I Diari di Ulisse e Calipso

11
Prof.ssa Cristina Galizia www.arringo.wordpress.com

Transcript of I Diari di Ulisse e Calipso

Page 1: I Diari di Ulisse e Calipso

Prof.ssa Cristina Galiziawww.arringo.wordpress.com

Page 2: I Diari di Ulisse e Calipso

DAL DIARIO DI CALYPSO

Giorno infinito dell’era immortale

Questa mattina nella mia isola e' accaduta una cosa che non mi sarei mai aspettata. Su quest'isola dopo un lungo viaggio, è sbarcato un uomo malridotto con vestiti strappati, eppure si vedeva che dietro a questi vestiti c'era un grande fascino: aveva dei capelli ricci e morbidi, che erano increspati e induriti dalla lunga permanenza nel mare. Sotto quel folto ciuffo di capelli faceva capolino un bel naso greco, che sovrastava una bella bocca regolare e carnosa: sembrava attirare baci. Aveva due belle spalle possenti, vigorose e larghe, simili a chi ha combattuto a lungo a una guerra. Il suo corpo era liscio e senza un filo di grasso, ma ben teso e forte come i muscoli che vibrano sotto pelle. Ai suoi piedi c'erano resti di sandali, ormai

slacciati dai marosi: deve aver combattuto tanto per arrivare salvo su questa spiaggia. Chissà perché gli dei ce l'hanno tanto con lui? Perché lo hanno fatto sbarcare proprio nella mia isola? L'isola di Ogigia è un paradiso capace di far sognare chiunque lo veda; è un' ampia distesa ricca di alberi come il cipresso, i pini, le viole, il salice piangente e i pioppi. Più avanti, dopo la grande distesa di alberi, si fa bagnare dalle onde marine una spiaggia, morbida e fine. Ai lati del mare, ormeggia una scogliera, abbracciata da numerose e piccole alghe color verde smeraldo. Dall'isola di Ogigia, nel cielo azzurro e limpido si nota un sole di color giallo acceso e vivace come quello del limone. Sull'isola la vita è noiosa: sarà pure bello vivere in questo angolo di mondo, ciononostante i giorni sono sempre tutti uguali e non cambiano, ma l' arrivo di questa nuova persona mi ha reso felice, perchè così so con chi passare il tempo insieme.

Altro giorno dell’era immortale

Oggi mi sento particolarmente giù di morale e penso che si chiami tristezza: non mi va di far niente, non voglio alzarmi, non mi va di tessere, non mi va neanche di sorseggiare l' ambrosia. Sugli scogli, lontani dalla grotta c'è Ulisse con un viso malinconico e stracolmo di

Page 3: I Diari di Ulisse e Calipso

lacrime che formano un fiume che cade lentamente a mare. Dopo sette anni, è sempre la stessa storia: lui ogni sera si reca agli scogli per guardare l' orizzonte e pensare a Penelope. Io ho provato mille volte a fargliela dimenticare ma non ci sono mai riuscita. Ieri, è arrivato Ermes, il messaggero degli Dei, inviato da Zeus: quando è entrato in casa, io l' ho accolto e gli ho offerto un bicchiere d' ambrosia e di miele. Dopo aver finito di mangiare e di bere io gliho chiesto cosa fosse venuto a fare nella mia isola e nella mia grotta, Ermes mi ha detto che era stato mandato da Zeus e che non voleva venire, dato che il viaggio era lungo, ma aveva dovuto obbedire. Dovevo lasciare Ulisse. Quando lui se ne andò, aspettai un po' di tempo e appena vidi che si era allontanato abbastanza, sono corsa subito da Ulisse. Arrivata da lui,con il fiatone come se avessi corso per ore senza fermarmi mai, quasi non mi uscivano le parole. L’ho implorato di rimanere con me, perché ognuno di noi due aveva bisogno dell’altro; gli ho anche promesso l' immortalità e una vita senza sofferenza né vecchiaia.E invece lui neanche ci ha pensato su: nulla hanno potuto le mie parole. Vuole rivedere Penelope e conoscere suo figlio. Non ho insistito…così gli ho detto di costruirsi una zattera, per raggiungere l’isola dei Feaci. Presto partirà: non sarà più mio, anzi, non lo è mai stato. Continuato a dirglielo, a implorarlo di pensarci: con me sarebbe eternamente felice. Ma lui non vuole saperne di cambiare idea, anzi mi ripete che la vita vera è quella fatta anche di dolore e vecchiaia con le persone amate. Domani partirà, ma forse, vedendomi disperata, tornerà indietro.

