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1 I Governi Europei alla prova di Twitter 1 Dario De Notaris, Università di Napoli, Federico II, [email protected] Valentina Reda, Università di Napoli, Federico II, [email protected] XXVI Convegno SISP Università degli Studi di Roma, “Roma Tre” 13 - 15 settembre 2012 Numerosi studi negli ultimi anni hanno indagato il ruolo che i social media - blog, microblog e social network sites in primo luogo - occupano nelle dinamiche di formazione dell’opinione, mettendo in evidenza il peso che questi hanno assunto nella costruzione del dibattito pubblico a livello nazionale e internazionale (Coleman; Ferguson; Papacharissi). Rispetto ai suoi ‘simili’, l’efficacia comunicativa in 140 caratteri è la sfida che ha fatto di Twitter uno dei formati social più riconosciuti dentro e fuori la Rete. Nell’ultimo anno Twitter ha registrato un incremento dei propri utenti, attivi e passivi, così come è cresciuta l’attenzione che la politica rivolge al nuovo linguaggio e alle finalità cui questo può essere rivolto: sistema di coordinamento per azioni politiche dal basso e strumento di comunicazione elettorale, ma anche componente di una nuova comunicazione politica dall’alto, che tiene conto della necessità di ricostruire un dialogo diretto con l’opinione pubblica. Twitter consente, infatti, più di altri social media, di coniugare una micro-personalizzazione, costruita sui rapporti diretti e individuali, e una macro-personalizzazione, fondata sulla comunicazione uno-molti (Calise). In una fase di crisi dei tradizionali apparati partitici e relativi canali di comunicazione, l’uso di Twitter sembra così rappresentare una possibilità per gli amministratori pubblici di ri-assumere una parte attiva nel dialogo con i cittadini/followers relativamente alle azioni politiche intraprese o da intraprendere. I governi tradizionalmente hanno risposto a questa esigenza accostando comunicazione e rilevazione del feedback - attraverso sondaggi e altre tecniche di rilevazione (Manin; Eisinger; Heith) - ma i social media hanno disegnato un nuovo immaginario, che ha alimentato l’aspettativa di un dialogo più complesso e meno eterodiretto. Come si pongono, dunque, i membri dei governi europei – tutti più o meno coinvolti nella ricerca di un nuovo appeal – nei confronti di Twitter? Qual è il livello di personalizzazione della ‘conversazione’ tramite tweet? Il presente contributo intende esplorare quest’interrogativo, soffermandosi sull’uso di Twitter da parte di ministri e capi dei governi dei paesi membri dell’Unione Europea e analizzando più in dettaglio i paesi appartenenti alla cosiddetta area EU5 – Italia, Francia, Spagna, Gran Bretagna e Germania - allo scopo di delineare un primo quadro della situazione. Introduzione La twitter revolution ha posto al centro dei processi comunicativi il tema dei social media quali strumenti di libertà di informazione. Le agitazioni in Moldavia e le elezioni iraniane del 2009, così come le rivoluzioni tunisina ed egiziana del 2010 e 2011, hanno imposto all’attenzione le possibilità che Twitter offre per superare o affiancare i media mainstream in contesti politici in cui questi siano dominati da controllo e censura. Ma il 2009 è anche il punto di non ritorno nell’uso dei social media 1 Si tratta di un draft, si prega di non citare senza il consenso degli autori. Valentina Reda è autrice del primo e terzo paragrafo; Dario De Notaris è autore del secondo e del quarto. L’introduzione e la conclusione sono frutto di una riflessione condivisa.

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I Governi Europei alla prova di Twitter1

Dario De Notaris, Università di Napoli, Federico II, [email protected] Valentina Reda, Università di Napoli, Federico II, [email protected]

XXVI Convegno SISP Università degli Studi di Roma, “Roma Tre”

13 - 15 settembre 2012

Numerosi studi negli ultimi anni hanno indagato il ruolo che i social media - blog, microblog e social network sites in primo luogo - occupano nelle dinamiche di formazione dell’opinione, mettendo in evidenza il peso che questi hanno assunto nella costruzione del dibattito pubblico a livello nazionale e internazionale (Coleman; Ferguson; Papacharissi). Rispetto ai suoi ‘simili’, l’efficacia comunicativa in 140 caratteri è la sfida che ha fatto di Twitter uno dei formati social più riconosciuti dentro e fuori la Rete. Nell’ultimo anno Twitter ha registrato un incremento dei propri utenti, attivi e passivi, così come è cresciuta l’attenzione che la politica rivolge al nuovo linguaggio e alle finalità cui questo può essere rivolto: sistema di coordinamento per azioni politiche dal basso e strumento di comunicazione elettorale, ma anche componente di una nuova comunicazione politica dall’alto, che tiene conto della necessità di ricostruire un dialogo diretto con l’opinione pubblica. Twitter consente, infatti, più di altri social media, di coniugare una micro-personalizzazione, costruita sui rapporti diretti e individuali, e una macro-personalizzazione, fondata sulla comunicazione uno-molti (Calise). In una fase di crisi dei tradizionali apparati partitici e relativi canali di comunicazione, l’uso di Twitter sembra così rappresentare una possibilità per gli amministratori pubblici di ri-assumere una parte attiva nel dialogo con i cittadini/followers relativamente alle azioni politiche intraprese o da intraprendere. I governi tradizionalmente hanno risposto a questa esigenza accostando comunicazione e rilevazione del feedback - attraverso sondaggi e altre tecniche di rilevazione (Manin; Eisinger; Heith) - ma i social media hanno disegnato un nuovo immaginario, che ha alimentato l’aspettativa di un dialogo più complesso e meno eterodiretto. Come si pongono, dunque, i membri dei governi europei – tutti più o meno coinvolti nella ricerca di un nuovo appeal – nei confronti di Twitter? Qual è il livello di personalizzazione della ‘conversazione’ tramite tweet? Il presente contributo intende esplorare quest’interrogativo, soffermandosi sull’uso di Twitter da parte di ministri e capi dei governi dei paesi membri dell’Unione Europea e analizzando più in dettaglio i paesi appartenenti alla cosiddetta area EU5 – Italia, Francia, Spagna, Gran Bretagna e Germania - allo scopo di delineare un primo quadro della situazione.

Introduzione La twitter revolution ha posto al centro dei processi comunicativi il tema dei

social media quali strumenti di libertà di informazione. Le agitazioni in Moldavia e le elezioni iraniane del 2009, così come le rivoluzioni tunisina ed egiziana del 2010 e 2011, hanno imposto all’attenzione le possibilità che Twitter offre per superare o affiancare i media mainstream in contesti politici in cui questi siano dominati da controllo e censura. Ma il 2009 è anche il punto di non ritorno nell’uso dei social media 1 Si tratta di un draft, si prega di non citare senza il consenso degli autori. Valentina Reda è autrice del primo e terzo paragrafo; Dario De Notaris è autore del secondo e del quarto. L’introduzione e la conclusione sono frutto di una riflessione condivisa.

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in ambito elettorale. Dopo tre anni dalla prima campagna di Barack Obama, Facebook è oramai «un elemento presente nel toolkit di qualsiasi consulente politico che voglia essere al passo con i tempi» (Bentivegna 2012, p. 91) e Twitter, che nel 2008 era una novità di nicchia, è parte integrante di tutte le campagne elettorali locali e nazionali (Java, Song, Finin, Tseng 2007; Honey, Herring 2009; Huberman, Romero, Wu 2009; Baumgartner, Morris 2010; Zhang, Johnson, Seltzer, Bichard 2010).

Ancora una volta l’esperienza americana sta consolidando l’uso di una tecnologia politica, cui è attribuito il merito di consentire l’espressione della ‘voce del popolo’ e che trae la maggior parte del suo successo - oltre che dall’impiego nelle campagne elettorali e dal suo impatto come strumento di comunicazione - dal potenziale impiego come strumento di espansione della partecipazione popolare alle decisioni politiche. Il video per i quattro anni della presidenza Obama2 ha in qualche modo sancito questo salto di qualità tecnologico. In esso sono riassunte e presentate la volontà di coinvolgere l’America e la capacità di ascolto, che sono alla base della personalità politica che quest’amministrazione intende rappresentare. L’intero video riprende la grafica dei social networks; e Twitter compare tra gli strumenti che il leader più popolare al mondo indica come parte importante di una strategia volta a creare la maggiore vicinanza mai vista nella storia tra i cittadini e il Presidente degli Stati Uniti. Ma se la campagna presidenziale americana è il caso più ricco in termini di quantità e sperimentazione, la rilevanza di Twitter come medium strategico sta crescendo ovunque e a tutti i livelli, diventando il mezzo attraverso cui la prémière dame di Francia mette in difficoltà il Presidente dichiarando, in occasione delle elezioni legislative, l’appoggio al candidato concorrente a Ségolène Royale, madre dei suoi quattro figli, e il Primo ministro inglese Cameron annuncia il rimpasto di governo il 4 settembre 2012.

A differenza del caso americano, in Europa solo da pochi anni gli osservatori hanno posto attenzione su questo tema e i politici hanno iniziato a interessarsi ai nuovi canali di comunicazione con il proprio elettorato. Il presente studio, da intendersi come preliminare e senza pretesa di esaustività, si prefigge di fare un primo passo in questa direzione, disegnando un quadro della presenza dei membri dei governi dei paesi EU27 su Twitter e gettando uno sguardo più all’interno dei paesi comunemente raccolti sotto la sigla EU5 (Francia, Germania, Italia, Regno Unito, Spagna).

