I fantasmi di Bathford - Il salotto di Miss Darcy · 2020. 10. 29. · i fantasmi di bathford...

24

Transcript of I fantasmi di Bathford - Il salotto di Miss Darcy · 2020. 10. 29. · i fantasmi di bathford...

Page 1: I fantasmi di Bathford - Il salotto di Miss Darcy · 2020. 10. 29. · i fantasmi di bathford racconto di antonia romagnoli la libreria “sognando mr.darcy bathford books” È lieta
Page 2: I fantasmi di Bathford - Il salotto di Miss Darcy · 2020. 10. 29. · i fantasmi di bathford racconto di antonia romagnoli la libreria “sognando mr.darcy bathford books” È lieta

I fantasmi di Bathford

Racconto

Di Antonia Romagnoli

LA LIBRERIA “SOGNANDO MR. DARCY BATHFORD BOOKS” È LIETA

DI PRESENTARE LA PRIMA MARATONA “I FANTASMI DI BATHFORD”.

LE SERE DEL 29 E 30 OTTOBRE VI ASPETTIAMO CON I VOSTRI

RACCONTI DI FANTASMI.

QUELLO CHE PIACERÀ DI PIÙ A PUBBLICO E GIURIA VINCERÀ UN

BUONO DA SPENDERE IN LIBRI.

I RACCONTI DOVRANNO ESSERE RIGOROSAMENTE NARRATI

DAVANTI AL CAMINO E ORIGINALI!

Con questo volantino, la #libraiadiBathford Katrine Bell lanciò l’iniziativa che aveva

pensato insieme alla sua cara amica Jenny Basil.

L’idea era nata dopo aver scoperto che dietro a uno degli scaffali appoggiati al muro si

trovava un antico camino in pietra, ancora funzionante. Perché non fare qualche

spostamento dei mobili e riutilizzarlo, con le dovute precauzioni, per una serata del

terrore?

La notte calava presto, le ombre si allungavano prepotenti nelle vie del villaggio inglese

in quelle serate autunnali, umide di pioggia e rese opache dalla bruma.

Bathford, a poche miglia da Bath, era un mondo a sé rispetto alla cittadina georgiana,

specie quando il maltempo l’avvolgeva.

Allora, il bosco stendeva il suo dominio, dapprima effondendo i suoi profumi, araldi

della sua potenza, e poi prendeva possesso delle vie e delle case, che parevano arretrare

intimorite e lasciavano che il cuore verde pulsasse fino a invadere con la sua linfa

invisibile ogni luogo.

Katrine, proprietaria della libreria, conosceva bene gli incanti del bosco, perché viveva

fuori dal paese, in mezzo alla selvaggia vegetazione che circondava la Warleigh Lane.

La Prima sera dell’evento un vento gagliardo rischiò di mandare tutto a monte. Il fumo

del camino veniva ributtato dentro, rischiando di rendere la libreria simile a un

essiccatoio, ma per fortuna gli eventi avversi durarono poco, e per le 17 una piccola folla

era già radunata per i racconti di spettri.

Page 3: I fantasmi di Bathford - Il salotto di Miss Darcy · 2020. 10. 29. · i fantasmi di bathford racconto di antonia romagnoli la libreria “sognando mr.darcy bathford books” È lieta

Il primo a cominciare fu un anziano signore, che frequentava spesso la libreria. Era un

avido lettore di gialli e Katy da lui si aspettava una storia mozzafiato.

«Bene», cominciò lui, dando le spalle al camino e volgendosi alla platea silenziosa, che

contava una decina di persone, «quello che vi sto per raccontare è tutto vero, ed è

accaduto al fratello di un mio compagno di scuola, quando eravamo giovani».

Un mormorio divertito si levò dalla platea.

«Come sapete, in mezzo al bosco sorge la Folly Tower. Cinquant’anni fa, anzi sessanta,

forse… comunque una volta era del tutto coperta di vegetazione. Non si vedeva, non se

ne parlava, e – per Giove – non importava a nessuno che ci fosse o meno. Altro che

turisti: qui c’erano persone serie, che lavoravano la terra, e allevavano…»

«E racconta!» brontolò una signora più o meno della stessa età del vecchietto. Forse la

moglie? Probabile, da come lui finse di ignorarla.

«Ecco, arrivo al punto. Noi ragazzi ne avevamo sentito parlare, ma non sapevamo dove

fosse. E quel mio amico e suo fratello un giorno si misero in testa di trovarla. Uscirono

per andare a scuola e – per Giove - ne tornò uno solo».

Una pausa ad effetto e un silenzio attento riempì la libreria.

«Il mio amico, che chiameremo Joe, arrivò a casa, da solo, al tramonto di quello stesso

giorno. I genitori credevano si fossero attardati in paese con gli amici, lo si faceva spesso,

a quell’epoca, ma la verità era che si erano persi nel bosco. Tutti interrogarono Joe, che

però non parlava. Muto, vi dico, come un pesce. E con due occhi sgranati che sembrava

un lupo. Tremava, aveva una specie di febbre nervosa. Lo misero a letto e uscirono tutti

a cercare il fratello; anch’io, volevo andare, ma gli adulti non vollero fra i piedi ragazzini.

Undic’anni, avevo. E il fratello di Joe dodici. Era un pezzo di ragazzo alto, lungo, un

tronco d’uomo che prometteva di diventare robusto come un toro.

Lo cercarono per tutta la notte e il giorno dopo. Anche alla Folly, mi dissero: non c’era.

Cercarono nelle miniere. Niente.

Lo trovarono all’alba del secondo giorno, morto. Nella Folly Tower, in alto appeso per

il collo.

Ce ne volle per tirarlo giù, perché immaginate, se potete, come accidenti far scendere

un cadavere appeso nel mezzo del soffitto di una torre, a venti piedi d’altezza, senza

alcun pianerottolo a cui appoggiarsi. C’è solo la scala che arriva su, per Giove. E senza

balaustra. Vennero i pompieri da Bath con una scala lunghissima e lo fecero scendere.

Ma la domanda era: come ci era arrivato, ad appendersi per il collo là in mezzo? Non

c’era nulla che facesse capire la dinamica. La corda era legata in modo che solo con una

scala come quella de pompieri si potesse attaccare, e lui non arrivava nemmeno a urtare

col piede la scalinata».

Page 4: I fantasmi di Bathford - Il salotto di Miss Darcy · 2020. 10. 29. · i fantasmi di bathford racconto di antonia romagnoli la libreria “sognando mr.darcy bathford books” È lieta

Una nuova pausa ad effetto, e questa volta anche Katy cominciava a sentirsi inquieta.

C’era stata, lei alla Folly Tower, ma era stata convinta che fantasmi non ce ne fossero.

Si era sbagliata?

«Dondolava, disse mio padre. Dondolava come se ci fosse il vento a scuoterlo, ma non

c’era aria. E non era nemmeno movimento di vita, perché era lì dal mattino precedente,

nero come un corvo.»

«Ma se non c’eri, come fai a dirlo?» lo rimbrottò la solita signora.

«Mio padre lo raccontava spesso», replicò lui «E non ho mai dimenticato la sua faccia

quando lo ripeteva. «Ma il vero racconto di spettri, cari miei, comincia adesso. Furono

fatte indagini, perché omicidio o suicidio che fosse, era una faccenda dannatamente

strana. Come aveva fatto a salire lassù, o chi lo aveva portato, come aveva legato la

fune… non si capiva nulla. Interrogarono Joe, ma niente: non parlava e, se gli chiedevano

di quella mattina, urlava come un matto. E in manicomio finì. Qualcuno pensò perfino

che fosse stato lui. Non lo so, mi pare così strano. Quello che so, però, è che dieci anni

dopo si ammazzò in ospedale lasciando solo due righe su un biglietto. E sapete che c’era

scritto? “È stato lo spettro della torre”.»

Scoccò un’occhiata di sfida alla signora, che rispose con un’alzata di spalle.

«Non ho mai sentito questa storia», mormorò turbata una ragazza seduta in seconda

fila. «Sono impressionata».

«Forse perché l’ha inventata», sbottò la signora in piedi accanto alla prima fila.

Il narratore fece un piccolo inchino e tornò a sedersi, proprio accanto alla donna in

piedi.

A quel punto, si alzò dalla platea un secondo uomo, in giacchetta aderente di tweed e

passo sportivo. Baffetti in stile David Niven, pareva uscito da un film anni ’50.

«A proposito di streghe, conoscete la storia della strega Sally?» domandò.

