I Contaminanti Del Lievito Compresso

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 1 I “CONTAMINANTI ” DELLA MATERIA PRIMA LIEVITO .  A cura della Dott.ssa Simona Lauri:  [email protected] Il discorso generico sui microrganismi contaminanti o utili, il loro sviluppo, i fattori che influenzano la crescita, la moltiplicazione e la morte degli stessi, è stato più volte affrontato sia in termini generici sia in riferimento specifico al genere Saccharomyces. Il D.Lgs. 26 maggio 1997 n. 155 e successivi ha posto il problema della sanificazione, dell’autocontrollo ecc. sottolineando ancora una volta il ruolo che particolari microrganismi contaminanti potrebbero svolgere in particolari condizioni di scarsa o totale mancanza di igiene. Si parla fondamentalmente di una microflora di contaminanti ossia di “qualche cosa” che potrebbe contaminare, svilupparsi all’interno del prodotto alimentare, riprodursi, produrre tossine ecc. e conseguentemente alterare il prodotto in questione se non vengono rispettate scrupolose e precise condizioni di stoccaggio, conservazione, produzione, trasporto ecc. oltre a rigorose norme igieniche relative alla pulizia dei luoghi, delle attrezzature, dei macchinari e del personale. Tale contaminazione esogena potrebbe verificarsi in qualsiasi fase sia durante lo stoccaggio delle materie prime sia e soprattutto durante la produzione, lo stoccaggio e la vendita dei prodotti in questione quindi la necessità di identificare ed attuare le procedure di controllo dei cosiddetti CCP relativi alla produzione. Molto spesso il termine contaminazione viene riferito soltanto al momento in cui l’alimento viene a contatto con qualcosa di “poco pulito”, uomo compreso ma può esistere una contaminazione endogena cioè dovuta all’utilizzo di una materia prima contaminata che potrebbe alterare il prodotto in questione?  A questa domanda non si può fa re altro che dare una risposta affermativa in quant o il concetto di “sterilità” nel senso più stretto del termine microbiologico, cioè di totale assenza di ogni essere vivente come, per esempio, all’interno di un forno di cottura dove la temperatura varia dai 180°C ai 250°C, non è presente in materie prime di origine vegetale o animale. I trattamenti di sanificazione che si attuano sui differenti prodotti hanno lo scopo di evitare la proliferazione e lo sviluppo, di ridurre il numero dei microrganismi presenti e di distruggere gli eventuali patogeni e non. Pertanto in generale o nello specifi co dei prodotti da forno, tali microrganismi se pur presenti, non devono essere messi nelle condizioni di prendere il sopravvento sulla microflora esistente e dominante dei lieviti. A solo titolo di esempio e con lo scopo di avere soltanto una visione generica ed indicativa dei probabili contaminanti che, in linea di massima, potrebbero essere presenti nelle materie prime, si prenda in considerazione la tabella A. La tab. A mostra pertanto l’analisi generica e superficiale di alcuni probabili contaminanti microbiologici presenti in un campione di materie prime scelte a caso ed utilizzate nel settore specifico senza considerare, soprattutto per le farine e gli sfarinati in generale, che nella filiera del grano vi possono essere contaminanti di natura biologica come roditori, volatili, insetti e acari, peli oppure frammenti di insetti e peli di roditori oppure di origine chimica come residui di antiparassitari o ancora di origine particellare come presenza di corpi estranei vetrosi, metallici ecc.

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I “CONTAMINANTI” DELLA MATERIA PRIMA LIEVITO . 

 A cura della Dott.ssa Simona Lauri: [email protected] 

Il discorso generico sui microrganismi contaminanti o utili, il loro sviluppo, i fattori che influenzano la

crescita, la moltiplicazione e la morte degli stessi, è stato più volte affrontato sia in termini generici sia in

riferimento specifico al genere Saccharomyces. Il D.Lgs. 26 maggio 1997 n. 155 e successivi ha posto il

problema della sanificazione, dell’autocontrollo ecc. sottolineando ancora una volta il ruolo che particolari

microrganismi contaminanti potrebbero svolgere in particolari condizioni di scarsa o totale mancanza di

igiene.

Si parla fondamentalmente di una microflora di contaminanti ossia di “qualche cosa” che potrebbe

contaminare, svilupparsi all’interno del prodotto alimentare, riprodursi, produrre tossine ecc. e

conseguentemente alterare il prodotto in questione se non vengono rispettate scrupolose e precise

condizioni di stoccaggio, conservazione, produzione, trasporto ecc. oltre a rigorose norme igieniche

relative alla pulizia dei luoghi, delle attrezzature, dei macchinari e del personale. Tale contaminazione

esogena potrebbe verificarsi in qualsiasi fase sia durante lo stoccaggio delle materie prime sia e

soprattutto durante la produzione, lo stoccaggio e la vendita dei prodotti in questione quindi la necessità di

identificare ed attuare le procedure di controllo dei cosiddetti CCP relativi alla produzione.