Il paper è così organizzato in quattro paragrafi. Nel primo è presentato il framework teorico e gli interrogativi principali su cui si fonda il presente lavoro. Nel secondo paragrafo si richiamano sinteticamente le caratteristiche di Twitter e il metodo di indagine adottato nella presente ricerca. I paragrafi successivi sono quindi dedicati alla presentazione e al commento dei risultati emersi dall’analisi degli account Twitter dei membri dei governi dei 27 paesi dell’UE e dei paesi EU5.

2 http://www.youtube.com/watch?v=v896_ZvM97Y

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1. La sfida di Twitter. Tra micro e macro personalizzazione La comunicazione politica è cambiata nel tempo individuando nella Rete uno dei

suoi campi di applicazione e studio più effervescente. Un campo che, per sua natura, è caratterizzato dall'accessibilità e dalla libera - nonché potenzialmente illimitata - diffusione delle informazioni. Si tratta di una comunicazione che vince perché è ‘immediata’ e ‘non mediata’, in grado di superare i limiti posti dalla comunicazione via media mainstream e di aggirare le loro logiche. I modi sono diversi e in continua evoluzione. I fenomeni di maggior rilievo numerico sono stati prima i blog, poi i social networks e i microblogs. Questi strumenti hanno consentito di disintermediare il discorso politico come non era mai stato fatto in precedenza, secondo modalità del tutto nuove e per soddisfare un’esigenza che la politica si affanna da tempo per realizzare, attivare canali di comunicazione che consentano un dialogo costante con l’opinione pubblica (Marletti 2007; Mosca e Vaccari 2011; Vaccari 2012).

I sondaggi d’opinione sono lo strumento ‘classico’ di questo sforzo. Prodotto della democrazia del pubblico (Manin 1995) e delle diminuite capacità che in essa hanno i partiti di tenere forte il rapporto con gli elettori, i sondaggi costituiscono la prima tecnologia attraverso cui la politica ha, di fatto, provato a fondere la micro-personalizzazione, fondata sulla relazione diretta faccia-a-faccia, e la macro-personalizzazione, monodirezionale e efficace sulle grandi distanze. Interrogare gli individui sulle questioni di pubblico interesse, così come sul gradimento di politici e governi ha consentito alla politica, dall’inizio del Novecento, di attivare una finestra di dialogo diretto, attraverso cui ogni cittadino – elettore o meno – potesse esprimersi in prima persona (Gallup e Rae 1940; Roper 1940; Ranney 1946). D’altra parte, questo dialogo è strutturalmente orientato dall’alto, dato che i sondaggi hanno un committente che decide intorno a quali temi l’opinione pubblica debba esprimersi (Rogers 1948; Blumer 1948; Bordieu 1980, Blondiaux 1998). Enfatizzando l’una o l’altra delle sue caratteristiche strutturali, il sondaggio è stato dai suoi esordi definito alternativamente come strumento di democrazia e di manipolazione. E così resta oggi. Il dibattito non si è mai esaurito, ma, piuttosto, si è risolto in un paradosso per cui i sondaggi sono uno degli strumenti più utilizzati per tenere ‘il polso dell’opinione’ e uno dei più criticati. Ciò che è emerso con particolare chiarezza è che la ridefinizione del vincolo rappresentativo che la democrazia del pubblico comporta impone alla politica di disegnare sempre nuovi strumenti di comunicazione. Anche quando la sostanza dell’azione politica e della definizione degli assetti va in direzione contraria rispetto all’idea di una democrazia continua, in cui l’opinione pubblica abbia un ruolo decisivo (Rodotà 1997).

In un recente saggio, Alessandro Pizzorno (2012) analizzando il significato del ricorso al popolo, identifica una serie di antidoti che la democrazia rappresentativa ha, a suo giudizio, sviluppato per sopravvivere. Lo spostamento dal principio di maggioranza al principio di competenza è uno di questi. Questa ridefinizione non ha, però,

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comportato un arretramento nell’intensità e frequenza del ricorso al popolo. Anzi. Il crescente ricorso a strumenti di rilevazione del feedback e lo sviluppo di nuove tecnologie politiche per canalizzare il dialogo si può ipotizzare costituiscano, in un certo senso, un antidoto all’antidoto, un modo per rendere maggioritaria la competenza. Dare al popolo strumenti di espressione può essere, infatti, perfettamente funzionale a un rafforzamento del vertice. Tant’è che proprio i vertici degli esecutivi e i ministeri hanno un po’ ovunque consolidato il loro ricorso ai sondaggi e il loro uso ha teso a essere personale in varia forma (Eisinger 2003; Page 2006; Reda 2011). Ma in nessuna rappresentazione collettiva i sondaggi sono oggi vissuti e letti come il ponte per parlare direttamente con i governanti. Cresce, quindi, la ricerca di nuovi strumenti che consentano di giocare lo stesso ruolo: attivare il coinvolgimento dell’opinione pubblica nel governo.

È in questa chiave che la politica si rivolge alle risorse messe a disposizione dall’interattività della Rete. Attraverso di essa, infatti, realizza alcuni scopi specifici come: ridurre la percezione della distanza da parte dei cittadini - sempre più sentita nei paesi occidentali3 - e creare un nuovo rapporto con essi; incrementare l’accountability verticale, fornendo uno spazio per spiegare le ragioni delle scelte politiche messe in campo; consolidare la visibilità e attivare meccanismi di self-promotion (Jackson, Lilleker 2009; Bentivegna 2012). La Rete rappresenta, quindi, in potenza una risposta reale ad alcune delle necessità prodotte dal cosiddetto declino dei partiti. Tutte, poi, contribuiscono ad alimentare la personalizzazione, che consente di identificare in modo chiaro un interlocutore cui rivolgersi e che impone una maggiore assunzione di responsabilità da parte di chi governa. Parte integrante del più ampio processo di presidenzializzazione della politica, con cui in questo caso si fa riferimento alla valorizzazione in senso elettorale della leadership durante le elezioni, ma anche in corso di legislatura (Mughan 2000; Poguntke e Webb 2005; Barisione 2006).

Tanto a livello nazionale che locale uno strumento che ha mostrato una particolare capacità di conciliare micro e macro personalizzazione è Twitter. Twitter favorisce una dinamica broadcast, tagliando la comunicazione in modo del tutto diverso da come avviene, per esempio, su Facebook. La personalizzazione della comunicazione diventa meno frequentemente personalizzazione dei contenuti, ricordando più una comunicazione giornalistica che personale. Ma non solo. Twitter consente una informazione immediata oltre che disintermediata, riducendo i tempi del botta-e-risposta, e semplifica enormemente i contenuti, in ragione dei 140 caratteri consentiti (Williamson, Philips 2009). In questo modo si ottimizza il dialogo, reso gestibile dall’eliminazione dell’elefantiaca mole della corrispondenza ‘classica’ in formato cartaceo o elettronico.

La ricerca, che dal 2009 è fiorita nei paesi anglosassoni, si è concentrata in modo particolare sulla presenza dei parlamentari su Twitter. E in genere in Rete. Questo

3 I dati dell’Eurobarometro così come del World Value Survey mettono in evidenza un generale decremento della fiducia nei confronti delle istituzioni rappresentative e una disaffezione per la politica.

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perché si tratta dei soggetti politici più direttamente interessati a creare una relazione diretta con il pubblico, nell’ottica elettorale della constituency communication4. I membri dei parlamenti risultano essere molto presenti su Twitter in primis negli Stati Uniti e nel Regno Unito, con risultati discordanti che vedono negli USA una maggiore presenza di Repubblicani e senatori – quindi i meno giovani – sulla piattaforma, mentre nel Regno Unito dominano i Laburisti e i membri della House of Commons (Antenore 2012). Ma i social media sono sempre più usati anche dai governi per migliorare la comunicazione intergovernativa e lo scambio di informazioni con i cittadini, alla luce dei risultati che via via hanno ottenuto attraverso l’adozione di un approccio più efficace alla tecnologia testimoniato da numerose ricerche (Eggers 2007). I governi locali in particolare hanno imparato a utilizzare i social media per comunicare con i residenti in caso di emergenze (Chavez et al. 2010). La polizia ha iniziato a utilizzare i microblog per migliorare la comunicazione interdipartimentale e interagire con i cittadini connessi per la gestione di emergenze (Haverin, Zach 2011; Ma 2012). Non vi sono, però, ricerche che abbiano indagato la presenza dei singoli membri del governo su Twitter, ponendo al centro il ricorso allo strumento per alimentare una personalizzazione della relazione con il pubblico. Nell’ottica che la logica della costituency communication permanente vada trasferendosi anche ai membri del governo. La presente ricerca rappresenta un primo passo in tal senso. L’obiettivo è di far emergere quanto nel quadro europeo i membri dei governi abbiano accettato di riconoscere la necessità di essere presenti in Rete nel modo considerato più d’avanguardia per la constituency communication, vale a dire Twitter.

Il lavoro è quindi diviso in due parti. Nella prima si traccia una mappatura della presenza su Twitter dei capi del governo e ministri5 dei 27 Paesi Membri dell’Unione europea6. Per definire il quadro europeo si è scelto di confrontare la presenza dei membri del governo in ciascun paese con alcune variabili considerate significative: 1. l’attenzione alle ICTs da parte del governo, misurato con la percentuale di investimento sul PIL; 2. il numero di cittadini che fanno un uso regolare della Rete; 3. il numero di cittadini che fanno un uso regolare dei social media; 4. l’età e il sesso dei membri del governo; 5. l’appartenenza partitica dei membri dei governi.

