressIone tramIgrantI e IngordIgIa della trojka

cancellata la rIunIone straordInarIa dell’eurogruppo. glI aIutI restano congelatI

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sinistralavoro

di mario agostinelli

scrivo nel giorno in cui si stanno svol-gendo le primarie in Maryland, a duepassi da dove risiedo in questi giorni.cerco di descrivere l’ambiente, par-tendo da due aspetti significativi. Ilmio nipotino in seconda elementaremi chiede chi sia donald trump eperché voglia fare un muro per tenerfuori i migranti. In compenso non sané che ci sono le primarie, né che lasua scuola oggi è chiusa per questo:i maestri non glielo hanno detto. d’altra parte mai visto un cenno diHillary, ma in ogni spazio pubblico(supermercati, metropolitana, sta-zione autobus) c’è un o una militantedi bernie sanders che cerca di avvi-cinare la gente che transita: pochi ac-cettano il volantino molto ben fatto,ma nessuno ha gesti di fastidio. Incentro a bethesda c’è uno spazio mu-nicipale con un grande quadro naifche contiene la scritta: “for politicianship hip hurrah!”. Molti ragazzi si fanno fotografaresotto la sagoma di bernie. parlo conuna signora che mi dice che lei “feelsthe bernie” e che teme trump che al-l’inizio della campagna ha comperatoil più grande edificio pubblico di Wa-shington – l’old post office - per farneun albergo così con i lavori in corsonessuno può salire sulla torre pano-ramica e si trova davanti un enormedicitura “trump hotels from now” cheequivale ad un messaggio forte echiaro. trovo notevole la sintesi del pro-gramma sanders in 10 punti stampatisu una simil card rigida: 1) portare ilsalario minimo a 15$; 2) sanità pub-blica per tutti e espansione della sicu-rezza sociale; 3) borse di studio,college e università gratuiti; 4) lottaper la giustizia razziale e difesa deidiritti civili; 5) intervento per combat-tere il cambiamento climatico e oppo-sizione all’oleodotto Keystone; 6)tassare la ricchezza e superamentodelle assicurazioni private per il wel-fare; 7) opposizione al ttIp e al de-centramento del lavoro; 8)sostegnoai diritti di sindacalizzazione; 8) paga-mento di malattia, cure mediche eferie per tutti i lavoratori; 9) riduzione

della povertà e della disoccupazionegiovanile; 10) riforma dell’immigra-zione con diritto di cittadinanza. lafrase finale chiede che il finanzia-mento della politica attraverso il “bigmoney” cessi, che tutti i cittadini ab-biano il diritto di voto e che ci si uni-sca per la “political revolution today”. per quanto riguarda trump continuaanche qui il suo spostamento su po-sizioni più moderate, ormai sicuro diavere così la nomination e far dimen-ticare ai votanti i 10 mesi della sua or-renda campagna. Il Washington post, suo avversario,ricorda anche oggi le sue afferma-zioni più laide (le definisce così) econferma la notizia per cui il creatore

di google si batterà anche con un ri-corso alle sue armi sul Web per im-pedire che trump diventi presidente.I giornalini distribuiti gratis in Metrocontinuano a far cronaca per trump,sulle sue donne, sulle sue visite allecliniche private, sulle aziende del ty-coon sempre intaccate da denaropubblico.Insomma, seguendo il vizio della po-litica italiana di badare solo al proprioombelico, trump è un berlusconi, laclinton un veltroni, ma sanders èassai più a sinistra di renzi: un lan-dini senza un sindacato alle spalle.

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