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AL VIA LA FONDAZIONE SALMOIRAGHI E VIGANÒ I FILTRI SOLARI N° 2 | NOVEMBRE LA PROTEZIONE SOLARE NELL’ETA’ PEDIATRICA 19 COLORITURA DELLE LENTI VISION CARE NEWS NUMERO SPECIALE PROTEZIONE OCULARE www.fondazionesalmoiraghievigano.it

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NOVEMBRE 2019 | 1

AL VIA LA FONDAZIONE SALMOIRAGHI E VIGANÒ

I FILTRI SOLARI

N° 2 | NOVEMBRE

LA PROTEZIONE SOLARE NELL’ETA’ PEDIATRICA

19

COLORITURA DELLE LENTI

VISION CARE NEWS

NUMERO SPECIALE PROTEZIONE OCULARE

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Ciascuno di noi è esposto quotidianamente alle radiazioni solari in maniera differente a seconda della propria latitudine, occupazione o dei propri impegni. Il cambio dello stile di vita nei paesi industrializzati, la minor capacità di filtraggio delle radiazioni dannose da parte dell’ozonosfera, i rapidi cambiamenti climatici hanno di fatto aumentato l’esposizione dei nostri organi esterni alle radiazioni elettromagnetiche che compongono la luce esterna solare. E’ scientificamente provato che la quota di radiazioni ultraviolette che raggiungono la terra, non filtrate totalmente dall’atmosfera, sono collegate all’insorgenza di gravi danni cutanei che vanno dalle semplici scottature solari ai tumori cutanei. L’occhio non è scevro dall’essere anch’esso un obiettivo dei raggi ultravioletti e conseguentemente un possibile target di patologie causate dalle radiazioni elettromagnetiche. Cornea, cristallino e finanche retina in alcune situazioni particolari, possono subire gravi alterazioni e menomazioni se esposte ai raggi ultravioletti senza protezione: da qui la necessità di suggerire ai nostri pazienti l’utilizzo delle lenti da sole. Ma non tutte le lenti da sole sono uguali: esse sono caratterizzate da differenti filtri solari e differenti colori, possono essere più o meno scure, possono essere polarizzate o fotocromatiche con differenti gradi di scurimento.Per chiarire questa parte dell’oftalmologia erroneamente relegata ad un mero fatto commerciale ci è sembrato necessario intraprendere la stesura di questo nuovo testo che trattasse lo stato dell’arte dei filtri solari, focalizzando l’attenzione sulle loro caratteristiche tecniche, le indicazioni nella vita quotidiana e nelle diverse situazioni cliniche, nonché nelle varie età. La grande tradizione italiana sul design” attuale ed intramontabile” dell’occhiale da sole con i risultati più attuali sulla qualità delle lenti, ha reso possibile la realizzazione di un formidabile mezzo, che sa incidere sul gusto di tutti ed essere un vero e prorio “ausilio oftalmologico visivo e terapeutico” della cui conoscenza dettagliata ed approfondita il medico oculista, l‘ortottista assistente in oftalmologia nonché l’ottico non possono fare a meno.Ci auguriamo che questo terzo volume dedicato alle lenti da sole venga apprezzato come i precedenti dedicati all’ottica e rifrazione, ed alle caratteristiche delle lenti oftalmiche, e contribuisca ad aumentare l’attenzione verso un ausilio medico che risulta di fondamentale importanza nella pratica clinica quotidiana.

Luigi Mele, Andrea Piantanida, Mario Bifani

LA PROTEZIONE OCULARE DALLE RADIAZIONI ELETTROMAGNETICHEFiltri e lenti solari

La monografia 2019

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EDITORIALE

Le lenti da sole? Come le creme protettive

La luce solare rappresenta la fonte principale di energia per la nostra vita: si

tratta, infatti, di una sorgente di energia costituita da un insieme di radiazioni

elettromagnetiche a diversa lunghezza d’onda, che vanno dalle micro onde

fino ai raggi gamma. Non solo l’occhio, ma tutto il nostro organismo è

influenzato nel suo ciclo biologico dalla loro azione, da un punto di vista sia

negativo sia benefico. È noto a tutti come l’esposizione solare in estate sia il

principale responsabile della tanto agognata abbronzatura, ma il suo abuso è

responsabile di gravi patologie a carattere infiammatorio e tumorale: si è soliti,

infatti, utilizzare creme solari protettive per evitare tali danni. Con l’apparato

visivo il concetto non è tanto diverso: le strutture oculari interagiscono con

la luce solare permettendoci di vedere, ma allo stesso tempo un eccesso o

un abuso di tale interazione è causa di danni a tutte le strutture oculari, che

possono andare dalla secchezza oculare fino alla degenerazione maculare.

Non esiste ovviamente una crema solare per gli occhi, per cui l’unico sistema

di protezione dalle radiazioni elettromagnetiche è rappresentato dagli occhiali

da sole. Questo numero del Vision Care Journal è interamente dedicato a

tale argomento: la protezione oculare e le lenti da sole, con articoli scientifici

di elevato livello tecnico e pratico, tanto che, in qualità di direttore scientifico

della testata, non posso che andare fiero del lavoro compiuto dagli autori

e ringraziarli vivamente per mantenere alto il focus su argomenti così

importanti.

Buona vista e buon sole a tutti!

Luigi Mele

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I FILTRI SOLARI

LA PROTEZIONE SOLARE NELL’ETÀ PEDIATRICA

COLORITURA DELLE LENTI

AL VIA LA FONDAZIONE SALMOIRAGHI & VIGANÒ

VISION CARE NEWS

SOMMARIO

3.

6.

16.

23.

28.

30.

FGE Srl Redazione: Via Petitti 16, MilanoSede Operativa: Reg. Rivelle, 7/F 14050 Moasca (AT)Tel. 0141 1706694 - Fax 0141 856013e-mail: [email protected] - www.fgeditore.it

FGE S.r.l.

FABIANOGruppo Editoriale

Anno V - N. 8 - 2019Registrazione al Tribunale di Asti n. 1729/16

Direttore ResponsabileFerdinando Fabiano

Segreteria di redazione0141 [email protected]

Impaginazione e stampaFGE SrlMoasca (AT)

Direttore Editorialee scientificoLuigi Mele

Comitato scientificoMario BifaniManuela BonciCarlo CaginiDecio CapobiancoCiro CarusoBarbara KusaCaterina GaglianoMichele LanzaLuigi MeleAndrea PiantanidaBruno PiccoliMassimiliano Serafino Pasquale TroianoSalvatore Troisi

Chiuso in redazioneNovembre 2019

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I FILTRI SOLARI

Sono definiti coloricamente neu-tri in quanto abbattono quasi in egual modo tutte le lunghezze d’onda medio basse.Perché un occhiale da sole sia realmente protettivo e confor-tevole deve essere in grado di assorbire completamente le ra-diazioni ultraviolette (UV), com-prese fra i 300 e i 400 nm, e di assorbire in modo progressivo ed efficace le radiazioni visibili ad alta energia, comprese tra i 400 e 500 nm, denominate “luce blu”, lasciandone filtrare almeno il 4-5%, così da non alterare la percezione cromatica.Hanno diverse colorazioni quali verde, grigio, marrone (Figura 1) o specchio la cui scelta potrebbe essere indirizzata oltre che da motivazioni estetiche, anche da ragioni refrattive.Per i soggetti emmetropi, non c’è una particolare preferenza cro-matica da rispettare, e si pos-

sono utilizzare filtri delle princi-pali colorazioni filtranti, marrone, verde, grigio, tenendo presente che quest’ultimo ha la proprietà di attenuare in modo più unifor-me le radiazioni luminose di tut-te le lunghezze d’onda, alterando in questo modo in misura infe-riore alle altre tipologie di filtri la percezione cromatica naturale dell’ambiente. Per questo motivo è un colore ben tollerato da tut-ti gli occhi. Il discorso cambia in presenza di ametropie rifrattive.Gli ipermetropi, soprattutto se il difetto visivo risulta necessi-tare di correzione rifrattiva, gio-va dall’uso di lenti di colorazione verde o grigio-verde. Questi en-fatizzano la capacità degli iper-metropi a focalizzare meglio la luce di lunghezza d’onda più vi-cina a quella blu e UV.Per i miopi invece la lente di colo-re marrone, li porta ad aumen-tare la focalizzazione dello spet-

FIGURA 1. I colori dei filtri più comuni

Luigi MeleMedico Chirurgo Oculista, Napoli

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tro visibile più vicino all’infrarosso, tra cui le componenti “rosse” a cui sono più sensibili a livello di discrimi-nazione foveolare.

