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dr Dorota Ferenc-Kopec
I diritti umani nel pensiero filosofico e giuridico
in considerazione particolare della Repubblica Polacca
I diritti umani rientrano nel campo della ricerca scientifica e sono argomento di
diverse discipline scientifiche come: diritto, teologia, filosofia, scienze politiche,
sociologia, antropologia, storia ed economia. La necessità di garantire questi diritti nel
sistema del diritto internazionale e di quello nazionale, fa si che la posizione
dominante dei giuristi nell’ambito dei diritti umani sia un elemento integrale per il
funzionamento di tali diritti, e per il loro ulteriore sviluppo. Il suddetto carattere
interdisciplinare dei diritti umani si trova anche nel campo della scienza giuridica.
Parlando dei diritti umani, vale la pena porsi una domanda sulla loro essenza.
Nella letteratura ci sono molte definizioni di "diritti umani". Si può premettere che si
tratta dei diritti individuali di cui godono gli individui e diritti che appartengono al
gruppo per la tutela dei valori morali e beni elementari, per la protezione contro gli
abusi da parte delle autorità statali. Tutto ciò rispecchia la verticale attività dei diritti
umani, cioè nel rapporto con l’unità e con lo Stato. Molto meno conosciuta è l'attività
orizzontale dei diritti umani, cioè nel rapporto l’unità – l’unità, oppure un altro
soggetto che non fa parte dell'apparato statale.
Come fonte dei diritti dell'uomo si capisce la dignità della persona umana e non
la volontà del legislatore. Si può pertanto concludere che tali diritti non derivano
direttamente dal sistema di diritto positivo (del civil law). La questione riguarda la
controversia in corso da tanto tempo nella teoria del diritto - soprattutto tra i sostenitori
di concetto del diritto naturale (giusnaturalismo) e del descrittivo positivismo giuridico
(giuspositivismo) – che riguarda la base normativa per i diritti umani. Secondo la
prima giustificazione, il giusnaturalismo, deriva da un superiore ordine morale e non
dalle norme provenienti dal legislatore. Per i sostenitori del descrittivo positivismo
giuridico, l’entità ha lo stesso diritto del cittadino e tali diritti hanno la loro fonte nella
volontà sovrana dello Stato.
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L'idea dei diritti umani è strettamente legata alla storia dell'umanità. Nei vari
periodi storici era diversa la comprensione di questi diritti, che riguardavano gli
individui o gruppi di persone privilegiate. Il loro sviluppo procedeva in modo non
regolare, trovando il sostegno nella dottrina delle precedenti generazioni di pensatori.
Nell’ambito di categorie così variabili, è difficile fare una chiara divisione dei diritti
per i periodi specificati nella storia. Sembrerebbe tuttavia giusta nella teoria, la
divisione in tre tappe. La prima tappa riguarda la concessione dei diritti all’unità
all'interno del gruppo e risale fino al XVIII secolo. La seconda tappa è lo sviluppo dei
diritti individuali (the rights of men), basata sui concetti dei filosofi della scuola
filosofica della natura (il giusnaturalismo). Nella terza tappa i diritti umani prendono il
carattere generale e universale (human rights).
Gli eventi dell‘inizio del XXI secolo hanno dato le basi per la creazione, da
parte di alcuni teorici, della quarta fase dello sviluppo dei diritti umani, che riguarda
principalmente le attività della comunità internazionale per proteggere questi diritti e
consiste tra l’altro in interventi umanitari.
La base di riflessione filosofica europea sui diritti umani è visibile nel pensiero
dei filosofi classici greci e di quelli romani. Le opere di Platone e del suo allievo
Aristotele, rappresentano il suo pensiero strutturato come un individuo e come una
parte della società. La loro idea ha principalmente influenzato San Tommaso
d'Aquino, il creatore di uno degli studi più completi sul concetto di legge naturale nella
storia umana. Aristotele usa nell’opera “Retorica” il concetto di diritto positivo e
diritto naturale relativo alla natura umana. Da questa natura risulta la chiara distinzione
tra le persone libere e gli schiavi. Tuttavia importante, però, nel pensiero di Aristotele,
è classificare tutto quanto sopra detto nella specie umana. Dalle proprietà della mente
umana possono derivare i diritti civili, come il diritto di proprietà e il diritto di
decidere sulle questioni pubbliche. L'uomo, come parte della società e come una
creatura razionale ricerca la felicità (cfr. Aristotele, “La Politica”). I diritti civili nella
polis greca erano relativi ai poteri conferiti ai liberi cittadini maschili.
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Le idee sulla libertà naturale dell'uguaglianza delle persone si possono trovare
nella filosofia degli Stoici. Nonostante alcune eccezioni, in seguito alla condanna della
schiavitù e la separazione dei diritti individuali dalla questione di cittadinanza, dal
punto di vista della concezione contemporanea dei diritti umani era importante
introdurre il concetto di dignità, che doveva dare un fondamento al diritto positivo.
Una posizione molto peggiore avevano gli schiavi nella Roma antica. Warro, introduce
il concetto di schiavo come un oggetto, uno strumento che parla (instrumentum
vocale). I diritti individuali derivano dalla legge positiva, o dalla legge derivata dal
popolo o dall'imperatore e variano a seconda dell’appartenenza a un gruppo sociale
diferenziato sulla base del censimento del patrimonio.
Sembrava leggermente diversa l'idea inziale sui diritti umani nei paesi del
Medio ed Estremo Oriente. La dipendenza degli uomini dal monarca ha portato allo
sviluppo dei fondamenti dei diritti sociali. Una manifestazione di ciò, è stata la cura
del monarca da parte delle unità più deboli. Nel diritto interno ci sono dei documenti
che contengono alcuni elementi dei diritti umani. Un esempio potrebbe essere il codice
babilonese di Hammurabi (1750 aC), il persiano Cyrrus Card (c. 520 aC) o indiano
editto del re Asioki (300 aC).