La seconda parte è dedicata a un'analisi più approfondita dei paesi europei EU5, comunemente confrontati nelle statistiche sugli usi e consumi tecnologici: Francia, Germania, Italia, Regno Unito e Spagna. Saranno evidenziati gli elementi che contraddistinguono l'uso di Twitter da parte dei ministri di tali paesi e confrontati con la presenza (o meno) di account istituzionali dei ministeri di afferenza.

4 Seguendo una classificazione di massima, la electronic constituency communication, infatti, può essere declinata in tre macroaree: la creazione e gestione dei siti web, la gestione della posta elettronica e l’impiego di piattaforme di dialogo e interrogazione dei cittadini, quali forum, social network e sondaggi on line (De Rosa 2010). 5 E del Presidente dove è eletto direttamente. 6 La Comunità Europea (in origine, Comunità Economica Europea) viene fondata in seguito ai trattati di Roma del 1957, firmati dai sei stati fondatori: Belgio, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi. Ad oggi è composta da ulteriori ventuno paesi: Austria, Bulgaria, Cipro, Danimarca, Estonia, Finlandia, Grecia, Irlanda, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia, Ungheria.

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2. Il contesto di osservazione Prima di procedere ad analizzare se e come Twitter sia entrato a far parte degli

strumenti messi in campo nella relazione tra governi e opinione pubblica, è opportuna qualche precisazione preliminare. In primo luogo, la natura del medium. L’analisi di un medium sociale comporta la necessità di tenere in considerazione l’esistenza di tre livelli principali: l’individuo, inteso non più come utente passivo ma attore e produttore all’interno dello spazio digitale (prosumer, Toffler 1980); i contatti (definiti sulla base del numero di amici, followers ecc) che attiva online e che spesso si sovrappongono a quelli offline; l’influenza sulla rete così definita, vale a dire il grado di influenza dei contatti sui processi decisionali dell’individuo.

Lo sviluppo della dimensione social all’interno dei contesti online ha portato l’individuo a ri-assumere un ruolo centrale nelle dinamiche relazionali. Se nel Web costituito da forum e chat erano i temi al centro dell’attenzione, nei social media è l’individuo - e la sua rete - a divenire il fulcro della conversazione. In questo senso, i social media si pongono come ulteriori “province di significato” (Schutz 1962) che contribuiscono alla costruzione del sé. Ma tali media non sono solo “strumenti per sé” quanto anche “strumenti per la collettività”: così come è accaduto con Facebook, anche Twitter è salito alle cronache per il suo uso in momenti di crisi o di emergenza (locale o globale), come fu il terremoto di Haiti del 2010. Si tratta, però, di uno strumento diverso. Il microblog, infatti, è uno strumento di comunicazione immediata e telegrafica, che ricalca lo stile delle agenzie di stampa. A differenza di un social network come Facebook, Twitter appare coinvolgere relazioni con altri individui non conosciuti direttamente, la cui scelta di seguire un utente appare legata a comunanze di interessi più che a legami amicali. Nuovi contatti nascono attorno a un trending topic e possono durare qualche ora o settimane. Se su Facebook è l’individuo ad assumere il ruolo di fulcro del flusso informazionale, su Twitter, quindi, è il tema a riacquisire la centralità dell’attenzione: sia esso un trending topic o lo stesso account. Nei casi in analisi nel presente lavoro, per esempio, l’interesse verso le dichiarazioni o le attività di un membro del governo.

La seconda precisazione riguarda lo strumento. Twitter è da considerare un micro-blog piuttosto che un social network7. Esso infatti si pone a metà strada tra un sms e un blog. Del primo eredita la lunghezza dei messaggi (massimo 140 caratteri); del secondo la funzionalità di quick posting attraverso una semplice interfaccia. Ogni messaggio postato su Twitter viene chiamato tweet e, solitamente, è di pubblica lettura. Il proprietario di un account Twitter può decidere di restringere la lettura dei propri tweet ai soli utenti autorizzati, oppure inviare alcuni messaggi privati a particolari utenti. Inizialmente un tweet poteva contenere solo caratteri alfanumerici; rapidamente è stato possibile allegare anche immagini oltre a link a siti web. Ogni account twitter prevede dei followers (altri utenti che sono aggiornati sui tweet postati da un account) e

7 Per la definizione di “social network” si veda boyd, Ellison 2007.

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following (gli utenti che un account segue). Nei tweet è possibile richiamare l’attenzione di un utente iscritto a Twitter, inserendo nel messaggio la sua username con la sintassi @username. I termini che si intende rendere trending topic, vale a dire gli argomenti più discussi, possono essere inseriti con la sintassi #parola e prendono il nome di hashtag. Diventare follower di un canale non implica, necessariamente, la costruzione di una rete o la nascita di una conversazione. Un microblog non è basato su legami reciproci: è possibile seguire un account senza che questo debba necessariamente corrispondere l’interesse. Inoltre, poiché la timeline di Twitter è tendenzialmente visibile a chiunque8, il numero di follower non rappresenta necessariamente il bacino elettorale di quel particolare politico (Bentivegna 2012).

Infine, secondo le recenti indagini sui trend online e mobile9, l’Europa rappresenta il 26% della popolazione internet mondiale, seconda all’Asia e seguita dall’America. Tra i paesi dell’Unione Europea, la Germania registra la percentuale maggiore di individui al di sopra dei quindici anni connessi alla Rete. In coda trovano posto, invece, paesi come la Grecia, il Portogallo, la Danimarca, la Finlandia e l’Irlanda. Italia e Portogallo, nel corso degli ultimi anni, hanno registrato il maggior incremento di utenti online rispetto agli altri paesi. La demografia degli europei in Rete evidenzia un discreto equilibrio tra maschi e femmine (52,3 vs 47,7 per cento) e tra giovani (15-35 anni) e adulti (>35 anni; 47,3 vs 52,7 per cento). Le abitudini web degli utenti si concentrano in particolar modo sulla sfera dell’informazione e dell’intrattenimento, con la navigazione su portali generici, motori di ricerca, testate giornalistiche e social network (questi ultimi registrano un progressivo aumento rispetto ai blog). Osservando, in particolare, l’utilizzo di Twitter, i paesi EU5 hanno registrato nel 2011 un incremento del 115 per cento nel numero di utenti rispetto all’anno precedente10. Il 2012 ha registrato, inoltre, una crescita del 101 per cento per i soli accessi mobile a Twitter11. La diffusione della tecnologia di comunicazione mobile consente di osservare anche la nascita e la crescita di nuove abitudini di consumo online. Per esempio, nel corso dell’ultimo anno, tutti i paesi UE5 hanno registrato un significativo incremento nell’accesso a canali di informazione attraverso il proprio smartphone: la Spagna, in particolar modo, ha registrato un incremento del 160 per cento nell’accesso quotidiano12. Questo dato appare suggerire il rafforzamento di una dimensione sempre più convergente tra attività offline e online, vale a dire una situazione che porti gli individui a utilizzare la Rete - e le tecnologie che offrono un accesso immediato ad essa - per organizzare e/o svolgere le proprie attività lavorative e non (Castells 2001; Marinelli 2004; Tosoni 2004).

Al fine di indagare il ruolo che Twitter ha assunto all’interno delle dinamiche di

comunicazione dei ministri europei, il presente studio si è concentrato anzitutto

8 Anche a chi non è follower. 9 www.iab.gr/files/1/downloads/IMC11/IMC11_comScore.pdf 10 http://www.comscore.com/Press_Events/Press_Releases/2011/11/Mobile_Social_Networking_Audience_Grew_44_Percent_Over_Past_Year_in_EU5 11http://www.comscoredatamine.com/2012/05/mobile-driving-majority-of-growth-for-leading-eu5-social-networks/ 12 http://www.comscoredatamine.com/2012/03/spain-shows-highest-growth-in-smartphone-news-audience-across-eu5/

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sull’individuazione degli account twitter dei ministri dei 27 paesi della UE. L’osservazione è stata condotta in una finestra di tre mesi (da aprile a giugno 2012), focalizzando la raccolta dati per i paesi EU5 a chiusura della stessa (1 luglio). Gli account sono stati individuati attraverso i siti ufficiali dei governi nazionali e, in alcuni casi, la lista dei ministri è stata confrontata con il database della CIA13. I nominativi così ottenuti sono stati inseriti nel motore di ricerca interno di Twitter e di Google14. Dalla lista sono stati esclusi i profili esplicitamente indicati come non validi dalle ambasciate e/o gli uffici stampa contattati e, nei casi di mancata conferma, quelli contenenti tweet di dubbia provenienza.

Per ogni ministro è stato quindi registrato: il sesso, la data di nascita, il partito politico di riferimento, il nome dell’account Twitter, il numero di tweet, di follower e di following. È stata registrata, inoltre, la presenza di eventuali link nella descrizione dell’account nonché la verifica di autenticità degli account fornita direttamente da Twitter. Per i paesi EU5, sono stati individuati anche gli account ministeriali non personali e sono stati raccolti il numero di tweet, di follower e di following. Attraverso l’ausilio dell’applicazione web TweetStats è stato possibile, infine, raccogliere informazioni sulle “abitudini twitter” dei casi presi in analisi. Sono stati quindi registrati il numero di tweet per mese e relativa media giornaliera; gli orari dei tweet e il device utilizzato (web, smartphone, tablet ecc.); il numero di risposte, di retweet e i termini più utilizzati. Il sito whendidyoujointwitter.com ha consentito di registrare la data di apertura dei singoli canali.