CONTRASTO E METAMERISMOLa radiazione diretta del sole è sem-pre dispersa con un picco massimo nella fascia dei 460 nm ( blu). La nostra percezione dei colori è in-fluenzata da questo effetto, perchè la maggior parte dei colori contiene una piccola porzione di blu e, di con-seguenza, tutte le zone cromatiche sono slittate verso il blu. Ne consegue che più le coordinate tricromatiche sono vicine tra di loro, inferiore sarà la percezione del con-trasto con evidente abbagliamento e distorsioni, maggiormente evidenti in condizioni di illuminazione diurna-diffusa.Attenuando la porzione blu dello spettro visibile le zone cromatiche si “distanzieranno” tra di loro pro-ducendosi un sensibile aumento del contrasto.I filtri solari, riducendo globalmente la trasmittanza della luce blu, aumen-tano il contrasto garantendo una vi-sione più nitida e confortevole; in opposizione a quanto, invece, fanno i filtri selettivi i quali non agendo sulla porzione blu dello spettro avvicinano ancor di più tra loro le coordinate tricromatriche.Il colore percepito dall’occhio umano dipende, oltre che dal colore effettivo dell’oggetto osservato, dalla compo-sizione della luce che lo illumina. Ad esempio la luce del sole al crepuscolo o le luci artificiali modificano signifi-cativamente la percezione del colore. Tale fenomeno chiamato “metameri-smo” si ha quando colori che appaio-no all’occhio identici sotto una certa luce mostrano tonalità differenti se illuminati con una luce diversa.

Così ad esempio due filtri possono apparire uguali se osservati a mez-zogiorno e diversi se osservati al tramonto, quando la luce del sole assume una diversa luminosità.Questi colori che appaiono uguali in definite condizioni di luce, ma che posseggono spettri con forme di-verse, vengono definiti “colori meta-merici”. Poiché le prestazioni di un fil-tro dipendono, oltre che dalla qualità dei materiali, anche dall’andamento delle curve spettrali che ne deter-minano il colore, filtri caratterizzati dallo stesso colore, ma con curve spettrali diverse possono essere ca-ratterizzati da prestazioni completa-mente diverse.

ASSORBIMENTO ED EQUILIBRIO CROMATICOCome indicazione si può ricordare che più il filtro è scuro più assorbe, ed ogni filtro dovrebbe essere ac-compagnato dal grafico che indica la trasmittanza spettrale percentuale.Va da sè che il filtro più è scuro e più protegge in condizione di forte illumi-nazione ma allo stesso tempo può rappresentare un ostacolo nel mo-mento in cui l’irraggiamento si riduce repentinamente come può accadere durante la guida, quando si passa da una zona di sole ad una zona d’om-bra. Per questo motivo i filtri di ca-tegoria 4 non sono ammessi per la guida e per quelli di categoria 2 e 3 va adoperata una certa cautela.In merito alle radiazioni non visibili si deve fare particolare attenzione all’assorbimento dell’UV che deve comprendere un range più ampio possibile.Per quanto riguarda la colorazione, come criterio generale si può tenere presente che il colore del filtro corri-sponde alla banda di lunghezze d’on-da che passa mentre sono tagliate

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le altre lunghezze d’onda, ma è im-portante però che i filtri solari non alterino l’equilibrio cromatico. I filtri più idonei, in questo caso, sono quelli definiti a “banda larga”, che tra-smettono quindi un ampio intervallo di radiazioni, a differenza di quelli a “banda stretta” che possono trovare impiego in ambito clinico, i cd filtri selettivi.In particolare poi i filtri usati durante la guida non dovrebbero attenuare troppo i colori dei segnali stradali tali che la trasmittanza non dovrebbe essere inferiore all’80% per il rosso e il giallo, 60% per il verde e 40% per il blu. In merito alla relazione tra fil-tri e benefici nella percezione visiva c’è uno studio spagnolo del 2002 condotto per verificare l’influenza di alcuni filtri colorati sulla sensibilità al contrasto e sulla discriminazione dei colori.Da questo studio è risultato che i fil-tri verde, marrone e blu non hanno causato notevoli cambiamenti nella sensibilità al contrasto rispetto ad un filtro grigio di pari luminanza an-che se è stata disturbata la discri-minazione cromatica. Anche i filtri giallo e arancio alterano la discrimi-nazione cromatica però, a differenza dei precedenti, aumentano la perce-zione del contrasto.Nella realizzazione di un filtro sola-re, quindi, la scelta del colore, deve essere subordinata alla definizione della sua curva spettrale al fine di consentire l’assorbimento ottimale della luce nell’ottica di privilegiar-ne le prestazioni richieste (massima protezione, aumento del contrasto, visione colori).

SPETTROMETRIA DEI FILTRI SOLARISpesso la scelta del colore del filtro è fatta sulla base del gusto personale o della moda, in realtà ciascuna tinta

lavora differentemente sullo spettro e quindi è adatto a circostanze diffe-renti. L’analisi spettrometrica dei di-versi filtri solari permette di valutar-ne la trasmittanza e l’influenza sulla percezione colorimetrica.

Filtri in vetroLe performance prodotte da questa tipologie di filtri sono di gran lunga migliori delle altre riguardo la tra-smittanza, e sicuramente il materiale con il quale vengono realizzate aiuta a raggiungere determinati standard qualitativi. Tutti i filtri in questa se-zione appartengono alla categoria 3.Il tipo di vetro presente nei filtri ana-lizzati è del tipo Crown, il più comune tra quelli utilizzati in ambito oftal-mico. La sua composizione chimica è caratterizzata dalla presenza di un’alta percentuale di silice, e da per-centuali variabili di calce e soda. Ha un basso indice di rifrazione (~1.52) e una bassa dispersione (numero di Abbe di circa 60).

GrigioL’analisi di questo filtro ha riportato degli ottimi risultati; tutti i parametri previsti dalla nuova normativa ven-gono pienamente rispettati. Essa si mantiene lineare per lo spettro visi-bile del colore grigio di categoria 3, con la percentuale del visibile tra-smesso che si attesta al 10%, entro il range previsto dalla normativa (Fi-gura 2a). Buoni anche i risultati ri-guardanti la trasmittanza di UVA e UVB: l’assorbimento di queste due categorie di UV è pressoché tota-le. Stabilmente attorno al 18% la τ degli IR, quindi dentro i limiti previsti (Figura 2b).

VerdeÈ il tipico filtro che si riscontra in commercio. La percentuale del vi-sibile trasmesso si attesta al 12%,

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quindi dentro i limiti previsti per la categoria 3 (Figura 3a). Ottimo l’as-sorbimento di UVB e UVA, anche gli infrarossi si mantengono perfet-tamente negli standard, eccedendo sopra il 18% solamente intorno ai 780-800 nanometri (Figura 3b).

MarroneOttima la curva di trasmittanza, che essendo di colore marrone mostra

un progressivo innalzamento del-la trasmittanza dai 500 nm in poi, con una percentuale del visibile tra-smesso che si attesta al 10%, quin-di entro il range normativo (Fig 4a). Bene l’assorbimento di UVB e UVA, pressoché totale, ottima anche la trasmittanza degli IRA, che solo at-torno ai 1300 nm supera il 18% con-sentito, ma si mantiene in linea con la normativa (Fig 4b).