Il cambiamento nella comprensione del ruolo dell'individuo nella società porta
alla dottrina cristiana. L’approvazione dell'idea di uguaglianza assoluta, la creazione
dell'uomo a immagine e somiglianza di Dio, contribuiscono alla nascita degli elementi
di universalismo e di individualismo dei diritti individuali. I diritti che vengono da Dio
sono universali e si riferiscono, in particolare, alla moralità umana, senza interferire
con le disposizioni del diritto positivo. Come parte della dottrina cristiana nel XIII
secolo, San Tommaso d'Aquino crea le sue opere. I principali temi degli aspetti
filosofici del concetto di Tommaso d'Aquino sono la base per il riconoscimento della
dignità di essere persona est nome dignitatis; l'adozione di libertà di tutta la gente
(anche se la parità si può verificare con le capacità disuguali, quindi è possibile il
potere degli uni sugli altri), sottolineando la compatibilità delle disposizioni legali con
la legge di natura, e, nel caso di mancanza di tale conformità attuale, di forza perdita.
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Il simbolo della garanzia dal potere statale dei primi diritti umani e civili è
l'inglese Magna Carta (Magna Carta Libertatum) del 1215, carta dei diritti per tutti i
cittadini. Dal punto di vista dei diritti umani merita attenzione, tuttavia, l'art. 39 che
contiene un divieto di arresto, di carcere, di privazione della proprietà, di esilio, in
modo diverso che con la sentenza definitiva del tribunale. Sono state introdotte
garanzie nell’ambito dei diritti di proprietà, con il rifiuto di privare il debitore
dell’intero patrimonio. Questo documento dava al popolo il diritto alla resistenza
contro il monarca che violava le sue disposizioni ed è diventato un simbolo del
cambiamento nella relazione tra l'individuo e le autorità. L'idea di un diritto di
resistenza è stata sottolineata in Inghilterra da Giovanni di Salisbury nell' opera
Policraticus (1155-1159).
Nell’ambito dei diritti umani vale notare anche il pensiero politico polacco del
XV secolo, in particolare i risultati del lavoro di Stanislao di Skarbimierz (ca. 1360-
1431) e di Paulo Włodkowic (ca. 1370-1436). Tale pensiero è caratterizzato da una
comprensione assoluta di uguaglianza e pone attenzione al garantire tali diritti, come il
diritto di vivere in pace, il diritto al proprio paese e alla sua difesa, il diritto di
possesso, il diritto di credere nel proprio Dio. Questi pensatori sono stati considerati
come i creatori della scuola polacca di diritto dei popoli e le idee di Paolo Włodkowic
si riflettono nella concezione attuale dei diritti umani.
La svolta nello sviluppo dei diritti umani si è avuta nei periodi del Rinascimento
e della Riforma (Riforma protestante). Come base per il funzionamento dello Stato
sono stati considerati i provilegi dell’uomo. Niccolò Machiavelli fa attenzione al
garantire i diritti fondamentali all’unità dalle autorità. Martin Lutero è contrario
all’onnipotente ruolo della Chiesa formando la dottrina dell'idea di una comunità di
coscienza basata sull'uguaglianza e la libertà dei suoi membri. Il suo concetto, peró,
rende l'uomo interamente dipendente dalle autorità.
La seconda fase dello sviluppo dei diritti umani - l'evoluzione dei diritti
individuali – deriva dal concetto dei rappresentanti della scuola di natura, come Hugo
Grotius (1583-1645), Thomas Hobbes (1588-1679), Samuel Pufendorf (1632-1694) e
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John Locke (1632 -1704). Lo Stato di natura secondo Hobbes, è uno stato di "guerra di
tutti contro di tutti" (questa descrizione si può trovare nel lavoro del Leviatano).
Ognuno poteva fare tutto ciò che serviva per la sua protezione. La ragione ha dettato
l'assegnazione al sovrano, l’autorizzazione per il contratto, agire per conto del popolo.
Descrizione della natura e del contratto sociale è anche presente nelle opere di
John Locke. A differenza di Hobbes, egli credeva che lo stato di natura era
caratterizzato dalla coesistenza delle persone sulla base delle regole della natura e che
le persone sono nate in uno stato di parità e hanno gli stessi diritti. La punizione delle
persone che violavano i diritti apparteneva a tutti. Per proteggere i diritti degli
individui sono state istituite le società e i governi: il governo doveva far rispettare e
proteggere i diritti della natura. Locke, il pensatore e creatore del costituzionalismo
moderno, era a favore della separazione dei poteri e ha sottolineato i diritti congeniti
all’uomo, come il diritto alla vita, il diritto di proprietà e di libertà. L’infusso di Lock è
visibile, tra l'altro, nell’opera di Rousseau e Charles Louis Montesquieu. Le sue ipotesi
sul sistema politico del paese e la sua idea dei diritti umani, hanno avuto influenze sul
testo inglese del Codice dei Diritti (Bill of Rights) del 1689, della Carta dei Diritti
Virginia del 12 giugno 1776 e della Dichiarazione di indipendenza americana (il 4
luglio 1776) – nata quasi un mese dopo.
La Dichiarazione, della quale i principali autori erano i proprietari degli schiavi,
contiene disposizioni per la tutela degli inalienabili diritti naturali come uguaglianza,
diritto alla vita, diritto alla libertà, diritto di cercare la felicità, diritto alla resistenza. Il
complemento dei diritti umani individuali è approvato nel 1791, in forma di
emendamenti alla Costituzione americana, Carta dei Diritti (Bill of Rights). La carta
introduce, tra l'altro, le garanzie per la libertà religiosa, libertà di stampa, libertà di
esprimere l’opinione e di riunione, la protezione contro le ricerce ingustificate e i
sequestri dei beni, il diritto al giusto processo legale, ma non concede alle donne la
parità dei diritti così come per gli uomini e riconosce la schiavitù come legittima.