LIDIA FACCHINI, GAIA LUBERTI E VALERIA MASTRANTONIO

Page 4: I Diari di Ulisse e Calipso

DAL DIARIO DI ULISSE

Primo giorno nell’isola misteriosa

Sono appena approdato su quest’isola sperduta. Dopo aver a lungo naufragato nel mare tempestoso dopo la guerra di Troia, finalmente posso riposare il mio corpo stanco sulla sabbia. Ah, se solo non avessi accecato Polifemo! Ah se solo non avessi sfidato gli dei con il cavallo di Troia! Ah se solo fossi tornato insieme ai miei compagni! Oggi starei ad abbracciare mia moglie e mio figlio Telemaco. Ho appena iniziato a esplorare l’isola e ho visto che è molto bella. La sabbia è fine e dorata al pari del calice degli dei ed è così leggera che a prenderla con le mani scivola facilmente tra le dita. Più dietro una foresta di alberi bellissimi: pioppi,salici piangenti, cipressi alti e slanciati a mo’ di tante frecce pronte a scoccare verso l’alto. Di tanto in tanto, dalla foresta proveniva una brezza di resina e ambrosia. In fine un cielo azzurro e terzo che mi ricordava quello di Itaca. Credevo che l’isola fosse disabitata quando, all’improvviso,una donna subito mi accolse; Aveva capelli d’oro ondulati come le onde del mare. Il suo volto aveva lineamenti dolci e lievi. Al centro di quel meraviglioso viso c’erano due bellissimi occhi azzurri come il limpido mare attorno a quell’isola paradisiaca. Mi ha accolto pronunciando il suo nome: Calipso, chissà perché si chiama così, so che significa colei che nasconde! Cosa mi nasconderà? Una donna così bella e luminosa non sembra che possa nascondere qualcosa. Mi ha invitato nella sua fantastica casa a bere vino rosso e a mangiare buonissima e succosa frutta.

Un Altro giorno nell’isola di Ogigia

Oggi, come ogni giorno da 7 anni, ho passato tutto il giorno appollaiato su uno scoglio con lo sguardo perso nell’orizzonte nella vana speranza di vedere un giorno una nave amica che mi venga a portar via da questa prigione dorata. Anche se sto bene con Calipso ho nostalgia della mia cara Itaca , di mia moglie Penelope e di mio figlio Telemaco che non ho mai conosciuto. Chissà se sarà coraggioso; o se mi assomiglia; chissà se la mia adorata si è

risposata o se mi è rimasta fedele. Spero che il prima possibile possa tornare ad abbracciare lei e il mio figliolo. Sono ormai 17 anni che manco da Itaca. Quanto mi manca! Quanto vorrei essere lì! Quanto vorrei rivedere la mia cara terra!

Giorno prima della partenza

Page 5: I Diari di Ulisse e Calipso

Ermes è appena arrivato, sbuffando per quel lungo viaggio. Calipso lo ha subito accolto sperando fosse una buona notizia. Dopo aver mangiato e bevuto il messaggero dette la notizia a Calipso: doveva lasciarmi partire e aiutarmi a costruire una zattera. Sentendo quelle parole mi sono subito messo a lavoro e in soli 5 giorni ho costruito una zattera adatta a navigare fino all’isola dei Feaci. Mentre stavo partendo Calipso cercò in tutti i modi di farmi restare, ma io sentivo troppa nostalgia di mia moglie Penelope perciò sono partito senza esitare.