E tutti, un po’ delusi, ammisero di conoscerla già. Persino Katrine, che viveva a

Bathford da poco più di un anno, sapeva a menadito tutto ciò che era stato scritto sulla

strega Sally, che aveva addirittura dato il nome a una strada e a un tratto di bosco.

«Forse conoscete l’antica leggenda, ma non credo sappiate che qualcuno l’ha

incontrata, e molto di recente: un incontro spaventoso e molto pericoloso. Volete che

racconti?»

«Sei qui apposta, no?» fece la signora in prima fila, che a quanto pareva era una vera

seccatrice.

«Allora, la storia di Sally la conosciamo tutti, vero? La vecchia che viveva tutta sola nel

bosco, e dicevano che fosse una strega perché conosceva le erbe. Tutti in paese andavano

da lei per farsi dare le cure, ma poi mormoravano che fosse guidata dal demonio perché

Page 5: I fantasmi di Bathford - Il salotto di Miss Darcy · 2020. 10. 29. · i fantasmi di bathford racconto di antonia romagnoli la libreria “sognando mr.darcy bathford books” È lieta

funzionavano. E poverina, lei più che corteccia di salice e valeriana non avrà dato, ma si

sa che in passato si faceva presto a chiamare “strega” una donna…» sospirò. «E anche

oggi, d’altra parte. Comunque sia, Sally morì sola nel bosco, nella sua catapecchia, e la

lasciarono a marcire alle intemperie perché nessuno voleva occuparsi del corpo della

strega. La sua casa fu la sua tomba: il bosco se le mangiò entrambe, e oggi nessuno sa

bene dove fosse. Però, Sally non ha gradito affatto. Tutti quegli ingrati, che lei aveva

salvato, l’avevano lasciata esposta ai corvi. L’avevano lasciata consumare dalla pioggia.

Sally tornò a vendicarsi. Il suo spettro, senza riposo, vaga nel bosco, nella notte, alla

ricerca di qualche sventurato che abbia l’ardire di entrare nel suo regno verde, nella sua

tomba. Sarà così finché le sue ossa non saranno sotto terra, ma ormai le ossa non esistono

più. Io l’ho vista, sapete? Posso giurare che ogni parola della sua leggenda è vera».

«Come no! Hai visto il fondo di una bottiglia di gin, nel bosco!» fece la solita signora,

ma lui proseguì senza darle retta. Katrine cominciava a sentire un bel brivido scorrere

lungo la schiena, perché si era convinta che la sua casetta, il Wilde Rose Cottage, sorgesse

proprio nei pressi del luogo dove Sally aveva vissuto.

«Ero un ragazzo, diciotto, forse diciannove anni, ma questa è una cosa che non si

dimentica. Ero andato nel bosco con un’amica, una fidanzatina. Insomma, cercavo un

posto dove scambiare qualche bacetto… eravamo partiti in gita in bicicletta, ma il buio

ci sorprese in mezzo agli alberi prima del previsto. Stavamo cercando di uscire dalla

vegetazione, ritrovare le nostre bici, quando calò una nebbia strana, grigiastra,

soffocante. Non era stagione di nebbia e non ne ho mai vista una uguale, mai più. Ad un

tratto, fra gli alberi, Sally era lì, davanti a noi. Una vecchia orribile, avvolta in stracci

consunti come ragnatele. Scappammo, tenendoci per mano, correndo sempre più a fondo

nel cuore del bosco. Lei, la mia amica, cadde. C’era un dislivello, l’erba era umida e

scivolosa. Io caddi con lei. La vecchia orribile ci seguiva, senza fare rumore, senza

nemmeno lo scricchiolio di una foglia. Ricordo i suoi occhi vuoti, neri, come scavati nel

viso. Come… mangiati. Mi sento ancora male al pensiero. Linda urlava e urlava. A tratti

piangeva, ho ancora nelle orecchie il suono della sua voce, selvaggio come un ululato. E

nel buio, l’odore di putrefazione, di muffa. Di morte. Sapevamo che Sally era lì. Ormai

non potevamo più vederla, e Linda urlava, urlava, e nessuno dei due riusciva più ad

alzarsi da quell’affossamento del terreno. Le mie mani affondavano nella terra umida.

Cercai Linda a tastoni, nel buio, ma c’era solo terra, muschio, legno marcio, tenero e

viscido come una putrida spugna. All’improvviso non piangeva più. Era come sparita.

Stringevo nei pugni la terra, e l’erba che avevo strappato. Linda taceva. La chiamavo,

ma lei non rispondeva. Sentivo solo una canzoncina nell’aria, che veniva da tutt’intorno

a me. “Sally nel bosco non è più sola”. Mi trovarono la mattina dopo, nell’incavo vuoto

Page 6: I fantasmi di Bathford - Il salotto di Miss Darcy · 2020. 10. 29. · i fantasmi di bathford racconto di antonia romagnoli la libreria “sognando mr.darcy bathford books” È lieta

di un tronco, da solo e coperto di terra. Di Linda non c’era traccia, e non riapparve mai

più».

«Wow. Questa è tosta!» fece la signora con un ghigno. «Tosta quanto falsa».

«Nessuno ha detto che i racconti debbano essere veri» replicò Katrine, che sperava con

tutta se stessa che fossero in effetti, inventati. «Lei ha qualcosa di meglio?»

La donna, con sussiego, prese posto davanti al focolare.

«Posso raccontarvi la storia della casa degli Artwood. E scommetto che nessuno la

conosce. Potete benissimo andare a cercare i fatti, e troverete tutto quello che vi sto

riferendo. Non se ne parla più da tempo, perché loro sono ricchi e hanno le mani in

politica. Ma io so. E non dimentico.»

«Gli Artwood della casa in collina?» domandò meravigliata una signora seduta in

fondo. Katrine aveva sentito parlare di una famiglia ricchissima, che abitava da quelle

parti ma non si faceva mai vedere in paese, né altrove. Avevano una vasta proprietà in

collina, una delle poche davvero inaccessibili da quelle parti.

«Quelli. Ho fatto la governante in quella casa per dieci anni, prima di scappare a gambe

levate da loro e da quel posto diabolico. E vi dico che è tutto vero, come sono vera io.

Mi assunsero quando la vecchia, la vedova Artwood, rimase disabile dopo un ictus. La

precedente governante doveva aver discusso col signor Artwood, il figlio, e se ne era

andata. C’era da gestire la povera donna che per metà era paralizzata e non parlava più,

c’era una casa immensa da tenere in ordine, il giardino… ovviamente non da sola:

avevano a servizio quattro domestici, due infermiere, un giardiniere, e io avrei dovuto

dirigerli stando agli ordini della signora Artwood giovane.

In casa c’erano anche i due figli, che avevano tre e cinque anni. Insomma, si trattava di

un impiego impegnativo e di grande responsabilità.

Bene o male, la vita a Hill House prese la sua routine, faticosa, ma tranquilla, fino a

che la vecchia non morì. L’infermiera che la curava di notte l’aveva lasciata sola giusto

il tempo d’andare in bagno e l’aveva trovata rantolante. Comunque sia, la sua non era

vita. La nuora aveva dato ordine che la poverina non uscisse mai dalla stanza. Avrebbero

potuto permettersi una rampa per farla scendere in carrozzina, o metterla in un locale al

piano terra, ma no: la signora non voleva trovarsela fra i piedi, vi dico. La bellissima,

adorata Mrs. Artwood, quella che faceva beneficenza per gli orfanelli e i gatti randagi,

trattava sua suocera come un cane, la teneva rinchiusa in una gabbia, per quanto dorata.

Accudita giorno e notte nel modo migliore, per carità, ma pur sempre prigioniera.

Credo che fosse stato il motivo del dissapore con la precedente governante, ma io non ci

misi il becco: facevo il mio lavoro, mi preoccupavo che la vecchia fosse trattata bene, e

credetemi: non aveva nemmeno una piaga minuscola sulla schiena, nemmeno quando

Page 7: I fantasmi di Bathford - Il salotto di Miss Darcy · 2020. 10. 29. · i fantasmi di bathford racconto di antonia romagnoli la libreria “sognando mr.darcy bathford books” È lieta

fu sepolta nel mausoleo di famiglia, una cappelletta che hanno nel loro parco. Quella

tenuta… non avete idea! C’è persino una falsa rovina, quelle cose che facevano nell’800.

Ma la cappella è vera, e ci tengono tutti gli Atwood dal 1700. Anche la vecchia finì lì, in

fretta e furia, due giorni dopo essere stata trovata nel letto con la bava alla bocca.

La mattina del giorno successivo, l’infermiere aveva già fatto i bagagli e due

imbianchini erano pronti sulla porta per rimodernare la stanza della vecchia.

