I Grandi e i piccoli

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I grandi e i piccoli

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IndiceVoci

Sandro Pertini 1Aldo Moro 34Giovanni Falcone 46Paolo Borsellino 59Carlo Alberto dalla Chiesa 72Cosa nostra 82Salvatore Riina 105Bernardo Provenzano 113Tommaso Buscetta 120

NoteFonti e autori delle voci 124Fonti, licenze e autori delle immagini 126

Licenze della voceLicenza 128

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Sandro Pertini 1

Sandro Pertini

Sandro Pertini

7º Presidente della Repubblica Italiana

Durata mandato 9 luglio 1978 –29 giugno 1985

Predecessore Giovanni Leone

Successore Francesco Cossiga

Presidente della Camera dei deputati

Durata mandato 5 giugno 1968 –4 luglio 1976

Predecessore Brunetto Bucciarelli-Ducci

Successore Pietro Ingrao

Senatore a vita

Durata mandato 29 giugno 1985 –24 febbraio 1990

Dati generali

Partito politico Partito Socialista Italiano

Titolo di studio Laurea in giurisprudenza e in scienze politiche

Alma mater Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia

Firma

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Sandro Pertini 2

on. Alessandro Pertini

Assemblea costituente

Partito Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria

Gruppo Socialista

Incarichi parlamentari

• Membro della giunta delle elezioni (26 giugno 1946 – 31 gennaio 1948)• Membro della commissione per la Costituzione (19 luglio 1946 – 25

luglio 1946)• Membro della commissione degli "undici" (19 febbraio 1947 – 19 aprile

1947)

Pagina istituzionale [1]

sen. Sandro Pertini

Parlamento italianoSenato della Repubblica

Legislatura I, IX, X

Gruppo Partito Socialista Italiano

Senatore a vita

Investitura Senatore di diritto

Data 29 giugno 1985

Incarichi parlamentari

• Presidente del Gruppo PSI (8 maggio 1948 – 24 giugno 1953)• Membro della giunta delle elezioni (8 maggio 1948 – 24 giugno 1953)• Membro della terza Commissione permanente (Affari esteri e colonie) (17 giugno 1948 – 6 luglio 1948)• Membro della quarta Commissione permanente (Difesa) (7 luglio 1948 – 4 agosto 1948)• Presidente della quarta Commissione permanente (Difesa) (5 agosto 1948 – 24 giugno 1953)• Membro della Commissione speciale ddl funerali e tumulazione V.E. Orlando (3 dicembre 1952 – 5 gennaio 1953)• Membro della Commissione di vigilanza sulle condizioni dei detenuti negli stabilimenti carcerari (5 aprile 1949 –

20 ottobre 1949)• Membro del Gruppo PSI (29 giugno 1985 – 1º luglio 1987)• Membro terza Commissione permanente (Affari esteri) (9 luglio 1985 – 1º luglio 1987)• Presidente provvisorio del Senato (2 luglio 1987 – 2 luglio 1987)• Membro del Gruppo PSI (9 luglio 1987 – 24 febbraio 1990)• Membro terza Commissione permanente (Affari esteri, emigrazione) (1º agosto 1987 – 27 settembre 1989)• Membro terza Commissione permanente (Affari esteri, emigrazione) (27 settembre 1989 – 24 febbraio 1990)

Pagina istituzionale [2]

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Sandro Pertini 3

on. Sandro Pertini

Parlamento italianoCamera dei deputati

Luogo nascita San Giovanni (Stella)

Data nascita 25 settembre 1896

Luogo morte Roma

Data morte 24 febbraio 1990 (93 anni)

Legislatura II, III, IV, V, VI, VII

Gruppo Partito Socialista Italiano

Circoscrizione Genova - Imperia - La Spezia - Savona

Incarichi parlamentari

Presidente della Camera dei deputati (5 giugno 1968 – 25 maggio1976)

Pagina istituzionale [3]

« Non vi può essere vera libertà senza la giustizia sociale, come non vi può essere vera giustizia sociale senza libertà. »

(Sandro Pertini)

« I giovani non hanno bisogno di prediche, i giovani hanno bisogno, da parte degli anziani, di esempi di onestà, di coerenzae di altruismo.[4] »

(Sandro Pertini, Messaggio di fine anno agli italiani del Presidente Pertini, 31 dicembre 1978)

Alessandro Pertini detto Sandro (San Giovanni di Stella, 25 settembre 1896 – Roma, 24 febbraio 1990) è stato unpolitico, giornalista e antifascista italiano. Fu il settimo presidente della Repubblica Italiana, in carica dal 1978 al1985, il secondo socialista (dopo Giuseppe Saragat) a ricoprire la carica.Durante la prima guerra mondiale, Pertini combatté sul fronte dell'Isonzo, e per diversi meriti sul campo gli fuconferita una medaglia d'argento al valor militare nel 1917. Congedato con il grado di capitano, nel dopoguerra aderìal Partito Socialista Italiano e si distinse per la sua energica opposizione al fascismo. Perseguitato per il suo impegnopolitico contro la dittatura di Mussolini, nel 1925 fu condannato a otto mesi di carcere, e quindi costretto a unperiodo di esilio in Francia per evitare una seconda condanna. Continuò la sua attività antifascista anche all'estero eper questo, dopo essere rientrato sotto falso nome in Italia nel 1929, fu arrestato e condannato dal Tribunale Specialeper la sicurezza dello Stato prima alla reclusione e successivamente al confino.Nel 1943, alla caduta del regime fascista, fu liberato, e partecipò alla battaglia di Porta San Paolo nel tentativo didifendere Roma dall'occupazione tedesca. Contribuì poi a ricostruire il vecchio PSI fondando insieme a Pietro Nenniil Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria. Nello stesso anno fu catturato dalle SS e condannato a morte, mariuscì a salvarsi grazie a un intervento dei partigiani delle Brigate Matteotti.Divenne in seguito una delle personalità di primo piano della Resistenza italiana e fu membro della giunta militaredel Comitato di Liberazione Nazionale in rappresentanza del PSIUP. Da partigiano fu attivo soprattutto a Roma, inToscana, Val d'Aosta e Lombardia, distinguendosi in diverse azioni che gli valsero una medaglia d'oro al valormilitare. Nell'aprile 1945 partecipò agli eventi che portarono alla liberazione dal nazifascismo, organizzandol'insurrezione di Milano, e votando il decreto che condannò a morte Mussolini e altri gerarchi fascisti.

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Sandro Pertini 4

Nell'Italia repubblicana fu eletto deputato all'Assemblea Costituente per i socialisti, quindi senatore nella primalegislatura e deputato in quelle successive, sempre rieletto dal 1953 al 1976. Ricoprì per due legislature consecutive,dal 1968 al 1976, la carica di Presidente della Camera dei deputati, per essere infine eletto Presidente dellaRepubblica Italiana l'8 luglio 1978.Andando spesso oltre il semplice ruolo istituzionale, il suo mandato presidenziale fu caratterizzato da una forteimpronta personale che gli valse una notevole popolarità, tanto da essere spesso ricordato come il "presidente piùamato dagli italiani".[5][6][7]

La gioventù

Sandro, in piedi, con la madre, il padre, la sorellaMarion e il fratello Eugenio

Nacque da una famiglia benestante (il padre Alberto, che morì giovane,era proprietario terriero), quarto di cinque fratelli: il primogenito Luigi,pittore; Marion, che sposò un diplomatico italiano; Giuseppe, detto"Pippo", ufficiale di carriera; ed Eugenio, che durante la secondaguerra mondiale fu deportato e morì nel campo di concentramento diFlossenbürg.

Sandro Pertini, molto legato alla madre Maria Muzio, fece i suoi primistudi presso il collegio dei salesiani "Don Bosco" di Varazze, esuccessivamente al Liceo Ginnasio "Gabriello Chiabrera" di Savona,dove ebbe come professore di filosofia Adelchi Baratono, socialistariformista e collaboratore di Critica Sociale di Filippo Turati, checontribuì ad avvicinarlo al socialismo ed agli ambienti del movimento

operaio ligure[8]. Del professor Baratono Pertini conserverà un insegnamento al quale rimarrà fedele:

« Se non vuoi mai smarrire la strada giusta resta sempre a fianco della classe lavoratrice nei giorni di sole e nei giorni ditempesta. »

(Discorso del Presidente Pertini ai lavoratori dell'Italsider. Savona, 20 gennaio 1979[9][10])

Nel 1915, allo scoppio della Grande Guerra, venne chiamato alle armi nel 25º reggimento di artiglieria da campagnae inviato sul fronte dell'Isonzo nell'aprile di due anni dopo. Seppur diplomato, prestò inizialmente servizio comesoldato semplice, essendosi rifiutato, come molti altri socialisti neutralisti del periodo, di fare il corso per ufficiali.Nel 1917 tuttavia, a seguito di una direttiva del Cadorna che obbligava tutti i possessori di titolo di studio a prestareservizio come ufficiali, frequentò il corso a Peri di Dolcè.[11]

Venne dunque inviato nuovamente sull'Isonzo come sottotenente di complemento, distinguendosi per alcuni atti dieroismo: fu decorato con la medaglia d'argento al valor militare per aver guidato, nell'agosto del 1917, un assalto almonte Jelenik durante la battaglia della Bainsizza.Tuttavia, dopo la guerra, congedato con il grado di capitano, non gli fu consegnata la decorazione poiché il regimefascista occultò tale merito a causa della sua militanza socialista[12]. Nel 1918, a guerra finita, Sandro Pertini siiscrisse al Partito Socialista Italiano, nella federazione di Savona, aderendo alla corrente riformista di Filippo Turati.Nell'ottobre 1920 venne eletto consigliere comunale di Stella e nel 1921 fu tra i delegati al Congresso socialista diLivorno che sancì la scissione del partito e la nascita del Partito Comunista d'Italia[13]. Nel 1922 aderì infine allascissione della corrente turatiana per aderire al neonato Partito Socialista Unitario[11].

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Sandro Pertini 5

Pertini aspirante ufficiale del RegioEsercito alla Scuola Mitraglieri Fiat di

Brescia.

Pertini nei primi anni venti.

Dopo aver sostenuto dodici esami a Genova, nel 1923 si iscrisse,ventisettenne, alla facoltà di giurisprudenza dell'ateneo di Modena: quisostenne in tre mesi i rimanenti sei esami e si laureò (105 su 110) con una tesisu L'industria siderurgica in Italia[14].

In seguito si trasferì a Firenze, ospite del fratello Luigi, e si iscrisse all'IstitutoUniversitario "Cesare Alfieri" conseguendo nel 1924 la seconda laurea, inscienze sociali, con una tesi dal titolo La Cooperazione. A Firenze, entrò incontatto con gli ambienti dell'interventismo democratico e socialista vicini aGaetano Salvemini, ai fratelli Rosselli e a Ernesto Rossi, e in quel periodoaderì al movimento di opposizione al fascismo "Italia Libera".

L'antifascismo

La prima condanna

Ostile fin dall'inizio al regime fascista, per la sua attività politica fu spessobersaglio di aggressioni squadriste: il suo studio di avvocato a Savona fudevastato diverse volte[15], mentre in un'altra occasione fu picchiato perchéindossava una cravatta rossa, oppure ancora per aver deposto una corona dialloro dedicata alla memoria di Giacomo Matteotti[16]. Il 22 maggio 1925venne arrestato per aver distribuito un opuscolo clandestino, stampato a suespese, dal titolo Sotto il barbaro dominio fascista[11], in cui denunciava leresponsabilità della monarchia verso l'instaurazione del regime fascista, leillegalità e le violenze del fascismo stesso, nonché la sfiducia nell'operato delSenato del Regno, composto in maggioranza da filofascisti, chiamato agiudicare in Alta Corte di Giustizia l'eventuale complicità del generale EmilioDe Bono riguardo all'omicidio di Giacomo Matteotti.

Giuseppe ed Eugenio Pertini

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Sandro Pertini 6

Non si conosce molto dei fratelli di Pertini, tuttavia su due di essi, Giuseppe ed Eugenio, la cui vicenda si sviluppaappunto tra gli anni dell'antifascismo e della Resistenza, Sandro Pertini gettò una luce in una famosa intervistaconcessa ad Oriana Fallaci nel 1973.[17]

Giuseppe Pertini, fratello maggiore di Sandro, fu ufficiale di carriera durante la prima guerra mondiale. Nel 1923 siiscrisse al Partito Fascista; tra i due fratelli si produsse così una totale frattura che si ricompose parzialmente solo nel1925, dopo il primo arresto di Sandro. Dopo il secondo arresto, nel 1926, Giuseppe abbandonò definitivamente ilfascismo. Di lì a poco sarebbe morto, a 41 anni, di infarto: "di crepacuore" dirà in seguito Pertini.

Eugenio Pertini

Eugenio Pertini, quasi coetaneo di Sandro, era sempre stato molto legato a lui. Ancora giovane emigrò in Americaper lavoro, per tornare durante il periodo di prigionia del fratello. Un giorno del 1944 gli giunse la notizia che Sandroera stato fucilato a Forte Boccea[18]. In seguito a ciò Eugenio si iscrisse al Partito Comunista ed entrò nella Resistenza;arrestato mentre attaccava dei manifesti contro i nazisti fu portato prima nel campo di transito di Bolzano e quindi aFlossenbürg, dove morì, fucilato, il 25 aprile del 1945, proprio mentre avveniva l'insurrezione di Milano[19].

In seguito a questo, fu aperto a suo nome un fascicolo al Casellario Politico Centrale[20] e venne accusato di«istigazione all'odio tra le classi sociali» secondo l'articolo 120 del Codice Zanardelli, oltre che dei reati di stampaclandestina, oltraggio al Senato e lesa prerogativa della irresponsabilità del re per gli atti di governo.Pertini, sia nell'interrogatorio dopo l'arresto, sia in quello condotto dal procuratore del Re, nonché all'udienzapubblica davanti al Tribunale di Savona, rivendicò il proprio operato assumendosi ogni responsabilità e dicendosidisposto a proseguire nella lotta contro il fascismo e per il socialismo e la libertà, qualunque fosse la condanna a cuiandava incontro[21].Fu condannato, il 3 giugno 1925, a otto mesi di detenzione e al pagamento di un'ammenda per i reati di stampaclandestina, oltraggio al Senato e lesa prerogativa regia, ma fu assolto per l'accusa di istigazione all'odio di classe. Lacondanna non attenuò la sua attività, che riprese appena liberato.Nel novembre 1926, dopo il fallito attentato di Anteo Zamboni a Mussolini, come altri antifascisti in tutta Italia, fuoggetto di nuove violenze da parte dei fascisti (il 31 ottobre 1926, dopo un comizio, durante un'aggressione disquadristi gli era stato spezzato il braccio destro[13]) e si trovò costretto ad abbandonare Savona per riparare aMilano. Il 4 dicembre 1926, in applicazione delle cosiddette leggi eccezionali "fascistissime", Pertini, definito «unavversario irriducibile dell'attuale Regime», venne assegnato al confino di polizia per la durata di cinque anni, ilmassimo della pena previsto dalla legge[22].

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Sandro Pertini 7

L'esilio ed il periodo clandestinoPer sfuggire alla cattura, il 12 dicembre 1926, da Milano espatriò clandestinamente verso la Francia assieme aFilippo Turati, con l'aiuto di Carlo Rosselli, Ferruccio Parri e Adriano Olivetti[23]. La fuga avvenne con unatraversata in motoscafo guidato da Italo Oxilia[24] da Savona verso la Corsica; gli altri componenti del gruppo furonocomunque arrestati e processati al loro rientro in Italia e gli stessi Pertini e Turati furono condannati in contumacia adieci mesi di arresto[25].

In esilio a Nizza, con i compagni di lavoro.

Dopo aver passato alcuni mesi a Parigi, si stabilì definitivamente aNizza, mantenendosi con lavori diversi (dal manovale al muratore efino alla comparsa cinematografica), e divenne un esponente di spiccotra gli esiliati, svolgendo attività di propaganda contro il regimefascista, con scritti e conferenze, nonché partecipando alle riunionidella "'Lega Italiana dei Diritti dell'Uomo" e a quelle della"Concentrazione Antifascista"[26].

Nell'aprile del 1926 impiantò, in un villino preso in affitto ad Eza,vicino Nizza, una stazione radio clandestina allo scopo di mantenersi incorrispondenza con i compagni in Italia, per potere comunicare ericevere notizie; ottenne i fondi dalla vendita di una sua masseria inItalia. Scoperto dalla polizia francese, subì un procedimento penale efu condannato a un mese di reclusione, pena poi sospesa con lacondizionale, dietro il pagamento di un'ammenda[27].

Il suo esilio francese terminò nel marzo 1929, quando partì da Nizza e,munito di passaporto falso portante la sua fotografia ed intestato al nome del cittadino svizzero Luigi Roncaglia,varcò la frontiera dalla stazione di Chiasso il 26 marzo 1929 e rientrò in Italia.

Il rientro in Italia, la cattura ed il carcereIl suo scopo era quello di riorganizzare le file del partito socialista e stabilire contatti con gli altri partiti antifascisti,tra cui i democratici di "Nuova Libertà".In contatto con gli antifascisti della "Concentrazione", visitò Novara, Torino, Genova, La Spezia, Piacenza, Parma,Reggio Emilia, Bologna, Roma, Firenze e Napoli, ed alla fine, nelle relazioni inviate a Parigi, comunicò che erapossibile potenziare la rete socialista. Conclusione diversa da quella pessimista di Fernando De Rosa, che avevaviaggiato attraverso la penisola prima di lui.[28]

Si recò in seguito a Milano per progettare un attentato alla vita di Mussolini, ed incontrò a questo scopo l'ingegnerVincenzo Calace che, come dichiarò in seguito, «gli confidò di essere in grado di costruire bombe a orologeria adalto potenziale». Il progetto prevedeva di servirsi delle fognature sotto Palazzo Venezia, ma fu scartato poichéattraverso amici di Ernesto Rossi si scoprì che erano sorvegliate e protette da allarmi. Pertini tentò comunque diproseguire nel suo intento: incontrò a Roma il socialista Giuseppe Bruno per raccogliere informazioni e, una voltarientrato a Milano, fissò un incontro con Rossi.[29] Il 14 aprile 1929 andò a Pisa per incontrarlo ma, in corso VittorioEmanuele (attuale corso Italia), fu riconosciuto per caso da un esponente fascista di Savona, tale Icardio Saroldi, e fuquindi arrestato da un piccolo gruppo di camicie nere[27][30][31].Il 30 novembre 1929 fu condannato dal Tribunale Speciale per la difesa dello Stato a dieci anni e nove mesi direclusione e a tre anni di vigilanza speciale, per aver «svolto all'estero attività tali da recare nocumento agl'interessinazionali», nonché per «contraffazione di passaporto straniero»[26]. Durante il processo Pertini rifiutò di difendersi,non riconoscendo l'autorità di quel tribunale e considerandolo solo un'espressione di partito, esortando invece lacorte a passare direttamente alla condanna già stabilita. Durante la pronuncia della sentenza si alzò gridando:«Abbasso il fascismo! Viva il socialismo!»[13].

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Il carcere di Santo Stefano come si presenta oggi

Pertini ha così ricordato una delle sue giornate di carcere all'ergastolo di Santo Stefano

«La sveglia suona: è l'alba. Dal mare giunge un canto d'amore, da lontano il suono delle campane di Ventotene.Guardo il cielo, azzurro come non mai, senza una nuvola, e d'improvviso un soffio di vento mi investe, denso diprofumo dei fiori sbocciati durante la notte. È l'inizio della primavera. Quei suoni, e il profumo del vento, e il cieloterso, mi danno un senso di vertigine.Ricado sul mio giaciglio. Acuto, doloroso, mi batte nelle vene il rimpianto della mia giovinezza che giorno per giorno,tra queste mura, si spegne.La volontà lotta contro il doloroso smarrimento. È un attimo: mi rialzo, mi getto l'acqua gelida in viso. Losmarrimento è vinto, la solita vita riprende: rifare il letto, pulire la cella, far ginnastica, leggere, studiare...».[32][33]

Fu internato nel carcere dell'isola di Santo Stefano, ma dopo poco più di un anno di detenzione, il 10 dicembre 1930,fu trasferito, a causa delle precarie condizioni di salute, alla casa penale di Turi. A causare il trasferimento non fuestranea una campagna di proteste e denunce all'estero, in particolare in Francia, dopo che alcune notizie sulla suasalute erano trapelate all'esterno, grazie ad alcuni compagni di carcere comunisti[34].A Turi, unico socialista recluso, condivise la cella con Athos Lisa e Giovanni Lai. Conobbe inoltre Antonio Gramsci,al quale fu stretto da grande amicizia e ammirazione intellettuale e dalla condivisione delle sofferenze dellareclusione: ne divenne confidente, amico e sostenitore. Pertini stesso fu anche autore di diverse proteste e letterefinalizzate ad alleviare le condizioni carcerarie cui era sottoposto Gramsci[13].Nel novembre del 1931 fu trasferito presso il sanatorio giudiziario di Pianosa ma, nonostante il trasferimento, le suecondizioni di salute non migliorarono ancora, al punto che la madre presentò domanda di grazia alle autorità. Pertini,non riconoscendo l'autorità fascista e quindi il tribunale che lo aveva condannato, si dissociò pubblicamente dalladomanda di grazia con parole molto dure, sia per la madre che per il presidente del Tribunale Speciale[13][35].

« Perché mamma, perché? Qui nella mia cella di nascosto, ho pianto lacrime di amarezza e di vergogna - quale smarrimentoti ha sorpresa, perché tu abbia potuto compiere un simile atto di debolezza? E mi sento umiliato al pensiero che tu, sia pureper un solo istante, abbia potuto supporre che io potessi abiurare la mia fede politica pur di riacquistare la libertà. Tu che mihai sempre compreso che tanto andavi orgogliosa di me, hai potuto pensare questo? Ma, dunque, ti sei improvvisamente cosìallontanata da me, da non intendere più l'amore, che io sento per la mia idea?[36] »

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Il 10 settembre 1935, dopo sei anni di prigione, venne trasferito a Ponza come confinato politico[37] e il 20 settembre1940, pur avendo ormai scontato la sua condanna, giudicato «elemento pericolosissimo per l'ordine nazionale»,venne riassegnato al confino per altri cinque anni da trascorrere a Ventotene[38] dove incontrò, tra gli altri, AltieroSpinelli, Umberto Terracini, Pietro Secchia ed Ernesto Rossi.Nel 1938, gli fu dedicata la tessera del PSI, assieme a Rodolfo Morandi e a Antonio Pesenti, prigionieri anche loronelle carceri fasciste[39].

La Resistenza partigiana

Il ritorno alla libertà e alla lottaRiacquistò la libertà solo il 13 agosto 1943, pochi giorni dopo la caduta del fascismo. Inizialmente il provvedimentoavrebbe dovuto escludere i confinati comunisti; Pertini si adoperò comunque per ottenere in breve tempo anche laloro liberazione[40][41].Andò a far visita alla madre e poi ritornò subito a Roma, per contribuire alla ricostruzione del partito socialista eriprendere la lotta antifascista; il 23 agosto partecipò infatti alla fondazione del PSIUP dall'unione del PSI con ilMUP, con Pietro Nenni come segretario[42]. Il 25 fu eletto con Carlo Andreoni vicesegretario, per occuparsidell'organizzazione militare del partito a Roma. In seguito fece parte della giunta militare del CLN con GiorgioAmendola (PCI), Riccardo Bauer (PdA), Giuseppe Spataro (DC), Manlio Brosio (PLI) e Mario Cevolotto (DL).Pochi giorni dopo l'8 settembre, partecipò ai combattimenti contro i tedeschi a Porta San Paolo per la difesa di Roma,insieme a Luigi Longo, Emilio Lussu e Giuliano Vassalli[40].

Sandro Pertini e Giuseppe Saragat in una foto del 1979

Il 15 ottobre, nuovamente in clandestinità, venne tuttavia catturatodalle SS, assieme a Giuseppe Saragat, e condannato a morte per lasua attività partigiana, ma la sentenza non venne eseguita grazieall'azione dei partigiani delle Brigate Matteotti che, il 25 gennaio1944, permise la loro fuga dal carcere di Regina Coeli. L'azione,dai connotati rocamboleschi, fu ideata e diretta da GiulianoVassalli, che si trovava presso il tribunale militare italiano, conl'aiuto di diversi partigiani socialisti, tra cui Giuseppe Gracceva,Massimo Severo Giannini, Filippo Lupis, Ugo Gala e il medicodel carcere Alfredo Monaco[43][44]. Si riuscì così prima a farpassare Saragat e Pertini dal "braccio" tedesco a quello italiano e

quindi a produrre degli ordini di scarcerazione falsi, redatti dallo stesso Vassalli, per la loro liberazione (a confermadell'ordine arrivò anche una falsa telefonata dalla questura, fatta da Marcella Monaco, moglie di AlfredoMonaco[45]). I due furono dunque scarcerati insieme a Luigi Andreoni e a quattro ufficiali badogliani. Pertini stessonarrò in seguito questi fatti anche in un'intervista rilasciata ad Oriana Fallaci nel 1973, aggiungendo che dovetteimpuntarsi per far uscire insieme a lui e Saragat anche i badogliani e che quando Nenni lo seppe sbottò: «Ma fateuscire Peppino! Sandro il carcere lo conosce, c'è abituato».[17]

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L'azione di via Rasella

Soldati tedeschi in via Rasella dopo l'agguato

Dopo un sanguinoso attacco condotto il 10 marzo 1944dai GAP contro una colonna fascista in via Tomacelli,gli altri partiti del CLN si congratularono con icomunisti per l'audace azione condotta nel cuore diRoma[46]. Il successo delle azioni partigiane dei mesiprecedenti portò quindi alla comune decisione dicolpire nuovamente e più duramente i nazifascisti. Inquesto contesto, scrisse in seguito Amendola, «Pertini,che mordeva il freno e che, nel suo ben notopatriottismo di partito, era geloso delle prove crescentidi capacità e di audacia date dai Gap, chiese che siconcordasse un'azione armata unitaria».

Fu pertanto concordato un attacco contemporaneo contro il carcere di via Tasso e contro il corteo fascista previstoper il 23 marzo, anniversario della fondazione del Fascio. L'annullamento all'ultim'ora del corteo fascista[47] e ilritardo nel pianificare l'assalto a via Tasso indussero i GAP, guidati da Amendola[48], ad attuare comunque un'azioneda essi pianificata autonomamente e prevista per il 21 marzo[49]. Di tale azione gli altri membri della giunta del CLN(tra cui lo stesso Pertini) non furono informati preventivamente per «ragioni di sicurezza cospirativa», secondoquanto dichiarato dallo stesso Amendola[50].

Il 23 marzo 1944 fu così eseguito l'Attentato di via Rasella, cui i tedeschi reagirono (appena 21 ore dopo, il 24) conl'eccidio delle Fosse Ardeatine.Tre giorni dopo, il 26 marzo, una volta nota l'entità dell'eccidio, la giunta militare del CLN fu sul punto di spaccarsi:Amendola voleva che il comitato approvasse ufficialmente l'azione, ma il democristiano Spataro si oppose e chieseal contrario di emanare un comunicato di dissociazione. Pertini, per motivi opposti, adirato protestò per non esserestato avvertito[51], essendo previste proprio per quel giorno, carico di significato politico, le suddette azioni comuni.A quel punto, a fronte di possibili ripercussioni sulla coesione del CLN[52][53], Pertini, Bauer e Brosio respinsero laproposta di Spataro, ma la giunta non accolse neanche la richiesta del rappresentante comunista[48][54].Per il suo ruolo di membro della giunta militare del CLN, nel 1948 Pertini fu chiamato a testimoniare, insieme aBauer ed Amendola, al processo di Herbert Kappler (il responsabile della strage delle Fosse Ardeatine). Al processoi tre confermarono che l'attacco fu conforme alle disposizioni del CLN.[55]

Nel 1977, Pertini ribadì in un'intervista sia la sua estraneità alla decisione di sferrare l'attacco, sia la sua adesione allastessa una volta realizzata[56][57]:

« Le azioni contro i tedeschi erano coperte dal segreto cospirativo. L'azione di via Rasella fu fatta dai Gap comunisti.Naturalmente io non ne ero al corrente. L'ho però totalmente approvata quando ne venni a conoscenza. Il nemico dovevaessere colpito dovunque si trovava. Questa era la legge della guerra partigiana. Perciò fui d'accordo, a posteriori, con ladecisione che era partita da Giorgio Amendola. »

Anche Riccardo Bauer, in alcuni scritti raccolti da Arturo Colombo nel 1997, dichiarò che l'obiettivo del CLN era«rendere impossibile la vita a tedeschi e fascisti dentro e fuori la città di Roma» e che quindi l'attacco «appare comeepisodio organico», e precisando che l'attentato venne «preparato e attuato dai comunisti senza specifico accordo conla Giunta Militare», ma che a fatto compiuto «tutti i rappresentanti del CLN furono concordi nel considerarlo"legittima azione di guerra"».[58]

Tuttavia, nel 1994, quattro anni dopo la morte di Pertini, l'ex ministro Matteo Matteotti, figlio di Giacomo ed a quell'epoca partigiano socialista, dichiarò che dopo la liberazione Pertini gli disse che «non era stato favorevole ad un'azione militare di gappisti contro un reparto militare perché temeva che ci fossero delle rappresaglie

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sproporzionate rispetto all'efficacia dell'azione», e che in quell'occasione «prevalse la tesi di Giorgio Amendola, cheera convinto della necessità di dare una dimostrazione di forza». Matteotti affermò inoltre che «Pertini era invecefavorevole ad una manifestazione davanti al Messaggero contro la prospettiva che Roma diventasse teatro di guerra evoleva che il coraggio della gente si potesse manifestare con una chiara protesta contro le truppe occupanti, ma conl'intento di non arrivare ad uno scontro armato».[59] Ancora, nel 1997, Massimo Caprara, ex segretario personale delfondatore del PCI Palmiro Togliatti, dichiarò che oltre allo stesso Togliatti «anche Sandro Pertini si rifiutò di dare lasua solidarietà» a chi partecipò all'azione.[60]

Dalla liberazione di Roma a quella di FirenzeNel maggio del 1944, si diresse dunque a Milano con Guido Mazzali per partecipare attivamente alla Resistenzacome membro della giunta militare centrale del CLNAI e con l'intento politico di riorganizzare il partito socialista ela propaganda clandestina nelle regioni settentrionali[13].Assieme a Ugo La Malfa fu uno strenuo oppositore della svolta di Salerno rispetto alla pregiudizialerepubblicana.[61]

Nel luglio del 1944, dopo la liberazione di Roma, venne richiamato da Nenni al rientro nella capitale. Gli ordinierano di mettersi in contatto, a Genova, con il monarchico Edgardo Sogno che lo avrebbe messo in contatto con glialleati per farlo rientrare a Roma con un volo dalla Corsica. La situazione tuttavia si complicò: arrivato a Genovanon trovò l'imbarcazione per raggiungere la Corsica, quindi cercò di attivarsi con Sogno per una soluzionealternativa[62].Pertini, che aveva dei contatti con i partigiani di La Spezia, partì con l'intento di trovare nella città ligure il mezzoadatto al viaggio. E così fu, ma occorreva aspettare qualche giorno. Tornò a Genova ma venne a sapere che Sognoaveva già trovato un motoscafo ed era partito con altre persone per la Corsica lasciandolo al suo destino. Pertini sitrovò quindi abbandonato, in territorio occupato, con una condanna a morte pendente e, nella sua Liguria, facilmentericonoscibile, con l'ordine di rientrare a Roma. Decise di riparare nuovamente alla Spezia per cercare comunque diraggiungere la capitale: riuscì ad ottenere, da un industriale che riforniva i tedeschi, un lasciapassare per raggiungerePrato, dopodiché da solo raggiunse Firenze a piedi.[62]

A Firenze si mise in contatto con il professore Gaetano Pieraccini, nel suo studio di via Cavour, grazie al quale riuscìa trovare rifugio in via Ghibellina. L'11 agosto prese parte agli scontri per la liberazione della città, organizzandol'azione del partito socialista e la stampa delle prime copie dell'Avanti!.

Il rientro al Nord e la liberazione di Milano

Il documento falso usato da Pertini durante la Resistenza

Arrivato a Roma capì presto che la sua presenza erainutile e manifestò l'intenzione di tornare al nord, doveera il segretario del Partito Socialista per tutta l'Italiaoccupata e faceva parte del Comitato di LiberazioneNazionale per l'Alta Italia in rappresentanza delpartito[63].

Gli furono forniti dei documenti falsi, una patente diguida a nome di Nicola Durano, e con un volo aereovenne trasferito da Napoli a Lione, poi a Digione e, unavolta arrivato a Chamonix, entrò in contatto con laResistenza francese. Il percorso di rientro fu previstoattraverso il Monte Bianco e fu condotto sul Col du

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Midi assieme a Cerilo Spinelli, il fratello di Altiero, con una teleferica portamerci, per poi intraprendere l'attraversatadel Mer de Glace e prendere contatto con i partigiani valdostani, grazie all'aiuto del campione francese di sci ÉmileAllais. Arrivò ad Aosta e poi ad Ivrea, evitando pattuglie e posti di blocco dei tedeschi, fino a Torino e quindi aMilano[64].Il 29 marzo del 1945 costituì, con Leo Valiani per il Partito d'Azione ed Emilio Sereni per il PCI (supplente di LuigiLongo), un comitato militare insurrezionale in seno al CLNAI con lo scopo di preparare l'insurrezione di Milano el'occupazione della città. Il 25 aprile 1945 fu lo stesso Pertini a proclamare alla radio[65] lo sciopero generaleinsurrezionale della città:

« Cittadini, lavoratori! Sciopero generale contro l'occupazione tedesca, contro la guerra fascista, per la salvezza delle nostreterre, delle nostre case, delle nostre officine. Come a Genova e a Torino, ponete i tedeschi di fronte al dilemma: arrendersi operire. »

()

Alle 8 del mattino del 25 aprile, il Comitato di Liberazione Nazionale dell'Alta Italia si riunì presso il collegio deiSalesiani in via Copernico a Milano. L'esecutivo, presieduto da Luigi Longo, Emilio Sereni, Sandro Pertini e LeoValiani (presenti tra gli altri anche Rodolfo Morandi – che venne designato presidente del CLNAI –, GiustinoArpesani e Achille Marazza), proclamò ufficialmente l'insurrezione, la presa di tutti i poteri da parte del CLNAI e lacondanna a morte per tutti i gerarchi fascisti[66] (tra cui ovviamente Mussolini, che sarebbe stato raggiunto e fucilatotre giorni dopo). Il decreto, trasmesso via radio, recitava:

« I membri del governo fascista ed i gerarchi del fascismo colpevoli di aver soppresso le garanzie costituzionali e di averdistrutto le libertà popolari, creato il regime fascista, compromesso e tradito le sorti del Paese e di averlo condotto all'attualecatastrofe, sono puniti con la pena di morte e nei casi meno gravi con l'ergastolo. »

(Decreto del CLNAI, 25 aprile 1945)

Tale risoluzione era però in conflitto con l'articolo 29 dell'armistizio di Cassibile, secondo il quale Mussolini avrebbedovuto essere consegnato agli Alleati:

« Benito Mussolini, i suoi principali associati fascisti e tutte le persone sospette di aver commesso delitti di guerra o reatianaloghi, i cui nomi si trovino sugli elenchi che verranno comunicati dalle Nazioni Unite e che ora o in avvenire si trovino interritorio controllato dal Comando militare alleato o dal Governo italiano, saranno immediatamente arrestati e consegnatialle Forze delle Nazioni Unite. Tutti gli ordini impartiti dalle Nazioni Unite a questo riguardo verranno osservati[67]. »

Quello stesso giorno, presso l'arcivescovado di Milano, ci fu comunque un tentativo di mediazione richiesto daMussolini e favorito dal cardinale Ildefonso Schuster. Don Giuseppe Bicchierai, segretario dell'arcivescovo, si curòdi contattare il CLNAI; alla riunione con Mussolini (con lui, tra gli altri, Rodolfo Graziani e Carlo Tiengo), nelprimo pomeriggio, parteciparono inizialmente Raffaele Cadorna (comandante del Corpo volontari della libertà),Riccardo Lombardi, Giustino Arpesani e Achille Marazza. Pertini non fu rintracciato in quanto era impegnato in uncomizio nella fabbrica insorta della Borletti[68][69]. Nel colloquio cominciò a palesarsi la possibilità di un accordo: ilCLNAI avrebbe accettato la resa, garantendo la vita ai fascisti, considerando Mussolini prigioniero di guerra e quindiconsegnandolo agli Alleati[70]. Ad un certo punto però giunse la notizia che i tedeschi avevano già avviato trattativecon gli alleati anglo-americani: Mussolini adirato disse di essere stato tradito dai tedeschi e abbandonò la riunione,con la promessa di comunicare entro un'ora le sue intenzioni.[71] In quegli istanti giunsero alla spicciolata SandroPertini, Leo Valiani ed Emilio Sereni, del comitato militare insurrezionale del CLNAI. Pertini, armato di pistola,incrociò sulle scale, per la prima e unica volta, Mussolini che scendeva, ma non lo riconobbe; in seguito scrissesull'Avanti!: «lui scendeva le scale, io le salivo. Era emaciato, la faccia livida, distrutto».[72] Anni dopo, sulle colonnedello stesso giornale, dichiarò: «Se lo avessi riconosciuto lo avrei abbattuto lì, a colpi di rivoltella».[69]

Giunto nella sala dell'arcivescovado, si ebbe tra Pertini (appoggiato da Sereni) e gli altri un veemente scambio di battute: Pertini chiese alla delegazione perché non avessero arrestato subito Mussolini[71]; richiese inoltre che

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Mussolini, una volta arresosi al CLNAI, fosse consegnato ad un tribunale del popolo e non agli alleati[70]. CarloTiengo, che era rimasto in arcivescovado, a questo punto telefonò a Mussolini comunicandogli le intenzioni dei duedelegati del PSIUP e del PCI; ottenuta la risposta comunicò ai delegati e all'arcivescovo il rifiuto ad arrendersi diMussolini[70], che la sera stessa partì in direzione del Lago di Como.Pertini associò sempre in massima parte a quell'intervento all'arcivescovado la causa del fallimento della trattativa ela conseguente morte del Duce. In particolare, nel 1965 scrisse:

« Da tutto questo appare chiaro che il mio intervento presso il cardinale (intervento appoggiato solo dal compagno EmilioSereni, ma con molta energia) spinse Mussolini a non arrendersi. E soprattutto appare chiaro che se la sera del 25 aprile ilcompagno Sereni ed io non fossimo andati all'arcivescovado e se quindi Mussolini si fosse arreso al CLNAI sarebbe statoconsegnato al colonnello inglese Max Salvadori[73], il che voleva dire consegnarlo di fatto agli alleati (ed oggi sarebbe qui, aMontecitorio...).[74] »

26 aprile 1945. Pertini tiene un comizio nella Milano appena liberata

Tuttavia, secondo altre fonti, tale evento non avrebbeavuto un'influenza decisiva su una decisione (quelladella partenza), di fatto già stabilita[75].

Il giorno dopo Pertini tenne un comizio in PiazzaDuomo e poco dopo, a Radio Milano Libera, annunciòla vittoria dell'insurrezione e l'imminente fine dellaguerra. Il 27 aprile, fortemente convinto della necessitàdi condannare a morte il capo del fascismo, arrestato aDongo il giorno precedente, disse alla radio:

« Mussolini, mentre giallo di livore e di paura tentava di varcare la frontiera svizzera, è stato arrestato. Egli dovrà essereconsegnato ad un tribunale del popolo, perché lo giudichi per direttissima. E per tutte le vittime del fascismo e per il popoloitaliano dal fascismo gettato in tanta rovina egli dovrà essere e sarà giustiziato. Questo noi vogliamo, nonostante chepensiamo che per quest'uomo il plotone di esecuzione sia troppo onore. Egli meriterebbe di essere ucciso come un canetignoso.[76] »

Il 28 aprile Mussolini fu fucilato ed il giorno dopo il suo cadavere, insieme a quello della sua compagna ClarettaPetacci ed a quelli di altri gerarchi del regime sconfitto, fu esposto all'odio della folla a Piazzale Loreto. Pertinicommentò: «L'insurrezione si è disonorata».[77]

In seguito, riguardo alle vicende finali della vita del dittatore, scrisse sulle colonne dell'Avanti!:

« Mussolini si comportò come un vigliacco, senza un gesto, senza una parola di fierezza. Presentendo l'insurrezione si erarivolto al cardinale arcivescovo di Milano chiedendo di potersi ritirare in Valtellina con tremila dei suoi. Ai partigiani che loarrestarono offrì un impero, che non aveva. Ancora all'ultimo momento piativa di aver salva la vita per parlare alla radio edenunciare Hitler che, a suo parere, lo aveva tradito nove volte.[72] »

In ottemperanza al decreto del CLN, ordinò inoltre la fucilazione del maresciallo Rodolfo Graziani al partigianoCorrado Bonfantini, comandante della Brigata Matteotti che lo arrestò il 28 aprile. Bonfantini si adoperò invece persalvare la vita al generale fascista, che il giorno dopo si consegnò agli alleati.[78]

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Partigiani sfilano per le strade di Milano

Gli ultimi scontri nella città si sarebbero conclusi soloil 30 aprile.[79] Per le sue attività durante la Resistenza,e in particolare per la difesa di Roma e le insurrezionidi Firenze e di Milano, verrà insignito della medagliad'oro al valor militare.

Secondo Pertini, le emozioni provate durante laLiberazione di Milano furono un'esperienza checonfermarono la sua idea della «capacità del popoloitaliano di compiere le più grandi cose qualora fosseanimato dal soffio della libertà e del socialismo»[72].Tuttavia, come spesso egli ricordava malinconicamente, mentre il 25 aprile partecipava alla festa per l'avvenutaliberazione, suo fratello minore Eugenio veniva assassinato nel campo di concentramento di Flossenbürg[19].

Il partigiano Giuseppe Marozin, detto "Vero", ha scritto nelle sue memorie che sarebbe stato Pertini ad ordinargli lafucilazione dei famosi attori Osvaldo Valenti e Luisa Ferida, avvenuta il 30 aprile in via Poliziano a Milano.[80] I dueavevano aderito alla Repubblica Sociale Italiana; Valenti era un ufficiale della Xª Flottiglia MAS, ed erano entrambiaccusati di aver partecipato alle azioni del gruppo di torturatori conosciuto come "Banda Koch". Secondo laricostruzione dello scrittore Odoardo Reggiani, basata sulle dichiarazioni di Marozin al processo, Pertini avrebbechiesto al partigiano: «A proposito, tu hai prigioniero anche Valenti?», ed alla sua risposta: «Sì, ho preso anche laFerida. Li ho messi un poco fuori Milano, in un posto sicuro», avrebbe ordinato: «Allora fucilali; e non perderetempo. Questo è l'ordine tassativo del CLN. Vedi di ricordartene».[81][82][83]

L'8 giugno 1946 sposò la giornalista e staffetta partigiana Carla Voltolina, conosciuta pochi mesi prima, a Torino,dopo il passaggio del Monte Bianco per rientrare a Milano.

La carriera politica repubblicana

Il dopoguerra

Pertini con Pietro Nenni nel 1947

Nell'agosto del 1945 Pertini divenne segretario del PSIUP, carica chericoprì fino al dicembre dello stesso anno.

Nelle file socialiste fu quindi eletto all'Assemblea Costituente[84] in cuiintervenne nella stesura degli articoli del Titolo I, sui rapporti civili.

Appoggiò inoltre il lavoro delle commissioni di epurazione e fu subitodecisamente avverso all'attuazione dell'amnistia voluta da Togliatti neiconfronti dei reati politici commessi dai responsabili dei criminifascisti[85][86]; in tal senso, durante i lavori dell'assemblea, intervenneil 22 luglio 1946 con un'interrogazione parlamentare nei confronti delministro di Grazia e Giustizia Fausto Gullo, che verteva sullemotivazioni dell'interpretazione largheggiante del provvedimento diamnistia, sull'inadempimento del governo De Gasperi nell'applicare ildecreto di reintegro dei lavoratori antifascisti allontanati dal lavoro permotivi politici durante il regime, sull'emanazione di provvedimenti attia difendere la Repubblica contro i suoi nemici[87]. Il suo intervento siconcluse con alcune parole molto dure nei confronti del provvedimentoe del governo:

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« Ricordiamo che l'epurazione è mancata: si disse che si doveva colpire in alto e non in basso, ma praticamente non si ècolpito né in alto né in basso. Vediamo ora lo spettacolo di questa amnistia che raggiunge lo scopo contrario a quello per cuiera stata emanata: pensiamo, quindi, che verrà un giorno in cui dovremo vergognarci di aver combattuto contro il fascismo ecostituirà colpa essere stati in carcere e al confino per questo.[87] »

La sua azione politica in quel periodo mirava anche al raggiungimento delle riforme sociali necessarie al recuperodel paese, devastato sia dall'esperienza fascista, sia dalle tragedie della guerra, ma soprattutto al tentativo dieliminare radicalmente qualsiasi possibile rigurgito del regime mussoliniano.[88]

Durante il XXV Congresso del Partito Socialista di Unità Proletaria, svoltosi a Roma tra il 9 ed il 13 gennaio 1947,Pertini cercò di evitare la scissione con l'ala democratico-riformista di Giuseppe Saragat. Per giorni si pose al centrodelle dispute nel tentativo di mediare tra le due correnti ma nonostante i suoi sforzi «la forza delle cose», come ladefinì Pietro Nenni, portò alla scissione socialista, meglio nota come "scissione di palazzo Barberini", da cui nacqueil Partito Socialista dei Lavoratori Italiani.Nonostante fosse fautore dell'unità del movimento dei lavoratori e dell'"unità d'azione" con il Partito ComunistaItaliano, tuttavia era anche un fervido sostenitore dell'autonomia socialista nei confronti del PCI. In tal senso sioppose, in seno al Partito Socialista Italiano (nato dalle ceneri del PSIUP dopo la scissione di Palazzo Barberini), allapresentazione di liste unitarie e alla costituzione del Fronte Democratico Popolare per le elezioni del 1948. Al XXVICongresso di Roma del 19-22 gennaio 1948 la sua mozione fu tuttavia minoritaria: al prevalere della linea di Nenni,si adeguò alla maggioranza[11].Pertini rientrò nella direzione nazionale del partito con XXVIII Congresso di Firenze del maggio 1949, divenendoanche, dal 1955 nuovamente vicesegretario. Sarebbe rimasto nella direzione fino al 1957 quando, al XXXIICongresso di Venezia, anche in seguito alla invasione sovietica dell'Ungheria, venne interrotta la collaborazione conil PCI.[89]

Pertini durante un comizio negli anni cinquanta

Nella I legislatura, fu nominato senatore della Repubblica, in ossequioalla 3ª disposizione transitoria e finale della Costituzione, e divennepresidente del gruppo parlamentare socialista al Senato. Il 27 marzo1949, durante la 583ª seduta del Senato, Pertini dichiarò il votocontrario del suo partito all'adesione al Patto Atlantico, perché intesocome uno strumento di guerra e in funzione antisovietica nell'intento didividere l'Europa e di scavare un solco sempre più profondo perseparare il continente europeo, e sottolineò come il Patto Atlanticoavrebbe influenzato la politica interna italiana, con conseguenzenegative per la classe operaia. In quella seduta difese anche lapregiudiziale pacifista del gruppo socialista, esprimendo la solidarietànei confronti dei compagni comunisti – veri obbiettivi, a suo dire, delPatto Atlantico –, concludendo con le seguenti parole:

« Oggi noi abbiamo sentito gridare "Viva l'Italia" quando voi avete posto il problema dell'indipendenza della Patria. Ma nonso quanti di coloro che oggi hanno alzato questo grido, sarebbero pronti domani veramente ad impugnare le armi perdifendere la Patria. Molti di costoro non le hanno sapute impugnare contro i nazisti. Le hanno impugnate invece contadini eoperai, i quali si sono fatti ammazzare per la indipendenza della Patria![90] »

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Nel 1953, alla morte di Stalin, il suo intervento, in qualità di presidente del gruppo senatoriale socialista, celebrò ilcapo dell'URSS

« Il compagno Stalin ha terminato bene la sua giornata, anche se troppo presto per noi e per le sorti del mondo. L'ultima suaparola è stata di pace. [...] Si resta stupiti per la grandezza di questa figura che la morte pone nella sua giusta luce. Uomini diogni credo, amici e avversari, debbono oggi riconoscere l'immensa statura di Giuseppe Stalin. Egli è un gigante della storia ela sua memoria non conoscerà tramonto.[91] »

Fu successivamente eletto alla Camera dei deputati nel 1953, e poi ancora nel 1958, 1963, 1968, 1972 e nel 1976, nelcollegio Genova-Imperia-La Spezia-Savona, per divenire presidente prima della Commissione Parlamentare per gliAffari Interni e poi di quella degli Affari Costituzionali, e nel 1963 vicepresidente della Camera dei deputati.

Sandro Pertini

Fu tra i politici che protestarono pubblicamente riguardo allapossibilità che si tenesse il congresso del Movimento Sociale Italianonella città di Genova ed il 1º luglio 1960, denunciò alla Camera isoprusi delle forze dell'ordine nei confronti dei manifestanti, sia nelcapoluogo ligure, sia in altre città d'Italia. I disordini portano pochigiorni dopo ai tragici fatti della Strage di Reggio Emilia.

Per dare un esempio del suo attaccamento ai valori della Resistenza edell'antifascismo, va ricordato un episodio avvenuto poco dopo lastrage di Piazza Fontana, quando Pertini, Presidente della Camera deideputati, si recò a Milano in visita ufficiale e, incontrando l'alloraquestore Marcello Guida, si rifiutò pubblicamente di stringergli la

mano, ricordando l'attività di Guida come direttore del confino di Ventotene nel ventennio fascista[13], con un gestoche ruppe il protocollo e che ebbe un forte rilievo mediatico. Tuttavia, pochi anni dopo, lo stesso Pertini, intervistatoda Oriana Fallaci, aggiunse che a determinare quel gesto non fu estraneo il fatto che su Guida «gravava l'ombra dellamorte» dell'anarchico Giuseppe Pinelli[17], avvenuta appunto quando Guida era questore di Milano.

Politicamente fu tra coloro che non sostennero il centro-sinistra perché attraverso quell'accordo si sarebberodiscriminati i comunisti, mettendo fine alla collaborazione tra i due principali partiti della sinistra. Ricostruì anzi inquesta chiave (retrospettivamente, in una celebre intervista a Gianni Bisiach) le vicende del negoziatoall'Arcivescovado che il CLNAI aveva tenuto con il cardinale Schuster per la fuga di Mussolini da Milano, prima del25 aprile 1945: a suo dire si oppose al negoziato con l'argomento formale che il PCI di Longo non era stato invitatoai colloqui.Pertini, peraltro, non costituì mai nel PSI una propria corrente e vantava rapporti travagliati (quando non pessimi)con quasi tutti gli esponenti socialisti (disse di lui il compagno di partito Riccardo Lombardi: «cuore di leone,cervello di gallina»[92]).Fu inoltre direttore de L'Avanti dal 1946 al 1947 e dal 1949 al 1951. Dall'aprile del 1947 al giugno del 1968 fu anchedirettore del quotidiano genovese Il Lavoro.Nella V e VI Legislatura, ricoprì l'incarico di Presidente della Camera dei deputati, risultando il primo uomo politiconon democristiano e di sinistra a ricoprire tale incarico. Durante l'elezione del Capo dello Stato del 1971, che siprotraeva per molti scrutini senza alcun esito, da Presidente del Parlamento in seduta comune vietò il controllo delvoto imposto dai notabili democristiani che pretendevano che i singoli parlamentari dc mostrassero la scheda biancaprima del suo deposito nell'urna: l'iniziativa, a salvaguardia della segretezza del voto, nell'immediato determinò unasollecitazione decisiva per lo scioglimento dei nodi politici che produssero l'elezione di Giovanni Leone, ma a lungotermine gli guadagnò la stima dell'opinione pubblica come Presidente d'Assemblea che svolgeva il suo compito inmodo non notarile.

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Nella primavera del 1978, durante il sequestro Moro, Pertini, a differenza della maggioranza del partito socialista, fuun sostenitore della cosiddetta «linea della fermezza» nei confronti dei sequestratori, ovvero il rifiuto totale dellatrattativa con le Brigate Rosse.

La presidenza della Repubblica

Nell'ufficio presidenziale

L'elezione del settimo presidente della Repubblica iniziò il 29 giugno1978 a seguito delle dimissioni di Giovanni Leone. Nei primi trescrutini la DC optò per Guido Gonella e il PCI votò in modo pressochéunanime il proprio candidato, Giorgio Amendola, mentre l'alaparlamentare socialista concentrò i propri voti su Pietro Nenni. Fino al13º scrutinio il PCI mantenne la candidatura di Amendola e il PSIpropose Francesco De Martino, senza trovare consensi, ma al 16ºscrutinio, l'8 luglio 1978, la convergenza dei tre maggiori partitipolitici si trovò sul nome di Pertini, che fu eletto presidente dellaRepubblica Italiana con 832 voti su 995, a tutt'oggi la più ampiamaggioranza nella votazione presidenziale nella storia italiana.

La sua elezione apparve subito un importante segno di cambiamento per il Paese, grazie al carisma e alla fiducia cheesprimeva la sua figura di eroico combattente antifascista e padre fondatore della repubblica, in un Paese ancorascosso dalla vicenda del sequestro Moro.

Helmut Kohl con il Presidente Pertini nel 1979

Dopo aver giurato, nel suo discorso d'insediamento[93] Pertini ricordò ilcompagno di carcere ed amico Antonio Gramsci, e sottolineò lanecessità di porre fine alle violenze del terrorismo ricordando, tral'altro, la tragica scomparsa di Aldo Moro. Da notare come inprecedenza lo stesso Pertini avesse evitato la candidatura al Colle(«Non mi sarei proprio sentito a mio agio, lì al Quirinale! Infatti ognivolta che qualcuno tentava di farmi eleggere, io appoggiavo un altrocandidato»).[17] La decisione di accettare l'incarico fu probabilmentedovuta alla particolare situazione politica creatasi dopo le accuse aLeone e le relative dimissioni.

Nel periodo della sua permanenza al Colle contribuì a fare della figuradel Presidente della Repubblica l'emblema dell'unità del popoloitaliano. La sua statura morale contribuì al riavvicinamento dei

cittadini alle istituzioni, in un momento difficile e costellato di avvenimenti delittuosi come quello degli anni dipiombo. Per un certo periodo Pertini diventò infatti "il presidente dei funerali di stato": se il funerale di Guido Rossa,davanti a 250.000 persone, diventò l'occasione per un forte attacco alle Brigate Rosse, il momento forse più cupo fuil funerale dopo la strage di Bologna.[94] Introdusse poi il rito del "bacio alla bandiera" tricolore, che sarebbedivenuto usuale anche per i suoi successori.

Tra i primi provvedimenti da capo dello Stato ci fu anche quello di concedere la grazia, nonostante l'assenza dipentimento da parte dell'interessato e il parere contrario della Procura di Trieste,[95] all'ex-partigiano Mario Toffanindetto "Giacca", condannato all'ergastolo nel 1954 come principale responsabile dell'eccidio di Porzûs, massacro incui avevano perso la vita diciassette partigiani cattolici della Brigata Osoppo.[96]

Nel 1979 diede l'incarico (senza successo) di formare il governo a Bettino Craxi, suscitando scalpore negli ambientipolitici e preparando così il terreno per il primo governo a guida socialista della Repubblica. Pertini fu comunque ilprimo presidente della Repubblica a conferire l'incarico di formare il governo ad una personalità non democristiana,Giovanni Spadolini, il quale presentò il Governo Spadolini I il 28 giugno 1981.

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Nel maggio del 1980 partecipò in veste ufficiale ai funerali di Josip Broz Tito, presidente della Repubblica SocialistaFederale di Jugoslavia, e molti ritengono che baciò la bandiera che ne avvolgeva la bara. Questo presunto gesto delbacio alla bandiera, a cui Pertini era solito, è stato in questo caso – in alcuni ambienti ed in anni più recenti –ritenuto offensivo nei confronti della comunità giuliano-dalmata poiché il regime di Tito perpetrò i massacri dellefoibe e provocò l'esodo istriano[97][98]. In realtà, almeno in quella occasione, appoggiò solo un braccio sulla bara[99],baciando la bandiera in un altro momento della cerimonia.In seguito al terremoto in Irpinia del 23 novembre 1980, nell'invocare la repentina risposta dei soccorsi all'immanetragedia dei terremotati, lanciò l'appello «Fate presto», frase apparsa il giorno seguente a nove colonne sul quotidianoIl Mattino di Napoli.