FIGURA 2a FIGURA 2b

FIGURA 3a FIGURA 3b

FIGURA 4a FIGURA 4b

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Cr39Questa tipologia di filtri non ha pro-dotto gli stessi risultati del vetro; mentre le norme riguardanti l’assor-bimento degli UV e della radiazione visibile vengono rispettate, quel-le riguardanti l’assorbimento degli IR non soddisfano i parametri delle norme tecniche più recenti. ll mate-riale che compone i filtri analizzati è per l’appunto il CR39 o poliallil- digli-col-carbonato (PADC), il quale è un polimero plastico appartenente alla classe dei poliesteri. Il suo nome de-riva dal fatto di essere il trentanove-simo composto studiato nell’ambito di un progetto per la ricerca di resine trasparenti da parte di una divisione della PPG Industries; tale progetto era denominato “Columbia Resins”. Presenta un indice di rifrazione 1.5 e una bassa dispersione cromatica (numero di Abbe 58). Rispetto al vetro ha circa la metà del peso spe-cifico e una resistenza all’impatto 4 volte superiore.

GrigioLa curva di trasmittanza mostra il tipico andamento del grigio in cr39, con un progressivo innalzamento della trasmittanza dopo i 600 na-nometri. La percentuale del visibile trasmesso si attesta al 16%, in linea

con la normativa (Figura 5a). Buono l’assorbimento degli UV, con l’UVA che al massimo viene trasmesso per il 2%. Non bene la trasmittanza de-gli IR, che eccede il 18% attestandosi sul 90%, ben oltre il limite consentito (Figura 5b).

VerdeAnche in questo caso la curva di trasmittanza si mantiene in linea con la curva prevista per questo colore in cr39, con un progressi-vo innalzamento della trasmittan-za dopo i 650 nm. La percentuale del visibile trasmesso è attorno al 13% (Figura 6a), dentro i limiti pre-visti. Bene l’assorbimento di UVB e UVA, peggio invece la trasmit-tanza degli infrarossi, sopra il 18% consentito e stabilmente attorno al 90% (Figura 6b).

MarroneLa trasmittanza si mantiene in li-nea con le previsioni di incremento, in particolare dopo i 550 nm, tipico del filtro marrone in cr39. La per-centuale del visibile trasmessa è del 12%, quindi entro il range normativo (Figura 7a). Bene l’assorbimento di UVB e UVA, non va bene la trasmit-tanza degli IR, stabile all’85% e quin-di oltre i limiti normativi (Figura 7b).

FIGURA 5a FIGURA 5b

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PolicarbonatoIl Policarbonato è un polimero ter-moplastico ottenuto dall’acido car-bonico. Presenta un indice di rifra-zione piuttosto alto (1.59), un basso peso specifico ed un’elevata resi-stenza agli urti, ma un basso nume-ro di Abbe (32) il che comporta una dispersione più alta rispetto a ma-teriali come il cr39 o il vetro. Come nel caso dei filtri in cr39, i risulta-ti si sono rivelati buoni per quanto riguarda l’assorbimento degli UV e la trasmittanza del visibile, meno ri-guardo l’assorbimento degli IR. Tutti i filtri analizzati in questa sezione ap-partengono alla categoria 3.

GrigioL’andamento della curva non è usu-ale nella media del policarbonato, di solito meno assorbente dopo i 650 nanometri. Bene la percentuale del

visibile trasmesso, il cui valore del 10% è in linea con le normative (Fi-gura 8a). Ottimo l’assorbimento di UVB e UVA, la trasmittanza degli IRA supera il limite del 18%, toccan-do anche il 50% (Figura 8b). I para-metri non sono quindi rispettati.

VerdeLa curva di trasmittanza rimane sta-bile fino ai 650 nm, poi mostra una brusca impennata nella parte finale del range. La percentuale del visibile si mantiene attorno al 12%, in linea con le normative (Figura 9a). Ottimo assorbimento degli UV, la trasmit-tanza degli IRA supera il limite con-sentito, mantenendosi stabilmente attorno al 90% (Figura 9b).

MarroneAnche in questo caso la curva rima-ne stabile fino ai 650 nm, per poi innalzarsi bruscamente nella parte

FIGURA 6a FIGURA 6b

FIGURA 7a FIGURA 7b

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finale del range. Bene la percentuale del visibile trasmessa, che si attesta attorno al 9%, perfettamente in linea con la normativa (Figura 10a). L’as-sorbimento degli UV è in linea con i parametri previsti, non così per l’in-frarosso che si mantiene stabilmen-te attorno al 90%, oltre i limiti previ-sti (Figura 10b).

In definitiva i dati denotano un com-plessivo rispetto delle normative per quanto riguarda l’assorbimento dei raggi ultravioletti, come pure le per-centuali della trasmittanza rientra-no nei limiti previsti per le rispettive classi di appartenenza. Quello che invece non viene sempre rispettato è un corretto assorbimento dei raggi

FIGURA 8a FIGURA 8b

FIGURA 9a FIGURA 9b

FIGURA 10a FIGURA 10b

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infrarossi (Figura 11). L’assorbimen-to degli UV rientra nelle norme per entrambi i filtri, ma già nella trasmit-tanza del visibile (sempre rispettosa dei limiti, comunque), si nota una dif-ferenza, visto che l’andamento del-la curva del filtro in cr39 denota un netto aumento a partire dai 600 nm in avanti, mentre rimane molto più stabile nel caso del vetro. A partire dalla regione dell’infrarosso ecco che la differenza diviene netta: il filtro in cr39 permette il passaggio di più dell’80% degli IR, mentre per quanto riguarda il vetro si mantiene ben al di sotto del 20%. Tale differenza non può essere notata ad occhio nudo, poiché solo nelle bande invisibili alla nostra vista si verificano queste dif-ferenze spettrali. Anche tutti gli altri filtri in vetro analizzati, se confronta-ti con qualsiasi altro filtro in cr39 o policarbonato del medesimo colore e

categoria, risultano sempre assorbi-re di più gli infrarossi. Tutto ciò rende i filtri in Vetro “migliori” (ma non in senso assoluto) dei filtri in Cr39 o Policarbonato. Dal punto di vista clinico tutto ciò si traduce in un comfort minore, poi-ché i tessuti oculari risultano subire un maggior riscaldamento da parte degli IR, il che rende gli occhi meno freschi e più irritati; un occhio non ben protetto dagli IR tende inoltre a percepire la luce più intensamente che come conseguenza dà luogo a fastidiose post immagini. Sul lungo periodo una maggior quantità di in-frarossi che giunge all’occhio com-porta un’accelerazione del processo di invecchiamento del cristallino.

IL FILTRO DA SOLE IDEALEDefinire un filtro da sole “ideale” in senso assoluto non sarebbe tecni-

FIGURA 11

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camente corretto, poiché una cor-retta protezione dalla radiazione so-lare varia a seconda della situazione in cui si trova il soggetto. L’ambien-te in cui ci si trova (pianura, mare o montagna) come pure l’altitudi-ne influiscono sulla quantità di luce che giunge agli occhi e su quanto essa possa essere dannosa per la loro salute. E’ noto a tutti che in alta montagna e soprattutto nelle zone innevate sia consigliata la più alta categoria protettiva, ovvero la nu-mero 4, causa l’elevata riflessione della superficie nevosa, come esem-plificato nell’immagine sottostante (Figura 12).Tale categoria viene però definita “non idonea” alla guida, e diventa quindi non compatibile con un uso generico che si fa quotidianamen-te degli occhiali da sole. Va inoltre ricordato che nel caso di soggetti ametropi anche la scelta cromatica dei filtri ha la sua importanza, per esempio delle lenti di colore marrone saranno meglio tollerate da un sog-getto miope rispetto ad uno iperme-

trope. Ecco che quindi generalmente un filtro da sole “ideale” per prima cosa deve assolutamente presen-tare un adeguato assorbimento dei raggi UVB e UVA, che risultano es-sere i più dannosi per la salute ocu-lare. Pur essendo meno pericolosi anche gli IR possono influire sulla sa-lute degli occhi, ed è per questo che un adeguato assorbimento di tali raggi non può che migliorare la resa protettiva del filtro stesso. Un altro aspetto molto importante da con-siderare è la provenienza dei raggi luminosi, che non arrivano solo fron-talmente ma anche posteriormente; tali raggi vengono poi riflessi dalla superficie interna della lente verso gli occhi, con gli inevitabili fastidi che ne conseguono. Per ovviare a tale problema è consigliabile la realizza-zione di filtri dotati di trattamento antiriflesso non solo sulla superficie esterna ma anche su quella interna, in maniera da ridurre notevolmente la percentuale di raggi riflessi, come si può notare nell’immagine qui di seguito. (Figura 13)

