i finanziatori della leopolda 2014

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Da La Stampa un simpaticolo elenco dei finanziatori del lupetto Matteo

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La Stampa - Da Serra a Landi e Romeo Ecco ifinanziatori della Leopolda 2014

lastampa.it /2014/10/18/italia/politica/da-serra-a-landi-a-romeo-ecco-i-finanziatori-della-leopolda-3E6aAgH93KsdPvGVtlIeIL/pagina.html

C’è uno zoccolo duro, tra i finanziatori di Matteo Renzi, ma anche delle interessanti novità. Allora èmolto utile spulciare una lista di finanziatori della prossima Leopolda.

Tecnicamente i finanziamenti sono indirizzati alla cassaforte di Renzi, la Fondazione Open. Di fatto lagestione dell’organizzazione materiale della Leopolda è integralmente nelle mani di tre persone, MariaElena Boschi, Luca Lotti e Marco Carrai, personaggio su cui varrà la pena tornare. Il finanziatoreprincipale è Davide Serra, l’uomo di finanza per il quale Renzi si scontrò molto con Bersani durante leprimarie del 2012, forse perdendole (quando l’allora segretario attaccò sull’amicizia di «quelli delleCayman»). Serra, che alla Leopolda non dovrebbe esserci ma solo per impegni che non può differire aLondra, ha donato alla causa 175 mila euro. Il secondo finanziamento è quello di Guido Ghisolfi -proprietario dell’azienda chimica Mossi e Ghisolfi - e sua moglie, Ivana Tanzi (120 mila euro). La GfGroup, una grande azienda alimentare ligure, ha contribuito con 50 mila euro. Ma danno importi nonpiccoli (ventimila euro) anche piccole realtà come l’azienda immobiliare Blau Meer srl, o società comela torinese Simon Fiduciaria (ventimila euro), nel cui consiglio figura anche il nome di Giorgio Gori. Unfinanziamento molto importante viene da Alfredo Romeo - imprenditori di Isvafim - processato, ma poiassolto, che ha donato 60 mila euro.

Naturalmente non contano soltanto le cifre versate, ma le caratteristiche e il peso di chi versa. GuidoRoberto Vitale, un uomo di raccordo sempre importante negli ambienti finanziari milanesi, ha donatouna piccola cifra, 5 mila euro, un attestato di simpatia per il premier. Non meno significativa la presenzatra i finanziatori di Fabrizio Landi (diecimila euro), vero nome forte del renzismo nella partita dellerecenti nomine (lui, in Finmeccanica). Landi, fiorentino-genovese, ha fatto tantissime cose nella vita,compreso lavorare ai vertici di Esaote (di cui poi ha detenuto una picc

ola quota), e è considerato tra i pionieri del business biomedico in Italia. Ha rapporti rilevanti anchenell’establishment istituzionale italiano più alto, rapporti che possono aver giovato alla scalata di Renzi,che non pare più in rottura con quei mondi. Tra l’altro, per dire, dell’idea degli 80 euro in busta paga siparlava già in seminari con Landi e Yoram Gutgeld (e il banchiere Alessandro Profumo, che però nonfigura tra i finanziatori della Leopolda), prima che venisse messa in pratica.

Alla Leopolda hanno contribuito anche nomi come Carlo Micheli, figlio di Francesco, finanziere (anchedella Premafin di Ligresti). C’è la Telit, l’azienda di telefonini. Ci sono Paolo Fresco e la signora MarieEdmée Jacquelin, che in due hanno offerto 45 mila euro, c’è Renato Giallombardo, uno degli espertiitaliani in fusioni, acquisizioni, operazioni di private equity. C’è Jacopo Mazzei (diecimila euro), cheoltre a aver avuto vari incarichi a Firenze è anche, last but not least, consuocero di Scaroni. C’è,curiosità, un piccolissimo finanziamento (250 euro) anche di Antonio Campo dall’Orto, sicuramente ilpiù geniale manager di tv in giro.

Naturalmente tutti questi sono nomi di finanziatori che, nei bilanci (pubblici) della Fondazione Open,hanno dato l’assenso a veder pubblicato il loro nome. Ne esistono sicuramente altri, se la cifradichiarata ora è 1 milione 905 mila euro. Ah, alla Leopolda ha contribuito anche lei, la Maria ElenaBoschi, con 8800 euro suoi: più del sindaco di Firenze Nardella (6600), ma meno del tesoriere del PdFrancesco Bonifazi, che ha trovato per l’evento dodicimila euro.