Pertini nel suo ufficio al Quirinale

Pertini rende omaggio al Milite Ignoto

Dopo la sua visita in Irpinia, il 26 novembre, pochi giorni dopo latragedia denunciò pubblicamente l'impotenza e l'inefficienza delloStato nei soccorsi in un famoso discorso televisivo a reti unificate, incui sottolineò la scarsità di provvedimenti legislativi in materia diprotezione del territorio e di intervento in caso di calamità e denunciòquei settori dello Stato che avrebbero speculato sulle disgrazie comenel caso del terremoto del Belice.[100]

Partecipò commosso anche ai funerali del presidente egiziano Anwaral-Sadat, camminando in mezzo alla folla al seguito del feretro lungotutto il percorso del corteo funebre e ricordandolo durante il discorso difine anno nel 1981:

« Siamo preoccupati, noi abbiamo assistito ai funerali del Presidente Sadat assassinato dai fanatici. Stava operando per lapace nel suo Paese e fra Israele e il Mondo Arabo. Ebbene noi abbiamo assistito a quei funerali; vi abbiamo assistito con unanimo colmo di angoscia. Sono situazioni che riguardano tutti noi, non possono essere circoscritte al popolo e alle Nazioni incui si svolgono, riguardano ognuno di noi, ogni uomo che ama la libertà e ogni uomo che ha a cuore la pace.[101] »

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Pertini rende omaggio al feretro di EnricoBerlinguer.

Pertini e il Presidente del Consiglio GiovanniSpadolini ai funerali di Dalla Chiesa

Pertini fu inoltre particolarmente partecipe durante la scomparsa diEnrico Berlinguer, tanto da partire personalmente da Roma con un volopresidenziale per poter scortare la salma nella capitale. Durante leesequie in piazza S. Giovanni, Nilde Iotti, dal palco delle autorità,ringraziò pubblicamente Pertini, scatenando un commovente applausodella folla partecipante.

Assunse sempre un atteggiamento di intransigente denuncia neiconfronti della criminalità organizzata denunciando «la nefasta attivitàcontro l'umanità» della mafia e ammonendo sempre a non confondere ifenomeni criminosi della mafia, della camorra e della 'ndrangheta con iluoghi e le popolazioni in cui sono presenti.

Nel discorso di fine anno del 1982 parlò espressamente del problemamafioso, ricordando le figure di Pio La Torre e del generale CarloAlberto Dalla Chiesa:

« Vi sono altri mali che tormentano il popolo italiano: la camorra e la mafia. Quello che sta succedendo in Sicilia veramenteci fa inorridire. Vi sono morti quasi ogni giorno. Bisogna stare attenti a quello che avviene in Sicilia e in Calabria e cheavviene anche con la camorra a Napoli. Bisogna fare attenzione a non confondere il popolo siciliano, il popolo calabrese edil popolo napoletano con la camorra o con la mafia. Sono una minoranza i mafiosi. E sono una minoranza anche i camorristia Napoli.Prova ne sia questo: quando è stato assassinato Pio La Torre, vi era tutta Palermo intorno al suo feretro. Quando è statoassassinato il generale Dalla Chiesa, con la sua dolce, soave compagna, che è stata più volte qui a trovarmi, proprio in questostudio, tutta Palermo si è stretta intorno ai due feretri per protestare.Quindi il popolo siciliano, il popolo calabrese ed il popolo napoletano sono contro la camorra e contro la mafia.[102] »

Nel febbraio 1983, tra lo stupore generale visitò in ospedale il giovane Paolo Di Nella, militante del Fronte dellaGioventù, in coma per essere stato colpito alla testa con una spranga da due giovani mentre affiggeva deimanifesti,[103] e che nei giorni successivi morì.[104]

Lo stesso anno sciolse il consiglio comunale di Limbadi in provincia di Vibo Valentia, in quanto era risultato primodegli eletti il latitante Francesco Mancuso, capo dell'omonima famiglia mafiosa. Tornò poi sulle tematiche legate allacriminalità organizzata nel suo discorso di fine anno:

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Sandro Pertini nei giardini del Quirinale François Mitterrand con Pertini nel 1982

« Ci preoccupa quello che si verifica con la mafia in Sicilia, la camorra nel napoletano e la 'ndrangheta – non so maipronunciare bene questa parola – in Calabria. Però io qui mi permetto di fare questa osservazione.Il popolo siciliano non deve essere confuso con la mafia. Il popolo siciliano è un popolo forte, popolo che ben conosco,perché negli anni passati, quando ero propagandista del mio partito, ho girato in lungo e in largo la Sicilia. Li ho conosciutinella prima guerra mondiale i giovani siciliani, con il loro coraggio e la loro fierezza.Il popolo siciliano è un popolo forte, generoso, intelligente. Il popolo siciliano è il figlio di almeno tre civiltà: la civiltàgreca, la civiltà araba e la civiltà spagnola. È ricco di intelligenza questo popolo. Quindi non deve essere confuso con questaminoranza che è la mafia. È un bubbone che si è creato su un corpo sano.Ebbene, con il bisturi, polizia, forze dell'ordine, governo debbono sradicare questo bubbone e gettarlo via, perché il popolosiciliano possa vivere in pace. Così si dica della 'ndrangheta in Calabria.

Io ho girato in lungo e largo la Calabria. Se vi è un popolo generoso, buono, pronto, desideroso di lavorare e di trarre dal suolavoro il necessario per poter vivere dignitosamente, è il popolo calabrese.Così il popolo napoletano con la camorra. Anche qui sono una minoranza i camorristi. Parlano troppo di quello che è incarcere, capo-mafia. Quello si sente un eroe. I giornali ne parlano tutti i giorni ed è chiaro che entra il giornale in carcere elui si sente un eroe, questo sciagurato. Ma il popolo napoletano non può essere confuso con la camorra.[105] »

La presidenza di Pertini favorì l'ascesa del primo socialista italiano alla guida di un governo. Già nel 1979 ilpresidente aveva dato un incarico (senza successo) a Bettino Craxi. Nel 1983, diede nuovamente l'incarico diformare il governo a Craxi, che stavolta realizzò l'intento di Pertini. Per due anni e per la prima volta nella storiad'Italia, furono socialisti sia il presidente della Repubblica, sia il presidente del Consiglio dei ministri. Ciònonostante, Pertini ebbe con Craxi rapporti altalenanti, dovuti essenzialmente alla diversa formazione etemperamento. Pertini spesso non condivise le mosse politiche craxiane, come nel caso del XLIII Congresso aVerona, il 15 maggio 1984, in cui Bettino Craxi venne eletto segretario per acclamazione anziché con la consuetavotazione. I rapporti tra i due politici comunque si mantennero su un piano di cordialità e rispetto, nonostante non siamassero. Antonio Ghirelli, allora portavoce del Quirinale, riporta che Pertini, il giorno in cui doveva conferire aCraxi l'incarico di presidente del Consiglio, notò che il segretario socialista si era presentato al Colle indossando deijeans e gli intimò di ritornare con un abbigliamento adeguato.[106]

Pertini mantenne comunque un forte senso dell'appartenenza al partito di cui Craxi era segretario. Racconta LelioLagorio, a proposito del secondo incarico a Craxi, che «al termine della legislatura 1979-83 il presidente non facevache dirci: "Voi socialisti cercate di guadagnare voti alle elezioni ed io vi affido il governo". Fu così».

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Durante il suo mandato sciolse due volte il Parlamento, convocando le elezioni politiche italiane del 1979 chediedero vita alla VIII Legislatura e le elezioni politiche del 1983 che diedero vita alla IX Legislatura; diede l'incarico(in ordine cronologico) di formare i governi Andreotti V, Cossiga I, Cossiga II, Forlani, Spadolini I, Spadolini II,Fanfani V e Craxi I e nominò giudici costituzionali Virgilio Andrioli, Giuseppe Ferrari e Giovanni Conso.Nominò inoltre cinque senatori a vita: il politico e storico Leo Valiani, l'attore e commediografo Eduardo De Filippo,la politica ed ex-partigiana Camilla Ravera (prima donna a ricevere questa nomina), il critico letterario e rettoreCarlo Bo ed il filosofo Norberto Bobbio. Con queste nomine i senatori a vita diventarono complessivamente sette.Secondo l'interpretazione di Pertini, infatti, l'art. 59 della Costituzione non intenderebbe limitare a cinque il numerodi senatori a vita che possono sedere in Parlamento ma permettere a ogni Presidente della Repubblica di nominarnefino a cinque. Tale scelta non fu contestata (forse per la qualità dei senatori a vita nominati o per la popolarità di cuiPertini godeva) e il suo successore Cossiga seguì la stessa interpretazione.[107]

Il suo modo di intervenire direttamente nella vita politica del Paese rappresentò una novità per il ruolo di Presidentedella Repubblica, che era stato, fino ad allora una figura strettamente "notarile". Quello che in seguito divenne unarchetipo della funzione di stimolo del Quirinale nei confronti della politica, il cosiddetto "potere di esternazione", fuper la prima volta esercitato nella risoluzione della controversia parasindacale dei controllori di volo[108]: indicativodella novità del suo intervento - che indusse il Governo ad avallare una soluzione negoziale elaborata al Quirinale - èil fatto che la stampa e la dottrina giuridica cercarono di ricondurre la vicenda nell'ambito dei poteri presidenziali,con un'evidente giustificazione a posteriori, evidenziando il fatto che i controllori dei voli aerei erano a quel tempopersonale militarizzato (era proprio questa una delle principali questioni), e dicendo che Pertini era intervenuto inqualità di comandante delle forze armate (ai sensi dell'articolo 87, 9º comma della Costituzione).[109]

Sandro Pertini ed Eduardo De Filippo

Grazie all'indubbio prestigio di cui godeva, soprattutto tra i cittadini, fuin genere difficile per i vari esponenti politici non recepire, seppurtalvolta controvoglia, le sue incursioni. Questo modo di fare, portò ilsistema istituzionale a rassomigliare quasi ad un'anomala repubblicapresidenziale (basti pensare alla rivoluzione del 1981, con l'ascesa aPalazzo Chigi di Giovanni Spadolini, il primo non democristiano dopoquarant'anni, in seguito alla caduta del governo Forlani dopo loscandalo della P2). Antonio Ghirelli, all'epoca portavoce del Quirinale,coniò l'appellativo di Repubblica pertiniana, ripresa poi dai mediadell'epoca.

Il suo pensiero politico può essere efficacemente espresso da alcunefrasi tratte da una sua intervista:

« Per me libertà e giustizia sociale, che poi sono le mete del socialismo, costituiscono un binomio inscindibile: non vi puòessere vera libertà senza la giustizia sociale, come non vi può essere vera giustizia sociale senza libertà. Ecco, se a mesocialista offrissero la realizzazione della riforma più radicale di carattere sociale, ma privandomi della libertà, io larifiuterei, non la potrei accettare. [...] Ma la libertà senza giustizia sociale può essere anche una conquista vana. Si puòconsiderare veramente libero un uomo che ha fame, che è nella miseria, che non ha un lavoro, che è umiliato perché non sacome mantenere i suoi figli e educarli? Questo non è un uomo libero. [...] »

(Sandro Pertini. Intervista [110]. CESP - Centro Espositivo Sandro Pertini. URL consultato in data 2-8-2008.[111])

La sua personalità era intrisa dei princìpi che avevano ispirato la democrazia parlamentare e repubblicana, natadall'esperienza della Resistenza partigiana; era solito sostenere il suo rispetto della fede politica altrui tanto quanto ilsuo fermo rifiuto del pensiero fascista e di tutte le ideologie che rinneghino la libertà di espressione:

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« Il fascismo per me non può essere considerato una fede politica [...] il fascismo è l'antitesi di tutte le fedi politiche [...],perché opprime le fedi altrui.[112] »

Nel 1982 Ronald Reagan, all'epoca presidente degli Stati Uniti, ricevette il 25 marzo a Washington il presidenteitaliano e scrisse in uno dei suoi diari personali: «Oggi è arrivato Sandro Pertini. Ha 84 anni ed è un fantasticogentiluomo. Abbiamo avuto un ottimo colloquio. Ama molto gli Stati Uniti. C'è stato un momento commoventequando è passato davanti al Marine che teneva la nostra bandiera. Si è fermato e l'ha baciata».[113]

Senatore a vitaIl 29 giugno 1985, pochi giorni prima della scadenza naturale del suo mandato, si dimise dalla carica allo scopo difacilitare le procedure dell'elezione del suo successore. Al termine del mandato presidenziale divenne, come previstodalla Costituzione, senatore a vita; in tale veste non svolse attività politica né votò la fiducia ad un Presidente delConsiglio da lui precedentemente incaricato. L'unico incarico ufficiale che intraprese dopo la Presidenza dellaRepubblica fu la presidenza della Fondazione di Studi Storici "Filippo Turati", costituitasi a Firenze nel 1985 conl'obiettivo di conservare il patrimonio documentario del socialismo italiano. Conserverà questo incarico fino alla suamorte. Nel 1995 la Fondazione Turati ha dato vita all'Associazione Nazionale "Sandro Pertini" al fine di conservare evalorizzare l'archivio e la biblioteca personale del Presidente.[114]

Durante e dopo il periodo presidenziale non rinnovò la tessera del Partito Socialista, al fine di presentarsi al di sopradelle parti, pur senza rinnegare il suo essere socialista; del resto, anche durante il mandato aveva difeso la bandieradel socialismo italiano, intervenendo con un commento autorizzato nella cosiddetta "lite delle comari" del governoSpadolini. Indipendente dal ruolo istituzionale che aveva ricoperto e legato piuttosto a un senso di reciproca lealtàdemocratica appare invece l'episodio che lo vide, nel 1988, visitare la camera ardente di Giorgio Almirante.[115]

Il 23 marzo 1987 fu colto da un malore durante i funerali del generale Licio Giorgieri, che era stato assassinato dalleBrigate Rosse, e fu ricoverato al Policlinico Umberto I; in quella occasione ricevette anche la visita del papaGiovanni Paolo II, al quale era legato da lunga amicizia[116], ma questi poté solo vederlo di sfuggita, poiché gli fuimpedito dai medici, in quanto Pertini risultava sedato e non ancora fuori pericolo[117].Pertini si rimise completamente ma, la notte del 24 febbraio 1990, all'età di 93 anni, si spense per una complicazionein seguito ad una caduta di pochi giorni prima, a Roma nel suo appartamento privato, in una mansarda affacciatasulla Fontana di Trevi. Per suo espresso desiderio, il suo corpo fu cremato e le ceneri traslate nel cimitero del suopaese natale, San Giovanni.Pertini si era sempre dichiarato ateo; nonostante ciò, nel suo studio al Quirinale aveva sempre tenuto un crocifisso:sosteneva infatti di ammirare la figura di Gesù come uomo che ha sostenuto le sue idee a costo della morte.[118] Inanni più recenti, un libro di Arturo Mari del 2007, fotografo pontificio, cercò di avvalorare la tesi che Pertini volesseconvertirsi in punto di morte e che chiamò il Papa, cui fu impedito di entrare nella stanza di ospedale[119]. Talecircostanza però fu fermamente smentita dalla "Fondazione Sandro Pertini", che fornì all'emittente La7 alcuneregistrazioni di telefonate tra la moglie Carla Voltolina e il Papa del febbraio 1990 e rilevando come non ci funell'occasione alcun ricovero in ospedale, e indicando infine come la circostanza riportata fosse in realtà relativa allavisita del 1987[120].Il suo appartamento, dopo la morte della moglie Carla nel 2005, non è più stato riaffittato ed è rimasto intatto.

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Pertini nella cultura popolare

Targa commemorativa dedicata al PresidentePertini esposta a Fontana di Trevi.

Pertini e la Liguria

Sandro Pertini rimase sempre legato alla sua terra d'origine, la Liguria. Nonostante i suoi impegni, specie nel periododella presidenza della Camera, si recò spesso in visita non solo nei luoghi in cui era nato o aveva vissuto da giovanema anche in altre città della riviera ligure e dell'entroterra, spesso palesando il suo imbarazzo per il trambusto che lasua presenza comportava nei luoghi in cui sostava, con il vistoso ed ingombrante seguito dei carabinieri di scorta. Unadelle mete preferite era Camogli, nella riviera di Levante.

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Carmine Benincasa (sinistra) con il presidenteSandro Pertini (centro) e Umberto Mastroianni

(destra)

La sua costante presenza nei momenti cruciali della vita pubblicaitaliana, nelle situazioni piacevoli come nei momenti difficili, è stataprobabilmente uno dei motivi della sua grande popolarità. Spesso èstato definito come il "presidente più amato dagli italiani"[5][6][7],ricordato per l'amore verso l'Italia, per il suo carisma, per il suo mododi fare schietto e ironico, per l'onestà, per l'amore verso i bambini (acui prestava molta attenzione durante le visite giornaliere dellescolaresche al Quirinale) e per aver inaugurato un nuovo modo dirapportarsi con i cittadini, con uno stile diretto e amichevole («amicicarissimi, non fate solo domande pertinenti, ma anche impertinenti: iomi chiamo Pertini... »). La schiettezza e la pragmaticità di Pertini siriflesse inoltre anche nella sua azione politica ed istituzionale,facendolo apparire come un presidente che puntava alla concretezza,rifiutando compromessi e imponendosi con il suo rigore morale.[121]

Il giornalista Indro Montanelli, in un articolo pubblicato sul Corrieredella Sera del 27 ottobre 1963, scrisse: «Non è necessario esseresocialisti per amare e stimare Pertini. Qualunque cosa egli dica ofaccia, odora di pulizia, di lealtà e di sincerità.»[122] Tuttavia lo stessoMontanelli, rispondendo alla lettera di un lettore sul Corriere del 16giugno 1997, scrisse un articolo critico sulla figura del defuntopresidente dal titolo "Pertini? Sono altri i grandi d'Italia".[123] Ilgiudizio espresso dal giornalista fu definito «molto riduttivo e quasi sprezzante» dall'allora ministro AntonioMaccanico, ex collaboratore di Pertini, in una lettera inviata al quotidiano e pubblicata tre giorni dopo.[124]

Pertini fu tra i presidenti che scelsero di non abitare nel Palazzo del Quirinale, e mantenne la propria residenza nelsuo appartamento romano, secondo lo stesso Pertini per espresso desiderio della moglie. Visse infatti per molti anniin una mansarda di 35 m2 che s'affaccia sulla fontana di Trevi. Gli abitanti del quartiere lo incontravano spesso,quando ogni mattina l'auto di servizio andava a prenderlo per condurlo "in ufficio" al Quirinale senza grandi apparatidi sicurezza; per chi lo riconosceva e lo salutava, soprattutto i bambini, il Presidente aveva sempre un sorriso e ungesto di saluto.

Pertini non volle mai conseguire la patente e, escluse le occasioni ufficiali, era la moglie a fargli da autista conl'utilitaria di famiglia. Tale vettura, una Fiat 500D rossa del 1962, fu donata dalla moglie al Comune di Torino ed èconservata nel Museo nazionale dell'automobile.

Pertini con dei giovani.

Spesso si ricorda la sua presenza ai tentativi di salvataggio di AlfredinoRampi, un bambino di sei anni di Vermicino caduto in un pozzo nel1981, e la sua esultanza allo stadio di Madrid per la vittoria aiCampionati del mondo di Calcio del 1982 (di fronte ad un impassibilere Juan Carlos). L'immagine dei festeggiamenti per la vittoria dellanazionale a Madrid nel 1982 avrebbe inoltre generato, anni dopo, ilnome del cocktail "Pertini", diffuso in Spagna negli ambientistudenteschi.

Era inoltre solito trascorrere le sue vacanze estive a Selva di ValGardena, alloggiando nella locale caserma dei carabinieri, per non

disturbare la cittadinanza con ulteriori misure di sicurezza durante

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Pertini ed il commissario tecnico dei campioni delmondo Enzo Bearzot.

Pertini gioca a scopone scientifico con i campioni delmondo sull'aereo presidenziale, in coppia con Zoff e

contro Causio e Bearzot.

Pertini Zoff e Bearzot al Quirinale

la sua permanenza. Nella vicina Val di Fassa, nel comune diCampitello è stato costruito nel 1986 il "Rifugio Sandro Pertini",nel nome dell'amicizia che legava il Presidente e il gestore delrifugio.

La sua popolarità fece sì che diventasse spesso anche oggetto diattenzione da parte del mondo dello spettacolo: nel cabarettelevisivo degli anni ottanta, vi sono stati almeno due noti imitatoridi Sandro Pertini: Alfredo Papa e Massimo Lopez. Il primodoppiava il pupazzo Sandrino che interloquiva con Lino Toffolonel varietà di Canale 5 Risatissima. Il secondo imitava Pertini inprima persona, particolarmente negli sketch del Trio (Lopez,Marchesini, Solenghi) per l'edizione 1985-1986 di Domenica In.Toto Cutugno lo citò infine nella sua canzone L'Italiano, con leparole «buongiorno Italia, gli spaghetti al dente e un partigianocome presidente», al festival di Sanremo 1983.

Pertini è stato inoltre protagonista di una striscia a fumetti (Pertini,o Pertini Partigiano) disegnata da Andrea Pazienza e pubblicatasu varie testate storiche della satira italiana, tra cui Il male,Cannibale, Frigidaire e successivamente Cuore. Le strisce e ilmateriale prodotto sono in seguito state pubblicate in volume daPrimo Carnera Editore nel 1983 e da Baldini & Castoldi nel 1998.La striscia immergeva il Presidente negli anni della Resistenzaitaliana al nazismo, dipingendolo come coraggioso e pragmaticoguerrigliero, affiancato e intralciato dall'inetto aiutante Paz,l'autore stesso.

Cinema

Nel film del 1975 Mussolini: Ultimo atto, di Carlo Lizzani, c'è unpersonaggio ispirato a Pertini. Lizzani in un suo libro ha scrittoche l'allora presidente della Camera dei deputati, dopo aver visto ilfilm in proiezione privata, in una lettera commentò bonariamente:«Durante quelle caldissime giornate mi fu rimproverataun'eccessiva intransigenza. Nel film, se c'è un personaggio"moscio" sono io!».

Il film, che racconta gli ultimi giorni di Mussolini, si ispira allaricostruzione che vuole Walter Audisio, colonnello della 52ªBrigata Garibaldi, esecutore materiale dell'ordine del CLN di

fucilare il Duce. Lizzani nel suo libro riporta che Pertini nella lettera gli scrisse: «E poi non fu Audisio a eseguire la«sentenza»; ma questo non si deve dire oggi».[125][126]

Ci sarà un giorno (Il giovane Pertini) di Franco Rossi è un film del 1993 che racconta la vita di Pertini (interpretatoda Maurizio Crozza) nel quinquennio 1925-1930. Prodotto dalla RAI, è stato trasmesso solo nel 2010 a causadell'opposizione della moglie.[127]

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Opere• Gli uomini per essere liberi, di Pietro Pierri, ADD Editore, Torino, 2012. ISBN 978-8896873-47-2• Portoferraio 1933, Processo a Sandro Pertini. Pertini detenuto politico sotto il regime fascista. Atti del

procedimento per oltraggio. A cura di Stefano Bramanti, Romano Figaia, Marcello Marinari. Editori Riunitiuniversity press, Roma, 2010. ISBN 9788864730240

• Il cittadino Sandro Pertini, con Raffaello Uboldi, Milano, Biblioteca Universale Rizzoli, 1983. ISBN88-17-13529-1

• Pertini racconta. Storia di un uomo e del suo mito, Milano, Garzanti, 1984.• La mia Repubblica, Manduria, P. Lacaita, 1990.• Scritti e discorsi di Sandro Pertini, 2 voll., Roma, Presidenza del Consiglio dei ministri, Dipartimento per

l'informazione e l'editoria, 1990.• Sandro Pertini, combattente per la libertà, a cura di S.Caretti e M.Degl'Innocenti, Manduria, P. Lacaita, 1996.• Sandro Pertini. Carteggio: 1924-1930, a cura di S.Caretti, Manduria, P. Lacaita, 2005. ISBN 88-88546-55-3• Discorsi parlamentari 1945-1976, Roma-Bari, Laterza, 2006. ISBN 88-420-7871-9• Quei giorni della liberazione di Firenze. ...e la Martinella suonò, Firenze, Pugliese, 2006. ISBN 88-86974-34-5• Sandro Pertini. Lettere dal carcere: 1931-1935, a cura di S.Caretti, Manduria, P. Lacaita, 2006. ISBN

88-89506-19-9• Sandro Pertini. Dal confino alla Resistenza. Lettere 1935-1945, a cura di S. Caretti, Manduria, P. Lacaita, 2007.

ISBN 9780888950611• Sandro Pertini. Dal delitto Matteotti alla Costituente. Scritti e discorsi, 1924-1946, a cura di S.Caretti, Manduria,

P. Lacaita, 2008. ISBN 9788889506639• Sandro Pertini. Anni di guerra fredda. Scritti e discorsi: 1947-1949, a cura di S. Caretti, Manduria, P. Lacaita,

2010. ISBN 9788889506912•• Bibliografia degli scritti e discorsi di Sandro Pertini 1924-2008, a cura di A. Gandolfo, Provincia di Savona -

Associazione "Sandro Pertini" - Stella San Giovanni, 2008.

Onorificenze

Onorificenze italianeNella sua qualità di Presidente della Repubblica italiana è stato, dal 9 luglio 1978 al 29 giugno 1985:

Capo dell'Ordine al merito della Repubblica italiana

Capo dell'Ordine militare d'Italia

Capo dell'Ordine al merito del lavoro

Capo dell'Ordine della stella della solidarietà italiana

Capo dell'Ordine di Vittorio Veneto

Personalmente è stato insignito di:

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Medaglia d'oro al valor militare

«Animatore instancabile della lotta per la libertà d'Italia, dopo 15 anni trascorsi tra carcere e confino, l'8 settembre 1943 siponeva alla testa degli ardimentosi civili che a fianco con i soldati dell'esercito regolare contrastarono tenacemente l'ingressoalle truppe tedesche nella Capitale. Membro della giunta militare del C.L.N. centrale, creava una delle maggiori formazionipartigiane operanti sui piano nazionale. Arrestato e individuato quale capo dell'organizzazione militare clandestina, sottoposto aduri ed estenuanti interrogatori ed a violenze fisiche con il suo fiero ed ostinato silenzio, riusciva a mantenere il segreto. Il 25gennaio 1944 riacquistava la libertà con una fuga leggendaria dal carcere, riassumeva il suo posto di comando spostandosicontinuamente in missione di estremo pericolo nelle regioni dell'Italia centrale, dove più infieriva la lotta alla quale partecipavapersonalmente. Nel maggio 1944 si recava in Lombardia per portarvi il suo contributo prezioso ed insostituibile di animatore ecombattente, potenziando le Brigate che in ogni regione dell'Italia occupata, sotto la sua guida, divennero un formidabilestrumento di lotta contro l'invasore. Di là, a fine luglio 1944, si portava in Firenze dove, alla testa dei partigiani locali,partecipava all'insurrezione vittoriosa. Rientrato in Roma liberata, chiedeva di essere inviato nell'Italia occupata e dalla Franciaeffettuava il passaggio del Monte Bianco. Nella Val d'Aosta (Cogne), soggetta ad un feroce rastrellamento, si univa alleformazioni partigiane distinguendosi in combattimento. Raggiunta Milano, riprendeva il suo posto nei maggiori organi direttividella resistenza. L'insurrezione del Nord lo aveva, quale membro del Comitato insurrezionale, tra i maggiori protagonisti nellepremesse organizzative e nell'urto militare decisivo. Uomo di tempra eccezionale, sempre presente in ogni parte d'Italia ove siimpugnassero le armi contro l'invasore. La sua opera di combattente audacissimo della resistenza gli assegnava uno dei posti piùalti e lo rende meritevole della gratitudine nazionale nella schiera dei protagonisti del secondo Risorgimento d'Italia.»— Roma, Firenze, Milano, 8 settembre 1943 - 25 aprile 1945.[128]

Medaglia d'argento al valor militare

«Durante tre giorni di violentissime azioni offensive, senza concedersi sosta alcuna, animato da elevatissimo senso del dovere,con superlativa audacia e sprezzo del pericolo avanzava primo fra tutti verso le munite difese nemiche, vi trascinava i pochi suoiuomini e debellava una dietro l'altra le mitragliatrici avversarie numerosissime e protette in caverne. Contribuiva cosìefficacemente alla conquista di ben difesa posizione nemica catturando numerosi prigionieri e bottino importante. Bellissimafigura di eroismo e di audacia.»— Descia - M. Cavallo - Jelenick, 21-22-23 agosto 1917[129]

Ebbe tale decorazione per aver guidato, nell'agosto del 1917 un assalto al monte Jelenik, durante la battaglia dellaBainsizza. Tuttavia, dopo la guerra, tale decorazione fu occultata dal regime fascista a causa della sua militanzasocialista. Pertini seppe del conferimento solo quando divenne Presidente della Repubblica, dopo alcune ricerchedello staff dello Stato Maggiore. Alla proposta di consegna egli si rifiutò dicendo che se l'allora regime negò talemerito non riteneva giusto raccoglierlo ora vista la sua posizione di Presidente della Repubblica. L'onorificenza gli fucomunque consegnata, terminato il suo mandato presidenziale, nel suo ufficio di senatore a vita, dall'allorapresidente del Senato, Giovanni Spadolini[12].

Medaglia commemorativa della guerra italo-austriaca 1915 – 1918 (4 anni di campagna)

Medaglia commemorativa dell'Unità d'Italia

Medaglia commemorativa italiana della vittoria

Medaglia d'oro ai benemeriti della scuola della cultura e dell'arte

— 10 luglio 1985[130]

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Onorificenze straniere

Gran Collare dell'Ordine di San Giacomo della Spada (Portogallo)

— 17 novembre 1980

• Fu il primo a ricevere l'onorificenza della "Medaglia Otto Hahn per la Pace" della Società Tedesca per le NazioniUnite (Deutsche Gesellschaft für die Vereiten Nationen, DGVN): gli fu assegnata a Berlino nel dicembre 1988«per meriti eccezionali in favore della pace e della comprensione fra i popoli, in particolare per la sua moralepolitica e la praticata umanità».

Monumenti e infrastrutture dedicate a Pertini

Statua bronzea di Pertini a Nereto (TE).

Il primo monumento dedicato a Sandro Pertini fu inaugurato poco dopo la suamorte, nel 1990 a Milano, in via Croce Rossa, opera dell'architetto AldoRossi.

Altri monumenti a Pertini si ricordano nei comuni di Rimini, Nereto, Camponell'Elba e Foligno. A Stella, dove nacque, e dove è sepolto, un suo busto ècollocato davanti alla sede comunale.

A Sandro Pertini sono inoltre intitolati, tra gli altri, l'aeroporto diTorino-Caselle e l'ospedale "Sandro Pertini" di Roma, inaugurato nel 1990nella zona di Pietralata.

L'Associazione Nazionale Sandro Pertini tiene inoltre un dettagliato elenco,non esaustivo, delle numerose scuole, parchi, infrastrutture, centri culturali epolitici, strade, piazze e manifestazioni varie, intitolate a Sandro Pertini inItalia[131].

La Fondazione Sandro Pertini

La "Fondazione Sandro Pertini" è stata costituita il 23 settembre 2002, aFirenze, su iniziativa della moglie del presidente, Carla Voltolina.

La firma dell'atto pubblico di costituzione è avvenuta in occasione di unacerimonia svoltasi nell'aula magna della facoltà di Scienze Politiche "Cesare Alfieri" che aveva visto laurearsi, nel1924, proprio Sandro Pertini.

La fondazione si pone come principale obiettivo quello di promuovere e divulgare studi sull'opera e il pensiero diSandro Pertini; inoltre, si prefigge come scopo ulteriore, ma non secondario, quello di preservare il patrimoniodell'uomo politico costituito da cimeli, libri, archivio storico, fotografie, quadri e documenti vari da destinare allapubblica fruizione, nonché quello di diffondere i valori per i quali Pertini si era battuto durante la sua esistenza[132].

L'attuale organigramma della Fondazione è così composto:•• Presidente: Umberto Voltolina•• Vicepresidenti: Pietro Pierri e Diomira Pertini

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Note[1] http:/ / legislature. camera. it/ chiosco. asp?cp=1& position=Assemblea%20Costituente\I%20Costituenti& content=altre_sezioni/

assemblea_costituente/ composizione/ costituenti/ framedeputato. asp?Deputato=1d4610[2] http:/ / www. senato. it/ leg/ 01/ BGT/ Schede/ Attsen/ 00001844. htm[3] http:/ / legislature. camera. it/ chiosco. asp?cp=1& position=II%20Legislatura%20/ %20I%20Deputati& content=deputati/

legislatureprecedenti/ Leg02/ framedeputato. asp?Deputato=d4610[4] Sandro Pertini. Messaggio di Fine Anno agli Italiani del Presidente Pertini (1978) (http:/ / www. youtube. com/ watch?v=w6C0TNrTxI0), a

11:19. YouTube, 31 dicembre 1978. URL consultato in data 15 dicembre 2012.[5] Alessio Altichieri. "Non ci sarà più un altro Pertini" la Voltolina ricorda il suo Sandro (http:/ / archiviostorico. corriere. it/ 1992/ maggio/ 24/

non_sara_piu_altro_Pertini_co_0_92052412145. shtml). Corriere della Sera, 24 4 1992. URL consultato in data 10-2-2009.[6] Francesco La Spina. Savona-Roma nel nome di Pertini (http:/ / ricerca. repubblica. it/ repubblica/ archivio/ repubblica/ 2005/ 10/ 19/

savona-roma-nel-nome-di-pertini. html). La Repubblica, 19 10 2005. URL consultato in data 11-2-2009.[7] Giangiacomo Schiavi. Quel giorno Pertini mi disse - intervista a [[Enzo Biagi (http:/ / archiviostorico. corriere. it/ 2007/ aprile/ 23/

Quel_giorno_Pertini_disse_co_9_070423122. shtml)]]. Corriere della Sera, 23 4 2007. URL consultato in data 10-2-2009.[8] CESP - Video (http:/ / www. pertini. it/ cesp/ video/ socialismo. wmv) Intervista[9] Massimiliano e Pier Paolo Di Mino, Il libretto rosso di Pertini. Capitolo 1 - Apprendistato di un eroe. 4. Il professor Baratono, maestro di

socialismo. Pagine 47-48; Purple Press, 2011. ISBN 978-88-95903-50-7[10] Centro Espositivo Sandro Pertini - Documenti: Il professor Baratono, maestro di socialismo (1979). www.pertini.it/cesp (http:/ / www.

pertini. it/ cesp/ doc_04. htm)[11] Fondazione Sandro Pertini - Biografia (http:/ / www. fondazionepertini. it/ asp/ fondazione. asp?IdSez=1& IdSottoSez=45)[12] CESP - Video (http:/ / www. pertini. it/ cesp/ video/ medaglia. wmv) Intervista[13] Centro Culturale Sandro Pertini - Biografia (http:/ / web. archive. org/ web/ 20070930103728/ www. centropertini. org/ biografia. htm)[14] Giuliano Muzzioli, MODENA - Storia delle città italiane, Bari, Editori Laterza, 1993. ISBN 88-420-4176-9 p. 209 di 405[15] legislature.camera.it Resoconto stenografico della seduta del 23/02/1955 della Commissione Affari Interni, pp. 404-405 (http:/ / legislature.

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19-4-2009. Articolo riportato sul sito del CESP.[17] Intervista di Oriana Fallaci a Pertini, pubblicata su L'Europeo, 27 dicembre 1973, riportata da Oriana-Fallaci.com (http:/ / www.

oriana-fallaci. com/ pertini/ intervista. html)[18][18] In realtà Sandro Pertini era evaso dal carcere di Regina Coeli con Saragat il 24 gennaio, ma questa notizia era stata tenuta segreta dal regime.[19] CESP - Video (http:/ / www. pertini. it/ cesp/ video/ eugenio. wmv) Intervista[20][20] Archivio Centrale dello Stato, CPC, b. 3881, fasc.86802[21] CESP - Documenti (http:/ / www. pertini. it/ cesp/ doc_10. htm) Arresto e interrogatorio di Pertini (1925)[22] CESP - Documenti (http:/ / www. pertini. it/ cesp/ doc_13. htm) Proposta di confino della Prefettura di Savona (25 novembre 1926) e

ordinanza del 4/12/1926[23] Istituto di Studi Filosofici di Napoli - La fuga di Filippo Turati. L'esperienza del confino ad Ustica. Il processo di Savona. (http:/ / www.

ossimoro. it/ mostra/ mostra07. html)[24] Per la biografia si rimandano alle seguenti opere di Antonio Martino: Fuorusciti e confinati dopo l'espatrio clandestino di Filippo Turati

nelle carte della R. Questura di Savona in Atti e Memorie della Società Savonese di Storia Patria, n.s., vol. XLIII, Savona 2007, pp. 453-516.e Pertini e altri socialisti savonesi nelle carte della R.Questura, Gruppo editoriale L'espresso, Roma, 2009.

[25] Il testo della sentenza del cosiddetto "Processo di Savona" (http:/ / www. isrecsavona. it/ pubblicazioni/ quaderni/ n 3/ la sentenza. pdf)[26] CESP - Documenti (http:/ / www. pertini. it/ cesp/ doc_22. htm) Sentenza del Tribunale Speciale (1929)[27] CESP - Documenti (http:/ / www. pertini. it/ cesp/ doc_20. htm) Verbale dell'interrogatorio di Sandro Pertini in Italia del 14 aprile 1929[28] Zucàro, op. cit., p. 26.[29] Zucàro, op. cit., p. 27.[30] Intervista a Pertini del 17 marzo 1983, riportato da CESP - Documenti (http:/ / www. pertini. it/ cesp/ doc_18. htm)[31] CESP - Documenti (http:/ / www. pertini. it/ cesp/ doc_19. htm) Verbale di arresto del 14 aprile 1929[32] Sandro Pertini, Sei condanne due evasioni (a cura di Vico Faggi). Capitolo VII - In carcere: L'ergastolo di Santo Stefano. Pagina 179;

Arnoldo Mondadori Editore, 1970. ISBN 88-04-33827-X[33] Centro Espositivo Sandro Pertini - Documenti. L'ergastolo di Santo Stefano. Alcuni passi del volume curato da Vico Faggi Sandro Pertini:

Sei condanne due evasioni rievocano il durissimo trattamento riservato ai detenuti del carcere di Santo Stefano - www.pertini.it/cesp (http:/ /www. pertini. it/ cesp/ doc_26. htm)

[34] CESP - Documenti (http:/ / www. pertini. it/ cesp/ doc_27. htm) Lettera di Togliatti a Turati, 30 ottobre 1930[35] La lettera di Pertini di dissociazione dalla domanda di grazia inviata al presidente del Tribunale (http:/ / www. centropertini. org/ materiale.

htm)[36] CESP - Documenti (http:/ / www. pertini. it/ cesp/ doc_39. htm) Lettera alla madre 1933[37] CESP - Documenti (http:/ / www. pertini. it/ cesp/ doc_46. htm) Verbale di consegna della carta di permanenza, Ponza 1935[38] CESP - Documenti (http:/ / www. pertini. it/ cesp/ doc_49. htm) Ordinanza per l'assegnazione al confino, Ventotene 1940

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Sandro Pertini 30

[39] La Storia del PSI - Tessere socialiste (http:/ / www. domanisocialista. it/ tesseresocialiste. htm)[40] Intervista di Enzo Biagi a Pertini, Quel 25 luglio 1943. Pertini, La Stampa, 7 agosto 1973, riportato da CESP - Documenti (http:/ / www.

pertini. it/ cesp/ doc_55. htm)[41] CESP - Documenti (http:/ / www. pertini. it/ cesp/ doc_54. htm) Telegramma dei confinati di Ventotene, 7 agosto 1943[42] La storia del PSI - Dal 1926 al 1945 (http:/ / www. domanisocialista. it/ storia3. htm)[43] Giuliano Vassalli e Massimo Severo Giannini, Quando liberammo Pertini e Saragat dal carcere nazista (http:/ / www. anpi. it/ patria_2008/

004/ 44-45_Vassalli. pdf), Patria Indipendente, Pubblicazione ANPI[44] Davide Conti (cur.), Le brigate Matteotti a Roma e nel Lazio, Roma, Edizioni Odradek, 2006. ISBN 88-86973-75-6 - Vedi anche

Recensione dell'ANPI (http:/ / www. anpi. it/ patria_2008/ 003/ 42-44_LIBRI. pdf)[45] Marcella Monaco - I protagonisti della Resistenza a Roma (http:/ / www. liceocavour. it/ extracurr/ html/ 3. 9. HTM)[46] Alessandro Portelli, L'ordine è già stato eseguito. Roma, le Fosse Ardeatine, la memoria, Donzelli Editore, Roma p. 181.[47][47] L'annullamento fu deciso dal comando tedesco della città per il timore di attacchi partigiani[48] Lettera di Giorgio Amendola a Leone Cattani sulle vicende di via Rasella (http:/ / www. larchivio. org/ xoom/ rasellaamendola. htm),

pubblicata sul sito dell'Associazione Italiana Autori Scrittori Artisti "L'ARCHIVIO".[49] Il 21 marzo l'azione non poté essere attuata per ritardo nell'acquisizione degli ordigni forniti dal Fronte Militare Clandestino.[50] Alessandro Portelli, L'ordine è già stato eseguito. Roma, le Fosse Ardeatine, la memoria (http:/ / books. google. it/

books?id=-8Lk8E3QsggC& printsec=frontcover& source=gbs_summary_r& cad=0#PPA188,M1), Roma, Donzelli Editore, 1999. ISBN88-7989-457-9 URL consultato il 24-4-2010. p. 188.

[51] Aurelio Lepre, Via Rasella. Leggenda e realtà della Resistenza a Roma, Bari, Laterza, 1996. ISBN 8842050261 pp. 27-28.[52] Lepre, op. cit., p. 49.[53] Dalla Lettera di Giorgio Amendola a Leone Cattani sulle vicende di via Rasella (http:/ / www. larchivio. org/ xoom/ rasellaamendola. htm):

«Il P.C.I. non avrebbe mai accettato che prevalesse una posizione praticamente attesista. La direttiva data dal CLN era di colpire il nemicoovunque si trovasse. Se non si rispettava questa linea di azione, venivano meno le basi dell'accordo costituito tra i partiti antifascisti, ed il PCIsarebbe stato costretto a rivedere le ragioni della partecipazione del CLN. Questa la linea del mio intervento»

[54] Lepre, op. cit., p. 49. Portelli, op. cit., p. 226.[55] Portelli, op. cit., p. 225.[56] Bisiach, op. cit., p. 130.[57] Alberto Benzoni; Elisa Benzoni, Attentato e rappresaglia. Il PCI e via Rasella, Venezia, Marsilio, 1999. ISBN 8831771698 p. 25.[58] Arturo Colombo. Su via Rasella (http:/ / archiviostorico. corriere. it/ 1997/ luglio/ 31/ via_Rasella_co_0_9707316940. shtml). Corriere della

Sera, 31 7 1997. URL consultato in data 23-3-2009.[59] Intervista a Matteo Matteotti (http:/ / www. larchivio. com/ matteotti. htm) realizzata dal regista Enzo Cicchino ed andata in onda durante

una puntata di Mixer.[60] Flavio Haver. "Togliatti non glorificò mai l'attentato di via Rasella" (http:/ / archiviostorico. corriere. it/ 1997/ settembre/ 16/

Togliatti_non_glorifico_mai_attentato_co_0_97091613912. shtml). Corriere della Sera, 16 9 1997. URL consultato in data 23-3-2009.[61] CESP - Video (http:/ / www. pertini. it/ cesp/ video/ repubblica. wmv) Intervista[62] Sandro Pertini. Quei giorni della liberazione di [[Firenze (http:/ / www. romanzieri. com/ archives/ 001379. php)]. Pugliese, 2006. ISBN

8886974345], riportato anche da CESP - Documenti (http:/ / www. pertini. it/ cesp/ doc_56. htm)[63] Sandro Pertini, Italia del Nord, l'Avanti!, 24 agosto 1944, riportato da CESP - Documenti (http:/ / www. pertini. it/ cesp/ doc_58. htm)[64] Sandro Pertini, intervista rilasciata alla Radio Televisione Aosta, Roma, 18 gennaio 1979, riportata da Gianni Bisiach (op. cit.) e da CESP -

Documenti (http:/ / www. pertini. it/ cesp/ doc_57. htm)[65] CESP - Audio (http:/ / www. pertini. it/ cesp/ audio_01. htm) Audio dell'annuncio radiofonico[66] Fondazione ISEC - cronologia dell'insurrezione a Milano - 25 aprile (http:/ / www. associazioni. milano. it/ isec/ ita/ cronologia/ crono25apr.

htm)[67] Armistizio lungo del 29 settembre 1943 (http:/ / www. cassibilenelmondo. it/ Lungo_armistizio. htm)[68] Leo Valiani - Quel 25 aprile in cui lo conobbi - Archivio storico del Corriere (http:/ / archiviostorico. corriere. it/ 1995/ settembre/ 08/

Schuster_sara_beato_Cosi_salvo_co_0_95090810287. shtml)[69] Bandini, op. cit., pp. 75-76.[70] Sandro Pertini. Mussolini e Schuster, Pertini scriveva che... (http:/ / archiviostorico. corriere. it/ 1996/ maggio/ 09/

Mussolini_Schuster_Pertini_scriveva_che_co_0_9605098884. shtml). Corriere della Sera, 9 5 1996. URL consultato in data 19-4-2009.Lettera scritta da Pertini a Riccardo Lombardi.

[71] Silvio Bertoldi. Il Duce al cardinale "Tedeschi traditori" (http:/ / archiviostorico. corriere. it/ 1995/ aprile/ 18/Duce_cardinale_Tedeschi_traditori__co_0_950418699. shtml). Corriere della Sera, 18 4 1995. URL consultato in data 19-4-2009.

[72] A Milano e a Torino nella fiammata insurrezionale, in Avanti!, 6 maggio 1945, riportato da CESP - Documenti (http:/ / www. pertini. it/cesp/ doc_59. htm)

[73] Max Salvadori, cognato di Emilio Lussu, colonnello alleato in clandestinità a Milano con il compito di tenere i contatti tra i Partigiani e gliAlleati - Biografia di Max Salvadori ad opera di Leo Valiani - Archivio storico del Corriere (http:/ / archiviostorico. corriere. it/ 1992/ agosto/11/ quando_Max_arrivo_dal_cielo_co_0_9208116093. shtml)

[74] Sandro Pertini. Resistenza: patrimonio di tutti Avanti, 16 aprile 1965 (http:/ / www. fondazionepertini. it/ asp/ leggi. asp?IdSez=3&idcontenuto=183& IdSottoSez=11)

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[75] cfr. Franco Bandini, op. cit, e G. Bianchi, F. Mezzetti, Mussolini Aprile '45: L'epilogo, Editoriale Nuova, 1985[76] Discorso del 27 aprile (http:/ / www. fondazionepertini. it/ asp/ leggi. asp?IdSez=3& idcontenuto=55& IdSottoSez=11), dal sito del CESP.[77] Ettore Botti. Lo scempio del duce nel giorno della vergogna (http:/ / archiviostorico. corriere. it/ 2001/ settembre/ 20/

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htm)[80] Marozin, op. cit., p. 69.[81] Odoardo Reggiani, Luisa Ferida, Osvaldo Valenti. Ascesa e caduta di due stelle del cinema, Milano, Spirali, 2001. ISBN 8877705760 p.

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Costituenti& content=altre_sezioni/ assemblea_costituente/ composizione/ costituenti/ framedeputato. asp?Deputato=1d4610)[85] Woller, op. cit., pp. 540-541.[86] Franzinelli, op. cit., pp. 126-127.[87] legislature.camera.it Resoconto stenografico della seduta del 22/07/46 (http:/ / legislature. camera. it/ _dati/ costituente/ lavori/ Assemblea/

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sed295/ sed295nc. pdf)[89] La storia del PSI - Dal 1946 al 1968 (http:/ / www. domanisocialista. it/ storia4. htm).[90][90] Atti parlamentari. I Legislatura, Senato. Vol. V: Discussioni 1948-49[91] Vittorio Messori, Pensare la storia, Milano, Edizioni San Paolo, 1992. p. 111.[92] articolo su "[[L'espresso (http:/ / www. articolo21. info/ notizia. php?id=876)]"] di Giampaolo Pansa[93] Camera.it (http:/ / www. camera. it/ _presidenti/ schede/ per001. htm) Giuramento e discorso di insediamento[94] La storia siamo noi - Il partigiano Pert (http:/ / www. lastoriasiamonoi. rai. it/ stampa/ stampaPuntata. aspx?id=356)[95] Toffanin, Pertini lo graziò ma la procura non voleva (http:/ / archiviostorico. corriere. it/ 1997/ settembre/ 20/

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[99] http:/ / www. youtube. com/ watch?v=uZD5UHxx_84 , minuto 7.04[100] www.23novembre1980.it (http:/ / www. 23novembre1980. it/ ?p=19) Sito in memoria del terremoto irpino[101] www.quirinale.it (http:/ / www. quirinale. it/ ex_presidenti/ Pertini/ mess_fineanno/ pertini_m1981. htm) Sandro Pertini, Messaggio di fine

anno agli italiani, Palazzo del Quirinale 31 dicembre 1981[102] www.quirinale.it (http:/ / www. quirinale. it/ ex_presidenti/ Pertini/ mess_fineanno/ pertini_m1982. htm) Sandro Pertini, Messaggio di fine

anno agli italiani, Palazzo del Quirinale 31 dicembre 1982[103] Interrogazione parlamentare dell'11 febbraio 1983 (http:/ / www. camera. it/ _dati/ leg08/ lavori/ stenografici/ sed0628/ sed0628. pdf)[104] Luca Telese, Cuori neri, Milano, Sperling & Kupfer, 2006. ISBN 8820036150 p. 715.[105] www.quirinale.it (http:/ / www. quirinale. it/ ex_presidenti/ Pertini/ mess_fineanno/ pertini_m1982. htm) Sandro Pertini, Messaggio di fine

anno agli italiani, Palazzo del Quirinale 31 dicembre 1983[106] Antonio Ghirelli. Il mestiere di testimone, da Togliatti a Pertini e Craxi (http:/ / static. repubblica. it/ napoli/ speciali/ volti_archivio/

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[113] articolo su "[[Corriere della Sera (http:/ / archiviostorico. corriere. it/ 2007/ maggio/ 03/ paure_Reagan_otto_anni_diari_co_9_070503105.shtml)]"] di Ennio Caretto

[114] Sito dell' Associazione Nazionale Sandro Pertini (http:/ / www. pertini. it)[115] La storia siamo noi (http:/ / www. youtube. com/ watch?v=qBNCRFl1IyU& feature=related)[116] Archivio storico del Corriere - E il Papa disse: vengo sull' Adamello per sciare con lei (http:/ / archiviostorico. corriere. it/ 2004/ gennaio/

17/ Papa_disse_vengo_sull_Adamello_co_5_040117032. shtml)[117] Ansa - testimonianza del medico Ugolini (http:/ / www. ansa. it/ opencms/ export/ site/ notizie/ rubriche/ approfondimenti/ visualizza_new.

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1997/ giugno/ 19/ Montanelli_Maccanico_botta_risposta_sulla_co_0_97061916647. shtml). Corriere della Sera, 19 6 1997. URL consultatoin data 14-4-2009.

[125] Carlo Lizzani, Il mio lungo viaggio nel secolo breve, Torino, Einaudi, 2007. ISBN 880618802X p. 236.[126] Bernardino Marinoni. Lizzani: "Pertini mi scrisse che al duce non sparò Audisio" (http:/ / www. laprovinciadicomo. it/ stories/ Cultura e

Spettacoli/ 85847/ ). La Provincia, 20 2 2009. URL consultato in data 23-3-2009.[127] (http:/ / www. imdb. com/ title/ tt1612754/ ), (http:/ / ilsecoloxix. ilsole24ore. com/ p/ cultura/ 2010/ 01/ 05/

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[128] www.quirinale.it (http:/ / www. quirinale. it/ onorificenze/ DettaglioDecorato. asp?idprogressivo=14653& iddecorato=14233)Assegnazione onorificenze

[129] CESP - Documenti (http:/ / www. pertini. it/ cesp/ doc_06. htm) La medaglia al valore[130] www.quirinale.it (http:/ / www. quirinale. it/ onorificenze/ DettaglioDecorato. asp?idprogressivo=6184& iddecorato=5763) Assegnazione

onorificenze[131] Associazione Nazionale Sandro Pertini - Elenco delle intitolazioni a Sandro Pertini (http:/ / www. pertini. it/ atti. htm)[132] Fondazione Sandro Pertini (http:/ / www. fondazionepertini. it/ asp/ fondazione. asp?IdSez=1& IdSottoSez=1) Storia della fondazione

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88-87280-22-3. Stefano Caretti coautore - Maurizio Degl'Innocenti, Sandro Pertini e la bandiera italiana, 1998,Lacaita,Manduria-Bari-Roma, ISBN 88-87280525

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Voci correlate•• Antifascismo•• Socialismo•• Senatori della I Legislatura della Repubblica Italiana•• Composizione della Camera dei Deputati•• Presidenti della Camera dei Deputati italiana•• Elezione del Presidente della Repubblica Italiana del 1978•• Presidente della Repubblica Italiana•• Senatori a vita•• Ferrata Sandro Pertini

Altri progetti• Wikisource contiene opere originali: http:/ / it. wikisource. org/ wiki/ Autore:Sandro Pertini• Wikiquote contiene citazioni: http:/ / it. wikiquote. org/ wiki/ Sandro Pertini• Wikimedia Commons contiene file multimediali: http:/ / commons. wikimedia. org/ wiki/ Sandro Pertini

Collegamenti esterni• Sito del Quirinale (http:/ / www. quirinale. it/ qrnw/ statico/ ex-presidenti/ Pertini/ per-biografia. htm)• Associazione Nazionale Sandro Pertini (http:/ / www. pertini. it)• Fondazione Sandro Pertini (http:/ / www. fondazionepertini. it)• Centro Culturale Sandro Pertini (http:/ / www. centropertini. org/ )• CESP - Centro Espositivo Sandro Pertini (http:/ / www. pertini. it/ cesp/ )

Page 36: I Grandi e i piccoli

Sandro Pertini 34

• Il partigiano Pert (http:/ / www. lastoriasiamonoi. rai. it/ puntate/ il-partigiano-pert/ 641/ default. aspx) La Storiasiamo noi, documenti filmati

• Intervista di Oriana Fallaci a Pertini - 27 dicembre 1973 (http:/ / www. oriana-fallaci. com/ pertini/ intervista.html)

Aldo Moro

Aldo Moro

Presidente del Consiglio dei Ministri

Durata mandato 4 dicembre 1963 –22 luglio 1964

Presidente Antonio Segni

Predecessore Giovanni Leone

Successore Aldo Moro

Durata mandato 22 luglio 1964 –23 febbraio 1966

Presidente Antonio SegniGiuseppe Saragat

Predecessore Aldo Moro

Successore Aldo Moro

Durata mandato 23 febbraio 1966 –24 giugno 1968

Presidente Giuseppe Saragat

Predecessore Aldo Moro

Successore Giovanni Leone

Durata mandato 23 novembre 1974 –29 luglio 1976

Presidente Giovanni Leone

Predecessore Mariano Rumor

Successore Giulio Andreotti

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Aldo Moro 35

Ministro degli Esteri

Durata mandato 5 agosto 1969 –29 luglio 1972

Presidente Mariano RumorEmilio ColomboGiulio Andreotti

Predecessore Pietro Nenni

Successore Giuseppe Medici

Durata mandato 7 luglio 1973 –23 novembre 1974

Presidente Mariano Rumor

Predecessore Giuseppe Medici

Successore Mariano Rumor

Ministro della Pubblica Istruzione

Durata mandato 19 maggio 1957 –15 febbraio 1959

Presidente Adone ZoliAmintore Fanfani

Predecessore Paolo Rossi

Successore Giuseppe Medici

Ministro della Giustizia

Durata mandato 6 luglio 1955 –19 maggio 1957

Presidente Antonio Segni

Predecessore Michele De Pietro

Successore Guido Gonella

Dati generali

Partito politico Democrazia Cristiana

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Parlamento italianoCamera dei deputati

Partito Democrazia Cristiana

Legislatura AC, I, II, III, IV, V, VI, VII

Gruppo Democratico Cristiano

Circoscrizione Bari

Incarichi parlamentari

•• Segretario della Commissione Speciale per l'esame del disegno di legge sulle nuove formule di giuramento dal 10 dicembre1946 al 31 gennaio 1948

•• Commissione per la Costituzione dal 19 luglio 1946 al 31 gennaio 1948

• 1a Sottocommissione dal 19 luglio 1946 al 31 gennaio 1948•• Comitato di Redazione dal 19 luglio 1946 al 31 gennaio 1948•• Commissione Parlamentare per la vigilanza sulle radiodiffusioni dal 7 luglio 1947 al 31 gennaio 1948•• Componente della Giunta per il Regolamento dall'8 maggio 1948 al 27 maggio 1948, dal 6 agosto 1951 al 24 giugno 1953 e dal

26 giugno 1953 al 6 luglio 1955

• Componente della 2a Commissione (Affari Esterni) dall'11 giugno 1948 al 24 giugno 1953 e dal 1º luglio 1953 al 6 luglio 1955

• Componente della 6a Commissione (Istruzione e Belle Arti) dal 29 gennaio 1950 al 24 giugno 1953 e dal 1º luglio 1953 al 6luglio 1955

•• Componente della Commissione Speciale per l'esame dei provvedimenti relativi alla Corte Costituzionale (n. 469 e 1292) dal 25settembre 1952 al 18 dicembre 1952

•• Componente della Giunta per i trattati di commercio e la legislazione doganale dal 27 luglio 1951 al 1º luglio 1952

• Componente della 1a Commissione (Affari Costituzionali) dal 1º luglio 1959 al 30 giugno 1962

• Componente della 4a Commissione (Giustizia) dal 12 giugno 1958 al 30 giugno 1959, dal 1º luglio 1962 al 15 maggio 1963 edal 1º luglio 1963 al 4 dicembre 1963

• Componente della 8a Commissione (Istruzione e Belle Arti) dal 10 luglio 1968 al 24 maggio 1972

• Componente della 3a Commissione (Affari Esteri) dal 25 maggio 1972 al 4 luglio 1976 e dal 5 luglio 1976 al 9 maggio 1978

• Presidente della 3a Commissione (Affari Esteri) dall'11 luglio 1972 al 7 luglio 1973

Pagina istituzionale [1]

Aldo Romeo Luigi Moro (Maglie, 23 settembre 1916 – Roma, 9 maggio 1978) è stato un politico e accademicoitaliano, cinque volte Presidente del Consiglio dei ministri e presidente del partito della Democrazia Cristiana. Èstato il 12º e 18º Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana. Fu rapito il 16 marzo 1978 e uccisoil 9 maggio successivo da appartenenti al gruppo terrorista denominato Brigate Rosse.