3. I governi europei e Twitter Al momento della rilevazione i governi europei presentano un assetto variabile

con un numero di ministri che va dagli undici dell’Ungheria ai ventitré di Svezia e Danimarca15. La differenziazione per genere vede una prevalenza maschile, con una presenza di oltre tre volte superiore a quella delle donne (335 vs 97).

Il primo è più evidente dato derivante dall’analisi è che meno della metà dei membri dei governi europei è presente con un account personale su Twitter. Su 432 ministri sono solo 180 ad avere un account personale, poco più del 41 per cento. Sulla base del rapporto ‘account/ministri’ i paesi europei con la percentuale maggiore di presenza su Twitter risultano essere la Francia, l’Irlanda, i Paesi Bassi, la Polonia e la Lettonia. Di questi cinque, tre – Francia, Irlanda, Polonia - hanno in comune l’elezione diretta del Capo dello Stato, che può essere immaginata come condizione facilitante a che il governo segua la probabile maggiore attenzione alla comunicazione del Presidente. La mappa (Fig. 1) traccia una distribuzione molto eterogenea, che non lascia 13 https://www.cia.gov/library/publications/world-leaders-1/index.html) 14 Attraverso la sintassi ‘Nome del Ministro Twitter’. 15 Sono stati presi in considerazione tutti i capi del governo e i ministri (per il Regno Unito, gli ‘uffici’) e i presidenti nei paesi in cui è prevista la loro elezione diretta. Per quanto riguarda il caso italiano si sono considerati 18 membri del governo, e non 19, perché – al momento della nostra rilevazione – Mario Monti ricopriva sia il ruolo di Primo ministro che di ministro dell’economia.

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spazio a una chiara interpretazione. Si delineano tre fasce di presenza a seconda che il numero di membri del governo presenti su Twitter con un account personale sia inferiore al 25 per cento, compreso tra il 25 e il 50 per cento o superiore al cinquanta per cento. Alla prima fascia appartengono alcuni paesi dell’Europa orientale - Slovacchia, Repubblica Ceca, Ungheria, Bulgaria – due paesi Baltici – Estonia e Lituania – cui si aggiungono Portogallo e il Lussemburgo. Alla seconda fascia appartengono paesi molto eterogeneamente distribuiti: Regno Unito, Spagna, Italia, Danimarca, Svezia, Finlandia, Romania, Grecia. La maggiore presenza di membri del governo su Twitter è registrata, infine, in: Irlanda, Francia, Belgio, Paesi Bassi, Germania, Polonia e Lettonia. Il primo paese è la Francia con l’82,4 per cento dei membri del governo con account personali su Twitter16, prima di Irlanda (80), Paesi Bassi (77,8), Polonia (66,7), Lettonia (64,3), Germania (62,5) e Belgio (62,5). L’ultimo è il Lussemburgo (unico con nessuna presenza) che con Slovacchia, Ungheria, Cipro, Estonia e Lituania chiude il gruppo al di sotto del 20 per cento.

Fig. 1. % account personali membri dei governi EU27

Fonte: Elaborazione propria

Questa distribuzione non fa emergere chiare distinzioni geografiche, fatta salva la

presenza predominante nella fascia alta di paesi dell’Europa centrale e in quella bassa di

16 Si è dovuto in questo caso considerare il nuovo governo Ayrault formato dopo le elezioni politiche successive all’elezione di Hollande alla Presidenza. Il precedente governo – più la Presidenza – arrivavano quasi al 70,6 per cento di presenze, passando al terzo posto dopo l’Irlanda e i Paesi Bassi; la Polonia, la Lettonia e il Belgio avrebbero comunque seguito.

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paesi dell’Europe orientale. Guardando alle variabili presentate alla fine del primo paragrafo, si tracciano alcune interessanti osservazioni. In primo luogo, facendo riferimento alla dimensione strutturale, si è osservato che appare significativa la relazione esistente tra la percentuale di account attivati dai membri dei governi e lo sviluppo dell’Agenda Digitale, misurato con il dato Eurostat della percentuale di P.I.L. investito in R&S (correlazione 0,45). Questi dati, che naturalmente soffrono dell’impossibilità di operare una comparazione nel tempo, sembrano offrire conferma a una considerazione di logica che vuole che l’impiego personale delle nuove tecnologie sia direttamente collegato al rilievo che la stessa classe politica da alle politiche per le nuove tecnologie.

Per quanto riguarda la seconda dimensione, che si potrebbe definire di ‘opportunità strutturale’, si è voluto valutare quanto la presenza dei membri dei governi europei su Twitter sia collegata con il livello di accesso della popolazione alle nuove tecnologie. In particolare, è emerso che non c’è una forte relazione tra la percentuale di utenti internet (Istat) e la percentuale di membri del governo su Twitter (correlazione 0,2), né tra la percentuale di cittadini che utilizzano frequentemente la Rete (Eurobarometro) e la percentuale di membri dei governi presenti su Twitter (correlazione 0,276). Per quanto riguarda la relazione tra la percentuale di cittadini che utilizzano social media (dato tratto dall’Eurobarometro) e la percentuale di membri dei governi presenti su Twitter, si osserva una relazione poco significativa, quantitativamente simile alle precedenti relazioni (correlazione 0,273). Si può ipotizzare una lettura di questo dato. Come è già emerso dall’insieme di ricerche raccolte nel testo a cura di Sara Bentivegna (2012) riguardo i parlamentari e il blogging, non è detto che si instauri una relazione diretta tra diffusione dello strumento in un territorio – blog in quel caso, Twitter in questo – e impiego da parte di eletti in carica, probabilmente a causa del significato ambivalente – strumento di dialogo e informazione o strumento di marketing - attribuito allo strumento stesso. Ancora di più vale laddove non si parla di rappresentanti eletti direttamente dai cittadini, chiamati a fare i conti costantemente con la propria costituency.

Passando poi a una dimensione micro, sono state valutate le caratteristiche dei membri dei governi su tre punti: sesso, età, appartenenza partitica. Sulla base delle analisi compiute sulle presenze dei parlamentari su Twitter l’attesa sarebbe stata di: una maggiore presenza di uomini rispetto alle donne, una relazione diretta tra presenza su Twitter e età, una tendenza a una maggiore presenza dei politici appartenenti a partiti di centro sinistra. Non tutte le attese sono soddisfatte principalmente per ragioni dovute alle caratteristiche stesse del campione governo e del modo in cui si declina empiricamente.

Per quanto riguarda il primo punto, la letteratura internazionale indica, in generale, una maggiore presenza delle donne sui social networks e un gap di genere molto meno pronunciato per quanto riguarda, invece, l’accesso a Twitter (Abraham,

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Morn, Vollman 2010)17. Il dato legato ai governi si pone in linea con questa indicazione generale. Dei 180 account personali di membri dei governi europei, 138 appartengono a uomini e 42 a donne. Ma, in questo caso, tale distanza si spiega essenzialmente con la minore presenza di donne nei governi; infatti, le due presenze tendono quasi a coincidere: quasi il 78 per cento di presenze maschili nei governi contro il 22 per cento di donne, così come in Twitter al 76,6 per cento di uomini corrisponde una presenza femminile del 23,3 per cento. La percentuale di membri del governo donne presenti su Twitter rispetto al totale di donne presenti nei governi però risulta leggermente superiore, di poco superiore al 43 per cento, rispetto all’equivalente rapporto al maschile, corrispondente a circa il 41 per cento.

Decisamente meno atteso il risultato relativo alla relazione tra l’età media dei membri del governo e la percentuale di account personali attivati dai membri dello stesso, che, al contrario di quanto ci si sarebbe potuti attendere, appare non significativa (correlazione 0,157). Il governo più ‘vecchio’ d’Europa è l’Italia, con un’età media di quasi 64 anni, ma non si tratta di quello meno presente su Twitter, che invece è il Lussemburgo (che pure ha un’età media alta). Il caso più significativo in tal senso è forse la Slovacchia che all’età media più bassa in assoluto fa corrispondere il penultimo posto in termini di presenza su Twitter.

Infine, per quanto riguarda l’appartenenza partitica, 123 sono i membri di governo in Europa appartenenti a schieramenti di centro-destra/conservatori/liberal, mentre 48 sono gli appartenenti a partiti di centro-sinistra. Nove sono, tra tutti i governi, i membri ‘tecnici’: in due casi fanno parte di governi di coalizione che comprendono partiti di destra e di sinistra anche se in condizioni differenti. Uno è il governo greco di Papadopulos, in cui il tecnico è il primo ministro e il governo ha presenza di diversi membri tecnici, non in possesso di un account twitter. L’altro è il governo austriaco in cui è un solo ministro contro un governo equamente diviso tra SPO (7) e OVP (6). I restanti 7 tecnici sono italiani, membri del governo Monti, interamente formato da ministri non riferibili a nessun partito.