La signora ci fece il suo salotto privato. Tutta la roba della suocera finì in scatoloni e

data in beneficienza: ce ne dovemmo occupare così velocemente che tememmo quasi

fossero oggetti maledetti. O che la vecchia avesse una malattia contagiosa… qualcosa di

terribile, insomma, da eliminare dalla casa più in fretta possibile.

La signora regalò a tutti noi qualcosa della vedova. A me toccò una spilla di ametista,

una cosa tanto preziosa che tentai di rifiutare, ma non ci fu verso e dovetti tenerla.

Nemmeno un mese dopo la morte della vedova, non c’era più nessuna traccia di lei, né

in casa né nel giardino. Via i mobili della sua stanza, i vestiti, e persino i cespugli di rose

che la vecchia amava guardare dalla finestra, che la signora volle far eradicare e bruciare.

Erano così belle, quelle rose!» La donna si perse per un attimo nel ricordo. Poi riprese.

«Misi la spilla per la funzione domenicale proprio un mese dopo la morte della vedova.

L’appuntai sul mio vestito migliore, un abito d’angora nero che mi era costato una

fortuna. Arrivai in chiesa, e appena ebbi messo piede nel sagrato, sentii una puntura

dolorosa al petto. La spilla si era aperta e aveva forato la pelle, lacerando anche la

sottoveste e macchiandola di sangue.

Non diedi importanza alla cosa, pensai avesse il gancio difettoso, così la tolsi e rimase

in chiesa, ma quando arrivai a casa, trovai tutta la sottoveste macchiata e il mio petto

con cinque fori: buchi e macchia erano… a forma di croce. Impressionata, perché ero

sicura d’aver rimosso subito dopo la prima puntura, mi medicai, poi cercai di dimenticare

la questione.

I ragazzi erano ritornati a scuola e in collegio quasi subito, in casa c’era una certa

tranquillità, ora che il personale era anche più ridotto si stava proprio bene. Le infermiere

erano donne così strane… e poi se ne erano partite senza salutare nessuno, piccole

superbe! Dicevo che tutto era molto tranquillo e silenzioso, fino a che un pomeriggio in

cui stavo controllando i soprammobili del salone, che necessitavano un po’ di

manutenzione, non sentii un tonfo improvviso. Non so spiegare come. Non era una porta

sbattuta, e nemmeno un oggetto pesante caduto. Piuttosto una vibrazione profonda, un

gong, o qualcosa di simile, ma nemmeno questo: la casa, tutta, aveva emesso quel

rumore.

Page 8: I fantasmi di Bathford - Il salotto di Miss Darcy · 2020. 10. 29. · i fantasmi di bathford racconto di antonia romagnoli la libreria “sognando mr.darcy bathford books” È lieta

Mi spaventai, pensando a un terremoto, a un crollo, qualcosa di fisico, ma quando mi

precipitai giù dalle scale, scoprii che nessun altro lo aveva sentito.

Non sono tipo che si immagina le cose, ma piuttosto che passare per pazza finsi d’aver

voluto fare uno scherzo al personale.

Fu allora che qualcosa di strano cominciò a capitare, sempre più spesso, togliendoci la

serenità. Dovevo tenere a bada costantemente la servitù, per evitare che si mettesse in

testa qualche sciocchezza e poi raccontasse in giro chissà che. Ma ero spaventata anche

io.

Una mattina la signora mi chiamò irritatissima, perché nel suo salotto il pavimento era

tutto bagnato. Io non avevo disposto nessun lavaggio: figuriamoci, un legno a cera, non

avrei mai pensato di farci versare tutta quell’acqua! Non era l’impianto di riscaldamento,

che funzionava a dovere, e nessun tubo: l’acqua era comparsa dal nulla. Asciugammo,

convinti che qualcuno avesse voluto vendicarsi della signora che, da quando era padrona

di casa assoluta, aveva messo su un caratterino da trattare coi guanti.

Mentre pulivo me ne stetti zitta, io. Ma, mentre l’altra cameriera si lamentava di tutta

quell’acqua e del fatto che avrebbe dovuto dare la cera appena asciutto o si sarebbe

sollevato il legno, io notavo una seconda stranezza. Non era acqua, quella, ma tè. Ne

riconoscevo l’odore inconfondibile, per quanto leggero: era il tè verde alla rosa che

beveva sempre la vecchia signora Atwood.

Una mattina mi svegliai di soprassalto, sentendo pungere una mano e trovai nel letto

la spilla d’ametista, che tenevo al sicuro in un cofanetto nel comò della mia stanza.

Pensai che in casa ci fosse qualche domestico disonesto, che avesse cercato di rubarmi

la spilla e, disturbato, l’avesse buttata nel letto. Dopo l’episodio della chiesa non l’avevo

più indossata, sarebbe stato facile sottrarmela senza che me ne accorgessi. Decisi di stare

più attenta, chiusi la mia camera a chiave, cominciai a osservare meglio le persone che

avevo intorno. La cameriera al piano, per esempio: Lea. Il cameriere che serviva a tavola,

Al. La cuoca Mary. Lea e Al avevano una relazione, ma i padroni non lo sapevano e non

lo avevano detto nemmeno a me. Me ne accorsi proprio facendo attenzione ai particolari,

agli sguardi, alle uscite furtive… quando domandai, ammisero tutto con candore,

dicendo di aver voluto essere certi di volersi sposare prima di dare notizie. Tanto fu che

due giorni dopo averli ripresi, lei girava con un anellino al dito. Qualche bacetto fra due

domestici non poteva aver nulla a che fare con quello che vedevo accadere ogni giorno:

soprattutto nel salotto della signora, sembrava che niente rimanesse al suo posto.

Soprammobili, sedie. Persino il pesante scaffale di radica che lei si era fatta portare su

dalla biblioteca, lo trovammo scostato dal muro, nonostante fosse pieno di libri e

nonostante richiedesse almeno due persone per essere rimesso a posto.

Page 9: I fantasmi di Bathford - Il salotto di Miss Darcy · 2020. 10. 29. · i fantasmi di bathford racconto di antonia romagnoli la libreria “sognando mr.darcy bathford books” È lieta

Lea non voleva più entrarci, e la capivo. Anche se non lo aveva detto, doveva aver visto

qualcosa. Come me.

La signora teneva un piccolo scrittoio accanto alla finestra. Non che scrivesse nulla a

mano, le piaceva però l’aria chic di una scrivania con tanto di penna e calamaio, carta

da lettere di pesante pergamena, come se Jane Austen dovesse arrivare lì da un momento

all’altro a scrivere.

Bene, più di una volta trovai il foglio superiore della risma con delle scritte. La penna

era intonsa e l’inchiostro ancora chiuso, con tanto di sigillo. Una penna d’oca, se usata,

si sporca, giusto? E il foglio era scritto con quella, o con un pennino. Poche righette storte,

la prima volta. Poi una parola illeggibile. Come scritta da una mano malferma, e, vi

assicuro, non potevo far a meno di pensare che fosse quella paralizzata della povera

vedova. La signora fu avvertita, in modo discreto da me e ritenne molto grave l’episodio.

Per poco non licenziò Lea e Al, ma alla fine decise di chiudere la stanza, come facevo io

con la mia… ma trovai ugualmente le scritte.

A… M… non capivo, ma di volta in volta si facevano più chiare e più sicure, come se

chi scriveva si stesse rafforzando. E come se volesse far avere a me un messaggio. A…

M… E…

Ero arrivata quasi alla follia, ma non volevo cedere, dovevo capire. E finalmente, capii.

Ametista. La signora rivoleva la sua spilla. Non voleva che l’avessi io.

La cosa mi terrorizzò, ma se questo fosse bastato a calmare il suo spirito, avrei

rinunciato a quell’oggetto più che volentieri, tanto che ormai mi atterriva anche solo il

pensiero d’averlo.

In preda a una sorta di delirio folle, decisi che gliel’avrei resa, l’avrei messa sulla sua

tomba nel mausoleo e così quella notte stessa mi armai di tutto il mio coraggio e uscii,

diretta al mausoleo, per lasciare la spilla.

Noi tutti della servitù sapevamo dove veniva custodita la chiave, perciò la portai con

me, ma trovai la porta socchiusa. Se non avessi avuto tanta fretta di liberarmi di

quell’oggetto, sarei scappata senza pensarci due volte. Mi consolava solo sapere che la

proprietà era circondata da una recinzione, ogni luogo entro quella rete era più che

sicuro. Nessun essere vivente – ah, appunto! Vivente! – avrebbe potuto violare quel

sacrario.