BiografiaNacque a Maglie, in provincia di Lecce, da genitori originari di Gemini, frazione di Ugento. Conseguì la MaturitàClassica al Liceo "Archita" di Taranto.Si iscrisse presso l'Università di Bari alla Facoltà di Giurisprudenza, dove prese la laurea, sotto la guida del prof.Biagio Petrocelli, con una tesi su "La capacità giuridica penale". In seguito, nel 1939, pubblicò la tesi e ottenne ladocenza in filosofia del diritto e di politica coloniale alla stessa università nel 1941. L'anno successivo svilupperà lasua seconda opera "la subiettivazione della norma penale" e otterrà così la cattedra di professore di diritto penale.Durante gli anni universitari partecipa ai Littoriali della cultura e dell'arte.

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Nel 1942 entra a far parte della Federazione Universitaria Cattolica Italiana di Bari, segnalandosi ben presto anche alivello nazionale. Nel luglio 1939 venne scelto, su consiglio di Giovanni Battista Montini, di cui, proprio in queglianni, divenne amico, come presidente dell'Associazione. Mantenne l'incarico sino al 1942, quando fu chiamato allearmi e gli successe Giulio Andreotti, sino ad allora direttore della rivista Azione Fucina[2]. Dopo qualche anno dicarriera accademica, fondò nel 1943 a Bari, con alcuni amici, il periodico «La Rassegna» che uscì fino al 1945. Nelluglio dello stesso anno prese parte ai lavori che portarono alla redazione del Codice di Camaldoli.Nel 1945 sposò Eleonora Chiavarelli (Montemarciano, 25 settembre 1915 – Roma, 17 luglio 2010), con la qualeebbe quattro figli: Maria Fida (Roma, 17 dicembre 1946), Anna (1949) Agnese (1952), e Giovanni (Roma, 1958).Nei primi anni cinquanta fu nominato professore ordinario di diritto penale presso l'Università di Bari. Nel 1963ottenne il trasferimento all'Università di Roma, in qualità di titolare della cattedra di Istituzioni di Diritto e Procedurapenale presso la Facoltà di Scienze Politiche.

Attività politicaTra il 1943 e il 1945 Aldo Moro aveva iniziato a interessarsi di politica; in un primo tempo mostrò particolareattenzione alla componente socialdemocratica del partito socialista, successivamente però il suo forte credo cattolicolo spinse verso il costituendo movimento democristiano. Nella DC mostrò subito la sua tendenzademocratico-sociale, aderendo alla componente dossettiana[3]. Nel 1945 divenne direttore della rivista Studium e fueletto presidente del Movimento Laureati dell'Azione Cattolica.Nel 1946 divenne vicepresidente della Democrazia Cristiana e fu eletto all'Assemblea Costituente, dove entrò a farparte della Commissione che si occupò di redigere il testo costituzionale. Eletto deputato al parlamento nelle elezionidel 1948, fu nominato sottosegretario agli esteri nel gabinetto De Gasperi (23 maggio 1948 - 27 gennaio 1950).Nel 1953 fu rieletto alla Camera, ove fu eletto presidente del gruppo parlamentare democristiano. Nel 1955 fuministro di Grazia e Giustizia nel governo Segni I e l'anno dopo risultò tra i primi eletti nel consiglio nazionale delpartito durante il VI congresso nazionale della DC. Ministro della Pubblica Istruzione nei due anni successivi(governi Zoli e Fanfani), introdusse lo studio dell'educazione civica nelle scuole. Nel 1959, al VII congressonazionale DC conquistò la segreteria del partito.Nel dicembre 1963 (IV Legislatura, 1963-68) divenne, a soli 47 anni, presidente del Consiglio. Formò il suo primogoverno con una coalizione inedita: DC, PSI, PSDI e PRI; fu il primo governo del centro-sinistra. La coalizione ressefino alle elezioni del 1968. Il governo Moro III (23 febbraio 1966-5 giugno 1968) batté il record di durata (833giorni) e rimase uno dei più longevi della Repubblica. Dopo le elezioni venne costituito un governo balneare inattesa del congresso DC, previsto per l'autunno. Al congresso Moro passò all'opposizione interna al partito.Dal 1969 al 1974 (V e VI Legislatura), assunse l'incarico di ministro degli Esteri. Dopo la caduta del V governoRumor, riprese la guida di palazzo Chigi, dove rimase fino alle elezioni anticipate del 1976. Nel 1975 il suo governoconclude il Trattato di Osimo, con cui si sanciva l'appartenenza della Zona B del Territorio Libero di Trieste allaJugoslavia. Nel 1976 fu eletto Presidente del Consiglio Nazionale del partito.

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Aldo Moro 38

Moro e la DC[4]

Aldo Moro e Amintore Fanfani, definiti i due "cavalli di razza" della Democraziacristiana.

Aldo Moro «era un cattolico osservantee praticante e la sua fede in Dio sirispecchiava nella sua vita politica»[5].Moro era considerato un mediatoretenace e particolarmente abile nellagestione e nel coordinamento politicodelle numerose "correnti" che agivanoe si suddividevano il potere all'internodella Democrazia cristiana. All'inizio

degli anni sessanta Moro fu un convinto assertore della necessità di un'alleanza tra il suo partito e il Partito socialistaitaliano, per creare un governo di centro-sinistra.

Nel congresso democristiano di Napoli del 1962 riuscì a portare su questa posizione l'intero gruppo dirigente delpartito. La stessa cosa avvenne all'inizio del 1978 (poco prima del rapimento), quando riuscì a convincere la DCdella necessità di un "governo di solidarietà nazionale", con la presenza del PCI nella maggioranza parlamentare. Lasua intenzione dominante era di allargare la base democratica del sistema di governo, vale a dire che il vertice delpotere esecutivo avrebbe dovuto rappresentare un numero più ampio di partiti e di elettori. Questo sarebbe statopossibile solo con un gioco di alleanze aventi come fulcro la DC, seguendo così una linea politica secondo ilprincipio di democrazia consociativa[6].Se si analizzano i compiti di Moro nell'ambito della sua attività politica, risaltano le grandi difficoltà a cui doveva farfronte: soprattutto la necessità di conciliare la missione cristiana e popolare della democrazia cristiana con i valori ditendenza laica e liberale della società italiana. Il cosiddetto “miracolo economico”, che aveva portato l'Italia rurale adiventare in pochi decenni una delle grandi potenze industriali mondiali, comportò anche un cambiamento sociale,con il risveglio delle masse nel senso di una presenza attiva nella vita del Paese. Moro, quando affermava che “dicrescita si può anche morire”[7], voleva esprimere il reale pericolo di una società in rapida crescita. Il risveglio dellemasse aveva favorito nuove e più forti fasce sociali (tra cui i giovani, le donne e i lavoratori) che avevano bisogno diintegrazione all'interno del sistema democratico.«No al processo in piazza»Il 7 marzo 1977 cominciò in Parlamento il dibattito sullo scandalo Lockheed. Marco Pannella, tra i primi a parlare, sostenne la tesi che il

responsabile delle tangenti non fosse il governo ma il Presidente della Repubblica in persona, Giovanni Leone. Ugo La Malfa si schierò dalla sua

parte chiedendo le dimissioni del Presidente.

Il 9 marzo prese la parola Moro. Il presidente DC difese il suo partito dall'accusa di aver posto in essere un «regime» e difese i ministri Luigi Gui

(democristiano) e Mario Tanassi (PSDI), che erano al centro dell'inchiesta. Poi intese replicare all'intervento di Mimmo Pinto. Il deputato di

Democrazia proletaria aveva detto che la corruzione della DC era provata dallo scandalo Lockheed; per questo i democristiani sarebbero stati

processati nelle piazze: «Nel Paese vi sono molte opposizioni (…); e quell'opposizione, colleghi della Democrazia cristiana, sarà molto più

intransigente, sarà molto più radicale quando i processi non si faranno più in un'aula come questa, ma si faranno nelle piazze, e nelle piazze vi

saranno le condanne»[8]

Moro replicò: «Onorevoli colleghi che ci avete preannunciato il processo nelle piazze, vi diciamo che noi non ci faremo processare»[9].

In seguito la frase si prestò a diverse interpretazioni, in chiave prevalentemente politica. La vicenda giudiziaria si concluderà nel 1979 con

l'assoluzione di Gui e la condanna di Tanassi.

Le masse popolari, secondo alcuni[10] tendevano a esprimere in forma “emotiva e mitologica” il loro bisogno di unapartecipazione diretta alla gestione del potere. Secondo altri, più semplicemente, le masse popolari italiane erano esono – per ragioni storiche, politico-culturali e di fragilità del ceto intellettuale – propense a inclinare verso unadestra autoritaria. In questo quadro variegato e in evoluzione, la missione che Moro ascrisse alla Democraziacristiana fu recuperare le classi popolari dal fascismo e traghettarle nel sistema democratico[11].

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Per questo motivo, Moro si ritrovò nell'ingrata situazione di dover “armonizzare” realtà apparentemente inconciliabilitra loro[12] Questo fattore era un fondamentale presupposto per la nascita di gruppi terroristici che, visti sottoquest'ottica, si potevano considerare il frutto dell'estremizzazione di una forma di partecipazione attiva edextraparlamentare alla politica del paese da parte di una piccolissima parte della popolazione. In questo tipo dipartecipazione, componenti emozionali e mitologiche si mescolano provocando quasi sempre “situazionidrammatiche”[13].Dall'altro lato c'era la necessità di far sopravvivere il sistema politico, che a questo scopo aveva bisogno sia di regoleprecise, sia di scendere continuamente a compromessi alla ricerca di una forma di tolleranza civile. Vale a dire duerealtà opposte, agli antipodi tra loro. Sandro Fontana riepiloga con le seguenti domande l'arduo compito di Moro (edella Dc): “Come conciliare l'estrema mobilità delle trasformazioni sociali con la continuità delle strutturerappresentative? Come integrare nello Stato masse sempre più estese di cittadini senza cedere a seduzioniautoritarie? Come crescere senza morire?”[14]

Per forza di cose, la soluzione a tali quesiti non poteva non essere vista nell'ambito di un compromesso politico,un'esperienza già in parte collaudata con “l'apertura a sinistra” della DC nei confronti del PSI di Pietro Nenni,all'inizio degli anni Sessanta[15]. Ma la situazione era diversa: fin dal 1956 (rivoluzione ungherese) il Psi si eradichiaratamente staccato dal Pci per intraprendere una strada autonoma. Negli anni settanta e soprattutto dopo leelezioni del 1976, che videro un'avanzata del PCI sulla Dc, Moro concepì l'esigenza di dar vita a governi di"solidarietà nazionale", che avessero una base parlamentare più ampia, comprendente anche il PCI. Questo fatto reseMoro oggetto di aspre contestazioni: i critici lo accusarono di volersi rendere artefice di un secondo “compromessostorico”, più clamoroso di quello con Nenni in quanto prevedeva una collaborazione di governo con il PartitoComunista di Enrico Berlinguer, che ancora faceva parte della sfera d'influenza sovietica.Ma Berlinguer anticipò le eventuali preclusioni ai suoi danni prendendo pubblicamente le distanze da Mosca erivendicando la capacità del PCI di muoversi autonomamente sullo scacchiere politico italiano[16]. Aldo Moro fu unodei leader politici che maggiormente prestarono attenzione al progetto di Berlinguer, che con lo «strappo da Mosca»si era reso accettabile a una parte degli elettori della Democrazia cristiana. Il segretario nazionale del PartitoComunista Italiano aveva proposto un accordo di solidarietà politica fra i comunisti e cattolici, in un momento diprofonda crisi sociale e politica in Italia. La conseguenza fu un intenso confronto parlamentare tra i dueschieramenti, che fece parlare di "centralità del Parlamento".All'inizio del 1978 Moro, allora presidente della Democrazia Cristiana fu l'esponente politico più importante fracoloro che ritennero percorribile una strada per un governo di "solidarietà nazionale", che includesse anche il PCInella maggioranza, sia pure senza fare entrare direttamente nel Governo, in una prima fase, dei ministri comunisti.Tale soluzione presentava peraltro grandi rischi sul piano della politica internazionale, in quanto non trovava ilconsenso delle grandi superpotenze mondiali[17]:• Disaccordo degli Usa: l'ingresso al governo di persone che avevano stretti contatti con il partito comunista

sovietico avrebbe consentito loro di venire a conoscenza, in piena guerra fredda, di piani militari e di postazionistrategiche supersegrete della Nato. Inoltre, una partecipazione comunista in un paese d'influenza americanasarebbe stata una sconfitta culturale degli Usa nei confronti del resto del mondo, e soprattutto dell'Urss;

• Disaccordo dell'Urss: la partecipazione al governo del Pci sarebbe stata una forma di emancipazione dal governomadre sovietico e di avvicinamento agli Usa.

Le divergenze sul piano internazionale – rispetto al suo disegno politico – Moro le aveva già potute constatare sulla propria pelle nel periodo direttamente antecedente il sequestro: la sua accorata difesa di Rumor nella discussione parlamentare sullo Scandalo Lockheed fu da taluno spiegata con un suo personale coinvolgimento nel sistema di tangenti versate dall'impresa aerospaziale americana Lockheed in cambio dell'acquisto di aerei da trasporto militari C-130. Secondo alcuni giornali (che si disse foraggiati da circoli ostili statunitensi), Moro era il fantomatico Antelope Cobbler, destinatario delle bustarelle. L'accusa, che aveva lo scopo di fare fuori politicamente Moro e far naufragare in tal modo i suoi progetti politici, fallì con l'assoluzione di Moro del 3 marzo 1978, tredici giorni prima

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dell'agguato in via Fani[18].

Il sequestro

La celebre foto del Presidente Moro sequestratodalle BR

Il 16 marzo 1978, giorno della presentazione del nuovo governo,guidato da Giulio Andreotti, la Fiat 130 che trasportava Moro, dallasua abitazione nel quartiere Trionfale zona Monte Mario di Roma allaCamera dei deputati, fu intercettata da un commando delle BrigateRosse all'incrocio tra via Mario Fani e Via Stresa. Gli uomini delle BRuccisero, in pochi secondi, i 5 uomini della scorta (Domenico Ricci,Oreste Leonardi, Raffaele Iozzino, Giulio Rivera, Francesco Zizzi) esequestrarono il presidente della Democrazia Cristiana.

Morte e sepoltura

Dopo una prigionia di 55 giorni nel covo di via Montalcini[19], il corpodi Aldo Moro, ucciso dalle Brigate Rosse, fu ritrovato il 9 maggio nelbaule posteriore di un'automobile Renault 4 rossa a Roma, in viaCaetani, emblematicamente vicina sia[20] a Piazza del Gesù (dov'era lasede nazionale della Democrazia Cristiana), sia a via delle BottegheOscure (dove era la sede nazionale del Partito Comunista Italiano). Fu sepolto nel comune di Torrita Tiberina,piccolo paese della provincia romana ove lo statista amava soggiornare. Aveva 61 anni.

Papa Paolo VI officiò una solenne commemorazione funebre pubblica per la scomparsa di Aldo Moro, amico disempre e alleato, a cui parteciparono le personalità politiche e trasmesso in televisione. Questa cerimonia funebrevenne celebrata senza il corpo dello statista per esplicito volere della famiglia, che non vi partecipò, ritenendo che lostato italiano poco o nulla avesse fatto per salvare la vita di Moro, rifiutando il funerale di stato e scegliendo disvolgere le esequie dello statista in forma privata.

Le lettere di Aldo MoroRinchiuso dalle Brigate Rosse nella "prigione del popolo", Aldo Moro scrisse moltissime lettere, indirizzate perlopiùai familiari e alla dirigenza della Democrazia Cristiana, più precisamente a Benigno Zaccagnini, a FrancescoCossiga, a Giulio Andreotti, a Riccardo Misasi e ad altri; oltre che al capo socialista Bettino Craxi, l'unico esponentedi governo che abbia sostenuto la necessità di trattare per salvare la vita di Moro. Le lettere, che degli esamigrafologici hanno attribuito come scrittura al politico, sono sicuramente di Moro, anche se ragioni tattiche (ascrivibilialla così detta "linea della fermezza" ed alla necessità di chiudere ogni spiraglio alla trattativa) spinsero buona partedell'allora dirigenza politica (soprattutto DC) ad allinearsi e a metterne in dubbio l'autenticità, a sostenere che nonfossero state pensate da Moro o fossero addirittura dettate dalle Brigate Rosse.Il parere dei familiari, dei migliori studiosi e infine di chiunque abbia letto le lettere integralmente, è concorde nelriconoscere pienamente Moro in quegli scritti. Trentotto di queste lettere vennero pubblicate, con una introduzioneattribuita a Bettino Craxi, nel pamphlet Lettere dal Patibolo dalla rivista Critica Sociale.[21]

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Le polemiche successiveIl settimanale Panorama nel numero del 19 maggio 1980 in un articolo dal titolo Perché rubano tanto?[22]. avevasollevato il caso delle fattorie del senese amministrate dal consigliere di Aldo Moro, Sereno Freato. La polemica fupoi ripresa da Giorgio Pisanò sul settimanale Candido.

Riconoscimenti ufficialiIl 4 maggio 2007, il Parlamento ha votato e approvato una legge con il quale si istituisce il 9 maggio il "Giorno dellamemoria" in ricordo di Aldo Moro e di tutte le vittime del terrorismo.Tra aprile e maggio 2007 è stata presentata presso l'Istituto San Giuseppe delle suore Orsoline a Terracina e presso lasede dell'associazione Forche Caudine a Roma[23], presente la figlia Agnese, una raccolta ragionata dei suoi scrittigiornalistici, curata da Antonello Di Marioe Tullio Pironti editore.Nella notte tra l'8 e il 9 giugno 2007, giorni della visita del Presidente degli Stati Uniti George W. Bush in Italia, lalapide di via Fani che ricorda il rapimento di Aldo Moro e le cinque persone della scorta uccise è stata profanata conla scritta "Bush uguale a Moro". Le più alte cariche istituzionali, personalità politiche e rappresentanti della societàcivile si sono dette indignate per quello che ritengono un atto vile e insensato.Il giorno della domenica delle Palme del 2008, 16 marzo, a trenta anni esatti dal suo rapimento, il vescovo di CasertaRaffaele Nogaro nell'omelia pasquale ha espressamente chiesto l'avvio di un processo di canonizzazione per AldoMoro: "uomo di infinita misericordia, che perdonò tutti"[24]. Il 20 settembre 2012 il presidente del tribunalediocesano di Roma da il via libera all’inchiesta sulla beatificazione di Aldo Moro dopo il nulla osta concesso dalvicario del Papa, cardinal Agostino Vallini, che ha indicato lo statista «servo di Dio»[25].Nel giorno del 30º anniversario della sua morte, l'Università degli Studi di Bari ha deliberato di intitolarsi ad AldoMoro, che fu studente e docente presso quest'ultima. La decisione ha avuto consenso e apprezzamento da parte dellafiglia Agnese Moro. Ad Aldo Moro è dedicato il ponte omonimo di Taranto conosciuto anche come Ponte PuntaPenna Pizzone.

Termine della secretazione dei lavori governativi di Aldo MoroOrmai i termini di secretazione sono scaduti, e lentamente vengono pubblicati alcuni documenti realizzati durante lasua attività politica[26][27][28][29].

Opere di Aldo Moro• Aldo Moro, La democrazia cristiana per il governo del paese e lo sviluppo democratico nella società italiana,

1962•• Aldo Moro, "La subiettivazione della norma penale"•• Aldo Moro,"La capacità giuridica penale"

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Opere su Aldo Moro

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buchi neri del delitto Moro, 2008• Giovanni Bianconi. Eseguendo la sentenza. Einaudi, 2007• Francesco Biscione, Il delitto Moro: strategie di un assassinio politico, 1998• Carlo Bo, Aldo Moro. Delitto d'abbandono, 1988• Giorgio Bocca e Silvia Giacomoni, Moro: una tragedia italiana, 1978• Silvio Bonfigli e Jacopo Sce, Il delitto infinito. Ultime notizie sul sequestro Moro, Kaos edizioni• Annalaura Braghetti e Paola Tavella, Il prigioniero, 1998• Manlio Castronuovo, "Vuoto a perdere ", 2007• Marco Clementi, La 'pazzia' di Aldo Moro, 2001• Aniello Coppola, Moro, 1976• Eugenio Cutolo, Aldo Moro: La vita, l'opera, l'eredità, 1980• Augusto D'Angelo, Moro – I vescovi e l'apertura a sinistra, 2005• Giuseppe De Lutis, Perché Aldo Moro, 1988• Giovanni Di Capua, Aldo Moro: il potere della parola (1943-1978), 1988• Antonello Di Mario, L'attualità politica di Aldo Moro negli scritti giornalistici dal 1937 al 1978, 2007• Roberto Ducci I Capintesta, Rusconi 1982• Giovanni Fasanella, Giuseppe Rocca Il misterioso intermediario – Igor Markevic e il caso Moro, 2003• Sergio Flamigni, La tela del ragno. Il delitto Moro, Kaos edizioni 1988• Sergio Flamigni, Il mio sangue ricadrà su di loro. Gli scritti di Moro prigioniero delle BR, Kaos edizioni• Sergio Flamigni, Convergenze parallele, Kaos edizioni• Sergio Flamigni, Il covo di stato. Via Gradoli 96 e il delitto Moro, Kaos edizioni• Guido Formigoni, Aldo Moro. L'intelligenza applicata alla mediazione politica, 1997• Antonio Ghirelli e FrancoAngeli, Moro tra Nenni e Craxi. Cronaca di un dialogo tra il 1959 e il 1978, 1991• Agostino Giovagnoli, Il caso Moro – Una tragedia repubblicana, Il Mulino, 2005• Ferdinando Imposimato-Sandro Provvisionato, Doveva morire. Chi ha ucciso Aldo Moro. Il racconto di un

giudice, edizioni Chiarelettere, 2008, ISBN 88-6190-025-9• Robert Katz, I giorni dell'ira, 1986 (libro da cui è tratto il film di G. Ferrara Il caso Moro)• Daniele Luttazzi, Stanotte e per sempre, racconto grottesco su Andreotti e il caso Moro• Mario Moretti, Rossana Rossanda, Carla Mosca Brigate Rosse. Una storia italiana, 2002• Agnese Moro, Un uomo così, 2003• Carlo Alfredo Moro, Storia di un delitto annunciato, 1998• Maria Fida Moro, La nebulosa del caso Moro, 2004• Renato Moro, Aldo Moro negli anni della FUCI, 2008• Roberto Pantanelli, Ammazzate Moro, 1987• Paolo Parisi, Il sequestro Moro, 2006, graphic novel• Roberto Ruffilli, Vicenda Moro e sistema politico, ne Il Mulino, 4, luglio-agosto 1978, pp. 668-fine• Vladimiro Satta, Odissea nel caso Moro, 2003• Vladimiro Satta, Il caso Moro e i suoi falsi misteri, 2006

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• Salvatore Savoia, Aldo Moro. L'iniqua ed ingrata sentenza della D.C...., Dellisanti editore, Massafra, 2006• Leonardo Sciascia, L'affaire Moro, 1994• Leonardo Sciascia, Todo modo romanzo, 1974• Webster Tarpley et al., Chi ha ucciso Aldo Moro? studio commissionato dall'On. Zamberletti. 1978• Vittorio Vettori, Diario apocrifo di Aldo Moro prigioniero, 1982• Giovanni Moro, Anni Settanta, 2007• Andrea Ligorio, Il caos Moro, 2008• Antonio Volpi, La macchina Rossa, 2008• Giovanni Maddamma, Aldo Moro – Omicidio Misterioso Edizione Boopen, 2008• Romano Bianco e Manlio Castronuovo, Via Fani ore 9.02. 34 testimoni oculari raccontano l'agguato ad Aldo

Moro, 2010

Filmografia• Todo modo: film di Elio Petri, 1976, nel quale il personaggio del presidente, interpretato da Gian Maria Volonté, è

palesemente ispirato ad Aldo Moro. Il film è tratto dall'omonimo romanzo di Leonardo Sciascia.• Il caso Moro: film di Giuseppe Ferrara, 1986. Il protagonista è nuovamente Gian Maria Volonté.• L'anno del terrore: film di John Frankenheimer, 1991. Tratto dal romanzo Year of The Gun di Michael Mewshaw;

il personaggio dello statista compare brevemente in alcune scene ed è interpretato da Aldo Mengolini.• Piazza delle Cinque Lune: film di Renzo Martinelli, 2003. Il vero Moro appare in immagini di repertorio. Quello

finto è interpretato da un caratterista mai in primo piano. Il film è dedicato all'allora ventisettenne nipote LucaBonini Moro, che compare sui titoli di coda in veste di cantautore, interpretando il brano Maledetti voi; sullosfondo del ragazzo (figlio di Maria Fida Moro e spesso affettuosamente citato nelle lettere dello statista durante laprigionia), alcune fotografie di lui a due anni col nonno nei giorni immediatamente precedenti il sequestro.

• Buongiorno, notte: film di Marco Bellocchio, 2003. Moro è interpretato da Roberto Herlitzka.• Nel cuore dello Stato: film documentario di Alberto Castiglione, scritto con Fabrizio Scibilia, presentato a

Palermo il 18 marzo 2008.• Il divo: film di Paolo Sorrentino, 2008. Lo statista è interpretato da Paolo Graziosi.• Romanzo di una strage: film di Marco Tullio Giordana, 2012. Lo statista è interpretato da Fabrizio Gifuni.

MusicaIo se fossi Dio di Giorgio Gaber (1980): la canzone, della durata di 14 minuti, esprime un giudizio negativo su AldoMoro. Fu pubblicata dalla F1 Team su disco da 12 pollici inciso solo da un lato, per il rifiuto della Carosello. Lacanzone era stata scritta nel 1978, dopo l'uccisione di Aldo Moro, ma fu pubblicata due anni dopo perchéevidentemente le case discografiche temevano ripercussioni legali.

Teatro• L'ira del sole, un 9 di maggio (1998) di Maria Fida Moro e Antonio Maria Di Fresco, regia di Antonio Raffaele

Addamo. Con Maria Fida Moro e Luca Bonini Moro. Teatro Biondo Stabile di Palermo.• Aldo Moro – Una tragedia italiana (2007) di Corrado Augias e Vladimiro Polchi, regia di Giorgio Ferrara. Con

Paolo Bonacelli (Aldo Moro) e Lorenzo Amato (il narratore). Teatro Stabile della Sardegna, Teatro Eliseo diRoma.

• Corpo di stato – Il delitto Moro: una generazione divisa (1998) di Marco Baliani, regia di Maria Maglietta. ConMarco Baliani. Casa degli Alfieri – Trickster Teatro.

• "Se ci fosse luce – i misteri del caso Moro" (2007) scritto, diretto e interpretato da Giancarlo Loffarelli. ConEmiliano Campoli, Marina Eianti, Giancarlo Loffarelli, Luigina Ricci, Elisa Ruotolo, Maurizio Tartaglione.Compagnia "Le colonne".

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• Roma, Via Caetani, 55º giorno (2008) scritto ed interpretato da Lucilla Falcone – Associazione Culturale "LaBuona Creanza".

• ALDO MORTO - Tragedia (2011) di Daniele Timpano, regia di Daniele Timpano. Con Daniele Timpano.amnesiA vivacE, Area 06, Cité internationales des Arts - Résidence d'artistes di Parigi

Televisione• Assolvenza Aldo Moro (Blob Speciale) antologia di filmati ed estratti dagli archivi Rai (servizi tratti dai TG,

pubblicità, frammenti di film, programmi vari) risalenti al periodo del rapimento dello statista curata dallaredazione di Blob nel 1998 in occasione del ventennale dei noti avvenimenti. Fu trasmessa su Rai3 dal 9marzo[30] al 15 maggio per cinque giorni a settimana (lunedì, mercoledì, giovedì, venerdì e sabato)[31]; ognipuntata durava circa una dozzina di minuti e precedeva il Blob più convenzionale.[31]

• Aldo Moro - Il Presidente: fiction televisiva in due puntate, prodotta dalla TaoDue di Piero Valsecchi, diretta daGianluca Maria Tavarelli e interpretata da Michele Placido, in onda su Canale 5 il 9 e 11 maggio 2008 inoccasione del trentennale dalla morte dello statista.

Note[1] http:/ / legislature. camera. it/ chiosco. asp?cp=1& position=VII%20Legislatura%20/ %20I%20Deputati& content=deputati/

legislatureprecedenti/ Leg07/ framedeputato. asp?Deputato=1d4180[2] Sulle vicende di Moro negli anni della FUCI si veda Renato Moro, Aldo Moro negli anni della FUCI, Studium, 2008 e Tiziano Torresi L'altra

giovinezza. Gli universitari cattolici dal 1935 al 1940, Cittadella editrice 2010[3][3] Considerata comunemente la "sinistra DC".[4][4] Questa sezione contiene frasi liberamente estratte dalla tesi di laurea di A. Stella avente il sequestro Moro come tema principale (2007). Lo

stesso autore e proprietario dei diritti ha provveduto a inserire e pubblicare tali frasi.[5] Aniello Coppola, Moro, Feltrinelli, Milano, 1976, pag. 13[6] Questa idea di Moro non va confusa con la strategia, enunciata dal segretario del PCI Enrico Berlinguer, del “compromesso storico”, che

prevedeva l'entrata al governo del Pci.[7] Sandro Fontana: Moro e il sistema politico italiano, in: AA. VV., Cultura e politica nell'esperienza di Aldo Moro, Giuffrè, Milano, 1982, pag.

183[8] Mino Martinazzoli, Uno strano democristiano, Rizzoli, 2009, pp. 61-66.[9][9] Atti parlamentari, VII legislatura, Parlamento in seduta comune, Resoconto stenografico della seduta dal 3 all'11 marzo 1977, p. 455[10] Sandro Fontana: Moro e il sistema politico italiano, in: AA. VV., Cultura e politica nell'esperienza di Aldo Moro, cit., pag. 184.[11] Secondo Beppe Pisanu, nell'intervento dell'8 maggio 2009 alla Sala delle colonne di palazzo Marini in Roma nel corso della presentazione

del libro di Corrado Guerzoni Aldo Moro, Moro dissentì dall'entusiasmo di Granelli e degli altri della sua corrente che nel 1977 prevedevanouna vittoria della DC spagnola alle prime elezioni post-franchiste, e richiesto del perché (al ritorno dal suo viaggio a Madrid) spiegò a Pisanu:"Lì nessuno dei nostri amici democratici cristiani s'è incaricato di traghettare nella democrazia le masse che per mezzo secolo hannoinneggiato a Franco; non supereranno il 4 per cento dei voti". Manco a dirlo, la previsione, ha concluso Pisanu, risultò precisa al millesimo.

[12] Sandro Fontana, nel suo citato articolo Moro e il sistema politico italiano, sostenne che tale strutturazione culturale delle masse le induce acercare “soluzioni di tipo simbolico” che si risolvono spesso in “situazioni drammatiche”.

[13] Si pensi all'aspetto “romantico” del perseguire un ideale con ogni mezzo.[14] Sandro Fontana: Moro e il sistema politico italiano, in: AA. VV., Cultura e politica nell'esperienza di Aldo Moro, cit., pag. 184[15] Italo Pietra, Moro fu vera gloria?, Garzanti, Milano, 1983, pp. 111–114[16] Vedi «lo strappo con Mosca.[17] Marcello Veneziani, "Ma è oggi che trionfa in Italia la formula chiamata moroteismo", ne: Il Messaggero, 16/3/1998[18] Robin Erica Wagner-Pacifici, "The Moro Morality Play. Terrorism as Social Drama", The University of Chicago Press, Chicago, 1986, pp.

30–32; Paolo Cucchiarelli – Aldo Giannuli, Lo Stato parallelo, Gamberetti Editrice, Roma, 1997, pag. 422[19] Per una curiosa ironia della Storia, il luogo della prigionia del teorico della "centralità del Parlamento" fu una via periferica di Roma, nel

quartiere Portuense, intitolata al più famoso dei funzionari parlamentari: Camillo Montalcini che resse la Segreteria generale della Camera deideputati dal 1900 al 1927, quando fu rimosso dal fascismo alla luce delle risultanze della Commissione di inchiesta sulle presenze massonichenelle istituzioni parlamentari.

[20][20] Erroneamente, forse a enfasi del fatto, venne riportato dalla stampa che il luogo del ritrovamento fosse esattamente a metà strada fra le sedidei due partiti.

[21] Le Lettere Dal Patibolo Di Aldo Moro - Critica Sociale (http:/ / www. criticasociale. net/ index. php?& lng=ita&sid=839b3226faffb565d3a67238c97e2df4& function=rivista& pid=page& year=2008& id=0003938& top_nav=titoli_2008& sintesi=1)

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[22] Massimo Riva, già articolista economico del "Corriere" e poi di "Repubblica". afferma: " Per la sua tragica fine la vicenda di Aldo Moro hagiustamente toccato e commosso la coscienza civile di tutti gli italiani. Però mi chiedo se sia giusto dimenticare che dietro quel personaggionon c'era soltanto un disegno politico, ma esisteva un mondo di affarismo molto spinto"

[23][23] (storico circolo dei Romani d'origine molisana)[24] Notizia riportata dalla stampa locale come l'Eco di Caserta e da quella nazionale come il settimanale L'Espresso[25] Notizia pubblicata dalla Gazzetta del Mezzogiorno il 24 settembre del 2012[26] da la Repubblica.it del 9 agosto 2008 (http:/ / www. repubblica. it/ 2008/ 05/ sezioni/ politica/ moro-anniversario/ moro-libia/ moro-libia.

html): "Aldo Moro e quella mano tesa verso la Libia di Gheddafi"[27] da la Repubblica.it (http:/ / www. repubblica. it/ 2006/ 05/ gallerie/ politica/ archivi-segreti-moro/ 1. html): "Gli archivi segreti di Moro"[28] Aldo Moro, le carte segrete "Presidente, dica no al divorzio" - Politica - Repubblica.it (http:/ / www. repubblica. it/ 2008/ 11/ sezioni/

politica/ moro-carte/ moro-carte/ moro-carte. html)[29] Le carte di Aldo Moro - Galleria - Repubblica.it (http:/ / www. repubblica. it/ 2006/ 05/ gallerie/ politica/ le-carte-di-aldo-moro/ 1. html)[30] sito "Archivio Storico Corriere della Sera" (http:/ / archiviostorico. corriere. it/ 1998/ marzo/ 08/

caso_Moro_Blob_Ogni_giorno_co_0_9803089197. shtml)[31] sito "Archivio La Repubblica" (http:/ / ricerca. repubblica. it/ repubblica/ archivio/ repubblica/ 1998/ 03/ 08/

prima-di-blob-una-striscia-su-moro. html)

Voci correlate•• Governo Moro I•• Governo Moro II•• Governo Moro III•• Governo Moro IV•• Governo Moro V•• Cronaca del sequestro Moro•• Caso Moro•• Sereno Freato

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terror)• Il caso Moro, La Storia siamo noi, filmati e documenti (http:/ / www. lastoriasiamonoi. rai. it/ puntate/

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tre-milizie-tre-fedeltà/ 670/ default. aspx) La Storia siamo noi.• "REBUS Speciale: Aldo Moro, il complotto?" (http:/ / www. youtube. com/ watch?v=7s0B0Lm1Z3s)

Trasmissione speciale di Odeon, curata e condotta da Maurizio Decollanz, dedicata alle teorie complottiste sulrapimento Moro.

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• Barbara Fois: il caso Moro parte I (http:/ / www. democrazialegalita. it/ barbara/barbara_ricostruzione_analisi_RAPIMENTO_MORO=19marzo2008. htm)

• Barbara Fois: il caso Moro parte II (http:/ / www. democrazialegalita. it/ barbara/barbara_ricostruzione_analisi_RAPIMENTO_MORO=25marzo2008. htm)

• B. Fois: il caso Moro parte III (http:/ / www. democrazialegalita. it/ barbara/barbara_ricostruzione_analisi_RAPIMENTO_MORO=29marzo2008. htm)

• Tutti gli interventi di Moro nell'assemblea costituente e commissioni del 1946-1947 (http:/ / wiki-cost. criad.unibo. it/ content/ advancedsearch?qt=standard& SearchText=& PhraseSearchText=& speaker=moro&SubTreeArray=-1& SearchButton=Cerca)

• Il caos Moro (http:/ / www. ilmiolibro. it/ libro. asp?id=39828)• Il sito dello scrittore Giovanni Maddamma, scrissi Aldo Moro - Omicidio Misterioso e Brigate Rosse, è giunta

l'ora della verità (http:/ / www. giovannimaddamma. net)• Raccolta di discorsi di Aldo Moro (http:/ / www. storiadc. it/ documenti. html) nel sito web dell'Istituto Renato

Branzi di Firenze

Giovanni Falcone

« La mafia non è affatto invincibile. È un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio, e avrà anche una fine. Piuttostobisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave e che si può vincere non pretendendo eroismo dainermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni. »

(Giovanni Falcone, in un'intervista a Raitre)

Giovanni Falcone

Giovanni Falcone (Palermo, 18 maggio 1939[1] – Palermo, 23 maggio1992[2]) è stato un magistrato italiano. Fu assassinato con la moglie ealcuni uomini della scorta nella strage mafiosa di Capaci. Assiemeall'amico e collega Paolo Borsellino è considerato fra gli eroi simbolodella lotta alla mafia.

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Biografia

Giovanni Falcone allievo all'Accademia Navale(gennaio 1958)

Figlio di Arturo Falcone (1904 - 1976[3]), direttore del Laboratoriochimico provinciale, e di Luisa Bentivegna (1907 - 1982[4]), avevadue sorelle maggiori, Anna (1934[5]) e Maria (1936[6]). GiovanniFalcone studiò al Convitto Nazionale di Palermo, poi al liceoclassico "Umberto I" e successivamente, dopo una breveesperienza all'Accademia Navale di Livorno, si iscrisse alla facoltàdi giurisprudenza dell'Università degli studi di Palermo dove silaureò nel 1961, con una tesi sulla "Istruzione probatoria in dirittoamministrativo".[7]

Gli inizi in Magistratura

Un murales rappresentante i magistrati Falcone (asinistra) e Borsellino

Falcone vinse il concorso in Magistratura nel 1964 e in quello stessoanno sposa la prima moglie Rita Bonnici, da cui divorzierà quattordicianni dopo. Per breve tempo fu pretore a Lentini. Fu poi sostitutoprocuratore al tribunale di Trapani per dodici anni. Qui, a poco a poco,nacque in lui la passione per il diritto penale.[8]

Fu trasferito a Palermo nel luglio 1978. Dopo l'omicidio del giudiceCesare Terranova fece domanda ed ottenne di lavorare all'Ufficioistruzione, che sotto la successiva guida di Rocco Chinnici, diviene unesempio innovativo di organizzazione giudiziaria. Chinnici chiamò alsuo fianco anche Paolo Borsellino che divenne collega di Falcone nellosbrigare il lavoro arretrato di oltre cinquecento processi[9]. Nel maggio1980 Chinnici affidò a Falcone le indagini contro Rosario Spatola: unlavoro che coinvolgeva anche criminali negli Stati Uniti e all'epocaosteggiato da alcuni altri magistrati.

Alle prese con questo caso, Falcone comprese che per indagare consuccesso le associazioni mafiose era necessario basarsi anche su indagini patrimoniali e bancarie. Ricostruire ilpercorso del denaro che accompagnava i traffici ed avere un quadro complessivo del fenomeno. Notò che glistupefacenti venivano venduti negli Stati Uniti così chiese a tutti i direttori delle banche di Palermo e provincia dimandargli le distinte di cambio valuta estera dal 1975 in poi. Alcuni telefonarono personalmente a Falcone per capireche intenzione avesse e lui rimase fermo sulle sue richieste[10]. Grazie ad un attento controllo di tutte le carterichieste, una volta superate le reticenze delle banche, e "seguendo i soldi" riuscì ad iniziare a vedere il quadro di unagigantesca organizzazione criminale: i confini di Cosa nostra. Grazie ad un assegno dell'importo di centomila dollari

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cambiato presso la Cassa di Risparmio di piazza Borsa di Palermo, Falcone, trovò la prova che Michele Sindona sitrovava in Sicilia smascherando quindi il finto sequestro organizzato a suo favore dalla mafia siculo-americana allavigilia del suo giudizio[10]. Nei primi giorni del mese di dicembre 1980 Giovanni Falcone si recò per la prima volta aNew York per discutere di mafia e stringere una collaborazione con Victor Rocco, investigatore del distretto est[11].Sono anni tumultuosi che vedono la prepotente ascesa dei Corleonesi, i quali impongono il proprio feudo criminaleinsanguinando le strade a colpi di omicidi. Emblematici i titoli del quotidiano palermitano L'Ora, che arriverà atitolare le sue prime pagine enumerando le vittime della drammatica guerra di mafia. Tra queste vittime anchesvariati e valorosi servitori dello Stato come Pio La Torre, principale artefice della legge Rognoni-La Torre (cheintrodusse nel codice penale il reato di associazione mafiosa), e il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. Infine lostesso Chinnici, al quale succedette Antonino Caponnetto.

Gli anni del Pool antimafiaCaponnetto si insedia concependo la creazione di un "pool" di pochi magistrati che, così come sperimentato contro ilterrorismo, potessero occuparsi dei processi di mafia, esclusivamente e a tempo pieno, col vantaggio sia di favorirela condivisione delle informazioni tra tutti i componenti e minimizzare così i rischi personali, che per garantire inogni momento una visione più ampia ed esaustiva possibile di tutte le componenti del fenomeno mafioso.Nello scegliere i suoi uomini, Caponnetto pensa subito a Falcone per l'esperienza ed il prestigio già da lui acquisiti,ed a Giuseppe Di Lello, pupillo di Chinnici. Lo stesso Falcone suggerì poi l'introduzione di Borsellino, mentre lascelta dell'ultimo membro ricadde sul giudice più anziano, Leonardo Guarnotta. La validità del nuovo sistemainvestigativo si dimostra subito indiscutibile, e sarà fondamentale per ogni successiva indagine, negli anni a venire.Ma una vera e propria svolta epocale alla lotta alla mafia sarebbe stata impressa con l'arresto di Tommaso Buscetta,il quale, dopo una drammatica sequenza di eventi, decise di collaborare con la Giustizia. Il suo interrogatorio,iniziato a Roma nel luglio 1984 in presenza del sostituto procuratore Vincenzo Geraci e di Gianni De Gennaro delNucleo operativo della Criminalpol, si rivelerà determinante per la conoscenza non solo di determinati fatti, maspecialmente della struttura e delle chiavi di lettura dell'organizzazione definita Cosa nostra.

Il maxiprocesso di PalermoLe inchieste avviate da Chinnici e portate avanti dalle indagini di Falcone e di tutto il pool portarono così a costituireil primo grande processo contro la mafia.Questa reagì bruciando il terreno attorno ai giudici: dopo l'omicidio di Giuseppe Montana e Ninni Cassarà nell'estate1985, stretti collaboratori di Falcone e Borsellino, si cominciò a temere per l'incolumità anche dei due magistrati, chefurono indotti per motivi di sicurezza a soggiornare qualche tempo con le famiglie presso il carcere dell'Asinara(incredibilmente dovettero pagarsi le spese di soggiorno e consumo bevande, come ricordò Borsellino inun'intervista), dove gettarono le basi dell'istruttoria.Ma il 16 novembre 1987 diventa una data storica e insieme un momento fondamentale per il Paese, che per la primavolta inchioda la mafia traducendola alla Giustizia. Il Maxiprocesso sentenzia 360 condanne per complessivi 2665anni di carcere e undici miliardi e mezzo di lire di multe da pagare, segnando un grande successo per il lavoro svoltoda tutto il pool antimafia.[12]

Nel dicembre 1986, Borsellino viene nominato Procuratore della Repubblica di Marsala e lascia il pool. Comericorderà Caponnetto, a quel punto gli sviluppi dell'istruttoria includono ormai quasi un milione di fogli processuali,rendendo necessaria l'integrazione di nuovi elementi per seguire l'accresciuta mole di lavoro. Entrarono così a farparte del pool altri tre giudici istruttori: Ignazio De Francisci, Gioacchino Natoli e Giacomo Conte.

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La fine del Pool AntimafiaSe lo Stato aveva conseguito una vittoria memorabile, la partita era lungi da considerarsi conclusa. Inoltre,Caponnetto si apprestava a lasciare l'incarico per ragioni di salute, e raggiunti limiti di età. Alla sua sostituzionevennero candidati Falcone, ed Antonino Meli. Nel settembre 1987, dopo una discussa votazione [13], il ConsiglioSuperiore della Magistratura nominò Meli. A favore di Falcone, votò anche il futuro Procuratore della Repubblica diPalermo, Gian Carlo Caselli, in dissenso con la corrente di Magistratura Democratica cui apparteneva.La scelta di Meli, generalmente motivata in base alla mera anzianità di servizio, piuttosto che alla maggiorecompetenza effettivamente maturata da Falcone, innescò amare polemiche, e venne interpretata come una possibilerottura dell'azione investigativa, inoltre rese Falcone un bersaglio molto più facile per la mafia, perché la sua perditaaveva dimostrato che effettivamente non era stimato come si credeva; Borsellino stesso aveva lanciato a più ripresel'allarme a mezzo stampa, rischiando conseguenze disciplinari; esternazioni che di fatto non sortirono alcun effetto.Meli si insedia nel gennaio 1988 e finisce con lo smantellare il metodo di lavoro intrapreso, riportandolo indietro diun decennio. Da qui in poi Falcone e i suoi dovettero fronteggiare un numero sempre crescente di ostacoli alla loroattività. La mafia intanto non ha abbassato la guardia, ed uccide l'ex sindaco di Palermo Giuseppe Insalaco, cheaveva denunciato le pressioni subite da Vito Ciancimino durante il suo mandato. Tempo dopo, i due membri del poolDi Lello e Conte si dimisero polemicamente. Non ultimo, persino la Cassazione sconfessò l'unitarietà delle indaginiin fatto di mafia affermata da Falcone.Il 30 luglio Falcone richiese addirittura di essere destinato a un altro ufficio, e Meli, ormai in aperto contrasto conFalcone, come predetto da Borsellino, sciolse ufficialmente il pool. Un mese dopo, Falcone ebbe l'ulteriore amarezzadi vedersi preferito Domenico Sica alla guida dell'Alto Commissariato per la lotta alla Mafia. Nonostante gliavvenimenti, tuttavia, Falcone proseguì ancora una volta il suo straordinario lavoro, realizzando un'importanteoperazione antidroga in collaborazione con Rudolph Giuliani, allora procuratore distrettuale di New York.

Il fallito attentato dell'Addaura e la vicenda del "corvo"Il 21 giugno 1989, Falcone divenne obiettivo di un attentato presso la villa al mare affittata per le vacanze; su questoavvenimento, comunemente detto attentato dell'Addaura, non è mai stata fatta piena luce.[14]

I sicari di Totò Riina e di altri mafiosi ritenuti mandanti, piazzarono un borsone con cinquantotto candelotti di tritoloin mezzo agli scogli, a pochi metri dalla villa affittata dal giudice, che stava per ospitare i colleghi Carla del Ponte eClaudio Lehmann. Il piano era probabilmente quello di assassinare il giudice allorché fosse sceso dalla villa sullaspiaggia per fare il bagno, ma l'attentato fallì. Inizialmente venne ritenuto che i killer non fossero riusciti a faresplodere l'ordigno a causa di un detonatore difettoso, dandosi quindi alla fuga e abbandonando il borsone. Vent'annidopo, nuove ipotesi investigative avallerebbero invece la ricostruzione che l'ordigno venne reso inoffensivo nelle orenotturne antecedenti dagli agenti Antonino Agostino ed Emanuele Piazza, fintisi sommozzatori. Agostino e Piazzaverranno poi assassinati.Falcone dichiarò al riguardo che a volere la sua morte si trattava probabilmente di qualcuno che intendeva bloccarnel’inchiesta sul riciclaggio in corso, parlando inoltre di "menti raffinatissime", e teorizzando la collusione tra soggettiocculti e criminalità organizzata, come avvenuto per l'omicidio Dalla Chiesa. Espressioni in cui molti lessero iservizi segreti deviati. Il giudice, in privato, si manifestò sospettando di Bruno Contrada, funzionario del SISDE cheaveva costruito la sua carriera al fianco di Boris Giuliano. Contrada verrà poi arrestato e condannato in primo gradoa dieci anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa, sentenza poi confermata in Cassazione.Ma al Palazzo di Giustizia di Palermo aveva preso corpo anche la nota vicenda del "corvo": una serie di lettere anonime (di cui un paio addirittura composte su carta intestata della Criminalpol), che diffamarono il giudice ed i colleghi Giuseppe Ayala, Giammanco Prinzivalli più altri come il Capo della Polizia di Stato, Vincenzo Parisi, ed importanti investigatori come De Gennaro e Antonio Manganelli. In esse Falcone veniva millantato soprattutto di avere "pilotato" il ritorno di un pentito, Totuccio Contorno, al fine di sterminare i corleonesi, storici nemici della sua

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famiglia.I fatti descritti venivano presentati come movente della morte di Falcone ad opera dei corleonesi, i quali avrebberoorganizzato il poi fallito attentato come vendetta per il rientro di Contorno (e non, si badi, per i decenni di inflessibilelotta senza quartiere che Falcone aveva scatenato contro di loro...). I contenuti, particolarmente ben dettagliati sullepresunte coperture del Contorno e gli accadimenti all'interno del tribunale, furono alimentati ad arte sino a destarenotevole inquietudine negli ambienti giudiziari, tanto che nello stesso ambiente degli informatori di polizia questemissive vennero attribuite ad un "corvo", ossia un magistrato.Sebbene sul momento la stampa non lo spiegasse apertamente al grande pubblico, infatti, tra gli esperti di "cose dicosa nostra" (come Falcone) era risaputo che, nel linguaggio mafioso, tale appellativo designasse proprio i magistrati(dalla toga nera che indossano in udienza); le missive avrebbero così inteso insinuare la certezza che in realtà il pooloperasse al di fuori dalle regole, immerso tra invidie, concorrenze e gelosie professionali.Gli accertamenti per individuare gli effettivi responsabili portarono alla condanna in primo grado per diffamazionedel giudice Alberto Di Pisa, identificato grazie a dei rilievi dattiloscopici. Le impronte digitali - raccolte con unartificio dal magistrato inquirente - furono però dichiarate processualmente inutilizzabili, oltre a lasciare dubbi sullaloro validità probatoria (sia il bicchiere di carta su cui erano state prelevate le impronte, sia l'anonimo con cui furonoconfrontate, erano alquanto deteriorati).Una settimana dopo il fallito attentato, il C.S.M. decise la nomina di Falcone a procuratore aggiunto presso laProcura della Repubblica. Di Pisa, che tre mesi dopo davanti al C.S.M. avrebbe mosso gravi rilievi allo stessoFalcone sia sulla gestione dei pentiti che sull'operato, verrà poi assolto in Appello per non aver commesso il fatto[15].Molti testimoni diretti dei fatti dell'Addaura morirono in circostanze sospette: Antonino Agostino, agente del SISDE,che si ipotizza lavorasse per proteggere Falcone, venne ucciso insieme alla moglie Ida Castelluccio il 5 agosto del1989 da un commando in motocicletta; Emanuele Piazza, collega di Agostino al SISDE, venne ucciso perstrangolamento dalla mafia il 15 marzo 1990; il microcriminale Francesco Paolo Gaeta, che quel giorno avevacasualmente assistito alle manovre militari intorno alla villa del giudice, venne ucciso a colpi di pistola il 2 settembre1992; il mafioso Luigi Ilardo, informatore del colonnello dei carabinieri Michele Riccio - e che a questi avevaconfidato di sapere che «a Palermo c'era un agente che faceva cose strane e si trovava sempre in posti strani. Avevala faccia da mostro. Siamo venuti a sapere che era anche nei pressi di Villagrazia quando uccisero il poliziottoAgostino» - venne assassinato il 10 maggio 1996, qualche giorno prima di mettere a verbale le sue confessioni[14].

La stagione dei veleniNell'agosto 1989 iniziò a collaborare coi magistrati anche il mafioso Giuseppe Pellegriti, fornendo prezioseinformazioni sull’omicidio del giornalista Giuseppe Fava, e rivelando al pubblico ministero Libero Mancuso diessere venuto a conoscenza, tramite il boss Nitto Santapaola, di fatti inediti sul ruolo del politico Salvo Lima negliomicidi di Piersanti Mattarella e Pio La Torre. Mancuso informò subito Falcone, che interrogò il pentito a sua volta,e, dopo due mesi di indagini, lo incriminò insieme ad Angelo Izzo, spiccando nei loro confronti due mandati dicattura per calunnia (poi annullati dal Tribunale della libertà in quanto essi erano già in carcere). Pellegriti, dopol’incriminazione, ritrattò, attribuendo a Izzo di essere l’ispiratore delle accuse.Lima e la corrente di Giulio Andreotti, erano spregiati dal sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, e tutto il movimentoantimafia, e l’incriminazione di Pellegriti venne vista come una sorta di cambiamento di rotta del giudice dopo ilfallito attentato, tanto che ricevette nuove e dure critiche al suo operato da parte di esponenti come CarmineMancuso, Alfredo Galasso e in maniera minore anche da Nando Dalla Chiesa, figlio del compianto generale.Gerardo Chiaromonte, presidente della Commissione Antimafia, scriverà poi, in riferimento al fallito attentatoall'Addaura contro Falcone: «I seguaci di Orlando sostennero che era stato lo stesso Falcone a organizzare il tutto perfarsi pubblicità».Nel gennaio '90, Falcone coordina un'altra importante inchiesta che porta all'arresto di trafficanti di droga colombiani e siciliani. Ma a maggio riesplose, violentissima, la polemica, allorquando Orlando interviene alla seguitissima

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trasmissione televisiva di Rai 3, Samarcanda dedicata all'omicidio di Giovanni Bonsignore, scagliandosi controFalcone, che, a suo dire, avrebbe "tenuto chiusi nei cassetti" una serie di documenti riguardanti i delitti eccellentidella mafia[16]. Le accuse erano indirizzate anche verso il giudice Roberto Scarpinato, oltre al procuratore PietroGiammanco, ritenuto vicino ad Andreotti. Si asseriscono responsabilità politiche alle azioni della cupola mafiosa (ilcosiddetto "terzo livello") ma Falcone dissente sostanzialmente da queste conclusioni, sostenendo, come sempre, lanecessità di prove certe e bollando simili affermazioni come "cinismo politico". Rivolto direttamente ad Orlando,dirà: "Questo è un modo di far politica attraverso il sistema giudiziario che noi rifiutiamo. Se il sindaco di Palermo saqualcosa, faccia nomi e cognomi, citi i fatti, si assuma le responsabilità di quel che ha detto. Altrimenti taccia: non èlecito parlare in assenza degli interessati"[17] La polemica ha continuato ad alimentarsi anche dopo la morte delgiudice Falcone. In particolare, la sorella Maria Falcone in un collegamento telefonico con il programma radiofonico"Mixer" ha accusato Leoluca Orlando di aver infangato suo fratello, « hai infangato il nome, la dignità e l'onorabilitàdi un giudice che ha sempre dato prova di essere integerrimo e strenuo difensore dello Stato contro la mafia [...] leiha approfittato di determinati limiti dei procedimenti giudiziari, per fare, come diceva Giovanni, politica attraverso ilsistema giudiziario»[18]. In un'intervista a Klauscondicio, Leoluca Orlando ha dichiarato di non essersi pentitoriguardo alle accuse che rivolse a Falcone.Ad Annozero Claudio Martelli all'epoca Ministro della Giustizia, ha accusato Leoluca Orlando di aver indebitamenteattaccato Giovanni Falcone perché il giudice siciliano aveva fatto riarrestare Ciancimino, colpevole di aver strettoaffari con lo stesso Orlando.Nel settembre 1991 Salvatore Cuffaro, all'epoca deputato regionale poi presidente della Regione Siciliana per ilcentro-destra e senatore UDC, intervenne ad una puntata speciale della trasmissione televisiva Samarcanda condottada Michele Santoro in collegamento con il Maurizio Costanzo Show e dedicata alla commemorazionedell'imprenditore Libero Grassi, ucciso dalla mafia. In quella occasione, Cuffaro - presente tra il pubblico - si scagliòcon veemenza contro conduttori ed ospiti (tra cui Falcone), sostenendo come le iniziative portate avanti da un certotipo di "giornalismo mafioso" fossero degne dell'attività mafiosa vera e propria, tanto criticata e comunque lesivedella dignità della Sicilia. Cuffaro parlò di certa magistratura "che mette a repentaglio e delegittima la classedirigente siciliana", con chiaro riferimento a Mannino, in quel momento uno dei politici più influenti della Dc[19].In un'intervista del 2008 al Corriere della Sera il Presidente emerito Francesco Cossiga ha imputato al Csm grosseresponsabilità riguardo alla morte del Giudice Falcone, ha infatti affermato : "i primi mafiosi stanno al CSM. [Stascherzando?] Come no? Sono loro che hanno ammazzato Giovanni Falcone negandogli la DNA e primasottoponendolo a un interrogatorio. Quel giorno lui uscì dal CSM e venne da me piangendo. Voleva andar via. Erostato io a imporre a Claudio Martelli di prenderlo al Ministero della Giustizia."La polemica sancì la rottura del fronte antimafia, e da allora in poi Cosa Nostra si avvantaggerà della tensionestrisciante nelle istituzioni, cosa che avvelenò sempre più il clima attorno a Falcone, isolandolo. Alle seguentielezioni dei membri togati del Consiglio superiore della magistratura del 1990, Falcone venne candidato per le listecollegate "Movimento per la giustizia" e "Proposta 88", ma non viene eletto. Fattisi poi via via sempre più aspri idissensi con Giammanco, Falcone optò per accettare la proposta di Claudio Martelli, allora vicepresidente delConsiglio e ministro di Grazia e Giustizia ad interim, a dirigere la sezione Affari Penali del ministero.