FIGURA 12 FIGURA 13

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Di seguito le caratteristiche princi-pali dei più comuni filtri solari in base alla percentuale di scurimento:

Filtro verde (Figura 14): - 100% protezione UV, - Scarsa visibilità in ambienti scuri, - media influenza sulla percezione

dei colori

FIGURA 14

Filtro grigio (Figura 15)- 100% protezione UV, - visibilità in ambienti scuri inversa-

mente proporzionale alla tinta, - influenza sulla percezione dei co-

lori inversamente proporzionale alla tinta

FIGURA 15

Filtro marrone (Figura 16)- 100% protezione UV, - visibilità in ambienti scuri inversa-

mente proporzionale alla tinta - influenza sulla percezione dei co-

lori inversamente proporzionale alla tinta

FIGURA 16

Filtro specchio:- 100% protezione UV - Buona visibilità in ambienti scuri - Scarsa influenza sulla percezione

dei coloriRiassumendo l’uso di filtri da sole pienamente rispettosi delle norma-tive e adeguati all’ambiente e alle circostanze in cui si trova il porta-tore permette non solo di evitare patologie molto fastidiose ma solita-mente di breve durata come le foto-cheratiti, ma soprattutto può evita-re l’insorgenza più o meno precoce di patologie come la cataratta o la degenerazione maculare senile che risultano essere molto più invalidanti nel medio-lungo periodo, e nel caso della DMS di più complessa e difficile risoluzione.

BIBLIOGRAFIA

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lenses: a comparison of aesthetics and visual preferente”.. CLAO J. 2001 Jul;27(3):121-4.6. Wolffsohn JS, Cochrane AL, Khoo H, Yoshimitsu Y, Wu S “Contrast is enhanced by yellow lenses because

of selective reduction of short-wavelength light”. Optom Vis Sci. 2000 Feb;77(2):73-817. de Fez MD, Luque MJ, Viqueira V. “Enhancement of contrast sensitivity and losses of chromatic discrimi-

nation with tinted lenses” Optom Vis Sci. 2002 Sep;79(9):590-7

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LA PROTEZIONE SOLARE NELL’ETÀ PEDIATRICA

La percezione visiva è un fe-nomeno complesso che inizia quando le radiazioni elettroma-gnetiche emesse dal sole rag-giungono la retina e lo spettro del visibile viene trasformato da energia radiante in sensazione luminosa ad opera dei fotorecet-tori. Lo spettro delle radiazioni luminose, come è noto compren-de i raggi Ultravioletti, i raggi In-frarossi e le radiazioni della Luce Visibile. All’interno dell’occhio la luce viene focalizzata sulla retina per formare delle immagini: tale processo determina una con-centrazione dei raggi luminosi sulla retina ed un aumento della densità luminosa stessa, sicchè a casua di tale fenomeno, una quota qualsiasi di luce che non produce danni a livello cutaneo, è possibile invece che ne produ-ca a livello oculare quando viene focalizzata sul fundus oculi. Ciò che va tenuto in conto per com-prendere i danni possibili delle onde luminose a livello oculare è lo spettro di assorbimento delle varie strutture dell’occhio. Prima di addentrarci nella descri-zione dei possibili danni oculari da raggi UV nell’età pediatrica è bene sottolineare che è proprio nell’età infantile che i possibi-li effetti dannosi devono essere tenuti presenti in maniera elet-

tiva. Ci sono infatti numerose evidenze scientifiche che certifi-cano che l’eccessiva esposizione alle radiazioni UV durante i primi anni di vita fino all’adolescenza aumenta lo stress ossidativo dei vari tessuti oculari predisponen-do l’insorgenza di numerose pa-tologie nell’età adulta, quali cata-ratta, glaucoma e degenerazione maculare senile. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stimato che circa l’80% dell’esposizione ai raggi UV po-tenziale per danni da accumulo nel corso della vita avviene en-tro i primi 18 anni. La stessa or-ganizzazione sottolinea come si debba prestare una particolare attenzione alla sovraesposizione solare nell’età pediatrica in quan-to maggiormente suscettibile di danni sia diretti ed immediati sia da accumulo: in considerazione pertanto dell’allungamento della vita media ci si dovrà aspettare un aumento delle patologie lega-te alla sovraesposizione cronica alle radiazioni UV. Si deve per-tanto sottolineare ancora una volta come l’occhiale da sole sia in realtà un ausilio terapeutico protettivo estremamente impor-tante nell’età pediatrica ed ado-lescenziale associato all’utilizzo di mezzi di fotoprotezione quali l‘utilizzo di cappellini con visiera,

A. C. PiantanidaMedico Chirurgo Oculista, Como

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creme con alti Fattori di Protezione Solare, abbigliamento appropriato. I bambini sono molto più vulnera-bili ai raggi UV in quanto presenta-no mezzi diottrici più trasparenti ed una pupilla maggiormente midriati-ca, che favoriscono un maggior pas-saggio ed una minor filtrazione e selezione delle radiazioni luminose. La struttura anatomica dell’orbita e delle palpebre nel bambino consen-te una minor protezione dall’irrag-giamento solare in quanto le ossa orbitarie sono meno prominenti e le palpebre sono più aperte. La cornea, il cristallino e l’umore acqueo, oltre al film lacrimale, sono le strutture che assorbono i raggi UV. Nel bambino la totale trasparen-za di tali mezzi diottrici consente ai raggi UVA ed UVB di raggiungere facilmente la retina, la coroide ed il corpo ciliare; va qui ricordato come il cristallino nei bambini non riesca a filtrare le radiazioni con lunghez-za d’onda (λ) di circa 320nm, tipiche dei raggi UV, fino all’adolescenza. Uno degli effetti più immediati dal-la sovraesposizione ai raggi UV lo possiamo riscontrare nelle fotoche-ratiti e nelle fotocongiuntiviti. Capita spesso di osservare i bambini con gli

occhi molto arrossati alla sera dopo una giornata in spiaggia o sui cam-pi da sci. Il mancato utilizzo di ausili fotoprotettivi, come ad esempio le lenti da sole, comportano una se-rie di effetti fototossici determinati prevalentemente da danni fotossi-dativi. L’effetto cumulativo del dan-no da radiazioni UV invece favorisce il manifestarsi di alcune patologie oculari non cancerogene nel corso degli anni: degenerazione maculare senile (AMD), glaucoma, cataratta, sindrome dell’occhio secco, pterigio, distrofia endoteliale di Fuch’s, chera-tocono. In tutte queste patologie è stato evidenziato un danno al DNA per azione sia dell’ossigeno radicale, sia del suo perossido.Preme sottolineare come tra le pa-tologie summenzionate il cheratoco-no risulti essere una patologia che sempre più diventa di pertinenza pediatrica. Non è raro infatti imbat-tersi in giovani adolescenti che pre-sentano cali ingiustificati del visus associati ad astigmatismi irregolari o ad insorgenza improvvisa e spes-so presenti sulla superficie poste-riore corneale. La presenza infatti di astigmatismi incongrui può essere associata ad una modifica struttu-

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rale dello stroma corneale: l’ossigeno radicale è una conseguenza diretta della radiazione UV sul tessuto cor-neale. La presenza di tale radicale comporta una riduzione della densi-tà dei cheratociti, una riduzione nel numero delle lamelle ed un’anomala distribuzione delle fibrille di collage-ne con un rimaneggiamento della morfologia corneale. Gli studi hanno evidenziato la presenza di danni al DNA mitocondriale con delezioni e mutazioni nei giovani pazienti affet-ti da tale patologia, con conseguen-te aumento di radicali di ossigeno e apoptosi e perdita di vitalità cellulare, sebbene ulteriori indagini dovranno in futuro confermare del tutto tale relazione.