In Europa, l'ideologia illuminista dei diritti umani si riflette nei risultati della
Rivoluzione francese, cioè nella Dichiarazione dei diritti dell'uomo del 1789, anche se
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grazie a Olimpia de Goudes, l’introduzione della parità dei diritti per le donne in
Francia è durata poco, ma questi cambiamenti sono stati un trionfo del concetto dei
diritti naturali e i diritti umani aprivano così una nuova era. Nella terminologia appare
per la prima volta l'espressione "diritti umani" (the rights of men), che evidenzia il loro
carattere individuale. Questo termine è stato utilizzato e definito da un politico e
scrittore inglese, Thomas Paine (1737-1809). I diritti umani sono diventati una parte
dei sistemi giuridici degli Stati e il loro elenco veniva prolungato. Nell'era del
costituzionalismo hanno trovato base le garanzie costituzionali e legali. Sviluppate in
quel momento le libertà e diritti personali e politici, questi sono spesso indicati come i
diritti umani di prima generazione.
Il positivismo giuridico che si sviluppa nel XIX secolo e l'emergere del concetto
dello stato di diritto portano dei cambiamenti nella comprensione dei diritti umani. Il
diritto che entra in vigore e la norma giuridica approvata dallo Stato come prevede la
legge, con quest'ultimo che deve garantire le libertà di ogni uomo. Ci sono anche dei
nemici dei diritti individuali, che spesso negano il concetto del diritto naturale e che
rappresentano le idee di organicismo: idee di solidarietà, o di comunismo (Edmund
Burke, Jeremy Bentham, Karl Marx, Weber, Durkheim). Il luogo della filosofia e dei
diritti umani sostituisce la scienza della società.
La democratizzazione e il rivoluzionario movimento socialistico vanno verso la
protezione, da parte dello Stato, dei diritti economici e sociali particolarmente
importanti per la classe di operai (la classe operaia), come il diritto al lavoro, come la
riduzione dell'orario di lavoro, sicurezza sociale e sistema pensionistico.
L'Organizzazione Internazionale del Lavoro nel 1933, fondata come una parte della
struttura della Società delle Nazioni, ha adottato 40 Convenzioni relative, tra l'altro, a:
numero ammissibile di ore di lavoro, disoccupazione, maternità, condizioni di lavoro
delle donne e dei bambini. Si sviluppava così l’internazionale diritto umanitario. Di
conseguenza sono state create le prime leggi che vietavano il traffico di esseri umani e
sono apparse le prime organizzazioni non governative.
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La dinamica del processo di internazionalizzazione dei diritti umani segue le
esperienze della Seconda Guerra Mondiale. Nella Carta delle Nazioni Unite del 1945 e
nella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948, appare il termine "diritti
umani universali" (human rights). Questi diritti prendono il carattere globale e
diventano il dominio del diritto internazionale. I principali compiti della protezione
internazionale dei diritti umani è quello di creare dei meccanismi efficaci per la tutela
di questi diritti ed è quello di svolgere delle attività promozionali ed educative. Nei
documenti delle Nazioni Unite (L'Organizzazione delle Nazioni Unite), appaiono le
norme riguardanti sia i diritti individuali che quelli collettivi; finisce così l'era del
discredito dei diritti individuali. Visto che il positivismo giuridico e l’utilitarismo non
erano in grado di prevenire le conseguenze del nazismo, si è ritornati così al concetto
dei diritti umani che provenivano dalla legge naturale.
Il sistema universale delle Nazioni Unite deve essere una garanzia dei sistemi di
diritto interno. Le protezioni aggiunte devono formare i sistemi regionali - Consiglio
d'Europa, L'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, sistemi
extraeuropei e sistemi specializati, il diritto internazionale umanitario,
L'Organizzazione Internazionale del Lavoro. Nasce anche la definizione dei diritti
umani dell’ uomo della terza generazione (diritti di solidarietà), alla quale
appartengono: diritto alla pace, diritto all’ambiente pulito, diritto allo sviluppo, diritto
al patrimonio comune dell'umanità - il partimonio storico e delle risorse terrestri
naturali - il diritto a comunicare e il diritto agli aiuti umanitari. Nella dottrina attuale,
sempre piú spesso si può comprendere l’opinione generale sul trattamento dei diritti
umani e cioè un complesso sistema che funziona senza dividere le generazioni.
Nell'ordinamento giuridico polacco, il luogo primario per la tutela dei diritti
umani è la Costituzione. Vale la pena ricordare che questa protezione risale alla
Costituzione polacca del 3 maggio 1791, alla Costituzione del Ducato di Varsavia del
1807 e alla polacca Costituzione del Principato del 1815. Il catalogo dei diritti e dei
doveri dei cittadini si può trovare nella Costituzione polacca del 1921 (la Costituzione
marziale).
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Nel suo capitolo V, dopo l’elencazione degli obblighi: la fedeltà alla
Repubblica, rispetto della Costituzione e delle leggi, del servizio militare, degli
obblighi al rispetto dell’ordinamento della vita pubblica, dell' obbligo di rispettare le
autorità legali e dell’educazione giusta dei bambini, sono stati inoltre garantiti:
uguaglianza davanti alla legge, libertà personale, il diritto ad un tribunale, il diritto di
proprietà e di vendita di proprietà, inviolabilità del domicilio, libertà di residenza e di
dimora, libertà di reinsediamento e di emigrazione, la libertà di scelta del lavoro, il
diritto di protezione del lavoro da parte dello Stato, il diritto alle assicurazioni sociali,
maternità e cura dei bambini, la libertà di espressione, dei pensieri e delle opinioni,
libertà di stampa e di corrispondenza, diritto di riunione, il diritto di petizione, diritto
di perseverare la propria cittadinanza, i diritti delle minoranze, la libertà di ricerca
scientifica, il diritto all'istruzione gratuita e il diritto al risarcimento dei danni causati
ad un cittadino da parte dello Stato. Dall'elencazione si nota facilmente che in questo
catalogo prevalevano i diritti per gli individui.
La Costituzione socialista della Repubblica Popolare della Polonia del 1952
proteggeva i diritti del "popolo lavoratore di città e campagna". Soggetto protettore dei
diritti e delle libertà è diventato il cittadino e non più l'individuo. "Diritti e doveri
fondamentali dei cittadini" si sono trovati nel capitolo VIII (il legislatore peró non
aveva menzionato nel titolo il termine “libertà”). Il capitolo ha messo in rilievo i diritti
economici, sociali e culturali.