L'ultima battagliaIn questo periodo, che va dal 1991 alla sua morte, Falcone fu molto attivo, cercando in ogni modo di rendere piùincisiva l'azione della magistratura contro il crimine. Tuttavia, la vicinanza di Giovanni Falcone al socialista ClaudioMartelli costò al magistrato siciliano violenti attacchi da diversi esponenti politici. In particolare, l'appoggio diMartelli fece destare sospetti da parte del Partito Comunista Italiano e di altri settori del mondo politico (LeolucaOrlando in primis, oltre a qualche altro esponente della Democrazia Cristiana e diversi giudici aderenti aMagistratura Democratica) che fino ad allora avevano appoggiato una possibile candidatura di Falcone.

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Falcone in realtà profuse tutta la propria professionalità nel preparare leggi che il Parlamento avrebbesuccessivamente approvato, ed in particolare sulla procura nazionale antimafia.Alcuni magistrati, tra i quali lo stesso Paolo Borsellino, criticarono poi il progetto della Superprocura, denunciando ilrischio che essa costituisse paradossalmente un elemento strategico nell'allontanamento di Falcone dal territoriosiciliano e nella neutralizzazione reale delle sue indagini.[20]

"Il prossimo sarò io"

Il 10 agosto 1991, ai funerali in Calabria del giudice Antonino Scopelliti Falcone intuisce che oramai il suo destino èsegnato e confida al fratello del collega: «Se hanno deciso così non si fermeranno più... ora il prossimo sarò io»[21].Il 15 ottobre 1991 Giovanni Falcone è costretto a difendersi davanti al CSM in seguito all'esposto presentato il meseprima (l'11 settembre) da Leoluca Orlando. L'esposto contro Falcone era il punto di arrivo della serie di accusemosse da Orlando al magistrato palermitano, il quale ribatté ancora alle accuse definendole «eresie, insinuazioni» e«un modo di far politica attraverso il sistema giudiziario». Sempre davanti al CSM Falcone, commentando il clima disospetto creatosi a Palermo, affermò che «non si può investire nella cultura del sospetto tutto e tutti. La cultura delsospetto non è l’anticamera della verità, è l’anticamera del khomeinismo».In questo contesto fortemente negativo, nel marzo 1992 viene assassinato Salvo Lima, omicidio che rappresenta unimportante segnale dell'inasprimento della strategia mafiosa la quale rompe così gli equilibri consolidati ed alza iltiro verso lo Stato per ridefinire alleanze e possibili collusioni. Falcone era stato informato poco più di un anno primacon un dossier dei Carabinieri del ROS che analizzava l'imminente neo-equilibrio tra mafia, politica edimprenditoria, ma il nuovo incarico non gli aveva permesso di ottemperare ad ulteriori approfondimenti.

Il Ficus macrophylla davanti al portone delpalazzo in via Emanuele Notarbartolo 23, aPalermo dove abitavano Giovanni Falcone e

Francesca Morvillo, diventato dopo il 23 maggio1992, "l'albero Falcone".

Il ruolo di "Superprocuratore" a cui stava lavorando avrebbe consentitodi realizzare un potere di contrasto alle organizzazioni mafiose sin lìimpensabile. Ma ancor prima che egli vi venisse formalmente indicato,si riaprirono ennesime polemiche sul timore di una riduzionedell'autonomia della Magistratura ed una subordinazione della stessa alpotere politico. Esse sfociarono per giunta in uno scioperodell'Associazione Nazionale Magistrati e nella decisione del ConsiglioSuperiore della Magistratura che per la carica gli oppose inizialmenteAgostino Cordova.

Sostenuto da Martelli, Falcone rispose sempre con lucidità di analisi elimpidezza di argomentazioni, intravedendo, presumibilmente, che ilcoronamento della propria esperienza professionale avrebbe definitonuovi e più efficaci strumenti al servizio dello Stato. Eppure,nonostante la sua determinazione, egli fu sempre più solo all'internodelle istituzioni, condizione questa che prefigurerà tristemente la suafine. Emblematicamente, Falcone ottenne i numeri per essere elettoSuperprocuratore il giorno prima della sua morte.Nell'intervista rilasciata a Marcelle Padovani per "Cose di CosaNostra", Falcone attesta la sua stessa profezia: "Si muore generalmenteperché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande. Simuore spesso perché non si dispone delle necessarie alleanze, perché si è privi di sostegno. In Sicilia la mafiacolpisce i servitori dello Stato che lo Stato non è riuscito a proteggere."

La strage di Capaci

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Giovanni Falcone viene assassinato in quella che comunemente è detta strage di Capaci, il 23 maggio 1992[22]. Stavatornando, come era solito fare nei fine settimana, da Roma. Il jet di servizio partito dall'aeroporto di Ciampinointorno alle 16:45 arriva a Punta Raisi dopo un viaggio di 53 minuti. Lo attendono tre Fiat Croma blindate, con ungruppo di scorta sotto il comando dell'allora capo della squadra mobile di Palermo, Arnaldo La Barbera.Appena sceso dall'aereo, Falcone si sistema alla guida della Croma bianca, ed accanto prende posto la moglieFrancesca Morvillo mentre l'autista giudiziario Giuseppe Costanza va ad occupare il sedile posteriore. Nella Cromamarrone c'è alla guida Vito Schifani, con accanto l'agente scelto Antonio Montinaro e sul retro Rocco Dicillo, mentrenella vettura azzurra ci sono Paolo Capuzzo, Gaspare Cervello e Angelo Corbo. Al gruppo è in testa la Cromamarrone, poi la Croma bianca guidata da Falcone, e in coda la Croma azzurra. Alcune telefonate avvisano dellapartenza i sicari che hanno sistemato l'esplosivo per la strage.I particolari sull'arrivo del giudice dovevano essere coperti dal più rigido riserbo; indicativo del clima di sospetto chesi viveva nel Paese, è il fatto che nell'aereo di Stato - che lo riportava a Palermo - avevano avuto un passaggio diversi"grandi elettori" (deputati, senatori e delegati regionali) siciliani reduci dagli scrutini di Montecitorio per l'elezionedel Capo dello Stato, prolungatisi invano fino al sabato mattina. Uno di essi sarebbe stato addirittura inquisito perassociazione a delinquere di stampo mafioso tre anni dopo; ma nessuna verità definitiva fu acquisita in sedeprocessuale sull'identità della fonte che aveva comunicato alla mafia la partenza di Falcone da Roma e l'arrivo aPalermo per l'ora stabilita.Le auto lasciano l'aeroporto imboccando l'autostrada in direzione Palermo. La situazione appare tranquilla, tanto chenon vengono attivate neppure le sirene. Su una strada parallela, una macchina guidata da Gioacchino La Barbera [23]

si affianca agli spostamenti delle tre Croma blindate, per darne segnalazione ai killer in agguato sulle alturesovrastanti il litorale; sono gli ultimi secondi prima della strage.Otto minuti dopo, alle ore 17:58, presso il km 5 della A29, una carica di cinque quintali di tritolo posizionata in unagalleria scavata sotto la sede stradale nei pressi dello svincolo di Capaci-Isola delle Femmine viene azionata pertelecomando da Giovanni Brusca, il sicario incaricato da Totò Riina. Pochissimi istanti prima della detonazione,Falcone si era accorto che le chiavi di casa erano nel mazzo assieme alle chiavi della macchina, e le aveva tolte dalcruscotto, provocando un rallentamento improvviso del mezzo. Brusca, rimasto spiazzato, preme il pulsante inanticipo, sicché l'esplosione investe in pieno solo la Croma marrone, prima auto del gruppo, scaraventandone i restioltre la carreggiata opposta di marcia, e su fino ad una zona pianeggiante alberata; i tre agenti di scorta muoiono sulcolpo.La seconda auto, la Croma bianca guidata dal giudice, avendo rallentato, si schianta invece contro il muro dicemento e detriti improvvisamente innalzatosi per via dello scoppio. Falcone e la moglie, che non indossano lecinture di sicurezza, vengono proiettati violentemente contro il parabrezza. Falcone, che riporta ferite solo inapparenza non gravi, muore dopo il trasporto in ospedale a causa di varie emorragie interne.Rimangono feriti gli agenti della terza auto, la Croma azzurra, che infine resiste, e si salvano miracolosamente ancheun'altra ventina di persone che al momento dell'attentato si trovano a transitare con le proprie autovetture sul luogodell'eccidio.La detonazione provoca un'esplosione immane ed una voragine enorme sulla strada.[24]. In un clima irreale e diiniziale disorientamento, altri automobilisti ed abitanti dalle villette vicine danno l'allarme alle autorità e prestano iprimi soccorsi tra la strada sventrata ed una coltre di polvere.Venti minuti dopo circa, Giovanni Falcone viene trasportato sotto stretta scorta di un corteo di vetture e di unelicottero dell'Arma dei Carabinieri presso l'ospedale Civico di Palermo. Gli altri agenti e i civili coinvolti vengonoanch'essi trasportati in ospedale mentre la Polizia Scientifica esegue i primi rilievi ed i Vigili del Fuoco espletano iltriste compito di estrarre i cadaveri irriconoscibili di Schifani, Montinaro e Di Cillo.Intanto i media iniziano a diffondere la notizia di un attentato a Palermo, ed il nome del giudice Falcone trova via viaconferma. L'Italia intera, sgomenta, trattiene il fiato per la sorte delle vittime con tensione sempre più viva e

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contrastante, sinché alle 19:05, ad un'ora e sette minuti dall'attentato, Giovanni Falcone muore dopo alcuni disperatitentativi di rianimazione, a causa della gravità del trauma cranico e delle lesioni interne. Francesca Morvillo moriràanch'essa, intorno alle 22.

Volantini recanti una citazione del giudiceFalcone: "Gli uomini passano, le idee restano.

Restano le loro tensioni morali e continueranno acamminare sulle gambe di altri uomini".

Due giorni dopo, il 25 maggio mentre a Roma viene eletto presidentedella Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, a Palermo, nella Chiesa di SanDomenico, si svolgono i funerali delle vittime ai quali partecipa l'interacittà, assieme a colleghi e familiari e personalità come Giuseppe Ayalae Tano Grasso. I più alti rappresentanti del mondo politico, comeGiovanni Spadolini, Claudio Martelli, Vincenzo Scotti, GiovanniGalloni, vengono duramente contestati dalla cittadinanza; e leimmagini televisive delle parole e del pianto straziante della vedovaSchifani susciteranno particolare emozione nell'opinione pubblica.

Il giudice Ilda Boccassini urlerà la sua rabbia rivolgendosi ai colleghinell'aula magna del Tribunale di Milano: «Voi avete fatto morireGiovanni, con la vostra indifferenza e le vostre critiche; voi diffidavatedi lui; adesso qualcuno ha pure il coraggio di andare ai suoi funerali».Nel suo sfogo il magistrato, che si farà trasferire a Caltanissetta per indagare sulla strage di Capaci, ricorderà anche illinciaggio subito dall'amico Falcone da parte dei suoi colleghi magistrati, anche facenti capo alla stessa corrente cuiFalcone aderiva:

« Due mesi fa ero a Palermo in un'assemblea dell'Anm. Non potrò mai dimenticare quel giorno. Le parole più gentili, specieda Magistratura democratica, erano queste: Falcone si è venduto al potere politico. Mario Almerighi lo ha definito unnemico politico. Ora io dico che una cosa è criticare la Superprocura. Un'altra, come hanno fatto il Consiglio superiore dellaMagistratura, gli intellettuali e il cosiddetto fronte antimafia, è dire che Giovanni non fosse più libero dal potere politico. AGiovanni è stato impedito nella sua città di fare i processi di mafia. E allora lui ha scelto l'unica strada possibile, il ministerodella Giustizia, per fare in modo che si realizzasse quel suo progetto: una struttura unitaria contro la mafia. Ed è stata unarivoluzione. »

La Boccassini criticherà anche l'atteggiamento dei magistrati milanesi impegnati in Mani pulite:

« Tu, Gherardo Colombo, che diffidavi di Giovanni, perché sei andato al suo funerale? Giovanni è morto con l'amarezza disapere che i suoi colleghi lo consideravano un traditore. E l'ultima ingiustizia l'ha subìta proprio da quelli di Milano, che glihanno mandato una richiesta di rogatoria per la Svizzera senza gli allegati. Mi ha telefonato e mi ha detto: "Non si fidanoneppure del direttore degli Affari penali" »

Ilda Boccassini, confermerà le critiche in un'intervista a La Repubblica del maggio 2002[25], in occasionedell'affissione di targa in memoria di Giovanni Falcone al ministero della Giustizia. Il magistrato criticherà gli onoripostumi offerti a Falcone, sostenendo che

« Né il Paese né la magistratura né il potere, quale ne sia il segno politico, hanno saputo accettare le idee di Falcone, in vita,e più che comprenderle, in morte, se ne appropriano a piene mani, deformandole secondo la convenienza del momento. [...]Non c'è stato uomo la cui fiducia e amicizia è stata tradita con più determinazione e malignità. Eppure le cattedrali e iconvegni, anno dopo anno, sono sempre affollati di "amici" che magari, con Falcone vivo, sono stati i burattinai o i burattinidi qualche indegna campagna di calunnie e insinuazioni che lo ha colpito »

Nell'intervista ricorderà anche come diversi magistrati e politici, sia vicini a partiti della sinistra che della destra,criticarono fortemente Falcone quando questo era ancora vivo.In particolare, l'opposizione a Falcone dei magistrati vicini al Pds fu fortissima: al Csm, per tre volte il magistrato palermitano subì dei veti. Quando concorse al posto di super-procuratore antimafia, gli venne preferito Agostino Cordova, procuratore capo di Palmi. Alessandro Pizzorusso, componente laico del Csm designato dal Partito Comunista, firmò un articolo sull'Unità sostenendo che Falcone non fosse "affidabile" e che essendo "governativo",

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avrebbe perso le sue caratteristiche di indipendenza. Successivamente, quando al Consiglio superiore dellamagistratura si dovette decidere se Falcone dovesse essere posto o meno a capo dell'Ufficio istruzione di Palermo,gli venne preferito Antonino Meli; votarono per quest'ultimo e quindi contro Falcone anche gli esponenti diMagistratura democratica, vicini al Pds, Giuseppe Borré ed Elena Paciotti, quest'ultima poi eletta europarlamentaredei Democratici di Sinistra.Dopo la sua morte, Leoluca Orlando, commentando l'ostracismo che Falcone subì da parte di alcuni colleghi negliultimi mesi di vita, dirà: «L'isolamento era quello che Giovanni si era scelto entrando nel Palazzo dove le diversefazioni del regime stavano combattendo la battaglia finale».All'esecrazione dell'assassinio, il 4 giugno si unisce anche il Senato degli Stati Uniti, con una risoluzione (la n. 308)intesa a rafforzare l'impegno del gruppo di lavoro italo-americano, di cui Falcone era componente[24]. Intanto, PaoloBorsellino, intraprenderà la sua ultima lotta contro il tempo, che durerà appena altri cinquantotto giorni, indagandonel tentativo di dare giustizia all'amico Giovanni.Il 25 giugno 1992, durante un Convegno a Palermo organizzato da La Rete e dalla rivista Micromega[26][27], PaoloBorsellino affermò:

« Il vero obiettivo del CSM era eliminare al più presto Giovanni Falcone »

« Quando Giovanni Falcone solo, per continuare il suo lavoro, propose la sua aspirazione a succedere ad AntoninoCaponnetto, il CSM, con motivazioni risibili gli preferì il consigliere Antonino Meli. Falcone concorse, qualche Giuda siimpegnò subito a prenderlo in giro, e il giorno del mio compleanno il CSM ci fece questo regalo. Gli preferì AntoninoMeli. »

L'eredità

Francobollo commemorativo

Al magistrato, in Sicilia e nel resto d'Italia sono state dedicate molte scuole estrade, nonché una piazza nel centro di Palermo (nel giugno del 2008). AFalcone e al suo collega Borsellino il comune di Castellammare di Stabia hadedicato l'aula del consiglio comunale intitolandola a loro nome,nel comunedi Scafati è dedicata loro, una piazza proprio di fronte alla scuola elementare"Ferdinando II di Borbone", e anche nel comune di Casaluce in provincia diCaserta, è stata dedicata a Falcone una piazza su un bene confiscato allacamorra e infine a Casalnuovo in provincia di Napoli dove gli è dedicata unavia mentre ai due colleghi magistrati è stato dedicato anche l'Aeroporto diPalermo-Punta Raisi. Un albero situato di fronte l'ingresso del suo appartamento, nella centralissima via EmanueleNotarbartolo a Palermo, raccoglie messaggi, regali e fiori dedicati al giudice: è "l'albero Falcone"[28].Strade e piazzeintitolate ai due magistrati si trovano un po' ovunque nei comuni d'Italia.Anche nel comune di Pompei è statadedicata una piazza a Falcone&Borsellino.

Il 23 gennaio 2008, su proposta del sindaco Walter Veltroni, con una risoluzione approvata all'unanimità dalConsiglio dell'VIII Municipio di Roma, la località Ponte di Nona è stata rinominata Villaggio Falcone in suoonore[29].All'uscita dell'autostrada Palermo-Capaci, in prossimità del luogo dell'attentato, è stata eretta una colonna che esponei nomi delle vittime di quel 23 maggio 1992. Qui il giudice, sua moglie e la scorta vengono commemorati il giornodell'anniversario della strage, con la chiusura del tratto al traffico, come avvenuto anche nel 2010[30].La Corte Suprema degli Stati Uniti, massimo organo giurisdizionale USA, ricorda il 29 ottobre 2009 GiovanniFalcone in una seduta solenne quale "martire della causa della giustizia"[31].

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Opere• Rapporto sulla mafia degli anni '80. Gli atti dell'Ufficio istruzione del tribunale di Palermo, Palermo, S. F.

Flaccovio, 1986.• Cose di Cosa Nostra, in collaborazione con Marcelle Padovani, Milano, Rizzoli, 1991.• Io accuso. Cosa nostra, politica e affari nella requisitoria del maxiprocesso, Roma, Libera informazione, 1993.

Nella cultura popolare

Teatro, cinema e televisioneAnche il teatro, il cinema e la televisione hanno onorato la memoria del magistrato palermitano:• Giovanni Falcone di Giuseppe Ferrara, (1993);• I giudici - Vittime eccellenti di Ricky Tognazzi, (1999)• Giovanni Falcone, l'uomo che sfidò Cosa Nostra di Andrea e Antonio Frazzi, (2006)• In un altro paese di Marco Turco, (2006), recensione [32] sul quotidiano la Repubblica (22 luglio 2007);• Vi perdono ma inginocchiatevi di Claudio Bonivento, film tv (2012)• Morti ammazzati: Falcone, Borsellino e altri eroi, scritto e diretto da Emanuele Montagna, (2012)

Musica• Stefano Fonzi (musiche), Giommaria Monti (testi). Il coraggio della solitudine. Edizioni Musicali Rai Trade,

2007[33]

• I Savatage, gruppo thrash metal statunitense, hanno dedicato al giudice Falcone la canzone "Castles Burning",presente nell'album del 1994 Handful of Rain.

Onorificenze

Medaglia d'oro al valor civile

«Magistrato tenacemente impegnato nella lotta contro la criminalità organizzata, consapevole dei rischi cui andava incontro qualecomponente del 'pool antimafia', dedicava ogni sua energia a respingere con rigorosa coerenza la sfida sempre più minacciosalanciata dalle organizzazioni mafiose allo Stato democratico. Proseguiva poi tale opera lucida, attenta e decisa come Direttoredegli Affari Penali del Ministero di Grazia e Giustizia ma veniva barbaramente trucidato in un vile agguato, tesogli con efferataferocia, sacrificando la propria esistenza, vissuta al servizio delle Istituzioni.»— Palermo, 5 agosto 1992

Il 13 novembre 2006 è stato nominato tra gli eroi degli ultimi 60 anni dal Time magazine.[34] Inoltre, è statonominato in suo onore l'asteroide 60183 Falcone.[35]

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Note[1] Citato in: Maria Falcone, Giovanni Falcone un eroe solo, Rizzoli, 2012, pagina 29.[2] Citato in: L. Tescaroli, Perché fu ucciso Giovanni Falcone, Rubbettino Editore, Catanzaro 2001, p. 3.[3] Lucio Galluzzo, Saverio Lodato, Francesco La Licata, Falcone vive, Palermo, Flaccovio, 1992.[4] Lucio Galluzzo, Saverio Lodato, Francesco La Licata, Falcone vive, Palermo, Flaccovio, 1992.[5] Lucio Galluzzo, Saverio Lodato, Francesco La Licata, Falcone vive, Palermo, Flaccovio, 1992.[6] Lucio Galluzzo, Saverio Lodato, Francesco La Licata, Falcone vive, Palermo, Flaccovio, 1992.[7] Francesco La Licata, Storia di Giovanni Falcone, pp. 23-36[8] Francesco La Licata, Storia di Giovanni Falcone, pp. 37-44[9] Saverio Lodato, I professionisti dell'antimafia in Trent'anni di mafia, Rizzoli [2008], pp. 52-53. ISBN 978-88-17-01136-5[10] Saverio Lodato, I professionisti dell'antimafia in Trent'anni di mafia, Rizzoli [2008], pp. 55-56. ISBN 978-88-17-01136-5[11] Saverio Lodato, I professionisti dell'antimafia in Trent'anni di mafia, Rizzoli [2008], p. 58. ISBN 978-88-17-01136-5[12] Enrico Deaglio, Raccolto rosso: la mafia, l'Italia e poi venne giù tutto[13] http:/ / digilander. libero. it/ inmemoria/ falcone_meli. htm[14] Addaura, nuova verità sull'attentato a Falcone (http:/ / www. repubblica. it/ cronaca/ 2010/ 05/ 07/ news/

inchiesta_italiana_7_maggio-3876272/ ), Attilio Bolzoni, La Repubblica, 7 maggio 2010.[15] Anche se al suo dossier difensivo al CSM il sostituto procuratore Ayala fa discendere un ulteriore elemento di delegittimazione del pool

antimafia, cioè gli addebiti deontologici che portarono al suo trasferimento per incompatibilità ambientale: Giuseppe AYALA: Chi ha pauramuore ogni giorno – Mondadori 2008.

[16] Giovanni Falcone - Biografia (http:/ / www. fondazionefalcone. it/ a_istituzionale/ c_falco. htm). Fondazione Falcone. URL consultato indata 18-07-2010.

[17] QUANDO COSSIGA CONVOCO' LE TOGHE DI SICILIA (http:/ / ricerca. repubblica. it/ repubblica/ archivio/ repubblica/ 1993/ 10/ 21/quando-cossiga-convoco-le-toghe-di-sicilia. html). La Repubblica, 21 10 1993, p. 4. URL consultato in data 24-01-2010.

[18] Maria Falcone a Orlando: ha infangato mio fratello (http:/ / archiviostorico. corriere. it/ 1993/ gennaio/ 26/Maria_Falcone_Orlando_infangato_mio_co_0_9301267422. shtml)

[19] MANNINO NON E' MAFIOSO E IL CASO VIENE ARCHIVIATO (http:/ / ricerca. repubblica. it/ repubblica/ archivio/ repubblica/ 1991/ 10/12/ mannino-non-mafioso-il-caso-viene. html). La Repubblica, 12 10 1991, p. 6. URL consultato in data 18-10-2009.

[20] Citato in: F. La Licata, Storia di Giovanni Falcone, Feltrinelli, Milano 2006, pp. 120, 137-141.[21] E' una rivelazione inedita del giornalista Aldo Pecora nel suo libro Primo sangue (Rizzoli Bur, Milano 2010, pag. 64.)[22] Citato in: F. La Licata, Storia di Giovanni Falcone, Feltrinelli, Milano 2006, p. 169.[23] «Così ho dato il segnale per uccidere Falcone» (http:/ / www. corriere. it/ speciali/ stragecapaci/ pezzobianconi21maggio. shtml) corriere.it,

21 maggio 2002[24][24] Si veda: C. Lucarelli, Blu Notte - Misteri Italiani (sesta serie - 2004), La Mattanza: dai silenzi sulla Mafia al silenzio della Mafia[25] Giuseppe D'Avanzo. Boccassini: "Falcone un italiano scomodo" (http:/ / www. repubblica. it/ online/ politica/ falcone/ falcone/ falcone.

html). La Repubblica, 21 5 2002. URL consultato in data 18-10-2009.[26] Una fra le numerose fonti online (http:/ / www. societacivile. it/ previsioni/ articoli_previ/ sciascia. html)[27] Trascrizione intervento (http:/ / liquida. noblogs. org/ post/ 2006/ 12/ 26/ 25-giugno-1992-ultimo-intervento-pubblico-di-paolo-borsellino)[28] Enrico Deaglio, Raccolto rosso: la mafia, l'Italia e poi venne giù tutto, p. 180[29] Nuova denominazione per Ponte di Nona P.d.z. "Villaggio Falcone" (http:/ / www. romamunicipiodelletorri. it/ Primo Piano/ Notizie Primo

Piano/ Villaggio Falcone. htm)[30] AGI.it - FALCONE: ANAS DISPONE CHIUSURA AUTOSTRADA A/29 PER COMMEMORAZIONE (http:/ / www. agi. it/ anas/ news/

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consultato in data 30-10-2009.[32] http:/ / www. repubblica. it/ 2007/ 07/ sezioni/ spettacoli_e_cultura/ film-mafia-stille/ film-mafia-stille/ film-mafia-stille. html[33] Alessandrea Ziniti. Falcone, mille ragazzi lo ricordano a Corleone (http:/ / ricerca. repubblica. it/ repubblica/ archivio/ repubblica/ 2007/ 05/

23/ falcone-mille-ragazzi-lo-ricordano-corleone. html). la Repubblica, 23 maggio 2003.[34] Giovanni Falcone, un eroe da ricordare - lagazzettaitaliana.com (http:/ / www. lagazzettaitaliana. com/ giovanni-falcone. aspx)[35] Intitolato a Giovanni Falcone l'asteroide scoperto a Capannori (http:/ / www. loschermo. it/ articoli/ view/ 43728)

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storia degli uomini in lotta contro la criminalità organizzata, Roma, Newton Compton Editori, 2008.• Attilio Bolzoni, Uomini soli. Pio La Torre e Carlo Alberto Dalla Chiesa; Giovanni Falcone e Paolo Borsellino,

Milano, Melampo Editore, 2012.

Voci correlate•• Strage di Capaci•• Giovanni Falcone, l'uomo che sfidò Cosa Nostra (miniserie televisiva)•• Francesca Morvillo•• Paolo Borsellino•• Strage di via d'Amelio

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Altri progetti

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Collegamenti esterni• Giovanni Falcone - Anomalia palermitana (http:/ / www. lastoriasiamonoi. rai. it/ puntate/ giovanni-falcone/ 620/

default. aspx), La storia siamo noi• Fonte: La Repubblica, 22.12.2009, "Il custode dei segreti di Falcone: «Dai suoi archivi spariti molti dati»" (http:/ /

palermo. repubblica. it/ dettaglio/ il-custode-dei-segreti-di-falcone-dai-suoi-archivi-spariti-molti-dati/ 1811349) -"Mancano 20 dischetti dall'archivio di Falcone" (http:/ / palermo. repubblica. it/ multimedia/ home/ 22235706)

• Giovanni Falcone e Paolo Borsellino - Il ricordo di Gesualdo Bufalino (http:/ / www. quotidianolegale. it/falcone-borsellino-nel-ricordo-di-gesualdo-bufalino/ ),

• L'attentato a Falcone, sul portale RAI Storia (http:/ / www. raistoria. rai. it/ articoli/ lattentato-a-falcone/ 13130/default. aspx)

Paolo Borsellino

Paolo Borsellino

Paolo Borsellino (Palermo, 19 gennaio 1940 – Palermo, 19 luglio1992) è stato un magistrato italiano. Fu assassinato con alcuni uominidella scorta nella strage mafiosa di via d'Amelio. Assieme all'amico ecollega Giovanni Falcone è considerato fra gli eroi simbolo della lottaalla mafia.

Biografia

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Primi anni

Borsellino durante la Prima Comunione.

Figlio di Diego Borsellino (1910 - 1962[1]) e di Maria Pia Lepanto (1910 -1997[2]), Paolo Emanuele Borsellino nacque a Palermo nel quartiere popolareLa Kalsa, in cui vivevano tra gli altri anche Giovanni Falcone e TommasoBuscetta. La famiglia di Paolo era composta dalla sorella maggiore Adele(1938 - 2011[3]), dal fratello minore Salvatore (1942) e dall'ultimogenita Rita(1945).

Dopo aver frequentato le scuole dell'obbligo Borsellino si iscrisse al liceoclassico "Giovanni Meli" di Palermo. Durante gli anni del liceo diventòdirettore del giornale studentesco "Agorà".L'11 settembre 1958 si iscrisse a Giurisprudenza a Palermo con numero dimatricola 2301[4]. Dopo una rissa tra studenti "neri" e "rossi" finìerroneamente anche lui di fronte al magistrato Cesare Terranova, cui dichiaròla propria estraneità ai fatti. Il giudice sentenziò che Borsellino non eraimplicato nell'episodio. Proveniente da una famiglia con simpatie politiche didestra, nel 1959 si iscrisse al Fronte Universitario d'Azione Nazionale,organizzazione degli universitari missini di cui divenne membrodell'esecutivo provinciale, e fu eletto come rappresentante studentesco nellalista del FUAN "Fanalino" di Palermo[5].

Il 27 giugno 1962, all'età di ventidue anni, Borsellino si laureò con 110 e lode con una tesi su "Il fine dell'azionedelittuosa" con relatore il professor Giovanni Musotto. Pochi giorni dopo, a causa di una malattia, suo padre morìall'età di cinquantadue anni. Borsellino si impegnò allora con l'ordine dei farmacisti a mantenere attiva la farmaciadel padre fino al raggiungimento della laurea in farmacia della sorella Rita. Durante questo periodo la farmacia fudata in gestione per un affitto bassissimo, 120.000 lire al mese[6] e la famiglia Borsellino fu costretta a gravi rinuncee sacrifici. A Paolo fu concesso l'esonero dal servizio militare poiché egli risultava "unico sostentamento dellafamiglia".

Nel 1967 Rita si laureò in farmacia e il primo stipendio da magistrato di Paolo servì a pagare la tassa governativa.Il 23 dicembre 1968 sposò Agnese Piraino Leto, figlia di Angelo Pirajno Leto(1909 - 1994[7]), a quel tempomagistrato, presidente del tribunale di Palermo. Dalla moglie Agnese ebbe tre figli: Lucia (1969), Manfredi (1972) eFiammetta (1973).

La carriera in magistratura

«

 L'equivoco su cui spesso si gioca è questo: si dice quel politico era vicino ad un mafioso, quel politico è stato accusato diavere interessi convergenti con le organizzazioni mafiose, però la magistratura non lo ha condannato, quindi quel politico èun uomo onesto. E NO! questo discorso non va, perché la magistratura può fare soltanto un accertamento di caratteregiudiziale, può dire: beh! Ci sono sospetti, ci sono sospetti anche gravi, ma io non ho la certezza giuridica, giudiziaria che miconsente di dire quest'uomo è mafioso. Però, siccome dalle indagini sono emersi tanti fatti del genere, altri organi, altripoteri, cioè i politici, le organizzazioni disciplinari delle varie amministrazioni, i consigli comunali o quello che sia,dovevano trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze tra politici e mafiosi che non costituivano reato ma rendevanocomunque il politico inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Questi giudizi non sono stati tratti perché ci si è nascostidietro lo schermo della sentenza: questo tizio non è mai stato condannato, quindi è un uomo onesto. Ma dimmi un poco, matu non ne conosci di gente che è disonesta, che non è stata mai condannata perché non ci sono le prove per condannarla, peròc'è il grosso sospetto che dovrebbe, quantomeno, indurre soprattutto i partiti politici a fare grossa pulizia, non soltanto essereonesti, ma apparire onesti, facendo pulizia al loro interno di tutti coloro che sono raggiunti comunque da episodi o da fattiinquietanti, anche se non costituenti reati. »

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(Paolo Borsellino, Istituto Tecnico Professionale di Bassano del Grappa 26/01/1989)

Nel 1963 Borsellino partecipò al concorso per entrare in magistratura; classificatosi venticinquesimo sui 171 postimessi a bando[8], con il voto di 57, divenne il più giovane magistrato d'Italia[9]. Iniziò quindi il tirocinio comeuditore giudiziario e lo terminò il 14 settembre 1965 quando venne assegnato al tribunale di Enna nella sezionecivile. Nel 1967 fu nominato pretore a Mazara del Vallo. Nel 1969 fu pretore a Monreale, dove lavorò insieme adEmanuele Basile, capitano dei Carabinieri. Proprio qui ebbe modo di conoscere per la prima volta la nascente mafiadei corleonesi[10].Il 21 marzo 1975 fu trasferito a Palermo ed il 14 luglio entrò nell'ufficio istruzione affari penali sotto la guida diRocco Chinnici. Con Chinnici si stabilì un rapporto, più tardi descritto dalla sorella Rita Borsellino e da CaterinaChinnici, figlia del capo dell'Ufficio, come di "adozione" non soltanto professionale. La vicinanza che si stabilì fra idue uomini e le rispettive famiglie fu intensa e fu al giovane Paolo che Chinnici affidò la figlia, che abbracciavaanch'essa quella carriera, in una sorta di tirocinio[11]. Nel febbraio 1980 Borsellino fece arrestare i primi sei mafiositra cui Giulio Di Carlo e Andrea Di Carlo legati a Leoluca Bagarella[12]. Grazie all'indagine condotta da Basile eBorsellino sugli appalti truccati a Palermo a favore degli esponenti di Cosa Nostra si scopre il fidanzamento traLeoluca Bagarella e Vincenza Marchese sorella di Antonino Marchese, altro importante Boss[12]. Il 4 maggio 1980Emanuele Basile fu assassinato e fu decisa l'assegnazione di una scorta alla famiglia Borsellino.

Il pool antimafia

Un murales rappresentante i magistrati Falcone eBorsellino (a destra)

In quell'anno si costituì il "pool" antimafia nel quale sotto la guida diChinnici lavorarono alcuni magistrati (fra gli altri, Falcone, Borsellino,Giuseppe Di Lello, Leonardo Guarnotta, Giovanni Barrile) e funzionaridella Polizia di Stato (Cassarà e Montana).

Nel racconto che ne fece lo stesso Borsellino, il pool nacque perrisolvere il problema dei giudici istruttori che lavoravanoindividualmente, separatamente, ognuno "per i fatti suoi", senza cheuno scambio di informazioni fra quelli che si occupavano di materiecontigue potesse consentire, nell'interazione, una maggiore efficaciacon un'azione penale coordinata capace di fronteggiare il fenomenomafioso nella sua globalità[11]. Uno dei primi esempi concreti delcoordinamento operativo fu la collaborazione fra Borsellino e l'appena"acquisito" Di Lello, che Chinnici aveva voluto e richiesto in squadra:Di Lello prendeva giornalmente a prestito la documentazione cheBorsellino produceva e gliela rendeva la mattina successiva, dopoaverla studiata come fossero "quasi delle dispense sulla lotta alla mafia". E presto, senza che le note divergenzepolitiche[13] potessero essere di più che mera materia di battute, anche fra i due il legame professionale si esteseall'amicizia personale[11]. Del resto era proprio la formazione di una conoscenza condivisa uno degli effetti, maprima ancora uno degli scopi, della costituzione del pool: come ebbe a dire Guarnotta, si andava ad esplorare unmondo che sinora era sconosciuto per noi in quella che era veramente la sua essenza[11].

Nel pool andò formandosi una "gerarchia di fatto", come la chiamò Di Lello: fondata sulle qualità personali diFalcone e Borsellino, tributari di questa leadership per superiori qualità - sempre secondo lo stesso collega - di"grande intelligenza, grandissima memoria e grande capacità di lavoro"; ed i colleghi non l'avrebbero discussa,questa supremazia, anche per il timore di essere sfidati a sostituirli[11].Tutti i componenti del pool chiedevano espressamente l'intervento dello Stato, che non arrivò. Qualcosa faticosamente giunse nel 1982, a prezzo però di nuovo altro sangue "eccellente", quando dopo l'omicidio del deputato comunista Pio La Torre, il ministro dell'interno Virginio Rognoni inviò a Palermo il generale dei

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Carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa, che proprio in Sicilia e contro la mafia aveva iniziato la sua carriera diufficiale, nominandolo prefetto. E quando anche questi trovò la morte, 100 giorni dopo, nella strage di via Carini, ilparlamento italiano riuscì a varare la cosiddetta "legge Rognoni-La Torre" con la quale si istituiva il reato diassociazione mafiosa (l'articolo 416 bis del codice penale) che il pool avrebbe sfruttato per ampliare le investigazionisul fronte bancario, all'inseguimento dei capitali riciclati; era questa la strada che Giovanni Falcone ed i suoi colleghidel pool maggiormente intendevano seguire, una strada anni prima aperta dalle indagini finanziarie di Boris Giuliano(sul cui omicidio investigava il capitano Basile quando fu a sua volta assassinato) a proposito dei rapporti fra ilcapomafia Leoluca Bagarella ed il losco finanziere Michele Sindona.Il 29 luglio 1983 fu ucciso Rocco Chinnici, con l'esplosione di un'autobomba[14], e pochi giorni dopo giunse aPalermo da Firenze Antonino Caponnetto. Il pool chiese una mobilitazione generale contro la mafia. Nel 1984 fuarrestato Vito Ciancimino, mentre Tommaso Buscetta ("Don Masino", come era chiamato nell'ambiente mafioso),catturato a San Paolo del Brasile ed estradato in Italia, iniziò a collaborare con la giustizia.Buscetta descrisse in modo dettagliato la struttura della mafia, di cui fino ad allora si sapeva ben poco. Nel 1985furono uccisi da Cosa Nostra, a pochi giorni l'uno dall'altro, il commissario Giuseppe Montana ed il vice-questoreNinni Cassarà[15]. Falcone e Borsellino furono per sicurezza trasferiti nella foresteria del carcere dell'Asinara, nellaquale iniziarono a scrivere l'istruttoria per il cosiddetto "maxiprocesso", che mandò alla sbarra 475 imputati. Si seppein seguito che l'amministrazione penitenziaria richiese poi ai due magistrati un rimborso spese ed un indennizzo peril soggiorno trascorso[16].

Senza il camino fa freddo...

Pochi giorni prima di essere assassinato, Borsellino incontrò lo scrittore Luca Rossi cui raccontò diversi aneddoti della suaesperienza professionale, fra i quali uno riguardante degli accertamenti che insieme con Falcone conducevano in merito ad alcunedelle rivelazioni di Buscetta. Don Masino aveva descritto minuziosamente la villa dei cugini Salvo, e questa descrizione, crucialeper attestare l'attendibilità del teste (ed ancora più cruciale visto quanto questo particolare teste stava risultando essenzialenell'azione complessiva del pool, che su queste spendeva la sua credibilità operativa), parlava di un grande salone che aveva alcentro un grande camino. Durante il sopralluogo nella villa, però, quasi tutto corrispondeva al racconto del pentito, meno che ilcamino, che non c'era.Falcone allora, guardando costernato Borsellino, fece il gesto della pistola alla tempia e gli disse "adesso possiamo spararci tutt'edue". La discrepanza poteva infatti in rapida successione rendere inattendibile il teste, privare l'impianto dell'indagine di uno deisuoi tasselli centrali, esporre l'intero pool alle accuse già ventilate di approssimazione professionale o, peggio, di intenti persecutorinei confronti di onesti cittadini.Borsellino avvicinò il custode della villa e, dopo averci chiacchierato di cose insignificanti, ad un certo punto gli chiese percuriosità cosa usassero per scaldarsi d'inverno. Il custode rispose: "Col camino. Ma d'estate lo spostiamo in giardino"[17].

Parallelamente si impegna all'interno degli organismi di rappresentanza dei giudici, come esponente di MagistraturaIndipendente.

A MarsalaBorsellino chiese ed ottenne (il 19 dicembre 1986) di essere nominato Procuratore della Repubblica di Marsala. Lanomina superava il limite ordinariamente vigente del possesso di alcuni requisiti principalmente relativi all'anzianitàdi servizio[18].Secondo il collega Giacomo Conte[19] la scelta di decentrarsi e di assumere un ruolo autonomo rispondeva ad unasua intuizione per la quale l'accentramento delle indagini istruttorie sotto la guida di una sola persona esponeva nonsolo al rischio di una disorganicità complessiva dell'azione contro la mafia, ma anche a quello di poter facilmentesoffocare questa azione colpendo il magistrato che ne teneva le fila; questa collocazione, "solo apparentementeperiferica", fu secondo questo autore esempio della proficuità di questa collaborazione a distanza.Di parere difforme fu Leonardo Sciascia, scrittore siciliano, il quale in un articolo pubblicato su Il Corriere della Sera il 10 gennaio del 1987, si scagliò contro questa nomina invitando il lettore a prendere atto che "nulla vale più, in

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Sicilia, per far carriera nella magistratura, del prender parte a processi di stampo mafioso", a conclusione diun'esposizione principiata con due autocitazioni[20]. Si tratta della nota polemica sui cosiddetti "professionistidell'antimafia". Borsellino commentò (o lo citò) solo dopo la morte di Falcone, parlando il 25 giugno 1992 ad undibattito, organizzato da La Rete e da MicroMega, sullo stato della lotta alla mafia dopo la Strage di Capaci: "Tuttoincominciò con quell'articolo sui professionisti dell'antimafia"[21][22].

« Il vero obiettivo del CSM era eliminare al più presto Giovanni Falcone »

(Durante il Convegno del La Rete del 25 giugno 1992)

« Quando Giovanni Falcone solo, per continuare il suo lavoro, propose la sua aspirazione a succedere ad AntoninoCaponnetto, il Consiglio Superiore della Magistratura, con motivazioni risibili gli preferì il consigliere Antonino Meli.Falcone concorse, qualche Giuda si impegnò subito a prenderlo in giro, e il giorno del mio compleanno il CSM ci fecequesto regalo. Gli preferì Antonino Meli. »

(Durante il Convegno del La Rete del 25 giugno 1992)

Secondo Umberto Lucentini, uno dei suoi biografi, Borsellino si era invece reso conto della crescente importanzadelle cosche trapanesi, e di Totò Riina e Bernardo Provenzano, all'interno della rete criminale Cosa Nostra, che adesempio intorno a Mazara del Vallo e nel Belice, facevano ruotare interessi notevoli che occorreva seguire davicino[11].

La fine del Pool ed il ritorno a PalermoNel 1987, mentre il maxiprocesso si avviava alla sua conclusione[23] con l'accoglimento delle tesi investigative delpool e l'irrogazione di 19 ergastoli e 2.665 anni di pena[11][24], Caponnetto lasciò il pool per motivi di salute e tutti(Borsellino compreso) si attendevano che al suo posto fosse nominato Falcone, ma il Consiglio Superiore dellaMagistratura non la vide alla stessa maniera e il 19 gennaio 1988 nominò Antonino Meli; sorse il timore che il poolstesse per essere sciolto.Borsellino parlò allora in pubblico a più riprese, raccontando quel che stava accadendo alla procura di Palermo. Inparticolare, in due interviste rilasciate il 20 luglio 1988 a la Repubblica ed a L'Unità, riferendosi al CSM, dichiarò tral'altro espressamente: "si doveva nominare Falcone per garantire la continuità all'Ufficio", "hanno disfatto il poolantimafia", "hanno tolto a Falcone le grandi inchieste", "la squadra mobile non esiste più", "stiamo tornandoindietro, come 10 o 20 anni fa". Per queste dichiarazioni rischiò un provvedimento disciplinare (fu messo sottoinchiesta)[25]. A seguito di un intervento del Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, si decise almeno diindagare su ciò che succedeva nel palazzo di Giustizia.Il 31 luglio il CSM convocò Borsellino, il quale rinnovò accuse e perplessità. Il 14 settembre Antonino Meli, sullabase di una decisione fondata sulla mera anzianità di ruolo in magistratura, fu nominato capo del pool; Borsellinotornò a Marsala, dove riprese a lavorare alacremente insieme a giovani magistrati, alcuni di prima nomina. Iniziavain quei giorni il dibattito per la costituzione di una Superprocura e su chi porvi a capo, nel frattempo Falcone fuchiamato a Roma per assumere il comando della direzione affari penali e da lì premeva per l'istituzione dellaSuperprocura.Nel settembre 1990 intervenne alla festa nazionale del Fronte della Gioventù a Siracusa, insieme al parlamentareregionale del MSI Giuseppe Tricoli, e agli allora dirigenti giovanili Gianni Alemanno e Fabio Granata[26].Con Falcone a Roma, Borsellino chiese il trasferimento alla Procura di Palermo e l'11 dicembre 1991 vi ritornò comeProcuratore aggiunto, insieme al sostituto Antonio Ingroia.

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Il cammino segnatoNel settembre del 1991, la mafia aveva già abbozzato progetti per l'uccisione di Borsellino. A rivelarlo fu VincenzoCalcara, picciotto della zona di Castelvetrano cui la Cupola mafiosa, per bocca di Francesco Messina Denaro (capodella cosca di Trapani), aveva detto di tenersi pronto per l'esecuzione, che si sarebbe dovuta effettuare o mediante unfucile di precisione, o con un'autobomba. Assai onorato dell'incarico, che gli avrebbe consentito la scalata di qualchegradino nella gerarchia mafiosa, il mafioso attendeva l'ordine di entrare in azione come cecchino qualora si fossepropeso per questa soluzione.Ma Calcara fu arrestato il 5 novembre e la sua situazione in carcere si fece assai pericolosa poiché, secondo quantoda lui stesso indicato, aveva in precedenza intrecciato una relazione con la figlia di uno dei capi di Cosa Nostra, unosbilanciamento del tutto contrario alle "regole" mafiose e sufficiente a costargli la vita; se da latitante poteva ancoraessere utilizzato per "lavori sporchi", da carcerato invece gli restava solo la condanna a morte emessadall'organizzazione. Prima che finisse il periodo di isolamento, Calcara decise di diventare collaboratore di giustiziae si incontrò proprio con Borsellino, al quale, una volta rivelatogli il piano e l'incarico, disse: "lei deve sapere che ioero ben felice di ammazzarla". Dopo di ciò, raccontò sempre il pentito, gli chiese di poterlo abbracciare e Borsellinoavrebbe commentato: "nella mia vita tutto potevo immaginare, tranne che un uomo d'onore mi abbracciasse"[27].Soltanto nel 2012 si è venuto a sapere, da una rivelazione rilasciata in tribunale del colonnello Umberto Sinico,sentito come testimone, che Borsellino non solo era a conoscenza di essere nel mirino di Cosa Nostra, ma chepreferiva che non si stringesse troppo la protezione attorno a sé, così da evitare che Cosa Nostra scegliesse comebersaglio qualcuno della sua famiglia[28].

Elezione del Presidente della Repubblica e CapaciIl pomeriggio del 19 maggio 1992, nel corso dell'XI scrutinio delle elezioni presidenziali, l'allora segretario del MSIGianfranco Fini diede indicazione ai suoi parlamentari di votare per Paolo Borsellino come Presidente dellaRepubblica, che ottenne in quello scrutinio 47 preferenze, al sedicesimo scrutinio (avvenuto dopo la strage diCapaci) fu eletto Oscar Luigi Scalfaro.Il 23 maggio 1992, in un attentato dinamitardo sull'autostrada di Capaci, persero la vita Giovanni Falcone, la moglieFrancesca Morvillo e tre agenti della scorta, Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo.

« Guardi, io ricordo ciò che mi disse Ninni Cassarà allorché ci stavamo recando assieme sul luogo dove era stato ucciso ildottor Montana alla fine del luglio del 1985, credo.Mi disse: "Convinciamoci che siamo dei cadaveri che camminano". »

(Paolo Borsellino, intervista a Lamberto Sposini dell'inizio di luglio)

Dichiarazioni e rifiutiBorsellino rilasciò interviste e partecipò a numerosi convegni per denunciare l'isolamento dei giudici e l'incapacità ola mancata volontà da parte della politica di dare risposte serie e convinte alla lotta alla criminalità. In una di questeBorsellino descrisse le ragioni che avevano portato all'omicidio del giudice Rosario Livatino e prefigurò la fine (chepoi egli stesso fece) che ogni giudice "sovraesposto" è destinato a fare.Alla presentazione di un libro[29] alla presenza dei ministri dell'interno e della giustizia, Vincenzo Scotti e ClaudioMartelli, nonché del capo della polizia Vincenzo Parisi, dal pubblico fu chiesto a Borsellino se intendesse candidarsialla successione di Falcone alla "Superprocura"; alla sua risposta negativa Scotti intervenne annunciando di averconcordato con Martelli di chiedere al CSM di riaprire il concorso ed invitandolo formalmente a candidarsi.Borsellino non rispose a parole, sebbene il suo biografo Lucentini abbia così descritto la sua reazione: "dal suo visotrapela una indignazione senza confini""[30]. Rispose al ministro per iscritto, giorni dopo: "La scomparsa diGiovanni Falcone mi ha reso destinatario di un dolore che mi impedisce di rendermi beneficiario di effetticomunque riconducibili a tale luttuoso evento"[31].

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La penultima intervista di Borsellino e le sue versioniDue mesi prima di essere ucciso, Paolo Borsellino rilasciò un'intervista ai giornalisti di Canal+ Jean Pierre Moscardoe Fabrizio Calvi (21 maggio 1992)[32]. L'intervista mandata in onda da Rai News 24 nel 2000 era di trenta minuti,quella originale era invece di cinquantacinque minuti.

Lenzuoli dedicati a Giovanni Falcone e PaoloBorsellino

La trascrizione dell'intervista integrale si trova qui[33]

« All'inizio degli anni settanta Cosa Nostra cominciò a diventare un'impresa anch'essa. Un'impresa nel senso che attraversol'inserimento sempre più notevole, che a un certo punto diventò addirittura monopolistico, nel traffico di sostanzestupefacenti, Cosa Nostra cominciò a gestire una massa enorme di capitali. Una massa enorme di capitali dei quali,naturalmente, cercò lo sbocco. Cercò lo sbocco perché questi capitali in parte venivano esportati o depositati all'estero eallora così si spiega la vicinanza fra elementi di Cosa Nostra e certi finanzieri che si occupavano di questi movimenti dicapitali, contestualmente Cosa Nostra cominciò a porsi il problema e ad effettuare investimenti. Naturalmente, per questaragione, cominciò a seguire una via parallela e talvolta tangenziale all'industria operante anche nel Nord o a inserirsi inmodo di poter utilizzare le capacità, quelle capacità imprenditoriali, al fine di far fruttificare questi capitali dei quali si eranotrovati in possesso »

(Paolo Borsellino, in quella intervista)

In questa sua ultima intervista Paolo Borsellino parlò anche dei legami tra la mafia e l'ambiente industriale milanesee del Nord Italia in generale, facendo riferimento, tra le altre cose, a indagini in corso sui rapporti tra VittorioMangano e Marcello Dell'Utri.Alla domanda se Mangano fosse un "pesce pilota" della mafia al Nord, Borsellino rispose che egli era sicuramenteuna testa di ponte dell'organizzazione mafiosa nel Nord d'Italia. Sui rapporti con Silvio Berlusconi invece, benchéesplicitamente sollecitato dall'intervistatore, si astenne da qualsiasi giudizio.Paolo Guzzanti aveva sostenuto che l'intervista trasmessa da Rai News 24 era stata manipolata, i giornalisti della retegli fecero causa, ma fu assolto. Vi era corrispondenza tra la cassetta ricevuta ed il contenuto trasmesso, ma non con ilvideo originale. Alcune risposte erano state tagliate e messe su altre domande. Ad esempio, quando Borsellino parladi "cavalli in albergo" per indicare un traffico di droga, non si riferiva ad una telefonata fra Dell'Utri e Manganocome poteva sembrare dalla domanda dell'intervistatore (che faceva riferimento ad un'intercettazione dell'inchiesta diSan Valentino, che Borsellino aveva seguito solo per poco tempo), ma ad una fra Mangano e un mafioso dellafamiglia Inzerillo.[34]

Nel numero de L'Espresso dell'8 aprile 1994 fu pubblicata una versione più estesa dell'intervista[35].L'intervista, e i tagli relativi alla sua versione televisiva, furono citati anche dal tribunale di Palermo nella sentenza dicondanna di Gaetano Cinà e Marcello Dell'Utri:

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« Un riferimento a quelle indagini si rinviene nella intervista rilasciata il 21 maggio 1992 dal Dott. Paolo Borsellino aigiornalisti Fabrizio Calvi e Jean Pierre Moscardo. In dibattimento il Pubblico Ministero ha prodotto la cassetta contenente laregistrazione originale di quella intervista che, nelle precedenti versioni, aveva subito, invece, evidenti manipolazioni ed erastata trasmessa a diversi anni di distanza dal momento in cui era stata resa, malgrado l'indubbio rilievo di un similedocumento. »

(Dalla sentenza di condanna di Dell'Utri Pag 431[36])

Nella sentenza fu poi riportato il brano dell'intervista relativo all'uso del termine "cavalli" per indicare la droga esulle precedenti condanne di Mangano, in una versione ancora differente rispetto alle due già diffuse, trascritta dalnastro originale. Nella stessa sentenza era poi riportata l'intercettazione della telefonata intercorsa tra Mangano (lacui linea era sotto controllo) e Dell'Utri[37], relativo al blitz di San Valentino, in cui veniva citato un "cavallo", a cuiaveva fatto riferimento il giornalista nelle domande dell'intervista a Borsellino.[38]. La sentenza specificava però che:

« Tra le telefonate intercettate (il cui tenore aveva consentito di disvelare i loschi traffici ai quali il Mangano si era dedicatoin quegli anni) si inserisce quella del 14 febbraio 1980 intercorsa tra Vittorio Mangano e Marcello Dell'Utri.È opportuno chiarire subito che questa conversazione, pur avendo ad oggetto il riferimento a “cavalli”, termine criptico usatodal Mangano nelle conversazioni telefoniche per riferirsi agli stupefacenti che trafficava, non presenta un significatochiaramente afferente ai traffici illeciti nei quali il Mangano era in quel periodo coinvolto e costituisce il solo contattoevidenziato, nel corso di quelle indagini, tra Marcello Dell'Utri e i diversi personaggi attenzionati dagli investigatori. »

Venerdì 18 dicembre 2009 Il Fatto Quotidiano pubblica il DVD Paolo Borsellino. L'intervista nascosta contenentela versione integrale, filmata, dell'intervista al giudice con una prefazione di Marco Travaglio[39].

La strage di via d'Amelio

Francobollo commemorativo

Il 19 luglio 1992, dopo aver pranzato a Villagrazia con la moglieAgnese e i figli Manfredi e Lucia, Paolo Borsellino si recò insieme allasua scorta in via D'Amelio, dove viveva sua madre.

Una Fiat 126 parcheggiata nei pressi dell'abitazione della madre concirca 100 kg di esplosivo a bordo (semtex e/o tritolo[40][41][42]) detonòal passaggio del giudice, uccidendo oltre a Paolo Borsellino anche icinque agenti di scorta Emanuela Loi (prima donna della Polizia diStato caduta in servizio), Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, WalterEddie Cosina e Claudio Traina. L'unico sopravvissuto fu AntoninoVullo, scampato perché al momento della deflagrazione stavaparcheggiando uno dei veicoli della scorta[43].