Un’ultima riflessione sull’insieme dei 27 Paesi Membri dell’UE è opportuna in merito al tipo di uso che i membri dei governi fanno dei loro account personali. Ancora in buona parte limitato e orientato a una comunicazione non partecipata. Per quanto sarebbe improprio un paragone con gli oltre 19 milioni di followers di Barack Obama, il leader politico più popolare al mondo, i numeri sono talmente lontani da dare un’idea della distanza, dovuta in buona parte alle diverse entità numeriche delle costituencies di riferimento, ma in minor misura anche al minore consolidamento dell’uso dello strumento. Considerando gli account più seguiti per paese, in Europa si va dai 400.000 followers e più del Presidente francese ai 50 del Primo ministro ungherese, ma già il terzo (dopo il Presidente del Governo spagnolo, Mariano Rajoy, con più di 300.000 followers) è il ministro degli Esteri dei Paesi Bassi con poco più di 90.000 ‘seguaci’.

17 Si veda anche: http://www.ignitesocialmedia.com/social-media-stats/2012-social-network-analysis-report/

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Per 15 paesi il primo account di un membro di governo si attesta al di sotto dei 10.000 followers18.

Infine, l’uso può essere definito, in termini generali, tendenzialmente orientato a una comunicazione broadcast. Una prima indicazione in questo senso può essere data attraverso la comparazione tra il numero di following e followers, vale a dire l’inclinazione a seguire qualcuno oltre che essere seguiti (Jackson, Lilleker 2011; Antenore 2012; Parmelee, Bichard 2012). Ovunque la relazione tra followers e following sembra mostrare una tendenza a utilizzare Twitter come strumento di comunicazione uno-molti, fatte salve le possibilità di interazione sul messaggio emesso.

4. I paesi EU5 a confronto Sulla base di recenti indagini19 Twitter si consolida come il social media con la

maggior crescita di accessi nei paesi EU5, sia da device mobili che fissi. In generale, in riferimento alla partecipazione dei cittadini di tali paesi alla twitter-sfera, il Regno Unito registra il maggior numero di account creati nei primi sei mesi di quest’anno, ponendosi al quarto posto dei paesi nel mondo, con un forte distacco dalla Spagna (9°), Francia (18°), Germania (19°) e Italia (20°)20. Tale dato appare essere indicativo di un particolare interesse da parte degli utenti di questi paesi al fenomeno “Twitter” e, al tempo stesso, si pone anche come suggerimento della necessità, per i governi, di investire in questo social media, consapevoli di avere un - nuovo? - pubblico da conquistare o, semplicemente, al quale rivolgersi. Un pubblico che, come confermano le ricerche di mercato, sta introducendo anche Twitter nelle proprie condivisioni culturali (De Notaris 2011).

Una prima osservazione generale sugli account dei ministri EU521 può essere condotta sulle modalità di aggiornamento dei propri account e, più precisamente, da device mobili (smartphone, ipad, iphone) o direttamente via web22. Forte è comunque la presenza di account ministeriali (l’Italia è la nazione con il numero minore, quattro: Coesione Territoriale, Ambiente, Difesa e Beni Culturali) che consentono di segnalare un particolare interesse nella twitter-sfera come strumento di rapida comunicazione ufficiale. Ciò non esclude che l’utilizzo di Twitter sia quello di “canale di risonanza”, con la pubblicazione automatica di messaggi già inseriti su altri canali social come Facebook, o di “agente di stampa”, con la comunicazione delle attività che il ministro sta svolgendo.

18 I primi 12 sono: Francia, Spagna, Regno Unito, Pesi Bassi, Polonia, Belgio, Finlandia, Germania, Italia, Danimarca, Lettonia e Irlanda. 19 http://www.comscoredatamine.com/2012/05/mobile-driving-majority-of-growth-for-leading-eu5-social-networks/ 20 http://semiocast.com/publications/2012_07_30_Twitter_reaches_half_a_billion_accounts_140m_in_the_US . Londra e Parigi, inoltre, sono anche tra le 20 città con il maggior numero di tweet postati. 21 Per la lista completa degli account EU5 esaminati si veda la tabella in Appendice

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Tra i governi EU5 si osserva la particolare attenzione dei ministri francesi al panorama twitter23(Fig. 2). Ben sedici ministri su venti posseggono un account con una minima prevalenza degli uomini (9/17). Considerando le recenti elezioni è evidente come tutti gli account siano particolarmente utilizzati ma è comunque significativa la loro data di apertura e la continuità del loro aggiornamento (a parte la prevedibile impennata in fase elettorale). Il profilo più vecchio è stato aperto nel 2008 (Cecile Duflot); i più recenti, invece, risalgono al novembre 2011 (Le Foll e Fourneyron). Considerando la variabile elettorale, è da registrare che altri paesi, come la Spagna, pur avendo cambiato il proprio governo nel corso dell’ultimo anno, non hanno registrato la stessa tendenza (si esclude chiaramente l’Italia poiché la nomina del governo attuale non è frutto di elezioni). Tale situazione consolida la posizione della Francia come paese con il maggior numero di ministri su Twitter, superando di fatto la media di tutti i 27 paesi, anche in proporzione al numero totale di membri di governo (Fig. 2).

Figura 2 - Comparazione tra membri del governo EU5 e loro canali su Twitter (con mediane EU27)

Fonte. Elaborazione propria. Comprensibilmente l’utente francese con il maggior numero di followers è quello

di Hollande che ha però registrato un forte incremento nei giorni successivi l’elezione a Presidente (probabilmente anche per un interesse a seguire le attività del neo-presidente da parte di cittadini non solo francesi). È questo, inoltre, l’account che, pur aperto nel 2009, registra un incremento di tweet a partire dal luglio 2011, in piena campagna elettorale, con un picco nel mese di aprile dello stesso anno (più di mille tweet) e un significativo calo nel mese successivo (poco più di trecento). Dai dati non risultano significativi aggiornamenti derivanti da altre piattaforme social (come Facebook) mentre invece vi è un forte uso del sito twitter.com. Ciò può indicare una volontà a non

23 Per un rapido riferimento ai dati principali dei ministri EU5 e dei relativi account twitter si faccia riferimento alla tabella riportata in Appendice.

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utilizzare Twitter come un "riciclo" di notizie già pubblicate altrove. Anzi, osservando il contenuto dei tweet si nota come spesso gli status contengono la prima persona (“Je mesure”, “Je me suis”, “Je serai”); o la seconda plurale, per gli annunci rivolti ai followers; e la terza impersonale solitamente nei messaggi rivolti alla nazione e alla situazione sociale24. L’analisi dell’account del presidente Hollande mostra comunque un uso diretto del mezzo, con bassissime percentuali di risposte (quasi zero per cento) e di retweet (1%). Ma, come già sottolineato, l’uso dello strumento si è focalizzato nel periodo pre-elettorale ed elettorale. Bisognerà attendere la fine di quest’anno per valutarne con più sicurezza l’uso nel medio periodo. Relativamente agli unici tre ministri privi di un account twitter, è da segnalare come due di essi presentino però un canale ufficiale del ministero (Lavoro e Difesa). L’unico a non avere una presenza su Twitter appare essere il ministero dell’Istruzione, mentre il ministero del Lavoro non propone aggiornamenti dal dicembre 2011. Osservando gli account ministeriali a fronte di una mancanza di tweet da parte dei ministri o una completa assenza di account attivi, è da notare come il canale della Difesa abbia registrato una crescita di aggiornamenti dal maggio 2011, compensando – di fatto – l’assenza dell’account del ministro.

Per quanto concerne la Spagna solo cinque ministri su tredici hanno un account

personale. Analizzando la distribuzione dei tweet nel tempo, si nota come gran parte dei profili abbia registrato un picco nel mese di novembre 2011, in occasione delle elezioni. Data la scarsità di aggiornamenti degli altri account, può essere opportuno concentrarsi solo su quelli che hanno registrato la pubblicazione di tweet negli ultimi mesi. In generale il Presidente comunica la propria partecipazione a eventi e riunioni, nonché di requesting action, usando la tipologia di Goldbeck, Grimes e Rogers (2012, in Bentivegna, p.125). Nel dettaglio, il canale ha ridotto drasticamente il numero di tweet passando dai 1635 del novembre 2011 agli 84 del maggio 2012. Per quanto riguarda il rapporto replies/retweet/tweet è da registrare come per il Presidente si registri un 80 per cento di ‘risposte’ ad altri utenti e un 5 per cento di retweet.

L’unico account che registra un aggiornamento costante è quello della portavoce che risulta essere anche l’account più ‘vecchio’ per data di apertura e ha registrato una tendenza opposta a quella dei suoi colleghi. Registra, infatti, una costante crescita nei mesi successivi, a partire dal gennaio 201225. Analizzandolo in profondità si nota come rientri nella categoria di ‘aggregatore’ di notizie già apparse sul canale facebook della stessa (nella descrizione del profilo viene citato il link a tale pagina) con ripetuti riferimenti al gobierno, all’account @m_presidencia e a zapatero. Il governo spagnolo sembrerebbe mostrare un particolare interesse per i canali social e anche di Twitter, con l’apertura di account ufficiali per molti dei suoi ministeri che registrano, inoltre, una 24 «La première condition de la victoire est l’unité. Cette fois-ci, l’unité a été au rendez-vous» (https://twitter.com/fhollande/status/202073991127646209), «Le chef de l’État ne doit pas être le chef de tout» (https://twitter.com/fhollande/status/202072230765662208) 25 È da ricordare come l’attività di Soraya Sáenz de Santamaría, negli ultimi anni – prima e dopo le recenti elezioni – sia sempre stata quella di portavoce, prima del partito popolare e poi del governo di Mariano Rajoy. Inoltre, nel 2012 riprendono anche le attività della segreteria di stato per la comunicazione (desdelamoncloa) dopo un’assenza di aggiornamenti dal marzo dell’anno precedente.