Molto spesso il termine contaminazione viene riferito soltanto al momento in cui l’alimento viene a contatto

con qualcosa di “poco pulito”, uomo compreso ma può esistere una contaminazione endogena cioè

dovuta all’utilizzo di una materia prima contaminata che potrebbe alterare il prodotto in questione?

 A questa domanda non si può fare altro che dare una risposta affermativa in quanto il concetto di “sterilità”

nel senso più stretto del termine microbiologico, cioè di totale assenza di ogni essere vivente come, per

esempio, all’interno di un forno di cottura dove la temperatura varia dai 180°C ai 250°C, non è presente inmaterie prime di origine vegetale o animale. I trattamenti di sanificazione che si attuano sui differenti

prodotti hanno lo scopo di evitare la proliferazione e lo sviluppo, di ridurre il numero dei microrganismi

presenti e di distruggere gli eventuali patogeni e non. Pertanto in generale o nello specifico dei prodotti

da forno, tali microrganismi se pur presenti, non devono essere messi nelle condizioni di prendere il

sopravvento sulla microflora esistente e dominante dei lieviti. A solo titolo di esempio e con lo scopo di

avere soltanto una visione generica ed indicativa dei probabili contaminanti che, in linea di massima,

potrebbero essere presenti nelle materie prime, si prenda in considerazione la tabella A.

La tab. A mostra pertanto l’analisi generica e superficiale di alcuni probabili contaminanti microbiologici

presenti in un campione di materie prime scelte a caso ed utilizzate nel settore specifico senza

considerare, soprattutto per le farine e gli sfarinati in generale, che nella filiera del grano vi possono

essere contaminanti di natura biologica come roditori, volatili, insetti e acari, peli oppure frammenti di

insetti e peli di roditori oppure di origine chimica come residui di antiparassitari o ancora di origine

particellare come presenza di corpi estranei vetrosi, metallici ecc.

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tab. A : Materia prima, pericolo, gravità del pericolo, rischio, attività di controllo del pericolo e azionepreventiva

Materia prima Pericolo Gravità del pericolo

Rischio Azione preventiva

FARINA,SFARINATI INGENERE

MuffeMicotossineParassiti animaliBatteriCorpi estraneiContaminantichimiciPatogeniContaminanti fisici

 Alta Alta Alta

 AltaMedia Alta

 Alta

 Alta

 AltoMedio/alto Alto

 AltoMedio/bassoMedio

Medio/Alto

Medio/basso

Conservazione inun luogo frescoed asciutto

LIEVITOCOMPRESSO

MuffeBatteri latticiBatteri aceticiMicrococchiCont. ChimiciBatteri colorati

Media/altaBassa/mediaBassa/mediaBassaBassaBassa/media

BassoBassoBassoBassoBassoBasso

Frigorifero

 ACQUA ColiformiMuffeBatteriCont. ChimiciParassiti animaliVirus

 Alta Alta Alta Alta Alta

 Alta

Basso/medioMedioMedio AltoMedio

Medio/basso

SALE MuffeMicr. AlofiliCorpi estranei

Media/altaMedia/bassaMedia/alta

BassoBassoBasso

 Ambiente frescoed asciutto

ZUCCHERO BatteriLieviti osmofiliMuffeCorpi estranei

MediaMediaMediaMedia

MedioMedioMedioMedio

 Ambiente frescoed asciutto

UOVA PatogeniMuffeBatteri emicrococc.

Cont.Chimici

 Alta Alta AltaMedia

 Alto/medio Alto/medio AltoMedio

Frigorifero

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LATTE FRESCO PatogeniMicrorg. SporigeniMicrorg. NonsporigeniMicrorg. Psicotr.Contam. chimici

 AltaMedia

Media

Media

 Alta

BassissimoMedio

Medio

Medio

Medio

Frigorifero

LATTE U.H.T. Microrg. TermofiliCont. Chimici

Media

 Alta

Medio

Medio

 Ambiente fresco aconfezione chiusaFrigorifero aconfezione aperta

BURRO Microrg.psicotr.Cont. ChimiciContam. FisiciMuffe

BatteriPatogenialtri

Media AltaMedia Alta

Media AltaMedia

Medio AltoMedio/bassoMedio

MedioMedio/bassoMedio/basso

Frigorifero

OLIO OLIVA Cont. ChimiciContam. FisiciCorpi estraneiParassiti animali

MediaMediaMediaBassa

MediomedioMedio/bassoBasso

 Ambiente fresco

SEMI FunghiMuffeCorpi estraneiMicotossineParassiti animali

Media AltaMedia AltaMedia/alta

Medio Alto Alto AltoMedio

 Ambiente frescoed asciutto

STRUTTO Cont. ChimiciCont. FisiciPatogeniMuffe

Batteri Altri

MediaMedia AltaMedia

MediaMedia

 AltoMedioMedio/bassoMedio

MedioMedio

 Ambiente frescoed asciutto

E’ evidente pertanto che se le condizioni di stoccaggio dei prodotti in oggetto non sono idonee, la