Il 24 luglio diecimila persone partecipano ai funerali privati di Borsellino (i familiari rifiutarono il rito di Stato,poiché la moglie Agnese Borsellino, accusava il governo di non aver saputo proteggere il marito, voleva unacerimonia privata senza la presenza dei politici), celebrati nella chiesa di Santa Maria Luisa di Marillac, disadorna eperiferica, dove il giudice era solito sentir messa, quando poteva, nelle domeniche di festa. L'orazione funebre lapronuncia Antonino Caponnetto, il vecchio giudice che diresse l'ufficio di Falcone e Borsellino: «Caro Paolo, la lottache hai sostenuto dovrà diventare e diventerà la lotta di ciascuno di noi». Pochi i politici: il presidente Scalfaro,Francesco Cossiga, Gianfranco Fini, Claudio Martelli. Il funerale è commosso e composto, interrotto solo da qualchebattimani. Qualche giorno prima, i funerali dei 5 agenti di scorta si svolsero nella Cattedrale di Palermo, ma all'arrivodei rappresentanti dello stato (compreso il neo Presidente della Repubblica Italiana, Oscar Luigi Scalfaro), una follainferocita sfondò la barriera creata dai 4000 agenti chiamati per mantenere l'ordine, la gente mentre strattonava espingeva, gridava "FUORI LA MAFIA DALLO STATO". Il Presidente della Repubblica venne tirato fuori a stentodalla calca, venne spintonato anche il capo della polizia.

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Pochi giorni prima di essere ucciso, durante un incontro organizzato dalla rivista MicroMega, così come inun'intervista televisiva a Lamberto Sposini, Borsellino aveva parlato della sua condizione di "condannato a morte".Sapeva di essere nel mirino di Cosa Nostra e sapeva che difficilmente la mafia si lascia scappare le sue vittimedesignate.Antonino Caponnetto, che subito dopo la strage aveva detto, sconfortato, "Non c'è più speranza...", intervistato annidopo da Gianni Minà ricordò che "Paolo aveva chiesto alla questura – già venti giorni prima dell'attentato – didisporre la rimozione dei veicoli nella zona antistante l'abitazione della madre. Ma la domanda era rimasta inevasa.Ancora oggi aspetto di sapere chi fosse il funzionario responsabile della sicurezza di Paolo, se si sia procedutodisciplinarmente nei suoi confronti e con quali conseguenze"[44].Una settimana dopo la strage, la giovanissima testimone di giustizia Rita Atria, che proprio per la fiducia cheriponeva nel giudice Borsellino si era decisa a collaborare con gli inquirenti pur al prezzo di recidere i rapporti con lamadre, si uccise.

Via d'Amelio come strage di Stato

via D'Amelio: l'albero che ricorda il luogodell'uccisione di Paolo Borsellino e della sua

scorta

« Politica e mafia sono due poteri che vivono sul controllo dello stesso territorio: o si fanno la guerra o si mettonod'accordo. »

(Lirio Abbate, Peter Gomez[45])

Nell'introduzione del libro L'agenda rossa di Paolo Borsellino Marco Travaglio scrive:

« Oggi, quindici anni dopo, non è cambiato nulla. L'impressione è che, ai piani alti del potere, quelle verità indicibili leconoscano in tanti, ma siano d'accordo nel tenerle coperte da una spessa coltre di omissis. Per sempre. L'agenda rossa è lascatola nera della Seconda Repubblica. Grazie a questo libro cominciamo a capire qualcosa anche noi »

(Marco Travaglio[46])

Salvatore Borsellino, fratello di Paolo Borsellino, parla esplicitamente di "strage di Stato":

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« Perché quello che è stato fatto è proprio cercare di fare passare l'assassinio di Paolo e di quei ragazzi che sono morti in viaD'Amelio come una strage di mafia. [...] Hanno messo in galera un po' di persone - tra l'altro condannate per altri motivi eper altre stragi - e in questa maniera ritengono di avere messo una pietra tombale sull'argomento. Devo dire che purtroppouna buona parte dell'opinione pubblica, cioè quella parte che assume le proprie informazioni semplicemente dai canali dimassa - televisione e giornali - è caduta in questa chiamiamola “trappola” [...] Quello che noi invece cerchiamo in tutti i modidi far capire alla gente [...] è che questa è una strage di stato, nient'altro che una strage di stato. E vogliamo far capire ancheche esiste un disegno ben preciso che non fa andare avanti certe indagini, non fa andare avanti questi processi, che mira acoprire di oblio agli occhi dell'opinione pubblica questa verità, una verità tragica perché mina i fondamenti di questa nostrarepubblica. Oggi questa nostra seconda repubblica è una diretta conseguenza delle stragi del ‘92 »

(Salvatore Borsellino[47])

Il Gip di Caltanissetta, Alessandra Bonaventura Giunta, ritiene che la trattativa stato mafia ci sia stata e che PaoloBorsellino fu ucciso perché secondo il boss Totò Riina, ostacolava questa trattativa,[48]:

« "deve ritenersi un dato acquisito quello secondo cui a partire dai primi giorni del mese di giugno del 1992 fu avviata lacosiddetta 'trattativa' tra appartenenti alle istituzioni e l'organizzazione criminale Cosa nostra". »

dopo aver interrogato Salvino Madonia, il capomafia che ha partecipato alla riunione di Cosa nostra nella quale imafiosi decisero l'avvio della strategia stragista[49].

L'eredità

Un rosone in bronzo, opera di Tommaso Geraci,commemora insieme Falcone e Borsellino

all'aeroporto loro dedicato di Palermo.Nell'iscrizione, si legge: "L'orgoglio della Nuova

Sicilia"

« Io accetto la... ho sempre accettato il... più che il rischio, la... condizione, quali sono le conseguenze del lavoro che faccio,del luogo dove lo faccio e, vorrei dire, anche di come lo faccio. Lo accetto perché ho scelto, ad un certo punto della mia vita,di farlo e potrei dire che sapevo fin dall'inizio che dovevo correre questi pericoli.Il... la sensazione di essere un sopravvissuto e di trovarmi in, come viene ritenuto, in... in estremo pericolo, è una sensazioneche non si disgiunge dal fatto che io credo ancora profondamente nel lavoro che faccio, so che è necessario che lo faccia, soche è necessario che lo facciano tanti altri assieme a me.E so anche che tutti noi abbiamo il dovere morale di continuarlo a fare senza lasciarci condizionare... dalla sensazione che, ofinanco, vorrei dire, dalla certezza, che tutto questo può costarci caro. »

(Paolo Borsellino, intervista a Sposini, inizio luglio 1992)

La figura di Paolo Borsellino, come quella di Giovanni Falcone, ha lasciato un grande esempio nella società civile enelle istituzioni.

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Alla sua memoria sono state intitolate numerose scuole e associazioni, nonché (insieme all'amico e collega)l'aeroporto internazionale "Falcone e Borsellino" (ex "Punta Raisi", Palermo), un'aula della facoltà di Giurisprudenzaall'Università di Roma La Sapienza e l'aula del consiglio comunale della città di Castellammare di Stabia. Anche laFacoltà di Giurisprudenza dell'Università degli Studi di Brescia ha intestato una delle sue aule più suggestive diPalazzo dei Mercanti ai giudici Falcone e Borsellino.

« Un giudice vero fa quello che ha fatto Borsellino, uno che si trova solo occasionalmente a fare quel mestiere e non ha lavocazione può scappare, chiedere un trasferimento se ne ha il tempo e se gli viene concesso. Borsellino, invece, era diun'altra tempra, andò incontro alla morte con una serenità e una lucidità incredibili. »

(Antonino Caponnetto, intervista a Gianni Minà, maggio 1996[44])

Teatro, Cinema e televisioneAnche il teatro, il cinema e la televisione hanno onorato la memoria del magistrato palermitano:• Giovanni Falcone di Giuseppe Ferrara, (1993);• I giudici - Vittime eccellenti di Ricky Tognazzi (1999), Scheda su I giudici - vittime eccellenti [50] dell'Internet

Movie Database;• Gli angeli di Borsellino di Rocco Cesareo (2003);• Paolo Borsellino, miniserie televisiva di Gianluca Maria Tavarelli (2004);• Paolo Borsellino - Essendo Stato (2006), scritto e diretto da Ruggero Cappuccio;• Paolo Borsellino - I 57 giorni, film tv (2012);• Vi perdono ma inginocchiatevi di Claudio Bonivento, film tv (2012)

Onorificenze

Medaglia d'oro al valor civile

«Procuratore Aggiunto presso la Procura della Repubblica di Palermo, esercitava la propria missione con profondo impegno egrande coraggio, dedicando ogni sua energia a respingere con rigorosa coerenza la proterva sfida lanciata dalle organizzazionimafiose allo Stato democratico. Nonostante le continue e gravi minacce, proseguiva con zelo ed eroica determinazione il suo durolavoro di investigatore, ma veniva barbaramente trucidato in un vile agguato, tesogli con efferata ferocia, sacrificando la propriaesistenza, vissuta al servizio dei più alti ideali di giustizia e delle Istituzioni.»— Palermo, 19 luglio 1992

Note[1][1] Il valore di una vita[2] http:/ / archiviostorico. corriere. it/ 1997/ settembre/ 24/ morta_madre_Borsellino_giudice_ucciso_co_8_970924478. shtml E' morta la madre

di Borsellino, il giudice ucciso in via D' Amelio[3] http:/ / www. ilquotidianoitaliano. it/ gallerie/ 2011/ 05/ news/ e-morta-adele-la-sorella-maggiore-di-paolo-borsellino-80613. html/ È morta

Adele, la sorella maggiore di Paolo Borsellino[4] Umberto Lucentini, Il mio mal d'Africa in Paolo Borsellino, 3a ed., Druento, Edizioni San Paolo [2004], 2006, pp. 37. ISBN 88-215-4968-2[5][5] "Paolo Borsellino" - Umberto Lucentini - 2003 - Edizioni San Paolo[6] Il valore di una vita, pag. 35[7] http:/ / www. comune. palermo. it/ archivio_biografico_comunale/ schede/ angelo_piraino_leto. htm Archivio biografico comunale Palermo[8] Temi assegnati - Saranno Magistrati (http:/ / www. sarannomagistrati. it/ temi/ index. htm)[9] La Storia siamo noi - Paolo Borsellino (http:/ / www. lastoriasiamonoi. rai. it/ puntata. aspx?id=154)[10][10] www.ansa.it/legalita/static/bio/borsellino.shtml[11] La Storia siamo noi - Paolo Borsellino (http:/ / www. rai. tv/ dl/ RaiTV/ programmi/ media/

ContentItem-53f16858-7d26-4906-994a-2bab5f272362. html?p=0)[12] Umberto Lucentini, Hanno ucciso il capitano in Paolo Borsellino, 3a ed., Druento, Edizioni San Paolo [2004], 2006, pp. 57. ISBN

88-215-4968-2

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[13][13] Borsellino era di destra, Di Lello si definisce "social-comunista".[14][14] La prima autobomba usata dalla mafia, secondo Rita Borsellino[15] Insieme all'agente Roberto Antiochia[16] Figure di una battaglia: documenti e riflessioni sulla mafia dopo l'assassinio di G. Falcone e P. Borsellino, pag. 121[17] Riassunto dal relato di Enrico Deaglio, Raccolto rosso: la mafia, l'Italia e poi venne giù tutto, Feltrinelli, 1993 - ISBN 88-07-12010-0[18][18] "Notiziario straordinario" n. 17 del 10 settembre 1986 del Consiglio superiore della magistratura:

« Rilevato, per altro, che per quanto concerne i candidati che in ordine di graduatoria precedono il dottor Borsellino, siimpongono oggettive valutazioni che conducono a ritenere, sempre in considerazione della specificità del posto da ricopriree alla conseguente esigenza che il prescelto possegga una specifica e particolarissima competenza professionale nel settoredella delinquenza organizzata in generale e di quella di stampo mafioso in particolare, che gli stessi non siano, seppure inmisura diversa, in possesso di tali requisiti con la conseguenza che, nonostante la diversa anzianità di carriera, se ne imponeil "superamento" da parte del più giovane aspirante. »

[19] Giacomo Conte (procuratore a Gela), Lo sdegno e la speranza: la lezione di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, in (a cura di) FrancoOcchiogrosso, Ragazzi della mafia: storie di criminalità e contesti minorili, voci dal carcere, le reazioni e i sentimenti, i ruoli e le proposte,FrancoAngeli, 1993 - ISBN 88-204-7972-9

[20] Il testo dell'articolo di Sciascia online (http:/ / www. italialibri. net/ dossier/ mafia/ professionistiantimafia. html) (2 pagine)[21] Una fra le numerose fonti online (http:/ / www. societacivile. it/ previsioni/ articoli_previ/ sciascia. html)[22] Trascrizione intervento (http:/ / liquida. noblogs. org/ post/ 2006/ 12/ 26/ 25-giugno-1992-ultimo-intervento-pubblico-di-paolo-borsellino)[23][23] Il 16 dicembre.[24][24] Sentenza della Corte di Assise (pres. Alfonso Giordano) poi sostanzialmente confermata 5 anni dopo dalla Corte di Cassazione.[25] Disse lo stesso Borsellino durante la serata alla Biblioteca Comunale di Palermo il 25 giugno 1992: "per aver denunciato questa verità io

rischiai conseguenze professionali gravissime, e forse questo lo avevo pure messo nel conto, ma quel che è peggio il Consiglio superioreimmediatamente scoprì quale era il suo vero obiettivo: proprio approfittando del problema che io avevo sollevato, doveva essere eliminato alpiù presto Giovanni Falcone. E forse questo io lo avevo pure messo nel conto perché ero convinto che lo avrebbero eliminato comunque;almeno, dissi, se deve essere eliminato, l'opinione pubblica lo deve sapere, lo deve conoscere, il pool antimafia deve morire davanti a tutti,non deve morire in silenzio. L'opinione pubblica fece il miracolo, perché ricordo quella caldissima estate dell'agosto 1988, l'opinionepubblica si mobilitò e costrinse il Consiglio superiore della magistratura a rimangiarsi in parte la sua precedente decisione dei primi diagosto, tant'è che il 15 settembre, se pur zoppicante, il pool antimafia fu rimesso in piedi. ". Nello stesso intervento commentò la mancatanomina di Falcone: "Si aprì la corsa alla successione all'ufficio istruzione al tribunale di Palermo. Falcone concorse, qualche Giuda siimpegnò subito a prenderlo in giro, e il giorno del mio compleanno il Consiglio superiore della magistratura ci fece questo regalo: preferìAntonino Meli."

[26] da Il Fatto Quotidiano (http:/ / stage. ilfattoquotidiano. it/ 2010/ 07/ 27/ un-�destro�-da-rauti-a-borsellino/ 44511/ )[27] Relato testuale del pentito in La Storia siamo noi - Paolo Borsellino (http:/ / www. rai. tv/ dl/ RaiTV/ programmi/ media/

ContentItem-53f16858-7d26-4906-994a-2bab5f272362. html?p=0) (fonte per l'intero paragrafo)[28] "Borsellino sapeva di morire ma scelse di sacrificarsi" (http:/ / palermo. repubblica. it/ cronaca/ 2012/ 02/ 03/ news/

borsellino_sapeva_di_morire_ma_scelse_di_sacrificarsi-29251708/ ). La Repubblica.it. URL consultato in data 05 febbraio 2012.[29] "Gli uomini del disonore", di Pino Arlacchi[30] Umberto Lucentini, Paolo Borsellino. Il valore di una vita, Mondadori, 1994[31] Fonte (http:/ / archiviostorico. corriere. it/ 1994/ gennaio/ 16/ Paolo_rifiuto_posto_Falcone_co_0_940116669. shtml) per questo paragrafo[32] Trascrizione dell'intervista (http:/ / www. rainews24. rai. it/ ran24/ speciali/ borsellino_new/ espre. htm)[33] Paolo Borsellino - L'intervista nascosta (http:/ / www. 19luglio1992. org/ index. php?option=com_content& view=article&

catid=26:in-evidenza& id=2300:paolo-borsellino-lintervista-nascosta#trascrizione)[34] http:/ / www. paologuzzanti. it/ wp-content/ 2008/ 03/ sentenza. pdf[35] trascrizione dell'intervista (http:/ / www. rainews24. rai. it/ ran24/ speciali/ borsellino_new/ espre. htm) pubblicata su L'Espresso dell'8 aprile

1994, dal sito di Rai News 24[36] sentenza (http:/ / www. narcomafie. it/ sentenza_dellutri. pdf) dell'11 dicembre 2004, relativa al procedimento contro Marcello Dell'Utri[37][37] Rapporto 0500/CAS del 13 aprile 1981 della Criminalpol di Milano.[38] Trascrizione di un'intercettazione telefonica tra Vittorio Mangano e Marcello Dell'Utri, sentenza (http:/ / www. narcomafie. it/

sentenza_dellutri. pdf) dell'11 dicembre 2004, relativa al procedimento contro Marcello Dell'Utri, pag 483 e seguenti, proveniente dal rapporto0500/CAS dell'aprile 1981 della Criminalpol di Milano

[39] Paolo Borsellino. L’intervista nascosta. | Marco Travaglio | Il Fatto Quotidiano (http:/ / www. ilfattoquotidiano. it/ 2009/ 12/ 17/paolo-borsellino-lintervista-n/ 12607/ )

[40] Borsellino, sbaglia Genchi (http:/ / www. italiaoggi. it/ giornali/ dettaglio_giornali. asp?preview=false& accessMode=FA& id=1618422&codiciTestate=1). Italiaoggi. URL consultato in data 23 gennaio 2012.

[41] Tritolo a Gioia Tauro: Per chi suona la campana? (http:/ / www. 19luglio1992. org/ index. php?option=com_content& view=article&id=5004:tritolo-a-gioia-tauro-per-chi-suona-la-campana& catid=20:altri-documenti& Itemid=43). 19luglio1992.org. URL consultato in data23 gennaio 2012.

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[42] Quella fornitura di esplosivo Semtex tanto cara alla mafia e a Totò Riina (http:/ / ilsuddista. altervista. org/ blog/quella-fornitura-di-esplosivo-semtex-tanto-cara-alla-mafia-e-a-toto-riina/ ). Il Suddista. URL consultato in data 23 gennaio 2012.

[43] l' agente superstite: " vivo per miracolo " (http:/ / archiviostorico. corriere. it/ 1992/ luglio/ 21/agente_superstite_vivo_per_miracolo_co_0_9207211793. shtml)

[44] Intervista di Minà a Caponnetto (http:/ / www. giannimina. it/ index. php?option=com_content& task=view& id=95& Itemid=46)[45] Lirio Abbate, Peter Gomez, I complici. Tutti gli uomini di Bernardo Provenzano, da Corleone al Parlamento, p. 36[46] L'agenda rossa di Paolo Borsellino (http:/ / chiarelettere. ilcannocchiale. it/ ?id_blogdoc=1538344)[47] Intervista RAI a Salvatore Borsellino fratello di Paolo Borsellino (http:/ / www. forum. rai. it/ index. php?showtopic=242566)[48] Svolta su Via D'Amelio, 4 arresti. Il Gip: Borsellino ucciso perché ostacolava la trattativa tra Stato e mafia (http:/ / notizie. tiscali. it/

articoli/ cronaca/ 12/ 03/ 08/ mafia-borsellino-bis. html?print). Tiscali. Cronaca. 08 marzo 2012.[49] Il generale Subranni: non ho tradito (http:/ / ricerca. repubblica. it/ repubblica/ archivio/ repubblica/ 2012/ 03/ 10/ il-generale-subranni.

html). Repubblica. Archivio. 10 marzo 2012.[50] http:/ / www. imdb. it/ title/ tt0151734/

Bibliografia• Maurizio Calvi, Crescenzo Fiore, Figure di una battaglia: documenti e riflessioni sulla mafia dopo l'assassinio di

G. Falcone e P. Borsellino, Dedalo, 1992 ISBN 978-88-220-6137-9• Giustizia e Verità. Gli scritti inediti di Paolo Borsellino, a cura di Giorgio Bongiovanni, Ed. Associazione

Culturale Falcone e Borsellino, 2003• Rita Borsellino, Il sorriso di Paolo, EdiArgo, Ragusa, 2005• Umberto Lucentini, Paolo Borsellino. Il valore di una vita, Mondadori 1994, riedito San Paolo 2004.• Giammaria Monti, Falcone e Borsellino: la calunnia il tradimento la tragedia, Editori Riuniti, 1996• Leone Zingales, Paolo Borsellino - una vita contro la mafia, Limina, 2005• Rita Borsellino, Fare memoria per non dimenticare e capire, Maria Pacini Fazzi Editore, 2002• Sandra Rizza e Giuseppe Lo Bianco, L'agenda rossa di Paolo Borsellino, Chiarelettere, 2007• Fondazione Progetto Legalità Onlus in memoria di Paolo Borsellino e di tutte le altre vittime della mafia, La

memoria ritrovata. Storie delle vittime della mafia raccontate dalle scuole, Palumbo Editore, 2005

Voci correlate•• Strage di via d'Amelio•• Paolo Borsellino (miniserie televisiva)•• Rita Borsellino•• Rita Atria•• Giovanni Falcone•• Strage di Capaci

Altri progetti

• Wikimedia Commons contiene file multimediali: http:/ / commons. wikimedia. org/ wiki/ Category:PaoloBorsellino

• Wikiquote contiene citazioni: http:/ / it. wikiquote. org/ wiki/ Paolo Borsellino

Collegamenti esterni• Video di Paolo Borsellino (http:/ / www. arcoiris. tv/ modules. php?name=BigDownload& id=1902): incontro del

26 gennaio del 1989 con gli studenti di Istituto professionale di Stato per il commercio "Remondini" di Bassanodel Grappa

• Sito del libro Falcone Borsellino, misteri di stato (http:/ / www. falconeborsellino. net/ )• L'ultima intervista ufficiale a Paolo Borsellino (http:/ / www. terzoocchio. org/ intervista_paolo_borsellino. php) :

l'intervista rilasciata da Paolo Borsellino ai giornalisti Jean Pierre Moscardo e Fabrizio Calvi il 19 maggio 1992,

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due mesi prima della sua morte.• Video dell'ultima intervista a Borsellino (http:/ / video. google. com/ videoplay?docid=2207923928642748192&

q=borsellino+ dell'utri/ )• L'ultimo intervento pubblico di Paolo Borsellino (http:/ / liquida. noblogs. org/ post/ 2006/ 12/ 26/

25-giugno-1992-ultimo-intervento-pubblico-di-paolo-borsellino) prima di essere ucciso. Nell'atrio della bibliotecacomunale di Palermo, il 25 giugno 1992 Paolo Borsellino ricorda la figura di Giovanni Falcone

• Paolo Borsellino - La storia del magistrato (http:/ / www. lastoriasiamonoi. rai. it/ puntate/ paolo-borsellino/ 470/default. aspx) La Storia siamo noi

• Sito della Fondazione Progetto Legalità onlus in memoria di Paolo Borsellino e di tutte le altre vittime della mafia(http:/ / www. progettolegalita. it)

• Sito dedicato alla vita di Paolo Borsellino (http:/ / www. 19luglio1992. com/ )• Sito con video della Rai dedicato a Paolo Borsellino e a Giovanni Falcone (http:/ / www. rai. tv/ mpprogramma/

0,,Eventi-SpecialeFalconeBorsellino^16^118340^t-1,00. html)• Falcone e Borsellino nel ricordo di Gesualdo Bufalino (http:/ / www. quotidianolegale. it/

falcone-borsellino-nel-ricordo-di-gesualdo-bufalino)• Intervista a Paolo Borsellino della TSI (http:/ / antimafia. altervista. org/ borsellino_tsi. php)• Un fumetto per Paolo Borsellino. L’agenda rossa, sul portale RAI Arte (http:/ / www. arte. rai. it/ articoli/

un-fumetto-per-paolo-borsellino-l’agenda-rossa/ 16537/ default. aspx)

Carlo Alberto dalla Chiesa

Carlo Alberto dalla Chiesa

27 settembre 1920 - 3 settembre 1982

Nato a Saluzzo

Morto a Palermo

Cause della morte Agguato da parte di Cosa nostra

Dati militari

Nazione servita  Italia

Forza armata Esercito italiano

Arma Arma dei Carabinieri

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Carlo Alberto dalla Chiesa 73

Anni di servizio 1941 - 1982

Grado Generale di divisione

Guerre Seconda guerra mondiale

Comandante di Compagnia di CasoriaDivisione PastrengoRegione militare di nord-ovest

Altro lavoro Prefetto di Palermo

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« [...] ci sono cose che non si fanno per coraggio. Si fanno per potere continuare a guardare serenamente negli occhi i proprifigli e i figli dei propri figli. C’è troppa gente onesta, tanta gente qualunque, che ha fiducia in me. Non posso deluderla. »

(Carlo Alberto dalla Chiesa al figlio, citato in 'Delitto imperfetto' di Nando dalla Chiesa, 1984)

Carlo Alberto dalla Chiesa (Saluzzo, 27 settembre 1920 – Palermo, 3 settembre 1982) è stato un generale eprefetto italiano. Fondò il Nucleo Speciale Antiterrorismo, fu vice comandante generale dell'Arma dei Carabinieri eprefetto di Palermo.

BiografiaFiglio di un carabiniere (il padre Romano partecipò alle campagne del Prefetto Mori e nel 1955 sarebbe divenutovice comandante generale dell'Arma), entrò nell'Esercito partecipando alla Guerra in Montenegro nel 1941 comesottotenente; divenne ufficiale di complemento di fanteria nel 1942 e nello stesso anno passò all'Arma deiCarabinieri (dove già prestava servizio il fratello Romolo[1]) in servizio permanente effettivo completando gli studidi giurisprudenza.Come primo incarico viene mandato a comandare la caserma di San Benedetto del Tronto, dove rimane fino algiorno dell'armistizio, 8 settembre 1943.[2]. A causa del suo rifiuto a collaborare nella caccia ai partigiani, vieneinserito nella lista nera dai nazisti, ma riesce a fuggire prima che le SS riescano a catturarlo[3].Dopo l'armistizio entrò nella Resistenza, operando in clandestinità nelle Marche, dove organizzò i gruppi perfronteggiare i tedeschi. Nel dicembre del 1943 entrò tra le linee nemiche con le truppe alleate ritrovandosi in unazona d'Italia già liberata[3]. Viene inviato a Roma per seguire gli alleati nel loro ingresso e per provvedere allasicurezza della Presidenza del Consiglio dei ministri dell'Italia liberata.Dopo la guerra fu inviato a comandare una tenenza a Bari, dove riesce a conseguire 2 lauree; una in giurisprudenza el'altra in scienze politiche[4] (per quest'ultima segue i corsi di Laurea tenuti dall'allora docente Aldo Moro). A Bariconosce Dora Fabbo, la ragazza che nel 1945 diventerà sua moglie.Arriva poi in Campania, avendo per prima destinazione il Comando Compagnia di Casoria (Napoli), dove erano incorso rilevanti operazioni nella lotta al banditismo. Durante la permanenza a Casoria, nasce la figlia Rita. Proprio inquesta lotta si distinse e nel 1949 fu pertanto inviato in Sicilia[5], dove entrò nella formazione delle ForzeRepressione Banditismo agli ordini del colonnello Ugo Luca, che oltre ad avere a che fare con criminali come ilbandito Salvatore Giuliano, si occupava anche di arginare le tensioni separatistiche attizzate dall'EVIS e da altriagitatori, nonché delle relazioni fra queste due pericolose sacche di illegalità; nell'isola comandò il GruppoSquadriglie di Corleone e svolse ruoli importanti e di grande delicatezza, meritando peraltro una Medaglia d'Argentoal Valor Militare[6].Nel novembre del 1949, nasce a Firenze il figlio, Nando dalla Chiesa.Da capitano, indagò sulla scomparsa (poi rivelatasi omicidio) del sindacalista Placido Rizzotto e giungendo adindagare e incriminare l'allora emergente boss della mafia Luciano Liggio[7]. Il posto di Rizzotto sarebbe stato presoda Pio La Torre, che dalla Chiesa conobbe in tale occasione e che in seguito fu anch'egli ucciso dalla mafia[3].

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Gli incarichi a Milano e RomaDopo il periodo in Sicilia, venne trasferito a Firenze prima, successivamente a Como e quindi presso il comandodella Brigata di Roma.Nel 1964 passò al coordinamento del nucleo di polizia giudiziaria presso la Corte d'appello di Milano, che poiunificò e diresse come nuovo gruppo.

Il ritorno in SiciliaDal 1966 al 1973 tornò in Sicilia con il grado di colonnello, al comando della legione carabinieri di Palermo. Iniziòparticolari indagini per contrastare Cosa Nostra, che nel 1966 e 1967 sembra aver abbassato i toni dello scontro chesi era verificato nei primi anni 60.Nel gennaio 1968 intervenne coi suoi reparti in soccorso delle popolazioni del Belice colpite dal sisma, riportandoneuna medaglia di bronzo al valor civile per la personale partecipazione "in prima linea" alle operazioni, oltre che lacittadinanza onoraria di Gibellina e Montevago[8].Nel 1969 riesplode in maniera evidente lo scontro interno tra le famiglie mafiose con la strage di Viale Lazio, nellaquale perse la vita il boss Michele Cavataio. Dalla Chiesa intuì la situazione che andava configurandosi, con scontriviolenti per giungere al potere tra elementi mafiosi di una nuova generazione, pronti a lasciare sulla strada cadaverieccellenti.Nel 1970 svolse indagini sulla misteriosa scomparsa del giornalista Mauro De Mauro, il quale poco prima avevacontattato il regista Francesco Rosi promettendogli materiale che lasciava intendere scottante sul caso Mattei[9].Le indagini furono svolte con ampia collaborazione fra i Carabinieri e la Polizia, sotto la direzione di Boris Giuliano,anch'egli in seguito ucciso dalla mafia mentre iniziava ad intuire le connessioni tra Mafia e alta finanza. Nel 1971 sitrova ad indagare sulla morte del procuratore Pietro Scaglione.Il metodo nuovo di Dalla Chiesa consiste nell'utilizzo di infiltrati, in grado di fornire elementi utili per creare unamappa del potere di Cosa Nostra, arrivando a conoscere non solo gli elementi di basso livello, ma anche gliintoccabili boss.Il risultato di queste indagini fu il dossier dei 114, nel quale si fecero per la prima volta i nomi di Gerlando Alberti eTommaso Buscetta come elementi centrali di molti fatti di sangue, oltre che quelli di Luciano Liggio e MicheleGreco. Gran parte dei nomi esposti nel dossier erano però sconosciuti all'opinione pubblica e alla magistratura. Comeconseguenza del dossier, scattarono decine di arresti dei boss[6], e per coloro i quali non sussisteva la possibilitàdell'arresto scattò il confino.L'innovazione voluta però da dalla Chiesa fu quella di non mandare i boss al confino nelle periferie delle grandi cittàdel nord Italia, ma pretese che le destinazioni fossero le isole di Linosa, Asinara e Lampedusa[3].

In Piemonte, la lotta alle Brigate RosseNel 1973 fu promosso al grado di generale di brigata, nel 1974 divenne comandante della regione militare dinord-ovest, con giurisdizione su Piemonte, Valle d'Aosta e Liguria[6].Si trovò così a dover combattere il crescente numero di episodi di violenza portati avanti dalle Brigate Rosse, e alloro crescente radicarsi negli ambienti operai. Per fare ciò, utilizzò i metodi che già aveva sperimentato in Sicilia,infiltrando alcuni uomini all'interno dei gruppi terroristici al fine di conoscere perfettamente gli schemi di potere delgruppo[10][11].Nell'aprile del 1974 viene rapito dalle Brigate Rosse il giudice genovese Mario Sossi, con il quale le Br volevanobarattare la liberazione di 8 detenuti della banda 22 ottobre[12].Ad Alessandria, una rivolta dei detenuti, guidata dal gruppo Pantere Rosse, che avevano preso degli ostaggi, viene stroncata dal procuratore generale di Torino, Carlo Reviglio Della Veneria e dal generale dei carabinieri Carlo

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Alberto dalla Chiesa che ordinano un intervento armato che si conclude con l’uccisione di due detenuti, di due agentidella Polizia Penitenziaria, del medico del carcere e di una assistente sociale.Dopo aver selezionato dieci ufficiali dell'arma, dalla Chiesa creò nel maggio del 1974 una struttura antiterrorismodenominata Nucleo Speciale Antiterrorismo con base a Torino.Nel settembre del 1974 il Nucleo riuscì a catturare a Pinerolo Renato Curcio e Alberto Franceschini, esponenti dispicco e fondatori delle Brigate Rosse, grazie anche alla determinante collaborazione di Silvano Girotto, detto "fratemitra"[1].Nel febbraio del 1975 Curcio riesce ad evadere dal carcere di Casale Monferrato, grazie ad un intervento deicompagni brigatisti capeggiati dalla moglie dello stesso Curcio, Margherita Cagol[13].Sempre nel 1975, i Carabinieri intervennero nel rapimento di Vittorio Gancia, uccidendo nel conflitto a fuocoMargherita Cagol.Nel 1976 venne sciolto il Nucleo Antiterrorismo a seguito delle critiche ricevute per i metodi utilizzatinell'infiltrazione degli agenti tra i brigatisti e sulla tempistica dell'arresto di Curcio e Franceschini[1].Nel 1977 fu nominato Coordinatore del Servizio di Sicurezza degli Istituti di Prevenzione e Pena, e passato al gradodi Generale di Divisione, ottenne in seguito (9 agosto 1978) poteri speciali per diretta determinazione governativa efu nominato Coordinatore delle Forze di Polizia e degli Agenti Informativi per la lotta contro il terrorismo, sorta direparto operativo speciale alle dirette dipendenze del ministro dell'interno Virginio Rognoni, creato con particolareriferimento alla lotta alle Brigate rosse ed alla ricerca degli assassini di Aldo Moro[1].La concessione di poteri speciali a dalla Chiesa fu veduta da taluni come pericolosa o impropria (le sinistre estremela catalogarono come "atto di repressione").Dopo la morte di Aldo Moro, dalla Chiesa decise di stringere il cerchio intorno ai vertici delle Brigate Rosse.Nel frattempo, nel febbraio del 1978, dalla Chiesa aveva perso la moglie Dora, stroncata in casa a Torino da uninfarto. Per il Generale fu un duro colpo che lo lasciò per qualche tempo nella disperazione, e lo costrinsesuccessivamente a dedicarsi completamente alla lotta contro i brigatisti[1][3].In una perquisizione successiva a due arresti (Lauro Azzolini e Nadia Mantovani) in via Monte Nevoso a Milano,vengono ritrovate alcune carte riguardanti Aldo Moro, tra cui un presunto memoriale dello stesso Moro[1].Nel 1979 viene trasferito nuovamente a Milano per comandare la Divisione Pastrengo sino al dicembre 1981.Particolarmente importanti, furono i successi contro le Brigate Rosse ottenuti a seguito della sanguinosa irruzione divia Fracchia, e l'arresto di Patrizio Peci[14] (che con le sue rivelazioni contribuì a sconfiggere le Br[15]) e RoccoMicaletto.Il 16 dicembre 1981 viene promosso Vice Comandante Generale dell'Arma, la massima carica per un ufficiale deiCarabinieri[1] (all'epoca il Comandante Generale dell'Arma doveva necessariamente provenire, per espressadisposizione di legge, dalle fila dell'Esercito). Lo resta fino al 5 maggio 1982.

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Prefetto in Sicilia per combattere Cosa nostraNel 1982 viene nominato dal consiglio dei ministri prefetto di Palermo, e posto contemporaneamente in congedodall'Arma. Il tentativo del governo è quello di ottenere contro Cosa nostra gli stessi risultati brillanti ottenuti controle Brigate Rosse. Dalla Chiesa inizialmente si dimostrò perplesso da tale nomina, ma venne convinto dal ministroVirginio Rognoni, che gli promise poteri fuori dall'ordinario per contrastare la guerra tra le cosche che insanguinaval'isola.Il 12 luglio nella cappella del castello di Ivano Fracena, in provincia di Trento, sposò in seconde nozze EmanuelaSetti Carraro.A Palermo, dove arrivò ufficialmente nel maggio del 1982, lamentò più volte la carenza di sostegno da parte dellostato (emblematica la sua amara frase: "Mi mandano in una realtà come Palermo, con gli stessi poteri del prefetto diForlì").In una intervista concessa a Giorgio Bocca, il Generale dichiarò ancora una volta la carenza di sostegno e di mezzi,necessari per la lotta alla mafia, che nei suoi piani doveva essere combattuta strada per strada, rendendo palese lamassiccia presenza di forze dell'ordine alla criminalità[16].Comincia ad ottenere i primi successi investigativi, con i carabinieri che irrompono durante un summit di mafia earrestano 10 boss corleonesi, e successivamente scoprono e smantellano una raffineria di eroina.Nel giugno del 1982 riesce a sviluppare, come già aveva fatto in passato, una sorta di mappa dei boss della nuovaMafia, che chiama rapporto dei 162. Poi inizia una lunga serie di arresti, di indagini, anche in collaborazione con laGuardia di Finanza, che hanno come obiettivo quello di appurare eventuali collusioni tra politica e Cosa nostra[1].Per la prima volta, con una telefonata fatta ai carabinieri di Palermo a fine agosto, Cosa nostra sembrò annunciarel'attentato al Generale, dichiarando che dopo gli ultimi omicidi di mafia l'operazione Carlo Alberto è quasi conclusa,dico quasi conclusa[1][17].

L'omicidio

« Qui è morta la speranza dei palermitani onesti. »

(Scritta affissa il giorno seguente in prossimità del luogo dell'attentato[18])

La scena dell'omicidio dei coniugi dalla Chiesa il 3 settembre 1982

Alle ore 21.15 del 3 settembre del 1982, laA112 bianca sulla quale viaggiava ilprefetto, guidata dalla moglie EmanuelaSetti Carraro, fu affiancata, in via IsidoroCarini, a Palermo, da una BMW dalla qualepartirono alcune raffiche di KalashnikovAK-47 che uccisero il prefetto e lamoglie[1][19].

Nello stesso momento l'auto con a bordol'autista e agente di scorta, Domenico Russo,che seguiva la vettura del prefetto, venivaaffiancata da una motocicletta dalla qualepartì un'altra raffica che uccise Russo.Per l'omicidio di dalla Chiesa, di Setti Carraro e di Domenico Russo sono stati condannati all'ergastolo comemandanti i vertici di Cosa Nostra, nelle persone di Totò Riina, Bernardo Provenzano, Michele Greco, Pippo Calò,Bernardo Brusca e Nenè Geraci[20].

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Nel 2002, sono stati condannati in primo grado quali esecutori materiali dell'attentato, Vincenzo Galatolo e AntoninoMadonia entrambi all'ergastolo, Francesco Paolo Anzelmo e Calogero Ganci a 14 anni di reclusione ciascuno[1][21].

I funerali di dalla Chiesa. Riconoscibili in prima fila: il presidentedella Repubblica Sandro Pertini e Giovanni Spadolini a quel tempo

presidente del Consiglio

I funerali e la reazione dell'opinionepubblica

Il giorno dei suoi funerali, che si tennero nella chiesapalermitana di San Domenico, una grande folla protestòcontro le presenze politiche accusandole di averlolasciato solo. Vi furono attimi di tensione tra la folla ele autorità, sottoposte a lanci di monetine e insulti allimite dell'aggressione fisica. Solo il Presidente dellaRepubblica Sandro Pertini venne risparmiato dallacontestazione[22].

La figlia Rita pretese che fossero immediatamente toltedi mezzo le corone di fiori inviate dalla RegioneSiciliana (era presidente Mario D'Acquisto), e volle che

sul feretro del padre fossero deposti il tricolore, la sciabola e il berretto della sua divisa da Generale con le relativeinsegne[23].

Dell'omelia del cardinale Pappalardo, fecero il giro dei telegiornali le seguenti parole (citazione di un passo di TitoLivio), che furono liberatorie per la folla[24] mentre causarono imbarazzo tra le autorità (il figlio Nando le definì"una frustata per tutti"):

« Mentre a Roma si pensa sul da fare, la città di Sagunto viene espugnata dai nemici [..] e questa volta non è Sagunto, maPalermo. Povera la nostra Palermo[25] »

Dalla Chiesa fu insignito di medaglia d'oro al valore civile alla memoria.Il 5 settembre al quotidiano La Sicilia arrivò un'altra telefonata anonima, che annunciò: "L'operazione Carlo Albertoè conclusa"[22].

Dalla Chiesa e il caso MoroDopo il rapimento e l'uccisione di Aldo Moro, in seguito al ritrovamento di un borsello sopra un pullman, icarabinieri di dalla Chiesa riuscirono ad individuare un covo delle Brigate appartenente alla colonna Walter Alasia,situato a Milano in Via Monte Nevoso. Ne scaturirono 9 arresti e una serie di perquisizioni, nella quale furonorinvenuti alcuni documenti riguardanti il rapimento di Moro ed un memoriale dello stesso[26].Nel 1990, durante alcuni lavori, furono rinvenuti nell'appartamento di via Monte Nevoso, altri documenti riguardantiMoro nascosti in un doppio fondo di una parete. Seguirono alcune polemiche sulle circostanze in cui nel 1978 icarabinieri operarono l'inchiesta e condussero le perquisizioni.Il memoriale di Moro, sarebbe stato consegnato da dalla Chiesa a Giulio Andreotti, a causa delle informazionicontenute al suo interno. Secondo la madre di Emanuela Setti Carraro, la figlia le avrebbe confidato che il Generalenon consegnò tutte le carte rinvenute ad Andreotti, e che nelle stesse fossero indicati segreti estremamente gravi[1].Il giornalista Mino Pecorelli, amico di dalla Chiesa, aveva dichiarato che di memoriali ne erano stati rinvenuti diversie che le rivelazioni contenute all'interno fossero collegate alle responsabilità politiche del sequestro Moro[27]. Pochigiorni dopo aver dichiarato di voler pubblicare integralmente uno degli stessi sulla sua rivista Op[28] venne ucciso.Secondo la sorella del giornalista, dalla Chiesa aveva incontrato Pecorelli pochi giorni prima che venisse ucciso, ed il Generale aveva confidato al giornalista alcune importanti informazioni sul caso Moro[29], consegnandogli documenti

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riguardanti il ruolo di Giulio Andreotti[30][31].Nel 2000 un consulente della Commissione Parlamentare d'inchiesta affermò che, a suo giudizio, i carabinieriavessero falsificato la realtà, omettendo di descrivere le modalità di ritrovamento del borsello, impiegando troppotempo ad effettuare il blitz (il borsello fu ritrovato a fine agosto, il blitz venne fatto ad ottobre) e ipotizzando che laperdita del borsello da parte di Walter Azzolini non fosse stata casuale, ma un'azione che potrebbe far nasceresospetti sul suo reale ruolo in seno alle Brigate Rosse.Tali affermazioni hanno suscitato la reazione di Nando dalla Chiesa e dei magistrati Pomarici e Spataro, in difesa deicarabinieri che condussero l'indagine, la cui unica lacuna fu non individuare il doppio fondo nel muro[26].

Curiosità• A San Benedetto del Tronto per ricordarlo gli è stata intitolato "piazzale Carlo Alberto Dalla Chiesa" che è il

piazzale di accesso principale al palazzo di giustizia in via Palmiro Togliatti.

Onorificenze[32]

Grande ufficiale dell'Ordine militare d'Italia

«Ufficiale Generale dell’Arma dei Carabinieri, già postosi in particolare evidenza per le molteplici benemerenze acquisite nellalotta per la resistenza e contro la delinquenza organizzata, in un arco di nove anni ed in più incarichi – ad alcuno dei qualichiamato direttamente dalla fiducia del Governo – ideava, organizzava e conduceva, con eccezionale capacità, straordinarioardimento, altissimo valore e supremo sprezzo del pericolo una serie ininterrotta di operazioni contro la criminalità eversiva. Lesue eccelse doti di comandante, la genialità delle concezioni operative, l’infaticabile tenacia, in momenti particolarmentetravagliati della vita del Paese e di grave pericolo per le istituzioni, concorrevano in modo rilevante alla disarticolazione delle piùagguerrite ed efferate organizzazioni terroristiche, meritandogli l’unanime riconoscimento della collettività nazionale. Cadeva aPalermo, proditoriamente ucciso, immolando la sua esemplare vita di Ufficiale e di fedele servitore dello Stato. TerritorioNazionale 1 ottobre 1973 – 5 maggio 1982.[33]»— 17 maggio 1983[34]

Medaglia d'oro al Valor civile

«Già strenuo combattente, quale altissimo Ufficiale dell'Arma dei Carabinieri, della criminalità organizzata, assumeva anchel'incarico, come Prefetto della Repubblica, di respingere la sfida lanciata allo Stato Democratico dalle organizzazioni mafiose,costituenti una gravissima minaccia per il Paese. Barbaramente trucidato in un vile e proditorio agguato, tesogli con efferataferocia, sublimava con il proprio sacrificio una vita dedicata, con eccelso senso del dovere, al servizio delle Istituzioni, vittimadell'odio implacabile e della violenza di quanti voleva combattere. Palermo, 3 settembre 1982.»— 13 dicembre 1982[34]

Grande ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica italiana

— 2 giugno 1980[35]

Commendatore dell'Ordine al merito della Repubblica italiana

— 2 giugno 1977[36]

Medaglia di bronzo al Valor civile

«Comandante di Legione territoriale accorreva, in occasione di un disastroso movimento sismico, nei centri maggiormente colpiti,prodigandosi per avviare, dirigere e coordinare le complesse e rischiose operazioni di soccorso alle popolazioni. Malgrado ulterioriscosse telluriche, persisteva nella propria infaticabile opera, offrendo nobile esempio di elevate virtù civiche e di attaccamento aldovere. Sicilia Occidentale, gennaio 1968.»

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Medaglia d'argento al Valor militare

«Durante nove mesi di lotta contro il banditismo in Sicilia cui partecipava volontario, dirigeva complesse indagini e capeggiavarischiosi servizi, riuscendo dopo lunga, intensa ed estenuante azione a scompaginare ed a debellare numerosi agguerriti nuclei dimalfattori responsabili di gravissimi delitti. Successivamente, scovati i rifugi dei più pericolosi, col concorso di pochi dipendenti,riusciva con azione rischiosa e decisa a catturarne alcuni e ad ucciderne altri in violento conflitto a fuoco nel corso del qualeoffriva costante esempio di coraggio. Sicilia Occidentale, settembre 1949 - giugno 1950.»

Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia

Croce al merito di guerra (2 volte)

Medaglia di benemerenza per i Volontari della Guerra 1940–43

Distintivo di Volontario della Libertà

Medaglia commemorativa della guerra 1940 – 43

Medaglia commemorativa della guerra 1943 – 45

Medaglia Mauriziana al merito di 10 lustri di carriera militare

Medaglia al merito di lungo comando nell'esercito (20 anni)

Croce d'oro per anzianità di servizio (40 anni)

Cavaliere del Sovrano Militare Ordine di Malta

Croce con spade dell'Ordine al Merito Melitense (classe militare)

Cavaliere dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme

Distintivo di Osservatore d'Aeroplano

Avanzamento per merito di guerra

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Cinema• Cento giorni a Palermo, regia di Giuseppe Ferrara (1984)• Generale. Rivivendo Carlo Alberto Dalla Chiesa, regia di Lorenzo Rossi Espagnet (2012) [37]

Televisione• Il generale Dalla Chiesa - miniserie tv trasmessa su Canale 5 (2007)[38]

• Generale Carlo Alberto dalla Chiesa - La storia siamo noi trasmessa su Rai3

Note[1] Video e descrizioni sulla storia di dalla Chiesa tratti dalla puntata di La storia siamo noi (http:/ / www. lastoriasiamonoi. rai. it/ puntata.

aspx?id=367)[2] Scheda Carlo Alberto dalla Chiesa (http:/ / www. carabinieri. it/ Internet/ Arma/ Curiosita/ Non+ tutti+ sanno+ che/ D/ 3+ D. htm) Dal sito

dell'Arma dei carabinieri[3] Il generale dalla Chiesa - Marco Nese e Ettore Serio - AdnKronos 1982[4] Scheda Carlo Alberto dalla Chiesa (http:/ / www. carabinieri. it/ Internet/ Arma/ Curiosita/ Non+ tutti+ sanno+ che/ D/ 3+ D. htm) Dal sito

dell'Arma dei carabinieri[5] «Io, Carlo Alberto dalla Chiesa, e la lezione ignorata di mio nonno» (http:/ / archiviostorico. corriere. it/ 2002/ settembre/ 02/

Carlo_Alberto_Dalla_Chiesa_lezione_co_0_0209024905. shtml) Corriere della Sera - 2 settembre 2002[6] XX Anniversario della morte del Generale Carlo Alberto dalla Chiesa (http:/ / www. difesa. it/ Ministro/ Compiti+ e+ Attivita/ dettaglio+

interventi. htm?DetailID=199) Ministero della Difesa[7] L'ANALISI LA FINE DI UN'ERA. (http:/ / archivio. lastampa. it/ LaStampaArchivio/ main/ History/ tmpl_viewObj. jsp?objid=1040685) La

Stampa - 16 gennaio 1993[8] Scheda del Generale dalla Chiesa (http:/ / www. ansa. it/ legalita/ static/ bio/ dallachiesa. shtml) Dal sito ANSA.it[9] Palermo ricorda il generale Carlo Alberto dalla Chiesa a 25 anni dalla morte (http:/ / www. ilsole24ore. com/ art/ SoleOnLine4/ Attualita ed

Esteri/ Attualita/ 2007/ 09/ dallachiesa-Palermo-ricorda. shtml?uuid=f8533f28-59fb-11dc-ae36-00000e25108c)[10] quando uccisero dalla chiesa (http:/ / ricerca. repubblica. it/ repubblica/ archivio/ repubblica/ 2008/ 10/ 24/ quando-uccisero-dalla-chiesa.

html) La Repubblica - 24 ottobre 2008[11] Dalla Chiesa, nemico invisibile che mise in ginocchio le Br (http:/ / ricerca. repubblica. it/ repubblica/ archivio/ repubblica/ 2002/ 09/ 03/

dalla-chiesa-nemico-invisibile-che-mise-in. html) La Repubblica - 3 settembre 2002[12] 'Qui Radio Gap...' la banda 22 ottobre, un romanzo criminale (http:/ / ricerca. repubblica. it/ repubblica/ archivio/ repubblica/ 2008/ 09/ 13/

qui-radio-gap-la-banda-22-ottobre. html) La Repubblica - 13 settembre 2008[13] 1976, finisce a Porta Ticinese la fuga del br Renato Curcio (http:/ / archiviostorico. corriere. it/ 2008/ dicembre/ 03/

1976_finisce_Porta_Ticinese_fuga_co_7_081203033. shtml) Corriere della Sera - 3 dicembre 2008[14] TORNA IN LIBERTA' PATRIZIO PECI IL CAPOSTIPITE DEI PENTITI BR (http:/ / ricerca. repubblica. it/ repubblica/ archivio/

repubblica/ 1986/ 03/ 01/ torna-in-liberta-patrizio-peci-il-capostipite. html) La Repubblica - 1 marzo 1986[15] A caccia del "fantasma" Patrizio Peci il compagno che uccise le Brigate Rosse (http:/ / www. ilgiornale. it/ interni/

a_caccia_fantasma_patrizio_peci_il_compagno_che_uccise_brigate_rosse/ 19-10-2008/ articolo-id=299145-page=0-comments=1) Il Giornale- 19 ottobre 2008

[16] Intervista del Generale a Giorgio Bocca (http:/ / www. lastoriasiamonoi. rai. it/ cms/ upload/ 66. pdf) La Repubblica - 10 agosto 1982[17] Dalla Chiesa vent'anni dopo Palermo ricorda il generale (http:/ / www. repubblica. it/ online/ cronaca/ dallachiesa/ dallachiesa/ dallachiesa.

html) La Repubblica - 2 settembre 2002[18] DALLA CHIESA RILANCIA LA 'SFIDA DEGLI ONESTI' La Repubblica – [[7 febbraio (http:/ / ricerca. repubblica. it/ repubblica/ archivio/

repubblica/ 1985/ 02/ 07/ dalla-chiesa-rilancia-la-sfida-degli-onesti. html)] 1985]. URL consultato in data 02-05-2010.[19] Saverio Lodato, Il generale disarmato in Trent'anni di mafia, Rizzoli [2008], pp. 99. ISBN 978-88-17-01136-5[20] Delitto dalla Chiesa: ottavo ergastolo a Riina (http:/ / archiviostorico. corriere. it/ 1995/ marzo/ 18/

Delitto_Dalla_Chiesa_ottavo_ergastolo_co_0_95031816119. shtml) Corriere della Sera - 18 marzo 1995[21] Palermo, delitto dalla Chiesa Due ergastoli dopo 20 anni (http:/ / archiviostorico. corriere. it/ 2002/ marzo/ 23/

Palermo_delitto_Dalla_Chiesa_Due_co_0_02032311291. shtml) Corriere della Sera - 23 marzo 2002[22] GEN. C.A. CARLO ALBERTO DALLA CHIESA - NOTA BIOGRAFICA (http:/ / www. carabinieri. it/ Internet/ Arma/ Curiosita/ Non+

tutti+ sanno+ che/ D/ 3+ D. htm) Sito dell'Arma dei Carabinieri[23] La dalla Chiesa si confessa al nuovo "Sorrisi e Canzoni" (http:/ / www. lastampa. it/ redazione/ cmsSezioni/ spettacoli/ 200709articoli/

25370girata. asp) La Stampa - 3 settembre 2007[24] Pappalardo, quel grido in cattedrale - l'Unità, 11 dicembre 2006[25] Palermo, è morto il cardinale Pappalardo simbolo della lotta contro la mafia (http:/ / www. repubblica. it/ 2006/ 12/ sezioni/ cronaca/

morto-pappalardo/ morto-pappalardo/ morto-pappalardo. html) La Repubblica - 10 dicembre 2006

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[26] "Caso Moro, troppe falsità dalla Chiesa non fu sleale" (http:/ / archiviostorico. corriere. it/ 2000/ marzo/ 16/Caso_Moro_troppe_falsita_Dalla_co_0_0003169148. shtml) Corriere della Sera - 16 marzo 2000

[27] intreccio Pecorelli Moro, gia' da un anno s' indaga (http:/ / archiviostorico. corriere. it/ 1993/ aprile/ 15/intreccio_Pecorelli_Moro_gia_anno_co_0_930415968. shtml) Corriere della Sera - 15 aprile 1993

[28] I giudici:"Il delitto Pecorelli nell'interesse di Andreotti" (http:/ / www. repubblica. it/ online/ politica/ propeco/ motivazioni/ motivazioni.html?ref=search) La Repubblica - 13 febbraio 2003

[29] ' E ANDREOTTI DISSE: FERMATE PECORELLI' (http:/ / ricerca. repubblica. it/ repubblica/ archivio/ repubblica/ 1993/ 06/ 11/andreotti-disse-fermate-pecorelli. html) La Repubblica - 11 giugno 1993

[30] Processo Pecorelli. Il pg di Cassazione: contro Andreotti solo congetture senza prove. Il senatore va assolto (http:/ / www. rainews24. rai. it/it/ news. php?newsid=42857) RaiNews24.it

[31] PECORELLI, VIA AL PROCESSO ANDREOTTI: ' IO CI SARO' (http:/ / ricerca. repubblica. it/ repubblica/ archivio/ repubblica/ 1996/04/ 11/ pecorelli-via-al-processo-andreotti-io. html) La Repubblica - 11 aprile 1996

[32] Foto dove sono visibili le onorificenze. (http:/ / img222. imageshack. us/ img222/ 2886/ gen0717ak1. jpg)[33] Sito web dell'Ordine militare d'Italia:OMI concesse 1983-2010 (http:/ / www. ordinemilitare. org/ site/ index. php?option=com_docman&

Itemid=29). URL consultato in data 6-11-2011.[34] Sito web del Quirinale: dettaglio decorato (http:/ / www. quirinale. it/ elementi/ DettaglioOnorificenze. aspx?decorato=3444). URL

consultato in data 23-07-2010.[35] Sito web del Quirinale: dettaglio decorato. (http:/ / www. quirinale. it/ elementi/ DettaglioOnorificenze. aspx?decorato=250113)[36] Sito web del Quirinale: dettaglio decorato. (http:/ / www. quirinale. it/ elementi/ DettaglioOnorificenze. aspx?decorato=291852)[37] (http:/ / www. cinemaitaliano. info/ generale) cinemaitaliano.info[38] «Dalla Chiesa abbandonato nella battaglia» (http:/ / ricerca. gelocal. it/ ilcentro/ archivio/ ilcentro/ 2007/ 09/ 10/ CT2PO_CT209. html) Il

Centro - 10 settembre 2007

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Nese e Ettore Serio - AdnKronos (1982)• Morte di un generale: l'assassinio di Carlo Alberto dalla Chiesa, la mafia, la droga, il potere politico. di Pino

Arlacchi - Arnoldo Mondadori Editore (1982)• Delitto imperfetto: il generale, la mafia, la società italiana. di Nando dalla Chiesa - Editori Riuniti (1984)• Storia dei Carabinieri: imprese, battaglie, uomini e protagonisti: i due secoli della benemerita al servizio della

gente. di Francesco Grisi - Piemme (1996)• La strategia vincente del generale dalla Chiesa contro le Brigate rosse e la mafia. di Gianremo Armeni - Edizioni

Associate (2003)• A Palermo per morire. I cento giorni che condannarono il Generale dalla Chiesa. di Luciano Mirone -

Castelvecchi Editore (2012)

Voci correlate•• Carabinieri•• Mafia•• Terrorismo•• Anni di piombo•• Strage di via Carini•• Irruzione di via Fracchia•• Nando dalla Chiesa•• Rita dalla Chiesa

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Collegamenti esterni• Carlo Alberto dalla Chiesa sul sito dei Carabinieri (http:/ / www. carabinieri. it/ Internet/ Arma/ Curiosita/ Non+

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it/ puntate/ generale-carlo-alberto-dalla-chiesa/ 652/ default. aspx), puntata integrale video, scheda e filmati• L'ultima intervista di dalla Chiesa (http:/ / www. wuz. it/ articolo/ 704/ intervista-bocca-dalla-chiesa. html),

pubblicata a Giorgio Bocca (10 agosto 1982).• Sentenza di I grado sull'omicidio (http:/ / antimafia. altervista. org/ sentenze. php)

Cosa nostra

Cosa nostra

Totò Riina, capo dei capi di Cosa Nostra

Nomi alternativi mafia siciliana

Area di origine Sicilia

Aree di influenza Sicilia - Italia

Periodo inizio XIX secolo - in attività

Alleati Cosa nostra americana

Mafie sudamericane

Attività Traffico di droga

Traffico di armi

Traffico di rifiuti

Usura

Estorsione

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Riciclaggio di denaro

Gestione del Gioco d'azzardo

Infiltrazioni negli appalti

Traffico di opere d'arte

Pentiti Tommaso Buscetta

Giovanni Brusca

Gaspare Spatuzza

Gaspare Mutolo

Nino Giuffrè

« Cosa Nostra è da un lato contro lo Stato e dall'altro è dentro e con lo Stato, attraverso i rapporti esterni con suoirappresentanti nella società e nelle istituzioni. »

(Pietro Grasso, procuratore nazionale antimafia[1])

Con l'espressione Cosa nostra o Mafia Siciliana si è soliti indicare un'organizzazione criminale di stampoterroristico-mafioso[2] presente in Sicilia dagli inizi del XIX secolo e trasformatasi nella prima metà del XX secoloin una organizzazione internazionale.È costituita da gruppi, chiamati famiglie, organizzati al loro interno sulla base di un rigido sistema gerarchico,composto da gregari di diverso livello. L'intero territorio controllato è suddiviso in "mandamenti". Questi possonoinglobare due o più quartieri in città oppure due o più paesi in provincia. Ogni mandamento è composto da famiglieche, insieme, eleggono un "capo mandamento" che rappresenta le stesse nella "commissione provinciale". Ogni capomandamento elegge un sottocapo e da 1 a 3 consiglieri. Il grado immediatamente sotto è il "capo decina" checomanda direttamente parte dell'esercito delle famiglie: i "picciotti". Un ulteriore livello di importanza è ilrappresentante della provincia che fa gli interessi di quest'ultima nella "commissione interprovinciale".Con il termine "Cosa nostra" oggi ci si riferisce esclusivamente alla mafia siciliana (anche per indicare le sueramificazioni internazionali, specie negli Stati Uniti d'America), per distinguerla dalle altre, internazionali,genericamente indicate col termine di "mafie".Gli interventi dello Stato, che in passato aveva trascurato anche volutamente il problema, si sono fatti più decisi apartire dagli anni ottanta. In ciò grande merito ha avuto il Pool antimafia, creato dal giudice Antonino Caponnetto dicui facevano parte i magistrati Giuseppe Di Lello, Leonardo Guarnotta, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.Costoro, anche a costo della loro vita, hanno distrutto il cuore di Cosa nostra, dimostrandone la reale esistenza egarantendo la possibilità di punirne gli adepti. Fino ad allora l'impunità dei suoi membri era pressoché garantitaattraverso infiltrazioni politiche e nei palazzi di giustizia.Negli anni novanta la Sicilia venne militarizzata allo scopo di liberare gli organi di Polizia dalle attività dipiantonamento, lasciandoli liberi di dedicarsi in pieno alle indagini e alla ricerca dei latitanti.Nel 2006, l'arresto dopo una latitanza record di 43 anni del superlatitante Bernardo Provenzano ad opera dellaProcura Antimafia di Palermo ha inflitto un ulteriore duro colpo all'organizzazione, che ora sta probabilmentesubendo l'evoluzione in Stidda (sempre di stampo mafioso ma meno potente e pericolosa).Anche economicamente Cosa nostra ha subito un ridimensionamento, ciò anche a causa dell'applicazione della leggesul sequestro dei beni e il contestuale aumento di potere della 'Ndrangheta, che ha assunto il controllo e ilpredominio del traffico internazionale di droga.

