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BRESCIA ROMANA Lo schema urbanistico adottato dai Romani nella costruzione della città è caratterizzato dall'incontro ortogonale delle strade, cardi (da nord a sud) e decumani (da est ad ovest), che suddividono la città in isolati quadrangolari. Su questa struttura, ricavata dal "templum" etrusco e utilizzata costantemente nella costruzione dei castra romani, si basano tre tipi di impianti urbanistici: secondo un primo schema la città è definita da una cinta muraria irregolare ed è suddivisa in isolati di forma rettangolare, priva di un centro cittadino ben definito. In un secondo sistema, quello più frequente, la città è circondata da una cerchia di mura che segue un percorso generalmente rettangolare ed è suddivisa in isolati di forma quadrata delimitati da strade parallele a cardo e decumano massimi, ovvero le vie principali, che si incontrano nel centro della città dove sorge il foro, fulcro della città romana. Un terzo tipo di impianto urbano segue uno schema in cui l'incrocio di cardo e decumano non è posto al centro ma spostato verso uno dei lati, come accadeva negli accampamenti militari; anche in questo modello il foro è il fulcro della città. Il foro in principio aveva funzione soprattutto commerciale, poi venne adibito ad ospitare gli edifici pubblici principali. Era di forma rettangolare, spesso circondato da portici. Al suo interno l'edificio più importante era la basilica che aveva molteplici funzioni; innanzitutto fungeva da tribunale, ma era spesso usata anche come luogo di riunioni, accogliendo pure i mercanti per le loro contrattazioni. Questo edificio aveva pianta rettangolare e poteva essere chiuso o aperto sui lati esterni; possedeva file di colonne che lo dividevano in navate. Altro edificio fondamentale nella città romana era il capitolium, tempio dedicato alla Triade capitolina (Giove, Giunone e Minerva), che voleva essere un'imitazione del Campidoglio. Anch'esso era situato nel foro, accompagnato generalmente da altri edifici religiosi; veniva considerato il simbolo del potere religioso e politico dell'impero. Molta rilevanza nella società romana aveva il teatro, nonostante il suo avvento, in età repubblicana, fosse stato accolto con diffidenza dai romani, poiché gli attori erano sempre liberti o schiavi. Il teatro era formato da cavea ed orchestra che avevano forma semicircolare; quest'ultima col passare del tempo venne adibita ad ospitare i seggi senatoriali. Dietro al palco (pulpitum) vi era il frons scenae, che presentava una ricca decorazione costituita da colonne e statue. Molto frequente nella città romana era anche la presenza dell'anfiteatro, che veniva utilizzato per spettacoli di lotte fra gladiatori, cacce di animali e battaglie navali. Questi erano gli spettacoli preferiti dal popolo romano, che vi partecipava in massa. L'anfiteatro era di forma ellittica; la parte più bassa dell'edificio, cioè quella in cui gareggiavano i gladiatori, era detta arena; attorno ad essa vi era la cavea, composta da gradinate che salivano progressivamente. La costruzione esterna era costituita da una parete composta da archi disposti generalmente su due ordini ed intervallati da colonne ornamentali. Anche il circo aveva una funzione simile a quella dell'anfiteatro; in esso si svolgevano le corse dei cavalli e dei carri. Anche questo edificio era di forma ellittica molto allungata.

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BRESCIA ROMANA

Lo schema urbanistico adottato dai Romani nella costruzione della città è caratterizzato dall'incontro ortogonale delle strade, cardi (da nord a sud) e decumani (da est ad ovest), che suddividono la città in isolati quadrangolari. Su questa struttura, ricavata dal "templum" etrusco e utilizzata costantemente nella costruzione dei castra romani, si basano tre tipi di impianti urbanistici: secondo un primo schema la città è definita da una cinta muraria irregolare ed è suddivisa in isolati di forma rettangolare, priva di un centro cittadino ben definito.

In un secondo sistema, quello più frequente, la città è circondata da una cerchia di mura che segue un percorso generalmente rettangolare ed è suddivisa in isolati di forma quadrata delimitati da strade parallele a cardo e decumano massimi, ovvero le vie principali, che si incontrano nel centro della città dove sorge il foro, fulcro della città romana.

Un terzo tipo di impianto urbano segue uno schema in cui l'incrocio di cardo e decumano non è posto al centro ma spostato verso uno dei lati, come accadeva negli accampamenti militari; anche in questo modello il foro è il fulcro della città.

Il foro in principio aveva funzione soprattutto commerciale, poi venne adibito ad ospitare gli edifici pubblici principali. Era di forma rettangolare, spesso circondato da portici. Al suo interno l'edificio più importante era la basilica che aveva molteplici funzioni; innanzitutto fungeva da tribunale, ma era spesso usata anche come luogo di riunioni, accogliendo pure i mercanti per le loro contrattazioni. Questo edificio aveva pianta rettangolare e poteva essere chiuso o aperto sui lati esterni; possedeva file di colonne che lo dividevano in navate. Altro edificio fondamentale nella città romana era il capitolium, tempio dedicato alla Triade capitolina (Giove, Giunone e Minerva), che voleva essere un'imitazione del Campidoglio. Anch'esso era situato nel foro, accompagnato generalmente da altri edifici religiosi; veniva considerato il simbolo del potere religioso e politico dell'impero.

