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SOCIETA' VENEZIANA DI SCIENZE NATURALI LAVORI Vol. 8 Supplemento ad uso didattico BRUNO BERTI I FOSSILI IN CITTA' SPUNTI PER UN ITINERARIO A VENEZIA VENEZIA 15 dicembre 1983

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SOCIETA' VENEZIANA DI SCIENZE NATURALI

LAVORI

Vol. 8

Supplemento ad uso didattico

BRUNO BERTI

I FOSSILI IN CITTA'

SPUNTI PER UN ITINERARIO A VENEZIA

VENEZIA

15 d i c e m b r e 1 9 8 3

SOCIETA' VENEZIANA DI SCIENZE NATURALI

Costituita a Venezia il 14 dicembre 1975

Sede Sociale presso il Museo civico di Storia Naturale di Venezia

S. Croce 1730, 30125 Venezia

Le pubblicazioni scientifiche e didattiche della SocietàVeneziana di Scienze Naturali sono disponibili presso laSede Sociale.

Direttore responsabile della rivista: Ivo PrandinAutorizzazione Tribunale di Venezia n. 555 del 18 ottobre 1975

I FOSSILI IN CITTA'

Spunti per un itinerario a Venezia

di Bruno Berti

Introduzione

Per essere costruita, Venezia, più d'altre città, si è dovuta serviredelle pietre provenienti dalle località limitrofe, per lo piùstrappate dai vicini colli Euganei o dalle Prealpi Venete deiBerici e dei Lessini. Queste località hanno fornito ai venezianiquei meravigliosi «marmi» che ancora oggi si specchiano nelleacque dei canali, formando una tavolozza di delicati colori chevanno dal bianco avorio, ai gialli tenui, ai rosa chiari, sino alrosso intenso e che ad ogni spruzzo delle onde si caricano di nuovetinte.Queste pietre, a volte ricche di fossili, sono in realtà delle roccesedimentarie calcaree, che, come si è detto, offrono una grandevarietà di colori e di strutture: alcune sono organogene odetritiche, altre hanno avuto origine chimica o biochimica:sono per la maggior parte costituite da carbonato di calcio, esono prevalentemente di origine marina, spesso formatesi agrandi profondità.Tra i vegetali e gli animali che hanno contribuito alla loroformazione, con l'accumulo di scheletri e gusci, vanno ricordati:le alghe calcaree, i coralli, i bivalvi, i gasteropodi, icefalopodi, gli echinodermi e i foraminiferi.Queste rocce sedimentarie (1) hanno da sempre rivestito unagrande importanza per l'uomo, che da esse ha ricavato materiali peredificare costruzioni, oltre a lastre per pavimentazioni o perrivestimenti. Inoltre, riscaldando i carbonati di calcio in fornispeciali questi perdono l'anidride carbonica lasciando perresiduo dell'ossido di calcio più o meno puro, ottenendo cosìla calce viva, la calce forte, la calce cotta.

Itinerari

Ora cerchiamo di compiere un immaginario giro per la città escoprire assieme dove si possono rinvenire queste «pietre ric-che di fossili».Dovremo porgere la nostra attenzione a quelle rocce che hannoavuto origine da resti di organismi viventi, senza soffermarcialle restanti, anche se la nostra attenzione sarà sollecitata aconoscere l'origine e la formazione di ogni pietra.

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Prenderemo in considerazione una sola varietà di materiale nonfossilifero, che, trattandosi di materiale usato per la pavi-mentazione della città, ne costituisce una componente caratte-ristica unica al mondo.Si tratta della Trachite di cui sono composti i famosi «Masegni».Questi sono di origine vulcanica, hanno struttura porfirica esono comuni nell'alta Italia. Nel Veneto si rinvengono nei ColliEuganei, ed appunto per la loro origine non contengono alcunatraccia di fossili.Iniziamo il nostro itinerario dalla piazza S. Marco. Ecco chedalle pietre usate per la pavimentazione dell'Ala Napoleonica,vicino al numero anagrafico 75, scopriremo dei fossili che sipresentano come delle grosse chiocciole. Se ci guarderemoattorno ci potremo accorgere che non sono affatto rari.Quelli che abbiamo appena osservato sono delle Ammoniti, cosìchiamate perché hanno forma somigliante alle corna del dioAmmone (antico dio dell'Egitto).Si tratta di Cefalopodi a conchiglia esterna (2) (come ad esem-pio l'attuale Nautilus) apparsi nel Devoniano inferiore ed estinticompletamente, dopo la loro permanenza nei mari per circa 250milioni di anni, verso la fine del periodo Cretacico.Le Ammoniti formano infatti un gruppo immenso e i motividella loro estinzione sono tuttora un grande enigma per lapaleontologia.