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Storia

Le origini"Cosa nostra" nacque nei primi anni del XIX secolo dal ceto sociale dei massari, dei fattori e dei gabellotti, chegestivano i terreni della nobiltà siciliana, avvalendosi dei braccianti che vi lavoravano. Cosa nostra, come tutte lealtre mafie, nacque per la scarsa presenza dello Stato sul territorio, ed iniziò ad assumerne le funzioni. Era genteviolenta, che faceva da intermediario fra gli ultimi proprietari feudali e gli ultimi servi della gleba d'Europa e, permeglio esercitare il loro mestiere, si circondavano di scagnozzi prezzolati. Questi gruppi divennero rapidamentepermanenti assumendo il nome di "sette, confraternite, cosche". Il primo documento storico in cui viene nominatauna cosca mafiosa è del 1837: il procuratore generale di Trapani, Pietro Calà Ulloa, riferisce ai suoi superiori aNapoli dell'attività di strane sette dedite ad imprese criminose che corrompevano anche impiegati pubblici. Nel 1863Giuseppe Rizzotto scrive, con la collaborazione del maestro elementare Gaspare Mosca, I mafiusi de la Vicaria,un'opera teatrale in siciliano ambientata nelle Grandi Prigioni del capoluogo siciliano. È a partire da questo dramma,che ebbe grande successo e venne tradotto in italiano, napoletano e meneghino, che il termine mafia si diffonde sututto il territorio nazionale. Fino ad allora la mafia si caratterizzava come una struttura al di fuori dello Stato, mastrettamente legata ad esso.Lo sviluppo della criminalità organizzata in Sicilia è sostanzialmente attribuibile agli eventi contemporanei esuccessivi all'Unità d'Italia, in particolare a quella che fu l'acuta crisi economica da questa indotta in Sicilia e nelMeridione d'Italia. Infatti lo Stato italiano, non riuscendo a garantire un controllo diretto e stabile del governodell'isola (la cui organizzazione sociale era molto diversa da quella settentrionale), cominciò a fare affidamento sullecosche mafiose che, ben conoscendo i meccanismi locali, facilmente presero le veci del governo centrale.La prima analisi esaustiva in cui venne espressamente usato il termine mafia fu compiuta nel 1876 da LeopoldoFranchetti, dopo la celebre inchiesta compiuta insieme a Sidney Sonnino, che venne pubblicata con il titoloCondizioni politiche e amministrative della Sicilia.Ma la prima vera associazione mafiosa in Sicilia fu la "Fratellanza di Favara", una specie di setta che nacque nellaprovincia di Agrigento nel 1878 e si pensa che operò fino al 1883. Essa presentava una struttura piramidale: uno opiù capi-testa comandavano più capi-decina, ognuno dei quali aveva sotto di sé non più di dieci affiliati. Inizialmentefacevano parte di essa solo pastori, contadini, artigiani e zolfatai ma in seguito entrarono a farne parte pure iproprietari terrieri, rendendola molto potente.Nel 1893, in seguito al delitto Notarbartolo, l'esistenza di Cosa nostra (e dei suoi rapporti con la politica) divennenota in tutta Italia.

L'epoca delle rivendicazioni agricole

Cartina della Sicilia dei primi anni del Novecento

Anche se non più con un regime feudale, nelle campagne siciliane gliagricoltori erano ancora sfruttati. I grandi proprietari terrieririsiedevano a Palermo o in altre grandi città e affittavano i loro terrenia gabellotti con contratti a breve termine, che, per essere redditizi,costringevano il gabellotto a sfruttare i contadini. Per evitare rivolte elavorare meglio, al gabellotto conveniva allearsi con i mafiosi, che daun lato offrivano il loro potere coercitivo contro i contadini, dall'altrole loro conoscenze a Palermo, dove si siglavano la maggioranza deicontratti agricoli.

A partire dal 1891 in tutta la Sicilia gli agricoltori si unirono in fasci, sorta di sindacati agricoli guidati dai socialisti locali, chiedendo contratti più equi e una distribuzione più adeguata della ricchezza. Non si trattava di movimenti

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rivoluzionari in senso stretto ma essi furono comunque condannati dal governo di Roma che, nella persona di Crispi,nel 1893 inviò l'esercito per scioglierli con l'uso della forza. Giuseppe de Felice Giuffrida, considerato il fondatoredei fasci siciliani, venne processato e imprigionato.Poco prima che fossero sciolti, la mafia aveva cercato di infilare alcuni suoi uomini in queste organizzazioni in modoche, se mai avessero avuto successo, essa non avrebbe perso i suoi privilegi. Continuò però anche ad aiutare igabellotti cosicché, chiunque fosse uscito vincitore, essa ci avrebbe guadagnato fungendo da mediatrice tra le parti.Quando fu chiaro che lo Stato sarebbe intervenuto con la legge marziale, la "Fratellanza", detta anche "OnorataSocietà" (due dei termini usati all'epoca per identificare Cosa nostra), si distaccò dai fasci (che avevano tentato intutti i modi di evitare la penetrazione di mafiosi nelle loro file, spesso riuscendoci) e anzi aiutò il governo nella suarepressione. Come "vendetta" per l'azione dei Fasci, che voleva mettere in discussione il potere dei latifondisti, nel1915 a Corleone i mafiosi uccisero Bernardino Verro, che era stato tra i più accesi animatori del movimento deiFasci siciliani negli anni novanta del XIX secolo.Con Giolitti si permise alle cooperative di chiedere prestiti alle banche e di intraprendere da sole, senza gabellotti,contratti diretti coi proprietari terrieri. Questo, insieme alla nuova legge elettorale del suffragio universale maschile,portò non solo alla vittoria di diversi sindaci socialisti in varie città siciliane, ma anche all'eliminazione del ruolomafioso nella mediazione per i contratti.Per stroncare il pericolo "rosso", la mafia dovette allearsi con la Chiesa cattolica siciliana, anch'essa preoccupata pergli sviluppi dell'ideologia marxista materialista nelle campagne. Le cooperative cattoliche quindi non si chiusero adinfiltrazioni mafiose, a patto che questi ultimi scoraggiassero in tutti i modi i socialisti. Nel primo quindicennio delNovecento si iniziano a contare le prime vittime socialiste ad opera della mafia, che colpiva sindaci, sindacalisti,attivisti e agricoltori indisturbatamente.Il tema delle terre negate ai contadini resterà uno dei principali motivi di scontro sociale in Sicilia fino al secondodopoguerra.

Il rapporto SangiorgiErmanno Sangiorgi, di origini romagnole, venne inviato a Palermo in veste di questore nel 1898 mentre era in corsouna guerra di mafia, iniziata due anni prima, nel 1896. Indagando sui delitti commessi dalle cosche della Concad'Oro, Sangiorgi capì che gli omicidi non erano il prodotto di iniziative individuali, ma implicavano leggi, decisionicollegiali, e un sistema di controllo territoriale. Sangiorgi scoprì inoltre che le due famiglie più ricche di Palermo, iFlorio e i Whitaker, vivevano fianco a fianco con la mafia, da cui ricevevano protezione ma da cui erano al contempominacciate.Nell'ottobre 1899, Francesco Siino, capo-mafia sfuggito miracolosamente ad un agguato mortale tesogli dagli uominidi Antonino Giammona nel contesto della guerra di mafia, venne messo alle strette da Sangiorgi e confessò che ilnuovo capo supremo della mafia siciliana era proprio il suo nemico Giammona. Inoltre dichiarò che la Conca d'Oroera divisa in otto cosche mafiose:1.1. Piana dei Colli,2. Acquasanta,3.3. Falde,4. Malaspina,5. Uditore,6. Passo di Rigano,7.7. Perpignano,8. Olivuzza.

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Disegno del processo ai presunti mafiosi fatti arrestare dal questoreSangiorgi, pubblicato sul quotidiano L'Ora (maggio 1901)

Sangiorgi, in base a queste dichiarazioni, firmò moltimandati di cattura. La notte tra il 27 e il 28 aprile 1900la Questura fece arrestare diversi mafiosi, tra cuiAntonino Giammona. Alla procura di Palermo,Sangiorgi inviò un rapporto di 485 pagine checonteneva una mappa dell'organizzazione della mafiasiciliana con un totale di 280 "uomini d'onore". Ilprocesso cominciò nel maggio 1901 ma Siino ritrattòcompletamente le sue dichiarazioni. Dopo solo unmese, giunsero le condanne di primo grado: soltanto 32imputati furono giudicati colpevoli di aver dato vita aun'associazione criminale e, tenuto conto del tempo giàtrascorso in carcere, molti furono rilasciati il giornodopo.

La prima guerra mondiale e le sueconseguenze

Nel 1915, l'Italia entra nella prima guerra mondiale e vengono chiamati alle armi centinaia di migliaia di giovani datutto il paese. In Sicilia, a causa della chiamata alla leva, i disertori furono numerosi. Essi abbandonarono le città e sidettero alla macchia all'interno dell'isola, vivendo per lo più di rapina. A causa della mancanza di braccia perl'agricoltura e delle sempre maggiori richieste di carne dal fronte, moltissimi terreni vengono adibiti al pascolo.

Queste due condizioni fanno aumentare enormemente l'influenza di Cosa nostra in tutta l'isola. Aumentati i furti dibestiame e l'abigeato, i proprietari terrieri si rivolsero sempre più spesso ai mafiosi, piuttosto che alle impotentiautorità statali, per farsi restituire almeno in parte le mandrie. I boss, nei loro abituali panni, si prestano a mediare trai banditi e le vittime, prendendo una parcella per il loro lavoro.Alla fine della prima guerra mondiale, l'Italia affronta un momento di crisi, che rischia di sfociare in una vera epropria rivolta popolare, ad imitazione della recente rivoluzione russa. Al nord gli operai scioperano e chiedonomigliori condizioni di lavoro, al sud sono i giovani ritornati a casa a lamentarsi per le promesse non mantenute dalgoverno (in particolar modo quelle relative alla terra).Moltissimi quindi vanno ad ingrossare le file dei banditi, altri entrano direttamente nella mafia e altri ancora cercanodi riformare i fasci o comunque partecipano ai consigli socialisti siciliani.Fu in questo clima di tensione che il fascismo fece la sua comparsa.

L'epoca fascistaIl fascismo iniziò una campagna contro i mafiosi siciliani, subito dopo la prima visita di Mussolini in Sicilia nelmaggio del 1924. Il 2 giugno dello stesso anno venne inviato in Sicilia Cesare Mori, prima come prefetto di Trapani,poi a Palermo dal 22 ottobre 1925, soprannominato il Prefetto di ferro, con l'incarico di sradicare la mafia conqualsiasi mezzo.L'azione del Mori fu dura ed efficace. Centinaia e centinaia furono gli uomini arrestati e finalmente condannati.Celebre è l'assedio di Gangi in cui Mori assediò per quattro mesi il centro cittadino, in quanto esso era consideratouna delle roccaforti mafiose. In questo periodo venne arrestato il boss Vito Cascio Ferro.Dopo alcuni arresti eclatanti di capimafia, anche i vertici di Cosa nostra non si sentivano più al sicuro e scelsero duevie per salvarsi: una parte emigrò negli USA, andando ad ingrossare le file di Cosa nostra americana, mentre un'altrarestò in disparte.

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Il "prefetto di ferro" scoprì anche collegamenti con personalità di spicco del fascismo come Alfredo Cucco, che fuespulso dal PNF. Nel 1929 Mori fu nominato senatore e collocato a riposo. I limiti della sua azione fu lui stesso ariconoscerli in tempi successivi: l'accusa di mafia veniva spesso avanzata per compiere vendette o colpire individuiche nulla c'entravano con la mafia stessa, come fu con Cucco e con il generale Antonino Di Giorgio. Alcuni mafiosierano membri del PNF, a conoscenza e con il favore di Benito Mussolini.Tra i mafiosi protetti dal regime fascista c'erano: il principe Lanza di Scalea, Epifanio Gristina, il barone VincenzoFerrara, i baroni Li Destri e Sgadari e molti altri. Questi ultimi furono processati, ma vennero assolti essendo amicidel duce Benito Mussolini. Il principe Lanza di Scalea fu uno dei candidati nelle liste del PNF per le amministrativedi Palermo mentre a Gangi il barone Li Destri, pure candidato del PNF, era protettore e capo di banditi e delinquenti.Il carabiniere Francesco Cardenti così riferisce: "Il barone Li Destri al tempo della maffia era appoggiato forte aibriganti che adesso si trovano carcerati a Portolongone (Elba)se qualcuno passava dalla sua proprietà che ègelosissimo diceva: Non passare più dal mio terreno altrimenti ti faccio levare dalla circolazione, adesso che i tempisono cambiati e che è amico della autorità [...] Non passare più dal mio terreno altrimenti ti mando al confino."[3]

I mezzi usati dalla Polizia nelle numerose azioni condotte per sgominare il fenomeno mafioso portarono ad unaumento della sfiducia della popolazione nei confronti dello Stato. Mori fu comunque il primo investigatore italianoa dimostrare che la mafia può essere sconfitta con una lotta senza quartiere, come sosterrà successivamente ancheGiovanni Falcone.

La seconda guerra mondiale

Vito Genovese

Durante la seconda guerra mondiale, numerosi boss italoamericani, in carcerenegli USA (Lucky Luciano e Vito Genovese, per citare i più noti), furonocontattati dai servizi segreti americani, chiamati all'epoca OSS (Office ofStrategic Service), per essere impiegati con la promessa della libertà al fine diassicurare agli alleati il controllo sull'isola. Non furono contattati solo bossamericani ma anche siciliani, come Vincenzo Di Carlo, Calogero Vizzini eGiuseppe Genco Russo.

Questi contatti avevano lo scopo di facilitare lo sbarco alleato sulle costesiciliane e successivamente, quando il controllo dell'isola era affidato aglialleati, a mantenere l'isola stabile dal punto di vista politico. In particolarmodo, quando l'isola tornò sotto il controllo italiano, la mafia fu utilizzata, equindi involontariamente le si permise di riprendersi dopo l'era di Mori, infunzione anti-socialista ed anti-comunista.

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Salvatore Giuliano

Salvatore Giuliano

Fu alla fine della seconda guerra mondiale che l'E.V.I.S. (EsercitoVolontario per l'Indipendenza Siciliana) nominò colonnello il banditoSalvatore Giuliano, capo di una banda di fuorilegge che terrorizzavanola Sicilia con le loro azioni.

Sempre più compromesso dai legami coi grandi mafiosi latifondisti econ i politici della Democrazia Cristiana, il bandito Giuliano e la suabanda compiranno vari attentati nelle provincie di Palermo e di Trapanicontro sedi del PCI e del PSI: queste violenze culmineranno nellastrage di Portella della Ginestra (1º maggio 1947), contro i manifestantisocialisti e comunisti a Piana degli Albanesi (provincia di Palermo), incui moriranno 11 persone e altre 27 rimarranno ferite.

Infine la banda di Giuliano sarà smantellata dagli arresti operati dalleforze dell'ordine e lo stesso Salvatore Giuliano verrà ucciso nel 1950dal suo luogotenente Gaspare Pisciotta, su ordine dei capi mafiosi a cuiil bandito non serviva più ed era diventato scomodo perché aconoscenza di molti retroscena della strage di Portella della Ginestra edi collusioni tra mafia e politica. In seguito Pisciotta verrà arrestato emorirà avvelenato nel carcere dell'Ucciardone nel 1954 perché voleva

rivelare i nomi dei mandanti della strage di Portella della Ginestra.

Il dopoguerraDopo la seconda guerra mondiale, la società siciliana subì una profonda trasformazione, con una riduzione del pesoeconomico dell'agricoltura a favore di altri settori come il commercio o il terziario del settore pubblico. In questoperiodo l'amministrazione pubblica in Sicilia divenne l'ente più importante in fatto di economia.Cosa nostra naturalmente seppe sfruttare adeguatamente questo cambio di tendenze, catapultando sé stessa verso inuovi campi socialmente ed economicamente predominanti.Per riuscirci dovette stringere maggiormente, più di quanto aveva fatto in passato, i rapporti con la politica e i politicidel partito maggiore in Italia e in Sicilia, la Democrazia Cristiana. Non meno importante fu l'atteggiamentoindulgente di Ernesto Ruffini, arcivescovo di Palermo dal 1946 al 1967.Da questo patto la mafia traeva guadagni nella gestione, ottenuta grazie ad appalti truccati, dello sviluppo edilizio diinfrastrutture e di nuovi quartieri delle maggiori città, della riscossione delle tasse per conto dello Stato,dell'assunzione di personale per gli enti statali e in più poteva godere della più totale immunità. La DemocraziaCristiana ci guadagnava perché Cosa nostra, per via del controllo sul territorio, era in grado di indirizzare grandiquantità di voti dove voleva.Sono gli anni del sacco di Palermo, gli anni in cui Salvo Lima era sindaco e Vito Ciancimino assessore ai lavoripubblici. In quattro anni vennero concesse 4205 licenze edilizie, di cui 3011 intestate alle stesse 5 persone, deimuratori che risultavano nullatenenti e che si è poi scoperto essere dei prestanome. In questi anni vennero rase alsuolo le splendide ville Liberty del centro della città per essere sostituite con palazzi giganteschi. La stessa sortetoccò alle periferie e a molte zone verdi. Tutto questo avvenne anche grazie alla compiacenza di alcuni grandi istitutidi credito siciliani che finanziavano imprenditori mafiosi a scapito di quelli onesti.Tra il 10 e il 16 ottobre 1957 avvennero una serie di riunioni all'Hotel des Palmes di Palermo fra i capi di Cosa nostra e quelli di Cosa nostra americana. A rappresentare Cosa nostra americana vi erano Joseph Bonanno, Lucky Luciano, Carmine Galante, Santo Sorge, John Bonventre ed altri, mentre la mafia siciliana era rappresentata da Giuseppe Genco Russo, Salvatore "Ciaschiteddu" Greco, suo cugino Salvatore Greco (noto come "l'ingegnere" o "Totò il

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lungo"), Angelo La Barbera, Gaetano Badalamenti, Rosario Mancino, Cesare Manzella, Calcedonio Di Pisa eTommaso Buscetta. Gli scopi dei vari incontri furono l'organizzazione del traffico di droga verso gli Stati Uniti e lacreazione di una "Commissione" su modello di quella di Cosa nostra americana, necessaria ad aggregare la volontàdelle famiglie mafiose sparse in Sicilia e a placare dissensi e scontri all'interno di Cosa nostra.Nel 1958 il quotidiano L'Ora fu il primo giornale che intraprese la pubblicazione di una serie di documentati edettagliati articoli di inchiesta sul fenomeno mafioso in Sicilia e delle sue collusioni con il potere politico locale,pubblicando foto e nomi di personaggi di spicco delle cosche mafiose. A causa di ciò, il 19 ottobre 1958 l'esplosionedi 5 kg di tritolo devastò la storica sede del quotidiano a Palermo. In seguito all'attentato, l'allora presidente dellaRepubblica Giuseppe Saragat dichiarerà in Parlamento: "Ci voleva l'attentato all'Ora per scoprire che in Sicilia c'èla mafia".

Prima guerra di mafiaLa prima guerra di mafia fu scatenata da una truffa a proposito di una partita di eroina nel 1962: il boss CalcedonioDi Pisa, inviato a Brooklyn dalla Sicilia per consegnare una partita di droga, fu accusato di averne sottratto una partee fu ucciso. Dopo questo episodio, all'interno di Cosa nostra si formarono due fazioni: da una parte i Greco diCiaculli e dall'altra i fratelli La Barbera, appoggiati dal boss dell'Uditore Pietro Torretta.Dopo l'assassinio di Di Pisa, Salvatore La Barbera venne fatto sparire. Il 13 febbraio 1963 Angelo La Barberarispose distruggendo con un'autobomba la casa di Salvatore Greco, boss della famiglia rivale, che però si salvò.La sua risposta non si fece attendere e il 19 aprile un gruppo di quattro uomini aprì il fuoco su una pescheria in viaEmpedocle Restivo a Palermo che apparteneva ad alcuni soldati di La Barbera. Nello scontro persero la vita dueuomini di La Barbera e due restarono feriti. Pochi giorni dopo Cesare Manzella, il boss di Cinisi fedele alleato deiGreco, venne dilaniato dall'esplosione di una Giulietta.L'episodio che mise fine alla guerra ebbe luogo in viale Regina Giovanna a Milano, il 25 maggio 1963, quandol'automobile di Angelo La Barbera venne crivellata di proiettili dai sicari dei Greco, ferendolo gravemente. Pocotempo dopo l'attentato, La Barbera venne arrestato in un ospedale milanese e finì definitivamente in carcere,mettendolo così a tacere per sempre.Il 30 giugno 1963 in località Ciaculli, nei dintorni di Palermo, un contadino chiamò i Carabinieri per segnalare lastrana presenza di una Giulietta abbandonata con una gomma bucata. All'arrivo i Carabinieri si accorsero subito cheera un'autobomba e furono chiamati così gli uomini del genio militare. Ma mentre essi toglievano la bomba, iltenente dei Carabinieri Mario Malausa aprì il bagagliaio innescando un'altra bomba, che uccise due uomini del geniomilitare e cinque Carabinieri. Questo attentato provocò l'indignazione nazionale e centinaia di arresti operati dalleforze dell'ordine nei confronti dei mafiosi. Per questo motivo numerosi capi mafiosi, come Giuseppe Genco Russo eMichele Cavataio, finirono in carcere e la Commissione mafiosa venne sciolta.

Processi contro Cosa nostraTra il 1967 e il 1968 si svolse a Catanzaro il cosiddetto "processo dei 114", istruito dal pubblico ministero CesareTerranova, nel quale erano imputati tutti i principali boss mafiosi siciliani, accusati dei delitti avvenuti durante laprima guerra di mafia. Infine il processo si concluse con qualche condanna e assoluzioni di molti capimafia comeTano Badalamenti e Luciano Liggio.Un altro esempio dell'immunità raggiunta dalla mafia è il processo di Bari, istruito sempre da Cesare Terranova, concluso in prima sessione l'11 giugno del 1969, nel quale erano sotto accusa di associazione a delinquere 64 persone del clan mafioso di Corleone, tra le quali Salvatore Riina, Bernardo Provenzano, Calogero Bagarella e Luciano Liggio, con la totale assoluzione di tutti gli imputati per insufficienza di prove (in realtà i giudici vennero minacciati pesantemente), nonostante un soldato dei corleonesi, Luciano Raia, testimoniò al processo gli omicidi commessi dai "peri 'ncritati" durante la loro scalata al potere mafioso all'interno del clan di Corleone. Le confessioni di Raia non portarono a nulla perché egli fu giudicato "insano di mente": spuntarono fuori dagli ospedali e dai

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manicomi giudiziari decine di certificati che attestavano delle presunte "crisi epilettiche".È ovvio quindi che di mafia fino alla fine degli anni settanta, quando questa situazione iniziò a cambiare, lo Statonon voleva che si parlasse.

La mafia trapaneseI trapanesi erano tenuti in alta considerazione dentro Cosa Nostra, per via dei loro legami, anche familiari con lefamiglie americane, in particolare quelle di origine castellammarese come la famiglia Bonanno.Fino agli anni settanta il territorio era diviso tra Vincenzo Rimi ad Alcamo, legato a Badalamenti, i fratelli Calogeroe Salvatore Minore vicini a Bontate, come il castelvetranese Francesco Messina Denaro, che in seguito passò con icorleonesi, insieme al mazarese Mariano Agate. La famiglia Rimi fu implicata in vario modo nel Golpe Borghese. Ilsociologo Pino Arlacchi scrive che Vincenzo Rimi era "considerato come il leader morale di tutta Cosa Nostrasiciliana degli anni Cinquanta e Sessanta". Salvatore Minore nel 1982 sarà vittima della seconda guerra di mafia e ilsuo posto verrà preso da Vincenzo Virga.

L'ascesa del clan dei CorleonesiNel 1969 un gruppo di fuoco, composto da uomini dei Corleonesi e delle famiglie mafiose dei boss Stefano Bontatee Giuseppe Di Cristina, fecero irruzione nel palazzo dove lavorava Michele Cavataio, uno dei boss responsabili dellaprima guerra di mafia; egli venne ucciso assieme ad altri suoi collaboratori e nello scontro a fuoco morì ancheCalogero Bagarella, uno dei Corleonesi e amico d'infanzia di Totò Riina. Questo fatto è meglio ricordato come lastrage di viale Lazio dove morirono 6 persone.Dopo l'uccisione di Cavataio, venne ricreata la Commissione mafiosa, gestita da un "triunvirato" provvisoriocomposto da Stefano Bontate, Tano Badalamenti e Luciano Liggio, boss del clan dei Corleonesi.Le tensioni all'interno della neonata Commissione cominciarono nel 1971, quando i Corleonesi decisero di rapireAntonino Caruso, figlio di un famoso imprenditore palermitano, e ordinarono altri sequestri a scopo di estorsione,inimicandosi però le altre famiglie mafiose, che non approvavano questa attività.Il 5 maggio 1971 i Corleonesi assassinarono a Palermo il procuratore Pietro Scaglione perché impegnato in inchiestesu Cosa nostra: per la prima volta nel dopoguerra la mafia colpiva un magistrato in Sicilia.Nel 1973 Leonardo Vitale, "uomo d'onore" della famiglia mafiosa di Altarello di Baida in preda ad una crisi mistica,si presentò alla questura di Palermo e denunciò i boss corleonesi Salvatore Riina e Bernardo Provenzano, ilcapomafia palermitano Michele Greco e il politico Vito Ciancimino, si autoaccusò di vari delitti e descrisse lastruttura di Cosa nostra: era il primo "pentito" della storia della mafia. Però Vitale non venne creduto e vennerinchiuso per dieci anni in un manicomio criminale perché dichiarato "insano di mente". Dimesso dal manicomio,venne ucciso nel 1984.

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Seconda guerra di mafia

L'omicidio di Stefano Bontate (23 aprile 1981)

La seconda guerra di mafia, detta anche "Mattanza", si svolse tra il1978 e il 1983.

Nel 1974 Salvatore Riina divenne il nuovo capo del clan deiCorleonesi dopo l'arresto del boss Luciano Liggio e divenne rivaledelle principali famiglie mafiose palermitane. Così all'interno di Cosanostra si formarono due fazioni, come nella prima guerra di mafia: dauna parte c'erano i Corleonesi appoggiati da Michele Greco, il boss cheallora era considerato il Capo dei Capi della "Commissione"; dall'altrac'era la fazione di don Tano Badalamenti, appoggiato da StefanoBontate, Salvatore Inzerillo, Giuseppe Di Cristina, Tommaso Buscettae dalle famiglie catanesi comandate da Pippo Calderone.

Nel 1978 Giuseppe Di Cristina, il boss di Riesi che era il principalenemico della fazione dei Corleonesi, cominciò a parlare con il capitanodei Carabinieri Alfio Pettinato per cercare di fare arrestare Totò Riina.Nello stesso periodo Riina fece espellere Tano Badalamenti dallaCommissione e fece uccidere Di Cristina e Pippo Calderone. Allamorte di Calderone prese il controllo delle famiglie catanesi il mafiosoBenedetto Santapaola, detto anche Nitto, fedele alleato di Totò Riina e dei suoi compari.

Nel 1981 Tommaso Buscetta scappò in Brasile per sfuggire alla Mattanza, che iniziò il 23 aprile 1981 quando il bossStefano Bontate fu assassinato dai Corleonesi a colpi di mitragliatrice AK-47 benché avesse appena comperatoun'Alfa Romeo Alfetta antiproiettile.Dopo l'assassinio di Bontate, Badalamenti, ormai espulso da Cosa nostra, fuggì in Brasile e poi in Spagna, dovevenne arrestato dall'FBI con l'accusa di traffico di droga.L'11 maggio 1981 Salvatore Inzerillo, boss di Passo di Rigano, venne freddato fuori casa della sua amante. Nelperiodo successivo furono uccisi più di quattrocento uomini della fazione Bontate-Badalamenti-Inzerillo.Così la direzione dalle famiglie palermitane fu affidata completamente a uomini fedeli ai Corleonesi e Totò Riinadiventò il temuto Capo dei Capi della Commissione.Per chi poi era riuscito a scampare alla carneficina dei boss palermitani e dei loro alleati si attuavano vendettetrasversali contro i parenti. Un esempio eclatante fu quello di Salvatore Contorno, soldato di Bontate, a cui furonouccisi trentaquattro parenti per convincerlo a consegnarsi nelle mani dei Corleonesi. Lo stesso successe a Buscetta, acui furono ammazzati tutti i figli, fratelli e molti altri parenti residenti a Palermo.

L'omicidio di Carlo Alberto Dalla Chiesa e dellamoglie Emanuela Setti Carraro (3 settembre

1982)

Da ricordare durante questa guerra di mafia sono l'assassinio di Pio LaTorre, attivista e rappresentante del PCI in Sicilia, ma soprattuttol'assassinio del generale dei Carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa,ucciso il 3 settembre 1982 in via Carini a Palermo da un gruppo difuoco composto da dodici sicari di Riina e di Nitto Santapaola. DallaChiesa era stato mandato in Sicilia da prefetto di Palermo dopol'omicidio di Pio La Torre per contrastare il problema mafioso dopo ilsuo successo nella guerra contro il terrorismo delle Brigate Rosse: sideve però notare che il governo dell'epoca diede scarsissimo appoggioa Dalla Chiesa e questa fu anche una delle cause del suo assassinio.

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La stagione dei maxiprocessiDopo la strage di via Carini (3 settembre 1982) in cui Carlo Alberto Dalla Chiesa (prefetto del capoluogo siciliano),Emanuela Setti Carraro (moglie di Carlo Alberto Dalla Chiesa), Domenico Russo (agente di polizia) furono uccisidalla mafia, lo Stato italiano prese le misure adeguate, facendo votare leggi per accedere ai conti bancari di Cosanostra.

Atti del Maxiprocesso

Le efferatezze commesse durante la guerra di mafia di quegli anni,però, spinsero anche alcuni mafiosi a consegnarsi allo Stato (leggesui pentiti). Fra questi c'era il boss Tommaso Buscetta, che nel1984 incontrò per la prima volta Giovanni Falcone. Buscettascelse di fidarsi di quel magistrato e cominciò a parlare: sulle suerivelazioni Falcone, Paolo Borsellino e il suo team - il famosoPool antimafia ideato da Rocco Chinnici - istruirono contro Cosanostra i maxiprocessi di Palermo, con oltre 1.400 imputati,sferrando il primo vero, duro colpo a Cosa nostra. Il maxiprocessoera iniziato il 10 febbraio 1986 e si era concluso in primo grado il16 dicembre 1987 con 342 condanne, 2665 anni di carcere e 19ergastoli (tra cui Luciano Liggio, Bernardo Provenzano eSalvatore Riina). Il 30 luglio 1991 la sentenza d'appelloridimensionò le condanne, ma la Cassazione il 30 gennaio 1992riconfermò tutte le condanne del primo grado che divennero realtàgiudiziarie.

L'attacco allo Stato

Dopo questo primo processo ne seguirono altri, vi fu una stagione di veleni interni alla magistratura e alla politicaitaliana mentre la mafia cercava di riprendersi: nei primi anni novanta il clan dei Corleonesi, che si era imposto nellaguerra di mafia dei primi anni ottanta, riorganizzò ciò che restava di Cosa nostra e, dopo l'introduzione dell'articolo41 bis che induriva il carcere per i reati di mafia, nel 1993 iniziò una stagione di ritorsioni terroristiche con la stragedi via dei Georgofili (5 vittime) a Firenze, la strage al Padiglione di Arte Contemporanea di Milano (5 vittime) e idue attentati al patrimonio artistico di Roma (a San Giovanni in Laterano e a San Giorgio al Velabro). Infine il 16ottobre 1993 ci fu l'ultimo tentativo (fallito) di fare un attentato allo Stato da parte di Cosa nostra: venneparcheggiata un'autobomba in via dei gladiatori a Roma, fuori dallo Stadio Olimpico durante la partitaLazio-Udinese per colpire i Carabinieri impegnati nel servizio di Ordine Pubblico per la partita. Fortunatamente labomba non esplose.

I più famosi e terribili attentati restano però le stragi di Capaci, 23 maggio 1992, e di via d'Amelio, 19 luglio 1992,nelle quali hanno perso la vita Giovanni Falcone e Paolo Borsellino insieme alle loro scorte. Il primo, di ritorno daRoma, dove era stato nominato responsabile dell'Ufficio Affari Penali per espressa volontà dell'allora GuardasigilliClaudio Martelli, fu ucciso da una terribile esplosione avvenuta sull'autostrada che collega l'aeroporto di Punta Raisi(oggi aeroporto Falcone-Borsellino) con Palermo città, all'altezza di Capaci. L'esplosione fu provocata da un enormequantitativo di tritolo (circa 600 kg) che gli esecutori piazzarono in un tunnel sottostante il tratto autostradale. ConGiovanni Falcone morirono la moglie, Francesca Morvillo e tre agenti della scorta. Circa quattro anni dopo fuarrestato colui che quel giorno premette il pulsante del detonatore, Giovanni Brusca detto "Scannacristiani".Paolo Borsellino morì in circostanze analoghe, a seguito dell'esplosione di un'autobomba parcheggiata sotto casadella madre in via D'Amelio, fatta esplodere con un radiocomando, probabilmente azionato dal Castello Utveggio,sito sul Monte Pellegrino che sovrasta la città di Palermo. L'autobomba esplose facendo morire pure cinque uominidella scorta.

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Il lavoro svolto da Paolo Borsellino nei 57 giorni che hanno separato la strage di Capaci da quella di Via D'Amelio,ha rappresentato l'alto senso del dovere che ha accompagnato i due magistrati nel loro percorso professionale.Nonostante la consapevolezza di essere il prossimo obiettivo della mafia stragista, Paolo Borsellino proseguìfreneticamente l'opera sino a quel momento svolta dal collega Falcone, in disprezzo di ogni ulteriore cautela che purein quel frangente si sarebbe resa necessaria.Sul luogo dell'attentato fu rinvenuta una borsa che Borsellino portava sempre con sé e probabilmente contenenteappunti e atti d'indagine che furono trafugati (la famosa "agenda rossa"). Una indagine è tuttora in corso, e coinvolgepresunti servizi segreti deviati.

La risposta dello Stato

La "rivolta dei lenzuoli" a Palermo

All'indomani delle stragi in Sicilia come in tutta Italia c'è stato un risvegliodella società civile che ha portato ad una durissima presa di posizione neiconfronti della mafia. La paura, l'omertà e la tradizionale veste di Cosa nostrasembravano essere scomparse per la maggior parte della gente, stanca di tuttoquesto sangue. Migliaia di persone scesero in piazza e nelle strade amanifestare, moltissime finestre e terrazze furono coperte da lenzuoli ecartelli contro la mafia, la cosiddetta "rivolta dei lenzuoli". Quasi ogni giorno,e quasi in ogni luogo, c'erano lezioni sulla legalità e di educazione civica,nelle quali il posto da insegnante era preso da magistrati e giudici antimafia oda parenti delle vittime. A questo va aggiunta la risposta militare dello Stato

che con l'operazione "Vespri Siciliani" inviò nell'isola ben 20.000 soldati (dal 25 luglio 1992 all'8 luglio 1998) perpresidiare gli obiettivi sensibili come tribunali, case di magistrati, aeroporti, porti e istituire posti di blocco, chehanno impedito ai latitanti di muoversi[4]. Il ruolo svolto dall'esercito, nonostante le numerose critiche di aver"militarizzato" l'isola, fu ampiamente positivo nel campo della sicurezza urbana. Introducendo un elemento disicurezza statale, le persone erano più libere di denunciare i mafiosi, per mezzo di telefonate anonime. Ci fu unariduzione dei crimini e anche alcuni arresti eccellenti come quelli di Toto Riina e Leoluca Bagarella. Inoltre lapresenza dell'esercito liberava la polizia da compiti di sorveglianza in modo che tutte le unità fossero usate per leindagini. A tutto questo va aggiunto l'arrivo a Palermo di Gian Carlo Caselli come procuratore della Repubblica lostesso giorno dell'arresto di Riina, il 15 gennaio 1993. L'azione della procura venne rilanciata, oltre che per i motivigià citati (sostegno popolare e presenza dell'esercito) anche grazie all'azione di questo magistrato esperto. In questomodo fu spezzato il sistema grazie al quale la mafia poteva svolgere le sue attività indisturbata.

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Provenzano e post Provenzano

Bernardo Provenzano

A partire dagli anni novanta, Bernardo Provenzano, conl'arresto di Totò Riina e Leoluca Bagarella, diviene ilcapo di Cosa nostra (era l'alter-ego di Riina fin daglianni cinquanta), circondandosi solo di uomini difiducia, come Benedetto Spera, cambia radicalmente lapolitica e il modus operandi negli affari della mafiasiciliana; i mandamenti (divisioni mafiose delle zone diinfluenza in Sicilia) più ricchi cedono i loro guadagni aquelli meno redditizi in modo di accontentare tutti (unasorta di stato sociale), evitando inutili guerre.

Tutto è controllato da un boss con il carisma diProvenzano che gestisce in modo impeccabilel'organizzazione. La mafia ora non è più ricca come aitempi dei grandi traffici internazionali ed è per questo che in Sicilia è diventata più oppressiva e capillare. L'11 apriledel 2006, dopo 43 anni di latitanza (dal 1963), Provenzano viene catturato in un casolare a Montagna dei Cavalli,frazione a 2 km da Corleone. Il 5 novembre del 2007, dopo 25 anni di latitanza, viene arrestato, in una villetta diGiardinello, anche il presunto successore di Provenzano, il boss Salvatore Lo Piccolo.

Le strade che si ipotizza potrebbe intraprendere Cosa nostra sono due: la prima prevede un passaggio di poteri, chepotrebbe far arrivare al vertice di Cosa nostra il trapanese Matteo Messina Denaro, 43 anni (latitante dal 1993), conl'elezione di un nuovo capo del livello e capacità di Provenzano.La seconda ipotesi è una sorta di riorganizzazione della mafia sul modello calabro: nessun supercapo ma ognuno concapacità gestionale autonoma dei proventi ricavati dal proprio territorio. È stato osservato che questo potrebbeportare a nuove guerre di mafia (di recente la 'Ndrangheta ha costituito una sorta di commissione, composta dai capipiù influenti di ogni 'ndrina per decidere i grandi affari e sedare le faide).

Operazione Old BridgeDopo l'arresto dei Corleonesi e di Salvatore Lo Piccolo, si ipotizzò un ritorno della famiglia Inzerillo dall'America, icosiddetti scappati dalla seconda guerra di mafia scatenata da Totò Riina. Si voleva ristrutturare l'organizzazione eritornare al passato e rientrare nel traffico di droga, attualmente in mano alla 'Ndrangheta. Il 7 febbraio 2008 peròvengono arrestate 90 persone tra New York e la Sicilia, presunti appartenenti alle famiglie Inzerillo e il suo bossGiovanni Inzerillo, Mannino, Di Maggio e Gambino, tra cui anche il boss Jackie D'Amico: fu la più grande retatadopo "Pizza connection".[5]

Operazione PerseoIl 16 dicembre 2008, con l'operazione Perseo, i Carabinieri di Palermo catturarono 99 mafiosi appartenenti ai verticidi Cosa nostra palermitana che, unitamente a decine di gregari, tentavano di ricostituire la Commissione provincialepalermitana, così sventando il progetto (sostenuto dal boss latitante Matteo Messina Denaro) di riportare in vita laCupola mafiosa di Cosa nostra.[6]

StrutturaLe conoscenze sull'organizzazione interna della mafia siciliana si debbono prevalentemente all'opera di Giovanni Falcone, primo magistrato che riuscì a rompere il muro di omertà su questo tema avvalendosi dell'ausilio di "pentiti" (il più importante dei quali fu sicuramente Tommaso Buscetta, personalità di spicco nella Cupola Siciliana e sorta di "ufficiale di collegamento" con le famiglie di Cosa nostra americana), grazie alle nuove leggi in materia di

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pentitismo promulgate all'inizio degli anni ottanta. Assieme al collega Paolo Borsellino ha donato ai suoi successoriuna solida base di conoscenze che hanno aiutato a combattere la mafia efficacemente.Cosa nostra è formata da mafiosi che si definiscono uomini d'onore. Tradizionalmente l'ingresso nell'organizzazione,e quindi l'ottenimento del titolo di uomo d'onore, avveniva attraverso un vero e proprio rito d'iniziazione definitopunciuta, che oggi sembrerebbe superato a fronte di metodi più moderni e sbrigativi.La struttura di Cosa Nostra è verticistica e piramidale e dipende dalla Cupola. Alla base dell'organizzazione ci sonole famiglie in cui tutti gli affiliati si conoscono fra loro, governate da un capo-famiglia di nomina elettiva; altre figureimportanti sono il sottocapo e i consiglieri, in numero non superiore a 3. Le famiglie si dividono in gruppi di 10uomini detti decine comandate da un capodecina. Tre famiglie dal territorio contiguo formano un mandamento esono rappresentate da un capomandamento che, almeno fino a un certo periodo, non era membro di nessuna di quellefamiglie per evitare che favorisse la propria. I vari capimandamento si riuniscono in una cupola (o commissione)provinciale, di cui la più importante è quella di Palermo. Questa commissione provinciale è presieduta da uncapomandamento che, per sottolineare il suo ruolo di primus inter pares, si chiamava in origine segretario, masembra che ora abbia preso il titolo di capo.Per lungo tempo non c'è stato bisogno di un organismo superiore alla commissione provinciale poiché quasi tutte lefamiglie risiedevano in quella di Palermo. Quando però l'organizzazione ha messo radici in tutta l'isola si è dovutacreare una cupola regionale detta interprovinciale, alla quale partecipavano tutti i rappresentati delle varie province edove il titolo di capo era tenuto dal capo della cupola provinciale più potente e quindi di Palermo.Negli ultimi anni, dopo la riorganizzazione seguita ai colpi inferti dalle forze dell'ordine, la struttura che era giàmolto semplice si è fatta ancora meno verticistica e meno localizzata: la città più soggetta alle operazioni antimafia èstata sicuramente Palermo, dove le famiglie hanno perso moltissimo potere per via dei numerosi arresti; si è cosìcreata una situazione di maggiore divisione tra le province, a causa dell'indebolimento della Cupola, il che hacomportato la crescita del ruolo criminale di città come Trapani, Agrigento, Catania e Messina, non più totalmentesottoposte ad un controllo dei palermitani.La strategia criminosa di Cosa nostra è duplice: da una parte cerca di garantirsi il controllo del territorio in cuirisiede, attraverso una imposizione fiscale alle attività commerciali e industriali della zona (il pizzo o racket) e laferoce e immediata punizione di chiunque osi contravvenire alle disposizioni che essa dirama, mentre dall'altra cercadi corrompere il potere politico ed i funzionari dello Stato attraverso l'offerta di denaro e voti, per ottenere l'impunitàe una sponda all'interno del sistema, da poter usare a proprio vantaggio. Questo connubio di impunità e controllogarantisce ai mafiosi la possibilità di affrontare qualunque nemico, sia esso malavitoso o istituzionale, da unaposizione di forza, sicuri di avere in ogni caso un rifugio protetto e degli amici a cui ricorrere: a volte sfruttandoperfino le forze dello Stato stesso.

I mandamenti mafiosi attualiLa città di Palermo è divisa in otto mandamenti locali: Porta Nuova, Brancaccio, Boccadifalco Passo di Rigano,Santa Maria di Gesù, Noce, Pagliarelli, Resuttana e S. Lorenzo. L'intera provincia palermitana è ripartita in ottograndi mandamenti: Palermo, Partinico, San Giuseppe Jato, Corleone, Villabate, Belmonte Mezzagno, Gangi – SanMauro Castelverde (o delle Madonie).La provincia di Agrigento è costituita da 9 mandamenti: Agrigento, Porto Empedocle, Canicattì, Cianciana, Ribera,Sambuca di Sicilia, Casteltermini, Lampedusa / Linosa, Palma di Montechiaro e Campobello di Licata. Imandamenti di Racalmuto e Favara sembrano essere stati assorbiti da quello di Canicattì. La famiglia Sciacca, aSambuca di Sicilia, potrebbe assumere un autonomo profilo mandamentale.La gerarchia mafiosa della provincia di Trapani continua ad essere improntata alla tradizionale struttura dellefamiglie e dei mandamenti, con una Commissione provinciale destinata ad individuare le linee strategiche criminali.I mandamenti sono 4: Castelvetrano, Trapani, Mazara del Vallo e Alcamo.

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La stessa area della provincia di Messina è divisa in tre zone, relative all'aggregato urbano del capoluogo, che risentedelle connessioni con la 'Ndrangheta calabrese e alle due fasce di territorio che si distendono dai margini delcapoluogo ai confini delle province di Palermo e Catania, poste sotto le influenze delle organizzazioni mafioselimitrofe. Oltre al capoluogo peloritano, vi sono altri due mandamenti rilevanti in questa provincia, il mandamento diMistretta e il mandamento di Barcellona Pozzo di Gotto.Nella provincia di Caltanissetta vi sono 4 mandamenti: Gela, Vallelunga, Riesi e Mussomeli.La provincia di Enna continua a profilarsi come zona di retroguardia per Cosa nostra, di origine nissena, soprattutto,che ricorre ad alleanze con i gruppi operanti nelle zone limitrofe.Nella provincia di Catania, le organizzazioni mafiose gestiscono preferenzialmente il conferimento illecito di appaltipubblici. Gli interessi sono divisi tra le diverse famiglie. Possono essere menzionati i clan Santapaola, Cappello,Arena, Mazzei, La Rocca, Scalisi, Laudani e i rapporti con esponenti delle famiglie palermitane.La provincia di Siracusa registra l'incidenza della criminalità diffusa, accentuata da marginalità e devianza. Tra i clanegemoni sembrano esservi il clan Nardo di Lentini e il clan Urso-Bottaro-Attanasio di Siracusa.

Come i mafiosi orientano le votazioni elettoraliEsiste una Commissione regionale che decide l'andamento delle cose anche dal punto di vista politico, ovvero decideper chi, le persone di una famiglia e i loro affiliati dovessero votare [4]. Per esempio Salvo Lima e Vito Cianciminofurono eletti da voti mafiosi di cittadini legati alla mafia della città di Palermo, Salvo Lima non mantenne le suepromesse elettorali e fu ucciso, invece Vito Ciancimino fu condannato per essere stato un mafioso conclamato.

Rapporti tra Mafia e StatoCome si rivela dalle numerose presenze nel Parlamento e nel governo di elementi non estranei a frequentazionimafiose[7]. Si fa strada negli anni novanta la tesi secondo cui lo Stato italiano nei suoi componenti politici abbia uncerto rapporto di "convivenza" con questo fenomeno mai definitivamente soppresso[8]. Lo stesso comportamento delCSM durante il lavoro di Giovanni Falcone che inizialmente non ricandidò il giudice come presidente dellacommissione antimafia da lui creata fa intendere una certa tendenza a voler ostacolare un lavoro diventato tropposcomodo per certi poteri deviati all'interno dello Stato[9]. Uno dei momenti più critici è stata la trattativa stato -mafia: fu contattato Vito Ciancimino, per mezzo di rappresentanti del Ministro dell'Interno Nicola Mancino fra cui ilcapitano del ROS Giuseppe De Donno, per far smettere la stagione delle stragi del 1992, 1993, in cambiodell'annullamento del decreto legge 41 bis e altri benefici per i detenuti mafiosi.

Rapporti con le altre organizzazioni criminaliCosa nostra, per via del suo carisma criminale e della sua potenza delinquenziale, ha intrattenuto, e intrattienetuttora, rapporti con le più importanti organizzazioni criminali sia italiane che estere. Il processo di globalizzazioneinteressa anche il fenomeno criminale mafioso, la mafia di tutti i paesi del mondo si unisce e collabora, portandoavanti le sue attività criminali caratteristiche, come il narcotraffico, l'esportazione illegale di armi, la prostituzione,l'estorsione e il gioco d'azzardo, rappresentando un problema per l'umanità, per l'ordine civile della società e il quietovivere.

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Rapporti con Cosa nostra americana

Accordi fra Allen Dulles e Lucky Luciano

Durante la seconda guerra mondiale, il governo americano contattò Lucky Luciano affinché si mettesse in contattocon la mafia siciliana, dalla quale speravano un aiuto per organizzare lo sbarco alleato in Sicilia, (OperazioneHusky). Luciano aiutò il governo statunitense nell'Operazione Husky, in cambio di forti aiuti a Cosa nostra affinchéquesta “riconquistasse” l'isola. Nel giorno prestabilito, gli uomini mafiosi, avrebbero sostituito i sindaci e le giuntecomunali statali, prendendo in mano il potere e favorendo i soldati americani. L'operazione andò a buon fine: gliesponenti della mafia siciliana divennero ben presto i nuovi padroni dell'isola.Luciano ottenne anche altre facilitazioni per governare il suo impero; nel 1946, come ricompensa, fu rilasciato apatto che si trasferisse in Sicilia: Luciano accettò e si trasferì nell'isola italiana, portandosì all'incirca 150.000 dollari.La trattativa fra servizi segreti americani e criminali mafiosi passò attraverso l'Office of Strategic Services, (OSS),diretto dal generale William Donovan: gerarchicamente, l'OSS in Europa dipendeva da Allen Dulles[10], che aveva lapropria sede in Svizzera, il suo diretto dipendente in Italia era l'italoamericano Massimo Corvo, di origini siciliane,noto come "Max" e detto in codice "Maral", numero di matricola 45[11].Max Corvo incominciò ad organizzare i propri uomini formando un'unità militare che fra le forze armate americaneera nota come the mafia circle (il circolo della mafia). Stabilì quindi ulteriori contatti con Victor Anfuso, LuckyLuciano, Vito Genovese, Albert Anastasia e altre persone delle organizzazioni criminali italoamericane inseritenell'operazione Underworld, un giovane raccomandato dallo stesso Luciano, Michele Sindona, e anche un certoLicio Gelli[11].Max Corvo e la sua squadra vennero sbarcati in Nord Africa a maggio 1943. Poi tre giorni dopo l'attacco, l'unitàprende terra a Falconara, vicino a Gela, e si stabilì nel castello della cittadina. A Melilli Corvo incontrò padreFiorilla, parente di uno dei suoi uomini e parroco di San Sebastiano, poi andò ad Augusta, sua città natale, perreclutare collaboratori locali. Intanto gli agenti dell'OSS occuparono le isole più piccole intorno alla Sicilia, fra cuiFavignana e liberarono dalla prigione numerosi boss della mafia, che furono arruolati nel servizio dell'OSS, circa850 "uomini d'onore" raccomandati dai capi mafiosi siciliani, che dopo l'occupazione assunsero cariche pubblichenell'amministrazione militare del colonnello Charles Poletti: in provincia di Palermo ci furono 62 sindacimafiosi.[11].Questa è considerata una delle storiche trattative stato mafia.

Pizza Connection

Con Pizza connection si intende il traffico di droga fra le famiglie mafiose di Cosa nostra e gli Stati Uniti. Si calcolache attraverso essa, negli anni settanta, Cosa nostra guadagnò parecchi miliardi. Queste operazioni fruirono inparticolare a Salvatore Greco, boss di Ciaculli, e a Tano Badalamenti, boss di Cinisi.Nel 1977 Palermo era diventata il più grande centro di raffinazione di eroina del mondo e Cosa nostra aveva preso ilcontrollo del traffico internazionale di droga. Si stima infatti che, tra gli anni settanta e gli anni ottanta, Cosa nostracontrollasse il 90% del traffico di eroina verso gli Stati Uniti[12]: questo fu reso possibile anche da Cosa nostraamericana.Il termine "Pizza connection" prende il nome dalle innumerevoli pizzerie che sorsero negli anni settanta e ottanta inAmerica in quanto utili per la copertura dei traffici illeciti di eroina e per riciclare il denaro ricavato dallo spaccio.L'eroina veniva infatti nascosta tra le derrate alimentari provenienti dall'Italia che andavano a rifornire i ristoranti e lepizzerie italiane in America.Le prime intuizioni sul ruolo di Cosa nostra nel traffico internazionale di stupefacenti si devono al commissarioBoris Giuliano, che per questo motivo verrà ucciso nel 1979.Tra il 10 e il 16 ottobre 1957 ebbero luogo una serie di riunioni all'Hotel des Palmes di Palermo, in cui si incontrarono i capi di Cosa nostra e quelli di Cosa nostra americana per organizzare il traffico di eroina tra la Sicilia

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e New York. I capi di Cosa nostra americana che parteciparono agli incontri furono Lucky Luciano, JosephBonanno, Carmine Galante, Santo Sorge, John Bonventre, Nick Gentile ed altri mafiosi, mentre la mafia siciliana erarappresentata da Giuseppe Genco Russo, Salvatore Greco, il suo cugino omonimo Salvatore Greco (detto"l'ingegnere"), Angelo La Barbera, Rosario Mancino, Tano Badalamenti, Cesare Manzella, Calcedonio Di Pisa eTommaso Buscetta. Infatti la morfina-base, proveniente dai paesi mediorientali, giungeva nel palermitano, dovec'erano le "raffinerie" di droga, che la trasformavano in eroina, destinata al mercato americano, newyorkese inparticolare. Ma la svolta nel traffico di eroina si ebbe quando la "commissione", la famosa cupola dei capi di Cosanostra americana creata da Lucky Luciano, decise di eliminare il boss Carmine Galante, in contrasto con lacommissione stessa perché voleva tenere sotto il suo controllo l'intero business della rotta della droga Sicilia-NewYork.