LE TIPOLOGIE DELLE LENTI DA SOLE IN ETÀ PEDIATRICAGli effetti nocivi del sole rappresen-tano per gli occhi dei bambini un pe-ricolo che può essere tenuto sotto controllo per mezzo di lenti da sole. Clinicamente, nella quotidianità, esi-

stono diverse soluzioni da prescri-vere negli occhiali da sole: in assenza di difetti visivi, infatti, si consiglia l’ap-plicazione di lenti infrangibili e scure, filtranti i raggi UVA e UVB al 100% ma attraversabili dalle radiazioni del visibile su una montatura che garan-tisca sicurezza e comfort adeguato; il materiale deve preservare la pelle del bambino dalle allergie e non de-formarsi col calore del sole. Quando invece il bambino usa abitualmente gli occhiali per la correzione di un difetto visivo conviene prescrivere un trattamento fotocromatico sul-le lenti, in quanto si evita in questo modo un cambio frequente di mon-tatura nel passaggio da locali interni all’esterno e viceversa. Queste len-ti hanno la caratteristica di modifi-care la loro colorazione attraverso un processo chimico reversibile a seconda della radiazione elettro-magnetica incidente. Lo strato fo-tocromatico presente renderà la co-lorazione uniforme quando la lente si scurirà alla luce del sole. Da ultimo vi

DANNI DA RAGGI UV ALLE STRUTTURE OCULARI

Cheratocongiuntivite attinica Adulto e bambino

Pterigio Adulto

Pinguecola Adulto

Carcinoma squamoso della congiuntiva Adulto

Cheratocono Bambino e adolescente

Cataratta Adulto

Degenerazione maculare senile Adulto

Maculopatia fototraumatica Adulto e bambino

Effetti palpebrali: dermatiti, tumori palpebrali Adulto e bambino

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è la possibilità di applicare delle ma-scherine agguntive sul frontale della montatura, altrimenti conosciute col termine di “clips-on”, con lenti neutre scure filtranti .Non molto è stato standardizzato sulle tipologie delle lenti da sole nei bambini siano esse per scopi rifrat-tivi chiare con filtro solare o colorate neutre filtranti. E’ indubbio che una buona lente correttiva debba conte-nere già di per sè un filtro solare al-meno del 75% , meglio se del 100%.E’ noto che le strutture oculari ab-biano una funzione di filtro nei con-fronti dei raggi luminosi, che varia a seconda delle lunghezze d’onda. La cornea assorbe il 100% delle ra-diazioni inferiore a 280 nm e lascia passare progressivamente le radia-zioni con lunghezza d’onda che si avvicina a quella del visibile (400-700nm) e dell’infrarosso, per torna-re ad assorbire il 90% delle radiazio-ni al di sopra dei 1400 nm ed avere una funzione di schermo totale al di sopra dei 1950 nm. Anche l’umor acqueo ed il cristallino partecipano alla filtrazione della radiazione che supera la cornea: la retina riceve quindi oltre le radiazioni visibili an-che le radiazioni dai 760 ai 1400 nm e quelle inferiori ai 400nm ad alta energia violetta e blu, che sa-rebbero quelle maggiormente in-diziate negli effetti fototossici alla macula. Sappiamo dalla letteratura che lo sviluppo visivo ha il suo peri-odo fondamentale nei primi anni di vita, almeno fino ai dieci dodici anni di età. E sappiamo anche che pro-prio in questi anni le strutture ocu-lari risultano molto più suscettibili ai danni da raggi UV in quanto più trasparenti. I bambini a dodici anni possiedono un cristallino ancora permeabile per il 60 % ai raggi UVA e per il 25% ai

raggi UVB. Solo al raggiungimento del quindicesimo anno di età il crstal-lino è in grado di assorbire le radia-zioni luminose che presentano una lunghezza d’onda di 320 nm. abbat-tendo significativamente la possibi-lità che raggiungano il fundus oculi.Appare chiaro pertanto che una corretta lente da sole debba avere caratteristiche differenti a seconda dell’età dei bambini. Il filtro UV deve essere obbligato-riamente del 100%, stante sia la trasparenza sia la delicatezza delle strutture oculari nel bambino.Il colore delle lenti da sole in età pe-diatrica può essere di tre tipologie:a) Grigio: sono lenti molto riposanti

e che non alterano i colori dell’am-biente, ma talora possono falsare la percezione delle distanze. Sono adatte per ridurre l’abbagliamen-to ed anche per chi indossa le len-ti a contatto. Generalmente sono sconsigliabili nella guida dell’auto, ma trattandosi di bambini non si pone questo problema

b) Marrone: sono lenti che aumen-tano il contrasto e fanno risaltare il colore verde, offrono solitamen-te un’ottima protezione dai raggi solari, sono però poco adatte in caso di forte luminosità come in alta montagna od al mare, favo-riscono la messa a fuoco e sono anti-abbagliamento. Sono consi-gliate per i soggetti miopi e per le attività sportive

c) Verde: anch’esse come le lenti di colore grigio sono riposanti, ma possono peggiorare il contrasto delle immagini. Fanno risaltare il colore blu, ad esempio del cielo e del mare. Sono sconsigliate ai miopi perché possono falsare la messa a fuoco degli oggetti ed in-vece sono consigliate per gli iper-metropi.

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A seconda dell’età del bambino sarà opportuno consigliare differenti ti-pologie dilenti solari con caratteristi-che appropriate. Nei primi 2 anni di vita il bambino comincia a maturare l’apparato visi-vo mettendo gradatamente a fuoco le immagini mano a mano che pas-sano i primi mesi, specie nel primo anno di vita. La percezione visiva ri-veste un ruolo centrale nello sviluppo neuromotorio, cognitivo ed affettivo del bambino, tanto da poterla defi-nire come il primo momento di inte-razione con la realtà circostante. Un deficit di questo canale senso-per-cettivo costituisce un serio fattore di rischio per lo sviluppo neuropsi-chico del soggetto. Le lenti da sole consigliate dovrebbero essere pre-feribilmente di colore grigio, ad alto potenziale protettivo contro i raggi UV (100%) alterare il meno possibile i colori, avere una buona resistenza agli impatti, applicate su montature preferibilmente in materiale morbido. Tra i 2 ed i 4 anni comincia la coor-dinazione visuo motoria, comincia la

visione dei colori e la percezione della profondità, ed è presente un maggior interesse per l’ambiente circostan-te. La pupilla è più larga rispetto ad età successive e persiste la scarsa pigmentazione iridea ed oculare. An-che in questo caso le lenti consigliate dovrebbero essere preferibilmente di colore grigio, ad alto potenziale pro-tettivo contro i raggi UV (100%) al-terare il meno possibile i colori, avere una buona resistenza agli impatti, ap-plicate su montature preferibilmente in materiale morbido od infrangibile.Tra i 5 ed i 7 anni lo sviluppo visivo è quasi completo, si ha aumento del-la pigmentazione iridea ed oculare, la pupilla maggiormente miotica. Le lenti consigliate dovrebbero essere ad alto potenziale protettivo contro i raggi UV (100%), con una buona re-sistenza agli impatti, con una buona qualità visiva al fine di accompagnare il bambino nelle sue molteplici attivi-tà. E’ consgliabile utilizzare delle lenti protettive di colore grigio o verde. Tra gli 8 ed i 12 anni le strutture ocu-lari sono quasi del tutto simili all’adul-to, la densità di pigmentazione iridea ed oculare è completa e la pupilla presenta un diametro simile all’adul-to. Il giovane adolescente comincia ad affrontare attività quotidiane più complesse che richiedono perfor-mance visive maggiori. Comincia ad essere importante come valore l’oc-chiale “Fashion”, con un desiderio di occhiale personale e personalizzato, pur avendo la necessità di occhia-li che calzino in maniera corretta (sfruttando ad esempio il cosidetto ponte a chiave) e mantengano ca-ratteristiche di sicurezza. Ciò rende necessario che le lenti siano ad alto potenziale protettivo contro i raggi UV (100%), abbiano una buona re-sistenza agli impatti, e abbiano colori accattivanti , preferibilmente di colo-