(I) In modo estremamente semplificato va ricordato come sisuddividono le rocce:

ROCCE Derivano dal consolidamento di un mag-MAGMATICHE ma, o all'interno della crosta terrestre

con lenta perdita di temperatura o allasuperficie con brusco abbassamento ditemperatura e pressione.

ROCCE Si formano per azione dell'acqua, delSEDIMENTARIE vento e degli organismi viventi, formando

circa il 75% delle rocce superficiali.

ROCCE Sono il risultato di trasformazioni diMETAMORFICHE rocce precedenti per azione del calore,

della pressione o di agenti chimici.

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(2) La conchiglia delle Ammoniti viene suddivisa in tre parti: 1) la1) la Protocamera o camera iniziale2) il Fragmocono parte concamerata che viene riem-

pita da una miscela gassosa.3) Camera di abitazione alloggio dell'animale.

Una caratteristica delle Ammoniti, presente in pochi Cefalopodiattuali (vedi Nautilus), consisteva nella possibilità di riempireparte della conchiglia di gas e di poter risalire ed emergeredal fondo per essere trasportata dalle correnti (figg. 1-4).

Potremo osservare delle belle Ammoniti:1 - In piazzetta dei Leoncini sulla pavimentazione antistante la

entrata laterale della Chiesa di S. Marco. 2 - Sulla pavimentazione antistante l'entrata al conservatorio B.

Marcello (fig. 5).3 - Altre Ammoniti possono essere osservate nel sestiere di S.

Marco, in campo S. Salvador, nella pavimentazione dellagrande sala di entrata della Scuola Grande di S. Teodoro.

4 - Tra il numero 2590 e 2591 di Dorsoduro (fig. 6), nella fondamenta del Soccorso si può osservare sul parapetto una piccola Ammonite «svolta» appartenente al periodo Cretacico.

5 - Alle Zattere, in prossimità del numero civico 67, si scorgeun bellissimo esemplare di circa 40 centimetri di diametro.

6 - Nella Chiesa dei SS. Giovanni e Paolo (sestiere di Castello) lapavimentazione è disposta a scacchiera, intercalando una lastra dimarmo rosso ad una di marmo bianco, e producendo così uneffetto decorativo oltremodo suggestivo, ricorrente spesso nellepavimentazioni della città. Appunto su queste lastre di marmo,in modo particolare su quello rosso (rosso Verona), si osservanodelle belle Ammoniti.

7 - Percorrendo la fondamenta dell'Osmarin, nel sestiere di Castello,le pietre che delimitano la fondamenta (piere bianche)contengono alcune Ammoniti, una delle quali fa bella mostra di se,essendo un esemplare di notevoli dimensioni con undiametro superiore ai 35 centimetri. Verso la fine della fon-damenta, vicino al ponte dei Greci, un'altra Ammonite attirerà la nostra attenzione per la chiarezza dell'immagine, che sievidenzia in modo particolare dal resto della pietra.

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Figg. 1-4: Ammoniti (Molluschi Cefalopodi)1) esemplare in visione frontale 2-3-4) esemplari in visionelaterale: vari tipi di ornamentazione.