Il boss mafioso Tano Badalamenti

Negli anni settanta molte famiglie mafiose siciliane e specialmente TanoBadalamenti, il boss di Cinisi, avevano inviato numerosi uomini negli StatiUniti con l'incarico di dirigere il traffico di eroina e riciclare i proventi dellospaccio utilizzando numerose pizzerie aperte o rilevate da italoamericani,introdotti al "business" in quantità da Carmine Galante, come i fratelli Mikied Antony Lee Guerrieri, parenti dell'ex boss milanese Giuseppe Guerrieri,che a New York gestivano tutto l'import e lo smercio all'ingrosso dellostupefacente per John Gotti, capo della famiglia Gambino. La famigliamafiosa Cuntrera-Caruana, originaria di Siculiana (provincia di Agrigento)ma con ramificazioni anche negli Stati Uniti, si occupò in un primo tempo deltrasporto dell'eroina verso il Nord America ma in seguito si occupò anchedell'importazione e della distribuzione della droga in Europa.

Ma negli anni ottanta, Totò Riina, il boss del clan dei Corleonesi, aveva fattouccidere tutti i suoi avversari nella "seconda guerra di mafia" e aveva preso ilcontrollo delle raffinerie di eroina di Palermo, continuando il narcotraffico inaffari con la famiglia Gambino di New York.

Operazione Old Bridge

La famiglia Inzerillo emigrata negli Stati Uniti per non essere sterminata durante la Seconda guerra di mafia, volevatornare a reimpintarsi in Italia ma la polizia italiana e il FBI statunitense, nel febbraio 2008, ha arrestato 90 personetra Italia e Stati Uniti stroncando inoltre il piano degli Inzerillo di riconquistare Palermo.Nell'operazione sono finiti in manette anche quattro boss, Giovanni Inzerillo, Frank Calì, Filippo Casamento e MarioSferrazza. Quello che sicuramente era considerato in quel momento il capo della famiglia Gambino, NicholasCorozzo è riuscito a fuggire grazie ad una soffiata di un poliziotto corrotto, tuttavia si è costituito il 29 maggio 2008all'FBI di New York: rischia l'ergastolo per i reati a lui contestati.Gianni Nicchi, latitante sfuggito sia a questa maxiretata che alla precedente operazione Gotha del 2006, è statocatturato il 5 dicembre 2009 a Palermo, dalla polizia italiana. L'altro latitante, Salvatore Adelfio, è stato invecearrestato il 12 marzo 2009[13][14].

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Rapporti con la Mafia russaNel 1994 viene segnalata la presenza della mafia russa sul territorio degli Stati Uniti, ad Atlanta, e sulla lorocollaborazione con Cosa Nostra [15].Verso il 1998, la Solntsevskaya bratva di Mosca, può contare su un proprio capo a Roma che coordina gliinvestimenti della mafia russa in Italia. Dall'indagine risulta che rispettabili banchieri occidentali danno al boss russoconsigli molto utili su come riciclare il denaro sporco dalla Russia in Europa, in maniera legale [16].Nel 2008 viene formalizzata la collaborazione fra mafia russa e Cosa Nostra, 'ndrangheta e camorra [17]. Sotto lasupervisione della mafia russa le aziende agricole italiane, i trasporti delle merci: sia a livello internazionale, siaall'interno del paese. La mafia russa nel mondo conta circa 300.000 persone ed è la terza organizzazione criminaleper la sua influenza, dopo l'originale italiana e le reti criminali cinesi [17].Il 2 ottobre 2012 nel Report Caponnetto si leggono le infiltrazioni della mafia russa nella Repubblica di San Marinoe in Emilia Romagna a carattere predatorio come le estosioni.

Filmografia su Cosa nostra

Documentari• Gli Ultimi Padrini, di Roberto Olla (2007)• In Un Altro Paese, di Marco Turco (2007)• Sotto scacco, di Marco Lillo e Udo Gumpel (2010)• 1992-2012. Due Anni di Stragi. Venti Anni di Trattativa, di Marco Canestrari (2012)

Cinema• In nome della legge, regia di Pietro Germi (1949)• L'onorata società, regia di Riccardo Pazzaglia (1961)• Salvatore Giuliano, regia di Francesco Rosi (1961)• Mafioso, regia di Alberto Lattuada (1962)• I due mafiosi, regia di Giorgio Simonelli (1964)• A ciascuno il suo, regia di Elio Petri (1966)• Il giorno della civetta, regia di Damiano Damiani (1967)• Il sasso in bocca, regia di Giuseppe Ferrara (1970)• Confessione di un commissario di polizia al procuratore della repubblica, regia di Damiano Damiani (1971)• I familiari delle vittime non saranno avvertiti, regia di Alberto De Martino (1972)• Mimì metallurgico ferito nell'onore, regia di Lina Wertmüller (1972)• Il padrino, regia di Francis Ford Coppola (1972)• Il boss, regia di Fernando Di Leo (1973)• Il padrino - Parte II, regia di Francis Ford Coppola (1974)• Il prefetto di ferro, regia di Pasquale Squitieri (1977)• Corleone, regia di Pasquale Squitieri (1978)• Cento giorni a Palermo, regia di Giuseppe Ferrara (1984)• Pizza connection, regia di Damiano Damiani (1985)• Il pentito, regia di Pasquale Squitieri (1985)• Il siciliano, regia di Michael Cimino (1987)• Mery per sempre, regia di Marco Risi (1989)• Il padrino - Parte III, regia di Francis Ford Coppola (1990)• Dimenticare Palermo, regia di Francesco Rosi (1990)

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Cosa nostra 100

• Johnny Stecchino, regia di Roberto Benigni (1991)• La scorta, regia di Ricky Tognazzi (1993)• Giovanni Falcone, regia di Giuseppe Ferrara (1993)• Un eroe borghese, regia di Michele Placido (1995)• Palermo Milano solo andata, regia di Claudio Fragasso (1995)• Testimone a rischio, regia di Pasquale Pozzessere (1996)• Tano da morire, regia di Roberta Torre (1997)• I giudici, regia di Ricky Tognazzi (1999)• Placido Rizzotto, regia di Pasquale Scimeca (2000)• I cento passi, regia di Marco Tullio Giordana (2000)• Gli angeli di Borsellino, regia di Rocco Cesareo (2003)• Segreti di Stato, regia di Paolo Benvenuti (2003)• Alla luce del sole, regia di Roberto Faenza (2005)• L'uomo di vetro, regia di Stefano Incerti (2007)• Milano-Palermo: il ritorno, regia di Claudio Fragasso (2007)• Il dolce e l'amaro, regia di Andrea Porporati (2007)• La siciliana ribelle, regia di Marco Amenta (2007)• La vita rubata, regia di Graziano Diana (2007)

Televisione• La Piovra, regia di Damiano Damiani (1984)• La Piovra 2, regia di Florestano Vancini (1986)• La Piovra 3, regia di Luigi Perelli (1987)• La Piovra 4, regia di Luigi Perelli (1989)• La Piovra 5 - Il cuore del problema, regia di Luigi Perelli (1990)• La Piovra 6 - L'ultimo segreto, regia di Luigi Perelli (1992)• La Piovra 7 - Indagine sulla morte del commissario Cattani, regia di Luigi Perelli (1995)• La Piovra 8 - Lo scandalo, regia di Giacomo Battiato (1997)• La Piovra 9 - Il patto, regia di Giacomo Battiato (1998)• Ultimo, regia di Stefano Reali (1998)• Ultimo - La sfida, regia di Michele Soavi (1999)• Operazione Odissea, regia di Claudio Fragasso (1999)• Donne di mafia, regia di Giuseppe Ferrara (2000)• La Piovra 10, regia di Luigi Perelli (2001)• L'attentatuni, regia di Claudio Bonivento (2001)• Ultimo - L'infiltrato, regia di Michele Soavi (2004)• Paolo Borsellino, regia di Gianluca Maria Tavarelli (2004)• L'onore e il rispetto, regia di Salvatore Samperi (2006)• Giovanni Falcone, l'uomo che sfidò Cosa Nostra, regia di Andrea e Antonio Frazzi (2006)• L'ultimo dei corleonesi, regia di Alberto Negrin (2007)• Il capo dei capi, regia di Enzo Monteleone e Alexis Sweet (2007)• L'ultimo padrino, regia di Marco Risi (2008)• Squadra antimafia - Palermo oggi, regia di Pier Belloni (2009)• L'onore e il rispetto - Parte seconda (2009), regia di Salvatore Samperi e Luigi Parisi• Squadra antimafia - Palermo oggi 2 (2010), regia di Beniamino Catena• Squadra antimafia - Palermo oggi 3 (2011), regia di Beniamino Catena• Paolo Borsellino - I 57 giorni (2012), regia di Alberto Negrin

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"L'onore e il rispetto" parte 3, regia di Salvatore Samperi, Luigi Parisi & Alessio Inturri.

BibliografiaI testi indicati sono in ordine cronologico di pubblicazione.

Saggi

Storia generale e sociologia di Cosa nostra

• Michele Pantaleone, Mafia e politica : 1943-1962, prefazione di Carlo Levi, Torino, Einaudi, 1962.•• Salvatore Lupo, Storia della mafia. Dalle origini ai nostri giorni, Roma, Donzelli, 1993,• Giuseppe Carlo Marino, Storia della mafia, Newton & Compton, ISBN: 888183720X edizioni 100 pagine• Norman Lewis, The Honoured Society. The Mafia Conspiracy observed, London, Collins, 1964; Harmondsworth:

Penguin, 1967; con il titolo The Honoured Society. The Sicilian Mafia observed, epylogue by Marcello Cimino,London, Eland, 1984.

• Giuseppe Casarrubea, Intellettuali e potere in Sicilia. Eretici, riformisti e giacobini nel secolo dei lumi, Palermo,Sellerio, 1983.

• Giuseppe Casarrubea e Pia Blandano, L'educazione mafiosa. Strutture sociali e processi di identità, PalermoSellerio, 1991.

• Diego Gambetta, La mafia siciliana. Un'industria della protezione privata, Torino, Einaudi, 1992.• Salvatore Lupo, Storia della mafia. Dalle origini ai nostri giorni, Roma, Donzelli, 1993, 2004.• Giuseppe Casarrubea, Gabbie strette. L'educazione in terre di mafia: identità nascoste e progettualità del

cambiamento, Palermo, Sellerio, 1996.• Alessandra Dino, Mutazioni. Etnografia del mondo di Cosa Nostra, Palermo, La Zisa, (2002).• Giuseppe Carlo Marino. Storia della mafia. Dall'"Onorata società" a "Cosa nostra", la ricostruzione critica di

uno dei più inquietanti fenomeni del nostro tempo, Roma, Newton & Compton editori, 1998, seconda edizioneaccresciuta, 2006.

• John Dickie, Cosa nostra. A history of the sicilian mafia, London: Hodder & Stoughton, 2004. Edizione italiana:Cosa nostra. Storia della mafia siciliana, traduzione di Giovanni Ferrara degli Uberti, Bari, Laterza, 2005.

• Mario Siragusa, Baroni e briganti. Classi dirigenti e mafia nella Sicilia del latifondo, 1861-1950, Milano, FrancoAngeli, 2004.

• Alessandra Dino, La mafia devota. Chiesa, religione e Cosa Nostra, Bari, Giuseppe Laterza e figli, (2008).• Alessandra Dino, Gli ultimi padrini. Indagine sul governo di Cosa Nostra, Roma-Bari, Editore Laterza, 2011.• Carlo Ruta, Narcoeconomy. Business e mafie che non conoscono crisi, Castelvecchi Editore, Roma, 2011

Cosa nostra durante il fascismo

• Giuseppe Tricoli, Il Fascismo e la lotta contro la mafia, ISSPE, 1988.• Arrigo Petacco, Il prefetto di ferro, Milano, Mondadori, 1975, 2004.• Christopher Duggan, Fascism and the Mafia, New Haven (CT), Yale University Press, 1989. Traduzione italiana,

La mafia durante il Fascismo, prefazione di Denis Mack Smith, traduzione di Patrizia Niutta, Soveria Mannelli,Rubbettino Editore, 1992.

• Salvatore Porto, Mafia e fascismo. Il prefetto Mori in Sicilia, Messina, Siciliano, 2001.• Roberto Olla, Padrini. Alla ricerca del Dna di Cosa nostra, prefazione di Giuseppe Carlo Marino, Milano,

Mondadori, 2003.• Salvatore Lupo,Storia della mafia. Dalle origini ai nostri giorni, Roma, Donzelli, 1993, 2004.

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Cosa nostra 102

Cosa nostra dal dopoguerra ad oggi

• Giovanni Falcone, Cose di Cosa Nostra, in collaborazione con Marcelle Padovani, Milano, Rizzoli, 1991, 2004.• Manfredi Giffone, Fabrizio Longo, Alessandro Parodi, Un fatto umano - Storia del pool anfimatia [18], Einaudi

Stile Libero, 2011, graphic novel, ISBN 978-88-06-19863-3• Attilio Bolzoni e Giuseppe D'Avanzo, La giustizia è cosa nostra. Il caso Carnevale tra delitti e impunità, Milano,

Mondadori, 1995.• Carlo Ruta, Il binomio Giuliano-Scelba. Un mistero della Repubblica?, Soveria Mannelli, Rubettino, 1995.• Giuseppe Casarrubea, Portella della Ginestra, Microstoria di una strage di Stato, Milano, Franco Angeli, 1997,

2002.• Leo Sisti e Peter Gomez, L'intoccabile. Berlusconi e Cosa nostra, Milano, Kaos, 1997• Giuseppe Casarrubea, Fra' Diavolo e il governo nero. Doppio Stato e stragi nella Sicilia del dopoguerra,

introduzione di Giuseppe De Lutiis, Milano, Franco Angeli, 1998, 2000.• Hanspeter Oschwald, Einer gegen die Mafia. Edizione italiana: Orlando, un uomo contro. Il sindaco antimafia, a

cura di Sergio Buonadonna, traduzione di Paolo Caropreso, Genova, De Ferrari, 1999.• Umberto Santino, Storia del movimento antimafia: dalla lotta di classe all'impegno civile, Roma, Editori Riuniti,

2000.• Alfio Caruso, Da Cosa nasce Cosa. Storia della Mafia dal 1943 ad oggi, Milano, Longanesi, 2000, 2005.• Giuseppe Casarrubea, Salvatore Giuliano. Morte di un capobanda e dei suoi luogotenenti, Milano, Franco

Angeli, 2001.• Leone Zingales, Provenzano. Il re di Cosa Nostra. La vera storia dell'ultimo padrino, Pellegrini, 2001.• Leone Zingales, La mafia negli anni '60 in Sicilia. Dagli affari nell'edilizia alla prima guerra tra clan, fino al

processo di Catanzaro, TEV Registri Vaccaro, 2003.• Come nasce la Repubblica. La mafia, il Vaticano e il neofascismo nei documenti americani e italiani, 1943-1947,

a cura di Nicola Tranfaglia, note di Giuseppe Casarrubea, Milano, Bompiani, 2004.• Francesco Forgione, Amici come prima. Storie di mafia e politica nella Seconda Repubblica, Roma, Editori

Riuniti, 2004.• Saverio Lodato, Venticinque anni di mafia. C'era una volta la lotta alla mafia, Milano, Rizzoli, 2004.• Enrico Bellavia e Salvo Palazzolo, Voglia di mafia. Le metamorfosi di Cosa nostra da Capaci a oggi, prefazione

di Gian Carlo Caselli, Roma, Carocci, 2004.• Giuseppe Casarrubea, Storia segreta della Sicilia. Dallo sbarco alleato a Portella delle Ginestre, introduzione di

Nicola Tranfaglia, Milano, Bompiani, 2005.• L'amico degli amici. Perché Marcello Dell'Utri è stato condannato a nove anni in primo grado per concorso

esterno in associazione mafiosa, a cura di Peter Gomez e Marco Travaglio, Milano, Rizzoli, 2005.• Saverio Lodato e Marco Travaglio, Intoccabili. Perché la mafia è al potere, Milano, Rizzoli, 2005.• Stefano Maria Bianchi e Alberto Nerazzini, La mafia è bianca, presentazione di Michele Santoro, Milano,

Rizzoli, 2005.• Nicola Andrucci, Cosa Nostra, attacco allo Stato, Montedit, 2006.• Saverio Lodato, Trent'anni di mafia. Storia di una guerra infinita, Milano, Rizzoli (BUR Saggi), 2006• Giuseppe Bascietto, Claudio Camarca, Pio La Torre, Una Storia Italiana, Aliberti editore, prefazione del

Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, 2008.• Giuseppe Ayala, Chi ha paura muore ogni giorno, Mondadori editore, 2008.

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Cosa nostra 103

Opere di narrativa• Luigi Natoli (William Galt), I Beati Paoli. Grande romanzo storico siciliano, 2 volumi, Palermo, La Gutenberg,

1925; Milano, Edizioni La Madonnina, 1949; Palermo, Flaccovio Editore, con un saggio introduttivo di UmbertoEco e note storiche e bio-bibliografiche di Rosario La Duca, 1971, 2003.

• Luigi Garlando, "Per questo mi chiamo giovanni" Da un padre a un figlio il racconto della vita di GiovanniFalcone, prefazione di Maria Falcone, Fabbri Editori, ristampe nel 2007 3-4 2008 5-6 2009 7-8 9-10.

• Giorgio Di Vita, Peppino Impastato, vertigini di memorie, Palermo, Navarra Editore, 2010.

Note[1] Pietro Grasso; Alberto La Volpe, Per non morire di mafia, Milano, Sperling & Kupfer editori, 2009, 297 - EAN 9788873391807.[2] Processo Dell'Utri, Spatuzza in aula: Graviano mi parlò di Berlusconi (http:/ / www. corriere. it/ cronache/ 09_dicembre_04/

spatuzza_deposizione_bunker_mafia_da1907d4-e09c-11de-b6f9-00144f02aabc. shtml). Corriere della Sera. Cronaca. 4 dicembre 2009.[3] Salvatore Lupo, Storia della mafia: dalle origini ai giorni nostri, cit., p. 217. ISBN 8879899031 - ISBN 13 9788879899031[4] Verbale di Violante su deposizione Antonino Calderone (http:/ / www. liberliber. it/ mediateca/ libri/ i/ italia/

verbali_antimafia_xi_legislatura/ html/ violante01/ 11_00. htm). Liberliber. Mediateca. Libri. Verbali antimafia.[5] Decine di arresti a Palermo e New York Presi i boss del nuovo patto Italia-Usa (http:/ / www. repubblica. it/ 2008/ 01/ sezioni/ cronaca/

operazione-palermo-ny/ operazione-palermo-ny/ operazione-palermo-ny. html). Repubblica. Cronaca. 7 febbraio 2008][6] Mafia, maxi blitz in Sicilia, Volevano rifondare la Cupola (http:/ / www. repubblica. it/ 2008/ 09/ sezioni/ cronaca/ mafia-5/

blitz-nuova-mafia/ blitz-nuova-mafia. html), Repubblica. Cronaca. 16 dicembre 2008.[7] Giulio Andreotti con il reato di associazione di stampo mafioso fino al 1980, Salvatore Cuffaro condannato per favoreggiamento semplice,

Marcello Dell'Utri sospettato di frequentazioni mafiose, Silvio Berlusconi che aveva alle dipendenze Vittorio Mangano, narcotrafficante dettolo stalliere di Arcore, per far correre i cavalli (in gergo corrieri della droga). Corrado Carnevale, detto l'ammazzasentenze per la sua abitudinead annullare i processi di condanna a noti mafiosi.

[8] Chi ha paura muore ogni giorno (http:/ / www. theorein. it/ rubriche/ recensioni/ 2008/ OB07 chi ha paura muore ogni giorno. htm).Giuseppe Ayala. Mondadpori. 2008."Lo Stato aveva deciso di fermare se stesso proprio nel momento in cui stava registrando risultati esaltanti. E perché? Perché la mafia cel'aveva dentro..."

[9] Paolo Borsellino critica la politica contemporanea (http:/ / www. youtube. com/ watch?v=SGX2FIDbnDg& feature=related)[10] Lo Sbarco alleato in Sicilia del 1943: I Retroscena (http:/ / ambrosioe. altervista. org/ lo_sbarco_in_sicilia_del_1943. html). Altervista.

Eduardo Ambrosio.[11] Max Corvo e l´OSS in Italia (http:/ / www. ogginotizie. it/ 5058-max-corvo-e-laoss-in-italia/ ). Oggi notizie. 20 dicembre 2010.[12] Dalla base Nato di Sigonella, la mafia spediva droga in USA (http:/ / ricerca. repubblica. it/ repubblica/ archivio/ repubblica/ 1993/ 12/ 18/

dalla-base-nato-di-sigonella-la-mafia. html). Repubblica. Archivio. 18 dicembre 1993.[13] Angelo Vecchio; con la collaborazione di Andrea Cottone, La mafia dalla A alla Z - Piccola enciclopedia di Cosa nostra, Palermo,

Novantacento, 2012, pagina 8. ISBN 9788896499306[14] Finita la latitanza dorata del boss preso in Francia Salvatore Adelfio (http:/ / ricerca. repubblica. it/ repubblica/ archivio/ repubblica/ 2009/

03/ 13/ finita-la-latitanza-dorata-del-boss-preso. html). La Repubblica, edizione Palermo (Palermo), 13 marzo 2009, p. 7. URL consultato indata 8 luglio 2012.

[15] Mafia russa e Cosa Nostra, nuovi alleati in USA (http:/ / archiviostorico. corriere. it/ 1994/ agosto/ 24/mafia_russa_Cosa_Nostra_nuovi_co_0_9408245751. shtml). Corriere della Sera. Archivio storico. 24 agosto 1994.

[16] I vecchi padrini scalzati da messicani, cinesi e russi (http:/ / www. lastampa. it/ 2012/ 05/ 22/ italia/ cronache/i-vecchi-padrini-scalzatida-messicani-cinesi-e-russi-n9RY33ugINuRcR9TtnNvlI/ pagina. html). La stampa. Cronache. 22 maggio 2012.

[17] I tentacoli della piovra russa in Italia: una rete sempre più forte (http:/ / notizie. virgilio. it/ esteri/ mafia-russa. html). Virgilio. Notizie.Esteri. 25 marzo 2010.

[18] http:/ / www. einaudi. it/ speciali/ Giffone-Longo-Parodi-Un-fatto-umano

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Cosa nostra 104

Voci correlate•• Mafia•• Vittime della mafia•• Rapporto Sangiorgi•• Cupola mafiosa•• Clan dei Corleonesi•• Cosa nostra americana•• Addiopizzo•• Addiopizzo Catania•• Papello•• Camorra•• 'Ndrangheta•• Sacra Corona Unita•• Stidda

Altri progetti

• Wikimedia Commons contiene file multimediali: http:/ / commons. wikimedia. org/ wiki/ Category:CosaNostra

• Articolo su Wikinotizie: Provenzano arrestato dalla Polizia 11 aprile 2006

Collegamenti esterni• La mappa di Cosa Nostra in Sicilia (http:/ / maps. google. com/ maps/ ms?ie=UTF8& hl=en& msa=0&

msid=105181554361788148572. 000479764bfb9e7294c0d& ll=37. 374523,14. 265747& spn=3. 003206,5.817261& z=8)

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Salvatore Riina

Salvatore Riina

Salvatore Riina, meglio conosciuto come Totò Riina (Corleone, 16novembre 1930), è un criminale italiano, ed è stato il capo di CosaNostra dal 1982 fino al suo arresto, avvenuto il 15 gennaio 1993. Vieneindicato anche con i soprannomi U curtu, per via della sua altezza [1] eLa Bestia, adottato per indicare la sua ferocia sanguinaria[2].

Biografia

Carta d'identità di Salvatore Riina, rilasciata nel 1955.

Foto segnaletica di Salvatore Riina

Gli inizi dell'attività criminale

Nel 1943 Riina perse il padre Giovanni ed il fratello Francesco (di7 anni) mentre, insieme a lui ed al fratello Gaetano, stavanocercando di estrarre la polvere da sparo da una bomba americanainesplosa, rinvenuta tra le terre che curavano, per rivenderlainsieme al metallo. Gaetano rimase ferito e Totò rimase illeso [3].Dopo la morte del padre, essendo il maggiore dei figli maschi, a13 anni divenne il capo famiglia. In questi anni conobbe ilcriminale Luciano Liggio, il quale lo iniziò al furto delle casse digrano e alla pratica del pizzo ai contadini.

A 19 anni fu condannato ad una pena di 12 anni, scontataparzialmente all'Ucciardone per aver ucciso in una rissa un suocoetaneo [4]. Venne scarcerato il 13 settembre 1956 e ritornò nelsuo vecchio paese Corleone per assumere un ruolo di rilievo alservizio di Luciano Liggio. In questo periodo conobbe e cominciòa frequentare Antonietta Bagarella, sorella di Calogero e LeolucaBagarella, che molto presto sarebbe diventata la sua fidanzata.Insieme a Liggio prese ad occuparsi di macellazione clandestina.Con loro c'era Bernardo Provenzano, detto "Binnu u' tratturi".Liggio e i suoi fedelissimi inizialmente furono al servizio deldottor Michele Navarra, capomafia di Corleone. Successivamente,assetati di potere, decisero di eliminare Navarra per ottenere ilpredominio nel paese.

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Salvatore Riina 106

Tra gli uomini di Liggio figurava anche lo zio di Salvatore, Giacomo Riina, arrestato nel 1942 insieme allo stessoLiggio per contrabbando di sigarette. Michele Navarra, invece, fu assassinato dai sicari di Liggio (2 agosto 1958), ilquale assunse la guida del clan corleonese. Riina, insieme agli amici d'infanzia Bernardo Provenzano e CalogeroBagarella, iniziò ad eliminare tutti coloro che erano stati fedeli a Navarra (i cosiddetti "navarriani").Riina venne però arrestato nel dicembre del 1963 a Corleone. Una notte fu fermato, nella parte alta del paese, da unapattuglia di agenti di Polizia di cui faceva parte anche il commissario Angelo Mangano [5] (il quale nel 1964 sarà unodegli artefici dell'arresto di Luciano Liggio [6]). Riina, che aveva una carta d'identità falsa (dalla quale risultavaessere "Giovanni Grande" da Caltanissetta) ed una pistola non regolarmente dichiarata, tentò di scappare ma vennebraccato e facilmente catturato dalle forze dell'ordine. Fu riconosciuto dall'agente Biagio Melita [7].Tuttavia, dopo aver scontato alcuni anni di prigione al carcere dell'Ucciardone (dove conobbe Gaspare Mutolo), fuassolto nei due processi a suo carico, svoltisi a Catanzaro (il famoso processo dei 114 [2]) e a Bari nel 1969 [8].

L'ascesa ai vertici di Cosa nostraNel 1969 Salvatore Riina fu tra gli esecutori della strage di Viale Lazio, dove morirono Calogero Bagarella (nelgruppo di fuoco di Riina) e il boss Michele Cavataio, obiettivo dell'attentato, insieme a tre suoi uomini [8].Agli inizi degli anni settanta, Riina, Luciano Liggio e Bernardo Provenzano diedero inizio alla scalata criminale alpotere di Palermo, dove contavano sull'appoggio dell'allora sindaco Vito Ciancimino, anch'egli nativo di Corleone. APalermo Riina si fece nemici il boss Giuseppe Di Cristina, Giuseppe Calderone, Stefano Bontate e SalvatoreInzerillo che volevano impedire l'ascesa dei Corleonesi. Fu invece appoggiato dai capi mafiosi Michele Greco ePippo Calò. In questo periodo Riina prese il posto di Liggio, arrestato nel 1974, alla guida del clan dei corleonesi,che sotto il suo comando accrebbero notevolmente il proprio potere finanziario, grazie al traffico di droga, alle gared'appalto a Palermo e al contrabbando di sigarette, svolto in società con i fratelli Ciro e Lorenzo Nuvoletta, bossdella Camorra affiliati anche a Cosa nostra.Il 16 aprile dell'anno 1974 sposa (matrimonio che poi risulterà non valido[9]) Antonietta Bagarella (sorella del suoamico d'infanzia Calogero). Dall'unione sono nati quattro figli: Maria Concetta, Giovanni Francesco, GiuseppeSalvatore e Lucia.Al suo servizio troviamo tre dei più feroci killer: Pino Greco detto "Scarpuzzedda", esecutore di vari ed efferatidelitti, Mario Prestifilippo, Leoluca Bagarella, cognato dello stesso Riina. Siccome Di Cristina e Calderone lostavano ostacolando, li fece assassinare barbaramente [10]. Il boss Stefano Bontate invitò Riina nella sua villa perucciderlo, ma quest'ultimo venne avvisato da Michele Greco e alla villa mandò due suoi uomini: il piano omicida diBontate era fallito.Riina allora fece uccidere Bontate e Salvatore Inzerillo: queste due uccisioni scatenarono una sanguinosa secondaguerra di mafia nei primi anni ottanta. Durante questa "guerra" fece uccidere i parenti del boss Tommaso Buscetta(che si salvò fuggendo in Brasile). In seguito Buscetta verrà estradato in Italia e comincerà a collaborare con ilgiudice Giovanni Falcone [11]. Sconfitte le famiglie dei Bontate [12], degli Inzerillo, dei Di Cristina, dei Buscetta, deiBadalamenti e dei Calderone, Riina raggiunse il vertice del potere mafioso [13], ed estese il suo potere su tutta CosaNostra [14], realizzando in questo periodo un'aggressiva campagna contro lo Stato, ordinando gli omicidi di tutticoloro che tentavano di ostacolarlo [15].

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Gli omicidi contro le istituzioni e gli organi d'informazioneNell'ondata di omicidi contro lo Stato ordinati da Riina, caddero tra gli altri:• Il procuratore Pietro Scaglione (ucciso nel 1971)• Il tenente colonnello Giuseppe Russo (ucciso nel 1977)• Il giornalista Mario Francese (ucciso nel 1979)• Il politico Michele Reina (ucciso nel 1979)• Il capo della squadra mobile Boris Giuliano (ucciso nel 1979)• Il giudice Cesare Terranova e il maresciallo Lenin Mancuso (uccisi nel 1979)• Il presidente della Regione Siciliana Piersanti Mattarella (ucciso nel 1980)[16]

• Il capitano dei carabinieri Emanuele Basile (ucciso nel 1980)• L'onorevole Pio La Torre e il suo autista Rosario Di Salvo (uccisi nel 1982) [17]

• Il prefetto Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, la moglie Emanuela Setti Carraro e l'agente di PS DomenicoRusso (uccisi nel 1982)[18]

• Il poliziotto Calogero Zucchetto (ucciso nel 1982)• Il giudice Rocco Chinnici (ucciso nel 1983)[19]

• Il capitano dei carabinieri Mario D'Aleo e i colleghi, Giuseppe Bommarito e Pietro Morici (uccisi nel 1983)• I commissari Beppe Montana e Ninni Cassarà (uccisi nel 1985)• Il giudice Alberto Giacomelli (ucciso nel 1988)• Il giudice Antonino Scopelliti (ucciso nel 1991)• L'imprenditore Libero Grassi (ucciso nel 1991)• I giudici Falcone [20], Francesca Morvillo e Borsellino[19] con le loro scorte (uccisi nel 1992).Salvo Lima, potente politico della DC, e Ignazio Salvo, l'esattore della famiglia di Salemi, avrebbero promesso aRiina che la sentenza del Maxiprocesso (che lo condannava all'ergastolo in contumacia) sarebbe stata modificatagrazie alle loro conoscenze negli ambienti della politica e della magistratura romana. Ciò, tuttavia, non avvenne e il30 gennaio 1992 la Cassazione confermò gli ergastoli[21] e sancì la validità delle dichiarazioni del pentito Buscetta edegli altri collaboratori di giustizia. Riina reagì facendo uccidere prima Lima [19] e pochi mesi dopo Ignazio Salvo[22].

Le ritorsioni verso i collaboratori di giustiziaLe deposizioni dei collaboratori di giustizia (su tutti Tommaso Buscetta) scatenarono la ritorsione di Cosa Nostra suprecisa indicazione di Totò Riina, il quale autorizzò i killer e i capofamiglia ad eliminare i familiari dei pentiti "sinoal 20º grado di parentela" [23], compresi i bambini e le donne [22][23][24].

Il Papello e la trattativa con lo statoL'allora vicecomandante dei Ros, Mario Mori, incontrò tra giugno e ottobre 1991 Vito Ciancimino, proponendo unatrattativa con Cosa Nostra per mettere fine alla lunga scia di omicidi che insanguinavano Palermo. La proposta era inrealtà, secondo la versione fornita da Mori, una trappola per cercare di stanare qualche latitante, ma Riina rispose allafinta richiesta con il famoso Papello [25], un documento di richieste [26] per ammorbidire le condizioni dei detenuti,degli indagati, delle loro famiglie, la cancellazione della legge sui pentiti e la revisione del maxiprocesso [22].L'esistenza della trattativa tra stato e Cosa Nostra è stata successivamente smentita dallo stesso Mori.[27]

Il 12 marzo 2012, però, nella motivazione della sentenza del processo a Francesco Tagliavia per le stragi del 1992 -1993, i giudici scrivono che la trattativa tra Stato e Cosa nostra "ci fu e venne quantomeno inizialmente impostata suun do ut des [...] L'iniziativa fu assunta da rappresentanti dello Stato e non dagli uomini di mafia".[28]....

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L'arrestoIl 15 gennaio del 1993 fu catturato dal Crimor (squadra speciale dei ROS guidata dal Capitano Ultimo) [29].Riina, latitante dal 1969, venne arrestato al primo incrocio davanti alla sua villa in via Bernini n. 54, insieme al suoautista Salvatore Biondino [30], a Palermo. Nella villa aveva trascorso alcuni anni della sua latitanza insieme allamoglie Antonietta Bagarella e ai suoi figli [31].L'arresto fu favorito dalle dichiarazioni rese dall'ex autista di Riina, Baldassare Di Maggio, divenuto nel frattempocollaboratore di giustizia, per ritorsione verso Cosa Nostra che lo aveva condannato a morte [32][33].

Le condanneNell'ottobre del 1993 subisce la seconda condanna all'ergastolo, come mandante dell'omicidio del boss VincenzoPuccio [34]. Nel 1994, altro ergastolo per l'omicidio di tre pentiti e quello di un cognato di Tommaso Buscetta[35].Viene condannato all'ergastolo, assieme ai vertici di Cosa Nostra, per la Strage di Capaci, in cui persero la vita ilgiudice Giovanni Falcone, la moglie e la scorta [36]. Nel 1995, nel processo per l'omicidio del generale Carlo AlbertoDalla Chiesa, del capo della mobile Boris Giuliano, e del professor Paolo Giaccone, Riina e altri dieci boss mafiosivengono condannati all'ergastolo [37].Nel 1999, viene condannato all'ergastolo come mandante per la Strage di via D'Amelio, in cui persero la vita ilgiudice Paolo Borsellino e quattro dei suoi uomini di scorta. Insieme a lui vengono condannati alla stessa pena i bossPietro Aglieri Salvatore Biondino, Carlo Greco, Giuseppe Graviano, Gaetano Scotto e Francesco Tagliavia [38].Nel 2000 subisce una ulteriore condanna all'ergastolo insieme a Giuseppe Graviano per l'attentato in Via deiGeorgofili, in cui persero la vita 5 persone e subirono enormi danni musei e chiese [39], oltre che per gli attentati diMilano e Roma [40].Nel 2002, per l'omicidio nel 1988 del giudice in pensione Alberto Giacomelli, viene condannato all'ergastolo comemandante [41]. Nel febbraio 2010, ancora un ergastolo per Riina, che insieme a Giuseppe Madonia, GaetanoLeonardo e Giacomo Sollami, decise l'omicidio di Giovanni Mungiovino, affiliato a Cosa Nostra nel 1983, GiuseppeCammarata, scomparso nel 1989 e Salvatore Saitta, ucciso nel 1992 [42].Il 26 gennaio 2012 gli viene inflitta una condanna all'ergastolo da parte della Corte di Assise di Milano perchéritenuto il mandante dell'omicidio di Alfio Trovato del 2 maggio 1992 avvenuto in via Palmanova a Milano.

Il carcereA partire dal dicembre 1995, Riina è stato rinchiuso nel supercarcere dell'Asinara, in Sardegna [43]. In seguito è statotrasferito al carcere di Marino del Tronto ad Ascoli Piceno dove, per circa tre anni, è stato sottoposto al carcere duroprevisto per chi commette reati di mafia, il 41 bis, ma il 12 marzo del 2001 gli venne revocato l'isolamento,consentendogli di fatto la possibilità di vedere altri detenuti nell'ora di libertà [44].Proprio mentre era sottoposto a regime di 41 bis, il 24 maggio 1994 durante una pausa del processo di primo grado aReggio Calabria per l'uccisione del giudice Antonino Scopelliti fu raggiunto dal capo-redattore della Gazzetta delSud Paolo Pollichieni, al quale rilasciò dichiarazioni minacciose contro il procuratore Giancarlo Caselli ed altrirappresentanti delle istituzioni, lamentandosi delle severe condizioni imposte dal carcere duro. L'intervento di Riinacausò l'apertura di un provvedimento disciplinare da parte del Consiglio Superiore della Magistratura contro ilpubblico ministero Salvatore Boemi, accusato di non aver vigilato sul detenuto.[45] Dopo pochi mesi dalledichiarazioni del boss corleonese il regime di 41 bis (allora valido per soli tre anni, decorsi i quali decadeva la suaapplicabilità) è stato rafforzato mediante vari interventi legislativi volti a renderlo prorogabile di anno in anno.Nella primavera del 2003 subisce un intervento chirurgico per problemi cardiaci, e nel maggio dello stesso annoviene ricoverato nell'ospedale di Ascoli Piceno per un infarto [46]. Sempre nel 2003, a settembre, viene nuovamentericoverato per problemi cardiaci [46].

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Il 22 maggio 2004, nell'udienza del processo di Firenze per la strage di via dei Georgofili, accusa il coinvolgimentodei servizi segreti nelle stragi di Capaci e via d'Amelio, e riferisce dei contatti fra l'allora colonnello Mario Mori eVito Ciancimino, attraverso il figlio di lui Massimo al tempo non convocato in dibattimento.[47][48]

Trasferito nel carcere milanese di Opera, viene nuovamente ricoverato nel 2006 all'ospedale San Paolo di Milano,sempre per problemi cardiaci [49].

Trattativa Stato-MafiaDal carcere di Opera, il 19 luglio 2009, nel ricorrerne l'anniversario esprime di nuovo la sua posizione secondo cui lastrage di via d'Amelio sarebbe da imputare allo Stato italiano e ai servizi segreti, ovvero si sarebbe trattato di unastrage di Stato.[50] Questa posizione è stata avvalorata alla fine dell'ottobre 2010 da alcune rivelazioni delcollaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza, il quale ha più volte riconosciuto un importante funzionario dei servizisegreti, Lorenzo Narracci, come "il soggetto estraneo a Cosa nostra visto nel garage mentre veniva imbottita ditritolo la Fiat 126 usata nell'attentato al giudice Paolo Borsellino".[51] [52]

Il 24 luglio 2012 la Procura di Palermo, sotto Antonio Ingroia e in riferimento all'indagine sulla TrattativaStato-Mafia, ha chiesto il rinvio a giudizio di Riina e altri 11 indagati accusati di "concorso esterno in associazionemafiosa" e "violenza o minaccia a corpo politico dello Stato". Gli altri imputati sono i politici Calogero Mannino,Marcello Dell'Utri, gli ufficiali Mario Mori e Giuseppe De Donno, i boss Giovanni Brusca, Leoluca Bagarella,Antonino Cinà e Bernardo Provenzano, il collaboratore di giustizia Massimo Ciancimino (anche "calunnia") e l'exministro Nicola Mancino ("falsa testimonianza").[53]

FigliRiina ha quattro figli: Maria Concetta (nata il 7 dicembre 1974), Giovanni Francesco (nato il 21 febbraio 1976),Giuseppe Salvatore (nato il 3 maggio 1977) e Lucia (nata l'11 aprile 1980).Giovanni Francesco è stato condannato all'ergastolo per quattro omicidi avvenuti nel 1995.Giuseppe Salvatore è stato condannato per associazione mafiosa e scarcerato il 29 febbraio 2008 per decorrenzatermini dopo essere stato detenuto per otto anni[54]. Il 2 ottobre 2011, dopo aver scontato completamente la pena di 8anni e 10 mesi, viene nuovamente rilasciato sotto prevenzione con obbligo di dimora a Corleone[55] e inizia atrapelare la notizia di un suo piano per fare un attentato all'ex Ministro della Giustizia Angelino Alfano per viadell'inasprimento del regime di 41 bis[56]. La stessa notizia è stata ritenuta da alcune fonti priva di fondamento.

Bibliografia• Alessandra Dino, Gli ultimi padrini. Indagine sul governo di Cosa Nostra, Roma-Bari, Editore Laterza, 2011.• Attilio Bolzoni - Giuseppe D'Avanzo, Il capo dei capi, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1993.• Aldo Pecora, Primo sangue, Rizzoli (Bur), 2010, ISBN 978-88-17-04389-2

Filmografia• Il capo dei capi, fiction televisiva di Canale 5 [57][58]

• L'ultimo dei corleonesi, fiction di Rai Uno su Totò Riina e Bernardo Provenzano• Il Divo film di Paolo Sorrentino su Giulio Andreotti

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Salvatore Riina 110

Note[1] ATTILIO BOLZONI e GIUSEPPE D' AVANZO. MINACCE AI GIUDICI DI TOTO' ' U CURTU (http:/ / ricerca. repubblica. it/ repubblica/

archivio/ repubblica/ 1993/ 03/ 09/ minacce-ai-giudici-di-toto-curtu. html). la Repubblica, 9 marzo 1993, p. 21. URL consultato in data 6Febbraio 2012.

[2] Salvatore Riina: il capomafia corleonese (http:/ / storiadellamafia. skyrock. com/ 430673779-Salvatore-Riina-il-capomafia-corleonese. html).Storia della mafia, 20 aprile 2006. URL consultato in data 6 febbraio 2012.

[3] Enrico Deaglio, Raccolto rosso: la mafia, l'Italia e poi venne giù tutto, Feltrinelli, 1993, pag. 158.[4] Da Blu Notte - La Mattanza, Rai3[5] Leoni addormentati (http:/ / dweb. repubblica. it/ dettaglio/ i-leoni-addormentati/ 24102?page=3). la Repubblica, 15 ottobre 2007, p. 3. URL

consultato in data 6 febbraio 2012.[6] Tony Zermo. A 87 anni, è morto il questore Angelo Mangano, arrestò Liggio (http:/ / www. cittanuove-corleone. it/ E' morto il questore

Mangano. html). Città nuove, 3 aprile 2005. URL consultato in data 6 febbraio 2012.[7] Dino Paternostro. Il vero Biagio che arrestò Riina (http:/ / www. cittanuove-corleone. it/ La Sicilia, Il vero Biagio che arrestò Riina 16. 12.

2007. pdf). La Sicilia, 16 dicembre 2007, p. 44. URL consultato in data 6 febbraio 2012.[8] Dino Paternostro. Lo <<sbarco>> di Totò Riina a Palermo (http:/ / www. cittanuove-corleone. it/ La Sicilia, Liggio incorona Riina 23. 10.

2005 pa03. pdf). La Sicilia, 23 ottobre 2005, p. 31. URL consultato in data 6 febbraio 2012.[9] Francesco La Licata. Toto' Riina per la legge è scapolo Il suo matrimonio non fu mai registrato (http:/ / archivio. lastampa. it/

LaStampaArchivio/ main/ History/ tmpl_viewObj. jsp?objid=1079902). La Stampa, 14 aprile 1993. URL consultato in data 6 febbraio 2012.[10] LA STORIA DEL PADRINO (http:/ / ricerca. repubblica. it/ repubblica/ archivio/ repubblica/ 1997/ 10/ 18/ la-storia-del-padrino. html). La

Stampa, 18 ottobre 1997, p. 2. URL consultato in data 6 febbraio 2012.[11] Dentro Cosa Nostra (http:/ / www. blunotte. rai. it/ dl/ portali/ site/ puntata/ ContentItem-bbbeb6e0-01c9-4b51-89e6-e6f1a6a82525. html).

Rainews, 26 agosto 2011. URL consultato in data 6 febbraio 2012.[12] L' Invisibile Boss Che Da Vent' Anni Firma Il Massacro - Repubblica.It » Ricerca (http:/ / ricerca. repubblica. it/ repubblica/ archivio/

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1989/ 05/ 13/ il-golpe-di-toto-riina-il-corleonese. html)[14] FALCONE: 'E' TOTO' RIINA IL VERO BOSS DELLA MAFIA' - Repubblica.it » Ricerca (http:/ / ricerca. repubblica. it/ repubblica/

archivio/ repubblica/ 1988/ 12/ 07/ falcone-toto-riina-il-vero-boss. html)[15] Fu Riina a volere il terrorismo di mafia - Repubblica.it » Ricerca (http:/ / ricerca. repubblica. it/ repubblica/ archivio/ repubblica/ 2000/ 04/

29/ fu-riina-volere-il-terrorismo-di-mafia. html)[16] PORTALE LEGALITA' ANSA - MAFIA: 17 ANNI FA UCCISO GIORNALISTA BEPPE ALFANO (http:/ / www. ansa. it/ legalita/

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tutti+ sanno+ che/ D/ 3+ D. htm)[19] Ecco Chi Uccise Chinnici E Lima I Pentiti Svelano I Nomi Dei Killer - Repubblica.It » Ricerca (http:/ / ricerca. repubblica. it/ repubblica/

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repubblica/ 1994/ 04/ 24/ toto-riina-ci-ordino-uccidete-bimbi. html)[24] http:/ / giornaleonline. unionesarda. ilsole24ore. com/ Articolo. aspx?Data=19960613& Categ=4& Voce=1& IdArticolo=90574[25] "E' l'uomo del papello di Riina" Nuove indagini sulle stragi del '92 - cronaca - Repubblica.it (http:/ / www. repubblica. it/ 2008/ 02/ sezioni/

cronaca/ mafia-3/ stragi-indagini/ stragi-indagini. html)[26] Trattative tra mafia e Stato Il "papello" consegnato ai giudici - Corriere della Sera (http:/ / www. corriere. it/ cronache/ 09_ottobre_15/

papello-procura_b3df4306-b9b1-11de-880c-00144f02aabc. shtml)[27] Mori: «Non ci fu nessuna trattativa Stato-mafia» (http:/ / www. corriere. it/ cronache/ 09_ottobre_20/

mori-processo-mafia-palermo_81ef49f4-bd58-11de-a737-00144f02aabc. shtml). Corriere della Sera, 20 10 2009. URL consultato in data20-10-2009.

[28] Stragi '93, trattativa Stato-Mafia ci fu (http:/ / www. ansa. it/ web/ notizie/ rubriche/ topnews/ 2012/ 03/ 12/ visualizza_new.html_131045328. html). Ansa.it, 12 3 2012. URL consultato in data 12-3-2012.

[29] Archivio - LASTAMPA.it (http:/ / archivio. lastampa. it/ LaStampaArchivio/ main/ History/ tmpl_viewObj. jsp?objid=1040678)[30] Archivio - LASTAMPA.it (http:/ / archivio. lastampa. it/ LaStampaArchivio/ main/ History/ tmpl_viewObj. jsp?objid=1040671)[31] Archivio - LASTAMPA.it (http:/ / archivio. lastampa. it/ LaStampaArchivio/ main/ History/ tmpl_viewObj. jsp?objid=1040666)[32] Archivio - LASTAMPA.it (http:/ / archivio. lastampa. it/ LaStampaArchivio/ main/ History/ tmpl_viewObj. jsp?objid=1041119)[33] Archivio - LASTAMPA.it (http:/ / archivio. lastampa. it/ LaStampaArchivio/ main/ History/ tmpl_viewObj. jsp?objid=1041141)

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Salvatore Riina 111

[34] TERZA CONDANNA ALL' ERGASTOLO PER TOTO' RIINA - Repubblica.it » Ricerca (http:/ / ricerca. repubblica. it/ repubblica/archivio/ repubblica/ 1993/ 10/ 09/ terza-condanna-all-ergastolo-per-toto-riina. html)

[35] Toto' Riina fa tris, di ergastoli (http:/ / archiviostorico. corriere. it/ 1994/ luglio/ 05/ Toto_Riina_tris_ergastoli_co_0_9407052791. shtml)[36] Sentenza Strage - CONDANNE ALL'ERGASTOLO (http:/ / www. fondazionefalcone. it/ a_documenti/ c_ergast. htm)[37] Delitto Dalla Chiesa: ottavo ergastolo a Riina (http:/ / archiviostorico. corriere. it/ 1995/ marzo/ 18/

Delitto_Dalla_Chiesa_ottavo_ergastolo_co_0_95031816119. shtml)[38] Via D' Amelio, sette ergastoli (http:/ / archiviostorico. corriere. it/ 1999/ febbraio/ 14/ Via_Amelio_sette_ergastoli_co_0_9902143059.

shtml)[39] Ergastolo a Totò Riina per la strage - Repubblica.it » Ricerca (http:/ / ricerca. repubblica. it/ repubblica/ archivio/ repubblica/ 2000/ 01/ 22/

ergastolo-toto-riina-per-la-strage. html)[40] Rainews24 | Mafia. Bombe '93, ergastolo per Totò Riina (http:/ / www. rainews24. rai. it/ it/ news_print. php?newsid=10459)[41] Quel giudice in pensione assassinato da Totò Riina - Repubblica.it » Ricerca (http:/ / ricerca. repubblica. it/ repubblica/ archivio/ repubblica/

2009/ 09/ 10/ quel-giudice-in-pensione-assassinato-da-toto. html)[42] http:/ / www. sicilianews24. it/ index. php?option=com_content& task=view& id=12740& Itemid[43] Toto' Riina nel carcere dell' Asinara (http:/ / archiviostorico. corriere. it/ 1995/ dicembre/ 31/

Toto_Riina_nel_carcere_dell_co_0_95123112330. shtml)[44] la Repubblica/cronaca: Mafia, niente piu' isolamento diurno per Toto' Riina (http:/ / www. repubblica. it/ online/ cronaca/ riinadue/ riinadue/

riinadue. html)[45][45] (fonte: Cap. "Le tre facce della medaglia", pag. 121 - Primo sangue, Aldo Pecora, Bur Rizzoli, Milano 2010)[46] Ascoli, Totò Riina ricoverato in ospedale dopo malore - Repubblica.it » Ricerca (http:/ / ricerca. repubblica. it/ repubblica/ archivio/

repubblica/ 2003/ 10/ 29/ ascoli-toto-riina-ricoverato-in-ospedale-dopo. html)[47] http:/ / www. avvenire. it/ Multimedia/ AudioGallery/ audio+ rina. htm[48] http:/ / www. avvenire. it/ Cronaca/ Stragi+ di+ mafia+ i+ vecchi+ veleni+ di+ Riina_200907250655320500000. htm[49] Totò Riina ricoverato per problemi al cuore - Repubblica.it » Ricerca (http:/ / ricerca. repubblica. it/ repubblica/ archivio/ repubblica/ 2006/

12/ 20/ toto-riina-ricoverato-per-problemi-al-cuore. html)[50] Riina sul delitto Borsellino: "L'hanno ammazzato loro" (http:/ / www. repubblica. it/ 2009/ 07/ sezioni/ cronaca/ mafia-8/ bolzoni-viviano/

bolzoni-viviano. html)[51] Spatuzza riconosce un uomo dei servizi "Era vicino all'autobomba per Borsellino" - Repubblica.it (http:/ / www. repubblica. it/ cronaca/

2010/ 10/ 27/ news/ spatuzza_borsellino-8496629/ ?ref=HREA-1)[52] Spatuzza sembra riconoscere lo 007 vicino all'auto dell'attentato a Borsellino - Corriere della Sera (http:/ / www. corriere. it/ cronache/

10_ottobre_27/ spatuzza-borsellino-007_9aa695c2-e1ee-11df-9076-00144f02aabc. shtml)[53] Trattativa, la Procura chiede il rinvio a giudizio: processo per Riina, Provenzano e Mancino (http:/ / palermo. repubblica. it/ cronaca/ 2012/

07/ 24/ news/ trattati_la_procura_chiede_il_rinvio_a_giudizio-39613634/ ?ref=HRER2-1). Repubblica. Cronaca. 24 luglio 2012.[54] Libero figlio di Riina (http:/ / www. repubblica. it/ 2008/ 01/ sezioni/ cronaca/ mafia-2/ libero-figlio-riina/ libero-figlio-riina. html)

Repubblica.it[55] Riina jr esce dal carcere e torna a Corleone (http:/ / www. corriere. it/ cronache/ 11_ottobre_02/

riina-libero-corleone_a02fa3dc-ece5-11e0-9c5b-49e285760169. shtml) Corriere.it, 02-10-2011[56] Un pentito: Riina Jr progettava di uccidere l'ex ministro Alfano (http:/ / www. corriere. it/ cronache/ 11_ottobre_03/

riina-progetto-attentato-alfano_218d1a46-edb2-11e0-8721-690dea02417b. shtml) Corriere.it, 03-10-2011[57] Il Capo dei capi - Corriere della Sera.it 3/5/2007 (http:/ / www. corriere. it/ Primo_Piano/ Spettacoli/ 2007/ 05_Maggio/ 03/

il_capo_dei_capi. shtml)[58] «Ecco la vita di Totò Riina: come si diventa criminali» - Il Giornale.it 23/10/2007 (http:/ / www. ilgiornale. it/ spettacoli/

ecco_vita_toto_riina_come_si_diventa_criminali/ 23-10-2007/ articolo-id=215197-page=0-comments=1)

Voci correlate•• Mafia•• Cosa Nostra•• Clan dei Corleonesi•• Trattativa tra Stato italiano e Cosa nostra•• Bernardo Provenzano•• Luciano Liggio•• Michele Navarra•• Calogero Bagarella•• Leoluca Bagarella•• Antonietta Bagarella

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Salvatore Riina 112

•• Giovanni Brusca•• Pietro Rampulla•• Gaspare Spatuzza

Altri progetti• Articolo su Wikinotizie: Riina arrestato dal Raggruppamento Operativo Speciale 15 gennaio 1993

Predecessore:Luciano Liggio

Capo deiCorleonesi

Salvatore Riina1974 - 1993

Successore:Bernardo Provenzano

Predecessore:Gaetano Badalamenti

Commissione di Cosa NostraMichele Greco, Salvatore Riina, Stefano

Bontate1978 - 1981

Successore:Seconda guerra di mafia

Predecessore:Seconda guerra di mafia

Capo dei capi di CosaNostra

Salvatore Riina1982 - 1993

Successore:Leoluca Bagarella, Bernardo Provenzano

Collegamenti esterni• Biografia di Salvatore Riina (http:/ / digilander. libero. it/ inmemoria/ riina_salvatore. htm)

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Bernardo Provenzano 113

Bernardo Provenzano

Foto segnaletica ritraente Bernardo Provenzano da giovane.

Bernardo Provenzano da giovane.

Bernardo Provenzano, detto Binnu u tratturi(Bernardo il trattore, per la violenza con cui falciava levite dei suoi nemici) e Zù Binu[1] (Corleone, 31 gennaio1933[2]), è un criminale italiano, ritenuto il capo deicapi di "Cosa nostra", la mafia siciliana, dopo l'arrestodi Totò Riina.

Arrestato l'11 aprile 2006, Provenzano era ricercato sindal 9 maggio 1963[3], con una latitanza record diquarantatré anni. In precedenza era già statocondannato in contumacia a tre ergastoli ed aveva altriprocedimenti penali in corso.

Biografia

Origini

Nato da una famiglia corleonese molto povera, terzo disette figli[4], venne ben presto mandato a lavorare neicampi abbandonando la scuola (non finì la secondaelementare), arruolandosi altrettanto precocementenelle file delle organizzazioni malavitose.

Entrò al servizio di Michele Navarra, capo dei mafiosidi Corleone. A metà degli anni cinquanta scoppiò laguerra per il predominio di Corleone tra LucianoLiggio (detto "Lucianeddu") e Navarra. Provenzano sischierò col primo, a cui era già da tempo molto legatoinsieme a Totò Riina.

Il 10 settembre 1963 fu emanato un mandato di catturacontro di lui per l'omicidio di Michele Navarra[5].

Il 10 dicembre 1969 partecipò alla strage di VialeLazio, dove l'obiettivo era eliminare il boss MicheleCavataio, detto Il cobra, reo di aver messo tutte lefamiglie contro e di aver fatto scoppiare la prima guerradi mafia[5]. Provenzano uccise Cavataio spaccandogli ilcranio con il calcio della mitragliatrice e poi lo finì con un colpo di pistola: per la ferocia dimostrata durante questaazione, i mafiosi di Palermo lo soprannominarono "u' tratturi", perché dicevano che dove passava Provenzano noncresceva più l'erba.