presenza di tali microrganismi all’interno potrebbe trasformarsi non soltanto in una alterazione del

prodotto stesso ma in vere e proprie intossicazioni, infezioni e tossinfezioni alimentari. Appare chiaro

quindi che parlare di microrganismi nel settore alimentare non vuol dire soltanto igiene o contaminanti ma

tra l’altro considerare, in base al genere e alla specie di microrganismo, i probabili pericoli, i differenti

stadi di gravità del pericolo (alta, media e bassa) oltre al rischio che tale pericolo possa manifestarsi.

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  In linea di massima quando si parla di materie prime si pensa a tutte quelle che possono interessare

il nostro settore e …la materia prima lievito?

O meglio ancora, il lievito compresso inteso come ingrediente, prima ancora che come responsabile del

processo fermentativo, è escluso dal discorso dei probabili contaminanti endogeni ed esogeni oppure

anche il Saccharomyces cerevisiae  presenta rischi di contaminazione? Come messo in evidenza dalla

tab.A anche il lievito presenta rischi di pericoli microbiologici (presenza muffe, funghi, batteri acetici,

batteri lattici, micrococchi, microrganismi in generale) se non conservato in condizioni opportune.

Lo stato di conservazione del lievito dipende da alcuni fattori tra i quali: l’umidità, la  temperatura e l’aria 

rivestono un ruolo fondamentale. L’umidità, se presenta valori oltre il 75% di U.R. porta ad una veloce

alterazione del lievito stesso mentre l’aria può danneggiare il potere fermentativo del lievito, facilitando la

respirazione delle cellule e la conseguente produzione di calore. Tuttavia il fattore che influenza

maggiormente la conservabilità del lievito compresso è senza dubbio la temperatura che, se non idonea,

induce nella cellula una accelerazione del metabolismo (l’optimum di temperatura è compreso tra +1°C e

+4°C).

Il calore che si sviluppa non sempre è compatibile con lo sviluppo ed il metabolismo cellulare del

Saccharomyces cerevisiae  in quanto, aumentando i valori della temperatura si ha un aumento del

metabolismo cellulare quindi un aumento del fabbisogno energetico che viene soddisfatto “bruciando” i

carboidrati di riserva. Si va pertanto incontro ad autolisi cellulare (per distruzione anche delle proteine)

inoltre si potrebbe anche indurre lo sviluppo e la proliferazione di microrganismi indesiderati sia all’interno

sia all’esterno del panetto. Pertanto non è un caso se si manifesta, in superficie prima ed al centro poi o

viceversa, lo sviluppo di muffe caratterizzate dalla presenza di colonie azzurre, bianche, gialle, verdi

oppure se si sviluppano colonie relative alla proliferazione di batteri colorati oppure, ancor peggio, se si

creano le condizioni di morte delle cellule stesse. La sequenza fotografica che segue, da foto 1 a foto 3a compresa, mostra nei dettagli alcuni “panetti” di lievito compresso contaminati da generi differenti di muffe

( Aspergillus, Pennicillium, Mucor  ecc.)

foto 1  foto 2  foto 2a

foto 2b  foto 3  foto 3a 

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mentre le foto 4 e 4a evidenziano altri microrganismi dalle tipiche colonie rosa – rosso.

foto 4 foto 4a

Risultano però molto significative le ultime due fotografie; nella foto 5 si evidenzia un panetto di lievito in

stato di alterazione (pari nere e struttura sfaldata!)

foto 5

e perciò non più utilizzabile né da un punto di vista igienico – sanitario né tanto meno da un punto di vista

reologico e fermentativo. Le parti nere o marrone scuro che vengono mostrate nella fotografia,

rappresentano cellule morte di Saccharomyces cerevisiae  ossia cellule che non hanno più nessun

interesse dal punto di vista della panificabilità. La foto 6  invece mostra un panetto di lievito, non solo in

evidente stato di alterazione e quindi prossimo all’inizio della fase di putrefazione ma con marcati segni di

uno sviluppo interno di muffe con colonie grigie e bianche (colonia in basso al centro).

foto 6

Questo breve articolo non ha lo scopo di suscitare allarmismi inutili anzi … vuole, tra le altre cose, cercare

di sensibilizzare maggiormente l’attenzione ad una sempre più accurata ispezione visiva di un

semplicissimo “panetto” da 500 g di lievito compresso; lievito che, sotto l’involucro, racchiude miliardi di

microscopiche ma insostituibili cellule viventi la cui azione, alcune volte, viene data per scontata e

pertanto sottovalutata.

Dott.ssa Simona Lauri