Inanzitutto, la Costituzione enumarava il diritto al lavoro e poi il diritto al
riposo, il diritto all'assistenza sanitaria e alle cure mediche gratuite, il diritto di
utilizzare l'ambiente naturale, il diritto all'istruzione, il diritto di godere della cultura,
della parità dei diritti per gli uomini e le donne. Lo Stato doveva proteggere il
matrimonio, la maternità e la famiglia.
La Costituzione garantiva gli stessi diritti a tutti i cittadini indipendentemente
dalla nazionalità, razza e religione. Nell’ambito dei diritti personali e politici c’erano:
la libertà di coscienza e di religione, la libertà di parola, di stampa, di riunione e
manifestazioni, marce e dimostrazioni, il diritto di associazione, il diritto di partecipare
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all'eseguimento del controllo sociale, il diritto di riferirsi a tutte le autorità statali con
denunce e lamentele, essere intoccabili e la libertà personale, il diritto di asilo dei
cittadini stranieri, che sono perseguitati per la difesa degli interessi dei lavoratori e il
diritto di utilizzare la tutela dello Stato da parte dei cittadini all'estero.
La Legge fondamentale non ha introdotto, comunque, le garanzie istituzionali
per la tutela di tali diritti, ciò significa che a quel tempo un cittadino non poteva
rivendicare i propri diritti contro lo Stato. Mancavano anche disposizioni in materia di
modalità per introdurre accordi internazionali ratificati. I trattati erano utilizzati
soprattutto in virtù della loro propria rilevanza (ex proprio vigore), in un modo non
concretizzato e non erano obblighatori per i tribunali. Nel 1985 è stata fondata in
Polonia, a norma di legge, la Corte costituzionale. Ma la Corte non ha avuto le
competenze per controllare la conformità delle leggi con accordi nternazionali
ratificati.
Il 29 dicembre 1989 venne indetto l'emendamento per la costituzione che ha
cambiato il nome dalla Repubblica Popolare di Polonia nella Repubblica di Polonia
costituendo lo stato democratico di diritto (articolo 1). L'emendamento ha introdotto
anche le garanzie per la libera attività economica e la tutela del diritto di proprietà e di
eredità. Ogni essere umano è diventato il soggetto dei diritti e delle libertà e le
regolamentazioni riguardanti la sua situazione nel paese, si possono ritrovare nella
costituzione succesiva che è in vigore fino ad oggi – la Costituzione polacca del 2
aprile 1997.
Questa costituzione si allontana dal positivismo giuridico socialista e adotta le
ipotesi risultanti dalla filosofia del giusnaturalismo. La fonte di libertà e dei diritti
umani riconosce nell'art. 30 la dignità dell'uomo che gli spetta dalla nascita e che
rimane inalienabile. Il rispetto e la protezione della dignità è il dovere delle autorità,
come l’assicurare la libertà e i diritti umani e civili garantiti nell'art. 5.
Un catalogo dettagliato dei diritti e delle libertà, contiene il Capitolo II,
intitolato "Libertà, diritti e doveri dell'uomo e del cittadino". Dopo le regole generali,
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sono state distinte le libertà e i diritti personali, libertà e i diritti politici e libertà e
diritti economici, sociali e quelli culturali.
In termini generali, dopo la dignità sono stati enumerati: la libertà,
l'uguaglianza davanti alla legge, parità di diritti tra donne e uomini.
Tra i diritti personali secondo la Costituzione ci sono anche: la tutela della vita,
il divieto di sottoporre l’uomo alla sperimentazione scientifica senza il suo consenso
volontario, l'integrità e la libertà personale, il divieto di riconoscere che il crimine è
atto che non era punibile ai sensi della legislazione in vigore al momento della sua
commissione (la regola nullum crimen sine lege), il diritto alla difesa, la presunzione
di innocenza, il diritto tribunale ad un giusto processo e aperto (pubblico) esame del
caso, il diritto alla protezione della vita privata, il diritto dei genitori ad educare i loro
figli secondo le proprie convinzioni, tenendo in considerazione il grado di maturità del
bambino e la libertà della sua coscienza, religione e fede, libertà di comunicazione,
inviolabilità del domicilio, il diritto di proteggere le informazioni relative alla propria
persona, la libertà di spostarsi sul territorio della Polonia e la scelta del domicilio e
della residenza, la libertà di coscienza e di religione, la libertà di esprimere le proprie
opinioni e di ottenere e diffondere le informazioni, il divieto di estradizione di un
cittadino polacco (ad eccezione del Mandato di arresto europeo), il diritto di asilo,
rivolto agli stranieri, e il diritto di dare lo status di rifugiato.
Nel gruppo delle libertà e dei diritti politici sono state scritte: la libertà di
riunione e associazione, il diritto dei sindacati ad organizzare scioperi dei lavoratori, il
diritto di acesso dei cittadini polacchi al servizio pubblico, il diritto di ottenere
informazioni sulle attività delle pubbliche autorità, il diritto di partecipare al
referendum e il diritto di eleggere il Presidente, i membri della Camera di Sejm (e la
Camera dei Deputati in Polonia), senatori e rappresentanti per gli enti locali e il diritto
di presentare petizioni, proposte e reclami.
La libertà e i diritti economici, sociali e culturali si collegano ad un obbligo,
cioè quello di rispettare dallo Stato i benefici per conto del cittadino. In questo gruppo
è stato espresso: il diritto alla proprietà, alla libertà di scelta e di professione, alla
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libertà di scelta del posto di lavoro, il diritto a condizioni di lavoro sane e sicure, il
diritto alla sicurezza sociale e sanitaria, diritto all'istruzione, alla protezione della
famiglia e i diritti dei bambini, la libertà di espressione artistica e ricerca scientifica ,
l'insegnamento e l'uso dei beni culturali, il diritto di proteggere l'ambiente naturale e di
tutela dei diritti dei consumatori e dei locatori.
La Costituzione elenca anche gli obblighi del cittadino o di ogni uomo e delle
formazioni organizzative. I doveri primari di un cittadino sono: la fedeltà verso la
Repubblica di Polonia, la cura per il bene comune e la difesa della Patria. Altri
obblighi sono universali (contribuire negli oneri e benefici pubblici e la cura
dell'ambiente).