Molta rilevanza nella società romana aveva il teatro, nonostante il suo avvento, in età repubblicana, fosse stato accolto con diffidenza dai romani, poiché gli attori erano sempre liberti o schiavi. Il teatro era formato da cavea ed orchestra che avevano forma semicircolare; quest'ultima col passare del tempo venne adibita ad ospitare i seggi senatoriali. Dietro al palco (pulpitum) vi era il frons scenae, che presentava una ricca decorazione costituita da colonne e statue.

Molto frequente nella città romana era anche la presenza dell'anfiteatro, che veniva utilizzato per spettacoli di lotte fra gladiatori, cacce di animali e battaglie navali. Questi erano gli spettacoli preferiti dal popolo romano, che vi partecipava in massa. L'anfiteatro era di forma ellittica; la parte più bassa dell'edificio, cioè quella in cui gareggiavano i gladiatori, era detta arena; attorno ad essa vi era la cavea, composta da gradinate che salivano progressivamente. La costruzione esterna era costituita da una parete composta da archi disposti generalmente su due ordini ed intervallati da colonne ornamentali.

Anche il circo aveva una funzione simile a quella dell'anfiteatro; in esso si svolgevano le corse dei cavalli e dei carri. Anche questo edificio era di forma ellittica molto allungata.

L'arena era percorsa da un basamento ornato da statue, detto spina ed era circondata dalla cavea; su uno dei suoi lati corti vi erano i carceres dove venivano tenuti i cavalli.

Questa panoramica sull'urbanistica romana si conclude con le terme, i bagni pubblici romani, che divennero una vera e propria necessità con l'aumento della popolazione in età imperiale. Le terme erano composte di tre ambienti principali, frigidarium, tepidarium e calidarium, che assumevano i propri nomi in base alla temperatura dell'acqua delle vasche. Il frigidarium era posto davanti all'ingresso e comprendeva una grande piscina all'aperto con acqua fredda; il tepidarium, un vasto salone di forma rettangolare, era composto da due vasche calde che, come il calidarium, erano riscaldate a ipocausto, cioè da aria calda che passava sotto il pavimento. Ultimo ambiente era il calidarium, di forma circolare con una grande vasca al centro.

Da: http://www.irreer.it/arte/rav1/citrom.html

I Galli Cenomani

Attraverso le Alpi, tra il VI e il IV sec. a. C., scesero i Galli (o Celti) che invasero ad ondate progressive la Pianura Padana abitata, a quel tempo, da un antico popolo: i Liguri . Furono i Galli Cenomani con a capo Elitovio che si insediarono per primi sul nostro territorio e a cui dobbiamo con tutta probabilità l'origine del nome di Brescia. Fu il colle Cidneo (termine sua volta derivante da Cidno, Re dei Liguri), ad ispirare il nome ch'essi diedero alla nostra città. Bric o briga (radici celtiche che significano monte, altura o fortezza), sono infatti la base semantica su cui si costruì con ogni probabilità il nome Brixia , antenato già latino di Brescia. Non è inoltre improbabile che questo stesso etimo ci accomuni alla vicina Bergamo. Il colle Cidneo deve avere investito fortemente l'immaginario, e davvero deve essere stato per loro meglio di un'arroccata fortezza: facile a difendere, raccolto, aveva inoltre la possibilità di spaziare con lo sguardo l'orizzonte più lontano, punto ideale per il primo insediamento. Abbiamo prove, infatti, che da qui scesero, per estendere poi l'abitato in una vera e propria città, centro che gli storici latini racconteranno esser così esteso da potersi a pieno titolo considerare la loro capitale. Gli anni purtroppo non avranno pietà del legno e del fango, i poveri materiali utilizzati per edificarla e cintarla e poche, dunque, saranno le testimonianze materiali della loro lunga e importante presenza. I Cenomani furono i soli Galli ad essere alleati della Repubblica Romana. Questo popolo, le cui radici indoeuropee si perdono nella stessa genealogia dello sviluppo occidentale, puntò orgogliosamente sul futuro, scommise su quei pastori volitivi e pratici che avevano fondato un impero sulle rive boscose del Tevere. Nella guerra che fù portata alle popolazioni stanziate nel nord Italia in occasione dell'anno 225 a.C., contro una lega di tutte le tribù galliche riunite, e ancora, durante la I guerra punica e nonostante la ribellione che coincise con la II, sempre i Cenomani si schierarono in favore di Roma. Unici vincitori fra tutte le tribù galliche, nella pace armata che seguì quell'ultimo conflitto (199 - 194 a.C.), l'alleanza con la Repubblica valse loro una autonomia amministrativa e il diritto a mantenere un proprio esercito. Presto, come si era soliti, ai centurioni e ai coloni seguirono mercanti e nobili, attirati dalla fecondità degli scambi e dalle prospettive di guadagno i primi e dalle bellezze ambientali, dalla pace e dalle promesse di sviluppo i secondi, tutti si inserirono comunque con facilità nel tessuto cittadino, costituendo di fatto una nuova era per Brixia.