Entrai, facendomi luce con una piccola torcia, sperando di vedere un interruttore per la

corrente, ma ero così agitata che non lo trovai.

L’istinto era quello di buttare la spilla e fuggire, ma subito dopo aver pensato questo mi

accorsi di non riuscire a muovermi. Ero come raggelata, paralizzata. Sentivo sulla

schiena scivolare rivoli di sudore freddo, ed era come se quello fosse l’unico tipo di

Page 10: I fantasmi di Bathford - Il salotto di Miss Darcy · 2020. 10. 29. · i fantasmi di bathford racconto di antonia romagnoli la libreria “sognando mr.darcy bathford books” È lieta

reazione possibile al mio corpo. Ma la mia mente… quella, quella non aveva requie e il

terrore era così forte da darmi l’impressione di farsi solido, ottenebrando la testa,

riempiendomi la bocca di un sapore sanguigno, di soffocare ogni respiro.

L’aria era all’improvviso fredda, gelida. Sperai di svenire, sarebbe stato meglio che

restare lì in quel modo, ma nulla mi era possibile se non guardarmi intorno, fendendo

l’oscurità con gli occhi. Poi la vidi. Era la vecchia Artwood, sedeva sulla lapide che

indicava la sua tomba. Potevo vederla come potrei vedere voi qui, se spegnessimo tutte

le luci e potessimo illuminare la stanza con una torcia. Non era un’ombra, non era un…

vapore, un… qualcosa di evanescente: era lei, come la ricordavo, ancora con indosso una

delle camicie da notte che portava durante la malattia. Mi arrivò alle narici l’odore del

suo tè alla rosa. Fu allora che lo spettro, o quello che era quell’orribile apparizione, si

volse verso di me, e mi avvidi che in mano aveva una tazza. La sollevò, quasi a voler fare

un brindisi, ma allora capii che non si trattava di un macabro addio, ma di un cenno,

come a volermi far capire qualcosa. E ricordai. Mi uscì un fil di voce.

«Il tè», sussurrai. Il tè che avevamo trovato ovunque sul pavimento del nuovo salotto,

che aveva tanto fatto agitare la signora.

La vecchia annuì e una voce, che mi fece rizzare persino i capelli in testa, mi trapassò

da parte a parte. Non so descriverla, posso solo dire che non aveva, vi giuro, nulla di

umano. «Amen» disse.

Solo “amen”, e poi tutto finì. Ero sola, potevo muovermi, ma riuscii solo a crollare

sulle ginocchia e restai immobile chissà per quanto. Ma intanto che mi riprendevo,

pensavo. E pensavo.

A quel punto avevo capito, intuito, ma mi sembrava impossibile. Perché negli ultimi

giorni il tè lo aveva voluto portare sempre la nuova signora.

Perché mi aveva mandata a fare commissioni ogni volta che la vecchia Artwood era

agitata e insisteva per restare solo lei. E noi avevamo pensato che fosse una nuora

affettuosa.

Fino a quell’amen.

Il giorno in cui la povera donna era trapassata, c’era stato un momento, uno solo, in

cui ci eravamo sentiti a disagio.

Era stato lì, accanto a quel povero corpo ancora caldo ma esanime, che la signora aveva

esclamato a voce alta, quasi con vibrante soddisfazione, «amen». Il suo viso, il suo viso…

non potete immaginare che espressione aveva. Qualcosa di contorto, malato, contratto

eppure… lieto. Fu solo un attimo. Ci eravamo guardate, l’infermiera e io. E lei se ne era

accorta. Io avevo avuto la spilla d’ametista, l’infermiera un bracciale di giada. Entrambe,

Page 11: I fantasmi di Bathford - Il salotto di Miss Darcy · 2020. 10. 29. · i fantasmi di bathford racconto di antonia romagnoli la libreria “sognando mr.darcy bathford books” È lieta

allora, eravamo state pagate per il silenzio e non me ne ero accorta? Era quello il motivo

per cui solo a noi aveva donato oggetti preziosi?

Ebbene, se volete una risposta, non ce l’ho. So solo che la spilla è rimasta a me. Ovvio

che lasciai, seduta stante, la casa; che appena mi sentii in grado di controllarmi parlai dei

miei sospetti alla polizia, ma che il signor Artwood era troppo influente perché le parole

di una governante scontenta potessero servire a smuovere qualcosa».

La donna prese fiato. Sembrava stanchissima, invecchiata tutta d’un colpo, parola dopo

parola. Nessuno osava fiatare. Fino a che una donnetta decrepita, sul fondo della stanza,

non cominciò a ridere e a battere le mani.

«Bella storia! Ma gli Artwood sono tutti vivi e vegeti: padre, madre, due figli sulla

ventina e la nonna, che avete qui davanti, visto che sono io! Ma in effetti sì, mi chiedo

da molti anni dove sia finita la mia spilla d’ametista! Scomparve il giorno in cui morì mia

suocera, nel 19…» Si interruppe bruscamente. Impallidì.

La platea, a quel punto, si era distratta e rilassata, forse pensavano a una scenetta

costruita a bella posta. Un mormorio divertito, un colpetto di tosse, un cellulare

controllato giusto per abitudine.

Katrine guardò l’orologio. Era quasi mezzanotte, cominciava a essere ora di mandare

a casa gli ospiti. Quell’ultima storia aveva richiesto molto più tempo del previsto. Fece

per prendere la parola, ma quando si volse per parlare con l’ultima narratrice, si accorse

con sgomento che era svanita.

«Dov’è andata?» chiese all’uomo che credeva fosse suo marito.

Lui sollevò le spalle. «Chi?» domandò lui.

«La signora che ha appena raccontato della spilla d’ametista…»

«Katrine, è molto divertente, ma l’ultima storia l’hai raccontata tu. Non riuscirai a

spaventarci con questo giochino», disse la sua amica Jen, che stava quasi per appisolarsi

accanto al fuoco. Katrine non capiva. Era, in effetti, da sola, in piedi, con il camino alle

spalle e la platea davanti a sé.

«Devo essermi persa per un attimo…» borbottò, infilando la mano in tasca alla ricerca

di un fazzoletto.

Fu allora che qualcosa le punse un dito.

Ritrasse la mano, per vedere uscire dall’indice una piccola stilla purpurea. Frugò di

nuovo, con cautela, e al tatto avvertì un oggetto tondeggiante, di freddo metallo.

Lo estrasse.

Nella sua tasca, senza che lei capisse come c’era arrivata, era comparsa un’antica spilla,

il cui cuore era costituito da un’ametista d’un viola profondo, lucente, che parve volerle

ammiccare.

Page 12: I fantasmi di Bathford - Il salotto di Miss Darcy · 2020. 10. 29. · i fantasmi di bathford racconto di antonia romagnoli la libreria “sognando mr.darcy bathford books” È lieta

Il racconto è uno spin off del romanzo Sognando Mr. Darcy, della stessa autrice.

Sognando Mr. Darcy

Cambiare vita partendo da Jane Austen.

Katrine Bell, dopo una delusione d’amore, lascia casa e famiglia per realizzare il sogno

di sempre, aprire una libreria a Bath, nei luoghi che ha amato attraverso i romanzi della

sua Autrice preferita.

Il suo nuovo inizio la conduce così a Bathford, un villaggio a poche miglia dal cuore

Regency di Bath, dove però non tutto va come lo aveva immaginato…

Katy diventerà protagonista di avventure e disavventure, accompagnata dalle voci delle

più famose eroine uscite dalla penna di Jane Austen, e di una storia d’amore che si dipana

fra libri, manieri e tazze di tè.

Genere: romantico moderno

Disponibile dal 10 ottobre 2020 in ebook e cartaceo su Amazon

Pagine cartaceo: 307

https://www.amazon.it/Sognando-Mr-Darcy-Antonia-Romagnoli-

ebook/dp/B08K8SRXVL/

https://www.amazon.it/Sognando-Mr-Darcy-Antonia-

Romagnoli/dp/B08KPXM3K3

Page 13: I fantasmi di Bathford - Il salotto di Miss Darcy · 2020. 10. 29. · i fantasmi di bathford racconto di antonia romagnoli la libreria “sognando mr.darcy bathford books” È lieta

L’autrice

Antonia Romagnoli è blogger, webmaster e scrittrice piacentina.

Ha pubblicato diversi romanzi, spaziando dal genere fantasy – con la Saga delle Terre

è stata due volte finalista al Premio Italia – al romanzo storico rosa.

Si dedica principalmente all’800 inglese, in cui ha ambientato la serie delle Dame

Fantasma e “Il libertino di Hidden Brook”. Sempre all’800 dedica il blog “il salotto di

Miss Darcy”, sito di carattere storico e culturale dal quale ha tratto “Regency & Victorian

– in viaggio fra usi e costumi dell’800 inglese”, volume che raccoglie i principali articoli

e tematiche affrontati.