FIGURA 1. Varie tipologie di test bicromatico

Gamma di differenti colorazioni standard per lenti da sole pediatriche

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re grigio, verde, marrone.Infine tra i 13 ed i 18 anni le strutture oculari sono oramai simili all’adulto. Il giovane adolescente ed il giovane adulto affrontano attività quotidia-ne più complesse che richiedono performance visive maggiori, per cui subentra come valore aggiunto l’occhiale che segue i dettami della moda. Ciò rende necessario che le lenti siano ad alto potenziale protet-tivo contro i raggi UV (100%), abbia-no una buona resistenza agli impatti, e forme ergonomiche per le attività sportive. Anche in questa fascia di età sono consigliabili lenti di colore grigio, verde, marrone.A conclusione di questo articolo pre-me sottolineare come la totale disin-formazione su quali danni provoca-no i raggi UV alle strutture oculari, non solo nell’immediato, ma come abbiamo visto soprattutto a lungo termine, non consente una diffusio-ne su larga scala dell’occhiale da sole nell’infanzia, come invece dovreb-be essere. L’utilizzo degli occhiali da sole peraltro, è poco diffuso a tutte le età: persino nell’età adulta solo un

terzo della popolazione ha l’abitudine di indossare lenti protettive dai raggi UV nelle attività all’aria aperta!Le campagne di informazione do-vrebbero partire già dal pediatra di base che ha un ruolo fodamentale nel suggerire i vari metodi di protezione solare, difficilmente però l’occhialino da sole per bambini viene preso in considerazione. Negli USA ed in Au-stralia le campagne di informazione sull’effetto nocivo dei raggi UV con-dotte nelle scuole hanno portato ad un aumento dell’utilizzo di creme con Filtri di Protezione Solare, cappellino ed indumenti appropriati e di occhiali da sole nell’età pediatrica ed ado-lescenziale. E’ auspicabile pertanto che laddove non esistano specifiche campagne di informazione e preven-zione almeno l’oculista sia di stimolo all’utilizzo dei vari ausili di protezione solare: l’occhiale da sole pediatrico dovrebbe essere sempre suggerito ai genitori che come abbiamo detto frequentemente non considerano tale elemento come facente parte di una regolare protezione dai danni causati dai raggi UV.

CATEGORIA FILTRO

% ASSORBIMENTO

COLORE TRATTAMENTI

0-2 ANNI 3-4 75% - 100% Grigio Fotocromatico

3-4 ANNI 3-4 75% - 100% Grigio Fotocromatico

5-7 ANNI 3-4 75% - 100% Grigio Verde Fotocromatico

8-12 ANNI 3-4 75% - 100% Grigio Verde Marrone

FotocromaticoPolarizzato

Specchiatura

13-18 ANNI 3-4 75% - 100% Grigio Verde Marrone

FotocromaticoPolarizzato

Specchiatura

TIPOLOGIE LENTI FILTRANTI UV NEL BAMBINO

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Il supporto operativosulla protezione solare

www.fondazionesalmoiraghievigano.it

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COLORITURA DELLE LENTI

INTRODUZIONESono quei trattamenti finalizzati alla colorazione della lente tan-to per motivi estetici quanto per motivi clinici.Le tecniche di coloritura di una lente si differenziano in funzione del materiale con cui è costituita la lente stessa.

COLORITURA DELLE LENTI IN VETRO MINERALE Può essere realizzata mediante per lenti graduate e non graduate:– colorazione in pasta: nella

fase di fusione della miscela vetrosa si introducono ossidi o solfuri metallici con funzio-ne di ossidi coloranti, in modo da introdurre nella lente una sostanziale modifica delle ca-ratteristiche cromatiche e di filtro alla radiazione luminosa.

Nella Tabella 1 si riportano gli os-sidi impiegati e la relativa colora-zione ottenuta. – colorazione per deposizione

sotto vuoto: gli ossidi metallici utilizzati per colorare la lente con il metodo della colorazio-ne in pasta possono essere depositati su una od entram-be le superfici della lente me-diante procedimento in came-ra sotto vuoto ad alta tempe-ratura; il metodo impiegato è in questo caso prevede una deposizione in vuoto da fase

vapore (PVD) nella quale vie-ne depositato ossido di titanio (TiO) oppure cromo (Cr) os-sidati in maniera da dare un assorbimento colorato solido oppure a gradiente, di vario colore (ad esempio marrone per il cromo, blu per il titanio) il quale viene poi alternato da strati di diossido di silicio (SiO2) che servono a confe-rire un trattamento di antiri-flesso (solitamente sul lato interno della lente). I vantaggi di questo tipo di metodo con-sistono nel fatto che:

– la colorazione è fatta sul lato interno della lente, permet-tendo a questa di essere “protetta” da graffi che solita-mente sono più probabili sulla superficie esterna,

– si possono ottenere molteplici colorazioni ottenibili unite gio-cando con il colore del tratta-mento depositato per coating “sommato” a quello della lente non trattata e/o a quello di un secondo trattamento fatto sulla superficie esterna

– i trattamenti sottovuoto ge-neralmente mostrano una notevole uniformità di colore e adesione meccanica rispetto alle tecnico di immersione nei bagni colorati con pigmenti chimici (tinting).

Marco CoppaDottore in chimica con indirizzo macromolecolare, Agordo

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COLORITURA DELLE LENTI IN MATERIALE ORGANICOPer le lenti organiche, graduate o non graduate e realizzate in preva-lenza in CR39, o in policarbonato si usano diversi procedimenti:– coloritura per immersione a caldo:

nella coloritura a caldo i coloran-ti, in polvere, vengono dispersi in acqua ad una temperatura che varia tra 80°C e 95°C nella pro-porzione di circa 1g per ogni litro d’acqua.

Prima dell’immersione nella solu-zione le lenti da colorare devono essere accuratamente pulite e sgrassate con opportuni deter-genti (acetone) ed inserite nelle apposite pinze o telai; vengono quindi immerse nel bagno colo-rante, dove vi rimarranno il tem-po necessario al raggiungimento dell’intensità richiesta della colo-razione.

A seconda del target di T% finale che si vuole raggiungere e a se-conda del materiale, le lenti rimar-ranno più o meno immerse. Si va dai 15’ fino ai 45’.

Terminato il tempo per la colora-zione le lenti vengono tolte dal ba-gno e lavate con particolari bagni per eliminare il colore in eccesso. In alcuni casi, si può ricuocere la lente per fissare meglio il colorante.

Con la “coloritura a caldo”, detta anche ad immersione, si può ot-tenere la colorazione sfumata, o a gradiente, immergendo la len-te nella soluzione colorante e poi muoverla con l’apposito macchi-nario dal basso verso l’alto, se-condo tempi prestabiliti, ili manie-ra che la parte inferiore della lente assorba più colore.

– coloritura in pasta: tipologia di co-lorazione utilizzata comunemente per policarbonato e poliammide in

TABELLA 1. Ossidi impiegati e relativa colorazione ottenuta nel trattamento di colorazione

Ossido Colorazione

Ferroso Ferrico verde/azzurra

Rameoso Rameico verde/gialla

Ossido di cromo marrone

Ossido di cobalto blu/verde

Ossido di manganese verde/gialla

Tricloruro d’oro blu

Solfuro d’antimonio violetto rosso

Ossido d’argento rubino gialla

Ossido d’uranio gialla/rosso-arancione gialla/verde fluorescente

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cui pigmenti organici vengono fusi ai granuli di polimero in fase di plastificazione, sfruttando pres-se ad iniezione dotate di cilindri di estrusione. Il materiale plastico viene fuso e portato ad una tem-peratura di circa 250°C, alla quale il pigmento si mescola uniforme-mente sotto l’azione meccanica della vite di plastificazione che è inserita all’interno del cilindro. Il materiale così fuso, viene inietta-to in stampi di acciaio temprato opportunamente raffreddati ad acqua. Nello stampo è ricavata la forma tonda della lente e questa cavità riporta anche la giusta cur-vatura.

Nel caso di lenti solari con pote-re correttivo, la tecnica della co-lorazione in pasta la coloritura della lente sarà più marcata nelle zone di maggior spessore; per-tanto una lente positiva sarà più scura al centro di quella negativa, mentre le lenti astigmatiche pre-senteranno una disomogeneità cromatica a banda (nella direzione dell’asse del cilindro). La variazio-ne di spessore, in una lente forni-ta di potere diottrico, unitamente alla colorazione determina, di con-seguenza, la variazione della sua trasmittanza.