L'epoca romana

A Brescia venne concesso il diritto latino nel 89 a.C., ed in seguito (nell'anno 49 a.C.), durante il consolato di Giulio Cesare, la cittadinanza romana. L'urbe guadagnò così un ordinamento municipale autonomo (era governata dai quattuorviri ), con un proprio Senato e propri magistrati; la distinzione tra i cittadini veniva dettata dal censo o dai meriti di guerra. L'imperatore Ottaviano Augusto nel 26 a.C. elevò Brescia a colonia civica augusta e la attribuì alla tribù Fabia . Sempre Ottaviano diede il via alla costruzione dell'acquedotto, lungo circa 25 Km, che dall'odierna Lumezzane si sarebbe esteso fino al Cidneo, e che avrebbe visto il termine solo sotto l'impero del figlio Tiberio . Ma sarà nel 73 d.C. che Flavio Vespasiano ordina la costruzione della struttura forse più nota e vicina al cuore dei bresciani: il Capitolium (cioè il tempio Capitolino o di Vespasiano a lui stesso, appunto, dedicato) che oggi ospita il Museo Romano. Piazza del Foro, che si discosta solo per le ridotte dimensioni rispetto al foro originale, e che dobbiamo immaginare gremita ogni giorno non solo per i suoi mercati, ma anche per le feste e le occasioni mondane, dovette rivestire una non indifferente rilevanza politica, oltre che essere luogo di celebrazione del gusto più ricco e raffinato. E come oggi anche allora, la sera, i giovani passeggiavano fra i suoi lunghi colonnati discorrendo delle novità della vita cittadina. Per quanto riguarda, invece, le popolazioni delle nostre valli (Camonica, Trompia , e Sabbia), qui abitavano i coriacei e saldi "Reti" (che devono probabilmente il nome alle Alpi Retiche) e che solo nel 15 a.C. Roma riuscì a piegare assoggettandole in via definitiva all'Impero. La Brixia romana raggiunge, intorno al 96 d.C., la massima espansione urbanistica (29 ettari) e demografica (circa 9.000 abitanti).

I Longobardi e i Franchi

Una volta crollato l'Impero Romano d'Occidente (476), Brescia subì la dominazione barbarica da parte degli Eruli (guidati da re Odoacre) e, in seguito, dagli Ostrogoti di Teodorico che, battuto Odoacre nel conflitto per il Regno d'Italia, gli successe nel controllo. Successivamente Brescia dovrà conoscere anche il giogo bizantino, che durerà fino al 568 quando la calata dei Longobardi assicurò loro, in pochi anni, il controllo su tutte le città più importanti dell'Italia dell'epoca. L'origine etimologica della parola Longobardo deriva probabilmente da: Lang Bart "lunga barba" o Lang Barte "lunga lancia" e questo ci fa capire l'impatto che questi barbari dovette avere sulle più colte e raffinate popolazioni del nostro territorio.

Brescia fu dai Longobardi considerata una delle città più importanti del Regno costituito da Alboino e fu scelta come sede di uno dei suoi 36 ducati; il centro politico-amministrativo fu portato quindi dal Foro alla Curia Ducis, eretta tra le attuali Piazza Vittoria e Piazza Loggia a questo scopo, e sempre nelle vicinanze (a sud cioè di Piazza Vittoria) venne creato il quartiere militare poi denominato "Serraglio".

Re Rotari (già duca di Brescia), nel 643 emanò il celebre Editto che ancora oggi porta il suo nome, scritto in latino, in esso trovarono per la prima volta posto le leggi longobarde dette "consuetudinarie" (che cioè prima d'allora erano tramandate solo oralmente), peraltro già ammorbidite grazie all'influenza della cultura cristiana, oltre che fortemente influenzate

dalla lunga e generosa tradizione giuridica romana. Questo documento rappresenta la prima raccolta organica di questo tipo redatta dopo la caduta dell'Impero Romano d'Occidente e le seguenti invasioni barbariche.

L'ultimo regnante Longobardo fu Desiderio (anch'esso insignito del titolo di duca), passò alla storia per aver costruito due importantissimi monasteri benedettini: uno maschile a Leno e un secondo, femminile, che trovò luogo in città col nome di S. Salvatore (più tardi S. Giulia), e che ospita oggi un importante museo di grande richiamo. Qui il Manzoni ambientò la splendida tragedia in versi dell'Adelchi (figlio di Re Desiderio) e qui come da lui narrato, davvero trovò la morte la sorella di Desiderio Ermengarda, moglie di Carlo Magno e da lui sacrificata alla ragion di stato. Carlo Magno, sconfitti definitivamente i Longobardi nel 774, si proclamerà Re dei Franchi e dei Longobardi e nell'800 sarà incoronato Imperatore del Sacro Romano Impero.

I Franchi (anche detti "Carolingi ") istituirono un regime feudale tale per cui la Corona, in cambio di servizi di carattere militare, assegnasse possedimenti terrieri ad alcuni potenti signori. Questi ottimizzarono loro volta i controlli grazie ai numerosi vassalli loro legati da giuramenti di fedeltà (oltre che da interessi personali), sviluppando così una rete capillare a maglie strette e robuste negli anni. Furono inoltre istituiti i comitatus, circoscrizioni territoriali cittadine governate da un conte, mentre i marchesi presero il nome dalle regioni di confine (marche) loro assegnate. La figura del duca non venne eliminata ma assunse prerogative diverse, pare di supervisione comitale. Da un punto di vista dei fatti di interesse storico, vi è poco da dire in merito al dominio Carolongio in Brescia e sono piuttosto inconsistenti e fumose le notizie relative al periodo successivo la caduta del loro impero (888). La Penisola venne spartita tra il duca di Spoleto Guido e il marchese del Friuli Berengario. Questi si diedero battaglia proprio nelle vicinanze di Brescia, scontro che peraltro non fu risolutivo né in favore dell'uno né dell'altro. Solo qualche anno dopo, del resto, la nazione fu invasa dagli Ungari e a nulla valsero i tentativi di Berengario di arrestarne la discesa. Negli anni a seguire il potere venne conteso da varie famiglie e potentati italiani e stranieri. Fu nel 951 che Ottone I di Sassonia, sceso in Italia e proclamatosi Re, riuscì finalmente a stabilire la pace. Incoronato nel 962 Imperatore del Sacro Romano Impero, per limitare al massimo il potere dei feudatari e mirando a consolidare ulteriormente la propria figura e autorità, delegò al clero (classe peraltro già discretamente influente), molti poteri, per lo più di carattere politico-amministrativo, giudiziario e militare.

http://www.bresciainvetrina.it/bresciastoria/epocaromana.htm

IL TEMPIO CAPITOLINO E LA PIAZZA DEL FORO

Al centro della città di Brescia sono visibili i resti della Piazza del Foro e del Tempio Capitolino.