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precisa sintassi nella definizione della username (defensaGOB, interiorGOB, fomentoGOB ecc.). Questa condizione porta a ipotizzare un’esplicita strategia di comunicazione ufficiale da parte del governo, trasversale al singolo ministro e che si estende oltre il mandato di governo, bypassando l’eventuale personalizzazione dello strumento. Tuttavia, nell’analisi di questi canali si notano pochi aggiornamenti, seppur costanti. In particolare è da segnalare che il Ministero dell’Industria registra una crescita di aggiornamenti nel 2012 mentre il ministro e il ministero de Asuntos Exteriores y Cooperación non hanno account. Interessante, infine, segnalare come l’account della Secretaría de Estado de Comunicación pubblichi tweet attraverso un altro microblog, Picotea26, alternativa spagnola a Twitter.

Situazione simile per quanto concerne il Regno Unito. Gli account risultano

essere particolarmente seguiti e attivati almeno un anno prima dell’elezione del governo, il che fa ipotizzare che l’utilizzo dell’account sia legato all’avvicinarsi della campagna elettorale. Nell’analisi dei tweet si nota come l’account del premier sia stato utilizzato soprattutto in tale fase poiché non risultano altri messaggi dopo il maggio 2010, mese di elezione. Situazione simile per altri ministri che hanno ridotto drasticamente il numero di tweet. Gli account che registrano una particolare cura negli aggiornamenti risultano così essere solo quelli del VicePremier, di Hague, di Hunt e di Gillian. È da sottolineare comunque come anche il Regno Unito abbia adottato una politica comunicativa istituzionale aprendo account twitter dei differenti ministeri, con un discreto numero di aggiornamenti costanti (<50 al mese). L’account ministeriale più vecchio è quello del Primo ministro che, però, a fronte di un picco di aggiornamenti nei mesi successivi l’apertura (2008), ha riscontrato un calo progressivo. Per quanto concerne i ministri che non hanno account (Tesoro, Giustizia, Interni, Difesa, Lavoro, Educazione, Trasporto, Ambiente, Sviluppo) è da segnalare la compensazione con i canali dei ministeri che però appaiono porsi come ‘agenzie stampa’ ripubblicando news presenti su altri siti o su altri canali twitter. Il ministero per gli affari esteri e del Commonwealth possiede il maggior numero di tweet (>9000) ma, analizzandone la tipologia, si riscontra un’alta percentuale di retweet da altri canali tra i quali proprio quello del ministro Hague. Appare quindi esserci una volontà di utilizzare Twitter per trasmettere comunicazioni istituzionali (secondo le differenti tipologie) e, al tempo stesso, la mancanza di interesse da parte dei ministri a creare e gestire un proprio account personale. Data l’età media dei membri di governo (54) tale mancanza di interesse può trovare in essa il proprio fondamento.

Spostando lo sguardo sulla Germania, è da segnalare anzitutto la decisa

dichiarazione della Cancelliera Merkel in riferimento alla non attivazione di un proprio account twitter demandando il compito di comunicazione social al proprio portavoce27.

26 http://picotea.com 27 http://www.wallstreetitalia.com/article/1342872/germania-angela-merkel-no-grazie-niente-twitter-per-me.aspx

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La creazione di molti degli account dei ministri tedeschi risale ai mesi precedenti la nomina al governo: ben cinque sono stati attivati dal gennaio all’ottobre 2009. Altri tre account sono più vecchi: Rosler e Bahr hanno attivato il loro account nel 2008; Schäuble nel 2007. L’account che registra il maggior numero di follower è quello di Schröder che, assieme a quello di Leutheusser-Schnarrenberger, è l’unico attivo ancora oggi. Gli altri account hanno ricevuto ultimi aggiornamenti nel 2011 se non addirittura nel 2007 come nel caso di Schäuble. Sei ministeri posseggono account ufficiali (escludendo quello del portavoce della Cancelliera): Affari Esteri, Finanza, Agricoltura, Difesa, Ambiente, Cooperazione Economica. Solo in quest’ultimo caso il ministro Niebel è anche in possesso di un proprio account che però non aggiorna dal gennaio 2011 (l’account del Ministero è stato attivato nel luglio dello stesso anno). La Difesa registra un elevato numero di tweet (>8000) a differenza degli altri (<200): è però da segnalare come i tweet abbiano in particolar modo origine da sistemi di pubblicazione automatica tramite feed RSS: questo fa presupporre la pubblicazione su Twitter di news già presenti su altri siti. Il governo tedesco appare così non particolarmente interessato a Twitter. A fronte di otto account attivi, solo due possono essere considerati realmente utilizzati. L’età dei ministri può essere sicuramente una ragione. In tale senso è spiegabile la continua attività di Schröder che ha soli 35 anni. Ma è pur vero che altri suoi coetanei (Rösler e Bahr) non hanno seguito lo stesso esempio. Restano ‘scoperti’ dal flusso di comunicazione via Twitter i ministeri dell’Interno, del Trasporto e dell’Educazione che non hanno account né del ministro né del ministero. Da segnalare, inoltre, come l’account del ministero dell’Ambiente, pur attivato nel luglio 2010, registra i primi aggiornamenti solo a partire dall’aprile 2012. Le basse percentuali di risposte negli unici due profili attivi non consentono di affermare che gli account siano usati per ‘conversare’ con gli utenti della Rete (e potenzialmente propri cittadini ed elettori). Il tipo di messaggi postati, seppur in prima persona, sono considerabili appartenenti alla categoria delle agenzie di stampa, con informazioni su eventi e attività ministeriali. Il principale luogo di comunicazione digitale per il governo continua così a essere il sito web ufficiale o personale (sia esso un sito ad hoc o una pagina facebook).

L’Italia chiude il blocco dei paesi EU5. L’attuale governo tecnico non ne rende

possibile il confronto in termini elettorali ma è da registrare come gran parte degli account sia stata attivata successivamente alla nomina. Una scelta che suggerisce l’esplicito intento di assumere un ruolo attivo nel processo di comunicazione con i cittadini, in mancanza anche di un partito alle spalle che possa svolgere questa funzione. L’account attivo da più tempo è quello di Renato Balduzzi (Ministro della Salute) mentre quello con più tweet (>390) è quello di Fabrizio Barca (Coesione Territoriale); Giulio Terzi (Affari Esteri) totalizza invece il numero maggiore di followers (>23mila)28. È da notare come degli otto account solo la metà registri un’attività

28 Il 3 agosto il ministro Terzi utilizza proprio il suo canale twitter per comunicare la liberazione del carabiniere Alessandro Spadotto rapito in Yemen (http://www.adnkronos.com/IGN/News/Esteri/Yemen-il-ministro-degli-Esteri-su-Twitter-Alessandro-Spadotto-sta-tornando-a-casa_313565870028.html)

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costante nel tempo. Il ministro Fornero nel marzo 2012 ha inserito due tweet per avvisare che a breve avrebbe iniziato a “twittare” e segnalando che un altro account a suo nome era falso: al momento della nostra rilevazione, però, non vi erano stati ulteriori aggiornamenti. Altri tre ministri registrano zero tweet, condizione che porta a dubitare della originalità di tali account29. Evidente l’assenza del premier Monti30 che, ai media social, sembra preferire canali di comunicazione più tradizionali, costruendo su di essi campagne di informazione sulle attività della Presidenza del Consiglio e di dialogo con i cittadini.

Analizzando la distribuzione dei tweet nel tempo si nota come i profili più attivi registrino comunque un aggiornamento costante nei mesi successivi all’insediamento, con una media di un tweet al giorno. Nel dettaglio si può notare come il solo Clini abbia registrato un picco nel mese di marzo di quest’anno31 rispetto a una tendenza omogenea per quanto riguarda gli altri ministri. Il poco interesse verso Twitter è segnalato anche dalla mancanza di account ministeriali. Ne risultano solo quattro (Beni Culturali, Difesa, Ambiente e Coesione) che non presentano, tra l’altro, particolari aggiornamenti. Il ministero dei Beni Culturali ha il maggior numero di tweet (attivato nel 2009) ma provengono da Facebook; segue il ministero dell’Ambiente che registra inoltre una caduta negli aggiornamenti e una percentuale del 50 per cento di retweet dell’account twitter del ministro Clini.

È chiaro come gli account personali con un bassissimo se non nullo numero di tweet non consentano di effettuare alcuna analisi. Le ipotesi del perché siano stati aperti possono però essere due: da un lato la volontà di utilizzare lo strumento, ma di gestirlo in prima persona, senza mediazioni dello staff; ciò comporta che, in mancanza di tempo personale, l’account resti inutilizzato; in seconda ipotesi, la necessità di occupare uno spazio nella twitter-sfera anche solo per bloccare il nickname e ostacolare la nascita di account fake. L’account di Clini, per esempio, presenta diversi tweet di risposta ad altri utenti (il 29 per cento) e di retweet (33 per cento) soprattutto dell’account ufficiale del ministero dell’ambiente. Anche Barca appare molto attivo nelle conversazioni con gli utenti che lo twittano, registrando un 62 per cento di risposte rispetto a un solo 5 per cento di retweet. Nonostante la non giovane età dei ministri italiani, va comunque registrato positivamente l’interesse da parte di alcuni di essi nell’uso di canali personali su Twitter, indipendentemente da eventuali canali ufficiali dei ministeri. È da registrare positivamente anche la volontà da parte dei ministri attivi di non usare il proprio canale come un’agenzia di stampa ma di instaurare rapide conversazioni, rispondendo agli altri utenti della Rete.