GIUSEPPE RONCI, GABRIELE RONCI, ALESSANDRO MASTROGIACOMO, CRISTIAN TRINCHIERI

Page 6: I Diari di Ulisse e Calipso

DAL DIARIO DI CALYPSO

GIORNO INFINITO DELL’ERA IMMORTALE

Questa mattina nella mia isola è accaduta una cosa che non mi sarei mai aspettata. Sbarcò, su quest’isola dopo un lungo viaggio, un uomo malridotto con vestiti strappati, eppure si vedeva che dietro questi vestiti c’era una persona affascinante. Aveva i capelli ricci e morbidi, ed erano increspati e induriti dalla lunga permanenza nel mare. Sotto quel folto ciuffo di capelli faceva capolino un bel naso greco che sovrastava una bella bocca regolare e carnosa che sembrava attirare baci. Aveva due belle spalle possenti, larghe e vigorose simile a chi ha combattuto a lungo una guerra. Il suo corpo era liscio e senza un filo di grasso, ma ben teso e forte a mo’ di muscoli che vibrano sotto pelle. Ai suoi piedi c’erano resti di sandali ormai slacciati dai morosi: deve aver combattuto tanto per arrivare salvo su questa spiaggia.

Chissà perché gli dei ce l’hanno tanto con lui? Perché gli dei lo hanno fatto sbarcare proprio nella mia isola?

Ero frastornata dalla sua immagine. Sembrava un sogno aver incontrato un uomo degno della mia bellezza, forse anche di più. Aspettavo con ansia il suo risveglio, ma niente, allora me ne andai. Me ne tornai nella mia grotta a riflettere su quello che mi era accaduto. Percorrendo la strada del ritorno calpestai per sbaglio una pozzanghera, abbassai lo sguardo e vidi che era limpida. All’improvviso intravidi la mia immagine riflessa sull’acqua. Notai che i miei capelli erano lunghi e mossi come le calme onde del mare e che parevano avessero rubato al sole il loro colore. I miei occhi erano azzurri come i limpidi cieli oltre l’Olimpo, profondi più dell’Ade ed espressivi e dolci simili all’ambrosia. Una bocca rossa come il mantello di Marte. Il mio naso aveva dei tratti raffinati e sottili ed era leggermente all’insù. I lineamenti del mio viso erano fini e tendenti alla forma ovale. Appena ebbi finito di osservare i miei pregi tornai da quell’affascinante uomo sapendo che si fosse svegliato. Per mia grande felicità, scorsi un leggero movimento di quel corpo disteso a terra. Rimasi ad osservarlo per qualche istante, fino a quando, con uno scatto improvviso, aprì gli occhi: erano bellissimi, verdi come i morbidi prati di Gea e brillavano come due grandi diamanti. Si alzò lentamente in piedi: era confuso, non sapeva dove si trovava, cominciò a riempirmi di domande proseguendo per molto tempo. Alla fine si fermò, mi chiese di dargli una risposta e io gli dissi che non c’era un motivo per cui si trovava qui, poiché, non ne conoscevo la causa. Allora si calmò e io lo condussi nella mia grotta, gli domandai il suo

Page 7: I Diari di Ulisse e Calipso

nome e cercai di fargli recuperare la memoria. Lui rispose che si chiamava Ulisse, re di Itaca e che era felicemente sposato con Penelope.

Quando ebbe le idee chiare mi disse che la grotta aveva un aspetto paradisiaco. Io gli risposi che era vero e gliela iniziai a descrivere: a circondarla c’era una vite intrecciata come la famiglia degli dei, sulla quale albergavano meravigliose farfalle. La roccia era levigata e brillava più del pomo della discordia. Qua e là facevano capolino delle bifore dorate dalla quale sorgevano meravigliose rose. Io lo ringraziai e gli dichiarai tutti i sentimenti che provavo per lui, ed egli rimase a bocca aperta

Dal quel giorno rimanemmo insieme per ben sette anni finche non arrivò il momento che lui se ne dovette andare. Questo era il volere del suo amato padre. Allora lo aiutai a costruire una zattera con la quale lui avrebbe affrontato il viaggio. Lo seguii con lo sguardo fino all’orizzonte aspettando con ansia un suo saluto oppure un semplice cenno, ma niente.