In quella che ancora oggi si chiama Piazza del Foro, che risale al periodo in cui comandavano gli imperatori Flavi (dal 69 al 96 d.c.) ed era in epoca romana il luogo di ritrovo per i commercianti e artigiani che scambiavano le loro merci, s’incrociavano perpendicolarmente le due vie principali della città: il decumanus maximus - da est a ovest - ora via dei Musei, e il cardus - da nord a sud - ora via Agostino Gallo.

Queste strade romane si trovano ad un livello inferiore rispetto alle strade attuali.

Oggi su questa Piazza sorgono vari edifici e il Palazzo Martinengo, sotto il quale vi sono resti di una bottega romana.

A nord della Piazza vi è il Tempio Capitolino, che fu eretto nel 73 d.C. dall’imperatore Vespasiano sopra il Santuario Repubblicano del I sec. a.C.

Il Tempio era destinato alla venerazione degli dei Giove, Giunone, Minerva: - la Triade Capitolina - da cui deriva il nome del Tempio. E’ possibile entrare nel Tempio tramite due rampe di scale. La seconda rampa conduce alla facciata del Tempio, costituita da sei colonne scanalate (cioè rigate) e capitelli corinzi, delle quali ne sono state ricostruite solo quattro. Infatti si può notare che le colonne sono costituite da parti bianche, in marmo - le parti originali - e da parti più scure, di mattoni - che sono quelle ricostruite. Distanziata dalle 4 colonne della facciata c’è l’unica colonna rimasta intatta, ed è per questo tutta bianca.

Sul Frontone - la parte triangolare posta sopra le colonne - del quale è visibile oggi soltanto una parte, c’è la scritta dedicata al suo fondatore, l’imperatore Vespasiano.

Infine il Tempio si suddivide in 3 celle, ciascuna delle quali dedicata ad una delle tre divinità.

I resti di Brescia romana, sotterrati dai detriti e dalle frane precipitate dal colle Cidneo, furono ritrovati grazie all’unica colonna rimasta intatta. Infatti nel 1800, nel giardino di una casa, sporgeva appena dal terreno un pezzo di colonna, per cui il Comune un giorno decise di scavare: scava e scava, vennero alla luce i resti di una città romana.

Il cuore di Brescia romana era formato dal Tempio, dalla Piazza e da un teatro, situato vicino al Tempio.

http://www.arifs.it/tempioca.htm

La musealizzazione del nucleo di abitazioni di epoca romana, è un importante occasione per scoprire le numerose testimonianze archeologiche presenti in città. Brescia conserva infatti significativi reperti romani che per importanza e ricchezza, non trovano facili confronti. Un emozionante percorso espositivo che inizia dentro il museo e che prosegue in città, per riscoprire ed apprezzare le architetture di età romana ripercorrendo luoghi di grande suggestione, primo fra tutti il celebre Capitolium, ed entrare così fin dentro le radici della storia della città. Nelle piazze, lungo le strade e sotto i palazzi della Brescia odierna. *Lapidario, Piazza Loggia Con un antico provvedimento nel 1480, il Consiglio della città impose l’obbligo di conservare le pietre lavorate e iscritte venute alla luce durante la costruzione del fondaco del sale. Le numerose iscrizioni rinvenute furono murate fra il 1488 e il 1489 nelle facciate delle carceri e del Monte di Pietà in Piazza Loggia. *Tempio capitolino e teatro romano, Piazza del Foro Costruito per volere dell’imperatore Vespasiano nel 73 d.C., il Capitolium fu luogo di culto e simbolo dell’antica Brixia. L’edificio, situato ai piedi del colle Cidneo, è affiancato dai resti del teatro romano, sede di spettacoli e luogo di riunioni pubbliche, che si pensa potesse accogliere fino a 15 mila spettatori. L’area archeologica occupata da questi edifici è considerata una delle più significative e meglio conservate dell’Italia settentrionale.

*Foro Situato nell’omonima piazza, davanti al Capitolium, il forum era la sede del commercio e del mercato di Brixia. Circondato da porticati sui quali di affacciavano numerose botteghe, il foro era delimitato a nord dal decumano massimo, dominato dall’imponente architettura del capitolium, e a sud dalla Basilica. Sul lato est della piazza sono visibili alcuni resti, in particolare una colonna in marmo con capitello corinzio. *Basilica romana, Piazza Labus Eretta in età flavia (69-96 d.C), costituiva il lato meridionale del foro; la Basilica fu uno dei più importanti edifici pubblici di Brescia romana, centro dell’amministrazione della giustizia, di comizi e scambi commerciali. Sono visibili alcuni resti della facciata meridionale, in particolare delle colonne scanalate e dei blocchi in marmo di Botticino, nell’attuale piazza Labus. Sono comunque numerosi i siti archeologici poco conosciuti perchè ubicati sotto case e palazzi privati. E’ questa un occasione unica per visitare ciò che abitualmente non è facile vedere. -Area archeologica del Foro, Palazzo Martinengo (visitabile il martedì e venerdì dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 17) -Porticula Sancti Eusebii, via Brigida Avogadro -Domus, Istituto Cesare Arici (visitabile, su prenotazione, dal lunedì al venerdì dalle 14.00 alle 18.00) -Domus, Istituto Gambara (visitabile, su prenotazione, dal lunedì al venerdì dalle 10.00 alle 18.00 e sabato dalle 10.00 alle 16.00 – tel. 030/3775004-3778049) -Terme, Liceo Arnaldo (visitabile, su prenotazione, il martedì dalle 8.30 alle 13.00 – tel.030/41212-49438)

Ricostruzione di come doveva essere il complesso romano di epoca imperiale di Brescia.