“Il ritorno del cavaliere”, pubblicato con Literary Romance, è il suo primo romance di

ambientazione medievale.

Collabora con il sito e l’associazione Cultura al Femminile come articolista e come seo

consultant.

Siti web: https://www.antoniaromagnoli.it

https://www.missdarcy.it

https://www.facebook.com/salottomissdarcy

https://www.instagram.com/lascrittricenellosgabuzzino/

https://twitter.com/antoniaromagnol

Page 14: I fantasmi di Bathford - Il salotto di Miss Darcy · 2020. 10. 29. · i fantasmi di bathford racconto di antonia romagnoli la libreria “sognando mr.darcy bathford books” È lieta

Capitolo 1

1

Ragione e Sentimento in blu elettrico

Gli scaffali erano proprio blu.

Non un gradevole oltremare, evocativo come le onde dell’oceano, o il classico blu del

cielo notturno, rilassante e un po’ radical chic: erano di un blu elettrico, anni Settanta.

Le pareti, invece, alla luce diurna viravano fra un color senape e uno zafferano carico.

Parallelo a una parete del locale spiccava imponente il bancone d’epoca, forse primo

Novecento. Peccato fosse stato riverniciato con smalto viola evidenziatore, un lavoro

così ben fatto che, se il resto della libreria appariva sporco e scrostato, il suo legno brillava

sotto allo strato di polvere, come se emettesse una specie di urlo silenzioso: “divento

fluorescente! Fammi luce!”.

Il soffitto, giusto per non farsi mancare emozioni, era stato dipinto di rosso, con le travi

lignee a vista in verde mela.

Katrine, con la chiave ancora stretta fra le dita, dopo aver aperto il negozio, non riusciva

a proferire verbo, ma a dire il vero trovava difficile anche respirare.

«Come da accordi», disse la signora Maeve, alle sue spalle. «Sessanta metri quadri,

arredato, con pertinenza esterna e bagno. Se non ha bisogno d’altro, io andrei.»

La giovane donna, la nuova proprietaria della libreria psichedelica, si volse piano.

Immaginò se stessa, con il suo completino nei toni del rosa pesca, la maglietta a fiori, i

capelli rossi raccolti in una coda di cavallo sobria e un po’ triste, in mezzo a quel chiasso

di colori e a quel tripudio dello sporco. Una specie di bambolina abbandonata su un

cumulo di immondizia vomitata da un unicorno.

Maeve, l’ex proprietaria dei locali ora in suo possesso, la guardava; un misto di

commiserazione e fastidio velava lo sguardo porcino. In effetti, il suo abbigliamento si

discostava di poco dall’orrido mix di tinte degli interni, non c’era un solo colore che

mancasse sulla maglietta in cui aveva strizzato la mole corpulenta, o nel trucco che si era

spennellata sulla faccia tonda.

«Non è quello che ho visto…» Katy non si capacitava. Le foto che aveva ricevuto

raffiguravano una piccola ma accogliente libreria, con un cortile circondato da mura

antiche. Che il tutto fosse stato ritoccato con Photoshop era innegabile. La domanda

giusta era una sola. «Da quanto tempo è chiuso, il negozio?»

Maeve alzò le spalle. «Qualche anno. Glie l’ho già detto.»

Ecco perché costava così poco rilevarlo. E dire che le aveva prosciugato tutti i risparmi,

compresa la piccola eredità della zia che avrebbe dovuto farle da dote.

Page 15: I fantasmi di Bathford - Il salotto di Miss Darcy · 2020. 10. 29. · i fantasmi di bathford racconto di antonia romagnoli la libreria “sognando mr.darcy bathford books” È lieta

Era indubbio che fosse riuscita a farsi infinocchiare dalla venditrice, che comunque non

smetteva di guardarla in tralice, nemmeno l’avesse insultata e oltraggiata mettendo piede

nel tempio dei colori.

Come non bastasse, Bathford, di primo acchito, non pareva davvero quel luogo magico

che Katrine aveva sognato, quando aveva deciso di intraprendere quell’avventura, anzi,

era proprio uno schifo, perché quando si cerca di realizzare un sogno non bisognerebbe

mai adattarsi alle mezze misure: i sogni si realizzano o non si inseguono nemmeno, si

lascia perdere tutto e si lasciano dormire fino a che non diventano rimpianti.

Realizzarli così, scoprendo che al posto dell’oro c’è solo della fanghiglia, era peggio che

rassegnarsi.

Katy aveva sognato Bath e il mondo di Jane Austen. Aveva sognato i raduni Regency,

i balli, le sfilate in costume, le conferenze a tema su Orgoglio e Pregiudizio, e invece di

Bath, aveva avuto Bathford, la periferia più triste che potesse immaginare. Invece della

libreria nel pulsante cuore georgiano, eccola alle prese con un bugigattolo fallito

vent’anni prima, e capire come non era poi difficile.

Il sogno era diventato un incubo blu, verde mela, rosso e senape. E dall’odore di muffa.

Mentre la sua testa, quella sua sciocca testa che si distraeva sempre al momento

sbagliato, si perdeva in quei bui meandri, Maeve si dileguò, non senza averla lasciata in

possesso delle altre tre chiavi dell’inferno arcobaleno: quella per accedere al cortile,

quella del bagno e quella del magazzino, che Dio solo sapeva dove stava.

Pensa che almeno il pavimento è davvero in legno, cercò di consolarsi Katy, visto che a quella

stregua era già una fortuna non dover posare i piedi su una moquette color pulce decorata

con buchi da mozzicone. Invece, il parquet era ancora quello originale, in un bel rovere

che aspettava solo di essere lucidato. Almeno qualcosa si poteva salvare.

E dire che quando era arrivata a Bathford, due giorni prima, Katrine era stata al settimo

cielo.

Prima di vedere il paese.

Prima di vedere il negozio, anzi, d’aver la grama sorpresa di scoprirsi proprietaria di

una discarica di vernici o poco più.

Di una sola cosa era certa: indietro non poteva tornare. A Manchester non aveva più

nulla, in effetti.

Vide, in un angolo, un altro orrore che ancora le era sfuggito, una seggiolina polverosa,

dipinta di arancione, l’ultimo colore ancora mancante all’appello. Decise che in quel

momento c’era poco da essere schizzinosa e si sedette a osservare il suo regno.

Dall’esterno l’edificio non le era parso nemmeno malaccio: una delle tante casette a

Page 16: I fantasmi di Bathford - Il salotto di Miss Darcy · 2020. 10. 29. · i fantasmi di bathford racconto di antonia romagnoli la libreria “sognando mr.darcy bathford books” È lieta

schiera, col tetto spiovente scuro, i muri grigiastri che facevano tanto villaggio

austeniano.

A due passi dall’antica chiesa di St Swithun, nel cuore del borgo – vendesi libreria

completa di arredi. Negozio storico, ottima posizione.

Elinor Dashwood, la protagonista del romanzo Ragione e Sentimento, le fluttuò

davanti agli occhi col suo bel vestitino in mussola bianca a piccoli pois grigi.

“Forse, Elinor, è stato piuttosto avventato da parte mia1 venire qui a Bathford senza

rifletterci su a dovere. Ma tu cosa avresti fatto, al mio posto?”

Il personaggio di Jane Austen, o meglio lo spettro partorito dalla fantasia di Katrine,

assomigliava vagamente a Emma Thompson, l’attrice che l’aveva interpretata nel film

più famoso, ringiovanita di qualche anno e abbigliata con un semplice abito stile impero

di cotonina, d’un color topo anonimo e triste.

Elinor appariva sovente come suo giudice morale, in quanto nel romanzo era quasi

tutta sua la saggezza, mentre il sentimento pendeva in gran parte verso la sorella minore

Marianne.

Lo spettro letterario avanzò con gli occhi sgranati nel mondo colorato e polveroso che

a fatica si poteva chiamare negozio.

«Assomiglia a una fumeria di oppio, vero?» mormorò Katy. «Forse sarebbe meno

faticoso lasciare tutto e tornare a casa.»

«Nessuna di noi si aspetta di passare tutti i suoi giorni in placida calma2» fu la risposta

immaginaria, che faceva riferimento a tutte le protagoniste dei romanzi di Jane Austen.

«Dovresti aver imparato la lezione, dopo averci lette e rilette tante volte.»

Nessuna eroina austeniana però aveva ceduto a colpi di testa come il suo, tutte loro

avevano sempre ponderato bene ogni passo. Nessuna era fuggita di fronte alle difficoltà.