Nella legge fondamentale del 1997, per la prima volta. e in modo molto chiaro,
sono state regolati i mezzi per proteggere le libertà e i diritti in caso di loro violazione.
Questi mezzi sono: il diritto al risarcimento dei danni risultanti da un atto illegittimo
da parte di un'autorità pubblica, il diritto al tribunale, il diritto di appello delle sentenze
nella prima istanza, il diritto di presentare una lamentela alla Corte costituzionale e il
diritto di rivolgersi all’Ombudsman per i Diritti dei Cittadini. È stato garantito il
rispetto della Polonia degli obblighi internazionali. Questa norma costituzionale
espressa nell'art. 9, obbligha tutte le autorità della Repubblica. Il suo sviluppo si puo
trovare nei seguenti articoli della Costituzione.
E così, ai sensi dell'art. 89 comma 1. la ratifica degli accordi sulla libertà, diritti
o doveri dei cittadini richiede la previa autorizzazione risultante dalla legge. In caso di
un conflitto in un accordo ratificato con le norme della legge polacca, la priorità è
assegnata al contratto internazionale (art. 91, comma 2). La Costituzione ha anche
introdotto le disposizioni per la pubblicazione dei trattati ratificati (articolo 88, comma
3). Questa è la condizione sine qua non – per entrare in vigore.
Dal 1991 la Polonia è uno stato membro del Consiglio d'Europa, e dal primo
maggio 1993 è subordinata alla giurisdizione della Corte. La Corte ha emesso la prima
sentenza contro la Polonia nel 1997 (causa Proszak contro Polonia - 2/1997/786/987).
Da allora, il numero dei casi contro la Polonia è in rapida crescita ed ora ammonta a
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parecchie migliaia di euro all'anno. La maggior parte riguarda la violazione dell'art. 6
della Convenzione per il diritto ad un giusto processo.
Dal 1993 al gennaio del 2009, nei confronti della Polonia, il Tribunale ha
pronunciato 634 sentenze e circa 30.034 decisioni sull’inammissibilità di corso o di
cancellazione di un ricorso dalla lista. La questione, sempre non risolta, aspetta ancora
un epilogo positivo.
Nel 2009, i risarcimenti assegnati ai polacchi dal Tribunale, hanno limitato il
budget di un milione e 3 mila euro. L’anno scorso questo importo era diminuito tre
volte.
La Polonia è al sesto posto per quanto riguarda il numero di ricorsi presentati al
Tribunale. Secondo i dati del 2010, la maggior parte dei ricorsi proviene da: Russia
(27,6%), Turchia (11,7%), Romania (8,8%) ed Ucraina (8,0%). Da questi quattro paesi
proviene oltre la metà di tutti i ricorsi presentati al Tribunale.
Da quanto appena citato, contro la Polonia sono stati presentati quasi 6 mila
ricorsi. Nel 2010, su 107 sentenze, solo nell’11% il Tribunale non ha confermato la
violazione della Convenzione. (Solo il 3% dei reclami il Tribunale ritiene accettabile, e
l’altro 97% respinge, nega).
Più della metà delle sentenze in questione ha riguardato la violazione
dell'articolo 6 della Convenzione (diritto al giusto processo). Altre violazioni
riguardano principalmente l'articolo 5 della Convenzione (diritto alla libertà ed alla
sicurezza) e l'articolo 8 della Convenzione (diritto al rispetto della vita privata e
familiare).
Il numero di ricorsi provenienti dalla Polonia aumenta anno dopo anno. Nel
1999 il Tribunale ha pronunciato verso la Polonia solo tre casi, mentre nel 2006 ce ne
sono stati giá 115. Perché? Secondo gli avvocati sono diverse le ragioni, una, in
particolare, più generale, appare essere la debolezza della giurisdizione polacca e il
trattamento del Tribunale come una sorta di terza istanza, come dimostra il numero di
denunce inviate alla cieca non accettate per occuparsene. C'è anche un gruppo fisso di
importanti questioni che hanno avuto una influenza sulla dottrina europea.
Senza dubbio, tra simili casi, si può citare quello di Alicja Tysiąc.
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Fatti
Il 20 marzo 2007, la Corte europea dei diritti dell'uomo, ha emesso una
decisione in cui ha ordinato alla Repubblica Polacca di pagare ad Alicja Tysiąc 25.000
euro di compensazione e 14 mila euro per le spese processuali. La Corte ha stabilito un
risarcimento per la violazione da parte della Polonia dell’articolo 8 della Convenzione
europea per i diritti dell'uomo (il diritto di rispettare la vita privata). I medici che
lavorano nella sanità pubblica hanno negato ad Alicja Tysiąc il diritto di efettuare
l'aborto legale per motivi di salute. Secondo tale decisione, alla donna non è stato
garantito il diritto di appellarsi contro le decisioni prese dai medici.
Nel 2000, Alicja Tysiąc aveva due figli, Krystian e Patrycja. Le due precedenti
gravidanze erano a rischio a causa delle sue complicazioni di salute, il che ha costretto
i medici ad effettuare il taglio cesareo per due volte, poichè ogni trattamento del
genere causa dei danni all'utero e aumenta il rischio di complicazioni nelle gravidanze
successive. Per questo motivo i medici le hanno sconsigliato la terza gravidanza.
L’altro problema per la sua salute era la miopia progressiva dal 1977, che portava ad
un peggioramento della vista. Nel 2000 Alicja aveva in ogni occhio meno 20 diottrie,
causato da retinopatia progressiva, che costituiva anche una controindicazione per
l'uso di pillole anticoncezionali ormonali.
Nel febbraio 2000, un medico ha sostenuto che Alicja Tysiąc era incinta.
Successivamente, tre occulisti hanno stabilito che un'altra gravidanza poteva mettere in
pericolo la salute della donna, causandole la perdita della vista. Alicja Tysiąc ha
chiesto loro di rilasciarle il documento, che consentiva l'aborto legale per motivi di
salute in un’unità della salute pubblica, ma gli occulisti hanno rifiutato. Dopo le visite
successive fatte dagli altri medici, uno di loro, (internista), ha rilasciato il relativo
certificato.