E così vidi il mio grande amore partire per non tornare mai più.

GIORGIA ROMANO, VALENTINA CONI

Page 8: I Diari di Ulisse e Calipso

DAL DIARIO DI ULISSE

PRIMO GIORNO

Dopo l’immensa e burrascosa tempesta voluta dagli dei per aver distrutto Troia, dopo tanti anni di assedio e guerre con le mie mani, ora non mi riconosco più: sono stanco, spossato e le mie mani sono secche, piene di sole e raggrinzite. L’approdo non è stato uno dei più facili, poiché non c’erano appigli a cui aggrapparsi facilmente ed ora sono qui, su quest’isola sperduta senza alcun segno di vita, che ha solamente immense e bellissime spiagge color oro, con delle palme smisurate ed imponenti. Tutto questo è avvolto da un aroma di salsedine e ambrosia che inebria la mente e quasi mi fa dimenticare ogni cosa. Su quest’isola vaga uno strano

silenzio, tenebroso, come se non accadesse nulla da tanto tempo. All’orizzonte, si vedono delle sconfinate montagne che contornano l’isola come una corona sulla testa di un re; poco più vicino un’immensa foresta di pioppi e salici piangenti millenari ed eterni. In primo piano, una cinta muraria di grotte perenni che contornano la città con, ai loro piedi, delle estasianti ed appariscenti spiagge dorate con, sparse qua e là, viole scacciapensieri.

SECONDO GIORNO

Questa fredda e desolata notte è passata e, finalmente, si vede il primo essere vivente, è una donna ed è anche bella: una ninfa. È la donna più bella che io abbia mai visto, con dei capelli ricci e biondi, le cui parole non sono state ancora inventate per descriverli. Secondo me è la primogenita di Afrodite, la bellezza in persona… oltre ai capelli bellissimi, anche i suoi occhi sono limpidi, leggiadri, che ti fanno restare a bocca aperta. Solo dopo averle parlato, mi ha confessato che era una ninfa e che aveva un nome particolare: Calipso. Ma tutte le sue doti, la pelle morbida, i capelli bellissimi, gli occhi leggiadri, non sono nulla in confronto alla mia Penelope, anche se iniziava ad avere i suoi anni e le sue rughe.

Page 9: I Diari di Ulisse e Calipso

Ad un certo punto, Calipso ha iniziato garbatamente a corteggiarmi come una sirena: mi passava di continuo la mano fra i capelli, mi abbracciava ogni volta più forte… I suoi occhi trasudavano d’amore verso di me. Cosa accadrà?

ULTIMO GIORNO SU QUESTA DESOLATA ISOLA

Come tutti i giorni di questi ultimi sette anni mi trovavo su una scogliera guardando l’orizzonte e pensando alla mia Penelope, che si trovava da sola nella mia reggia ad Itaca. Quand’ecco che, aspettando che qualcuno con una nave mi venisse a salvare, mi sentii dare un colpetto sulla spalla: era Calipso che, con un fil di voce rammaricata, mi disse che, attraverso il postino Ermes, Zeus le ordinava a lasciarmi andare

Non credevo alle mie orecchie: ero libero di tornare. In fretta e furia, preparai una zattera, impiegandoci solo quattro giorni.

Oggi è il quarto giorno che attendo venti favorevoli per salpare verso l’isola dei Feaci, abili navigatori, che mi aiuteranno a tornare a casa. Calipso non fa altro che dirmi di restare con lei, ma la nostalgia per Penelope e Telemaco è troppo grande. Domani spero di partire. Ho voluto bene a Calipso, ma se dovessi prendere il largo, non mi volterei a salutarla.