Tale situazione può presentare degli inconvenienti nella visione binoculare in caso di aniseiconia, dove il diverso livello di assorbi-mento delle lenti può determinare una diminuzione della sensazione della profondità degli oggetti op-pure, ma il caso è meno frequen-te, può aver luogo l’effetto Pulfrich (Figura 1) che consiste nel perce-pire l’oscillazione su un percorso ellittico o circolare, apparente, di oggetti che in realtà oscillano su di un piano.

FIGURA 1

Per evitare gli inconvenienti riscon-trabili con la tecnica di colorazione in pasta si possono usare le seguenti tecniche di colorazione alternative, con le quali si ottiene una coloritura indipendente dallo spessore e quindi più omogenea. Per lenti in vetro con potere corret-tivo:– colorazione per placcatura: una

lamina di vetro colorato in pasta, di spessore costante, viene incol-lata ad una lente bianca dotata della correzione richiesta; la ce-mentazione dello strato di vetro colorato viene fatta sulla superfi-cie anteriore della lente con pote-re, se questa è negativa, oppure su quella posteriore se la lente è negativa. La lamina colorata può essere incollata aun lente biance senzza correzioe ma più spessa, che verrà poi lavorata per ottene-re il potere desiderato.

Per lenti in plastica con potere cor-rettivo, ad esempio in policarbonato:– colorazione per co-inieizione: una

lente di plastica colorato in pa-sta, di spessore costante e circa 1mm, viene prima stampata ad iniezione con il processo già spie-gato precedentemente. In un fase successiva, viene costampata ad iniezione con materiale traspa-rente iniettato sul retro di questa lente colorata. Si ottiene così un semi-finito, di circa 8-10mm di

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spessore che potrà poi essere la-vorato per ottenere il potere desi-derato.

LA SPECCHIATURATale trattamento viene eseguito sul-la lente quando si vuole diminuirne la trasmittanza; questo si ottiene aumentando il contributo di riflet-tanza della radiazione incidente sul-la superficie esterna della lente (in pratica il contrario di ciò che si vuol ottenere con il trattamento AR).L’effetto specchiato causato da un trattamento altamente riflettente, spesso è dovuto anche a un eleva-to assorbimento, senza il quale l’in-dossatore vedrebbe l’immagine dei propri occhi riflessa dalla superficie interna delle lenti.Il trattamento di specchiatura gene-ralmente non è dato dall’applicazio-ne di un singolo strato di materiale riflettente evaporato sulla superfi-cie delle lenti, quanto dalla deposi-zione di una serie di almeno due o più strati, spesso depositati in se-quenza alternata (tipo ABABABA…) i cui spessori sono calibrati in modo da generare dei fronti d’onda che siano in fase tra di loro causando una riflessione elevata: questo si verifica quando i singoli strati hanno spessori pari ai multipli dispari del quarto di lambda N/4 per i materiali ad alto indice (n>1,52) o ai multipli pari del quarto di lambda N/4 per i materiali a basso indice di rifrazione (n<1,52). Esistono poi specchiature dove la ri-flessione è data per lo più dal contri-buto di assorbimento del materiale depositato: questo è particolarmen-te vero per i metalli (ad esempio il cromo) dove la cromatura non pre-senta una riflettanza elevata e inol-tre la lente appare molto scura (bas-sa trasmittanza pure senza avere

una riflettanza esagerata). Per que-st’ultimo tipo di specchiature il range cromatico ottenibile è molto limitato rispetto al primo tipo: argento, oro e blu sono sostanzialmente i tre colori che si possono ottenere. Immaginando di dover argentare le lenti, i metodi principalmente impie-gati sono:– argentatura per deposizione elet-

trolitica/galvanoplastica: in una vasca che costituisce il cosiddet-to bagno galvanico, contenente una soluzione del sale del metallo da depositare (nitrato d’argento AgNO3) sono immersi due elet-trodi, il catodo (l’oggetto da rico-prire) e l’anodo (argento metallico Ag0).

Applicando una certa corrente elettrica per un determinato peri-odo di tempo accade che l’argen-to metallico passa nella soluzione acquosa come ione Ag+ mentre al catodo gli ioni Ag+ si riducono depositandosi come argento me-tallico (Ag0). Nella galvanoplasti-ca vale lo stesso discorso tranne che gli oggetti da ricoprire sono di plastica, pertanto dovranno esse-re resi conduttori con opportuni trattamenti.

Questa tecnica, in uso fino a qualche anno fa in virtù della sua semplicità e del suo basso costo, attualmente viene eseguita sem-pre più raramente in quanto la pellicola riflettente depositata si deteriora facilmente (annerisce con il passare del tempo) e subi-sce con facilità graffi ed incisioni;

– argentatura per deposizione sot-to vuoto: appartiene alla classe dei trattamenti PVD nei quali le lenti vengono introdotte nella ca-mera sotto vuoto dove viene fat-to evaporare un metallo allo stato puro (ad es. alluminio) il cui vapore

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si deposita uniformemente sulle superfici.

Normalmente si eseguono allumi-nature a strati multipli, resisten-ti alla corrosione ed al calore con un’elevata riflettanza. A protezio-ne dello strato riflettente viene aggiunto successivamente uno o più strati di fluoruro di magne-sio (MgF2) o di biossido di silicio (SiO2) in modo da aumentare sensibilmente la resistenza e la durata dello strato metallico ap-plicato senza pregiudicarne il po-tere riflettente.

Se invece si depositano dei multi-strati costituiti da ossido di titanio

(TiO2) e biossido di silicio (SiO2) si possono realizzare delle colora-zioni molto brillanti di vario colore (Figura 2).

FIGURA 2

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pag.24, 1996.

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Si tratta dell’evoluzione dell’Associazione Centro Studi Salmoiraghi & Viganò, ne racco-glie il testimone e le esperienze, per rilanciarle in maniera ancora più coinvolgente e pro-positiva. Particolare attenzione verrà dedicata all’Ottica Fisiopatologica e alle soluzioni visive e ai sistemi di protezione oculare, nell’adulto e nel bambino.

Salmoiraghi & Viganò si è da sempre distinta per la particolare attenzione al mondo dei medici oculisti e alle loro esigenze e ha mostrato grande capacità di analisi del pano-rama complessivo. «La nascita del Centro Studi Salmoiraghi & Viganò nel 2014 è stata la naturale conclusione di tali premesse e ha rappresentato la testimonianza concreta dell’impegno di Salmoiraghi & Viganò nei confronti della classe dei medici oculisti ita-liani, nel rispetto dei reciproci ruoli e ambiti professionali e con il comune obiettivo del raggiungimento del benessere visivo – spiega Andrea Rendina, Segretario Generale della Fondazione Salmoiraghi & Viganò - Nei suoi anni di attività è stato molto importante e positivo l’apprezzamento delle attività svolte dal Centro Studi da parte dei medici oculisti: ecco perché Salmoiraghi & Viganò ha sentito il dovere di intervenire ancora più concre-tamente sul tema della collaborazione tra il mondo dell’oftalmologia e quello dell’ottica in modo trasparente e autorevole, offrendo il proprio contributo nel rispondere alle sfide e alle necessità che si presentano». Nasce così oggi la Fondazione Salmoiraghi & Viga-nò, senza scopo di lucro, che vuole diffondere la cultura del benessere visivo e ricercare l’eccellenza nel campo delle iniziative educative, dell’aggiornamento professionale e della cultura della scienza oftalmologica e delle applicazioni tecniche e ottiche conseguenti. È dedicata ai medici oculisti, ai quali si sommano tutte le altre figure professionali che si occupano quotidianamente della salute oculare dei cittadini: ortottisti, pediatri, medici di base, farmacisti, ottici, nonché università, centri diagnostici e società scientifiche. La sua attività è definita avvalendosi di un apposito Comitato Scientifico, costituito da affermati oftalmologi italiani, riconosciuti key opinion leader del settore, che segue tre principi di fondo: indipendenza, condivisione, eccellenza. Il Centro Studi è lo strumento principale della Fondazione Salmoiraghi & Viganò, grazie al quale la stessa può concentrarsi sui temi dell’Ottica Fisiopatologica e delle soluzioni visive, nonché sui sistemi di protezione ocula-re, nell’adulto e nel bambino: il Centro Studi opera attraverso delle piattaforme scientifi-che, dedicate alle specifiche aree di interesse.«L’attività della Fondazione Salmoiraghi & Viganò si articola in quattro aree principali: Pubblicazioni & Formazione, Sponsorizzazione eventi, Relazioni sul territorio e Sensibiliz-zazione al benessere visivo - precisa Rendina - È attiva anche attraverso iniziative di infor-