Secondo la legge polacca del 7 gennaio 1993 sulla pianificazione familiare,
sulla tutela del feto umano e sulle condizioni che permettono l’aborto, quest'ultimo si
può effettuare in modo legale, se la gravidanza costituisce un pericolo per la vita o per
la salute della donna incinta (fino al momento in cui il feto raggiunge la capacità di
vita autonoma al di fuori del corpo della donna incinta).
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Alicja Tysiąc ha chiesto aiuto alla Federazione per le donne e per la
pianificazione della famiglia, che le ha indicato l'ospedale dove vengono effettuati i
trattamenti dell'aborto legale. Con il certificato rilasciato dall’internista nel secondo
mese di gravidanza, si è recata in un reparto neonatologico dell'ospedale pubblico di
Varsavia, dove è stata esaminata da un ginecologo. Il medico le ha negato il diritto di
eseguire l’aborto legale, riconoscendo che i rischi per la salute di Alicja Tysiąc non
sono sufficienti per giustificare l'aborto. Sul certificato rilasciato dall’internista, Alicja
ha segnalato che non era d'accordo con lui, cosí ha impedito l’intervento chirurgico in
un'altra struttura di salute pubblica. La donna ha telefonato poi ad un medico che si
annunciava su stampa e gli ha chiesto di farle l’intervento chirurgico senza
l’autorizzazione, per il quale il medico ha chiesto 1500 zł (c. 400 euro).
Successivamente, a causa della necessità di un assistente per l'anestesista, per lo stato
di salute della signora Tysiąc, il ginecologo ha aumentato la somma fino a 5000 zł (c.
1300 euro), somma che Alicja, madre di due bambini, non possedeva. In un'intervista,
la donna ha dichiarato che l'aborto è stato motivato dalla paura per la sua propria vita e
dei suoi due figli.
Nel novembre 2000 è stato fatto ad Alicja Tysiąc, per la terza volta, il taglio
cesareo e così è nata sua figlia Julia. A causa di un aumento della pressione sanguigna
c'è stata un’emorragia nella macchia gialla. La donna è stata poi nuovamente
ricoverata, ma questa volta in oculistica, dove un medico le ha chiesto: “Chi le ha
consentito di continuare la gravidanza?”. Una commissione medica ha deciso che la
vista della madre dei tre figli era così gravemente peggiorata che richiedeva una
costante assistenza sociale. Le hanno così concesso il primo gruppo di disabilità e la
pensione (in Polonia sono due tipi di pensione, una per le persone anziane e la
seconda, inferiore, per le persone malate).
Nel marzo del 2007 Alicja cresceva da sola i suoi tre figli, mantenendosi con la
pensione di disabilità che ammontava a 540 zł (c. 140 euro). Il suo difetto della vista
era peggiorato, meno 26 diottrie. Poteva solo vedere degli oggetti che si trovano a 1 m
e mezzo di distanza da Lei e lo stato dei suoi occhi poteva ancora cambiare in peggio.
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Alicja Tysiąc ha presentato la denuncia alla procura, in cui aveva accusato il
ginecologo dell'ospedale di Varsavia di limitarle il diritto di eseguire un aborto legale
in conformitá alla legge del 1993. Secondo gli esperti, la gravidanza e il parto non
hanno influenzato il peggioramento della vista di Alicja Tysiąc. La procura ha chiuso
così il caso.
Il 15 gennaio 2003 Alicja Tysiąc ha presentato la denuncia contro la Repubblica
Polacca alla Corte europea dei diritti dell'uomo. Nella sua richiesta ha accusato che i
funzionari polacchi hanno violato le seguenti disposizioni della Convenzione:
L’articolo 3: Nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene o trattamenti inumani o
degradanti.
L’articolo 8: 1. Ogni persona ha diritto al rispetto della sua vita privata e
familiare, del suo domicilio e della sua corrispondenza.
L’articolo 13: Ogni persona i cui diritti e le cui libertà riconosciuti nella
presente Convenzione siano stati violati, ha diritto ad un ricorso effettivo davanti ad
un'istanza nazionale, anche quando la violazione sia stata commessa da persone che
agiscono nell'esercizio delle loro funzioni ufficiali.
L’articolo 14: Il godimento dei diritti e delle libertà riconosciuti nella presente
Convenzione deve essere assicurato senza nessuna discriminazione, in particolare
quelle fondate sul sesso, la razza, il colore, la lingua, la religione, le opinioni politiche
o di altro genere, l'origine nazionale o sociale, l'appartenenza a una minoranza
nazionale, la ricchezza, la nascita o ogni altra condizione.
Alicja Tysiąc nel suo tentativo di riparazione dell’ingustizia nel 2005 è stata
sostenuta dalla Federazione per le donne e della Famiglia, e della Fondazione di
Helsinki per i Diritti Umani, che hanno presentato la richiesta per il permesso di
partecipare nel caso di Alicja Tysiąc contro la Polonia e hanno presentato il parere di
un amico della corte (….).
Il 7 febbraio 2007 ha avuto luogo la riunione della IV Sezione della Corte di
Strasburgo, durante la quale i giudici hanno ascoltato gli argomenti di entrambe le
parti della causa. Dal Ministero degli Esteri sono intervenuti gli esperti medici che si
sono contrapposti agli argomenti sui rischi per la salute della signora Tysiąc. Per lo
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stesso scopo sono venuti i rappresentanti dell'Associazione delle Famiglie Cattoliche e
quella delle donne polacche.
Sentenza della Corte
Con l’esito di sei voti contro uno, è stata presa in considerazione la violazione
dell'articolo 8 della Convenzione, è stata respinta all'unanimità la richiesta di conferma
della violazione dell’articolo 3, delle violazioni degli articoli 13 e 14 che hanno
ritenuto infondate, a causa della constatazione della violazione dell'articolo 8.