29 Si ricorda che non si è ricevuta alcuna conferma istituzionale degli stessi. 30 Come per la Merkel, anche le attività di comunicazione della presidenza del consiglio italiano sono rilanciate attraverso l’account twitter del sottosegretario di Stato, Paolo Peluffo. L’analisi degli account non ministeriali, comunque, esula dalla presente ricerca e non saranno dunque discussi. 31 Risalgono a questo periodo, infatti, diverse dichiarazioni relative alla situazione ambientale del paese (discarica a Roma, carbon tax, OGM, inquinamento ecc.).

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5. Commenti generali e percorsi di sviluppo

A conclusione di quest’analisi, preliminare e non esaustiva del fenomeno indagato, è possibile presentare alcune riflessioni sulla base dei dati raccolti. In generale, si può dire che nell’Europa dei 27 non sembra essersi consolidata, come aveva già rilevato anche Sara Bentivegna (2012) nella sua analisi sulla presenza dei parlamentari italiani su Facebook, la tendenza all’autocomunicazione di massa ipotizzata da Castells (2009). Pur essendo probabile che la tendenza avrà maggiore forza man mano che l’utenza crescerà in numero e influenza, allo stato attuale delle cose non sembra che l’attitudine a questo tipo di comunicazione abbia un legame diretto con la rilevanza attribuitagli dai cittadini. Almeno non in modo significativo. Come mostra la poca relazione intercorrente nei 27 paesi tra l’uso della Rete e dei social media da parte dei cittadini e la presenza su Twitter dei membri dei governi. Non univoco, o non spiegabile allo stato attuale della ricerca, appare il legame con variabili quali il sesso, l’età e l’appartenenza politica dei membri dei governi europei. Un legame forte emerge, invece, con quello che è stato introdotto come indicatore dell’attitudine della classe politica di un paese all’apertura verso le nuove tecnologie, ovvero la percentuale sul P.I.L. di investimenti in Ricerca e Sviluppo.

Il livello e il tipo di presenza dei membri dei governi europei su Twitter con account personali sono probabilmente legati alla minore pressione che i membri del governo hanno nel mettere in campo il maggior numero possibile di strumenti di comunicazione. Sembrerebbe confermarsi la conclusione di Ma (2012), vale a dire l’adozione del microblogging da parte dei governi è funzionale come «forma di innovazione organizzativa di tecnologia dell’informazione» (p. 2), mentre per la comunicazione ‘personale’ sono ancora preferiti blog e Facebook In realtà, considerando che si tratta di cariche non elettive, che tradizionalmente non si espongono alle strategie going public, il poco più del 40 per cento di presenze non appare così residuale. Inoltre, dall’analisi dei paesi EU5 è emersa, in modo abbastanza netto, una tendenza degli accounts a seguire i cicli elettorali. Privilegiando la personalizzazione come strategia elettorale, oltre che come modo di gestire la comunicazione governativa. Emerge, in questo senso, un quadro complesso, che ha bisogno di essere ulteriormente indagato attraverso un’analisi più approfondita di altri paesi dell’Unione Europea, spostando lo sguardo anche sul tipo dei messaggi pubblicati e di altri social media utilizzati.

L’analisi dei paesi EU5 consente qualche riflessione ulteriore. Sono stati analizzati gli account personali dei ministri europei pur in presenza di account ufficiali dei ministeri di appartenenza. Si tratta di due strumenti del tutto indipendenti; nel primo caso, spetta al ministro esprimersi in prima persona, comunicando le proprie idee e le proprie attività, dialogando con i suoi follower, sollecitando e rispondendo agli stimoli; l’account ministeriale assume un ruolo da ufficio stampa delle attività e, eventualmente, retwittare le dichiarazioni del ministro dal suo account assieme ad altre dichiarazioni del

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mondo politico e sociale attorno a temi di interesse32. In tal senso appare possibile estendere anche a Twitter la classificazione dei blog proposta da Bentivegna (2012): sono presenti, difatti, account in forma di ‘pseudo’, vale a dire canali attivati ma non operativi; ‘soundbox’, in cui è lo staff a gestire il canale del ministro; e di ‘fireside chats’ nel quale è il ministro a interagire in prima persona. È quest’ultimo il caso, ad esempio, di Hollande in Francia e di Clini in Italia. Maggiormente diffusi sono gli altri due tipi, con ministri che hanno canali attivi ma poco o per nulla aggiornati, e chi invece lascia allo staff il compito di inviare aggiornamenti sulle attività governative, rendendo Twitter un ulteriore mezzo di agenzia di stampa. Chi e Yang, in un’analisi degli account dei membri del Congresso americano, hanno riscontrato la prevalenza di questo tipo di tweet, concentrati più sulla comunicazione telegrafica che sul dialogo o la conversazione. Un comportamento, dovuto probabilmente alla necessità di utilizzare uno strumento così importante con cautela, per evitare di incorrere in ‘cadute di stile’ accidentali (Chi, Yang 2011). Dall’osservazione sui paesi EU5 è emerso anche come la presenza di numerosi tweet raramente sia da addebitare alla partecipazione attiva del ministro o del suo staff; il più delle volte gli aggiornamenti sono realizzati attraverso il sistema TweetFeed, che ripubblica automaticamente notizie presenti su altre fonti web, o HootSuite, che consente di gestire più canali social contemporaneamente e, quindi, pubblicare le stesse news su più spazi.

Il dibattito sull’uso dei social media all’interno dei processi di comunicazione politici è chiaramente recente e tutt’ora in corso. Così come in passato apocalittici e integrati hanno discusso sullo strumento del sondaggio, sulla sua efficacia e sull’opportunità del suo uso, così oggi tali posizioni si sono allargate sino ad indagare il ruolo di questi nuovi strumenti. Con il rischio, forse, di distogliere l’attenzione dai significati politici in gioco e dai possibili vantaggi legati al loro uso.

32 Il condizionale, però, è d’obbligo: una tale netta separazione non è sempre applicata: basti pensare al canale di Barack Obama nel quale si intersecano interventi del presidente (contrassegnati dalla firma BO) e del suo staff. E, in tal caso, è apprezzabile la scelta di notificare al lettore chi sia l’autore dei messaggi.

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Appendice Elenco dei ministri dei paesi EU5 e relativi account twitter (aggiornato al 01/07/12). Nazione   Nome   Carica   Sesso   Età   Twitter   Followers   Tweets   Following  

Francia   François  Hollande   Président   m   58   https://twitter.com/#!/fhollande   408044   4331   1700  

Francia   Jean-­‐Marc  Ayrault   Premier  Ministre   m   62   https://twitter.com/#!/jeanmarcayrault   47740   2883   458  

Francia   Laurent  FABIUS   ministre  des  affaires  étrangères   m   66   https://twitter.com/#!/LaurentFabius   443   1   28439  

Francia   Vincent  PEILLON   ministre  de  l’éducation  nationale   m   52   https://twitter.com/#!/Vincent_Peillon   37809   274   2075  

Francia   Christiane  TAUBIRA   garde  des  sceaux,  ministre  de  la  justice  

f   60   https://twitter.com/#!/ChTaubira   8182   128   110  

Francia   Pierre  MOSCOVICI   ministre  de  l’économie,  des  finances  et  du  commerce  extérieur  

m   55   https://twitter.com/#!/pierremoscovici   45862   1144   1299  

Francia   Marisol  TOURAINE   ministre  des  affaires  sociales  et  de  la  santé  

f   53   https://twitter.com/#!/MarisolTouraine   11522   604   402  

Francia   Cécile  DUFLOT   ministre  de  l’égalité  des  territoires  et  du  logement  

f   37   https://twitter.com/#!/CecileDuflot   89815   4456   477  

Francia   Manuel  VALLS   ministre  de  l’intérieur   m   50   https://twitter.com/#!/manuelvalls   47815   1589   551  

Francia   Nicole  BRICQ   ministre  de  l’écologie,  du  développement  durable  et  de  l’énergie  

f   65   https://twitter.com/#!/NicoleBricq   131   0   8  

Francia   Arnaud  MONTEBOURG   ministre  du  redressement  productif   m   50   https://twitter.com/#!/montebourg   92599   377   1134  