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Fig. 5: Ammonite (nella pavimentazione antistante l'ingresso delConservatorio «B. Marcello»)

Fig. 6: Ammonite svolta (in fondamenta del Soccorso, tra i numericivici 4590 e 4591 di Dorsoduro)

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8 - Nel sestiere di Cannaregio, lungo la fondamenta omonima, sipossono osservare, in gran numero, delle Ammoniti all'interno dellepietre che, anche qui, delimitano la fondamenta. Questecontrariamente alla norma, anziché essere di pietra d'Istria, sonodi calcare ammonitico. Osservandole potremo fare due deduzioni:il notevole degrado che presentano nonostante siano state postein opera da poco tempo (a causa della salsedine che necompromette la compattezza), dando ragione ai vecchi Venezianiche, per simili lavori, preferivano la pietra d'Istria ad ogni altra

(la pietra d'Istria è oggi molto difficile da procurare); e il grannumero di Ammoniti presenti, che ad una osservazione attenta sidimostrano appartenere a molte specie diverse tra loro, dandoci l'idea di quanto questi Cefalopodi fossero comuni nei mari durantei tempi in cui vissero.

9 - Al Lido di Venezia, percorrendo sulla sinistra (provenendo dalPiazzale omonimo) il viale S.M. Elisabetta, la pavimentazionestradale, rifatta recentemente usando lastre calcaree, si dimostreràun interessante «terreno di caccia». Anche in questo caso sono leAmmoniti che per numero e per varietà fanno da protagonisti, manumerosi risulteranno anche i ricci di mare (Echinoidi: vedi oltre)in sezione e qualche raro gasteropode.

Ammoniti ne potremo scorgere un po' dappertutto.Il Museo di Storia Naturale di Venezia presenta nella sala degliinvertebrati (vedi diorama del Paleozoico) una ricostruzione diAmmonite in tutte le sue parti, comprese quelle che normalmente nonlasciano tracce, ossia le parti molli (fig. 7).

Fig. 7: ricostruzione di Ammonite (al Museo Civ. di St. Nat. di Venezia:sala Invertebrati - vetrina del Paleozoico)

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La nostra ricerca ci porta ora nella fondamenta del Soccorso, inprossimità del numero anagrafico 2184 di Dorsoduro, sul muretto diconfine (in dialetto «Bande») tra fondamenta e canale. Qui sipossono osservare degli Echinoidi (3) in sezione equatoriale (fig.10). Al gruppo degli Echinoidi appartengono anche gli attuali ricci dimare, che potremo osservare e raccogliere in gran numero al Lido diVenezia «spiaggiati» dopo una mareggiata. Altri Echinoidi sipossono osservare a Castello, in fondamenta San Giovanni Laterano(fig. 11), vicino al numero civico 6385: si tratta di Echinoidiirregolari probabilmente attribuibili ai generi Rispolia ed Ovulaster,tipici del periodo Cretacico. Altri ancora sono presenti a Burano sullelastre di marmo che costituiscono i banchi per la vendita del pesce alminuto.

(3) Il corpo degli Echinoidi è situato all'interno di uno scheletro

(dermascheletro) formato da rigide placche, saldamenteincastonate, dalla forma estremamente varia: sferica, emisferica,discoidale, conica, ecc.. Le placche sono munite di numerosiaculei che si staccano dopo la morte (solo in casi eccezionalisi possono rinvenire degli Echinoidi fossili con annessi gliaculei). La bocca (apparato masticatore), detta «lanterna diAristotele» per la sua somiglianza con una antica lanterna, sitrova nella parte inferiore dello scheletro. La posizione dellaapertura anale può invece variare determinando la suddivisionedegli Echinoidi in due gruppi.

ECHINOIDI hanno simmetria pentaraggiata e le dueREGOLARI aperture situate ai poli opposti dello

scheletro (fig. 8).

ECHINOIDI hanno simmetria bilaterale e presen-IRREGOLARI tano l'apertura anale spostata lungo

un'area laterale (interambulacrale) eavvicinata alla bocca (fig. 9).