Alle falde del colle Cidneo, sul quale in epoca Medievale fu costruito il Castello,sorge il grandioso tempio che Flavio Vespasiano eresse in Brescia,nell'anno 73 della nostra era. Sulla 'paternità' del Tempio non vi sono dubbi,dato che sul frontone è riportata la seguente scritta:

IMP. CAESAR.VESPASAINUS.AUGUSTUS.

PONT . MAX . TR . POTEST . IIII. EMP . X. P. P. CAS . IIII

CENSOR

L'erezione del tempio (Capitolium) si deve alla vittoria dell'Imperatore su Vitellio , nella piana tra Goito e Cremona. Nel periodo della decadenza romana e più ancora nelle incursioni barbariche, nel V e VI secolo, dopo il trionfo del cristianesimo, gli antichi edifici e specie i templi che avevano servito il culto pagano erano lasciati in abbandono, se non distrutti e questo edificio dovette subire molte ingiurie da parte del tempo,delle intemperie e dall'incuria umana,finchè lo sfaldamento di un lembo del colle lo seppellì e per molti secoli

rimase solo la tradizione, e un mozzicone di colonna sporgente con il capitello a meno di due metri dal suolo.

Dove esso sorgeva, furono costruite case popolari e sul terriccio del colle spianato prosperò per secoli un giardino, detto dagli ultimi proprietari "Giardino De Luzzaghi". Questo, sul principio del 1800, ospitava un'osteria e su quello 'spuntone'di capitello di colonna si sedevano a tavola i vari clienti,bevitori,giocatori di carte,ecc.!

Ma la gente colta della città pensava che, al di sotto, si potessero celare i resti di qualche antico edificio: del resto le tradizioni pervenute narravano di un Tempio romano in quel preciso luogo, inoltre erano state fatte altre scoperte di reperti nei paraggi e quindi i dotti dell'Ateneo bresciano volevano vederci chiaro, convinti che lì si potesse celare la Brescia Romana perduta. Si tramandava la presenza di un Tempio detto 'di Ercole' e uno dei 'ruderi' che potevano essere visti ancora nel corso dell' '800 era una colonna che prese il medesimo

nome,colonna d'Ercole, tuttoggi visibile nell'area antistante il Capitolium, più propriamente nell'antico Foro

Romano.

Cedendo alle loro insistenze, nel 1823 il municipio di Brescia acconsentì ad iniziare gli scavi. Dovettero essere acquistate le casupole circostanti, che si dovevano demolire,e l'area del giardino Luzzaghi sotto la quale si riteneva dovesse celarsi il maggior deposito di antichità romane.

I lavori iniziarono con molte energie ed entusiasmi e furono subito coronati dal successo poichè, ad una ad una, vennero alla luce le colonne del grandioso peristilio di un tempio; colonne di marmo bianco, corinzie, scannellate, di taglio perfetto con accanto i pezzi caduti

di esse, i capitelli, il cornicione, il frontespizio, il tutto in marmo con finissime modanature .Ce ne fornisce la descrizione il prof.Cafforello nel suo volume ( 1889):

"Il peristilio del tempio,formato da dieci colonne e quattro pilastri sorgeva su uno stilobato, pure in marmo, alto circa tre metri dal suolo con una larga gradinata davanti, in buonissimo stato come gli altri pezzi. Addossato al colle, era un altro corpo di fabbrica con tre celle del tempio, dedicato, stando alle lapidi ritrovate in situ, alle divinità protettrici di Vespasiano: GIOVE, GIUNONE E MINERVA".

Foto d'epoca (fine 1800 circa) del Capitolium riportato alla luce,sopra.Invece,sotto,come si presenta oggi,dopo gli interventi di ricostruzione e restauro.

Tre porte sul frontale danno accesso dal peristilio alle tre celle in cui è diviso l'edificio, circondate da un ambulacro che lo recinge interamente. In fondo a ciascuna di queste celle è un basamento quadrilatero rettangolo; pavimento e pareti sono incrostati di fine marmo e benissimo conservati; sotto allo stilobato si apre un corridoio con la soglia a mosaico e con tracce di decorazioni a colori,relativamente ben conservati. Bellissimi i mosaici che formano i pavimenti,pressocchè tutti recuperati e ridonati al primitivo stato.

Sul frontone,rimesso a posto, si legge l'iscrizione che ho citato all'inizio,in caratteri romani.

Insieme alle colonne e loro frammenti,furono trovati numerosi oggetti di uso comune del periodo romano: monete,fibule,lucerne,vasi,spilli,stili,anelli,minuterie di ogni genere;modanature,frammenti di sculture,iscrizioni votive,i pezzi di una statua virile di colossali proporzioni,tre bellissime are oblunghe con bassorilievi,una testa di fauno coronata d'ellera e molti altri reperti che oggi sono esposti in gran parte nei musei cittadini.Tre anni dopo,nel 1826,casualmente venne portata alla luce la magnifica Vittoria Alata.