Dopo che Luciano Liggio fu catturato nel 1974, prese il potere del clan dei corleonesi Salvatore Riina,

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Bernardo Provenzano 114

Ultima foto giovanile conosciuta di Provenzano nel 1959.

Primo identikit.

affiancato da Bernardo Provenzano e LeolucaBagarella, il quale, scatenando la seconda guerra dimafia, li portò in pochi anni alla guida di tutta Cosanostra siciliana[6].

Ai vertici di Cosa nostra con Totò Riina

Nel 1984 i Corleonesi dopo aver eliminato tutti i rivalidiventarono i leader della Cupola mafiosa e Totò Riinadivenne il capo dei capi di Cosa nostra. I Corleonesifurono l'unica cosca ad avere due rappresentanti nellacommissione direttiva. Essi erano, per l'appunto, TotòRiina e Bernardo Provenzano. I pupilli dei duecapimafia corleonesi erano i palermitani AntoninoMadonia e Giuseppe Lucchese Miccichè, che visto lagiovane età, Totò Riina chiamava "u' nicu".

Preso il potere nella commissione, il clan corleonesesviluppò una strategia aggressiva nei confronti dellamagistratura e dello Stato. Si verificarono quindi lestragi contro i vertici della magistratura inquirentesiciliana: nel 1992 con la Strage di Capaci dove fuucciso il magistrato Giovanni Falcone e con la strage divia d'Amelio dove fu ucciso il magistrato PaoloBorsellino; e successivamente i minacciosi attentati del1993 a Roma, a Firenze e a Milano.

La risposta dello Stato non fu forse rapida macomunque fu efficace e portò al completosmantellamento dell'organizzazione mafiosa grazie aduna serie di arresti attuati dalle forze dell'ordine al finedi far cessare la strategia stragista di Cosa nostra.

Lo Stato attuò una massiccia repressione contro Cosanostra e furono arrestati in rapida successionemoltissimi capi dell'organizzazione fra tutti il capo deicapi Totò Riina ritenuto il principale ideatore dellastrategia stragista.

Per gli attentati ai due magistrati, Provenzano vennecondannato all'ergastolo in contumacia[5].

Da solo al comando e il nuovo corso di Cosa Nostra

Dopo la cattura di Totò Riina nel 1993, Provenzano diviene il Capo dei Corleonesi[7] e successivamente il capoassoluto della mafia siciliana, sostituendo Riina e

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Foto segnaletica di Bernardo Provenzano, eseguita dopo la cattura,l'11 aprile 2006.

Confronto tra l'ultimo identikit, eseguito nel 2005 e una foto scattatadopo la cattura nel 2006.

Bernardo Provenzano al momentodell'arresto nel 2006.

cambiando radicalmente la strategia, portandol'organizzazione ad una rapida sommersione, facendoriconquistare ai mafiosi l'invisibilità dei grandi Padrinilasciandosi definitivamente alle spalle le stragi cheavevano colpito l'Italia in quel periodo. Nel 1995 e nel1996 vennero arrestati rispettivamente LeolucaBagarella rivale alla successione a capo dei capi diCosa Nostra e Giovanni Brusca.

Dopo la cattura di Leoluca Bagarella, arrestato dallaDirezione Investigativa Antimafia il 24 giugno 1995,Provenzano ha campo libero e comanda a modo suo, unmodo molto diverso dalla strategia del sangue di TotòRiina Nel 2002 si ebbe notizia che si fosse fatto operaresotto falso nome (Gaspare Troia) a Marsiglia per uncancro alla prostata, secondo alcune fonti dall'urologoAttilio Manca[8].

In quell'occasione le forze dell'ordine riuscirono adentrare in possesso di una foto del boss, applicata sullafinta carta d'identità[9].

Nel 2005 le forze dell'ordine eseguirono varieoperazioni in Sicilia nei possibili luoghi dove si sarebbepotuto nascondere il latitante, ma senza mai arrivarealla cattura.

Nel 2006 c'è un tentativo di depistaggio: il 31 marzo2006 (11 giorni prima dell'arresto) il legale del bosslatitante annuncia la morte del suo assistito[10], subitosmentita dalla Dia di Palermo[5].

L'arresto

Le indagini che portarono all'arresto del capo mafia diCorleone si incentrarono sull'intercettazione dei famosipizzini, i biglietti con cui Provenzano comunicava conla moglie, il cognato Carmelo Gariffo e con il resto delclan. Dopo l'intercettazione di questi pizzini e alcunipacchi contenenti la spesa e la biancheria, movimentatida alcuni staffettisti di fiducia del boss[11], i poliziottidella Squadra Mobile di Palermo e gli agenti della Scoriuscirono a identificare il luogo in cui si rifugiavaProvenzano[3][12].

Individuato il casolare, gli agenti monitorarono il luogo per dieci giorni attraverso microspie ed intercettazioniambientali, per avere la certezza che all'interno vi fosse proprio Provenzano.L'11 aprile 2006 le forze dell'ordine decisero di eseguire il blitz e l'arresto, a cui Provenzano reagì senza opporre laminima resistenza[13]. Il boss confermò la propria identità e venne scortato alla questura di Palermo.

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Il questore di Palermo successivamente confermò che per giungere alla cattura le autorità non si avvalsero né dipentiti né di confidenti[3].Il casolare (il proprietario del quale venne arrestato) in cui viveva il boss era arredato in maniera spartana, con illetto, un cucinino, il frigo e un bagno, oltre che una stufa per il freddo e la macchina da scrivere con cui compilava ipizzini[13].

CarcereDopo il blitz viene portato alla questura di Palermo e poi al supercarcere di Terni, sottoposto al regime carcerario del41bis. Dopo un anno di carcere a Terni, viene trasferito al carcere di Novara a seguito di alcuni malumori delleguardie carcerarie che si occupavano della sua detenzione[14].Dal carcere di Novara, il boss ha più volte tentato di comunicare con l'esterno in codice[15][16]. Il ministero dellaGiustizia ha deciso di aggravare il carcere duro per Provenzano, applicandogli il regime di 14 bis in aggiunta al 41bis dell'ordinamento penitenziario, che prevede l'isolamento in una cella in cui è vietata la televisione e la radioportatile[15].Il 19 marzo 2011 viene confermata la notizia di un tumore alla vescica.Inoltre, sempre lo stesso giorno, è stato dichiarato che il boss di Cosa Nostra verrà trasferito dal Carcere di Novara alCarcere di Parma. Nel carcere di Parma il 9 maggio 2012 il boss tenta il suicidio infilando la testa in una busta diplastica con l'obiettivo di soffocarsi ma il tutto viene sventato da una guardia carceraria[17].

Processo Trattativa Stato-MafiaIl 24 luglio 2012 la Procura di Palermo, sotto Antonio Ingroia e in riferimento all'indagine sulla TrattativaStato-Mafia, ha chiesto il rinvio a giudizio di Provenzano e altri 11 indagati accusati di "concorso esterno inassociazione mafiosa" e "violenza o minaccia a corpo politico dello Stato". Gli altri imputati sono i politici CalogeroMannino, Marcello Dell'Utri, gli ufficiali Antonio Subranni, Mario Mori e Giuseppe De Donno, i boss Giovannibrusca, Totò Riina, Leoluca Bagarella e Antonino Cinà, il collaboratore di giustizia Massimo Ciancimino (anche"calunnia") e l'ex ministro Nicola Mancino ("falsa testimonianza").[18]

Un pizzinoDurante gli ultimi anni di latitanza, il boss ha comunicato con i luogotenenti e con la famiglia, attraverso i famosipizzini, che dopo l'arresto sono stati trovati in grande quantità nel covo del boss[19].In alcuni di questi Provenzano indirizza messaggi non inerenti all'attività criminale, almeno apparentemente.

« Ti prego di essere sempre calmo e retto, corretto e coerente, sappia approfittare l'esperienza delle sofferenze sofferte, noncredere a tutto quello che ti dicono, cerca sempre la verità prima di parlare, e ricordati che non basta mai avere una prova peraffrontare un ragionamento. Per essere certo in un ragionamento occorrono tre prove, e correttezza e coerenza. Vi benedica ilSignore e vi protegga. »

(Da un pizzino di Bernardo Provenzano a Luigi Ilardo.[20])

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FamigliaBernardo Provenzano è stato legato sentimentalmente a Saveria Benedetta Palazzolo, con la quale non si è maisposato ma ha convissuto durante gran parte della latitanza[2].La coppia ha avuto due figli:• Angelo Provenzano: nato nel 1975• Francesco Paolo Provenzano: nato il 16 aprile 1982Il figlio Angelo è stato sotto inchiesta per mafia a partire dal 2000, ma l'inchiesta, terminata nel 2009, non ha portatoa sviluppi giudiziari[21].Il figlio Francesco Paolo, come del resto anche il fratello maggiore, non ha seguito le orme criminali del padre, ma siè laureato in "Lingue e culture moderne" nel 2005, a 23 anni,[22] ed ha ottenuto una borsa di studio dal ministerodell'istruzione, ottenendo un posto come insegnante in una prestigiosa scuola tedesca[23].Nel 1983 Saveria Benedetta Palazzolo è riuscita a sfuggire ad un tentativo d'arresto della polizia, evitando discontare la pena di due anni di carcere a cui era stata condannata[23].La signora Provenzano e i figli sono stati in latitanza fino al 1992. Nella primavera di quell'anno infatti,improvvisamente, fecero il loro ritorno a Corleone[24].

Indiscrezioni giudiziarieSecondo la ricostruzione fatta il 1º febbraio 2010 nel processo per favoreggiamento[25] contro Mario Mori, generaledei Carabinieri del Ros, da Massimo Ciancimino, figlio dell'ex sindaco di Palermo Vito Ciancimino, condannato permafia e deceduto nel 2002, il boss di Cosa nostra avrebbe goduto di "una sorta di immunità territoriale" fin dal1992[26], che gli consentiva di spostarsi liberamente durante la latitanza. La confessione gli era stata fatta proprio dalpadre, il quale, stando alle dichiarazione del figlio, si incontrava regolarmente con Provenzano[27].

Cinema e televisione• Il 30 marzo 2006 è uscito nelle sale cinematografiche il film di Marco Amenta Il fantasma di Corleone, un

documentario-fiction su Provenzano che verrà messo in onda anche dalla RAI.• Il 14 febbraio 2007 è andato in onda su Raiuno la fiction L'ultimo dei corleonesi, dove viene raccontata la storia

di Luciano Liggio, Totò Riina e Provenzano fino alla cattura di quest'ultimo, che nella fiction ha il volto di DavidCoco.

• Il 15 febbraio 2007 va in onda su Raitre la docufiction Scacco al re dove viene raccontato il lavoro che è statofatto per catturare Provenzano con filmati e registrazioni originali.

• Nel novembre 2007 è stata trasmessa su Canale 5 la miniserie televisiva Il capo dei capi, che ripercorre le vicendedella vita di Totò Riina e del suo braccio destro Bernardo Provenzano, il quale è interpretato dall'attore sicilianoSalvatore Lazzaro.

• Il 13 gennaio 2008 da parte di Mediaset è stata trasmessa una mini fiction, prodotta da Taodue di 2 puntate sugliultimi anni di latitanza di Provenzano dal titolo: L'ultimo padrino con Michele Placido nel ruolo del boss.

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Note[1] Archivio - Panorama.it - Mafia: dopo l'ultimo padrino (http:/ / archivio. panorama. it/ home/ articolo/ idA020001035888)[2] Biografia Bernardo Provenzano - Rainews24 Biografia Bernardo Provenzano (http:/ / www. rainews24. it/ ran24/ speciali/

provenzano_arrestato/ biografia. asp). RaiNews24, 11 04 2006. URL consultato in data 26-06-2010.[3] Arrestato Provenzano, era ricercato dal 1963 (http:/ / www. corriere. it/ Primo_Piano/ Cronache/ 2006/ 04_Aprile/ 11/ provenzano. shtml).

Corriere della sera, 25 04 2006. URL consultato in data 26/06/2010.[4] Dato riportato a pag 59 del libro: L'altra mafia: biografia di Bernardo Provenzano, di Ernesto Oliva, Salvo Palazzolo, Rubettino Editore srl,

2001[5] L'ARRESTO DI PROVENZANO (http:/ / archiviostorico. corriere. it/ 2006/ aprile/ 12/ ARRESTO_PROVENZANO_co_9_060412149.

shtml). Corriere della sera, 12 04 2006, pp. 020/023.025. URL consultato in data 26/06/2010.[6] E LEGGIO SPACCO' IN DUE COSA NOSTRA (http:/ / ricerca. repubblica. it/ repubblica/ archivio/ repubblica/ 1984/ 10/ 03/

leggio-spacco-in-due-cosa-nostra. html)[7] MA PROVENZANO E' LIBERO E VIVO (http:/ / ricerca. repubblica. it/ repubblica/ archivio/ repubblica/ 1993/ 11/ 16/

ma-provenzano-libero-vivo. html)[8] Manca ucciso perché curò Provenzano (http:/ / www. thepopuli. com/ 2009/ 05/ attilio-manca-ucciso-perche-curo-provenzano/ ). 31 maggio

2009. URL consultato in data 2009-06-12.[9] Provenzano, ora c' è una foto (http:/ / ricerca. repubblica. it/ repubblica/ archivio/ repubblica/ 2005/ 06/ 08/ provenzano-ora-una-foto. html)[10] Repubblica.it » cronaca » "Provenzano è morto da anni la mafia ha creato un fantasma" (http:/ / www. repubblica. it/ 2006/ b/ sezioni/

cronaca/ provejr/ provenzanomorto/ provenzanomorto. html)[11] Pochi metri al giorno, così arrivò il pacco (http:/ / www. corriere. it/ Primo_Piano/ Cronache/ 2006/ 04_Aprile/ 13/ pacco. shtml)[12] Arrestato il boss della mafia Bernardo Provenzano (http:/ / poliziadistato. it/ articolo/

426-Arrestato_il_boss_della_mafia_Bernardo_Provenzano)[13] Arrestato Bernardo Provenzano (http:/ / www. repubblica. it/ 2006/ 04/ dirette/ sezioni/ cronaca/ provenzano/ provenzano/ ). la Repubblica,

11 04 2006, p. Cronaca - Le Dirette. URL consultato in data 26/06/2010.[14] Giovanni Bianconi. Provenzano cambia carcere - «Una torta e troppe attenzioni» (http:/ / www. corriere. it/ Primo_Piano/ Cronache/ 2007/

04_Aprile/ 15/ bianconi_provenzano_traduzione_cella. shtml). Corriere della Sera, 15 04 2007. URL consultato in data 26/06/2010.[15] Alessandra Ziniti. Provenzano, pizzini dal carcere (http:/ / ricerca. repubblica. it/ repubblica/ archivio/ repubblica/ 2008/ 01/ 12/

provenzano-pizzini-dal-carcere. html). la Repubblica, 12 01 2008, p. 6 dell'edizione di Palermo. URL consultato in data 26/06/2010.[16] Provenzano, i pizzini per curare l'impotenza (http:/ / www. repubblica. it/ 2006/ 05/ gallerie/ cronaca/ provenzano-impotenza/ 1. html). la

Repubblica. URL consultato in data 26/06/2010.[17] un agente di Polizia Penitenziaria-34886346/ Il boss Provenzano tenta il suicidio salvato dagli agenti penitenziari - Palermo - Repubblica.it

(http:/ / palermo. repubblica. it/ cronaca/ 2012/ 05/ 10/ news/ il_boss_provenzano_tenta_il_suicidio_salvato_da)[18] Trattativa, la Procura chiede il rinvio a giudizio: processo per Riina, Provenzano e Mancino (http:/ / palermo. repubblica. it/ cronaca/ 2012/

07/ 24/ news/ trattati_la_procura_chiede_il_rinvio_a_giudizio-39613634/ ?ref=HRER2-1). Repubblica. Cronaca. 24 luglio 2012.[19] Nei pizzini la geografia di Cosa Nostra (http:/ / ricerca. gelocal. it/ gazzettadireggio/ archivio/ gazzettadireggio/ 2006/ 04/ 18/

EA8PO_NA801. html)[20] Pizzino citato nel libro: Bernardo Provenzano. Il ragioniere di Cosa Nostra di Ernesto Oliva e Salvo Palazzolo.[21] Chiusa inchiesta su Angelo Provenzano, figlio di Provenzano (http:/ / www. palermonotizie. com/

chiusa-inchiesta-su-angelo-provenzano-figlio-di-provenzano. html)[22] Il figlio di Provenzano diventa dottore (http:/ / www. corriere. it/ Primo_Piano/ Cronache/ 2005/ 03_Marzo/ 23/ provenzano. shtml)[23] Anna Puglisi. La signora Provenzano (http:/ / www. centroimpastato. it/ publ/ online/ signoraprovenzano. php3). marzo-aprile 2006. URL

consultato in data 26-06-2010.[24] "Io e mio padre Provenzano così faccio i conti con la mafia" - cronaca - Repubblica.it (http:/ / www. repubblica. it/ 2008/ 12/ sezioni/

cronaca/ provenzano-figlio-parla/ provenzano-figlio-parla/ provenzano-figlio-parla. html)[25] Mafia, Mori in tribunale "Non ci fu nessuna trattativa" | Palermo la Repubblica.it (http:/ / palermo. repubblica. it/ dettaglio/

mafia-mori-in-tribunale-non-ci-fu-nessuna-trattativa/ 1754387)[26] Ciancimino: Provenzano aveva immunita' (http:/ / www. ansa. it/ web/ notizie/ rubriche/ topnews/ 2010/ 02/ 01/ visualizza_new.

html_1679489883. html)[27] Ciancimino jr contro il generale Mori "Provenzano godeva di immunità" (http:/ / www. lastampa. it/ redazione/ cmsSezioni/ cronache/

201002articoli/ 51789girata. asp)

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Bernardo Provenzano 119

Bibliografia• Ernesto Oliva e Salvo Palazzolo, Bernardo Provenzano. Il ragioniere di Cosa Nostra, Rubbettino Editore (http:/ /

www. rubbettino. it/ rubbettino/ public/ RNoteSup. jsp?ID=1002137).• Salvo Palazzolo e Michele Prestipino, Il codice Provenzano, Editori Laterza (http:/ / www. laterza. it).• Lirio Abbate e Peter Gomez, I complici. Tutti gli uomini di Bernardo Provenzano da Corleone al Parlamento,

Fazi Editore, 2007.• Bellavia Enrico e Mazzocchi Silvana, Iddu. La cattura di Bernardo Provenzano, Baldini Castoldi, Dalai Editore.• Andrea Camilleri, Voi non sapete. Gli amici, i nemici, la mafia, il mondo nei pizzini di Bernardo Provenzano,

Mondadori, 2007.• Giusy La Piana, L'impero dei pizzini - la carriera criminale di Bernardo Provenzano, Edizioni Falcone, 2007.

Voci correlate•• Mafia•• Cosa Nostra•• Clan dei Corleonesi•• I "pizzini" di Provenzano•• Trattativa tra Stato italiano e Cosa nostra•• Salvatore Riina•• Luciano Liggio•• Michele Navarra•• Calogero Bagarella•• Leoluca Bagarella•• Giovanni Brusca•• Gaspare Spatuzza•• Pietro Rampulla•• Benedetto Spera

Altri progetti• Articolo su Wikinotizie: Provenzano arrestato dalla Polizia 11 aprile 2006

Collegamenti esterni

Predecessore:Salvatore Riina

Capo dei CorleonesiBernardo

Provenzano1993 - 2006

Successore:Rosario Lo Bue

Predecessore:Seconda guerra di mafia

Commissione di Cosa NostraSalvatore Riina, Bernardo

Provenzano1984 - 1993

Successore:Sciolta1993

Predecessore:Leoluca Bagarella, Bernardo Provenzano

Capo dei capi di CosaNostra

Bernardo Provenzano1995 - 2006

Successori:Salvatore Lo Piccolo

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Tommaso Buscetta 120

Tommaso Buscetta

« Non sono un infame. Non sono un pentito. Sono stato mafioso e mi sono macchiato di delitti per i quali sono pronto apagare il mio debito con la giustizia. »

(da un interrogatorio con Giovanni Falcone)

Tommaso Buscetta

Tommaso Buscetta, detto anche il boss dei due mondi[1] e donMasino[2] (Palermo, 13 luglio 1928 – New York, 2 aprile 2000), è statoun criminale italiano, membro di Cosa Nostra e successivamentecollaboratore di giustizia.

È stato uno dei capi della mafia siciliana, esponente di massimoprestigio all'interno della cupola mafiosa e successivamente arrestato,collaboratore di giustizia durante le inchieste coordinate dal magistratoGiovanni Falcone; le sue rivelazioni furono storiche perché permiserouna ricostruzione giudiziaria dell'organizzazione e della struttura diCosa nostra, fino ad allora quasi del tutto sconosciuta.

BiografiaNato in una famiglia poverissima (madre casalinga, padre vetraio), ultimo di 17 figli, si sposò a sedici anni nel 1945con Melchiorra Cavallaro dalla quale ebbe 4 figli: Felicia (nata nel 1946), Benedetto (nato nel 1948), Domenico eAntonio. Benedetto e Antonio furono vittime della lupara bianca nel corso della seconda guerra di mafia. Durante lasua vita, Buscetta ebbe tre mogli e otto figli.

Tommaso Buscetta dagiovane

Per far soldi iniziò una serie di attività illegali nel mercato nero, come lo smercioclandestino delle tessere per il razionamento della farina, diffuse durante il ventenniofascista. Questa attività lo rese abbastanza celebre anche a Palermo, dove nonostante lagiovanissima età venne soprannominato Don Masino. A 17 anni entrò nella famigliamafiosa di Porta Nuova.

Al termine della seconda guerra mondiale si recò a Buenos Aires e a Rio de Janeiro,dove aprì una vetreria: gli scarsi risultati economici del suo nuovo lavoro lo costrinsero,nel 1950, a tornare a Palermo. Qui, negli anni cinquanta, Buscetta si legò al clan diSalvatore La Barbera iniziando il contrabbando del tabacco, che praticò fino al 1963quando, con lo scoppio della prima guerra di mafia, si diede alla latitanza.

Il Sudamerica, la droga e la prima estradizioneBuscetta riuscì a costruire in sud America un impero basato sulla produzione e sullo spaccio di eroina e cocaina, con un sistema di aerei per poterla trasportare in tutto il mondo, costituì una compagnia di tassisti e una catena di pizzerie e ristoranti per poter reinvestire il denaro frutto del traffico di stupefacenti[3] (Buscetta ha, però, sempre smentito con forza di aver mai trafficato droga in tutta la sua vita). Per dieci anni, Buscetta riuscì a eludere la legge, utilizzando false identità (Manuel López Cadena, Adalberto Barbieri e Paulo Roberto Felice), sottoponendosi anche a un'operazione di chirurgia plastica[1], e spostandosi da paese a paese, passando per gli Stati Uniti d'America, il

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Tommaso Buscetta 121

Brasile e il Messico.Arrestato dalla polizia brasiliana il 2 novembre del 1972 e successivamente estradato, venne rinchiuso nel carceredell'Ucciardone e condannato a dieci anni di reclusione, ridotti ad otto in appello, per traffico di stupefacenti. Nel suocovo in Brasile, le autorità trovarono eroina pura per un valore di 25 miliardi di lire dell'epoca[4]. Trasferitosuccessivamente nel carcere piemontese delle Nuove, riuscì ad evadere quando gli venne concessa la semilibertà,facendo ritorno in Brasile e sottoponendosi a un nuovo intervento di chirurgia plastica oltre che a un intervento permodificare la voce[4].

Tommaso Buscetta il 15 luglio 1984 all'aeroporto diRoma.

Lo sterminio dei familiari durante la secondaguerra di mafia

La seconda guerra di mafia e l'ascesa dei corleonesi, schieramentoopposto a quello palermitano di Buscetta e degli altri boss,portarono allo sterminio della sua famiglia. Tra il 1982 e il 1984,sotto ordine diretto del boss corleonese Totò Riina, i due figli diBuscetta scomparvero per non essere mai più ritrovati, evidentecaso di lupara bianca[5]. Vennero inoltre uccisi un fratello, ungenero, un cognato e quattro nipoti[5].

L'arresto in Brasile e l'estradizione

Il 24 ottobre 1983 quaranta poliziotti circondarono la suaabitazione a San Paolo e lo arrestarono assieme alla moglie,portandolo in commissariato. A nulla valse un tentativo dicorruzione operato dallo stesso Buscetta[4], che venne rinchiuso inprigione per alcuni omicidi collegati con lo spaccio di droga[4].

Nel 1984 i giudici Giovanni Falcone e Vincenzo Geraci sirecarono da lui invitandolo a collaborare con la giustizia, maBuscetta inizialmente rifiutò. Lo stato italiano ne chiese alloral'estradizione alle autorità brasiliane.

Alla notizia dell'estradizione in Italia[6], Buscetta tentò il suicidio ingerendo barbiturici[7], nel tentativo di evitare digiungere in Italia. Salvato, arrivò in Italia dove decise di collaborare, cominciando a rivelare organigrammi e pianidella mafia al giudice Falcone[8].

Viene per questo considerato uno dei primi pentiti della storia, dopo Leonardo Vitale[9]. Egli non condivideva piùquella che era la nuova Cosa Nostra, poiché sosteneva che essa stessa aveva perso la sua identità[10].

La collaborazione con Falcone e il ritorno negli UsaGrazie a lui, lo stato e i suoi magistrati hanno capito e conosciuto il sistema di Cosa Nostra. Un sistema piramidaledetto cupola[11], alla base del quale vi erano i soldati scelti dalla famiglia, sopra di essi i capi decina, scelti dal capodella famiglia, sopra ancora vi erano i consiglieri, e infine il capo famiglia. Buscetta parlò di livelli superiori, occulti,di cui facevano parte forze politiche[10][12].Nel 1984 Buscetta venne estradato negli Stati Uniti ricevendo dal governo una nuova identità, la cittadinanza e lalibertà vigilata in cambio di nuove rivelazioni contro i piani di Cosa nostra americana[13][14]. Dopo aver fatto parlaredi sé per una crociera nel Mediterraneo[15], muore di cancro nel 2000 all'età di 72 anni[16], non prima di avermanifestato, in un libro-intervista di Saverio Lodato (ed. Mondadori, 1999), il suo disappunto per la mancatadistruzione di Cosa Nostra da parte dello Stato italiano[17].

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Tommaso Buscetta 122

Note[1] Don Masino, Boss dei 2 mondi, cosi lo chiamava la malavita - La Repubblica 1984 (http:/ / ricerca. repubblica. it/ repubblica/ archivio/

repubblica/ 1984/ 09/ 30/ don-masino-boss-dei-due-mondi-cosi. html)[2] Sono Don Masino, non dico altro - La Repubblica 1984 (http:/ / ricerca. repubblica. it/ repubblica/ archivio/ repubblica/ 1984/ 07/ 18/

sono-don-masino-non-dico-altro. html)[3] Don Masino, Boss dei 2 mondi, cosi lo chiamava la malavità - La Repubblica 1984 (http:/ / ricerca. repubblica. it/ repubblica/ archivio/

repubblica/ 1984/ 09/ 30/ don-masino-boss-dei-due-mondi-cosi. html)[4] Don Masino Boss Dei Due Mondi Cosi' Lo Chiamava La Malavita - Repubblica.It » Ricerca (http:/ / ricerca. repubblica. it/ repubblica/

archivio/ repubblica/ 1984/ 09/ 30/ don-masino-boss-dei-due-mondi-cosi. html)[5] Un impero basato sulla cocaina che gestiva come un Gangster - La Repubblica, luglio 1984 (http:/ / ricerca. repubblica. it/ repubblica/

archivio/ repubblica/ 1984/ 07/ 17/ un-impero-basato-sulla-cocaina-che-gestiva. html)[6] Il Brasile Ha Concesso L' Estradizione Tommaso Buscetta Presto In Ital - Repubblica.It » Ricerca (http:/ / ricerca. repubblica. it/ repubblica/

archivio/ repubblica/ 1984/ 06/ 28/ il-brasile-ha-concesso-estradizione-tommaso. html)[7] Forse Gia' Domani Tommaso Buscetta Arriva In Italia - Repubblica.It » Ricerca (http:/ / ricerca. repubblica. it/ repubblica/ archivio/

repubblica/ 1984/ 07/ 15/ forse-gia-domani-tommaso-buscetta-arriva-in. html)[8] 'SONO DON MASINO. NON DICO ALTRO...' - Repubblica.it » Ricerca (http:/ / ricerca. repubblica. it/ repubblica/ archivio/ repubblica/

1984/ 07/ 18/ sono-don-masino-non-dico-altro. html)[9] Buscetta, il primo pentito - Repubblica.it » Ricerca (http:/ / ricerca. repubblica. it/ repubblica/ archivio/ repubblica/ 2000/ 04/ 05/

buscetta-il-primo-pentito. html)[10] BUSCETTA CI DISSE: 'NON SONO UN NEMICO' - Repubblica.it » Ricerca (http:/ / ricerca. repubblica. it/ repubblica/ archivio/

repubblica/ 1984/ 10/ 02/ buscetta-ci-disse-non-sono-un-nemico. html)[11] Per la Cassazione la Cupola esiste e funziona come l'ha descritta il pentito Buscetta - La Stampa 31/1/1992 (http:/ / archivio. lastampa. it/

LaStampaArchivio/ main/ History/ tmpl_viewObj. jsp?objid=894340)[12] Buscetta: alzerò il velo su Cosa Nostra e politica. Appello di Calderone agli uomini arruolati dai boss <Abbandonateli sono pazzi criminali>

- La Stampa 15/11/1992 (http:/ / archivio. lastampa. it/ LaStampaArchivio/ main/ History/ tmpl_viewObj. jsp?objid=1015117)[13] BUSCETTA: ' ONORE AL GRANDE EX NEMICO' - Repubblica.it » Ricerca (http:/ / ricerca. repubblica. it/ repubblica/ archivio/

repubblica/ 1992/ 05/ 26/ buscetta-onore-al-grande-ex-nemico. html)[14] CITTADINANZA AMERICANA AL PENTITO BUSCETTA - Repubblica.it » Ricerca (http:/ / ricerca. repubblica. it/ repubblica/ archivio/

repubblica/ 1985/ 11/ 15/ cittadinanza-americana-al-pentito-buscetta. html)[15] BUSCETTA IN CROCIERA D' AMORE - Repubblica.it » Ricerca (http:/ / ricerca. repubblica. it/ repubblica/ archivio/ repubblica/ 1995/

08/ 23/ buscetta-in-crociera-amore. html)[16] la Repubblica/cronaca: È morto Tommaso Buscetta Svelo' i segreti di Cosa Nostra (http:/ / www. repubblica. it/ online/ cronaca/ buscetta/

morto/ morto. html)[17] Buscetta: la mafia è un fatto politico - Corriere della Sera 1999 (http:/ / archiviostorico. corriere. it/ 1999/ ottobre/ 12/

Buscetta_mafia_fatto_politico_co_0_9910124279. shtml)

Voci correlate•• Mafia•• Cosa Nostra•• Pentito•• Cupola mafiosa•• Giovanni Falcone•• Totò Riina•• Lupara bianca

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Tommaso Buscetta 123

Altri progetti

• Wikiquote contiene citazioni: http:/ / it. wikiquote. org/ wiki/ Tommaso Buscetta

Collegamenti esterni• Boss mafiosi (http:/ / digilander. libero. it/ inmemoria/ boss_mafiosi. htm)

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Fonti e autori delle voci 124

Fonti e autori delle vociSandro Pertini  Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=54692571  Autori:: .anaconda, AKappa, Airon90, Al Pereira, Alberto di Cristina, Ale santos, AleR, Aleksander Sestak,Alfreddo, Andre86, AnjaQantina, Antonello Piccone, Antonio1952, Apologeta, Ar70-90, Archeologo, Armando, Armilio, ArtAttack, Asdf1234, Ask21, AttoRenato, Barbaking, Blackcat,Blakwolf, Borgolibero, Bouncey2k, Bramfab, Bronzino, Brownout, Bultro, Calabash, Carlomorino, Castel, Caulfield, Chaoleonard, Chem, Civa61, Cloj, ColdShine, Consbuonomo, Copis,Cruccone, Cryptex, Dantadd, Daviboz, Deguef, Demart81, Demiurgo, Demostene119, Demostenes, Derfel74, Dome, Dommac, DonPaolo, Dr Zimbu, Dr.Gabriel, Drugonot, Duca6000, Dunferr,EdithTag, Edowikip, Emanuele Saiu, Er Cicero, Erinaceus, Etrusko25, Eumolpa, Eumolpo, F l a n k e r, F. Cosoleto, Fabiolinux85, Felisopus, Felyx, Ferdinand.bardamu, Filnik, Formica rufa,Francesco da Firenze, Francomemoria, Frassionsistematiche, Frazzone, Freddyballo, Freepenguin, Frieda, Furyo Mori, G.dallorto, Gabriel98, Gacio, Gala.martin, Gaucho, Gce, Gerardity,Gfagone, Gian punk, Gian-, Gianelli pietro, Giannizx1, Giovanni Messina, Giuseppe 90, Goemon, Goozer, Grifone87, Grigio60, Groucho85, Guidomac, Gvf, Gwenaeth, Hamletnico, Hanyell29,Hellis, Hill, Homer, Hrundi V. Bakshi, Il Barone Nero, Ilario, Illy78, Ilsocialista, Iskander, Italiafutura, Jaqen, Jollyroger, Kal-El, Kaspo, Kronos, L736E, Laurentius, Leonardofa94, Leopold,Ligabo, Lineadombra, Llodi, Llorenzi, Lochness, Lord Possum, Lorpre, Luca P, Lucretius, Luigi.Vampa, Lulo, Luresedoc, MaEr, MaiDireLollo, Malemar, Manuel M, MapiVanPelt, Marcoemme,Maria.martelli, Marius, Marko86, Markos90, Marlendive, Martin Mystère, Mau db, Mauritre, Mauro Tozzi, Maxim633, Maxperot, McBoing 99, Mfprimo, Microsoikos, Milo Manica, Mircko,Mitchan, Mizardellorsa, Mpiz, Murray, Murtasa, Nemo bis, No2, Okko82, Orion21, OrthodoxeSizilien, Pacini Fabio, Pacopax, Paolo parioli, Paolo.ghilardi, Parerga, Pdn, Pelusu, Pequod76,PersOnLine, Phantomas, Piero Montesacro, Pino alpino, Pracchia-78, Pulmino, Ranma25783, Realtavirtuale, Resigua, Retaggio, Roberto Mura, Rojelio, Romero, SFC, SalvatoreSperanza,Sbisolo, Scarab, Seb.tringali, Sesquipedale, Sextum, Shardan, Shivanarayana, Simo1987, Sir marek, Sky without clouds, Skyluke, Spaziomdm, Squattaturi, Stef Mec, Steven Chiefa, Superfaes,Taueres, The Polish, The White Duke, Ticket OTRS 2011102410007641, TierrayLibertad, TintoMeches, Torav, Torsolo, Twice25, Unriccio, Updown, Varie11, Veneziano, Viscontino,Voldemort87, Wikit2006, XLegioEquestris, Xander89, Ylebru, Zombieontheroad, Zoologo, 278 Modifiche anonime

Aldo Moro  Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=54748415  Autori:: %Pier%, *Alby*, .snoopy., ANGELUS, Aanto, Aedo89, Al Pereira, Albefae, Alessandro Stella, Alfio,Annatapessima, Anymore91, Archeologo, Arturo.c, Ary29, AttoRenato, Auro, Azzuffu, BMF81, Bella Situazione, Bellini.raf, Berto77, Beta16, Blackcat, Blakwolf, Blues 1911,BohemianRhapsody, Bonimba, Borgolibero, Bramfab, Broc, Brownout, Buonomojus, Captivo, Carlo.Ierna, Catanzaro, Caulfield, Cerrigno, Chlorpromazine, Civvì, Cloj, Codas, Consbuonomo,Contromano76, Copis, Corsaronapoletano77, Cotton, Crisarco, Cruccone, Daniele Pugliesi, Danilo, Danko111, Dardorosso, Davide, Deluca1985, Democrazia, DerfelLink, Diegofio, Dispe,Django, Dome, Don Tricheco, Dread83, Dv.uzzi, Elbloggers, Elwood, Engineer123, Enri1967it, Erpy83, F l a n k e r, F. Cosoleto, Fabbosko, Fantasma, Federico92, Federicopiccioni88, Ffeeddee,Filnik, Formica rufa, Fotogian, Frazzone, Freddyballo, Frigotoni, Furriadroxiu, Furyo Mori, GBG, Gac, Garretgian, Gaux, Gfagone, Ghino di Tacco, GiaGar, Giancarlo Rossi, Gianluigi, Giba 73,Giorgian, Giuseppe 90, Glbuganz, Gliu, Gondola, Gpgiampy, Grattachecca&Fichetto, Guidomac, Hal8999, Hashar, Hill, Il-margine, IlPisano, Ilariamoroni, Ilcittadinonews, Illy78, Incola, Interfc,Inviaggio, Ippo94, Iron Bishop, Jacopo, Jaqen, Jimmy Cinquepance, John.urbs.ve, Johnlong, Juan, Kaboot, KaeZar, Kiban, Klapka, Klaudio, L'osservatore, Larry Yuma, Le vittime, Leoman3000,Lion 86, Lochness, Lord Hidelan, Lou Crazy, LucaG83, Lucas, Luciano G. Calì, Luisa, Lukspacemba, Lulo, M7, Ma'ame Michu, Madeco, Magnum2008, Maiha, Malemar, Marco Bernardini,Marcok, Mario albrizio, Marius, Markos90, Massimiliano Lincetto, Matafione, Matt 76, Mauriziotani, Mauromereu, Maximix, Melos, Metolos, Metralla, Midnight bird, Mirabbilia, Mizardellorsa,Moongateclimber, Moroboshi, Mr buick, Mronca, Nalosa, Nemo bis, Nevermindfc, NewLibertine, Ngi85, Nick1915, Nickanc, Nickel Chromo, Nicoli, No2, Omino dei sogni, Osinig, Otrebor81,Paolo.ghilardi, Pap3rinik, Paul Gascoigne, Pdn, Pegua, Pepsty, Pequod76, Pg, Phantomas, Piero Montesacro, Pietrodn, Pifoyde, Pingon, Pizzangrillo, Podollo, Pollakis, Pracchia-78, Pratodellago,Privi, Quaker123456789, Quatar, Radio89, Ranma25783, Razzairpina, Rdocb, Red devil 666, Resigua, RiccardoP1983, Rl89, Rollopack, RuandaBit, Sbisolo, Sconvolpi74, Senpai, Sentruper,Senza nome.txt, Sesquipedale, Shaka, Simo1987, Simona77, Simone Bocchetta, Sir marek, Skyluke, Slariccia, Snowdog, Soprano71, Square87, Squattaturi, Stan Shebs, SteGrifo27, StefanoTordi, Stigliani, Supernino, Taueres, Tempiese, Teoeva, The White Duke, Ticket 2010081310004741, TierrayLibertad, Tontolculo, Torsolo, Turgon, Twice25, Urli mancati, Varie11, Villy81,Vipera, Viscontino, Wadysh, Whitewolf, Wim b, Yoggysot, Yoruno, Zappuddu, Zerosei, Zerotarma, 467 Modifiche anonime

Giovanni Falcone  Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=54738046  Autori:: %Pier%, .anaconda, .sEdivad, .snoopy., 2010071210025884, ANGELUS, ASP, Aboliamoli.eu,Accurimbono, Airon90, Alberto89m, Alkalin, Alleborgo, Allergic, Amarvudol, AndreA, Andrew88, Aplasia, ArmorShieldA99, ArtAttack, Ary29, Azrael555, BMF81, Barbaking, Basilicofresco,Borgil, Bronzino, Bultro, Calabash, Camelyerdey, Caulfield, Cinzia, Civa61, Civvì, Cloj, Clé italienne, Codas, ComputerXtreme, Conocybe, Consbuonomo, Crisarco, CristianCantoro,D'arcywretzy, DCGIURSUN, DarTar, Dark knight, Dedda71, Demostenes, Desyman, Dmerico, Dome, Domino89, DoppioM, Dr Zimbu, Dread83, Elitre, Entella Chiavari, Ethicom, Etrusko25,Eumolpa, Eumolpo, Fabio Matteo, Fabr, Fantasma, Ferdinando Scala, Figiu, Flariccia, Formica rufa, Francy9797, Franz Liszt, Franztanz, Freddyballo, Frigotoni, Gacio, Galessandroni, Garen,Gcalderone, Geghesors, Generale Lee, Gfagone, Giancarlo Rossi, Gianreali, Giggiggio76, Ginevra82, Giorgio Cadorini, Giovanni Gruttad'Auria, Giuseppe 90, Gnumarcoo, Gondola, Guidomac,Gusme, Hal8999, Hanyell29, Hauteville, Hellis, Henrykus, Homer, Ignlig, Il Borg, Il Tuchino, Ilciospo, Ilsocialista, IndyJr, Johnlong, Kal-El, Kattoliko, Keltorrics, Klaudio, Klone123,Kormoran, Legendcrow, Leveking, Limpar, Lingtft, Llodi, Lorenzopetta, Losògià, LuckyLisp, M7, MM, Manfredi88, Mangoz, Manutius, Marcok, Marcopil64, Marcuscalabresus, Mariogyn,Mark91, Marko86, Markos90, Matrixmorbidoso, Maximianus, Mechanical, Melkor II, Melos, Menion89, Mephistos, Metralla, Michele.B, Milano98, Monozigote, Moroboshi, Msimei2,Nandorum, Nevermindfc, NewLibertine, Nick1915, Nicoli, No2, Nubifer, Ondalibera, PROXIMO, Peppo, Peter Benjamin, Phantomas, Phyk, Piero, Pil56, Pracchia-78, Pupi 100873-4, Quoniam,Rael, Rago, Razzabarese, Remulazz, Reo-chan, Resigua, Restu20, Roccuz, Rutja76, SCDBob, Sailko, Senza nome.txt, Sf71177, Shivanarayana, Sicilarch, Simotdi, Snowdog, Squattaturi,Stefanofonzi, Superchilum, Supernino, Tenebroso, Teresa19, Tia solzago, Ticket 2010081310004741, Tirinto, Tizi101, Tricolore88, Udonknome, Umberto Basilica, Una giornata uggiosa '94,Vale maio, Valepert, Viames, Vin junior, Vituzzu, Vmoscarda, Vomitron, WINDWILDE, WalrusTR, Wiggin, Wikif, WolfRayet, Wolland, Wyszinski, Yiyi, Yoggysot, Zikan, Zimmon, Zuzeca,515 Modifiche anonime

Paolo Borsellino  Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=54738479  Autori:: *Raphael*, .jhc., .mau., AKappa, ANGELUS, Accurimbono, Airon90, Alberto89m, Aldolat,Alessandromano, Alfio, Alfovel, Alleborgo, AmonSûl, Amux, AndreA, Angelo.romano, AntonEgger, Aplasia, Archeologo, Ary29, Avaleri, Baroc, Bennycalasanzio, Blackcat, Bonovox84,Brownout, Buggia, Camelyerdey, Caulfield, Cialz, Cinzia, Civa61, Civvì, Cloj, Clé italienne, Codas, ComputerXtreme, Crisarco, Cristiano72, Cruccone, DCGIURSUN, Dedda71, Dega180,Demart81, Django, Domino89, DoppioM, DottMs, EH101, Elitre, Erik1991, Etneo69, Etrusko25, Eumolpa, Eva Mathiasch, Exorcist Z, Fabr, Fantasma, Felix 93, Fertility, FireFlight, Flariccia,Formica rufa, Fra4481, Freddyballo, Frigotoni, Funereo, Furriadroxiu, Gac, Gacio, Gandalf.the.Grey, Gcalderone, Giancarlo Rossi, Gianluca91, Giannizx1, Giggiggio76, Giuse93, Guaza,Guidomac, Hamlet80, Hanyell29, Hauteville, Heelens, Hellis, Homer, Ignlig, Iiiioo, Ilario, Inviaggio, Iron Bishop, Italiafutura, Jaqen, Johnlong, KS, Kar.ma, Kaspo, Kattoliko, KingFanel, L736E,Larios, Larry Yuma, Larry.europe, Legendcrow, Lingtft, Llodi, LucianoMazzone, Lukius, M7, Malemar, MapiVanPelt, Marco Olivini, Marcok, Marcopil64, Marcoranuzzi, Marcuscalabresus,Maria Pia Daniele, Mariogyn, Mark91, Marko86, Marluk, Massimiliano Panu, Matrixmorbidoso, Matrobriva, Matt.mac, Maximianus, Melos, Morgan Sand, Moroboshi, Nanae, NewLibertine,Nicoli, Ninù, No2, PROXIMO, Pakdooik, Pandafilando, Pap3rinik, PersOnLine, Peter Benjamin, Phantomas, Piero, Poigne, Princepao, Psylocibe, Pupi 100873, Pupi 100873-4, Rael,Ranma25783, Razzabarese, Remulazz, Reo-chan, Respighel, Rifrodo, Riottoso, Roberto Mura, Roccuz, Rojelio, Rosario9, SCDBob, Sailko, Seics, Senza nome.txt, Sesquipedale, Sf71177,Shivanarayana, Sicilarch, Sid-Vicious, Silas Flannery, Silver Hawks, Simo82, Sky, Smuggler, Snigger, Snowdog, Square87, Stefania Nicolosi, Stefanox1985, SunOfErat, Superchilum,Superuomopazzoide, Sveliamoimisteri33, Taccolamat, Tano-kun, Telewiki93, Teresa19, Terrasque, Tia solzago, Ticket 2010081310004741, Tiyoringo, Tonii, Unriccio, Vale maio, Viames,Vipera, Virtualtips, Vituzzu, Vomitron, WINDWILDE, Wyszinski, Yiyi, Yoggysot, Zooropaforever, Zuzeca, 418 Modifiche anonime

Carlo Alberto dalla Chiesa  Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=53499771  Autori:: %Pier%, ANGELUS, ARCHIsavio, Alleborgo, Andreas987, Antonio1952, Aplasia,Archeologo, ArtAttack, Arturolorioli, Ary29, AttoRenato, Axl8713, Baruneju, Blackcat, Bramfab, Caulfield, Cesalpino, Chiappinik, Cialz, Civa61, Civvì, Cloj, Codas, Cruccone, Dedda71,DerfelLink, Dr Zimbu, Eumolpo, F l a n k e r, F. Cosoleto, Fidilio89, Formica rufa, Franco aq, Gfagone, Gian-, Giordaano, Godzillante, Hellis, Hiaghy, Ignlig, Inviaggio, Jalo, Jaqen, JoseAntonio, Juan, Kar.ma, Kaspo, Klaudio, Klone123, Kronin, Leopold, Lingtft, Llodi, Lorenzo Cantagallo, Luca3, Lucas, LuciusDay, Malemar, Manusha, Marcok, Marcuscalabresus,Maria.martelli, Marko86, Matrobriva, Maverick1987, Mcicogni, Mercury, Michele.V, Mirkocav, Moroboshi, Mr buick, NewLibertine, Nick, Nicolabel, No2, Nrykko, Nubifer, Paolo parioli,Paolocuccu, Pequod76, PersOnLine, Pracchia-78, Pramzan45, Quaaludes, Rael, Resigua, Robykiwi, Roccuz, RockPoetry, Sarcelles, Sbisolo, Senpai, Senza nome.txt, Sesquipedale, Sgt HartmanIT, Shaka, Shivanarayana, Silas Flannery, Stefanox1985, Supernino, Tanonero, Taueres, Telepso, TierrayLibertad, Tomi, TommyTheBiker, Toobaz, Topowiki, Torav, Truman Burbank,ValterVB, Veneziano, Yoggysot, 142 Modifiche anonime

Cosa nostra  Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=54630842  Autori:: -Emanuele-, .anaconda, .snoopy., Accurimbono, Adelchi, Agnellino, Airon90, Akela, Alb, Aleqwerty,Alexmar983, AmonSûl, Andrea tibi, Anthos, Arciere84, Ary29, Ask21, Azrael555, B3t, BMF81, Baduila, Barba Nane, Befree, Bella Situazione, Borgil, Bronzin, Calabash, ChemicalBit,Cicciocorleone, Civa61, Civvì, Cloj, Codas, Compagno, Danno, Danpjk, DarkAp, Darth Kule, Dedda71, Demostenes, Di Vago, Django, Dome, Dr Zimbu, Ds02006, ESSETI, Engineer123,Entella Chiavari, Erinaceus, Ettoremiracolo, Eumolpa, Eumolpo, FSosio, Fabiodevivo, Fabrice81, Fale, Ferdinando Scala, Fibonaccixp, Fidilio89, FollowTheMedia, Formica rufa, Foto archiviostorico, Francescom, Frieda, Frigotoni, Gac, Gacio, Gce, Gelo4, Generale Lee, Geoffrey Calabria, Gierre, Giuseppe ME, Gliu, Greg, Griffo83, Guidomac, Gvf, Helevorn, Horcrux92,Iacopo.mannucci, Ignlig, IlVespa, Io', Iron Bishop, Ittos, Jalo, Jaqen, Joana, Johnlong, Jojino, Jok3r, Juan, Kairine, Kanchelskis, Kertrin138, Klaudio, Klone123, Kurzon, L736E,LORENZOILMAGNIFICO, Larry Yuma, Leftsize, Lou Crazy, Lp, Lucas, Luccaro, LukeWiller, Lupo rosso, MM, MaEr, Malemar, MapiVanPelt, Maquesta, Marc.soave, Marco Plassio, Marcok,Marcuscalabresus, Mariogyn, Mark91, Massimiliano Panu, Massimo Zaghi, Masuper, Maudig, Maximianus, Michele.V, Minuteman, Mizardellorsa, Mozart487, Mr buick, Nanae, Neogeolegend,NewLibertine, Nick1915, Nicola Romani, No2, Nrykko, Nubifer, Oile11, Olando, P tasso, PandeF, Paopp, Pequod76, Petrik Schleck, Phantomas, Phyk, Piddu, Piero, Polinux, Pracchia-78,PuerApuliae, Pumpf, Qadesh, Qbert88, Rael, Rdocb, Red devil 666, Riccardov, Rionda, Riottoso, Roberto82, Rojelio, Romero, Rrronny, Rupertsciamenna, Sailko, Sanremofilo, Seics, Senet,Senpai, Sentruper, Senza nome.txt, Shivanarayana, Sicilarch, Sigifredobau, Silas Flannery, Simo ubuntu, Simo82, SimoneMLK, Sirabder87, Sky, Snowdog, Squattaturi, SuperSecret,Superchilum, Supernino, Taker, Tanonero, Taueres, Terrasque, Theirrulez, Tia solzago, Ticket 2010081310004741, Tonii, Torsolo, Trikke, Triquetra, Trixt, Twice25, Utonto, Valepert, Viames,Wappi76, Wilcott, Zinn, 665 Modifiche anonime

Page 127: I Grandi e i piccoli

Fonti e autori delle voci 125

Salvatore Riina  Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=54737180  Autori:: .sEdivad, Alberto di Cristina, Andrea81milano, Antonio Vista, Aplasia, ArtAttack, Ary29, Audiola, BasilioElio Antoci, Blackcat, Blues 1911, Bonehead, Camelyerdey, Civa61, Cloj, Codas, DanieleFavara, Danpjk, DeHonno, Dedda71, Devil550, Django, Dome, Domyinik, Dr Zimbu, EH101, Elwood,Engineer123, Erinaceus, Ethicom, F. Cosoleto, Felix 93, Fiaschi, Formica rufa, Francesco.Lassandro, Franz Liszt, Freddyballo, GJo, Gac, Gacio, Generale Lee, George.cri91, Giancarlo Rossi,GiuseppeMassimo, Griffo83, Guidomac, Gvnn, Horcrux92, Igor0102, Italiafutura, Johnlong, Jok3r, Kaspo, Kaus, Kiado, Kibira, Klaudio, Klone123, LORENZOILMAGNIFICO, Lavico, Lingtft,Lord Possum, Lordfe, M7, MacLucky, Malemar, MapiVanPelt, Marcko, Marco Cabizza, Marcuscalabresus, Marius, Mark91, Markos90, Massimiliano Lincetto, Massimiliano Panu, Masuper,Mauro742, Mds32, Meirut, Melos, Michele Zaccaria, Mitchan, Moroboshi, Mrtb, Nalegato, Neq00, No2, Nubifer, Ocinico, Olando, Orion21, Osk, PROXIMO, Paulatz, Pequod76, Phantomas,Pierluigi1982, Pokipsy76, Qbert88, Rael, Raiko, Ramatteo, Remulazz, Rhockher, Robyvecchio, Ruthven, Senpai, Senza nome.txt, Sf71177, Shaix2389, Shivanarayana, Silas Flannery, Simosigno,Simoz, Smuggler, Snowdog, SonnyfromCorleone, Squattaturi, Stefanox1985, Stefliebe, Steven Chiefa, Supernino, Svello89, Taker, Tanonero, Taueres, Terrasque, Thewikifox, Ticket2010081310004741, Ticket2009082110052454, Tirinto, TonyCiccione, Trixt, Unuomo, VAN ZANT, Vale93b, Valkiry, ValterVB, Vituzzu, Whiles, Wikiknowledge, Zebrone84, Zooropaforever,483 Modifiche anonime

Bernardo Provenzano  Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=54679133  Autori:: Abisys, Accurimbono, Akela, Ale santos, AlessioR, Alex3, AlxRose, Amux, Archenzo, Aristotele77,Atti, AttoRenato, Audiola, Azrael555, Bala79, Basilero, Blakwolf, Bronzin, Brownout, Camelyerdey, Cerrigno, Codas, Dakoom, Dantadd, Darth Kule, Davide21, Dipralb, Django, Drea23,Ekalio, ErixonBlues1980, Ernesttico, Esculapio, F. Cosoleto, Fantasma, Fbeshox, Fiaschi, Formica rufa, Frazzone, Furriadroxiu, Gac, Gala.martin, Gataz, Gepgenius, Giacomo Augusto,Giancarlo Rossi, Gianfranco, Gierre, GilGalaad, Ginkobiloba, Gizm0, Griffo83, Gsdefender2, Hellis, Hill, Horcrux92, Ilario, IndyJr, Jaqen, Jojino, Kaus, Kenilchattiero, Klaudio, Klone123, LarryYuma, Leoman3000, Lingtft, Luisa, Lusum, M7, Malemar, Marco Daniele, Marcok, Marcuscalabresus, Markolino, Markos90, Marrabbio2, Masuper, Matafione, Maximianus, Microsoikos,Mirkocav, Mitchan, Moongateclimber, Moroboshi, Nicola Romani, Nicoli, No2, Olando, Orric, Pagey, Paginazero, Pakdooik, Paolonapo, Pap3rinik, Pequod76, PersOnLine, Peter Benjamin,Pifoyde, Pingon, Poemswheel12, Rdocb, Red devil 666, Redecke, Retaggio, Riccardo.fabris, Richzena, Roberto82, Roccuz, Rollopack, Sbisolo, Senpai, Sergejpinka, Sf71177, Shaka, SilasFlannery, Sir marek, Sirabder87, Snowdog, Squattaturi, Stefano Tordi, Stefanox1985, Steven Chiefa, Taccolamat, Taker, Ticket 2010081310004741, TierrayLibertad, Tizi101, Tomi, Tooby,Torsolo, Triquetra, TuttoTv, Twice25, Varre93, Venturik, Vituzzu, Wappi76, 217 Modifiche anonime

Tommaso Buscetta  Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=54085588  Autori:: Al Pereira, Antonio la trippa, Barba Nane, Bonehead, Cloj, Codas, DaniDF1995, Dantadd, Dipralb,Dubitoergosum, Eberk89, Elitre, Formica rufa, Foto archivio storico, Frigotoni, Gacio, Generale Lee, Giancarlo Rossi, Giona LoRe, Griffo83, Ignlig, Jaqen, Leofiore, Leonardoprosperi, Lingtft,MM, Malemar, Marcok, Marcuscalabresus, Matafione, Matt.mac, Moroboshi, Nicoli, Orion21, Orric, P.schicher, Retaggio, Rutja76, Senza nome.txt, Silas Flannery, Simo82, Smuggler,Squattaturi, Stefanox1985, Sumail, Tano-kun, Taueres, The king of kings, Ticket 2010081310004741, Triple 8, Vipstano, Yerul, Yugiri, 82 Modifiche anonime

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Fonti, licenze e autori delle immagini 126

Fonti, licenze e autori delle immaginiFile:Pertini ritratto.jpg  Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Pertini_ritratto.jpg  Licenza: Attribution  Autori:: Jaqen, Oi Massimo, TaueresFile:Firma_Pertini.png  Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Firma_Pertini.png  Licenza: sconosciuto  Autori:: Giuseppe 90File:Flag of Italy.svg  Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Flag_of_Italy.svg  Licenza: Public Domain  Autori:: see belowFile:P 005.gif  Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:P_005.gif  Licenza: Public Domain  Autori:: Illy78File:P 018.gif  Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:P_018.gif  Licenza: Public Domain  Autori:: Illy78File:P 023.gif  Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:P_023.gif  Licenza: Public Domain  Autori:: Illy78File:Eugenio Pertini.PNG  Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Eugenio_Pertini.PNG  Licenza: Public Domain  Autori:: RetaggioFile:P 031.gif  Fonte: 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