Dal punto di vista paleontologico lo studio degli Echinoidi è dinotevole importanza perché ci permette di conoscere la naturadell'ambiente in cui vivevano (Paleoecologia). Si è cosìstabilito che gli Echinoidi regolari si sono adattati a vivere sufondali rocciosi a varie profondità, mentre gli irregolari vivevanosu fondali fangosi o sabbiosi a piccole profondità. QuestiEchinodermi sono apparsi nel periodo Ordoviciano, circa 470milioni di anni fa, e si sono conservati sino al momentoattuale.

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Figg. 8 - 9: Echinoidi (Echinodermi)

8) Echinoide regolare

9) Echinoide irregolare

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Figg. 1 -11: Echinoidi (Echinodermi)

10) Riccio di mare in sezione (nella fondamenta del Soccorso, presso il n. civico 2184 di Dorsoduro)

11) Riccio di mare in sezione (nella fondamenta di S. Giovanni Laterano, presso il n. civico 6385 di Castello)

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Dopo la disastrosa alluvione del 4 Novembre 1966, le dighe degliAlberoni e di Pellestrina (i Murazzi) sono state consolidate grazie

all'apporto di un cospicuo numero di grossi macigni.

Su questi massi si può osservare una notevole presenza di organismifossili, tra i quali un particolare Bivalve.Questo, per l'insolita forma, ha attratto l'attenzione e stimolato lafantasia di molte persone che, digiune di paleontologia, viravvisavano resti di corna di Mammiferi, o delle ossa, o dei grossi estrani denti.In realtà si trattava di molluschi Bivalvi del gruppo delle Rudiste

(4).Sempre su questi massi si rinvengono dei rostri di Belemnite (5) benriconoscibili per la loro forma ogivale.

(4) Le Rudiste sono considerate, per la loro struttura, deiBivalvi. Questi strani molluschi avevano infatti una formaconica e presentavano la valva destra notevolmentesviluppata, mentre quella sinistra aveva la funzione dicoperchio (opercolo), ed era dotata al suo interno di robuste elunghe prominenze con le quali incastrarsi nella valva opposta(fig. 12). In certe. specie di Rudiste la valva si presenta girata aspirale, in altre appare a forma di cono con spesse costolaturelongitudinali. Alcune Rudiste possono superare i 90 centimetridi lunghezza; un vero record tra i Bivalvi fossili. Le Rudistehanno contribuito ad edificare con i loro resti le scogliere dellaTetide. Verso la fine del periodo Cretacico si estinserototalmente. Vengono considerate degli ottimi fossili guida.

(5) Le Belemniti sono dei Cefalopodi a conchiglia interna al corpo,come ad esempio le Seppie e i Calamari. Un reperto fortunatodi Belemniti, per eccezionale stato di conservazione provienedai calcari (Solnhofener Schichten) dellaegione di Eichstædtt e Solnhofen, che è da annoverare fra i più famosi giacimenti fossiliferi della Baviera. Qui si è rinvenuta l'impronta, visibile in ogni suo particolare, delle parti «molli» di questo cefalopode. Si è potuto così avere l'esatta immagine della forma delle Belemniti, che ricorda gli attuali calamari(fig. 13). Tipiche del mesozoico si estinsero completamente con la finedel periodo Cretacico.

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Fig. 12: Rudista (Molluschi Bivalvi)a = valva destra b = valva sinistra (= opercolo)

(da G. Di Stefano: ridisegnato)

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Fig. 13: ricostruzione schematica di B

elemnite (M

olluschi Cefalopodi)

1 = tentacoli che circondano la bocca

4 = fragm

ocono2 =

sifone

5 = rostro

3 = proostraco

Anche questo fossile può aver tratto in inganno qualcuno, perché aduna osservazione superficiale può essere scambiato per un dentedalla forma conica (fig. 14).

Alcune sezioni, longitudinali (fig. 15) e trasversali, di piccoleBelemniti possono essere rintracciate anche sulle scale del MuseoCivico di Storia Naturale di Venezia, soprattutto nel corrimano dellarampa che conduce al piano espositivo.