E' permesso visitare il Capitolium,fino all'ingresso delle celle. L'entrata è libera e gratuita, ma si effettuano anche visite guidate su prenotazione.Alcune immagini del suggestivo complesso:

Da quest'ultima foto, scattata dalla gradinata del Capitolium,si può vedere tutta la parte antistante ad esso, che era costituita dal Foro e, proprio in fondo,sorgeva la Basilica (come da ricostruzione in apertura di pagina).Oggi grandissima parte risulta interrata.

Veduta del teatro romano,che sorge accanto al Capitolium e su cui, in epoche medievali, furono innestati edifici signorili,in parte demoliti per recuperare gli antichi resti,ma in parte tuttora esistenti,come si vede in questa foto (sulla destra)

Il teatro aveva la classica forma di emiciclo e, nell'Italia settentrionale, era secondo per grandezza soltanto all'Arena di Verona.

Per tutte le informazioni Area Archeologica del Capitolium Via Musei, 55- 25121 Brescia - tel. 030.2977834: WWW.BRESCIAMUSEI.COM

Mappa dell'antica cinta muraria romana di Brescia e della sua estensione all'epoca(si ringrazia Roberto Bicci).

• Dal 28 marzo al 2 aprile 2006 è stata aperta in via straordinaria una piccola ma importantissima porzione della Brescia romana,la Brixia nascosta,come si dice. Ho potuto documentarla, aggiungendo un'altra ricca visita: la cella del Santuario di epoca repubblicana(I secolo a.C.), più antico di un centinaio d'anni del Capitolium.

Pagine correlate a questo argomento in questo sito:

Curioso ritrovamento:la Vittoria Alata

Visita straordinaria alla cella del Santuario repubblicano(I sec.a.C.)

Brescia e dintorni

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Tutte le foto sono di Marisa Uberti e soggette alle Avvertenze/Disclaimer.

Sicuramente il pezzo di maggior spicco, che adornava un tempo il Capitolium, è la VITTORIA ALATA, il cui ritrovamento venne fatto in una afosa giornata dell'agosto1826, mentre si scavava in una sorta di cubicolo sul lato destro del tempio, onde isolarne la parete dal monte che sta dietro. In un 'ripostiglio' ad arte scavato tra il muro e la roccia, quindi un nascondiglio in piena regola dove doveva essere stata messa (insieme ad altri oggetti) per evitarne il trafugamento o la distruzione, venne rinvenuta la meravigliosa scultura bronzea. Lo spazio angusto rendeva difficili le operazioni di recupero, perchè gli oggetti accatastati erano molti. Si racconta che erano presenti il poeta bucolico Cesare Arici e l'architetto

Vantini (che progettò il grandioso cimitero monumentale cittadino) e molta gente trepidante attendeva che venisse mostrata agli occhi di tutti e quale fu lo stupore quando, issata sullo stilobato del tempio e ripulita alla bell'è meglio dal terriccio che la ricopriva, ne videro la bellezza. Scoppiò un applauso commosso anche perchè, in quei giorni in cui la Patria versava in tristi circostanze, la città aveva ritrovato uno dei suoi numi tutelari e si sperò in un avvenimento benaugurale. La statua aveva anche delle dita rotte,che furono in seguito saldate; le restò quella patina di verde cupo che i secoli trascorsi sottoterra le avevano conferito, ma in origine doveva essere dorata. Esigue furono le tracce(ma presenti specie nei ripiegamenti più profondi) del rivestimento aureo che la ricopriva un tempo. I competenti capirono immediatamente che si trattava di un reperto di altissimo valore artistico ed archeologico ma si era in un periodo difficile per le comunicazioni ed era ancora necessario avere il 'nullaosta' della polizia della Santa Alleanza, sempre 'sospettosa'. Pertanto, per lungo tempo, alla statua non venne data troppa pubblicità e dovette rimanere nella circoscrizione locale, nonostante molti studiosi iniziavano a farsi avanti e ad incoraggiare l'attenzione di persone competenti. L'eruditissimo archeologo milanese Labus, scrisse una dottissima memoria sulla Vittoria Alata, mentre tra gli stranieri il primo a riconoscerne la preziosità e il posto che doveva prendere la statua quale capolavoro dell'arte greca, fu Raoul Rochette, insegnante di archeologia a Parigi e addetto al Museo del Louvre. La statua, al momento del ritrovamento, aveva le braccia e le ali staccate, che le erano state posate vicino con cura; mancava dell'elmo, sul quale poggia i piedi, e del clipeo o scudo, sul quale è in atto di scrivere. Ma lo stupore non era finito: in una cavità interna della imponente statua, venne ritrovata una statuetta di bronzo dorato di 70 cm di altezza, con la testa parimenti dorata e i guarnimenti da cavallo. Questa statuetta -più protetta rispetto a quella che la conteneva- mostrava la sua doratura ancora in buonissimo stato.Al momento,non conosco la destinazione attuale di questo ‘piccolo’ reperto(che chiamerò ‘statua figlia’ della Vittoria Alata) né ho trovato ulteriori menzioni in merito (solo sul testo citato ne ho tratto la notizia) e auspico che qualche lettore interessato o un esperto possa apportare maggiori contributi in merito. Victoria in clipeo scribens? La Vittoria Alata misura 1.95 metri di altezza; è in piedi, nell'atto di scrivere con uno stilo sullo scudo(o clipeo)che tiene fermo con il braccio sinistro sul ginocchio.Il piede sinistro è rialzato(per la piegatura del ginocchio che sostiene il clipeo) e appoggia su un elmo che la accomuna a Minerva. Ma attenzione: non era originariamente così(e lo scopriremo tra poco!). Agli omeri sono attaccate due grandi ali, magistralmente modellate. I capelli, secondo l'usanza greca, sono annodati dietro la nuca. Una sottile benda intarsiata in argento da un ramoscello d'olivo le cinge il capo. Veste la sottile camicia dorica detta sistide, che una spilla(fibula) trattiene sulla spalla destra;le braccia sono nude, e la veste scende dal collo al fianco,mentre un'altra sottile veste, il sago, tipica delle donne greche antiche, scende sui fianchi disegnandone e modellandone le forme. Da qualunque parte la si guardi, questa statua denota l'armonia perfetta che l'artista che la scolpì le conferì per sempre. Fino ad oggi la statua era stata datata al I secolo d.C. ma,come leggeremo tra poco,questa datazione è stata di recente sconvolta. Sembra certo poter escludere il periodo di Fidia,con quella rigidità di linee,e pure quello della decadenza greca,concomitante con l'invasione di Roma, più probabile resta il periodo tra la repubblica di Pericle e l'epopea macedonica (IV secolo a.C.),epoca in cui deteneva lo scettro dell'arte Lisippo da Sicione e la sua scuola. Era stata forse costruita per rendere onore agli eroi greci caduti o per glorificare qualche vittoria nella