D’altra parte, anche gli obiettivi di ciascuna erano stati ben diversi da quelli di Katy: per

tutte l’obiettivo da perseguire erano una condotta ineccepibile, la crescita personale e una

coerenza morale ferrea. Il risultato che ottenevano da questa combinazione era sempre

un matrimonio di cuore e di testa, magari non sempre fortunato dal punto di vista

economico, ma mai, mai imprudente.

Ecco, Katy era da quel punto in poi che aveva cominciato la sua caduta rovinosa,

seguendo la scia delle austeniane sorelle e amiche, dei personaggi di contorno che

1 Ragione e sentimento, Volume primo, capitolo 13, trad. Giuseppe Ierolli.

2 Persuasione, Volume primo, capitolo 8, trad. Giuseppe Ierolli. La frase è pronunciata da Mrs. Croft, personaggio minore

nel romanzo.

Page 17: I fantasmi di Bathford - Il salotto di Miss Darcy · 2020. 10. 29. · i fantasmi di bathford racconto di antonia romagnoli la libreria “sognando mr.darcy bathford books” È lieta

finivano male in cornice ai romanzi, fornendo un monito molto limpido su quali scelte

non bisognava fare.

«Credevo fosse Mister Darcy, ma era Willoughby» commentò, seguendo il filo dei suoi

pensieri.

Charlie, il suo ex fidanzato, ex convivente, ex tutto, si era dimostrato il peggiore dei

mascalzoni, spingendola, alla fine della loro storia, a un desiderio di cambiamento

radicale che l’aveva portata lì, a piagnucolare in mezzo all’arcobaleno psichedelico di

una bottega fallita.

Tutto, fra le sue mani, si sgretolava, quella era la verità.

«Tutto il suo comportamento», replicò Elinor, «dall’inizio alla fine della faccenda, è

stato basato sull’egoismo. È stato l’egoismo che al principio l’ha portato a giocare con il

tuo affetto. Il suo divertimento, o il suo benessere, sono stati, in ogni particolare, i suoi

principi predominanti3.»

«Questo lo so bene, ma sono stata ingenua in modo vergognoso. Avrei dovuto capire

molto prima di che tipo d’uomo fosse quello con cui vivevo. Mi sono lasciata ingannare,

ma non da lui, da me stessa e dai miei desideri.»

Ogni volta che ci ripensava, sentiva le lacrime pungerle gli occhi. Se in quel momento

si trovava a Bathford era solo perché non poteva più vivere a Manchester, tornare ogni

giorno allo stesso lavoro, sopportare gli sguardi pietosi di amiche, famigliari, colleghe.

Ogni sguardo non era altro che una manciata di terra gettata sulla fossa in cui Charlie

aveva sepolto il loro amore, e con esso il cuore di Katy.

Elinor era sparita, o meglio, lei l’aveva scacciata prima che riprendesse a biasimare

Charlie con le stesse parole che aveva usato, nel romanzo, per commentare il libertino

Willoughby che aveva illuso e abbandonato la tenera Marianne.

Nei tempi moderni era normale che le coppie nascessero e scoppiassero. Katy non

aveva nessuna reputazione rovinata per sempre, ma solo un cuore infranto in pezzi così

piccoli che temeva non sarebbe più stata in grado di rimetterli insieme.

Solo un anno prima di trovarsi su quella seggiola arancione, era convinta di essere a un

passo dal matrimonio con l’uomo con cui condivideva casa e vita da quasi due anni.

Avevano preso un cane, un golden retriever biondo, con un nasino rosa tenerissimo. Era

una femmina e lei l’aveva chiamata Georgiana Darcy, in onore dell’ennesimo

personaggio di Jane Austen, ma tanto Charlie ignorava chi fosse e si era limitato ad alzare

le spalle trovando il nome troppo pomposo. Mentre Katy si avvoltolava nel suo mondo

di piccole e grandi bugie, in parte costruite da lui e in parte generate in totale autonomia

3 Ragione e Sentimento, Volume terzo, capitolo 11, trad. Giuseppe Ierolli.

Page 18: I fantasmi di Bathford - Il salotto di Miss Darcy · 2020. 10. 29. · i fantasmi di bathford racconto di antonia romagnoli la libreria “sognando mr.darcy bathford books” È lieta

dal suo spirito troppo romantico, la verità si stava costruendo altrove, in una storia con

altri protagonisti: Charlie e la sua nuova ragazza.

Una verità disgustosa era che Charlie aveva avuto bisogno di lei e del suo stipendio per

finire di pagare il mutuo dell’appartamento, e che solo per quello era rimasto insieme a

Katy più che aveva potuto, in attesa che la sua vera fiamma potesse sistemarsi. Il cane,

in effetti, era stata la risposta alle sue velate, ma non troppo, allusioni al bisogno di un

rapporto più stabile, in vista di una famiglia vera. Non stavano forse insieme da cinque

anni? Non vivevano insieme da due?

Charlie la famiglia l’aveva messa su, in una manciata di settimane, ma con l’altra, che

era rimasta incinta. A Natale era arrivato il cane e a febbraio Katy, Georgie e i loro

bagagli erano scivolati fuori dalla casa e dalla vita di Charlie, per lasciare posto a quella

che a breve sarebbe diventata sua moglie.

Katy aveva cercato di convincersi, mentre rientrava nella dimora materna con la coda

fra le gambe, che poteva anche andarle peggio.

Aveva cercato, disperandosi come Marianne per l’abbandono di Willoughby, di

pensarla come la sorella più saggia, considerando la rottura non come una perdita di ogni

bene possibile, ma come una salvezza dal peggiore e più irrimediabile di tutti i mali,

un’unione, per tutta la vita, con un uomo senza principi, come un’autentica liberazione,

una vera benedizione4.

Era poi quello che le dicevano tutti. E se Charlie avesse continuato a mentirle? E se

fosse arrivato a sposarla, in attesa che l’altra potesse rimpiazzarla con comodo? Quanto

le aveva spillato, in quegli anni di inganno? Già, perché subito dopo l’eclatante rottura,

erano arrivati i corvi e le iene a pasteggiare con la sua carcassa, ed era saltato fuori che

fin da quando lei si era trasferita da Charlie, con gli amici era uscito più d’una volta il

nome di una certa Tiffany, una ragazzina appena maggiorenne che faceva la cameriera

in un pub per pagarsi gli studi.

Come avrebbero fatto Charlie, la studentessa squattrinata e un bambino col mutuo

ancora pendente sulla casa?

Ma la domanda assai più immediata e pressante, era però un’altra: come avrebbe fatto

lei, piuttosto, a centottanta miglia dalla sua famiglia, a mettere in piedi un’attività fallita

in partenza? Il problema le parve più rilevante rispetto all’altro, visto che era l’unico che

attualmente la riguardava in prima persona. Il mutuo della casa di Charlie non era più

affar suo, e dire che era stata persino sul punto di proporgli di estinguerlo con il suo

piccolo gruzzolo!

4 Ragione e sentimento, Volume secondo, capitolo 7, trad. Giuseppe Ierolli.

Page 19: I fantasmi di Bathford - Il salotto di Miss Darcy · 2020. 10. 29. · i fantasmi di bathford racconto di antonia romagnoli la libreria “sognando mr.darcy bathford books” È lieta

Elinor ricomparve un attimo per scuotere la testa con riprovazione, stringendosi nello

scialletto smorto. Gettare al vento in quel modo sciocco i suoi averi? Una dote?! Se solo

ne avesse avuta una lei, l’avrebbe utilizzata con più saggezza. Contrariata, sparì nel nulla.

Katy aveva tante volte immaginato se stessa, in una bella stanza accogliente, con le

pareti completamente ricoperte di libri di ogni foggia e colore, in piedi davanti a una

piccola folla. Si era immaginata con indosso un bel vestito a fiori, i capelli rossi sciolti,

per la grande occasione, sulle spalle, e magari anche un filo di trucco. C’era pubblico,

una dozzina di persone, e tutti erano seduti in attesa, nella “sua libreria di Bath”, che il

dibattito cominciasse.

Aveva sognato di organizzare eventi, uno al mese, a tema austeniano, e letture, e

incontri. Avrebbe parlato di Elinor e Marianne, e di Anne Eliot, e soprattutto di Elizabeth

Bennet e Mr. Darcy. Qualcuno si sarebbe accalorato nella discussione, perché con i

lettori di Jane Austen capitava spesso. E alla fine, ogni volta, avrebbero bevuto il tè, che

lei stessa avrebbe preparato col servizio in porcellana a fiori comprato per la libreria.