Figg. 14 - 15: Belemniti (Molluschi Cefalopodi)

14) Rostro di Belemnite

15) sezione longitudinale di un rostro di Belemnite

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Nel sestiere di S. Marco (campo S. Bartolomeo), all'interno delleposte centrali, nella prima saletta di entrata (dove si trova l'accessoall'ufficio Accettazione Telegrammi), all'interno dei marmi cherivestono le pareti, si può osservare un gran numero di ma-croforaminiferi in sezione (6).Anche all'interno della stazione ferroviaria di Venezia, nel sestiere diCannaregio (rivestimento marmoreo delle colonne che sostengonole pensiline) si possono scorgere una moltitudine di macroforaminiferiin sezione, certuni aventi un diametro di circa 2 centimetri.Questo ci dà la possibilità di osservare la complessa strutturainterna del guscio che appare formato da numerose cellette avvolte aspirale.Sono riconoscibili i generi Nummulites e Alveolina appartenenti alperiodo Eocenico.Questo materiale ci fornisce l'idea dell'abbondanza di questi animalinei mari in cui vivevano e quanto essi abbiano contribuito coi loronicchi a formare depositi calcarei aventi a volte lo spessore dicentinaia di metri. Inoltre i Foraminiferi vengono considerati degliottimi fossili guida (7).

Un altro esempio di presenze fossili in città ci viene offerto da unacolonnina di pietra d'Istria situata sopra il ponte dei pugni (campo S.taBarnaba).La colonnina è costituita da un conglomerato di Bivalvi, la cuideterminazione è quanto mai difficoltosa in quanto appaionofortemente deteriorati dagli agenti atmosferici. Questo esempio ci dàtuttavia un'immagine di come gli accumuli di conchiglie abbianopotuto formare, nel corso delle ere passate, imponenti strati di roccesedimentarie di origine organica. Un ultimo esempio di fossili incittà lo vediamo nel sestiere di S. Croce; il ponte di Cà Marcelloche attraversa il rio del Gafaro presenta una ricca varietà di fossili.Li troveremo salendo sulla banda destra del ponte, avendo di spalle ilquattrocentesco palazzo gotico dei Marcello.Si tratta per lo più di minuti frammenti di una varia faunaCretatica, tra i quali si possono scorgere ricci di mare in sezione, unaAmmonite e, caso interessante ed inconsueto, una piccola serie divertebre di pesce in connessione anatomica.

(6) FORAMINIFERI: Protozoi (animali unicellulari) di solito marini,con nicchio di materiale chitinoso, calcareo o siliceo, chepresentano dei pori ove si estendono gli pseudopodi

(organi per la locomozione e per la nutrizione). Il guscio sipresenta concamerato (fig. 16).

(7) FOSSILE GUIDA: viene cost definita una specie animale ovegetale, che per la sua rapida evoluzione e per la sua estesadistribuzione areale, caratterizza un determinato «tempo»geologico.

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Scorgere fossili su questo materiale, significa certamente averne «fatto

l'occhio»; esperienza questa, fondamentale per scoprirli in seguito, quandosi percorrano i sentieri delle Prealpi o delle Dolomiti, che sonocaratterizzati da molti affioramenti fossiliferi: quelli ormai celebri delVeronese (BOLLA, RONCA, S. GIOVANNI ILARIONE), quelli delVicentino (CHIAMPO, ARZIGNANO, ALTAVILLA, RECOARO,CASTELGOMBERTO, ASIAGO, quelli del Trevigiano (POSSAGNO,MONFUMO ecc.), sino alle inesauribili varietà estraibili dalle rocce deimonti Ampezzani e Cadorini, che hanno fornito materiale paleontologicoper le più celebri raccolte museografiche.

Venezia, dalle pietre provenienti dalle Prealpi e da ogni altra parte del Mondo,ci invita ad acuire la nostra attenzione e scoprire testimonianze dellapassata vita sulla Terra.

Questo lavoro non ha certo la pretesa di aver esaurito l'argomento, maanzi vuol essere da stimolo a quanti intendono approfondire la ricerca difossili presenti nelle «pietre di Venezia». Anche questo è un modo perconoscere la nostra città ed avvicinarci all'osservazione naturalistica.

Fig. 16: guscio concamerato di Foraminifero (Protozoi)

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