AL VIA LA FONDAZIONE SALMOIRAGHI & VIGANÒ: DEDICATA AL MEDICO OCULISTA

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mazione e comunicazione, sensibilizzazione e prevenzione della vista estese al pubblico, come ad esempio il panel di iniziative chiamato Incontriamo l’Oculista, un programma in-tegrato, articolato e multitasking di seminari, pubblicazioni, supporti, aggiornamento pro-fessionale, screening e incontri multimediali o sul territorio tra professionisti e comunità civile, affinché si aiutino i bambini a godere di una buona salute oculare e a vedere bene, presentato in occasione della Giornata mondiale dei diritti dell’infanzia, il 20 novembre, con il patrocinio di IAPB Italia Onlus. I Papers della collana “Informazione e Prevenzione” costituiscono, inoltre, un impegno divulgativo costante, a supporto delle indicazioni for-nite dal medico oculista ai propri pazienti».E poi ci sono i Progetti speciali della Fondazione. Il primo è Progetto Junior, il program-ma della Fondazione Salmoiraghi & Viganò dedicato allo studio, analisi, prevenzione e risoluzione dei problemi visivi dei bambini, con il quale la Fondazione e il suo Comitato Scientifico prendono l’impegno di contribuire alla diffusione delle competenze di Ottica Fisiopatologica necessarie ai professionisti coinvolti e alla divulgazione delle informazioni utili ai genitori, perché abbiano un ruolo attivo e propositivo verso il benessere visivo dei propri figli.«La Fondazione, inoltre ha ritenuto di definire con chiarezza l’insieme dei principi etici e dei valori ai quali si ispira, nonché delle regole di comportamento cui intende improntare la propria attività, al fine di garantire condizioni di correttezza ed eticità nell’ambito della conduzione delle proprie attività statutarie - conclude Rendina - L’insieme di tali principi e regole di comportamento è rappresentato dal “Codice Etico e regole di comportamento” della Fondazione Salmoiraghi & Viganò. Quest’ultima prevede, infine, un’intensa continui-tà di iniziative per raggiungere gli obiettivi della propria mission e svilupperà quindi nuovi progetti e attività per i prossimi anni, con i quali si prefigge di rendere sempre più intensa la relazione con i suoi stakeholder e sempre più concreto e proficuo il suo contributo alla diffusione del benessere visivo. Progetti che hanno l’obiettivo di rendere la Fondazione Salmoiraghi & Viganò il riferimento per gli oculisti italiani relativamente al fondamentale argomento dell’Ottica Fisiopatologica e di realizzare un autentico “circolo virtuoso” tra la Fondazione, i medici oculisti e il cittadino».

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NEWS

INCONTRANDO I CITTADINI...

Si è svolta in data 6 novembre 2019 presso il MAR, Museo d’Arte di Ravenna, una cam-pagna di prevenzione oftalmologica dal titolo: “Incontriamo l’oculista”. La scelta del Museo non è stata casuale ma si è tenuta in tale contesto in quanto in questo periodo è presente la Mostra dedicata all’Artista americano Chuck Close, affetto da un problema visivo detto “Prosopagnosia”.Tale affezione si caratterizza per un deficit percettivo acquisito o congenito del sistema nervoso centrale che impedisce ai soggetti che ne vengono colpiti, di riconoscere i tratti di insieme dei volti delle persone e che, nei casi più gravi si ha un’incapacità di distingue-re la propria immagine in fotografia.In effetti tale patologia è riscontrata in circa il 2% della popolazione mondiale, ma non sempre è stata presa in considerazione nonostante sia nota dal 1800 e molti perso-naggi, soprattutto nel campo artistico, ne siano affetti. Di recente la Prosopagnosia è stata presa in considerazione grazie alle metodiche inno-vative neuroradiologiche (PET) che ne hanno definito il sito anatomico, rispettivamente coinvolgendo i circuiti neuronali occipito-temporali e il sistema limbico, che rappresen-tano rispettivamente le aree visive e paravisive e nonchè le implicazioni emotive del nostro sistema cerebrale. Prendendo spunto da tale Mostra, il Centro Studi Salmoiraghi & Viganò in collabora-zione con il MAR e l’Assessorato alla Cultura del Comune di Ravenna e il Cral cittadino, hanno realizzato un incontro rivolto alla popolazione ravennate, informandola sulla pre-venzione oftalmica e sulle soluzioni ottiche. Le relazioni scientifiche sono state dissertate dal Prof. Sergio Zaccaria Scalinci, della Cli-nica Oculistica dell’Università di Bologna, dalla Dott.ssa Elena Scuro, ottico, che rispetti-vamente hanno posto l’attenzione sulla prevenzione delle patologie oculari nell’adulto e nel bambino e sulle principali soluzioni ottiche, nonché trattando le soluzioni protettive oculari da radiazioni. L’iniziativa è stata introdotta dal Dott. Andrea Rendina, Segretario Generale del Centro Studi Salmoiraghi & Viganò e dal Direttore del Museo MAR, Dott. Maurizio Tarantino.L’evento ha riscosso un enorme successo, soprattutto per la partecipazione e attenzio-ne attiva dell’utenza presente, che ha posto diversi quesiti ai rispettivi relatori.Tale iniziativa rappresenta quindi un fiore all’occhiello del Centro Studi Salmoiraghi & Vi-ganò che per primo in Italia ha realizzato una divulgazione scientifica delle problematiche oftamologiche e delle rispettive correzioni ottiche, direttamente ai cittadini.Al termine dei lavori, molto interessante è stata la visita guidata alla Mostra Mosaics dell’Artista Close, coronando l’iniziativa di un maggior successo.Intervistando il Segretario Generale del Centro Studi Salmoiraghi & Viganò, nella persona del Dott. Andrea Rendina, mi ha confermato che si accingerà a formulare iniziative di tale entità in altre sedi italiane, avendo notato un gradito entusiasmo nell’utenza presente.

a cura di Francesca Barbara Rucco

5 ottobre 2019 - 12 gennaio 2020 MAR Museo d’Arte della città di Ravenna

CHUCK CLOSEMOSAICS

PANT. 288C

CAMPAGNA DI PREVENZIONEincontriamo l’oculista

Mercoledì 6 Novembre 2019 si svolgerà presso il Museo d’Arte della città di Ravenna ‘Incontriamo l’oculista’, un incontro organizzato dal Centro Studi Salmoiraghi e Viganò in collaborazione con il Comune di Ravenna. Evento gratuito e aperto a tutti previa iscrizione via mail ([email protected])Per maggiori informazioni 3472841306 Programma · 17.00 Registrazione dei partecipanti · 17.30 Saluto di benvenuto (Comune di Ravenna e Centro Studi S&V) · 17.40 Relazione Medico Oculistica · 18.10 Relazione Ottico centro Studi S&VAl termine dei lavori visita gratuita alla Mostra Mosaics, dell’artistaamericano Chuck Close, affetto da un problema visivo, la prosopagnosia.Ai presenti sarà offerto un rinfresco di saluto.

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Mercoledì 6 Novembre 2019 si svolgerà presso il Museo d’Arte della città di Ravenna ‘Incontriamo l’oculista’, un incontro organizzato dal Centro Studi Salmoiraghi e Viganò in collaborazione con il Comune di Ravenna. Evento gratuito e aperto a tutti previa iscrizione via mail ([email protected])Per maggiori informazioni 3472841306 Programma · 17.00 Registrazione dei partecipanti · 17.30 Saluto di benvenuto (Comune di Ravenna e Centro Studi S&V) · 17.40 Relazione Medico Oculistica · 18.10 Relazione Ottico centro Studi S&VAl termine dei lavori visita gratuita alla Mostra Mosaics, dell’artistaamericano Chuck Close, affetto da un problema visivo, la prosopagnosia.Ai presenti sarà offerto un rinfresco di saluto.

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