Domenico Ferrazzi e Damiano Mastrantonio,

Page 10: I Diari di Ulisse e Calipso

DAL DIARIO DI CALYPSO

GIORNO INFINITO DELL’ERA IMMORTALE

Questa mattina nella mia isola è accaduta una cosa che non mi sarei mai aspettata. Sbarcò, su quest’isola dopo un lungo viaggio, un uomo malridotto con vestiti strappati, eppure si vedeva che dietro questi vestiti c’era una persona affascinante. Aveva i capelli ricci e morbidi, ed erano increspati e induriti dalla lunga permanenza nel mare. Sotto quel folto ciuffo di capelli faceva capolino un bel naso greco che sovrastava una bella bocca regolare e carnosa che sembrava attirare baci. Aveva due belle spalle possenti, larghe e vigorose simile a chi ha combattuto a lungo una guerra. Il suo corpo era liscio e senza un filo di grasso, ma ben teso e forte a mo’ di muscoli che vibrano sotto pelle. Ai suoi piedi c’erano resti di sandali ormai slacciati dai morosi: deve aver combattuto tanto per arrivare salvo su questa spiaggia.

Chissà perché gli dei ce l’hanno tanto con lui? Perché gli dei lo hanno fatto sbarcare proprio nella mia isola?

Ero frastornata dalla sua immagine. Sembrava un sogno aver incontrato un uomo degno della mia bellezza, forse anche di più. Aspettavo con ansia il suo risveglio, ma niente, allora me ne andai. Me ne tornai nella mia grotta a riflettere su quello che mi era accaduto. Percorrendo la strada del ritorno calpestai per sbaglio una pozzanghera, abbassai lo sguardo e vidi che era limpida. All’improvviso intravidi la mia immagine riflessa sull’acqua. Notai che i miei capelli erano lunghi e mossi come le calme onde del mare e che parevano avessero rubato al sole il loro colore. I miei occhi erano azzurri come i limpidi cieli oltre l’Olimpo, profondi più dell’Ade ed espressivi e dolci simili all’ambrosia. Una bocca rossa come il mantello di Marte. Il mio naso aveva dei tratti raffinati e sottili ed era leggermente all’insù. I lineamenti del mio viso erano fini e tendenti alla forma ovale. Appena ebbi finito di osservare i miei pregi tornai da quell’affascinante uomo sapendo che si fosse svegliato. Per mia grande felicità, scorsi un leggero movimento di quel corpo disteso a terra. Rimasi ad osservarlo per qualche istante, fino a quando, con uno scatto improvviso, aprì gli occhi: erano bellissimi, verdi come i morbidi prati di Gea e brillavano come due grandi diamanti. Si alzò lentamente in piedi: era confuso, non sapeva dove si trovava, cominciò a riempirmi di domande proseguendo per molto tempo. Alla fine si fermò, mi chiese di dargli una risposta e io gli dissi che non c’era un motivo per cui si trovava qui, poiché, non ne conoscevo la causa. Allora si calmò e io lo condussi nella mia grotta, gli domandai il suo nome e cercai di fargli recuperare la memoria. Lui rispose che si chiamava Ulisse, re di Itaca e che era felicemente sposato con Penelope.

Quando ebbe le idee chiare mi disse che la grotta aveva un aspetto paradisiaco. Io gli risposi che era vero e gliela iniziai a descrivere: a circondarla c’era una vite intrecciata come la famiglia degli dei, sulla quale albergavano meravigliose farfalle. La roccia era levigata e brillava più del pomo della discordia. Qua e là facevano capolino delle bifore dorate dalla quale sorgevano meravigliose rose. Io lo ringraziai e gli dichiarai tutti i sentimenti che provavo per lui, ed egli rimase a bocca aperta

Page 11: I Diari di Ulisse e Calipso

Dal quel giorno rimanemmo insieme per ben sette anni finche non arrivò il momento che lui se ne dovette andare. Questo era il volere del suo amato padre. Allora lo aiutai a costruire una zattera con la quale lui avrebbe affrontato il viaggio. Lo seguii con lo sguardo fino all’orizzonte aspettando con ansia un suo saluto oppure un semplice cenno, ma niente.

E così vidi il mio grande amore partire per non tornare mai più.

GIORGIA ROMANO, VALENTINA CONI