Francia   Michel  SAPIN   ministre  du  travail,  de  l’emploi,  de  la  formation  professionnelle  et  du  dialogue  social  

m   60          

Francia   Jean-­‐Yves  LE  DRIAN   ministre  de  la  défense   m   65          

Francia   Aurélie  FILIPPETTI   ministre  de  la  culture  et  de  la  communication  

f   39   https://twitter.com/#!/aurelifil   28686   218   222  

Francia   Geneviève  FIORASO   ministre  de  l’enseignement  supérieur  et  de  la  recherche  

f   58          

Francia   Najat  VALLAUD-­‐BELKACEM   ministre  des  droits  des  femmes,  porte-­‐parole  du  Gouvernement  

f   35   https://twitter.com/#!/najatvb   54958   2856   1906  

Francia   Stéphane  LE  FOLL   ministre  de  l’agriculture  et  de  l’agroalimentaire  

m   52   https://twitter.com/#!/SLeFoll   8769   170   102  

Francia   Marylise  LEBRANCHU   ministre  de  la  réforme  de  l’Etat,  de  la  décentralisation  et  de  la  fonction  

f   65   https://twitter.com/#!/mlebranchu   5785   50   85  

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publique  

Francia   Victorin  LUREL   ministre  des  outre-­‐mer   m   61   https://twitter.com/#!/VictorinLurel   5106   851   964  

Francia   Valérie  FOURNEYRON   ministre  des  sports,  de  la  jeunesse,  de  l’éducation  populaire  et  de  la  vie  associative  

f   53   https://twitter.com/#!/vfourneyron   3682   450   159  

Germania   Angela  Merkel   Chancellor   f   58          

Germania   Philipp  Rösler   Federal  Minister  of  Economics  and  Technology  

m   39   http://twitter.com/#!/philipproesler   2955   102   6  

Germania   Guido  Westerwelle   Federal  Minister  for  Foreign  Affairs   m   51   https://twitter.com/#!/guidowesterwell   4247   1383   118  

Germania   Hans-­‐Peter  Friedrich   Federal  Minister  of  the  Interior   m   55          

Germania   Sabine  Leutheusser-­‐Schnarrenberger  

Federal  Minister  of  Justice   f   61   https://twitter.com/#!/sls_bmj   7953   241   2875  

Germania   Wolfgang  Schäuble   Federal  Minister  of  Finance   m   70   https://twitter.com/#!/schaeuble   1088   281   150  

Germania   Ursula  von  der  Leyen   Federal  Minister  of  Labour  and  Social  Affairs  

f   54   https://twitter.com/#!/von_der_Leyen   204   14   24  

Germania   Ilse  Aigner   Federal  Minister  of  Food,  Agriculture  and  Consumer  Protection  

f   48          

Germania   Thomas  de  Maizière   Federal  Minister  of  Defence   m   58          

Germania   Kristina  Schröder   Federal  Minister  for  Family  Affairs,  Senior  Citizens,  Women  and  Youth  

f   35   https://twitter.com/#!/schroeder_k   26835   1598   207  

Germania   Daniel  Bahr   Federal  Minister  of  Health   m   36   https://twitter.com/#!/danielbahr   4889   660   1029  

Germania   Peter  Ramsauer   Federal  Minister  of  Transport,  Building  and  Urban  Development  

m   58          

Germania   Peter  Altmaier   Federal  Minister  for  the  Environment,  Nature  Conservation  and  Nuclear  Safety  

m   54   https://twitter.com/#!/peteraltmaier   19161   3586   254  

Germania   Annette  Schavan   Federal  Minister  of  Education  and  Research  

f   57          

Germania   Dirk  Niebel   Federal  Minister  of  Economic  Cooperation  and  Development  

m   49   https://twitter.com/#!/dirk_niebel   1043   9   6  

Germania   Ronald  Pofalla   Head  of  the  Federal  Chancellery  and  Federal  Minister  for  Special  Tasks  

m   53          

Italia   Fabrizio  Barca   Coesione  territoriale   m   58   https://twitter.com/#!/fabriziobarca   7967   404   135  

Italia   Corrado  Clini   Ambiente,  Tutela  del  Territorio  e  del  Mare  

m   65   https://twitter.com/#!/corradoclini   6361   379   23  

Italia   Dino  Piero  Giarda   Rapporti  con  il  Parlamento   m   76   https://twitter.com/#!/MinPieroGiarda   277   2   17  

Italia   Mario  Monti   Primo  ministro  e  Ministro  Economia  e   m   69          

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Finanze  

Italia   Corrado  Passera   Sviluppo  Economico  e  Infrastrutture  e  Trasporti  

m   58   https://twitter.com/#!/MinistroPassera   661      

Italia   Piero  Gnudi   Affari  regionali,  turismo  e  sport   m   74          

Italia   Elsa  Fornero   Lavoro  e  Politiche  sociali  con  delega  alle  Pari  Opportunità  

f   64   https://twitter.com/#!/elsafornero   7557   2   0  

Italia   Renato  Balduzzi   Ministero  della  Salute   m   57   https://twitter.com/#!/BalduzziRenato   254   0   0  

Italia   Francesco  Profumo   Istruzione,  dell’Università  e  della  Ricerca  

m   59   https://twitter.com/#!/F_Profumo   1463   0   0  

Italia   Enzo  Moavero  Milanesi   Affari  Europei   m   58          

Italia   Filippo  Patroni  Griffi   Pubblica  amministrazione  e  per  la  semplificazione  

m   57          

Italia   Andrea  Riccardi   Cooperazione  internazionale  e  l’integrazione  

m   62          

Italia   Giulio  Terzi  di  Sant’Agata   Affari  Esteri   m   66   https://twitter.com/#!/GiulioTerzi   23265   392   13  

Italia   Anna  Maria  Cancellieri   Ministero  dell’Interno   f   69          

Italia   Paola  Severino   Ministero  della  Giustizia   f   64          

Italia   Giampaolo  Di  Paola   Ministero  della  Difesa   m   68          

Italia   Lorenzo  Ornaghi   Beni  e  Attività  Culturali   m   64          

Italia   Mario  Catania   Politiche  Agricole,  Alimentari  e  Forestali  

m   60          

Spagna   Mariano  Rajoy   Presidente  del  Govierno   m   57   https://twitter.com/#!/MARIANORAJOY   333458   4614   3693  

Spagna   Soraya  Sáenz  de  Santamaría  

Vicepresidenta,  ministra  de  la  Presidencia  y  Portavoz  

f   41   https://twitter.com/#!/Sorayapp   60255   562   392  

Spagna   José  Manuel  García-­‐Margallo  y  Marfil  

Ministro  de  Asuntos  Exteriores  y  Cooperación  

m   68          

Spagna   Alberto  Ruiz-­‐Gallardón   Ministro  de  Justicia   m   54          

Spagna   Pedro  Morenés  Eulate   Ministro  de  Defensa   m   64          

Spagna   Cristóbal  Montoro  Romero   Ministro  de  Hacienda  y  Administraciones  Públicas  

m   62          

Spagna   Jorge  Fernández  Díaz   Ministro  del  Interior   m   62          

Spagna   Ana  María  Pastor  Julián   Ministra  de  Fomento   f   55   https://twitter.com/#!/anapastorPP   14604   675   65  

Spagna   José  Ignacio  Wert  Ortega   Ministro  de  Educación,  Cultura  y  Deporte  

m   62          

Spagna   María  Fátima  Báñez  García   Ministra  de  Empleo  y  Seguridad  Social   f   45   https://twitter.com/#!/FatimaBanez   13889   230   148  

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Spagna   José  Manuel  Soria  López   Ministro  de  Industria,  Energía  y  Turismo  

m   54          

Spagna   Miguel  Arias  Cañete   Ministro  de  Agricultura,  Alimentación  y  Medio  Ambiente  

m   62   https://twitter.com/#!/AriasCanete   151   2   7  

Spagna   Luis  de  Guindos  Jurado   Ministro  de  Economía  y  Competitividad  

m   52          

UK   David  Cameron   Prime  Minister,  First  Lord  of  the  Treasury  and  Minister  for  the  Civil  Service  

m   46   https://twitter.com/#!/camerondirect   23693   15   47  

UK   William  Hague   Foreign  and  Commonwealth  Office   m   51   https://twitter.com/#!/WilliamJHague   90451   2001   313  

UK   George  Osborne   HM  Treasury   m   41          

UK   Kenneth  Clarke   Ministry  of  Justice   m   72          

UK   Hon  Theresa   Home  Office   f   56          

UK   Philip  Hammond   Ministry  of  Defence   m   57          

UK   Vincent  Cable   Department  for  Business,  Innovation  and  Skills  

m   69   https://twitter.com/#!/vincecable   29423   73   4203  

UK   Iain  Duncan  Smith   Department  for  Work  and  Pensions   m   58          

UK   Edward  Davey   Department  of  Energy  and  Climate  Change  

m   47   https://twitter.com/#!/eddaveykands   2810   160   12  

UK   Andrew  Lansley   Department  of  Health   m   56   https://twitter.com/#!/minister_health   1904   141   29  

UK   Michael  Gove   Department  for  Education   m   45          

UK   Eric  Pickles   Department  for  Communities  and  Local  Government  

m   60   https://twitter.com/#!/ericpickles   23104   1239   113  

UK   Justine  Greening   Department  for  Transport   f   43          

UK   Caroline  Spelman   Department  for  Environment,  Food  and  Rural  Affairs  

f   54          

UK   Andrew  Mitchell   Department  for  International  Development  

m   56          

UK   Jeremy  Hunt   Department  for  Culture,  Media  and  Sport  

m   46   https://twitter.com/#!/jeremy_hunt   24636   479   103  

UK   Owen  Paterson   Northern  Ireland  Office   m   56          

UK   Michael  Moore   Scotland  Office   m   47   https://twitter.com/#!/Moore4Borders   2272   335   256  

UK   Cheryl  Gillan   Wales  Office   m   60   https://twitter.com/#!/CherylGillanMP   2005   517   234  

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