patria Ellade? I Romani la depredarono in seguito alle loro conquiste e finì a Roma; come sia giunta a Brescia non si sa, forse Vespasiano la fece con tutta probabilità trasportare qui, per ornare il suo Tempio alle falde del Cidneo(per glorificare la sua vittoria locale).Chissà in quali tempi e circostanze fu sepolta, perchè non venisse distrutta? Nuove indagini Le nuove indagine hanno portato a modificare sia la datazione del reperto che la sua origine. In realtà,essa sarebbe stata in origine una dea, Afrodite, che non aveva le ali e –al posto dello scudo- rifletteva la propria immagine in uno specchio ovale. Una recente mostra a Brescia l’ha esibita effettivamente in questa ‘veste’: così come doveva presentarsi nell’originale greco del III sec. a.C. Fatta probabilmente bottino di guerra dai Romani, venne soltanto nel corso del I secolo d.C. issata sul frontone del Tempio di Vespasiano e ‘trasformata’ nella Vittoria Alata, Victoria in clipeo scribens, apponendole due ali posteriori e inserendo uno scudo su cui teoricamente si appresta a vergare il nome dell’Imperatore Vespasiano per celebrarne la vittoria su Vitellio. Non si conosce esattamente quando venne sotterrata con cura: forse nel III secolo d.C., quando la ricerca di bronzo era molto intensa e si temette venisse fusa (fu dunque nascosta) o nel corso delle incursioni barbariche del V secolo,per salvarla dalla depredazione. Da quando fu ritrovata, nel 1826, dopo un corridoio di secoli in cui non se ne seppe più nulla, molti Musei ne vollero i gessi e i calchi; ben presto, divenne uno dei simboli civici più cari al popolo bresciano; fu scelta come simbolo politico e patriottico: venne effigiata su una serie di quattro francobolli emessa nel novembre del 1921 in occasione del terzo anniversario della battaglia di Vittorio Veneto; ispirò a Giosuè Carducci, nel 1878, nobili versi, pubblicati in una raccolta che prese il nome di 'Odi barbare' . Anche Gabriele D’Annunzio ne fece menzione (‘Ode alla Vittoria’). La statua comparve, a testimonianza della grande diffusione che aveva raccolto, quale icona per il manifesto del Primo Circuito Aereo Internazionale, prima manifestazione aviatoria italiana svoltasi nella città di Brescia nel 1909 e, ancora oggi, è oggetto di studio e interesse da più parti. La possiamo ammirare in una delle sale del Museo di Santa Giulia a Brescia. http://www.duepassinelmistero.com/Curioso%20ritrovamento%20Vittoria%20Alata.htm La cella del Santuario di epoca repubblicana (I sec.a.C.) Brescia, 2 aprile 2006. Ultimo giorno di apertura per la brevissima parentesi ( 28 marzo2006- 2 aprile 2006) in cui il pubblico ha potuto accedere a questo gioiello millenario sepolto sotto una casa di civile abitazione. Noi c'eravamo! Si potrebbe esordire orgogliosamente così, per un evento tanto ridotto (come tempistica), per poter accedere al prezioso locale che in via del tutto eccezionale è stato aperto in anteprima il 25 e 26 marzo '06;la sera del 31 marzo e per i cinque giorni sopra elencati. L'organizzazione è stata curata dal Comune di Brescia,dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia,dalla Fondazione Cab, da Brescia Musei S.p.A., dall' Associazione Amici dei Musei. Appena in tempo per goderci un frammento della Brixia nascosta, che non era da perdere,di questo siamo sicuri.Quando riaprirà, non sappiamo quando, non sarà tutto come ora: altri ambienti saranno stati resi accessibili. Infatti, dopo il 2 aprile 2006, riprenderanno a porte chiuse i restauri completi degli affreschi e dei mosaici e si renderà lo spazio fruibile alle visite,secondo un progetto da tempo in incubazione,che dovrebbe prevedere un itinerario aperto al pubblico,comprendente tutte le strutture fino ad allora recuperate della Brescia romana.Per il momento, affrontiamo il presente.