Alla fine, si era lasciata convincere tanto bene da quei sogni da fare un colpo di testa e

acquistare “sulla carta” il negozio a Bathford. Diamine, che stupida!

La “sua libreria di Bath”, quella dei sogni, era un locale sobrio, con grandi scaffalature

in legno che ricordavano le boiserie dei manieri, e ci si respirava un’aria di Cultura e di

Storia. Nei sogni, c’erano Elinor Dashwood e tutte le altre eroine, in fila, che

approvavano le sue scelte, ma non c’erano scaffali blu elettrico.

Blu.

Elettrico.

Appena usciti da un incubo alla Stranger Things, non da un sogno austeniano.

Katy prese un bel respiro, sapendo di non aver ancora finito il giro nel tunnel

dell’orrore: mancavano ancora la pertinenza esterna e il magazzino. Poteva aspettarsi, a

quel punto, una piccola aia con galline in fuga o un maialino, anche se quello magari

aveva il suo recinto nel “bagno interno”, da cui sarebbe scappato fuori correndo fra i

grugniti.

Le porte erano due: una giallo limone e una turchese. D’istinto, Katy guardò le chiavi,

nel caso che almeno anche quelle fossero state dipinte in modo da illuminarla, e in effetti

una era smaltata di rosso e l’altra di bianco. Ci mancava solo Alice che inseguiva il

Bianconiglio: non si sarebbe stupita di vederla correre fuori da lì, però il suo problema

era l’opposto, ossia entrare.

Provò a ragionare come Maeve Richards. Rosso, colore dell’emergenza, perciò quella

rossa doveva essere la chiave del bagno. E giallo, il colore della pipì, quello della porta.

Si aprì al primo tentativo.

Page 20: I fantasmi di Bathford - Il salotto di Miss Darcy · 2020. 10. 29. · i fantasmi di bathford racconto di antonia romagnoli la libreria “sognando mr.darcy bathford books” È lieta

Spalancò l’uscio come avrebbe strappato un cerotto da un braccio, accorgendosi solo

dopo di aver chiuso perfino gli occhi. Per fortuna, si profilò solo una normale toilette,

rivestita di mattonelle grigie e con sanitari bianchi in discrete condizioni. Forse la vena

artistica di Maeve si era fermata prima di arrivare alla stanza da bagno, o forse era stata

ristrutturata da qualcuno sano di mente prima che la donna ci mettesse su le mani… in

ogni caso, almeno lì la vista poteva riposarsi. La luce filtrava da una finestrella opaca,

che dava sulla famosa e misteriosa pertinenza: un cortile c’era, ed era circondato da quei

muretti in pietra che sembravano il segno distintivo di Bathford e della zona. Era un bel

cortiletto, osservò la ragazza, nel quale avrebbe potuto organizzare, tempo permettendo,

qualche incontro. Parte del muretto era coperto d’edera, e su un lato si poteva vedere un

casottino prefabbricato, che doveva costituire il famoso “magazzino”. Lì, a detta di

Maeve Richards, avrebbe anche trovato qualche scatolone di libri, l’invenduto all’epoca

della chiusura.

Poteva utilizzarli a suo piacimento, giusto per vedere come stavano sugli scaffali…

Il tour della proprietà terminò proprio lì, quando Katy, sentendosi un po’ la

protagonista della fiaba di Barbablù, utilizzò le ultime chiavi che le erano state

consegnate per uscire all’aperto e ispezionare il magazzino, che in realtà era proprio una

casetta da giardino, forse nemmeno quattro metri quadrati, senza finestre, che prendeva

luce da un rialzo in plexiglas del tetto, una di quelle in cui si ripongono gli attrezzi. Una

presa d’aria le fece sperare di non trovare all’interno un corpo mummificato.

Sei scatoloni, nemmeno troppo grandi, costituivano il patrimonio cartaceo ereditato.

Li avrebbe aperti appena si fosse raccapezzata sul da farsi, perché nei corsi che aveva

seguito per diventare un’imprenditrice di successo nessuno aveva parlato di eccesso di

colori e lei si sentiva del tutto impreparata ad affrontare la questione. Che poi veri e propri

corsi non erano stati, visto che la decisione di acquistare il negozio e trasferirsi era stata

così fulminea da meravigliare lei per prima. Meglio definirli webinar, o lezioni on line

ad alta concentrazione di contenuti. Ora cominciava a pensare d’essere stata un pochino

precipitosa.

Iniziava a farsi largo, in lei, un vago scoramento, insieme alla certezza che da sola non

ce l’avrebbe fatta e quel magro gruzzolo che ancora si era salvato, tenuto da parte per

eventuali guai col prestito, poteva finire tutto in imbianchini e tinte, a meno che non

avesse deciso di buttarsi in qualche tutorial e imparare anche a ritinteggiare e restaurare.

Katy richiuse il magazzino, la sua fantasia non era più abbastanza motivata da vedere

di nuovo il cortiletto arredato da sedie e tavoli; il gazebo bianco dei suoi sogni svaporò

tristemente in una nuvoletta e rimase solo lo spettro di Elinor Dashwood, a ricordarle

Page 21: I fantasmi di Bathford - Il salotto di Miss Darcy · 2020. 10. 29. · i fantasmi di bathford racconto di antonia romagnoli la libreria “sognando mr.darcy bathford books” È lieta

che il suo impatto con Barton Cottage, la casetta diroccata in cui le era toccato trasferirsi

con mamma e sorelle una volta divenute indigenti, non era stato migliore.

La vita assomigliava troppo spesso alle parti drammatiche dei romanzi di zia Jane, il

che poteva far sperare che, con una condotta ineccepibile, prima o poi arrivasse anche la

ricompensa. Ma che cos’era una condotta ineccepibile era ancora tutto da capire.

«Ok, sarò Elinor» decise Katy. «E prenderò quello che viene di petto, senza lasciarmi

impaurire. Nervi saldi, a tutto c’è una soluzione e se non c’è, inutile stare a frignare.»

«Io questo non l’ho mai detto», borbottò Elinor che la marcava stretto, camminando a

passetti rapidi al suo fianco, ma Katy fece finta di non sentirla e rientrò nel cupo intestino

unicornico, decisa a far prendere luce e aria all’incubo, anzi, ai locali, e di valutare con

ordine l’urgenza dei lavori. Avrebbe dovuto spendere una fortuna.

«E comunque, a ventotto anni, hai ancora qualche speranza di trovare un anziano

corteggiatore, come il mio Brandon!» sussurrò un’immaginaria Marianne, che non

smetteva mai di ricordarle che alla sua età, in epoca Regency, una donna era

praticamente vecchia. «Un buon marito è la soluzione a un numero considerevole di

fallimenti in altri campi!»

Katy serrò le labbra rimpiangendo per l’ennesima volta di non appartenere a quel

mondo lontano, in cui ogni aspetto della sua vita sarebbe stato diverso.

Mentre apriva le due finestrelle che davano sulla strada, che già di per sé non forniva

molta luce, fu lieta di incrociare il cammino con un vecchio libro dimenticato su uno

scaffale. Vecchissimo poi non era, lei stessa ne aveva comprata una copia uguale solo un

paio di anni prima.

“Sognando Mr. Darcy” di Rosemary Allen.

Sulla cover, che aveva per sfondo un maniero dipinto ad acquerello, spiccava il volto

di una giovane donna per metà nascosto da una copia di Orgoglio e Pregiudizio.

Il libro era polveroso quanto il resto, ma era ovviamente intonso come ogni invenduto

che si rispetti. Chissà perché era rimasto lì tutto solo?

Katy lo prese fra le dita, soffiò via la polvere e aprì la prima pagina.

In amore non esiste una verità universalmente riconosciuta, ma l’ottenimento di una

ragionevole affinità di opinioni è già un risultato tutt’altro che disprezzabile.

Ritrovare quel libro, quelle parole che le avevano strappato un sorriso già alla prima

lettura, le infuse un poco di coraggio, quanto bastava almeno per sentirsi meno sola e

folle in quell’impresa avventata.

Addirittura comprare la libreria! Lei, che non era mai riuscita a decidersi del tutto

quando doveva acquistare un maglione, aveva imboccato un tunnel la cui uscita non era

affatto certa.

Page 22: I fantasmi di Bathford - Il salotto di Miss Darcy · 2020. 10. 29. · i fantasmi di bathford racconto di antonia romagnoli la libreria “sognando mr.darcy bathford books” È lieta

Buio quanto la libreria di Bathford.