La Corte non ha considerato se la Convenzione dava alla signora Tysiąc il
diritto di effettuare l'aborto legale. L'oggetto della sua analisi è stato quello di vedere
come lo Stato Polacco ha rispettato il diritto per rispettare la vita privata. I giudici non
hanno valutato se la decisione dei medici - che hanno rifiutato alla donna il diritto
all'aborto legale - era giusta. Nella sentenza hanno sottolineato che le richieste di
aborto di Alicja Tysiąc non sono state solo il risultato dei suoi sentimenti irrazionali,
ma sono state un punto di riferimento nella storia della medicina.
La Corte ha ritenuto che lo Stato Polacco non ha stabilito delle procedure chiare
che avrebbero consentito ad un medico di accertarsi della necessità di un aborto legale.
Il rischio di reclusione per l’aborto illegale, secondo i giudici, provoca la paura nei
medici di effettuare gli interventi legali. La legislatura ha legalizzato l'aborto in
determinate situazioni, ma non ha fornito le procedure efficaci per prendere la
decisione su questo intervento in modo abbastanza veloce. Di conseguenza, un
paziente, non ha la possibilità di ricorrere contro la decisione dei medici.
I giudici hanno deciso che queste lacune hanno esposto Alicja Tysiąc a stress
inutile. Lo Stato Polacco non è riuscito a garantire il buon funzionamento delle relative
procedure mediche, cioé ha violato il diritto della donna di rispettare la sua vita
privata.
A favore del verdetto erano sei giudici, solo un giudice ha posto una
giustificazione diversa (in accordo con il verdetto, ma per ragioni diverse).
Il parere contrario alla sentenza è stato invece presentato dal giudice Borrelli
Francisco Javier (Spagna), che ha dichiarato:
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"Tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali in dignità e diritti. Oggi il Tribunale ha
deciso che l’essere umano è nato a causa di una violazione della Convenzione europea
dei diritti dell'uomo. Secondo questo ragionamento adesso, in Polonia, c’è un bambino
che attualmente ha sei anni e il suo diritto alla nascita è in contraddizione con la
Convenzione. “Non ho mai pensato che la Convenzione potesse arrivare fino a quel
punto e penso che sia terribile".
Ad Alicja Tysiąc è stato concesso un risarcimento pari a 25000 euro per il
danno morale causato dalla violazione della Convenzione. Invece, a causa delle
opinioni di esperti che credono che la gravidanza e il parto non abbiano influenzato il
peggioramento della vista di Alicji Tysiąc, la Corte non ha preso in considerazione la
richiesta di risarcimento per il peggioramento della salute.
Significativo è stato anche un caso di Witold Litwa contro la Polonia, risolto
dalla Grande Camera nel 2000.
Fatti
Witold Litwa, è nato nel 1946, è disabile (ha un occhio cieco e la sua vista con
l'altro occhio è gravemente indebolita). Il 5.05.1994, in un pomeriggio, lui, con il cane,
che usa come cane guida, è entrato nell’Ufficcio Postale a Cracovia allo scopo di
verificare le sue caselle postali. Le caselle erano aperte e vuote. W. Litwa ha
presentato la denuncia all’impiegato dell’ufficio, che in seguito ha chiamato la polizia,
sostenendo che il denunciante fosse ubriaco e si comportasse in modo aggressivo. I
Poliziotti erano convinti che il denunciante fosse ubriaco e lo hanno portato al ricovero
per gli ubriachi. Il medico, senza effettuare nemmeno un esame, disse che lui fosse
sotto moderata l'influenza di alcool, e decise che questa condizione giustificava la sua
sistemazione al ricovero per sei ore.
Nella carta di soggiorno è stato scritto: "ha fatto delle scenate presso l'ufficio
postale nel quartiere Urocza." Dopo sei ore e mezza, Litwa poteva lasciare il ricovero
per gli ubriachi dopo aver pagato le spese di trasporto e di soggiorno. Ha chiesto poi al
Tesoro dello Stato un risarcimento per l’attaco illegale degli agenti, l’arresto, la
sistemazione al ricovero e il furto degli oggetti personali. La sentenza finale, che ha
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respinto la domanda in questione, è stata annunciata dalla Corte d'appello il 25 02.
1995 di Cracovia.
Nella sua denuncia alla Commissione europea dei diritti dell'uomo, Litwa ha
accusato, tra l'altro, la sistemazione al ricovero per gli ubriachi di Cracovia (articolo 5,
comma 1 della Convenzione).
L’analizi del caso e la sentenza
W. Litwa ha sostenuto che privarlo della libertà non rientrava in nessuna delle
categorie che autorizzavano la privazione della libertà di cui all'articolo. 5 della
Convenzione. Le autorità polacche si sono riferite al comma 1 lettera e, che permette
la privazione della libertà legittima, tra l'altro, degli alcolisti.
La Corte ha ricordato che l'art. 5 comma 1 contiene un elenco completo dei casi
ammissibili per intraprendere la privazione della libertà. La privazione della libertà
può essere consentita a causa di una o più categorie. Le parti concordavano che non si
trattava delle situazioni descritte nel comma 1 lettera a fino alla lettera d nonché f. La
Corte ha accettato quanto detto. Doveva dunque assicurarsi se si trattava dell’articolo 5
comma 1 lettera e.
In questa valutazione è stata più importante la comprensione della parola
"alcolista". La parola "alcolizzato", nell'uso comune, significa che una persona è
dipendente dall’alcol. Nell’articolo 5 comma 1 questa parola si trova tra altre categorie
di persone, cioé il malato mentale, il drogato, il vagabondo. La relazione tra queste
persone consiste nel fatto che possono essere private della libertà per il trattamento
medico o per motivi di politica sociale, o entrambe le cose. Ci sono quindi dei validi
motivi per ritenere che la ragione principale non è solo la situazione nella quale la
sicurezza pubblica potrà essere in pericolo, ma anche l'interesse personale di queste
persone.