• Dove ci troviamo? Appena dentro l'area del Capitolium. A sinistra,è stato allestito un percorso di ingresso che conduce direttamente nella cella offerta in visione,in cui esplode -come si entra- uno spettacolo di colori,pareti affrescate e mosaici,che sembrano state realizzate l'altro ieri. Il segreto è che gli antichi realizzatori ebbero cura di ricoprile con della cera d'api e olio d'oliva (benedetta natura!), un impasto 'miracoloso'sapientemente dosato per permetterne la durata nei millenni.

Prima che venisse costruito il Capitolium (nel 73 d.C.),quando Roma non era ancora un Impero ma una Repubblica, nel corso del I secolo a.C., in quest'area sorgeva un Santuario di culto,sacro agli dei, che pare fosse stato eretto su vestigia di un tempio ancora più antico, secondo la prassi ormai a noi nota che un luogo sacro non perde mai la sua caratteristica di esserlo per sempre(almeno nella stragrande maggioranza dei casi giunti alla nostra umile osservazione). Il Santuario venne restaurato al tempo di Augusto e demolito in età Flavia, quando si ordinò la costruzione di un nuovo santuario e le celle di questo vennero probabilmente riempite di materiale da costruzione e sigillate sotto strati di macerie,così come furono poi ritrovate ai nostri tempi. Nel corso dei secoli -essendo sprofondati i resti romani (Capitolium compreso) sotto strati di materiale franato dal Colle Cidneo - a poco a poco presero il posto delle antiche e meravigliose vestigia altre costruzioni. Nessuno più seppe su cosa si trovava ad abitare o almeno -se lo sapeva - taceva. Come capitò a Casa Pallaveri (impianto del '600 circa), sotto la quale giace un'area archeologica di valore inestimabile. Già nel 1823, quando si eseguirono i primi scavi per il recupero del Capitolium, si erano individuate strutture ancora più antiche, che vennero ulteriormente indagate tra il 1956 e il 1961 e in anni più recenti,a partire dal 1990 fino al 1992, in occasione della ristrutturazione di Casa Pallaveri, per concludersi nel 2005.

• Il Santuario doveva essere assai splendido ed è considerato unico nel panorama archeologico dell'Italia settentrionale.Forse venne costruito per celebrare la concessione del diritto latino (89 a.C.) alla città di Brescia.Era costituito da quattro aule di forma rettangolare affiancate su un podio comune, con entrate indipendenti e precedute da un portico colonnato (pronao),all'interno di una terrazza prospiciente il decumano.Si tenga presente che ci si trova lungo il lato nord di via Musei, l'antico decumano in età romana.

La visita ha permesso di ammirare l'aula occidentale del Santuario,che è l'unica ad essere stata recuperata ed è in ottimo stato di conservazione.Come abbiamo detto, sopra ovviamente c'è la Casa Pallaveri e si è dovuto a lungo capire come rendere fruibile l'accesso al pubblico,senza far crollare anzitutto le strutture sovrastanti,oltre che reperire i fondi necessari. In un futuro si cercherà di trasformare gli ambienti in uno spazio museale, in cui raccogliere ed esibire anche i reperti venuti alla luce nell'area circostante, integrando il tutto con materiale illustrativo e ricostruzioni dell'area com'era originariamente.

• Una volta entrati nell'aula occidentale,quindi,ecco cosa si è potuto contemplare:

Sui lati lunghi e su quello di fondo,in asse con l'ingresso,si trovano banchine lievemente rialzate, a mosaico policromo.

Si notano chiaramente i punti in cui dovevano trovarsi delle colonne,che erano un 'continuum'di quelle presenti( ancora oggi) ai lati. Lateralmente, infatti, si notano colonne scanalate che sono riprese nel modello negli affreschi delle pareti.

Nel registro inferiore c'è una serie di velari sospesi ad un'asticciola,e si vedono perfino gli anellini dipinti su cui è infilato il tendaggio.Al di sopra, vi sono dei riquadri che hanno un tema piuttosto curioso:incrostazioni marmoree di vario colore e tipologia,

Probabilmente, almeno da quanto hanno capito gli archeologi, le aule erano coperte da una volta a sesto ribassato impostata su trabeazioni o architravi poggianti su file laterali di colonne, secondo schemi romani dei ninfei di età Sillana o degli oeci corinzi pompeiani. Si voleva, in poche parole, dimostrare l'aderenza della città al modello culturale di Roma. Gli studiosi hanno dedotto che chi eseguì la decorazione pittorica doveva avere un elevato grado di maestria, e possiamo conoscere due personaggi che vi hanno lavorato,grazie ad un'iscrizione rinvenuta nel santuario.

Due Artisti che hanno creato con tanta perizia,e un pizzico di vezzosità,un ambientazione particolare per un luogo di culto come doveva essere questo. A ovest di quest'aula, rispetto all'ingresso, si trova una cella più piccola, priva di

decorazione A est -rispetto all'ingresso- si trova invece la parete più vivacemente dipinta

e il frammento di capitello di una colonna

Con questa visita, i nostri due passi sono stati molto lunghi,in un passato che ci ha portato indietro di oltre duemila anni. Ne abbiamo percepito tutto il fascino,l'ardore,la bellezza,anche se dobbiamo accontentarci di brandelli che riaffiorano e tornano, di quando in quando, a deliziarci con quel profumo antico che non smette mai di stupirci e di emozionarci. http://www.duepassinelmistero.com/Visita%20straordinaria.htm