Al di là dei vetri opachi delle finestrelle si snodava la strada, uno stretto nastro grigio,

così angusto da non permettere l’esistenza di un marciapiedi; sul lato opposto sorgeva un

muretto in pietra, senza soluzione di continuità, mattoni diseguali che si susseguivano

fino all’ingresso della più vicina casetta. Tutta la via, d’altronde, era un avvicendarsi di

piccoli cottage a due piani, più o meno antichi, simili l’uno all’altro, con le porticine di

legno affacciate su fazzoletti di terreno, talvolta brullo talvolta trasformato in

improvvisato giardino. Piccole finestre riquadrate, avvolte nell’ombra o decorate da

tendine, qualche vaso di fiori e niente di più.

La stessa libreria era incastonata in una casetta a due piani, ma ne occupava solo il

piano terra. Il primo piano doveva essere collegato a una delle case vicine.

Fuori non passava anima viva. D’altra parte, che cosa doveva fare qualcuno in giro alle

nove del mattino, in una strada che si perdeva nel nulla, fra muretti e finestrine? Katrine

stava scoprendo che “zona centrale” non significava necessariamente “ottima posizione

per il commercio”: fra il sogno di vivere in mezzo ai libri e il potercisi guadagnare il pane

c’era una piccola ma importante differenza.

Bisognava capire che tipo di clientela avrebbe avuto la libreria e la risposta l’avrebbe

data la gente di passaggio, ma se non si faceva vedere nessuno? Proprio quando Katrine

stava per abbandonarsi a spiacevoli considerazioni, davanti a lei si fermò un’anziana

signora che, con una borsa della spesa ancora vuota, era sbucata dal nulla.

Anziani che vanno a fare la spesa, ecco chi poteva passare di lì a quell’ora.

Katy, dal vano della finestra, le sorrise con un cenno di saluto giusto per essere educata,

ma la vecchietta parve prenderlo come un invito e sorrise annuendo, per poi avvicinarsi

decisa alla porta d’ingresso.

Un attimo dopo era sulla soglia, tutta intenta a guardarsi intorno.

Katy non era proprio in vena di chiacchiere, ma non poteva permettersi di essere

scortese, perciò esordì con un tentativo di professionalità.

«Buongiorno, come vede il negozio non è ancora aperto.»

La donnetta, un metro e sessanta di ossa con sopra pelle raggrinzita, emise una risata

così allegra e argentina che Katy ne fu contagiata e si ritrovò a sorridere a sua volta.

«Certo che è chiusa: da cinque anni. Lo so bene, abito qui sopra!»

La giovane osservò con più attenzione la nuova vicina, cercando di capire se avrebbe

potuto crearle problemi. A Manchester, nell’appartamento di fianco a quello di Charlie,

viveva un ex militare che aveva dato loro filo da torcere per ogni quisquilia, specie

quando era arrivata la cucciola, che a suo dire abbaiava troppo forte e troppo spesso.

Page 23: I fantasmi di Bathford - Il salotto di Miss Darcy · 2020. 10. 29. · i fantasmi di bathford racconto di antonia romagnoli la libreria “sognando mr.darcy bathford books” È lieta

La sconosciuta non aveva certo l’aspetto burbero del precedente vicino, ma chissà che

non nascondesse un caratteraccio da zitella inacidita. Come lei stessa, d’altra parte.

Katy si accorse con un attimo di ritardo che la signora le stava porgendo la mano.

«Jenny Basil, ma per tutti qui sono solo Jen. Sa, Bathford è una piccola comunità, si

troverà bene.»

«Katrine, scritto come il lago scozzese.» si presentò.

La vecchietta mostrò una stretta ferma, vigorosa e gentile insieme. Aveva dita lunghe e

nodose da pianista, anche se raggrinzite come se la pelle appartenesse a una persona di

almeno due taglie maggiore. Indossava un anello antico, su cui spiccava una grande

ametista circondata da piccole e luminose perle, di cui Katy riconobbe e apprezzò la

foggia vittoriana.

Studiò, ricambiata, il volto della donna, che dimostrava un’età indefinita dai sessanta

ai cento anni. Aveva un portamento eretto e altero, quasi da nobildonna, nonostante

l’impermeabile che indossava avesse un’aria piuttosto consunta; portava i capelli corti,

più bianchi che grigi, in un taglio corto e sbarazzino che le dava un aspetto da strega

pazzerella. Gli occhi erano, nonostante l’età, vispi e lucidi, d’un grigio azzurro che

pareva aver preso la tinta dal cielo sopra i tetti di quella giornata primaverile.

«Lei ha origini scozzesi?» chiese Jen e Katy si arrotolò tra le dita una ciocca di capelli

rossi, simili in tutto a quelli della fanciulla scozzese di un famoso cartone animato.

«Già, abbiamo avuto anche noi la nostra ribelle in famiglia… una bisnonna scappata di

casa, a quanto pare, da Edimburgo, per finire a Manchester in fabbrica e a crescere

nidiate di bambini dai capelli rossi.»

La vecchietta annuì soddisfatta. «C’è sempre una storia interessante dietro ai capelli

rossi. Per questo i pittori ne sono da sempre affascinati», replicò.

Katy ebbe un moto di impazienza, ma non sapeva come trarsi d’impaccio dalle

chiacchiere senza sembrare sgarbata.

Jen avanzò, con un paio di passetti decisi, nel negozio, sbirciando in giro. La borsa

della spesa sfiorò il bancone viola fluo. «E da Manchester è venuta qui per… questo?»

domandò meravigliata, muovendo la mano sottile a indicare il locale dai mille colori.

«Credo che la vera temeraria della famiglia sia lei!»

La giovane donna si rese conto con un certo stupore che in pochi minuti, aveva

spiattellato a quella sconosciuta una vera miriade di informazioni, sulla famiglia, sulla

sua provenienza… e dire che tutti la consideravano fin troppo riservata, Charlie per

primo le aveva sempre rinfacciato di essere eccessivamente scontrosa.

«Di certo deve essere una grande avventura», continuò Miss o Mrs. Basil, continuando

la sua ispezione. Prese a sua volta il libro che era rimasto abbandonato sul bancone e ne

Page 24: I fantasmi di Bathford - Il salotto di Miss Darcy · 2020. 10. 29. · i fantasmi di bathford racconto di antonia romagnoli la libreria “sognando mr.darcy bathford books” È lieta

esaminò ogni lato, distrattamente. «Ha l’aria di essere un nuovo inizio. Una fuga,

magari… Chi comprerebbe mai un negozio fallito in un paesino come questo?» Sollevò

gli occhi su Katy, che dovette serrare le labbra con uno scatto, scoprendo d’essere rimasta

a bocca aperta. Jen sorrise e socchiuse gli occhi come un gatto che punta la preda. «Una

giovane donna romantica, che sogna Bath. Una libreria a Bath: quale Janeite5 non cova

un sogno simile? Ma Bath è troppo cara, ed eccola qui a Bathford, a scoprire che prima

di realizzare il suo sogno dovrà fare molta strada. Ah, magnifico!» Poco ci mancava che

quella specie di indovina si mettesse a battere le mani dalla felicità.

E Katy decise che fosse il momento di tornare scontrosa. «Mi scusi, ma non vedo che

cosa ci sia di così entusiasmante nelle mie questioni private! E se non le dispiace, ora

avrei da fare!» sbottò acida, aggrottando le sopracciglia.

L’inossidabile vecchietta non si mosse d’un pollice. Posò le mani sul bancone, un po’

come se avesse davanti una balaustra e il panorama incantato d’una verdeggiante

campagna. Guardò su, verso un invisibile cielo al tramonto, oltre gli scaffali blu, il soffitto

rosso e le travi verde mela. «Come Elinor Dashwood, mia cara. Pensaci.» Sollevò le mani

come a voler mostrare una scena che solo lei vedeva. Il dramma era che adesso anche

Katy la vedeva, e molto bene. «Elinor che arriva a Barton Cottage, e sa che dovrà

ricominciare tutto daccapo, e nulla sarà come prima. Ma lei è una che sa ripartire, che sa

gestire. Ce la farai anche tu. Io potrei essere…»

«La signora Jenkins» dissero in contemporanea. E scoppiarono a ridere.

5 Il termine Janeite fu coniato dal critico George Saintsbury nella sua introduzione di un’edizione di Pride and Prejudice del

1894 (il termine esatto, usato da lui, era Janites). Rudyard Kipling in seguito scrisse il racconto The Janeites, che rese definitivo

l’uso del vocabolo come sinonimo di “appassionato lettore ed estimatori di Jane Austen”, perdendo in breve la connotazione

dispregiativa per essere utilizzato dalle lettrici con orgoglio (e senza pregiudizio!).