Questa ragione definisce il modo di intendere la parola "alcolizzato" in
riferimento all'oggetto e allo scopo dell’articolo 5 comma 1 lettera e. Questo articolo
non può essere interpretato come l’autorizzazione solo per la privazione della libertà
di una persona nelle condizioni cliniche dell’alcolismo. La Corte ha ritenuto che ai
sensi del presente articolo le persone, che per le ragioni mediche non sono considerate
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come alcolisti, ma che con il loro comportamento sotto l'influenza dell' alcol,
provocassero il pericolo per l'ordine pubblico e per loro stessi, possono essere private
della loro libertà a favore della protezione della società o per i loro interessi, come la
salute e la sicurezza personale. Questo non significa che la disposizione consenta la
privazione della libertà esclusivamente per il consumo di alcol, e ne che vieti l'uso di
questo mezzo in tali circostanze. L'abuso di alcol, senza dubbio, mette in pericolo la
società e l’ubriaco può essere pericoloso per sé stesso e per gli altri,
indipendentemente dal fatto se è dipendente o meno dall'alcol. Così la privazione della
libertá del signore Litwa era sancita dall’art. 5 comma 1 lettera e della Convenzione.
Litwa ha sostenuto che non ci fossero dei motivi per il suo fermo, poichè non
era ubriaco e si era comportato tranquillamente. Nel ricovero per gli ubriachi è stato in
genere fortemente esaminato dal medico. La privazione della libertà a suo parere è
parsa illegittima e arbitraria.
Secondo le autorità, il suo arresto è avvenuto perché, essendo ubriaco, aveva
disturbato l’ordine in un luogo pubblico. Questo motivo ha qiustificato la sua
sistemazione al ricovero per gli ubriachi. La Corte ha confermato inoltre che, ai sensi
dell'art. 5 della Convenzione, la privazione della libertà deve essere conforme al
diritto, il che significa che deve essere fatta "secondo le modalità previste dalla legge".
La Convenzione si riferisce qui essenzialmente al diritto nazionale e richiede che il
fermo sia effettuato in conformità con le precise disposizioni legali. Tutto ciò che
significa privazione della libertà, deve essere conforme alle finalità dell'art. 5, ovvero
la tutela degli individui contro l'arbitrarietà.
In questo caso la Corte ha accennato che il fermo da parte della polizia e il
trasporto fino al ricovero per gli ubriachi è stato fatto nelle modalità previste dalla
legge ed era conforme al diritto polacco. Alla Corte non spetta il giudizio se le
decisioni delle autorità nazionali siano in conformitá alla legge polacca, ma se la
privazione della libertà di un alcolista non viola la Convenzione. La Corte ha
fortemente dubitato se il comportamento di Litwa fosse pericoloso per il pubblico o
per lui stesso. Forti dubbi sono emersi per lo stato reale della privazione della libertà e
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per il motivo che il denunciante è quasi cieco. Se la privazione della libertà deve
rispettare la legge, non può essere arbitraria.
Questa isolazione è giustificata solo quando altri mezzi meno esigenti sono stati
considerati, ma sono stati ritenuti insufficienti. Ciò significa che non è sufficiente che
la privazione della libertà venga utilizzata in conformità alla legislazione nazionale,
ma deve anche essere necessaria nelle circostanze concrete. Le disposizioni polacche
indicavano parecchi mezzi possibili da utilizzare nei confronti di una persona ubriaca,
tra i quali la sistemazione al ricovero per gli ubriachi, considerata la più drastica. I
provvedimenti meno drastici non sono presi invece in considerazione.
La Corte ha deciso che la privazione della libertà non può essere considerata
conforme alla legge, ai sensi dell'art. 5 comma 1 lettera e della Convenzione. La stessa
ha deciso inoltre la violazione di tale disposizione (con sei voti contro uno).
La Polonia è stata obbligata a pagare al denunciante ottomila zł a titolo di
risarcimento per la sofferenza morale e 15000 zł (c. 4000 euro) come rimborso dei
costi delle spese processuali (diminuite dell’assistenza legale del Consiglio d’Europa).
Conclusione
La Corte di Strasburgo ha avuto l'occasione per la prima volta nella sua storia di
occuparsi della questione del funzionamento del ricovero per gli ubriachi. Un compito
fondamentale era quello di definire cosa si intende con il termine "alcolizzato". La
Corte, in questo caso, ha applicato un'interpretazione estensiva (interpretatio
extensiva), che ha però suscitato sono molte critiche.
Ne risulta che le regole della legge polacca sull’educazione alla sobrietà e ala
lotta contro l’ alcolismo che riguarda i ricoveri per gli ubriachi, non sono contro la
Convenzione. La sistemazione di una persona al ricovero per gli ubriachi non può
essere arbitraria. Deve essere sempre legittima e necessaria in ogni caso. Non si può
trattare questo mezzo come se fosse una pena. Tale sanzione è giustificata solo quando
altre misure meno severe (ad esempio riportare a casa l'alcolizzato) sono state giá
considerate. La sistemazione al ricovero per gli ubriachi è il mezzo più drastico. C’e
bisogno di particolare prudenza nella situazione in cui il grado di ubriachezza non è
significativo.
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Oltre a questo è anche importante la documentazione corretta dalla quale
dovrebbe risultare, in modo chiaro, la reale base giuridica della sistemazione di una
persona nel ricovero per gli ubriachi, comprese le ragioni di non usare dei mezzi meno
restrittivi. Si dovrebbe ricordare che, in caso di una denuncia fatta da una persona ai
tribunali nazionali ed eventualmente alla Corte di Strasburgo, la documentazione può
avere significato essenziale.
L’analisi delle sentenze selezionate dimostra che il Tribunale non tratta i paesi
dell'Europa centrale e quelli dell’Est, inclusa la Polonia, in nessun modo particolare.
Se le sentenze vengono pronunciate contro di loro, allora confermano anche le
sentenze del Tribunale nei confronti degli altri paesi.
I diritti umani formano, attualmente, sia la realtà nazionale che internazionale.
La loro listruttoria attraverso i tribunali per la loro violazione è ormai un problema
globale. La coerenza del diritto interno con il diritto internazionale, richiede
l'accettazione da parte di quest'ultimo delle ipotesi filosofiche e degli atteggiamenti
assiologici che, in un mondo multiculturale, affronta molte difficoltà. Sembra che
superare le barriere e l'attuazione delle norme sui diritti umani debba emergere dal
dentro di una cultura, in questo modo il processo di assimilazione procede
naturalmente con il rispetto del pluralismo culturale.